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#non sei un fallimento
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Da rileggere ogni volta che mi ritroverò a pensare di essere un fallimento...
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estaticheparole · 6 months
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“E l'enorme distanza tra dove sei e quello che ti eri sempre immaginata non deve per forza indicare un fallimento. La delusione non dev'essere necessariamente deludente.
Il desiderio, il bisogno, la distanza, la delusione: crescere, conoscere, impegnarsi, invecchiare accanto a un altro.
Da soli si può vivere perfettamente. Ma non una vita.”
(J.S. Foer)
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Voglio sapere se riesci a stare con la gioia,
la mia o la tua,
se riesci a ballare selvaggiamente
lasciando che l’estasi ti riempia fino alle estremità delle dita delle mani e dei piedi
senza ricordarci di stare attenti,
o di essere realistici,
né per rammentarci i limiti dell’essere umano.
Non mi interessa se la storia che mi stai raccontando è vera.
Voglio sapere se riesci a deludere un altro
pur di essere sincera con te stessa.
Se riesci a sopportare l’accusa di
tradimento senza tradire la tua anima.
Se riesci a essere senza fede e perciò degna di fede.
Voglio sapere se riesci a vedere ogni giorno la
bellezza anche quando non è pittorica;
e se riesci a far scaturire la tua vita dalla sua presenza.
Voglio sapere se riesci a vivere col fallimento,
il tuo e il mio, e tuttavia, sul bordo del lago,
a gridare al plenilunio d’argento il tuo «Sì!».
Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai.
Voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una notte di dolore e di disperazione
stanca e con le ossa a pezzi
e a fare ciò che va fatto per dar da mangiare ai bambini.
Non mi interessa ciò che sai né come sei giunta qui.
Voglio sapere se starai nel centro del fuoco con me senza tirarti indietro.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato.
Voglio sapere che cosa ti sostiene da dentro
quando tutto il resto crolla.
Voglio sapere se riesci a stare sola con te stessa
e se ti piace davvero la compagnia che ti fai nei momenti vuoti.
Oriah Mountain Dreamer
_______ Antonio Palmerini
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spettriedemoni · 8 months
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A questo mondo e in questo Paese non ti perdonano due cose.
1. Il fallimento.
2. Il successo.
Soprattutto la 2. Se poi sei donna ti perdonano ancora meno. Se sei donna e nera sono ancora più spietati.
Sei e sarai ancora la più forte, Paola.
Spero sia un arrivederci e non un addio.
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madonnaaaddolorata · 5 months
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voi ripensate mai alle persone del passato che vi hanno fatto “male”, passate brevemente per non lasciare nulla, scopate scadentissime e forse neanche quelle, insomma quelle persone che ora su whatsapp sono “contatto bloccato”.
oggi per purissimo caso ho sbirciato chi c’era nel gruppo telegram di una mia amica sex worker di internet ™️ che supporto in quanto lo sono stata anche io tempo addietro.
e mi becco nella lista di chi la segue (è una cosa che faccio spesso perché ci trovo sempre personaggi che, per l’appunto, si sono messi in contatto con la mia persona in qualche modo) questo coglione che avevo incontrato anni fa, che da Parma mi aveva dato la punta a Bologna. si è fatto pagare tutti i drink da me, che tra l’altro mi ero appena licenziata all’epoca, per poi ad un certo punto lasciarmi bell e buon a Bologna da sola in un locale. Ora probabilmente magari per lui ero un cesso, onesto ci sta di non piacere dai capita ma almeno dimmelo cazzo che ti faccio cagare almeno evito di sprecare tempo, ma addirittura il giorno dopo quando gli ho chiesto “sei tornato sano e salvo dato che non hai neanche salutato e sei andato via” mi ha eliminata da fb ma continuava a scrivermi in privato. a che pro, mi sono chiesta?
che cazzo di fallimento umano gli uomini etero, lì a farsi le seghe su internet (perché hanno tutti un sesso problematico e problemi con le dimensioni, che si risolvono appunto con status al vetriolo su fb riguardo musica - cinema - attualità o guardoni di ragazze online, ragazze facilmente incontrabili a concerti o comunque note online) ma non abili nel comunicare.
che travaso di bile ricordare sto schifo.
