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#primo e ultimo post di oggi
diceriadelluntore · 1 year
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Canti Orfici
Ieri @vivenda, a commento del post su Orfeo ed Euridice, si è ricordata dell'opera di Christoph Willibald Gluck, a lei molto cara, Orfeo ed Euridice (1762), che ha rivoluzionato l'opera musicale, introducendo tutta una seria di innovazioni che saranno fondamentali nel corso della storia della musica. Del mito, composero e musicarono anche Jacopo Peri, addirittura nel Sedicesimo Secolo, Claudio Monteverdi nel Diciasettesimo, poi Haydn, Liszt e più recentemente Stravinsky, in un balletto in 3 atti.
Quel commento mi ha spinto a pensare della musica più vicina ai miei gusti, quella rock, e a chi si è ispirato al Mito del cantore e della splendida ninfa.
Il primo riferimento che mi viene in mente è un brano dei The Herd che fu il primo gruppo di Peter Frampton, che nel 1967 pubblicano il singolo From The Underworld, che arriva in classifica nella top ten inglese.
C'è un sanguinoso Nick Cave che in Abattoir Blues/The Lyre of Orpheus, doppio album del 2004, canta dello strumento caro al leggendario musico, la lira nell'omonima The Lyre Of Orpheus.
Hozier nel suo ultimo disco, Wasteland, Baby! del 2019, canta in Talk così:
I'd be the voice that urged Orpheus When her body was found (hey ya) I'd be the choiceless hope in grief That drove him underground (hey ya) I'd be the dreadful need in the devotee That made him turn around (hey ya) And I'd be the immediate forgiveness In Eurydice Imagine being loved by me!
Gli Arcade Fire dedicarono un intero disco al mito, Reflektor del 2013, tanto che in copertina c'è un capolavoro dello scultore Auguste Rodin, che si intitola Orfeo ed Euridice. In particolare, ci sono due brani, Awful Sound (Oh Eurydice) e It's Never Over (Oh Orpheus) meravigliosi, specialmente il secondo che ha un groove indimenticabile, che addirittura ha un video musicale con le immagini di Black Orpheus, film di Marcel Camus tratto da Orfeu da Conceição, pièce teatrale di Vinícius de Moraes, vincitore della Palma d'Oro 1959 me dell'Oscar 1960 come miglior film in lingua non inglese in rappresentanza della Francia benché girato in portoghese.
Salman Rushdie fece una delle sue prime apparizioni pubbliche dopo la fatwa per i Versetti Satanici nel 1993 sul palco dello Zoo Tv Tour degli U2, a Wembley. Divennero molto amici lo scrittore e la band, tanto che Rushdie mandò a Bono qualche anno dopo una bozza del suo romanzo, che riprende il mito di Orfeo ed Euridice. Quel romanzo, La Terra Sotto I Suoi Piedi, narra la storia d'amore tra due stelle internazionali della musica leggera, Ormus e Vina, che vivono una storia d'amore simile a quella di Orfeo ed Euridice. Ad un certo punto, dopo la morte di Vina, Ormus scrive una canzone, il cui testo Rushdie lascia nel libro. A Bono venne l'idea di musicarla, e a oggi The Ground Beneath Her Feet è l'unico brano ufficiale della discografia della band con un testo non autografo.
All my life, I worshipped her Her golden voice, her beauty's beat How she made us feel How she made me real And the ground beneath her feet And the ground beneath her feet
And now I can't be sure of anything Black is white, and cold is heat For what I worshipped stole my love away It was the ground beneath her feet It was the ground beneath her feet
Go lightly down your darkened way Go lightly underground I'll be down there in another day I won't rest until you're found
Let me love you, let me rescue you Let me bring you where two roads meet Oh, come back above Where there is only love Only love
Sentitevi liberi di aggiungere tutte le altre canzoni che parlano di questo Mito, così intenso, suggestivo e potente.
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lostaff · 11 months
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Ch-ch-changes
🌟 Novità
I post originali sono ora indicizzati dal nostro motore di ricerca (quasi) immediatamente. In precedenza, la visualizzazione di un nuovo post nei risultati di ricerca poteva richiedere minuti o ore. Se i tuoi post mancano da tempo nella ricerca e nei tag, prova questi passaggi per la risoluzione dei problemi.
Sul web, stiamo lavorando per rimuovere l'opzione per utilizzare l'editor dei post legacy. Questa settimana, rimuoveremo l'opzione per utilizzare l'editor legacy per alcuni utenti, per tipi di post diversi da testo/foto. Altri aggiornamenti in arrivo man mano che il lancio continua.
Nell'ultima versione dell'app per Android, abbiamo aggiornato la barra di navigazione in alto per includere un modo semplice per accedere a TumblrMart.
Abbiamo aggiornato il Theme Garden sul web con un elenco di temi in primo piano, tutti compatibili con NPF.
Stiamo sperimentando la visualizzazione di alcuni elementi del percorso di reblog in post abbreviati. L'abbiamo trascurato nel nostro ultimo post, quindi grazie a coloro che hanno chiesto informazioni!
Alcune persone inizieranno a ricevere notifiche push al termine di un sondaggio in cui hanno votato. Questo è un altro esperimento che stiamo conducendo.
🛠 Correzioni
Abbiamo risolto un problema che impediva la disattivazione dell'audio dei post con Blaze, per quelli di voi che partecipano all'esperimento che aggiunge il silenziamento delle notifiche dei post sul web o utilizzano le app per dispositivi mobili.
Tutte le nostre schede facoltative della dashboard, come le iscrizioni ai blog e ciò che ti sei perso, ora rispettano correttamente le impostazioni dell'etichetta della community.
Risolto un problema per il quale il testo in sovrimpressione dell'etichetta della comunità appariva al di fuori del post sulla rete del blog. L'overlay ora viene visualizzato sull'intero blog e può essere chiuso.
Sul web, il piccolo frammento che ti incoraggia ad aggiungere tag ora scompare quando inizi a digitare.
Nel browser Firefox, ora riceverai un messaggio di errore se provi ad accedere con l'email o la password sbagliate (in precedenza falliva silenziosamente).
Abbiamo cambiato alcuni colori nel pop-up di login/iscrizione sul web nelle tavolozze Cybernetic e Pumpkin in modo che il testo sia più leggibile.
Sul web, abbiamo risolto più problemi relativi alle scorciatoie da tastiera. Abbiamo anche aggiornato di conseguenza la guida ai tasti di scelta rapida (puoi trovarla nel menu a discesa dell'account). Infine, anche le scorciatoie da tastiera non fanno più distinzione tra maiuscole e minuscole.
In relazione a quest'ultimo punto, quel lavoro ha reso temporaneamente impossibile digitare un punto interrogativo. Questo è stato notato e risolto abbastanza rapidamente.
Sul web, abbiamo apportato alcuni miglioramenti alla modalità di visualizzazione del nodo selezionato del grafico del reblog in modo che sia più facile vedere su quale hai fatto clic.
🚧 In corso
Siamo a conoscenza di un problema per cui un utente che reblogga il tuo post potrebbe non ricevere notifiche quando ti piace il suo reblog. Stiamo indagando su questo ora.
🌱 In arrivo
Niente da segnalare qui oggi.
Hai riscontrato un problema? Invia una richiesta di supporto e ti risponderemo il prima possibile! 
Vuoi condividere il tuo feedback su qualcosa? Dai un'occhiata al nostro blog Work in Progress e avvia una discussione con la community.
