Tumgik
#perché mi sembra assurdo
themhac · 1 year
Text
non smetterà mai di schifarmi quanto al1c3 c4mp3ll0 riprenda i figli in momenti completamente inopportuni
5 notes · View notes
idettaglihere · 5 months
Text
in questi giorni sono più attiva del solito e riesco a fare più cose, ieri ci pensavo e mi sembrava strano poi però mi sono ricordata che è il momento in cui sta iniziando a fare effetto l'antidepressivo e semplicemente funziono come un normale essere umano dovrebbe funzionare
20 notes · View notes
omarfor-orchestra · 2 years
Text
Ma in che senso Kyshan e Serena stavano facendo un photoshoot e si stavano baciando ed è spuntata una suora dal nulla e le ha separate ☠️☠️☠️☠️☠️☠️☠️
3 notes · View notes
killiandestroy · 7 months
Text
litigato con la coinquilina rompicoglioni a quanto pare sono una ragazzina irrispettosa e maleducata che non sa come convivere con altre persone
#detto da una che a me e all'altra coinquila ha fatto venire il sangue amaro un numero preoccupante di volte è estremamente ridicolo#ma poi mi fa che se lei alla mia età avesse parlato come faccio io l'avrebbero sbattuta fuori da dove lavora immediatamente. e io lì avrei#dovuto lasciare la cucina. e invece no. ho ribattutto. perché oggi è stata una giornata del cazzo e io sono sveglia dalle 6.30 e non avevo#ancora cenato quindi avrei volentieri alzato le mani. quindi tutto sommato mi sono pure trattenuta#no raga vi giuro voi non conoscete una persona così stupida come lei. ma stupida e cattiva#sono arrivata alla conclusione che ormai si sia accanita su di me (nel senso che mi odia proprio. mentre l'altra coinquilina boh ovviamente#non ci va d'accordo ma quando parla con me la dipinge come la sua migliore amica. mentre conquilina è disperata tanto quanto me e la odia#pure più di me) perché è in qualche modo invidiosa. cioè già l'anno scorso quando stava ancora col suo ex mi chiedeva consigli sulla#relazione. A ME. che avevo appena iniziato una relazione a distanza e che ho 10 anni in meno di lei#poi però io sono ancora in una relazione stabile e lei noi. io a ventisei anni ho quasi finito il mio percorso di studi mentre lei doveva#ancora iniziare l'università. ho degli amici pur essendo a in questa città da molto meno tempo di lei. mentre lei non ha praticamente#nessuno qui (perché ha litigato con tutti. TUTTI)#cioè da una parte mi sembra assurdo che sia invidiosa di me ma dall'altra è l'unica spiegazione logica anche di alcune cose che tira in#ballo. cioè stasera era proprio il fatto che il mio ragazzo mi viene a trovare ogni due settimane da quando sono qui. e invece di dirla come#cosa positiva l'ha usata per attaccarmi. e dicendo pure che di solito nelle relazioni a distanza ci si vede una volta ogni tot mesi e non#così spesso.
1 note · View note
kon-igi · 5 months
Text
QUESTA È UNA STORIA CHE NON SO COME COMINCIARE A RACCONTARVI
È una storia triste con un finale velato di speranza che però non riesce a diminuire in me la tristezza, visto che è troppo spesso ripetuta ovunque nel solito loop di solitudine e sofferenza.
Non a caso ho deciso di raccontarla solo adesso e a taluni potrà sembrare che io mi voglia agganciare furbescamente al trend 'femminicidio' e con questo post fare virtue signaling.
Tutt'altro, credetemi.
Questa storia parla del coraggio di una ragazzina di 20 anni, l'unica reale protagonista, mentre noi come famiglia, semmai, abbiamo avuto solo il merito di essere al posto giusto al momento giusto.
Ricordate questo: AL POSTO GIUSTO AL MOMENTO GIUSTO e poi nella chiusa a questo post capirete.
Anche se dubito fortemente che conosciate lei o siate venuti a sapere della sua storia, per un mio senso di riservatezza cambierò molti particolari, senza però far perdere mai il senso di quanto accaduto.
Mia figlia piccola aveva una compagna di studi con la quale era rimasta in contatto anche dopo la maturità e una sera questa ragazza è venuta a cena a casa nostra, su strana insistenza di nostra figlia perché era già tanto tempo che non si vedevano, tranne qualche messaggio con cui lei la teneva informata sullo stato di salute del fratellino di 7 anni, affetto da una forma aggressiva ma curabile di leucemia.
Avevamo capito che era successo qualcosa e infatti questa ragazza, durante la cena, ci confida che lei, la madre e, soprattutto, il fratellino sono da anni vittime di maltrattamenti psicologici e fisici a opera del padre.
E noi, su insistenza di nostra figlia che è riuscita a convincerla, siamo state le prime e uniche persone alle quali trova finalmente la forza di dirlo, visto che il padre aveva costretto la madre a chiudere i contatti con ogni parente e cerchia di amici.
Erano sole, la madre non lavorava e tutti dipendevano da un unico stipendio, quello del padre, che inoltre decideva quando e quanto potessero uscire di casa.
Una storia di abusi familiari come tante, solo che invece di sentirlo in un telegiornale ce le stava raccontando di persona una ragazzina smilza e che sorrideva triste per l'imbarazzo.
E poi ho visto gli occhi di mia figlia, pieni di rabbia e indignazione ma scintillanti anche di qualcos'altro... speranza, anzi, convinzione che noi potessimo aiutarla.
Con un peso enorme nel cuore, le abbiamo allora parlato tutta la sera, l'abbiamo consolata, consigliata e spronata a fare quello che la madre non aveva più la forza di fare: denunciare ai carabinieri e rivolgersi a un centro antiviolenza.