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belladecasa · 9 months
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Fiore mio, fiore della mia anima
20 aprile 2017
Arianna è l'espressione carnale e verbale del fiore e tutte le cose fresche, rosee e luminose sono linguaggi di Arianna. Arianna è il mio unico linguaggio, l'unico mio mezzo di comunicazione con il mondo.
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Se dovessi definire la solitudine, direi che è lo spazio che mi separa da te.
Quando ti sei laureata volevo scriverti qualche parola che esprimesse quanto sono orgogliosa dei risultati che raggiungi, sempre con umiltà, modestia, con la banalità della perfezione, anche se la tua perfezione è la sola che io non trovi banale. Ma se Dio o un algoritmo eterno - io non so cosa sia Dio come non so cosa sia un algoritmo - non t'avessero dato la tua perfezione, i tuoi capelli, la tua pelle di quarzo, la simmetria milimetrica del tuo viso, la tua simpatia innata, io ti avrei voluta e riconosciuta anche dentro al corpo più informe, anche dentro al più profondo fallimento, nelle parole più volgari, come una figlia per la madre.
Come una madre per la figlia, io mi prenderei ogni tuo dolore perché tu non lo subisca, ogni momento in cui ti sembra che non ne valga la pena. Mi metterei a costruire una strada, ogni volta che senti mancarti la terra sotto i piedi. Eppure posso solo sdraiarmi vicino a te come quella volta in terza media in cui sul prato del giardino di casa mia pensavamo al futuro guardando il cielo, l'ultima volta in cui non era ancora un macigno, una follia, una truffa. Prima che sentissimo caderci quel cielo sopra, e le rondini, come in una personale Apocalisse - ognuno vive la sua e io credo che la mia, come ogni parte della mia vita, la stia vivendo con te - e il prato si dissolvesse da sotto le nostre schiene; finché ora precipitiamo come Alice nella tana del coniglio, nell'etere del caos, del disordine. Ma Alice era sola, invece noi siamo in due e possiamo ridere di tutto quello che è fuori posto e di noi.
Quella volta ai Giardini Margherita, quando avevamo appena saputo che Beatrice era morta, io ti leggevo negli occhi il senso della vita che ne andava. Volevo sollevarti e non potevo, così ti ho lasciata nel silenzio; ma tu, in quel silenzio mi hai inclusa prendendomi la mano e allora ho visto che siamo ancora come in terza media, ma sui macigni, sulla follia, sulla truffa del futuro ci siamo sedute. E non mi interessa se è caduto il cielo, le rondini, il prato, perché le mie risposte le trovo in te, o meglio: sei solo tu la mia risposta, il mio unico linguaggio.
#s
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susieporta · 9 months
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CAMBIAMENTI
quando c’e’ da fare un cambiamento, s’inizia sempre col percepire un fastidio.
Questo fastidio, nel tempo, diventa irritazione, poi frustrazione, poi rabbia o depressione, poi s’inizia a stare male.
Se fossimo così saggi da soffermarci a guardare il fastidio e da lì attuare il cambiamento, non si arriverebbe allo step finale ( spesso è la malattia)
Invece la paura di cambiare ci fa restare immobilizzati, sullo stesso punto senza muovere un passo, a volte per anni!
A volte anche una vita intera.
Molte volte sono i condizionamenti a tenerci inchiodati a quel lavoro, a quel matrimonio, a quello stile di vita, a quell’abitudine.
Conosco molte persone, sagge, intelligentissime, che ancora sentono il bisogno di chiedere l’approvazione dei genitori quando devono prendere decisioni importanti!
Talvolta l’idea sorpassa anche la mia mente.
Il cambiamento tuttavia, differentemente da quel che ci e’ stato insegnato, è l’unica costante dell’esistenza.
Tutto cambia. Sempre e continuamente.
Perché noi no?
Perché noi dovremmo fare per 80 anni le stesse cose?
Ho molta stima e apprezzamento per chi sa reinventarsi a tutte le età, in ogni modo, considerando la vita per quel che è cioè un grande laboratorio, un gioco sperimentale e certamente mortale.
Nessuno di noi ha realmente qualcosa da perdere giacché è tutto in prestito incluso il corpo grossolano.