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gregor-samsung · 2 years
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“ Una voce ricorrente, cui si è aggiunto “buon” ultimo il 27 gennaio 2020 un consigliere comunale della Lega, che con un post su Facebook (peraltro rapidamente rimosso) ha bollato niente meno che Sandro Pertini come partigiano e terrorista, a commento della proposta di intitolargli un ponte cittadino. Ma si tratta di una posizione che riemerge ciclicamente nel dibattito pubblico, con uno smaccato intento anticomunista che prende d’infilata anche la lotta partigiana, finendo per negarne la legittimità *. E il solo impiegare il termine “terrorismo”, tanto più alla luce delle paure che ha evocato a partire dagli anni Settanta e che suscita oggi (pur nelle differenze che separano il nostro presente dagli “anni di piombo”), è come se chiudesse ogni possibilità di discorso, di discussione. Cosicché per chi intende screditare la Resistenza diventa quasi un invito a nozze il constatare come durante i venti mesi la parola venga usata senza timidezze nei documenti degli organi che dirigono la guerra partigiana, come ha osservato Santo Peli riprendendo uno spunto di Claudio Pavone [Cfr. Santo Peli, Storie di Gap. Terrorismo urbano e Resistenza, Einaudi, Torino 2014, p. 5.]. L’equazione tra partigiani e terroristi si appiglia da un lato al modo con cui si sono autorappresentati i brigatisti, i quali hanno posto la lotta partigiana nel proprio pantheon e si sono proclamati suoi eredi, chiamati a portare a termine una rivoluzione iniziata dalla Resistenza e non ancora giunta a compimento perché sabotata allora dalle forze della reazione e dallo stesso Partito comunista. Dall’altro lato l’equiparazione pesca a piene mani nelle analogie che di fatto esistono nelle modalità pratiche della lotta armata: la vita in clandestinità, lo studio degli obiettivi da colpire, l’agguato, ecc. Ma le analogie finiscono qui. Viene ignorata una differenza così enorme che è persino imbarazzante sottolinearla. È appunto incomparabile il contesto: nel 1943-1945 è in corso un conflitto tremendo e si vive in stato di guerra, negli anni Settanta no (malgrado sia proprio ciò che i terroristi sostengono, e per quanto drammatico e avvelenato sia il clima politico e sociale di quella fase). Stabilito questo punto fermo, è appena il caso di accennare che è diverso il nemico che si combatte: da una parte le autorità naziste e fasciste, dall’altra uno Stato democratico (che tale resta anche alla luce dei limiti allora contestati alla sua reale democraticità). Se si riescono ad accantonare i detriti di questa stagione così complessa, che ha segnato indelebilmente la storia della Repubblica, e a concentrare invece lo sguardo sulle condizioni del 1943-1945, torna in primo piano la questione di fondo. Ribellarsi all’ordine iniquo che domina nel corso della guerra totale e cercare di abbatterlo per riconquistare (per tutti) una vita degna di essere vissuta significa fare i conti con le inevitabili conseguenze di questa decisione e assumersene la responsabilità. Non si dà alternativa. Ciò non vuol dire affatto che sia un percorso semplice o indolore, per chi lo intraprende prima di tutto e anche per chi guarda a quel passato. “
* Cfr. in proposito De Luna, La Resistenza perfetta cit., p. 14 che ricorda il ruolo di apripista avuto da Marco Pannella al congresso del Partito radicale del 1979 nell’accostare partigiani e terroristi degli anni Settanta proprio a partire dall’azione di via Rasella.
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Chiara Colombini, Anche i partigiani però..., Laterza (collana I Robinson / Letture), 2021. [ Libro elettronico ]
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tempi-dispari · 1 year
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Letatlin: "noi sappiamo "esprimerci" in forma (in)compiuta solo con la nostra musica"
Il post punk è un’etichetta fluida, che non ha confini in quanto a contaminazioni, cambiamenti e ammodernamenti. Come spesso accade in Italia è relegata a genere di nicchia, per pochi eletti. Ma non sembra essere un problema. Rappresentanti della corrente musicale ci sono e continuano a produrre notevoli dischi. E’ questo il caso dei Letatlin, duo reduce dalla recente pubblicazione del loro ultimo disco. In questa intervista a Tempi Dispari Mel de Vivre e Hans Plasma raccontano il recente lavoro, il loro genere, e il loro punto di vista della scena in Italia.
Una veloce presentazione per chi non vi conosce.
Letatlin esiste da fine anni 90. La band ha assunto da tempo una formazione a 2: Marc Mal de Vivre e Hans Plasma. Entrambi suoniamo chitarre, synth, drum machine varie, basso.
Testi scritti rigorosamente mai a 4 mani…insomma tutto (o quasi tutto) lo si fa’ a meta’.
Amiamo la sperimentazione come il garage rock, la new wave e l’elettronica.
Abbiamo autoprodotto il nostro primo LP  “missili sul giappone” nel 2002. “seaside” il nostro nuovo album e’ il 5to (escludendo alcuni EP) della nostra discografia e lo stiamo promuovendo con l’aiuto della (R)esisto distribuzione.
Stiamo già lavorando a un nuovo disco.
Se volete saperne di piu’ www.letatlin.net o potete ascoltare molto materiale su www.letatlin.bandcamp.com
Quanto è difficile essere post punk in Italia? 
Non conosciamo molti gruppi post-punk in Italia oggi. Comunque esprimersi nel nostro paese con questa attitudine musicale è stato sempre piuttosto difficoltoso. Pensiamo ad esempio a un disco notevole, veramente di respiro europeo come “Sick Soundtrack” (1980) dei Gaznevada che è rimasto praticamente (e purtroppo) sconosciuto eccetto per un pubblico super selezionato.
Il vostro disco, un’ esigenza espressiva o una necessità tecnica?
Noi sappiamo “esprimerci” in forma (in)compiuta solo con la nostra musica. Dunque diremmo che è prima di tutto un’ urgenza esistenziale! Suonare e fare nuovi pezzi ci accompagna da tanti anni, sopravvive a tanti cambiamenti. 
Perché il post punk?
Per semplicità di comunicazione, come tutti i gruppi (spesso loro malgrado) per comunicare “cosa suonano” anche noi dobbiamo citare qualche band di riferimento per dire da dove veniamo, insomma dichiarare “piu’ o meno” a quale tribù apparteniamo. 
Per come lo intendiamo noi definirsi “post-punk” è dichiarare di avere un’attitudine che include direzioni stilistiche anche differenti (vedi gruppi come Joy Division, Suicide, Nick Cave, The Fall, Sleaford Mods, Felix Kubin, Pixies, Pavement, Tarwater, Wire, Wall of Voodoo, the Residents, Devo,  etc) che hanno in comune però un mood e dei testi sempre diretti, urgenti, abrasivi e sperimentali. 
Sappiamo benissimo però che il giornalismo musicale ha ingabbiato il post-punk in un periodo molto preciso e con un sound molto più definito, molto piu’ chitarristico, di quello che noi attribuiamo ad esso. Per quanto ci riguarda pensiamo che un’ attitudine “post-punk” possa ritrovarsi già in gruppi garage metà / fine anni ’60 come pure nel primissimo Brian Eno o nei Neu! …e che dire dei Residents! 
E’ un genere ancora così di rottura o è stato edulcorato? 
Se per edulcorato intendi ibridato da altre influenze musicali diremmo di SI. Ma e’ nella sua natura! Vedi Sleaford Mods. Grande gruppo contemporaneo che usa semplicemente un laptop con basi prefatte e la voce del cantante. Sono essenziali, aggressivi e molto originali. Orgogliosi della loro formula.
Circa essere di “di rottura”: rispetto cosa? Il post-punk scalzò i 4 accordi “così di rottura” del Punk perché dopo pochissimo era diventato “stile” pure quello. 
Dunque crediamo che definirsi post-punk abbia un vantaggio: quello di avere libertà espressiva all’interno di una formula comunicativa che rimane underground e che rifiuta dunque la pura tecnica come primo requisito. Noi ci affidiamo più alle intuizioni e ai collages sonori.
I vostri testi sono piuttosto intimisti. Da cosa prendete spunto? Situazioni o sensazioni?
Ci piace sperimentare, spesso più che emozioni vorremmo trasmettere visioni. Le mascheriamo davvero molto usando giri di parole, layers di synth analogici, interminabili ripetizioni, dislessie, etc. In più siamo anche un tantino timidi. 
…ma a parte questi difetti, in “seaside” siamo riusciti a tirar fuori 8 “paesaggi sonori” che ci piace definire post-punk. Ognuno di essi vive di vita propria. Storielle brevi con un sound adeguato e che soprattutto non comunicano fra di loro.
Se mi volessi avvicinare al post punk, quali dischi e band consigliereste?