E mentre lei piangeva lacrime di gioia per aver finalmente trovato qualcuno con cui aprirsi, le arriva un messaggio wathsapp sul telefono con una foto.
Una foto da suo fratello.
Che si era fotografato il naso.
Rotto e sanguinante.
E il messaggio sotto diceva 'Papà ha picchiato la mamma e poi me. E poi se n'è andato'.
Un bambino di 7 anni con la leucemia che deve andare a fare la chemio due volte a settimana.
A vederlo scritto pare assurdo pure a me, una di quelle brutte sceneggiature per una fiction rai in prima serata ma il fatto era che stava succedendo di fronte ai nostri occhi e non so come io sia riuscito a non prendere una delle mie asce appese al muro per andare schiantarlo in due come un ceppo marcio.
Lei, però, non si scompone più di tanto e ci dice 'Adesso vado. Ci penso io' con un tono che nascondeva stanchezza e abitudine... ma forse anche qualcos'altro di nuovo.
Vent'anni anni e ci pensava lei, quando noi - cinquantenni - eravamo solo riusciti a dire delle belle parole, tutto sommato inutili.
Prende ed esce, con noi che le andiamo dietro urlandole di chiamare subito i carabinieri e cercando di andare assieme ma lei sembra essere molto decisa, finché le luci posteriori della sua macchina non scompaiono nella notte.
Minuti, decine di minuti e poi ore ad aspettare notizie, senza conoscere il suo indirizzo e senza sapere dove mandare qualcuno a controllare.
Poi squilla il telefono. È lei. Ci racconta che quando è arrivata a casa ha subito controllato che non ci fosse la macchina del padre, è entrata e ha chiuso la porta da dentro lasciandoci le chiavi sopra. E quando il padre, ore dopo, ha provato a entrare e, non riuscendoci, ha cominciato a dare in escandescenze, ha chiamato i carabinieri dicendo loro che aveva picchiato la madre e il fratello.
Carabinieri che, ovviamente, lo hanno beccato mentre prendeva a calci la porta di un appartamento con dentro una donna e un bambino sanguinanti per le botte ricevute.
Nonostante tutto, quella notte non siamo riusciti a dormire.
Il giorno dopo mi arriva un audio su whatsapp (le avevo dato il mio numero per emergenza) e per quanto forse avrei potuto postarvelo qua per farvelo ascoltare, preferisco trascrivervelo
'Ciao, sono E. Ti volevo dire che ieri sera siamo stati al pronto soccorso e io ho insisitito con i medici che facessero tutte le foto a mamma e L. e che poi chiamassero la polizia che c'è dentro. L. è stato coraggioso e ha raccontato tutto, poi anche mia mamma ha trovato il coraggio di parlare. Ora stiamo andando al centro antiviolenza di Parma così ci aiutano con gli avvocati e magari ci trovano anche un altro posto dove andare. Io vi volevo ringraziare perché per la prima volta in vita mia mi sono sentita in una famiglia vera che capiva il mio dolore e la mia paura e con voi ho trovato la forza di parlare. Grazie di essere così meravigliosi'
Io ogni tanto ascolto quell'audio e poi le telefono per sapere come va. Lo ascolto perché, vedete, non mi sembrava che avessimo fatto chissà che cosa ma il tono della sua voce diceva tutto il contrario.
E allora mi sono ricordato di quella vecchia storia del ragazzino con la gamba rotta al quale ho fatto compagnia mentre aspettavamo l'elisoccorso e di come i genitori, mesi dopo, mi hanno riconosciuto in mezzo alla folla e mi sono venuti ad abbracciare come se gliel'avessi riattaccata, quando io mi ero limitato solo a rassicurarlo in attesa dei soccorsi.
Però ero al posto giusto al momento giusto.
Quel posto e quel momento, però, che non sono e non accadono mai a caso alla persona che sa cosa sia la sofferenza.
Se questo mondo non vi ha reso cattivi - e se siete arrivati a leggere fin qua non solo non siete cattivi ma anzi molto pazienti - allora avrete capito che il posto giusto al momento giusto è quello in cui siete ora, nello stesso frammento di tempo in cui decidete di spostare gli occhi dal centro del vostro dolore personale alla consapevolezza di quello degli altri.
Come non mi stancherò mai di dire, una mano protesa salva tanto chi la stringe quanto chi la tende.
216 notes · View notes
gelatinatremolante · 3 months
Text
Alle prese con l'ansia perché stamattina fratello ha il suo primo esame come se fosse il mio e se ci penso mi sembra assurdo sottoporci di nostra spontanea volontà a una violenza del genere.
26 notes · View notes
blackrosesnymph · 4 months
Text
Più sono tranquilla, più mi sembra assurdo ciò che racconto, fatico a decidermi se è ancora l'effetto di qualche mia percezione distorta oppure proprio il primo momento in cui finalmente vedo la reale assurdità di ciò che capitava e questo mi mette angoscia.
Non capisco sono io che ho qualche bisogno psicologico di dipingere come un pazzo il mio ex oppure sto diventando sufficientemente sana da vedere dove di fatto era davvero pazzo?
Perché insomma cambia pericolosamente la deduzione sul rapporto che io intrattengo con me stessa tra un caso e l'altro...
20 notes · View notes
yomersapiens · 6 months
Note
Ciao yomo, ti volevo chiedere che programmi usi per scrivere e in generale quali pratiche hai per mettere giù quello che vuoi scrivere, a me piacerebbe molto potermi dedicare ma mi sento bloccato, aiutami per favore :(
Vediamo se posso esserti utile, cioè, almeno lo spero. Posso solo parlare della mia esperienza, di uno che è diventato scrittore perché non hai mai smesso di scrivere. Il mio unico talento è la perseveranza. Ma se mi leggi quassù da un po' di tempo probabilmente lo sai già e dato che mi chiami yomo credo sia così.