La paura di fallire attanaglia molte persone, ma il vero e unico fallimento è non essere se stessi, non aver vissuto la vita che volevi vivere- che per altro è il pentimento più frequente in punto di morte…
Cambiare fa paura perché ci è stato insegnato a puntare sulle cose stabili e certe.
Che fregatura!
Le cose stabili e certe sono solo la morte e le tasse diceva qualcuno, sicche’ tu mi stai dicendo che abbiamo puntato su qualcosa di non vivo e non vitale e anche noioso ( non so a chi piacciono le tasse ..!) ?
Eh si amico.
Dentro ognuno di noi ci sono molti talenti.
Invece molti tendono a identificarsi col proprio lavoro!
Ma un architetto può essere un bravissimo scacchista, o un danzatore, o un ricamatore.
E per noi è molto importante esprimere tutte le parti di noi.
Una cosa che mi fa girare gli occhi al cielo è essere appellata con la mia professione- che per altro nemmeno pratico più in senso stretto ma solo su carta- ah tu che sei psicologa, ah tu che hai studiato questo e quello!
Che noia mortale.
Per me la psicologia è una piccola parte della mia vita. Io sono molto di più, la mia anima contiene molto di più.
Cambiare significa aprirsi alla vita, al vitale, al pulsare, al fluire, allo scorrere, al lasciar andare.
Se non cambi quando devi, dovrai cambiare con le maniere forti.
Col dolore
Con la perdita
Con gli incidenti
Apriti al cambiamento, c’e’ sempre qualcosa dietro l’angolo, c’e’ qualcosa che devi ancora imparare e comprendere e sperimentare.
Ci sono altre parti di te che vogliono essere chiamate per nome e uscire a danzare.
Accogli l’invito della vita.
_Claudia Crispolti
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klimt7 · 2 months
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Sergio Mattarella
Che a ventiquattr’ore dai fatti si rivolge con un comunicato del Quirinale non agli studenti, in maggioranza minorenni, che manifestavano a Pisa.
No. Mattarella si rivolge al ministro dell’Interno, il capo delle forze di polizia.
Gli dice dai, smettetela — proprio come il suo predecessore disse ai manifestanti ristabilendo finalmente chi è chi, chi ha il compito di fare cosa.
Una specie di restituzione, di risarcimento.
Sono poche righe, sei righe.
Le parole sono importanti, al Quirinale si pesano e si misurano.
Facciamo dunque l’esegesi del testo come da ragazzi a scuola, come fosse una terzina dantesca.
Cosa ha fatto ieri il Presidente della Repubblica? Leggiamo.
“Ha fatto presente al Ministro dell’Interno” (si chiama Matteo Piantedosi, il ministro dell’Interno. È originario della provincia di Avellino. È un prefetto. È un tecnico, in questo governo “vicino alla Lega”, così si dice. “Vicino” perciò nella spartizione, indicato come ministro da Matteo Salvini, del quale ha assecondato le politiche ostili all’accoglienza degli immigrati, per esempio, fino al disastro di Cutro.
Mattarella lo ha chiamato al telefono?
Certo. Immaginate il momento.
"Ministro, il Presidente è in linea"
Che piacere! Dica, Presidente...)
Il comunicato, rileggiamolo da capo.
“Il presidente della Repubblica ha fatto presente al ministro dell’Interno, trovandone condivisione”.
"Trovandone condivisione". Capolavoro.
(Per tutto il tempo, questo significa il testo in ogni vocabolo ponderato, il ministro ha detto ma certo, assolutamente, senz’altro Presidente, è esattamente così).
Di cosa, Piantedosi ha trovato condivisione?
Del fatto — continua il testo del Quirinale — che “ l’autorevolezza delle forze dell’ordine non si misura sui manganelli”.
(Immaginare qui la faccia del ministro all’altro capo del telefono.
...Forse un sorso d’acqua. Riflettere sull’implicito devastante riferimento alla distanza che corre fra autorità e autorevolezza. Non sei ganzo se sei forte, se meni e insegui e rompi il naso ai ragazzini con lo zaino. Sei ganzo se sei autorevole e non hai bisogno di menare. La parola “manganelli” in un comunicato della presidenza della Repubblica, inaudita. Rimandi di memoria, per chi ne ha, a Giovanni Gentile ministro dell’istruzione nel Ventennio-matrice. “La predica e il manganello”. La Storia che sempre ritorna).