Il cuore ci direbbe The Fall ma data la relativa ostilità di quel rompicoglioni che era M.E.Smith alla fine sarebbe forse più saggio iniziare da dei classici come Real Life dei Magazine, Unknown Pleasure dei Joy Division, The Queen Is Dead degli Smiths o (insistiamo) anche Divide and Exit dei contemporanei Sleaford Mods.
Il disco sembra voler portare il messaggio che esiste ancora uno spazio in cui si può essere liberi di esprimersi, quel centimetro quadrato di cui parla Moore in V per vendetta. Questo spazio esiste o no? 
Per noi questo spazio deve esistere per forza dato che sappiamo esprimerci solo li dentro. 
Una domanda che non vi hanno mai fatto ma vi piacerebbe vi venisse rivolta?
Una domanda che ci piacerebbe potrebbe essere:
“descrivete un vostro brano di seaside”.
La risposta potrebbe essere: 
“the return of the Yeti” parla della freddezza e dell’ incomunicabilità tra due persone che a volte esiste in maniera inevitabile e naturale. Il sound è composto da suoni elettronici e da una chitarra fredda e tagliente che esprime la difficoltà di questi rapporti. Essi si contrappongono al basso e alla chitarra di accompagnamento che seguono invece un ritmo lento dal sound più caldo e vivo a suggerire che siamo fatti di carne e sangue.
Domanda Tempi Dispari: se foste voi gli intervistatori, chi intervistereste (vivente e non) e cosa gli chiedereste? 
Marc: Yello o Iggy Pop. “quando e quanto” si sono più divertiti nella loro carriera.
Hans: mi piacerebbe intervistare Rose Selavy e passare una notte d’amore con lei.
art cover SEA SIDE inside double final- nuova
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situazionespinoza · 1 year
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Se supero questo mese, allora sono capace di ogni cosa.
Me lo ripeto da settembre, da quando abbiamo riaperto il locale e al lavoro da copywriter sottopagata si è aggiunto quello di social media manager a nero per i miei titolari.
Scrivi post, lavora fino all'una quattro sere a settimana, scrivi articoli, fai ricerche, pubblica stories e rispondi ai DM. Controlla i Mi piace, i commenti, usa il tuo giorno libero per filmare un reel e trascorri tutta la domenica a montarlo con CupCut. Matura idee, sopporta le dicerie dei tuoi colleghi e il fracasso che fanno le tue coinquiline. Pulisci il bagno, sbatti i tappeti e ricorda di comprare il latte e le verdure. Cucina, mangia prima delle 15, svegliati prima delle 11 e allenati. Stai con il tuo ragazzo, apri le gambe al bisogno e ascoltalo mentre ti ripete a memoria i capitoli che ha studiato per i suoi esami. Corri in ospedale per tuo nonno, che ha avuto un'ischemia. Ricevi sessanta telefonate al giorno dai parenti più disparati che ti succhiano via la voglia di vivere con le loro paturnie sull'eredità.
Affronta tutto questo da sola e sabato scorso, il mio primo e potenzialmente ultimo sabato libero della stagione, avrei voluto solo crogiolarmi nel letto con una maschera viso e un libro, lontano dal cellulare e in silenzio completo. E invece sono stata trascinata ad una festa di cui ricordo poco e nulla, perché colta da un attacco di panico ho preso una pastiglia di Tavor. Che mi ha addormentato il cervello per dodici ore.
Se supero questo mese, allora è tutto in discesa. Me lo ripeto da due mesi e oggi è primo novembre. Il mio ragazzo mi tiene il broncio perché oggi pomeriggio dovevo scrivere un post, quindi non avevo tempo per vederci. E lui doveva andare a una cena con dei suoi amici che io non sopporto.
Mi lamento. Non riesco a vedere niente di bello in tutto questo. Rimpiango l'Università, gli esami, il Liceo.
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whileiamdying · 23 days
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Jafar Panahi lascia l’Iran dopo 14 anni
28 Aprile 2023 di Ettore Di Serio
Il cineasta iraniano, in seguito alla scadenza del divieto di viaggiare, ha potuto lasciare il Paese con sua moglie Tahereh Saeedi. La Francia è pronta ad accoglierlo: c’è spazio per Cannes?
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Un post recente della sig.ra Panahi, apparso sui social, ha confermato la possibilità del marito di tornare a viaggiare e, pertanto, la rimozione del divieto che bloccava il regista in Iran da ben 14 anni. La destinazione finale di questo viaggio è la Francia, Paese europeo nel quale il regista ritroverà la figlia.
La storia di Panahi, come del resto quella di altri cineasti iraniani, è ben nota e non ha lasciato indifferenti i media internazionali. Sin dai suoi primi lavori, il regista si è distinto per l’acutezza e la creatività. Film come Il palloncino bianco (1995) e Lo specchio (1997) sono stati premiati rispettivamente al Festival di Cannes e al Festival di Locarno. Tuttavia, la consacrazione definitiva è giunta con Il cerchio (2000), che si è aggiudicato il Leone d’Oro al Festival di Venezia.
I primi seri problemi giudiziari sono arrivati nel 2009 quando in Iran si scatenò il Movimento Verde a seguito delle contestate elezioni presidenziali. Il cineasta iraniano, a causa della sua partecipazione al funerale di un ragazzo ucciso durante le proteste, subì il primo divieto di viaggio ufficiale da parte dell’autorità iraniana. La situazione peggiorò l’anno successivo, quando Panahi si vide negata la possibilità di partecipare al Festival di Berlino e subito dopo fu arrestato subendo una condanna di 20 anni relativamente alla possibilità di viaggiare e realizzare film, a causa delle sue critiche al governo.
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Il suo ultimo lavoro è Gli orsi non esistono (2022), film drammatico vincitore del premio speciale della giuria al Festival di Venezia. I guai però non abbandonano Panahi e, nell’estate del 2022, in seguito all’arresto di Mohammad Rasoulof, egli con i suoi avvocati si rivolge all’autorità per chiedere spiegazioni in merito ai fatti accaduti. Qui, il regista è trattenuto dalle autorità e sarà rilasciato solo nel febbraio 2023. Ad oggi, dopo la partenza dall’Iran, Jafar Panahi sembra aver ritrovato la tranquillità.
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notizieoggi2023 · 1 month
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Grande Fratello, Anita torna sui social e fa una rivelazione spiazzante Ormai manca solo un giorno al gran finale e finalmente domani sera scopriremo chi si aggiudicherà la vittoria di questa edizione del Grande Fratello. Al momento i finalisti sono cinque e sono: Beatrice Luzzi, Rosy Chin, Massimiliano Varrese, Simona Tagli e Perla Vatiero. Al televoto per decretare il sesto finalista ci sono Letizia Petris, Greta Rossetti e Sergio D’Ottavi. Anita Olivieri ha dovuto abbandonare la Casa più spiata d’Italia nel corso della puntata di lunedì sera. Nelle ultime ore, l’ex inquilina è tornata sui social e in un lungo post, ci ha tenuto a condividere con i fan le prime impressioni e le prime sensazioni post addio al reality di Canale Cinque. Grande Fratello, le prime rivelazioni di Anita Olivieri Ecco che cosa ha scritto: “È stato un viaggio straordinario. Un’esperienza incredibile che ha arricchito ogni fibra della mia vita. Oggi rifletto su quel giorno, su quella ragazza nelle ultime foto, con il vestito dei suoi 18 anni e i tacchi di seconda mano, quando tutti i sogni non erano ancora stati chiusi nel cassetto. Oggi guardo quella ragazza nel suo ultimo e primo giorno e mi ripeto “Come è possibile?” “È successo veramente?”. Mi ritrovo di fronte a quella porta rossa tanto piena di significato. Mi sono sempre chiesta come sarebbe stato quel giorno, il giorno della mia uscita. Avrei sofferto? Avrei chiuso quella porta con entusiasmo o con tristezza? Sarei stata fiera del mio percorso? La risposta è sì. Lascio alle spalle i profondi legami umani, le emozioni, le persone, tutto ciò in cui ho creduto e investito con tanta energia. Così facendo saluto tutti, mi godo la casa e con un sorriso enorme li guardo emozionata, poi corro in camera, prendo Tino e apro la porta rossa“. Ha poi continuato: “È stata quella porta a separarmi da tutto ciò in cui credevo e avevo costruito. Ma anche a farmi vincere prima ancora di entrare. Mi ha obbligata a scegliere tra la sicurezza e la monotonia e la vita vera, quella imprevedibile, quella che fa paura, quella fatta di vivere di sogni. E mi ha messo davanti ad un bivio. Mi ha chiesto di scegliere, e così ho fatto. Esco e sento il vento, l’aria fresca, il profumo della libertà che tanto ho desiderato dopo mesi. Sono sempre io, con gli stessi occhi e la stessa gioia di vivere, quella ragazza semplice che non voglio mai cambiare. Questa è la mia più grande vittoria“. Infine ci ha tenuto a ringraziare tutti coloro che l’hanno sempre supportata: “Grazie al Grande Fratello per avermi dato l’opportunità di cambiare la mia vita. Per avermi fatto credere nei miei sogni più di quanto avessi mai fatto da sola. Grazie per avermi supportata e sopportata in tutti questi mesi. Siete stati la mia casa e la mia famiglia. Vi devo tutto. Ringrazio anche tutte le persone che, senza obbligo e senza chiedere nulla in cambio, mi dedicano ogni giorno messaggi d’amore, che mi hanno seguita e sono state al mio fianco. Siete il mio riflesso e sono grata per tutto questo. Con intelligenza emotiva ed eterno rispetto, vi dico grazie. Il resto è fuffa!“. Scopri le ultime news sul Grande Fratello.