Una cosa è scrivere d'impulso, un'altra è farlo diventare un mestiere. Io ho semplicemente voluto far accadere questa esperienza e sono stato privilegiato dalla nazione in cui vivo che mi ha permesso di farlo. Ok muoio di fame, la disoccupazione che prendo a malapena copre la casa, qualche risparmio mi sta aiutando con la spesa ma tutto questo discorso serve per dire: ci vuole tempo.
Mi avevano appena licenziato, non proprio licenziato, ok, mi avevano spinto a licenziarmi ed era stato un lavoro piuttosto stressante in una start-up il cui unico obbiettivo era il successo di un prodotto quantomeno discutibile. Questa orribile esperienza mi ha formato in una direzione: svegliarmi e diventare operativo. Loro lo pretendevano come devozione verso il brand. Che schifo quanto mi sento sporco a ripensarci. Ma questa routine di svegliarsi, accendere il computer, mettersi subito a lavorare, non alzarsi dalla sedia fino a che qualcosa di buono nasceva, l'ho trasferita nel libro.
Mi alzavo seguendo i ritmi dell'ufficio e uscivo di casa ma, invece di recarmi in un edificio con luci a neon e colleghi frustrati, andavo in un bar. L'atteggiamento era il medesimo, copiavo lo stile di vita di qualche settimana prima e lo convertivo in una nuova missione.
Ci vuole regolarità e solo tuoi puoi essere in grado di dartela. Ci sono giornate dove nemmeno un'idea decente uscirà dalla tua testa e altre giornate dove scriverai dieci pagine e ti sentirai un treno. Si tratta di bilanciare i momenti pieni con quelli vuoti e non mollare mai. Non lo dico come un manager del cavolo che vuole spingerti a essere stacanovista, deve essere anche la storia a parlarti, devi capire pure tu se scrivere fa per te. Non c'è nulla di sbagliato nel mollare e di prenderla in maniera più leggera e discontinua. Ci vorrà solo più tempo.
Trova la tua voce e falla diventare la voce della storia. Lascia che siano i personaggi a trovare te e falli vivere nella tua testa a tempo pieno. Una volta che entri nel loop e sei circondato dal luogo che stai creando e i personaggi si stanno delineando, non uscirne. Sarà come vivere due esistenze. Una reale, che si deve ricordare di mangiare di bere e di lavarsi, e una mentale che vive nella tua immaginazione e può andare dove vuole.
Spesso, la maggior parte del lavoro, consiste nel guardare nel vuoto e immaginare cosa succederà. Lo scrivere è la parte finale e può capitare anche dopo settimane che stai pensando a una scena. Scrivere è una goccia di condensa che scivola giù dal vetro. Tu sei il vapore. Il calore. L'umidità. Tieni sempre alta la temperatura e credici, anche quando non ti sembra sufficiente. Rileggi, cancella, butta via, non affezionarti a niente perché più sentimenti leghi a una parte della storia più sarà difficile disfarsene e fidati, dovrai buttare via un sacco di idee.
Sii crudele, sii reale, specialmente con i personaggi che inventi. Sii assurdo, sii sbagliato, io immagino situazioni estreme e passo il tempo a cercare di risolverle insieme ai personaggi e mi sento nella merda fino al collo come loro. Una merda che io ho creato. A me gli eroi non piacciono, mi piacciono i sofferenti, quelli che nonostante tutto il dolore vanno avanti. Gli invincibili mi annoiano. La perfezione mi annoia. Crea un vaso che ti piace poi spaccalo e riattacca i cocci usando una colla dorata.
Apriti. Scrivere vuol dire passare un sacco di tempo da soli. Io non capisco come lo si possa fare per più di tre/quattro ore al giorno. Io vado in apnea da realtà. Per questo scrivo nei bar, così sento di essere ancora sul pianeta terra altrimenti sprofondo nei pensieri. Apriti e condividi quello che stai scrivendo con qualcuno di cui ti fidi. Io sono stato davvero fortunato. Su tumblr ho conosciuto persone che mi hanno aiutato a credere in me stesso e che hanno letto la storia che stavo scrivendo. Senza Alessio e S.A.C. non sarei riuscito a sentire dove stavo andando. Devo tantissimo a loro.
Non ti preoccupare di eventuali errori o altro. Tu scrivi. Butta fuori tutto e poi prenditene cura in un secondo momento. Io ho usato Pages il programma di scrittura del Mac, ma Word va benissimo. Tanto alla fine devi mandare un file word. Quindi è indifferente su cosa scrivi, trova un programma che converte i file in word ecco. Prendi appunti ovunque. Ho note vocali nel telefono dove mi raccontavo colpi di scena. Ho appunti nelle agende scritti a penna rossa per ricordarmi di usarli. Ho post-it attaccati in giro per il bagno. Ogni tanto al telefono dico "ah poi voglio scrivere questo me lo puoi ricordare" e spero poi l'altra persona si ricordi perché la mia memoria ogni tanto perde colpi.
Tante cose non sarai tu a farle. Ci sono gli editor che si nutrono dei tuoi errori e non vedono l'ora di trovare un'incongruenza o un congiuntivo sbagliato per fartelo notare. Sono piccole gioie nella vita delle persone, queste sono le loro. Ricordo quando mi è arrivato il file corretto per la prima volta: 963 errori da controllare. Ora tu pensa, era già la quarta stesura, il testo era già cambiato un sacco di volte e ancora, nonostante tutto, c'erano mille errori. Tieni duro, prendi una pausa, prenditi una settimana in montagna o dormi per tre giorni di fila e poi affronta il tutto. Non metterti mai fretta. Anche se ci sono scadenze, tipo pagare l'affitto.