Non si misura, l’autorevolezza, sui manganelli — dice come un faro Mattarella — “ma sulla capacità di assicurare sicurezza tutelando, al contempo, la libertà di manifestare pubblicamente opinioni”.
Perché difatti assicurare ordine e sicurezza è compito vostro, per questo si chiamano Forze dell’Ordine.
(Immaginare il "sì...sì... certo Presidente. C’è stata qualche “difficoltà operativa” ma gli agenti responsabili degli abusi, quelli che hanno inseguito e preso a manganellate — talvolta ridendo, sì lo so che ci sono i video dei telefoni, ma le assicuro che quelli che hanno fratturato la faccia ai ragazzini che scappavano nei vicoli di Pisa saranno identificati e sanzionati.
Ecco, molto bene. “Al contempo”. Riflettere su al contempo. Tu, ministro, devi assicurare l’ordine ma non puoi intanto, al contempo, non garantire la libertà di manifestare il pensiero. Ti è chiaro?
Senz’altro è chiarissimo Presidente).
Poi la pietra tombale.
“Coi ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.
Una frase da tatuare.
Pensa che picchiarli serva? Assolutamente no.
Non crede che manifestare davanti alla Rai, davanti a un teatro, portare un fiore per Navalny, dire in pubblico sono antifascista, stop al genocidio, non credete che ci sia enorme sproporzione fra la libera manifestazione del pensiero e il manganello in tenuta antisommossa?
"Certo, presidente"
Perché picchiare è un fallimento, sa? È segno di debolezza. Hanno vinto loro se picchiate, lo tenga presente.
Questo dice, lo storico comunicato del Quirinale.
Mettete via quei manganelli.
Parafrasando le parole che disse l’ufficiale operativo della Guardia Costiera, Gregorio De Falco, al comandante Francesco Schettino nella tragica notte della Concordia:
“Tornate a bordo della democrazia, cazzo”.
Piantedosi :
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la-scigghiu · 4 days
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La felicità è un lampo. Chiede di essere vissuta, non misurata. Se ti metti lì con il metro o la bilancia sei destinato al fallimento.
.🦋.
🔸Daniele Mencarelli - Sempre tornare
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gregor-samsung · 6 months
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" Nella lettera del 1963 scritta al figlio di Eichmann, dopo il processo e la condanna a morte di suo padre in Israele, Anders, nel tentativo di andare alle radici di quella mostruosità che fu lo sterminio di sei milioni di ebrei, scrive: «L’inadeguatezza del nostro sentire non è un semplice difetto fra i tanti; non è neppure soltanto peggiore del fallimento della nostra immaginazione o della nostra percezione; essa è invece addirittura peggiore delle peggiori cose che sono già accadute; e con questo voglio dire che essa è persino peggiore dei sei milioni [di morti della Shoah]. Perché? Perché è questo fallimento che rende possibile la ripetizione di queste terribilissime cose; ciò che facilita il loro accrescersi; ciò che probabilmente rende addirittura inevitabili questa ripetizione e questo aumento. Infatti a incepparsi non sono solo i sentimenti dell'orrore, della stima o della compassione, bensì anche il sentimento della responsabilità. Per quanto possa sembrare infernale, anche per quest’ultimo valgono le medesime cose che valevano per l’immaginazione e la percezione: esso si fa tanto più debole quanto più aumenta l’effetto a cui miriamo o che abbiamo già raggiunto; diventa cioè uguale a zero. E questo significa che il nostro meccanismo d’inibizione si arresta del tutto non appena si sia superata una certa grandezza massima. E poiché vige questa regola infernale, ora il ‘mostruoso’ ha via libera» [G. Anders, Wir Eichmannsöhne, 1964]. L’esperimento nazista – non per la sua crudeltà, ma per l’irrazionalità che scaturisce dalla perfetta razionalità di un’organizzazione che cresce su se stessa al di fuori di ogni orizzonte di senso, dove, come nel caso di Stangl, “sterminare” assume il semplice significato di “lavorare” – può essere assunto come quell'evento che segna l’atto di nascita dell'età della tecnica. "
Umberto Galimberti, Il libro delle emozioni, Feltrinelli (collana Serie bianca), settembre 2021. [Libro elettronico; corsivi dell’autore]
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ambrenoir · 1 month
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Forse quella cosa che non ha funzionato è stata in realtà la più grande benedizione che ti poteva capitare. Forse quel fallimento era in realtà un dono, forse quel rifiuto è stato il modo in cui l'esistenza ha voluto proteggerti.