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reading-marika · 2 months
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Eternal Sunshine Book Tag
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Oggi post speciale interamente dedicato ad Ariana Grande, che è tornata dopo 4 anni con un nuovo album!! Ho creato questo book tag basandomi sulle 13 canzoni dell'album, spero vi piaccia <3
01 intro (end of the world): un libro con un finale inaspettato.
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Ho scelto "Echi in Tempesta" di Christelle Dabos perché è l'ultimo capitolo della saga dell'Attraversaspecchi e il finale è decisamente inaspettato. In generale, non è propriamente il finale che il pubblico si aspettava, ma comunque ha chiuso abbastanza bene la serie.
02 bye: un libro che hai dato via volentieri.
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"Sulla Strada" di Jack Kerouac è un romanzo molto conosciuto della letteratura americana del '900. La storia è quasi autobiografica, ma nonostante ciò la sua lettura è stata molto complessa, perché non sono riuscita a comprendere i personaggi, caratteristica per me fondamentale, sia in positivo che in negativo. Sono stata, quindi, molto contenta di scambiarlo.
03 don't wanna break up again: un libro che ti ha emozionato.
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Vi ho già citato "Le Otto Montagne" di Paolo Cognetti, ma ad oggi è l'unico libro che mi ha fatta quasi piangere. È davvero difficile per me piangere leggendo un libro, ma questo non significa che io non mi emozioni o non rifletta su ciò che sto leggendo, semplicemente non lo esprimo esternamente (cosa strana perché io sono una che piange per tutto, ahahah).
04 saturn returns: un libro ambientato nello spazio.
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Vi cito "Winter" di Marissa Meyer, il quarto ed ultimo volume della saga delle Cronache Lunari, escludendo le novelle, perché ad oggi è l'unico libro che ho letto ambientato nello spazio. Ciò che ho amato maggiormente della serie è proprio la costruzione del mondo fantastico e di come l'autrice sia riuscita a collegare tutte le quattro storie singole assieme, dando rilevanza ai dettagli.
05 eternal sunshine: il libro più comfort che hai letto.
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Percy Jackson è la mia comfort zone in generale. Vi cito il quarto volume "La Battaglia del Labirinto" perché è il mio preferito. Amo follemente il mondo di Percy Jackson e ho sempre desiderato viverci.
06 supernatural: un fantasy che vorresti tutti leggessero.
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"A Study in Drowning" di Ava Reid è un fantasy, che non so se faccia parte di una serie, che io ho amato. L'autrice riesce a trattare la tematica della discriminazione delle donne negli ambiti lavorativi attraverso una storia fiabesca. Consigliatissimo!!
07 true story: un libro ispirato ad una storia vera.
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Per true story ho scelto una mia ultima lettura "Papà Goriot" di Balzac che ho scoperto essere un romanzo ispirato ad un fatto di cronaca solo iniziando il libro. Questo è un romanzo che ha l'obiettivo di denunciare la superficialità della classe alto-borghese, attraverso le emozioni provate dai protagonisti.
08 the boy is mine: un libro con dei personaggi che hai amato.
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Anche per questa canzone ho scelto una delle mie ultime letture, ovvero "La Voce delle Onde" di Yukio Mishima. Un romanzo che parla di amore, di un amore quasi impossibile perché nato in un contesto poco moderno, in un'isola giapponese distaccata dal mondo. I due protagonisti li ho trovati molti dolci e portatori di valori importanti, tra lui la tenacia di non mollare mai.
09 yes, and?: un libro non necessariamente bello che hai amato.
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Ora, non so se oggettivamente sia un libro scritto male, sicuramente non ha un elevato livello stilistico, ma io ho amato questa trilogia, in particolare il primo volume "Il Principe Prigioniero" di C.S. Pacat, un romanzo boys love ambientato in un mondo fantastico, simile a quello medievale. Un libro che si fa divorare.
10 we can't be friends: un autore con cui non hai creato un legame.
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Ebbene sì, Gustave Flaubert è un autore con cui non sono riuscita ad instaurare un legame. Ho amato follemente "Madame Bovary" e mi è piaciuto molto anche il romanzo incompiuto "Bouvard e Pecuchet", ma il resto delle sue opere per me sono state un martirio.
11 i wish i hated you: un libro che non ti è piaciuto, ma che ti ha insegnato qualcosa.
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"Follia" di Patrick McGrath, di cui trovate già la recensione sul blog, non mi è piaciuto per niente. Però, è un romanzo che mi ha insegnato molto a capire cosa mi piace e cosa no nei romanzi, cosa cerco e cosa no. Inoltre, nonostante non mi stesse piacendo ha comunque avuto la capacità di incuriosirmi a finirlo.
12 imperfected for you: un libro oggettivamente bello, ma che non ti ha convinto.
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"Il Sentiero dei Nidi di Ragno" di Calvino non mi ha conquistata. Riconosco l'importanza di quest'opera e il meraviglioso stile di scrittura dell'autore, ma purtroppo non mi sono affezionata a nulla.
13 ordinary things: un libro che racconta di una storia comune, ma di impatto.
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"Il Paese Dove Non si Muore Mai" di Ornela Vorpsi è un romanzo breve, ma intenso che racconta della vita di questa bambina, poi donna, che vive in Albania durante il regime comunista. E' un romanzo davvero toccante, nonostante le poche pagine, perché la scrittrice riesce, attraverso l'utilizzo di immagini precise e concise, a dipingere perfettamente il quadro della situazione.
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enkeynetwork · 5 months
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djs-party-edm-italia · 5 months
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Ensayo sobre el miedo allo Spazio Teatro No'hma di Milano il 22 e 23 novembre ’23. 
Mercoledì 22 e giovedì 23 novembre  alle ore 21 allo Spazio Teatro No'hma di Milano va in scena  il primo spettacolo della XV Edizione del Premio Internazionale dedicato al Teatro Nudo di Teresa Pomodoro si apre con la compagnia La Rosa de Cobre, proveniente dall'Argentina.
Si intitola Ensayo sobre el miedo ed è un saggio sulla paura che descrive una grottesca distopia sulla fine del mondo. Un panico generalizzato ha contagiato le persone alla stregua di un virus, dando vita a uno scenario dalle connotazioni post-apocalittiche. Sette “sopravvissuti"  si ritrovano in un rifugio precario - ultimo baluardo di speranza - dove insieme resistono e riflettono sul da farsi. Meglio uscire per ricostruire il mondo o stare nascosti per tenersi isolati e al sicuro?