Scrivere è un'ossessione, una bellissima e dolorosa ossessione. In pochi ti crederanno se decidi di intraprenderla come carriera. "Tanto non fai niente, cioè, stai lì davanti al computer e basta, vai tu a occuparti di questa cosa". Io in questo sono scarso, vado sotto subito se qualcuno mi critica e mi dice che non sto lavorando, perché scrivere mi rende felice e viviamo in una società dove se facciamo quello che ci rende felici dobbiamo sentirci sporchi. Tu cerca di essere migliore di me e ostenta sicurezza.
Poi arriva l'autocritica. Cerca di essere onesto con te stesso. Perché stai scrivendo? Per chi? Cosa vuoi dire con la tua storia? Non devi buttare giù una pagina al giorno, non tutti siamo industrie produttive alla Stephen King. Anche una frase, se scritta bene, può risolvere un'intera settimana di lavoro.
Attento a non scrivere per compiacerti. È una cosa che noti quando leggi, se l'autore scrive per creare piacere nelle proprie zone intime. Mi vengono in mente un sacco di nomi di autori che senti che si stanno leccando da soli, parola dopo parola. Ecco, cerca di non leccarti troppo da solo. Pensa che devi procurare piacere anche a qualcun altro. Non so se ti è mai capitato di fare l'amore, più o meno è così. Un po' a te e un po' all'altro. Bilancia. Poi trattieniti, non dare tutto, fallo a piccoli passi, fai venire fame, desiderio di andare avanti e non mollare la storia, capitolo dopo capitolo, mini-orgasmo dopo mini-orgasmo.
Scrivi tutti i giorni. Visita la storia che stai scrivendo ogni volta che puoi. Lascia sempre un orecchio rivolto verso i dialoghi che avvengono quando non sei lì. Come un genitore che lascia accesa la babycam mentre il figlio dorme e finge di non prestare attenzione quando in realtà non vede l'ora che la sua piccola creatura faccia un minimo movimento per fiondarsi e prendersi cura di essa.
Confrontati. Sappi difendere le tue idee fino alla fine. Sostieni le tue decisioni, anche quelle che ti sembrano più inutili. La casa editrice avrà sempre da ridire, non temere. Tu trova il modo di mediare ma rimani coerente con te stesso e con la storia.
Divertiti. Incazzati. Non dormirci la notte. Ah questa un'altra cosa, trova il tuo ritmo. Sei diurno o notturno? Questo lo puoi sapere solo tu. Io scrivo bene solo al mattino molto presto e per le 11/12 sono già esausto. Ma ci sono anche i vampiri che si attivano alle due di notte eh. Chi sono io per giudicare quelle strane creature.
Boh penso di aver scritto abbastanza e ora rileggendomi anche io mi sono leccato parecchio da solo mentre scrivevo. Spero di essere stato in grado di comunicarti un po' il fervore che si impossessa di me quando scrivo. Non è così sempre. Dei giorni sto attaccato a Zelda e neanche la masturbazione mi tira su. Ma quando butta bene mi spremo fino al midollo.
Sii gentile con te stesso. Le buone idee arrivano solo se ti tratti bene. Viziati. Crea un terreno fertile e qualcosa fiorirà e se ci vogliono anni non preoccuparti, tu continua a innaffiare.
19 notes · View notes
janniksnr · 2 months
Text
io ci provo nella vita a essere una persona calma e paziente e gentile ma la gente che mi circonda evidentemente non mi vuole aiutare !!
sfogo sulla vicenda sotto perché non voglio rompere le balle sulla dash con i miei post chilometrici rip
giovedì propongo a delle mie amiche (3) di venire a cena a casa mia. ricevo come risposta da tutte un "ti faccio sapere", nello specifico una mi dice che dovrebbe vedersi con un'altra persona e mi aggiornerà. ieri una di loro mi dice che non ci sarà, mentre da parte delle altre due silenzio stampa. paziento fino alle 16.30 di oggi (per la cena avevo proposto di vederci verso le 19.30 (a gran premio finito perché ci sono pur sempre delle priorità eheh)) e poi, con un po di rodimento, scrivo dicendo che mi avrebbero potuta avvisare se la risposta all'invito era no invece di farmici arrivare per deduzione vista l'ora. tempo un minuto e ricevo subito la prima accusa di voler fare polemica (!!) dall'amica che doveva forse vedersi con un'altra perché lei cito testualmente aveva saputo proprio alle 16.31 che non si sarebbe vista e a breve mi avrebbe avvisata che per la cena ci stava. ora, con tutta la calma del mondo, trovo poco carino avvisare una persona che si deve anche organizzare appunto per la cena , con così poco preavviso come trovo poco carino lasciarmi appesa per parte del pomeriggio non dandomi eventualmente la possibilità di organizzare altro per il sabato (non avrei comunque fatto niente e me ne sarei stata a casa ma è principio !!). a questo punto io rispondo che giovedì mi avrebbe potuta avvisare che sarebbe rimasta in dubbio sulla sua presenza fino all'ultimo perché non ho la palla di vetro e se non ricevo notizie penso che si sia scordata di avvisarmi (tralascio il fatto che con tutto il bene non è che posso stare ad aspettare che finisci di organizzarti con gli altri e poi siccome altri ti danno buca allora vieni a cena ma vabbè). a ciò mi viene detto "vabbè io potevo anche dirtelo però anche tu potevi richiedere conferma" SCUSA ?!?!?!!!??? cioè ti invito giovedì per sabato e pretendi che ne so che venerdì stia di nuovo li a dire "ma quindi ci sei? 👉🏻🥺👈🏻" quando tu mi hai detto che mi avresti aggiornata?? l'impegno lo hai tu, sei tu che non sai se ci sarai, ma sono io che ogni giorno devo chiederti se hai una risposta. ma poi posso capire se tipo faccio l'invito il lunedì per il sabato e allora a metà settimana posso chiedere di nuova una conferma ma da giovedì a sabato c'è bisogno che ti ricordo di averti invitato a cena ma tutto bene ??????!! e poi mi viene detto "la prossima volta se sono in dubbio dirò subito di no" si esatto perché se non si è in grado di gestire gli impegni e si rischia di lasciare appesi gli altri è meglio dire di no o quantomeno non fare le vittime ma vabbè
io davvero ci provo a non fare la puntigliosa però a volte mi sembra proprio che siano cose base cioè essere in dubbio o avere altri impegni è super lecito però ecco venire a sentenziare sul fatto che avvisare alle 16.30 mi deve andare bene perché è il giusto preavviso o pretendere che dopo aver fatto un invito due giorni prima io stia tutti i giorni a chiedere conferma di una presenza mi sembra un po' assurdo poi ovviamente mi viene detto che sono pesante cerco la lite bla bla bla e alla fine i sensi di colpa li fanno venire a me
10 notes · View notes
sayitaliano · 1 year
Text
Ciaoo!! Come state? Oggi qui il tempo è brutto, piove e fa freschetto. Va bene così: abbiamo sempre bisogno di un po' di acqua (ma non come in Emilia qualche giorno fa...)! Stamattina alle 6:30 ha fatto un bel temporale, ma io l'ho sentito poco perché stavo tossendo ahaha! Purtroppo con questi sbalzi di temperatura non si riesce a stare bene... passerà anche questo raffreddamento che ho, dai!