E forse adesso sei esattamente dove avresti dovuto essere. Magari non riesci ancora a rendertene conto, ma un giorno quando ti guarderai indietro tutto ti apparirà chiaro. Alcune esperienze dovevano finire per permetterti di farne delle migliori, alcune cose dovevano andare in pezzi per ricomporsi in cose più grandi. Onora il viaggio che ti ha condotto fin qui, e fidati del percorso che ti aspetta, niente nella tua vita è stato un errore, ma un continuo e costante apprendimento ...
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mewscarrafone · 2 months
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TOKYO MEW MEW REWATCH - EP 45
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- Saprai la verità molto presto.
Ma perché? Ma che ne sa Ryou, che logicamente dovrebbe essere confuso come tutti gli altri! Questa è una delle parti dove New ha fatto un miglioramento: eliminare tutto il teatrino dei sospetti su di lui, e mostrarlo mentre cerca risposte insieme agli altri invece di fargli dire frasi a effetto canis mentulae.
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Ah, nel doppiaggio italiano si parla di bisboccia tutta notte. Mica male. I sottotitoli inglesi fanno qualcosa di molto più allusivo, e io nuovamente resto con il dubbio amletico di 'ma quale sarà quello più fedele all'originale?'.
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- Sì, finalmente l'idea giusta per risolvere quel buco di trama ... e le parole giuste per fare fluire quel dialogo in piena coerenza con tutti i personaggi... questa scena verrà benissimo, sì. No, aspetta, ora devo mettermi lì e scriverla io?
Come sarebbe a dire che non è così che è andato questo monologo?
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- Okay mettiti al lavoro, io vado a lavare i piatti.
- Ma scusa non avevi detto che mi avresti insegnato?
- Se lo facessi io per te non varrebbe molto!
A' Faccia de Culo, non è quello che ti ha chiesto! C'è una zona grigia tra 'fare il lavoro al posto di qualcuno' e 'mollargli un libro e dirgli di attaccarsi', e quella zona grigia si chiama appunto 'insegnare'!
E lei che ci crede pure. Logica shojo.
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Ecco, dopo che lei ha quasi demolito la cucina lui finalmente si decide a dare una mano. Con Ryou che sta lì a guardare ma con grande dignità e rispetto si astiene dal dire/fare alcunché.
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Devo dire che tutta la parte di questo discorso è ... in egual misura disturbante e pietosa. Kisshu ovviamente ha zero considerazione per Ichigo come persona, par de course, ma al tempo stesso si capisce che dopo i ripetuti fallimento su tutti i fronti e l'essere stato allontanato dai suoi compari il suo contatto con la realtà è decisamente tracollato. In particolare per come prospetti a Ichigo di andarsene da soli da tutto e da tutti, dopo essere stato il più ardente propositore della lotta per gli alieni indipendentemente da Deep Blue: questo ormai non capisce più niente.
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Bello come siano già arrivati tutti al gran completo, le ragazze già trasformate, e non facciano che rimanere lì impalati a guardare il dramah.
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Personalmente apprezzo moltissimo questa scena perché pone un'ottima base al voltafaccia finale di Kisshu. Perlomeno questa del vecchio anime è l'unica delle versioni che ci provi. Nel manga cambia idea ogni due secondi, era lì che gongolava all'idea di uccidere Ichigo pochissimo prima di farsi ammazzare per lei, ma almeno ha avuto un momento in cui ha rinunciato a ucciderla. In New peggio che andar di notte, tenta di strangolare Ichigo dopo la sua crisi di pianto e si ferma solo perché interrotto dal Cavaliere Blu.
In questa versione Kisshu è sempre fuori come un balcone, finché non arriva questo momento in cui crede di avere effettivamente ucciso Ichigo. Per una manciata di secondi ha avuto esattamente quello che pensava di volere, la distruzione della ragazza che l'ha rifiutato, e si è reso conto che no, al contrario, anche vederla con qualcun altro era preferibile al vederla morire. In pratica questa scena ha preso il posto dell'addio finale nel manga, visto che da ora in avanti Kisshu lascerà effettivamente in pace Ichigo - se non in una finta per scatenare il potere del Cavaliere Blu.