"Siamo molto lieti di inaugurare la XV Edizione del Premio internazionale con una nuova compagnia proveniente dall'Argentina, paese che con diversi artisti ha calcato più volte il nostro palcoscenico, classificandosi al primo posto per la stagione 2013/2014 e 2019/2020” - spiega Livia Pomodoro. “Abbiamo scelto questo spettacolo perché ci ha colpito la riflessione in chiave tragicomica sui nostri tempi e sul ruolo che la paura gioca oggi nelle nostre vite”. 
Ensayo sobre el miedo ha rappresentato l'Argentina al Festival Internazionale Scenari del Mondo, in Ecuador, e ha partecipato al Festival Internazionale di Teatro di Caracas.
Per questo lavoro il regista e drammaturgo Federico Polleri ha ricevuto il Premio Teatro del Mondo, che gli è stato assegnato dall'Università Nazionale di Buenos Aires e dal Centro Culturale Ricardo Rojas.
La compagnia La Rosa de Cobre, in dieci anni di attività, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Tra questi la Menzione d'Onore assegnata dal Fondo Nazionale per le Arti.
 Lo spettacolo è in lingua originale con sovratitoli in italiano. 
Le due date del 22 e 23 novembre saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria. Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
XV EDIZIONE PREMIO INTERNAZIONALE IL TEATRO NUDO DI TERESA POMODORO
Saggio sulla paura (Ensayo sobre el miedo)
Distopia grottesca sulla fine del mondo
con: Jose Britos, Carla Rossi, Belen Manetta, Esteban Padin, Pablo Guzzo, Ale Comercci, Cecilia Mesias.
regia e drammaturgia: Federico Polleri
scenografia: Juan Ignacio Echeverrìa
musica originale: Leopoldo Juanes
fotografia: Romina Elvira
produzione: Compagnia La Rosa de Cobre
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #262 - The Alan Parsons Project - Tales Of Mystery And Imagination Edgar Allan Poe, 1976
La seconda storia di dischi letterari si lega a doppio filo con quella dei Pink Floyd, Storia #261. C’è una storia di grande passione per la musica: a 16 anni, per un piccolo lavoro part-time, Alan Parsons lavora al magazzino duplicazione nastri della EMI a West London. Si mette subito in mostra per l’abilità e per la dedizione, tanto che già l’anno successivo è mandato agli studi di Abbey Road, dove cura i master di niente di meno che Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles. George Martin, che era uno sveglio, lo nota e lo vuole a suo fianco come ingegnere del suono per le registrazioni di Let It Be e di Abbey Road: Parsons tra l’altro è l’assistente di studio del leggendario concerto improvvisato sul tetto degli studi di registrazione, ed è lì con i Fab Four nel loro “commiato” come gruppo. Diviene uno degli ingegneri capo degli Abbey Road Studios: lavora a capolavori come All Things Must Pass di George Harrison e McCartney di Paul, ed inizia una piccola collaborazione con i Pink Floyd, prima con alcune registrazioni di Ummagumma e Meddle, poi a dirigere le estenuanti e intensissime sessioni per The Dark Side Of The Moon (che durarono oltre 6 mesi, più 3 di post produzione), il cui successo clamoroso farà di Parsons un nome di qualità per l’ingegnerizzazione del suono. Produce infatti moltissimi artisti emergenti e non, tra cui Ambrosia, The Hollies, John Miles e i primi dischi, di grande successo, di Al Steward (inclusi i due più famosi, Time Passages e Year Of The Cat). Nel 1975 ha l’idea di fondare un suo gruppo: lui cura tutta la parte musicale e di produzione, Eric Woolfson quella di scrittura, Andrew Powell le orchestrazioni e gli arrangiamenti, chiamando di volta in volta il meglio dei sessionisti e di cantanti a lui cari, che casomai in quel periodo stavano lavorando con lui. La musica de The Alan Parsons Project si inserisce nel filone del pop rock sinfonico, che stava nascendo in quegli anni con grande successo dalle braci meno ardenti del prog, con largo uso delle tastiere elettroniche, orchestrazioni imponenti, atmosfere barocche e massicce, con testi che pescano anche riferimenti altisonanti. Infatti i primi lavori sono concept album che si ispirano a cose niente affatto scontate. il disco che ho preso in considerazione oggi è il loro primo Lp, Tales Of Mystery And Imagination (1976) che si ispira alla omonima raccolta di racconti del grande Edgar Allan Poe. Il lavoro di Poe è stato uno dei riferimenti letterari più utilizzati nel corso del tempo nella musica rock e non solo: un esperimento simile lo fece Lou Reed con The Raven, il suo ultimo album da solista del 2002, che si ispira in parte ai racconti dello scrittore americano, ma non ha l’organicità del lavoro della Alan Parsons Project. Che infatti oltre a nominare i 7 dischi utilizzando il titolo di racconti di Poe, ne segue anche la trama, con Woolfson che spesso utilizza intere frasi dei racconti come testo. C’è anche un grande plus: durante le registrazioni del 1976, Parsons chiama Orson Welles a recitare alcuni passi da inserire nel disco come prologo alle musiche: tuttavia nella prima edizione del 1976 non compaiono, e vengono rispristinate solo nella ristampa del 1987, curata nella rimasterizzazione dei nastri originali dallo stesso Parsons. Welles legge prima di A Dream Within A Dream', il primo brano strumentale, un oscuro pezzo di saggistica di Poe, il numero XVI dei suoi Marginalia pubblicato tra il 1845 ed il 1849. Il secondo passaggio che Welles legge precede il brano The Fall Of The House Of Usher - Prelude, ed è una parafrasi parziale dalla saggistica di Poe, presa da una raccolta. Il brano che prende spunto da Il Crollo Di Casa Usher è una lunga suite in 5 parti (Prelude, Arrival, Intermezzo, Pavane, Fall), è il clou del disco, che però offre anche altre cose interessanti: in The Raven Alan Parsons divide il canto con Leonard Whiting, recentemente ritornato alla ribalta, poichè oltre che cantante fu anche attore principale del Romeo E Giulietta di Franco Zeffirelli, accusando dopo 5 decenni gli eredi del regista di “violenza psicologica” per le scene di nudo di quella pellicola; The Tell-Tale Heart vede come protagonista vocale Arthur Brown, leader della band  The Crazy World of Arthur Brown, il quale diventerà famoso per le esibizioni con il fuoco durante i suoi show, più l’apporto ai cori di Jack Harris, che diventerà fido collaboratore negli anni dell’ APP; The Cask Of Amontillado e (The System of) Dr. Tarr And Professor Fether (tra l’altro due tra i racconti più belli di Poe) hanno la voce di John Miles, mentre To One In Paradise quella di Terry Sylvester degli Hollies, la band che Parsons contribuì a lanciare definitivamente. Partecipano alle registrazioni anche gli Ambrosia e i Pilot, altri gruppi curati da Alan Parsons. Che nel mentre si registrava il disco, ebbe anche tempo di lavorare a Tubular Bells di Mike Oldfield. Parsons usa anche uno dei primi vocoder (la sua voce modificata in The Raven per esempio) e nella suite The Fall Of The House Of Usher si rifà nientemeno che a Debussy, il quale nel 1908 scrisse una La Chute De La maison Usher ispirandosi egli stesso al racconto di Poe. Il disco ha anche una copertina particolarissima disegnata dai geni della Hipgnosis: tutta verde, ha una striscia luminosa che fa intravedere l’ombra di un uomo, la striscia continua sul retro dove c’è il disegno di due uomini bendati come mummie in un paesaggio che sembra egiziano, idea che vuole trasmettere uno dei punti chiave della narrativa di Poe, l’essere bloccati o sepolti vivi (nel racconto de Il Barile Di Amontillado, è uno dei temi principali per esempio). Il disco uscirà con le migliori recensioni, e avrà successo in Europa (in Germania è uno dei dischi più venduti degli anni ‘70 in assoluto), Canada e Gran Bretagna. Il percorso di ispirazione letteraria continuerà anche nel secondo disco, I, Robot, del 1977, ispirato all’omonimo racconti di Isaac Asimov, che ebbe anch’esso notevole successo. Il percorso della Alan Parsons Project continuerà con numerosi dischi anche per tutti gli anni ‘80, dove ad una produzione musicale ancora più pomposa e sfarzosa si assocerà il tentativo di comunicare “messaggi concettuali”, come i messaggi astrali di Eye In The Sky (1982), dei pericoli della civiltà industriale di Ammonia Avenue (1984) o le oscure simbologie di Vulture Culture (1985).