Beh, spero che voi invece stiate tutt* bene e che vi possiate godere questa domenica, sia che debba ancora iniziare o che stia quasi per finire. Prendetevi cura di voi e... studiate i verbi ahaha :P
Quando scrivo per voi, cerco sempre di scrivere cose semplici e finisco col pensare troppo, così mi sembra di non saper nemmeno scrivere nella mia lingua. È assurdo, giuro... Vabbé.
Tumblr media
37 notes · View notes
ninfettin · 8 months
Text
ho appena scoperto che tutte le colleghe si sono trovate due settimane fa per salutare la capa che se ne va via. non sono stata invitata, anzi non ne hanno proprio accennato davanti a me. all'inizio ci sono rimasta davvero di merda e ho seriamente pensato di lasciare il lavoro e nascondermi dal mondo. poi sono rimasta a fissare tutti i loro commenti sotto il post pieno di cuoricini e complimenti quando irl l'hanno sempre insultata pesantemente e sono tutte contente che se ne vada via
io non lo so se è colpa dei miei tratti autistici ma non so come facciano a fare finta così tra di loro, mi sembra tutto assurdo. se ti sta sul cazzo una persona come puoi dopo farle le moine?
sento di dovermi distaccare sempre di più dalla realtà e dalle persone perché non posso fidarmi. penso solo allo stipendio che mi arriva, ai miei animali, alle cose che posso comprarmi. poi arriverà il momento in cui mi ammazzerò perché so di essere una bomba a orologeria e sto ignorando tutto il dolore che mangio però per adesso chi se ne frega
42 notes · View notes
diceriadelluntore · 2 months
Text
Un bicchiere di vino con un panino....
In una mia riposta ad un post molto bello di @cinismoerancore avevo scritto che se mi fosse piaciuto il finale del libro che stavo leggendo ne avrei scritto, perché si legava ad un tema che il post tendeva a sottolineare (anche @biggestluca mi ha chiesto che libro fosse).
Voglio subito dire due cose: Felicità© di Will Ferguson, scritto per la prima volta nel 2001, uscito per Feltrinelli qualche anno dopo e riproposto, con nuova traduzione di Andrea Bezzi, che curò anche la prima stampa, da Accento, è un libro da leggere. Per due terzi meraviglioso, sul finale si poteva fare di più. Vi dico subito l'altra cosa che non mi è piaciuta, la copertina:
Tumblr media
Quella di Accento non ha nessun riferimento al libro, mentre invece la prima di Feltrinelli si
Tumblr media
(per chi è curioso lo spiego in privato).
Restano da dirvi due cose: il libro è la storia di Edwin De Valu, junior editor alla Panderic Inc., casa editrice di New York il cui più grande successo sono i Manuali di Mr Etica, bizzarro personaggio che voleva insegnare fondamenti filosofici per vivere meglio, ma va in carcere per aver ucciso e sotterrato in giardino gli ispettori del Fisco che erano andati a fargli visita. Edwin è specializzato in manuali di autoaiuto, alla Panderic quando arrivano manoscritti del genere vengono messi ad attendere in uno spazio, la montagna di fuffa, sopra la quale campeggia la lavagna con la collezione delle più improbabili espressioni trovate alla prima, unica e superficiale lettura. I libri si accumulano, ma un giorno arriva a Edwin un manoscritto di oltre mille pagine, con appunti a penna e stantii adesivi di margherite. Ha un titolo, Quello che ho imparato sulla montagna, e un autore, Tupak Soiree, che ad Edwin puzzano di broglio da chilometri. Il libro fa la fine di tutti gli altri. Solo che stavolta il suo capo, il Signor Mead, nell'attesa di pubblicare il manuale definitivo sul perdere peso mangiando porco fritto, vuole un titolo che rimpiazzi quelli di Mr Etica. Edwin spavaldamente dice di averne uno straordinario, solo che ritornando nel suo cubicolo ufficio non trova più il libro con le margheritine. Inizia qui il primo viaggio: alla ricerca fisica del manoscritto. Che nel modo più assurdo possibile verrà pubblicato. E nel modo più assurdo funzionerà, regalando ai suoi milioni di lettori la felicità. Ma qui viene il bello (che ovviamente non vi svelo): che conseguenze ha sul mondo il fatto che la gente, di punto in bianco, si senta felice?