Ed ecco qui perché la versione di Kisshu del vecchio anime è la mia preferita: restano fermi i tratti di squilibrio e instabilità, certo, ma c'è un arco caratteriale invece che un cambiamento repentino e apparentemente immotivato.
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E se il vecchio anime rende un ottimo servizio a uno dei miei personaggi preferiti, per controbilanciare corre a sminchiarne un altro. 'Scommetto che sei rimasta sorpresa' ... a rigore di logica dovresti esserlo anche tu, Masaya!
Nel manga, e in New, è reso molto ben chiaro che Masaya non è consapevole nella trasformazione ner Cavaliere Aò, anzi, quando lo fa davanti ad Ichigo reagisce con sorpresa lui stesso, e rimane confuso al proprio 'nome da battaglia' come se non l'avesse mai sentito prima.
E questa cosa ha senso, succede poco prima della rivelazione su Deep Blue e nel frattempo nessuno riesce a farsi troppe domande perché ci sono diverse battaglie in rapida successione e non ne hanno il tempo materiale.
Ma se Masaya fosse stato consapevole fin dall'inizio come questa versione sembra implicare ... la cosa non sta in piedi. Masaya per quanto ne sa è un ragazzo normalissimo, se di colpo si fosse trovato con la capacità di trasformarsi in guerriero alieno avrebbe avuto un milione di domande. E molto probabilmente ne avrebbe parlato con Ichigo, quando lei gli avesse rivelato di essere una Mew Mew: non solo avrebbe avuto un 'segreto' da rivelarle a propria volta, ma forse lei sarebbe stata in grado di dargli risposte, visto che ha subito una trasformazione a sua volta. E sicuramente le avrebbe fatto comodo un alleato sempre con lei, invece di fargli comprendere il pericolo col sesto senso o roba del genere.
Poi, la reazione degli altri: lì tranquilli che guardano la scena, al massimo sono sembrati un po' sorpresi al momento. Altro che lasciarli mangiare i cioccolatini, avrebbero dovuto fare a Masaya un terzo grado che CIA scansate proprio, soprattutto perché alla rivelazione si sarebbe aggiunto il fattore 'perché minchia l'hai tenuto nascosto scusa'.
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COS'È.
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tiaspettoaltrove · 2 months
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Non correte, ché poi cadete.
Una volta, quando compravi un videogioco, quello era. Dovevi uscire di casa, andare al negozio, magari anche fare la fila, e acquistare fisicamente una cartuccia. Ti era richiesto un piccolo sforzo iniziale, siamo d’accordo. Ma poi tornavi a casa, scartavi la confezione, inserivi la cartuccia nel tuo Nintendo 64, lo accendevi e giocavi. Subito. Non dovevi collegarti a Internet, non dovevi fare gli aggiornamenti, non dovevi aspettare. Gli sviluppatori si prendevano magari quel tempo in più per sviluppare, ma poi una volta che era fatta era fatta. Non c’erano “patch”, “DLC”, e nemmeno micro-transazioni. Il lavoro si faceva tutto prima, e meticoloso, perché poi non lo si poteva più correggere. Capite cosa voglio dire? Oggi invece siamo liberi di sbagliare, sempre, in ogni frangente. O quantomeno, di rimediare. È positivo? Be’, a volte sì, certamente. Ma non sempre. Spesso usiamo lo stratagemma del rimedio, per non ponderare correttamente. Per essere più superficiali, meno concentrati. Se sai di non poter sbagliare, non dico che non sbagli, ma sbagli molto meno. Sei più vincolato al risultato, al raggiungimento del tuo obiettivo. Il fallimento ti spaventa, e per questo sei motivato a non commettere errori che non puoi permetterti. Oggi sperimentiamo, sperimentiamo tutti. Sperimentiamo un’esistenza nella quale la cultura dell’errore non solo è accettata (che credo sarebbe giusto), ma anche incentivata, tra le righe. Siamo la società in cui tutto è “liquido”, riciclato o riciclabile, sostituibile o correggibile. Dov’è l’unicità? Dov’è l’imperfezione che