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tarditardi · 5 months
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Ensayo sobre el miedo allo Spazio Teatro No'hma di Milano
Mercoledì 22 e giovedì 23 novembre  alle ore 21 allo Spazio Teatro No'hma di Milano va in scena  il primo spettacolo della XV Edizione del Premio Internazionale dedicato al Teatro Nudo di Teresa Pomodoro si apre con la compagnia La Rosa de Cobre, proveniente dall'Argentina.
Si intitola Ensayo sobre el miedo ed è un saggio sulla paura che descrive una grottesca distopia sulla fine del mondo. Un panico generalizzato ha contagiato le persone alla stregua di un virus, dando vita a uno scenario dalle connotazioni post-apocalittiche. Sette "sopravvissuti"  si ritrovano in un rifugio precario - ultimo baluardo di speranza - dove insieme resistono e riflettono sul da farsi. Meglio uscire per ricostruire il mondo o stare nascosti per tenersi isolati e al sicuro?
"Siamo molto lieti di inaugurare la XV Edizione del Premio internazionale con una nuova compagnia proveniente dall'Argentina, paese che con diversi artisti ha calcato più volte il nostro palcoscenico, classificandosi al primo posto per la stagione 2013/2014 e 2019/2020" - spiega Livia Pomodoro. "Abbiamo scelto questo spettacolo perché ci ha colpito la riflessione in chiave tragicomica sui nostri tempi e sul ruolo che la paura gioca oggi nelle nostre vite". 
Ensayo sobre el miedo ha rappresentato l'Argentina al Festival Internazionale Scenari del Mondo, in Ecuador, e ha partecipato al Festival Internazionale di Teatro di Caracas.
Per questo lavoro il regista e drammaturgo Federico Polleri ha ricevuto il Premio Teatro del Mondo, che gli è stato assegnato dall'Università Nazionale di Buenos Aires e dal Centro Culturale Ricardo Rojas.
La compagnia La Rosa de Cobre, in dieci anni di attività, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Tra questi la Menzione d'Onore assegnata dal Fondo Nazionale per le Arti.
 Lo spettacolo è in lingua originale con sovratitoli in italiano. 
Le due date del 22 e 23 novembre saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria. Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
XV EDIZIONE PREMIO INTERNAZIONALE IL TEATRO NUDO DI TERESA POMODORO
Saggio sulla paura (Ensayo sobre el miedo)
Distopia grottesca sulla fine del mondo
con: Jose Britos, Carla Rossi, Belen Manetta, Esteban Padin, Pablo Guzzo, Ale Comercci, Cecilia Mesias.
regia e drammaturgia: Federico Polleri
scenografia: Juan Ignacio Echeverrìa
musica originale: Leopoldo Juanes
fotografia: Romina Elvira
produzione: Compagnia La Rosa de Cobre
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sounds-right · 5 months
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Ensayo sobre el miedo allo Spazio Teatro No'hma di Milano il 22 e 23 novembre ’23. 
Mercoledì 22 e giovedì 23 novembre  alle ore 21 allo Spazio Teatro No'hma di Milano va in scena  il primo spettacolo della XV Edizione del Premio Internazionale dedicato al Teatro Nudo di Teresa Pomodoro si apre con la compagnia La Rosa de Cobre, proveniente dall'Argentina.
Si intitola Ensayo sobre el miedo ed è un saggio sulla paura che descrive una grottesca distopia sulla fine del mondo. Un panico generalizzato ha contagiato le persone alla stregua di un virus, dando vita a uno scenario dalle connotazioni post-apocalittiche. Sette "sopravvissuti"  si ritrovano in un rifugio precario - ultimo baluardo di speranza - dove insieme resistono e riflettono sul da farsi. Meglio uscire per ricostruire il mondo o stare nascosti per tenersi isolati e al sicuro?
"Siamo molto lieti di inaugurare la XV Edizione del Premio internazionale con una nuova compagnia proveniente dall'Argentina, paese che con diversi artisti ha calcato più volte il nostro palcoscenico, classificandosi al primo posto per la stagione 2013/2014 e 2019/2020" - spiega Livia Pomodoro. "Abbiamo scelto questo spettacolo perché ci ha colpito la riflessione in chiave tragicomica sui nostri tempi e sul ruolo che la paura gioca oggi nelle nostre vite". 
Ensayo sobre el miedo ha rappresentato l'Argentina al Festival Internazionale Scenari del Mondo, in Ecuador, e ha partecipato al Festival Internazionale di Teatro di Caracas.
Per questo lavoro il regista e drammaturgo Federico Polleri ha ricevuto il Premio Teatro del Mondo, che gli è stato assegnato dall'Università Nazionale di Buenos Aires e dal Centro Culturale Ricardo Rojas.
La compagnia La Rosa de Cobre, in dieci anni di attività, ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. Tra questi la Menzione d'Onore assegnata dal Fondo Nazionale per le Arti.
 Lo spettacolo è in lingua originale con sovratitoli in italiano. 
Le due date del 22 e 23 novembre saranno trasmesse in streaming sui canali del teatro.
L'ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria. Per informazioni consultare il sito www.nohma.org o scrivere a [email protected].
XV EDIZIONE PREMIO INTERNAZIONALE IL TEATRO NUDO DI TERESA POMODORO
Saggio sulla paura (Ensayo sobre el miedo)
Distopia grottesca sulla fine del mondo
con: Jose Britos, Carla Rossi, Belen Manetta, Esteban Padin, Pablo Guzzo, Ale Comercci, Cecilia Mesias.
regia e drammaturgia: Federico Polleri
scenografia: Juan Ignacio Echeverrìa
musica originale: Leopoldo Juanes
fotografia: Romina Elvira
produzione: Compagnia La Rosa de Cobre
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tempi-dispari · 2 months
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Ultima: la musica oggi ha tutto... forse troppo
Gli Ultima sono una interessante realtà djent nostrana. Incredibile padronanza tecnica e sensibilità melodica rendono il loro lavoro davvero degno di nota. In questa intervista raccontano del loro ultimo disco, Bloom the ego, del loro concetto di underground, di come ascoltare sempre e solo i classici limiti la scoperta di nuovi artisti meritevoli di attenzioni e altri interessanti spunti.
Una presentazione per chi non ti conosce
Bella! Noi siamo gli Ultima, un gruppo di amici (ormai fratelli) che si impegna il più possibile per cercare di fare le cose fighe! Facciamo Djent / prog metal dove sembriamo cattivissimi ma in realtà siamo buoni
Iniziamo dal vostro ultimo lavoro. Come è nato?
’Bloom The Ego’ non è nato come album, lo è diventato dopo. Quando ci siamo formati abbiamo semplicemente continuato a comporre il più possibile in tutte la maniere possibili (tutti in sala prove, tutti a casa di Patrik (chitarra), Matteo (voce) da solo che mandava demo che avremmo poi rivisitato in sala, Jacopo (batteria) che faceva intere strutture che poi mandava ai chitarristi etc.). Una volta raggiunto un certo numero di brani abbiamo scelto quelli di cui eravamo più convinti, formando così l’album.
Il vostro genere, una casualità o una scelta?
È stata una scelta dal giorno 1. Ci siamo tutti innamorati dei Periphery in primo luogo e da allora è stato subito deciso che quello era ciò che volevamo fare, sia perché ci è piaciuto troppo, perché era una sfida estrema a livello tecnico e anche perché secondo noi è il metal del presente e del futuro.
Da dove nascono i vostri testi?