In uno stile ironico, lineare e a certi tratti sottilmente drammatico (poichè dietro certi passaggi da ridere ci sono riflessioni profondissime), Ferguson lega il mondo della comunicazione con quello della costruzione sociale di ciò che siamo: lo scrisse nel 2000, quindi lontano da quello che siamo adesso dove l'aspetto è totalmente più pervasivo, ma ci sono già dei pilastri del sistema ben chiari. Non è solo ironia sul ruolo dell'autoaiuto, che oggi si è spostato dai manuali al webinar o alle pagine dei social network, non è solo la capacità di dare l'impressione che siamo in grado di prevedere gli eventi (frase cult: "il marketing? come capacità predittive delle tendenze siamo una tacca sotto al controllo delle viscere degli animali), ma anche l'accento, tra il serio e il faceto, su tutte le attività che sappiamo chiaramente distruttive (spesso per noi, spesso anche per gli altri) ma che sono fondamentali per la vita economica, sociale e persino culturale del mondo, tanto che il povero Edwin si troverà a fronteggiare una parte di questa porzione di mondo rimasta tagliata fuori dall'esplosione della felicità, venendo a mancare questo assunto:"tutta la nostra esistenza si fonda sul dubbio e l'insoddisfazione. Pensa che cosa succederebbe se tutti fossero veramente, autenticamente, felici" (pag. 230).
Si può fare critica sociale ridendoci su? La domanda sembra quasi inopportuna: però ci sono state delle pagine, quando all'inizio il cambiamento si diffonde come un virus alternativo, che mi hanno fatto pensare davvero tanto. Perchè è lampante come certi meccanismi ormai non siano nemmeno più sottotraccia, tipo passare dall'idolatria al dileggio in pochi giorni o scoprire alla prova dei fatti che le ricchezze basate sul nulla producono soldi veri per pochissimi e fregature per tantissimi, oppure indirizzare l'attenzione a specifiche categorie sociali, incapaci o a cui non è più permesso un coinvolgimento intellettuale a ciò che sta intorno loro, e che sia evidente che questi meccanismi siano ormai irrefrenabili, se non cambiando radicalmente il sistema, tanto che segnalarne le storture è presa come una questione di invidia.
Edwin De Valu , lo dice in un passo delizioso quando il Signor Mead gli chiede di lavorare su &lt;<un manuale di autoaiuto per donne sovrappeso che spieghi come fare a mangiare maiale e perdere peso. sarà una nuova teoria. Possiamo chiamarla "il paradosso del porco">> (pag. 150), si è laureato in letteratura comparata con tesi su Proust, da una prospettiva postmoderna. Lui è l'autore di una delle più grandi immagini della felicità, che come rassicurazione suppongo sia ancora presente nell'animo di molti di noi:
Mi portai alle labbra un cucchiaino del tè nel quale avevo lasciato che s’ammorbidisse un pezzetto di madeleine. Ma nello stesso istante in cui il liquido al quale erano mischiate le briciole del dolce raggiunse il mio palato, io trasalii, attratto da qualcosa di straordinario che accadeva dentro di me. Una deliziosa voluttà mi aveva invaso, isolata, staccata da qualsiasi nozione della sua casa. Di colpo mi aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua brevità, agendo nello stesso modo dell’amore, colmandomi di un’essenza preziosa: o meglio, quell’essenza non era dentro di me, io ero quell’essenza. Avevo smesso di sentirmi mediocre, contingente mortale. Da dove era potuta giungermi una gioia così potente? Sentivo che era legata al sapore del tè e del dolce, ma lo superava infinitamente, non doveva condividerne la natura. Da dove veniva? Cosa significava? Dove afferrarla? Bevo una seconda sorsata nella quale non trovo di più che nella prima, una terza che mi dà un po’ meno della seconda.
12 notes · View notes
ross-nekochan · 10 months
Text
Come al solito questo paese mi ruba il tempo, la vita, le parole e la voglia di scrivere. Forse perché non c'è niente da dire eppure come 5 anni fa da una parte avrei così tanto da dire da poter diventare un fiume in piena, ma, appunto, non ho il tempo di ordinare nessuno dei centomila pensieri e metterli per iscritto.
Oggi sono andata a lavorare, in sede. Con divisa fatta da giacca, camicia a maniche lunghe, pantaloni e tacchi da 5cm. Quindi sveglia alle 6:30 perché Tokyo è lontana e solo così puoi arrivare in orario (che non è alle 9, ma alle 8:45 perché essere in orario qui vuol dire essere in ritardo). Il lavoro consisteva in un training su come creare una rete LAN. In cosa è consistito? Hanno dato delle slide con dei comandi scritti e mezze istruzioni, ci hanno dato i PC, i router, gli switch e hanno detto: fate. Io uno switch so a malapena cos'è e qual è la sua funzione (solo perché mi sono messa a vedere qualche video prima di partire, sennò non saprei nemmeno quello). Fortuna che c'erano due ragazzini giapponesi volenterosi e insieme ci siamo messi e siamo riusciti a fare qualcosa, sennò fossi stata sola non avrei saputo nemmeno da dove cominciare. Gli altri due cinesi, entrati in azienda 2 anni fa, erano più ignoranti di me. Molto poco chiaro che cazzo si faccia in questa azienda e come funzioni il sistema.