tale è e tale rimane, e che è bella proprio per questo? Dov’è la solidità, quella non scalfibile, quella costruita negli anni dei progetti di lungo corso? Oggi è tutto immediato, tutto effimero, tutto risolvibile. Solo all’apparenza, però. Solo materialmente. Solo fisicamente, concretamente, visivamente. Non mi piace il mio naso? Ok, me lo rifaccio. Il mio seno è troppo piccolo? Ok, lo faccio ingrandire. Che dici, mi sposo? Ma sì, tanto se va male divorzio. Faccio sesso con tutti gli uomini che voglio, tanto se rimango incinta abortisco. Dai, me lo faccio il tatuaggio, tanto se poi tra qualche anno non mi piace me lo levo. Eppure tutte le scelte lasciano un segno, anche se vi hanno fatto credere che basta un po’ di alcol e passa tutto. E la coscienza viene marchiata, sia per le cose belle che per quelle brutte. Oggi v’è una rincorsa allo sbaglio di massa. Al provare qualsiasi cosa, ché tanto si può sempre tornare indietro. O almeno così vi dicono. L’importante è correre, correre, correre. Perché i video su Tik Tok durano (o duravano, non sono esperto) un minuto. Bisogna sbrigarsi, sbrigatevi! Non c’è più tempo! Ma per fare che? Vi svelo un segreto: chi vi mette fretta, in generale nella vita, vuole solo che voi facciate qualcosa per lui. Vuole solo avere il controllo su di voi. Non abbiate fretta. Non fatevi terrorizzare dall’attesa. Concentratevi, e date valore al vostro tempo. È prezioso, e non torna.
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ninna--nanna · 2 months
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Pensieri inutili ed a caso.
Mi rendo conto di metterci l'anima in quello che faccio. Mi faccio in quattro per i miei ragazzi, ma perché ci tengo talmente tanto a loro che sono disposta anche a fare chissà che per aiutarli.
Seguo questo ragazzo online ormai da mesi. Ultimamente è parecchio giù ed è in gran conflitto con i genitori, però si fida di me. A tratti non capisco se si sia preso una mezza cotta e quindi quando va male a scuola di vergogna di dirmi le cose. Dopo ore e ore di lezioni di diritto dove sapeva tutto, l'altro giorno ha preso 4, perché l'insegnante gli ha fatto domande su cose che non erano da studiare. La mamma mi ha contattata e mi ha detto che lui si è affossato e che ha paura di essere bocciato e che non ha fatto altro che proteggermi dicendo che non è colpa mia, che io gli faccio capire tutto, che non aveva dubbi. Non mi ha ancora scritto e la mamma dice che non mi contatta, perché si vergogna e che sta aspettando che gli scriva io.
Nonostante lo segua online, mi sono offerta di incontrarci, perché la mamma dice che è come se con me avesse avuto da subito un rapporto, che lo sprono a fare le cose, lo incoraggio. Tutto ciò nonostante lui abiti davvero lontano da me, ma fa niente dato che tende a confidarsi ed aprirsi di più con me, perché con la mamma litiga solo.
Vorrei fargli capire con tutto il cuore che non è un 4 che lo deve abbattere o che lo descrive come persone, perché ha tutte le capacità di fare ogni cosa desideri. Tutti siamo stati più in difficoltà su alcune cose piuttosto che altre, a scuola, sul lavoro, nella vita in generale. Mi dispiace tantissimo che si butti così giù e che si senta un fallimento. Spero di potergli dare una mano e di fargli capire che è un ragazzo d'oro con delle potenzialità allucinanti.
P.s. la mamma ad un certo punto in audio mi ha detto: "lui si fida di te, nel tuo essere, per come sei nella tua semplicità. Ti devo pagare anche come psicologa ahah".
Non sapete quanto mi renda felice sapere che, nonostante non ci siamo mai visti faccia a faccia, ma solo tramite un telefono o un tablet, lui si senta così legato a me. Per me non è solo una questione di aiutarli con i compiti o mettermi 3 soldi in tasca, ma questo. Fargli sapere che hanno una persona su cui sanno di poter contare, anche solo per due chiacchiere.