Nascono spesso da sensazioni/avvenimenti che vive il membro/i che scrive il testo (può capitare che oltre al cantante Matteo scrivano i testi anche Patrik o il batterista Jacopo, non abbiamo una regola fissa). Altre volte invece prendiamo ispirazione da avvenimenti storicamente accaduti come nel è stato nel caso di ‘Wolves’ dove parliamo del disastro di Chernobyl, oppure nel caso dell’ormai penultimo singolo abbiamo raccontato la storia della divinità mesopotamica Lamastu.
Quanto conta la preparazione tecnica oggi?
Allo stato attuale conta poco, ma ci sentiamo in dovere di dirlo: dovrebbe contare molto di più. Alle volte può capitare che dei brani di una x band suonino da Dio all’ascolto, poi però live cadono le braccia perché spesso sembra che non sia nemmeno la stessa band, mentre secondo noi (per quanto possibile) una band dovrebbe suonare bene in studio ma altrettanto bene anche dal vivo.
L’aspetto più difficile del vostro metodo compositivo?
La cosa più complessa è avere la mentality per mantenere i ritmi serrati, soprattutto per il fatto che in fase compositiva abbiamo la regola di essere tutti presenti in maniera tale che tutti possano dare il proprio contributo, cosicché una volta terminato il brano non ci siano dubbi o rimpianti: meglio di così non potevamo.
Come vi siete trovati per suonare assieme?
Jacopo e Massimo che suonavano già insieme in una precedente band hanno aperto il progetto, subito dopo si è unito Patrik (che suonava con Jacopo prima ancora di Massimo). Matteo (basso) lo abbiamo trovato per miracolo sull’allora già morente Villaggio Musicale e dopo una serie di tentativi con vari cantanti siamo finalmente incappati su Matteo (voce) che si è unito a noi dopo qualche mese.
Che cosa manca alla musica di oggi?
È proprio quello il fatto: alla musica non manca nulla anzi, c’è troppa roba. Oltre ad essere musicisti e compositori per sperare di ottenere qualche soddisfazione è necessario essere anche content creator, manager, editor, producer, pr…Tutto ciò rende tutto molto più complesso, però sembra quasi un gioco di ruolo dove devi livellare il personaggio per poter progredire nella storia e ogni volta succede sempre qualcosa di nuovo da aggiungere al proprio bagaglio di memorie. Tutto ciò è estremamente eccitante e divertente!
Se doveste iniziare adesso a fare musica, quale via scegliereste?
La stessa che abbiamo scelto all’inizio del progetto. Ci rifiutiamo di cambiare stile o genere solo per il gusto di seguire le tendenze del momento, questa è la nostra personalità quindi poco cambierebbe.
Qual è oggi la difficoltà maggiore, secondo voi, per le band storiche (parliamo di underground)?
Raggiunta una certa età è sempre complesso portare avanti progetti simili. Perché poi entra in gioco la famiglia, il lavoro e tutto il resto. Per di più la musica evolve e se non si è disposti ad evolvere con lei è facile che la passione venga a mancare dopo un certo periodo.
In tanti dicono che troppi artisti cercano di riprodurre ciò che è stato nel passato perché la musica di oggi non vale nulla. Il tuo punto di vista?
Mah ragazzi, noi ce ne laviamo le mani. Tanto ci sarà sempre il bulletto di turno a cui non va bene qualcosa. Che continuino ad ascoltarsi i primi Metallica o i Led Zeppelin se vogliono, non sanno che si perdono un mondo incredibile formato da altrettanto persone incredibili, sicché il problema è tutto loro. È necessario far riferimento a band del passato proprio perché ci possono essere degli spunti, se avessimo la sfera di cristallo faremmo affidamento pure sulle band del futuro!
La musica oggi dovrebbe essere più…?
La musica oggi deve essere più guardinga. Perché gli emergenti sono incazzati a causa del nonnismo che alle volte percepiamo e prima o dopo ci si renderà conto che gli emergenti alle volte sono molto più preparati dei professionisti, sia tecnicamente, professionalmente e mentalmente.
Un artista o una band per cui vi piacerebbe aprire? Ma noi non vogliamo aprire, noi ci meritiamo l’headlining!! No dai si scherza. Beh potremmo risultare ripetitivi ma noi avremmo troppo piacere di scendere in guerra con (o contro?) i Periphery. Essendo nati grazie a quasi solo la loro esistenza sarebbe per noi un onore impagabile.
Una che vorresti aprisse per voi? I Periphery! Se dovesse mai essere che loro aprono a noi allora significa che siamo arrivati <3
Il vostro concetto di underground?
L’underground è un luogo bellissimo, alle volte un po’ balordo, pieno di mafie varie, ma davvero scavando sotto terra si capiscono i valori della musica e non solo. È un luogo dove ci si può arricchire di esperienze!
La sua ‘malattia’ peggiore? La cura? La malattia è spesso non essere in grado di replicare live i brani registrati. La cura? In linguaggio da gaming noi diciamo “grindate Cristoddio” (studiate/allenatevi). Perché volete azzardare cose che non sapete suonare?
Una band o un artista underground che consigliereste? Non si supporta la concorrenza… (LOL)… A parte gli scherzi non ce la sentiamo di fare nomi perché di sicuro dimentichiamo qualcuno involontariamente. Perché si, c’è moltissima gente che merita molta più visibilità. Ma per adesso son tutti fossilizzati a guardare le trashate ridicole su Sanremo piuttosto che cercare su Spotify qualche gruppetto emergente che faccia qualsiasi genere.
Una mainstream che ti stupisce? Abbiamo già detto Periphery? Solo per il fatto che hanno una costanza incredibile nel fare album e anche per il fatto che sono dei demoni in tutto. Hanno costruito un impero fatto non solo di musica: si sono aperti la loro etichetta, vendono samples midi delle loro batterie, in 4 su 5 sono produttori, fanno clinic, sono endorser di cose che esulano pure dal contesto musicale etc.
Ieri l’idea, oggi il disco, e domani… Boh! Noi continuiamo semplicemente a fare quello che più ci piace e a rispettare le scadenze varie che siamo preposti. Ci siamo resi conto che alla fine della fiera la cosa più importante è il viaggio, non la destinazione. Poi se arriva anche quella meglio!
Una domanda che non vi hanno mai posto ma vi piacerebbe vi fosse rivolta? “Se aveste la possibilità di vedere il futuro, vedendo quindi dove siete stati in grado di arrivare e i vostri peggiori errori, cosa fareste?”.
Riposta: non faremmo niente perché rifiuteremmo l’offerta di vedere il nostro futuro. Non ci vogliamo spoilerare e precludere nulla.
Se foste voi ad intervistare, ipotizzando di avere a disposizione anche una macchina del tempo, chi intervistereste e cosa gli chiedereste? Probabilmente uno dei gruppi più big di sempre nel metal. Slipknot oppure anche i Metallica. Chiederemmo: ne è valsa la pena fare tutto questo? Come ci si sente dall’altra parte? Qual’è la cosa più importante? Cosa cambia dall’avere successo o dall’avere una vita normale?
Un saluto e una raccomandazione a chi vi legge
Ciao a tutti ragazzi, speriamo di non avervi annoiati! Non siamo nessuno per poter raccomandare cose e non abbiamo nemmeno voglia di spammarci dicendovi di seguirci nel viaggio che vorremmo far con voi, ma un messaggio lo vogliamo trasmettere: fate quel che vi piace, già solo facendolo vi renderete conto che ne vale la pena!
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atomheartmagazine · 6 months
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Nuovo post su Atom Heart Magazine
Nuovo post pubblicato su https://www.atomheartmagazine.com/hairstyle-the-talent-show-16-novembre-rakuten-tv/
"HairStyle, The Talent Show" dal 16 novembre su Rakuten TV
Da giovedì 16 novembre, Rossano Ferretti e Rudy Mostarda alla guida dell’atteso talent show dedicato all’hairstyling. “HairStyle, The Talent Show” sarà in prima serata su Real Time e in streaming su Discovery+ e Rakuten TV.