Martedì si è concluso il "training" di 8 giorni che è consistito per l'80% in "filosofia aziendale", questionari giornalieri e settimanali su cosa si è imparato (spoiler: un cazzo), lavori di gruppo inutili, spiegazioni su come fare carriera aziendale (tramite un sistema di punteggi assurdo e complicato) e giusto qualche volta ci hanno parlato delle piattaforme che si utilizzano per "timbrare" o per richiedere i rimborsi ecc (uniche cose utili). Il resto dei giorni? Meeting alle 9 per check di: 1. Che non stai dormendo 2. Che sei vestito correttamente e che sei "sistemato" 3. Per sapere se fisicamente stai bene o sei malato. Il resto della giornata: rispondi alle email degli uffici, fai qualche meeting e studia per prendere le certificazioni - che non ti pagheremo noi e che non dovrai fare durante l'orario di lavoro. Perché mica le sto prendendo per lavorare, le prendo per sport personale giustamente. Va bene.
In tutto questo pagheranno il primo stipendio 25 Agosto e non avremo la possibilità di chiedere nessun permesso per 6 mesi. Fortunatamente ci hanno recentemente pagato il supporto per il trasloco perché sennò stavamo freschi.
Benedico un po' il cielo per aver conosciuto questo indiano che è mio collega e che vive nel mio stesso dormitorio. L'India a quante parte è il Sud Italia del Sud-est asiatico, per molti aspetti (non c'è niente di stupefacente in fondo). Malediciamo questo paese, questa azienda e noi stessi per essere venuti tutti i giorni. Qui è tutto così caro che non ci facciamo capaci di come la gente riesca a vivere. Si pensa sia il paese del pesce e del riso e invece il pesce è quasi inacquistabile da quanto costa (filetti di soli 200gr intorno a 4/5€), il riso che dovrebbe essere come la nostra pasta e invece 5kg costano 15€ (5€/kg). Non è un caso infatti che il tasso di povertà stia salendo alle stelle: gli stipendi sono gli stessi da 25 anni. Questi di che cazzo dovrebbero vivere?
Personalmente, non so mai che cazzo mangiare e vivo di tofu e pesce -che compro solo perché mi piace e perché sono anni che evito la carne nella mia quotidianità. Ma qui è quasi impossibile evitarla, dato che la carne rossa è persino nei contorni di verdure (che non so mai come cazzo cucinare e ogni volta che trovo una ricetta di verdure taaac carne di manzo dentro machecaaaazz - viva il paese del sushi come sempre insomma).
Soffro perché mi manca già la palestra e non è passato nemmeno un mese. Ma con la situazione economica di adesso non mi sembra il momento adatto per ricominciare. Oltretutto non ho ancora una routine e non ho ancora capito come cazzo funziona in questa azienda. Avere un quantitativo proteico adeguato è stato difficile perché le mie fonti proteiche preferite (ovvero yogurt greco e albumi) qui sono inesistenti o insostenibili economicamente nelle quantità che mi servono (tipo yogurt greco a 20€/kg). Mi manca fare le mie colazioni specie le mie omelette e i miei pancakes di albumi.
Ho pensato a quanto sia difficile andare a vivere in un altro paese. Sembra di diventare bambini viziati perché le cose minuscole, quotidiane, che davi per scontato, diventano voragini. E per me la voragine è legata soprattutto al cibo. Persino sui biscotti: noi abbiamo pacchi minimo da 350gr, oltre a una varietà da fare invidia a un biscottificio. Qui i biscotti oltre ad essere di pochissimi tipi (quasi solo cookies/biscotti al burro) hanno pacchi sono da massimo 150gr e finemente impacchettati singolarmente creando bustoni enormi ma leggeri come una nuvola perché sono 80% plastica. I loro dolci sono bombe a mano di carboidrati: mangi 2 daifuku o 2 dorayaki e hai mangiato la stessa quantità di carboidrati di un piatto di pasta da 100/120gr. Ti viene da pensare: se mi mangio la pasta almeno mi sazio, con ste cacatine piccoline mi faccio salire solo la fame. Per le verdure o piatti già pronti idem, vedi i valori nutrizionali e hanno una quantità di zucchero all'interno che manco una fetta di torta.
Banalità... eppure no. Ci vuole tanto spirito di adattamento, tanta pazienza e tanto coraggio ad andare via dal proprio paese. Andare al Nord è letteralmente NIENTE in confronto (sebbene la sofferenza ci sia sempre).
L'unica cosa che potrebbe migliorare di gran lunga la situazione è avere così tanti soldi da permettermi tutto quello che voglio. Ma a volte nemmeno quello basta.
24 notes · View notes
moonyvali · 10 months
Text
"Vi ricordate questi versi: «Amor, ch'a nullo amato amar perdona?»
Sono i versi più famosi della Divina Commedia, ma vi siete mai chiesti cosa significano? Ecco, Dante è all’Inferno e a un tratto note due amanti, Paolo e Francesca, abbracciati assieme, anche nel tormento. Di cosa parla la storia di Paolo e Francesca? Dell’incontro di due innamorati, del desiderio bruciante, della tenerezza, dell’attesa. «La bocca mi baciò tutto tremante,» così Francesca descrive il suo l’amore per Paolo. Quando il marito di Francesca li scopre, trafigge entrambi gli amanti con la propria spada. E Francesca, ricordando quel momento, pronuncia queste parole:
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona
Ma che cosa vi sta dicendo Dante? Che l’Amore non «perdona» nel senso di “non risparmia” nessuno. Nessun uomo può sottrarsi alla forza dell’amore. Qualcuno obietterà: Dante non ha niente da insegnarci, mette Paolo e Francesca all’inferno perché entrambi si erano macchiati di adulterio. È un’idea antiquata questa? Certo che lo è! Dante apparteneva a un’epoca diversa dalla nostra, sarebbe assurdo pretendere che non sia così. Ma non è questa la cosa importante.