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orotrasparente · 1 year
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sarà che non sto vivendo il mio miglior rapporto con l’università ultimamente ma la storia della ragazza di 19 anni della IULM mi ha colpito abbastanza e più che altro perché mi chiedo come si faccia ad aspettarsi concretamente che un ragazzo o una ragazza a 20/25/27 anni sia in grado di essere perfetto e impeccabile? nessuno è infallibile, il “fallimento” è giusto, il problema non è fallire ma come questo viene percepito, il problema non è il ragazzo che dà meno esami o la ragazza che ha un blocco o qualsiasi altra cosa, il problema è che non c’è una società in grado di sorreggerti se vacilli, se non ce la fai da solo/a crolli, viviamo in un paese in cui i giornali non fanno altro che parlare dei “prodigi” quando magari sono semplicemente persone che hanno avuto la fortuna di crescere nella famiglia giusta, un paese in cui gli studenti vengono trattati come bestie da macello in nome di chissà quale lotta alla sopravvivenza mascherata da spirito di competizione, un paese in cui o sei un genio o sei un fallito, senza vie di mezzo, ragazzi lo studio è importante, ma lo è ancora di più la crescita umana e personale e quella non te la insegna nessuno
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In nome dei followers Manuel avrà 5 anni per sempre.
Non ho mai espresso giudizi su fatti e persone, ma stavolta no.
Non se ne può più.
Questa tragedia ha come colpevoli tante persone, in realtà tutti.
La famiglia in primis.
I Genitori classe 1970.
Quaranta e cinquantenni che non han saputo nemmeno inculcare nella testa di questi giovani scollati dalla realtà il senso del pericolo, l’etica, la morale.
Genitori giunti sul posto della tragedia hanno esclamato “tutto si aggiusta basta che non vi siate fatti nulla”.
Poi c’è la società, quella finta democratica perbenista.
Quelli che han permesso che vivere la vita e vivere nel meta verso fosse la
stessa cosa.
D’altronde cosa vuoi che sia tenere incollati bambini a schermi per 5/8 ore al giorno, altrimenti “non posso far niente” no?.
Altrimenti al ristorante non puoi mangiare in pace no?
Una società che a furia di inutili lassismi ideologici ha abdicato figure e ruoli come educatore - genitore, insegnante, prete al nulla di influencer, YouTuber, tiktoker…
L’unico Dio, soldi e potere.
Uno degli assassini ha dichiarato “gli daremo un pacco di soldi ai genitori e tutto torna a posto”.
Il merito della mia generazione è quello di ritrovarsi figli che vivono in una bolla di dissociazione cognitiva dove tutto è possibile.
Dove guidare un mostro da 650 cavalli per 50 ore drogati fa parte delle sfide della vita.
Com era la storia “legalizziamola?”..ecco qui la prova, si muore anche con le canne.
Avete mai guidato un auto che raggiunge i 100 orari in 3 secondi?
Mocciosi che passano dalle auto 50 a mostri solo per il gusto di poterlo fare, di poterselo permettere, diventano roulette russe solo perché possono.
Tutto è concesso in nome di followers, questo è il nostro fallimento, questo abbiamo permesso.
Tutto è acquistabile, tutto, vita inclusa è parametrabile ai soldi.
Hai la Smart? Sei un poveraccio…
Lavori? Studi? Sei uno sfigato…
Ammazziamo un bambino? Si continua a filmare, vuoi perderti la disperazione di una vittima?
“Tutto si aggiusta”.
Beh certo, in questo paese che corre ai ripari solo quando ci sono i morti, che tutela carnefici, che promuove l’ignoranza sacrificando la meritocrazia, in questo paese videogame, tutto si aggiusta.
Basta mettere il gettone giusto come in una sala giochi e tutto ritorna come prima.
Spero con tutto il cuore che non vedano più la luce del sole questi miserabili e tutti quelli che han permesso che questa tragedia accadesse, compreso i followers.
Svegliatevi e recuperate l’educazione dei vostri figli, ne va del vostro e del loro futuro.
Se questi elementi per i bambini diventano esempi da seguire il problema è molto molto serio.
Svegliatevi prima che sia troppo tardi.
Pensate non vi riguardi?
Facciamo un esperimento:
Prendete il telefono dei vostri figli, andate in IMPOSTAZIONI E POI TEMPO DI UTILIZZO e li vi renderete conto di quanto vostro figlio sia lontano dalla vita reale.
Luigi Leonardi
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