Vedete, la storia di Paolo e Francesca è la storia di due anime legate in vita da un amore indissolubile, un amore che è sopravvissuto perfino alla morte. Ecco, oggi c’è gente che dopo qualche minuto dimentica di averti conosciuto; le relazioni sono «usa e getta», sembra che la gente abbia vergogna di usare la parola amore e che veda nei sentimenti una debolezza. Si gettano nei centri commerciali, non fanno che inseguire piaceri e divertimenti per compensare la mancanza di compassione, amicizia e amore. Non posso fare a meno di domandarmi cosa abbia reso la gente tanto distratta, tanto superficiale e impermeabile al sentimento. Ed ecco perché leggere la Divina commedia mi fa stare bene: in una società sempre più arida ed anaffettiva mi ricorda che cose come il sentimento, la passione e l’amore sono la ricchezza più grande."
G.Middei
Professor X
#istruzione #cultura #letteratura #dante
23 notes · View notes
monologhidiunamarea · 5 months
Text
Tumblr media
Ho pensato molto se scrivere o cosa scrivere.
Questo argomento mi tocca nel profondo... dalle origini fino al mio passato presente.
Posso dire che dare la colpa al patriarcato , più tosto che al degrado, più tosto che all'educazione o alla famiglia sia ridurre tutto al dover puntare il dito.
La verità è che non sempre c'è dietro un figlio benestante ,un figlio di persone poco raccomandate o chissà cos'altro.
Mi sembra anche assurdo mettere di mezzo politica e quant'altro perché si ora li ci sta la destra ma anche quando ci stava la sinistra, il centro ecc ecc non mi sembra che le leggi siano diverse anzi...
Le colpe sono molte e finché ci si concentra a puntare solo il dito e non fare nulla ,come leggi concrete e severe a tutela di minori , di donne , di madri , di figlie.... non cambierà mai nulla.
Parlo come persona che si è scontrata con frasi come :"bisogna che tu abbia segni visibili, bisogna che vai al pronto soccorso , n9n hai un posto dove stare?, hai possibilità di mantenere tua figlia?" Ecco.... perché da donna si ha paura ma da madre si ha anche il terrore di vedere un'assistenza sociale che invece di tutelare i figli e farli stare con la propria madre se li vede mettere in una casa famiglia dall'oggi al domani.
Per non parlare che a volte non c'entra ne la famiglia che si ha alle spalle né l'educazione , a volte si hanno delle dipendenze che trasformano l'uomo o ancora più ampiamente l'essere umano in mostro.
Ho letto , ascoltato tacendo in tutti questi giorni e il dolore che una donna di porta dietro anche nella violenza psicologica non se ne ha un idea.
Educare i nostri figli e figlie a non essere bulli , ad avere la forza e il coraggio di non seguire sempre la massa , la voglia di avere pensieri propri e non limitarsi ad essere una copia perché fà figo o perché è più comodo , di difendere il più debole , di non girarsi dall'altra parte è fondamentale ma.... ma ci sono così tante motivazioni oltre all'educazione o all esempio che si ha in casa..
E a voi donne.. bé.... quanti bei post ho letto in questi giorni .... fossimo così alleate , ci fosse davvero meno cattiveria tra noi donzelle... ma poi .... quante volte anche tra donne ci si fá violenza...
Anche noi abbiamo ancora molto da imparare
Non so che ho scritto tutto questo l'ho scritto di getto e senza controllare il t9.
Mi auguro e vi auguro il meglio.
8 notes · View notes
unquadernino · 5 months
Text
Io ancora che provo a cercare il confronto con le persone, ma perché lo faccio? Ieri ho parlato con una che chiedeva un confronto sulla questione calda dei femminicidi, io ho sostanzialmente argomentato sostenendo che la semplificazione ha rotto il cazzo, che il femminismo da reblog (si chiama così solo su Tumblr? Beh io lo chiamo così non mi interessa) ha rotto il cazzo. In realtà per me il tutto-da-reblog ha rotto il cazzo. In ogni caso questa mi sembrava intelligente, me la ricordavo così, era una spada negli esami di logica all'università. Beh a un certo punto mi ha detto che gli aspetti da manuale (testuali parole) del patriarcato sono: egocentrismo, difficoltà nel gestire le emozioni, e non so cos'altro. Assurdo come la psicologia e la società siano totalmente schiacciate l'una sull'altra, un contatto che esiste e va sottolineato se diventa una schiacciatura totale che elimina uno dei due elementi diventa semplificazione e incomprensione. Ma poi: pronto? Ancora qui a pensare che il patriarcato ti bussi alla porta vestito da patriarcato dicendo ciao sono il patriarcato? Gli uomini più altruisti possono essere maschilisti dalla testa ai piedi, i più equilibrati emotivamente possono esserlo. Ma di cosa parliamo? Ma PERCHÉ parliamo? E poi mi ha detto che anche nel caso di una malattia psicologica esistono delle credenze che sono indipendenti dalla malattia. MA COSA VUOL DIRE? Ma come fai a dire che un pensiero è indipendente da un disturbo psicologico? Cosa è un pensiero? Una valigia all'aeroporto di Fiumicino che scorre sul nastro del volo proveniente dalle Canarie? Ma ce la facciamo a non dire cagate? Perché chi si occupa di una cosa pretende di occuparsi solo di quella cosa? Perché non si riesce a spingere il proprio sguardo fino a toccare il bordo delle cose, che quasi sempre è in comune con altre cose?
In più vorrei dire: se a scuola si farà educazione all'affettività possiamo tranquillamente dichiarare morta la famiglia, e chissà poi la politica cosa dovrà inventarsi per richiamare in vita un nucleo sociale morto e sepolto al quale è stato fatto pure il funerale pubblico
[è solo un'osservazione, mi sembra interessante il declino di un nucleo sociale che la politica italiana continua a voler mettere nel modo più anacronistico possibile al centro delle proprie preoccupazioni. Forse abbiamo cercato affannosamente di cambiarla, di allargarla dall'interno, e si è finito semplicemente per eliminarla?]
7 notes · View notes