HairStyle, The Talent Show
Il prossimo 16 novembre, dieci parrucchieri professionisti italiani entreranno nello studio di HairStyle, The Talent Show con l’obiettivo di diventare la nuova stella nel mondo dell’hairstyling. Il Maestro Rossano Ferretti e il Global Hairstylist Rudy Mostarda saranno incaricati di valutare i lavori presentati dai concorrenti e di offrire loro i migliori consigli. Prodotto da Shine Iberia (una società di Banijay), HairStyle, The Talent Show andrà in onda in prima serata da giovedì 16 novembre alle 21:20 su Real Time e sarà disponibile in streaming su Discovery+ e anche attraverso il catalogo di contenuti esclusivi di Rakuten TV, una delle piattaforme di streaming leader in Europa.
Con HairStyle, Rossano Ferretti aspira a migliorare la percezione pubblica della professione di parrucchiere: “Il mio sogno è migliorare la qualità dell’industria in cui lavoro”.
Per Rudy Mostarda “Girare HairStyle è stata un’esperienza, ma soprattutto un onore vedere negli occhi dei partecipanti la voglia e l’ambizione per questa professione”
Marco Eula, General Manager Alfaparf Milano aggiunge: “Alfaparf Milano Professional è da sempre impegnata a sostenere la beauty industry e lavora da più di 40 anni a fianco del parrucchiere supportandolo nel suo lavoro quotidiano. Oggi grazie ad HairStyle ci affacciamo al consumatore finale, cogliendo l’opportunità di far conoscere e valorizzare la professione, continuando a parlare di bellezza”.
“Noi di Shine Iberia siamo esperti di intrattenimento, conosciamo bene i talent show grazie a format come ‘MasterChef’, ‘Maestros de la Costura’ o ‘The Voice’. Tuttavia, ‘HairStyle’ è per noi un talent show molto speciale. Un nuovo format televisivo, molto ambizioso, studiato e progettato con Rossano Ferretti e prodotto in collaborazione con Alfaparf Milano Professional per farlo diventare di livello internazionale”. Sono le parole di Macarena Rey, CEO of Shine Iberia and Executive Producer di HairStyle. 
Laura Maffei, Programming Senior Manager Warner Bros. Discovery racconta: “Real Time, il nostro canale al femminile che da sempre ha uno sguardo rivolto ai contenuti internazionali, ha il piacere di accogliere in prima serata un talent show come questo. Che cavalca un trend sempre attuale e d’interesse come l’hair look competition. Il primo prodotto multilocal che Warner Bros. Discovery ha colto l’opportunità di realizzare in collaborazione con il gruppo Banijay un progetto creato da un hub produttivo con il fine ultimo di esportare in contemporanea lo stesso formato, adattato e localizzato, in molti dei Paesi in cui la nostra media company globale è presente.”
“Siamo lieti di presentare questo format inedito e innovativo insieme a Warner Bros. Discovery e all’eccellente produzione di Shine Endemol.  HairStyle, The Talent Show ci permette di unire i valori di Rakuten TV con l’intrattenimento di qualità per un vasto pubblico europeo”. Dichiara Cristian Liarte, Original Productions Director Rakuten TV Europe. 
Un nuovo formato per tutto il mondo
Dieci parrucchieri professionisti provenienti da tutta Italia dovranno dimostrare il loro talento, abilità e creatività davanti a Rossano Ferretti (che condurrà il talent show trasmesso nelle sue cinque versioni in Spagna, Messico, Brasile, Stati Uniti e, appunto, Italia). In ciascuna edizione, Rossano Ferretti valuterà il lavoro dei concorrenti accompagnato da un co-presentatore proveniente da ogni paese. Non saranno soli: con loro ci saranno tante celebrities che daranno il loro contributo alla gara con consigli e suggerimenti. Nel corso delle puntate arriveranno nel salone di HairStyle, The Talent Show Bianca Atzei, Martin Castrogiovanni, Martina Colombari, Antonia Dell’Atte, Giorgia Surina e Beatrice Valli. 
Adattarsi alle richieste dei clienti, studiare le loro caratteristiche fisiche e dar loro consigli sui colori e tagli di capelli che li valorizzano di più. Realizzare acconciature per occasioni speciali e ripristinare la salute dei capelli danneggiati. Sono solo alcune delle sfide che i concorrenti di HairStyle affronteranno nel corso dello show. Inoltre, dovranno dimostrare la loro abilità con i colori e completare le acconciature con un make-up da sogno. Il vincitore di ciascuna edizione di HairStyle riceverà un premio del valore di 150.000 euro, che gli permetterà di aprire un salone super esclusivo con il supporto di un team di esperti guidato da Rossano Ferretti. Inoltre, avrà il sostegno dei marchi partner del programma e riceverà un assegno aggiuntivo di 10.000 euro da investire nel suo salone. Entrerà anche a far parte del team internazionale di formatori del prestigioso master per parrucchieri ‘MDB Education’.
Uno studio televisivo trasformato in un grande salone
Per realizzare il sogno di HairStyle, The Talent Show, uno studio televisivo è stato trasformato in un grande hair salon di 1.000 mq. All’interno, tutto il necessario per realizzare lavori spettacolari. Postazioni di lavoro con tutti gli strumenti utili per dare vita a lavori straordinari, lavatesta indipendenti per offrire un trattamento personalizzato ai clienti e ampie scaffalature che ospitano i migliori prodotti per la colorazione e la cura dei capelli. Nonché extension di capelli naturali in un’incredibile varietà di colori. 
Con tutti questi prodotti, i concorrenti di HairStyle, The Talent Show potranno affrontare tutte le sfide con materiali di alta qualità. Tutti forniti dai brand partner del programma: Alfaparf Milano Professional, Rossano Ferretti Parma, Gama Professional, Maletti e Great Lengths.
Presentatori di riferimento nel mondo dell’estetica
Rossano Ferretti
Il Maestro Rossano Ferretti è uno degli hair stylist più famosi al mondo. È la terza generazione di una famiglia di parrucchieri e da Campegine (RE), un piccolo paese di soli 500 abitanti, ha creato un impero globale. Celebre per la sua linea di prodotti per la cura dei capelli 100% Made in Italy e per i suoi prestigiosi saloni frequentati da numerose celebrità, membri di famiglie reali e VIP di tutto il mondo. Alcuni di questi saloni si trovano a Milano, Parigi, New York, Miami, Dubai e Madrid. Inoltre, Rossano Ferretti è noto in tutto il mondo come il creatore del rivoluzionario Metodo Rossano Ferretti, conosciuto anche come “invisible haircut”.
Da decenni Rossano Ferretti sostiene che il taglio di capelli debba essere personalizzato, tenuto conto della loro natura, della loro texture e del loro movimento. In un momento in cui l’uso di una tecnologia skincare legata al mondo dei capelli era una rarità, Rossano Ferretti è stato un pioniere nella ricerca del legame tra skincare e haircare e ha fatto suo il concetto all’avanguardia di “Skinification”. Il Maestro, da decenni ambasciatore globale dell’industria, ha pubblicato libri didattici e ha collaborato con riviste tra cui Vogue. La prossima sfida di Rossano Ferretti è dunque quella di calarsi nei panni di conduttore e giudice del nuovo talent show per parrucchieri HairStyle, The Talent Show. 
Rudy Mostarda
Rudy Mostarda è il Direttore creativo globale del marchio Alfaparf Milano Professional. È responsabile della creazione di tutte le nuove collezioni su scala globale per ottenere un’immagine coordinata del brand in tutto il mondo. Fedele ai principi di una filosofia educativa, una delle sue attività preferite è la formazione degli stilisti attraverso seminari, eventi e formati innovativi. Rudy è anche fondatore e Direttore creativo internazionale di Extrema Hair. Che conta più di 90 saloni affiliati in Italia, di cui quello di Milano gestito direttamente da lui.
Un personaggio poliedrico, in grado di creare look scenografici ma anche proposte per il lavoro quotidiano da realizzare in salone. È Vice President dell’Alternative Hair Show di Londra, l’evento più importante al mondo sull’hairstyling. È anche artefice della creazione di look per importanti celebrità ed è regolarmente presente nel backstage della Settimana della Moda di Milano come direttore creativo di numerose griffe, oltre che alla Mostra del Cinema di Venezia. Collabora inoltre attivamente con testate come Vogue e Marie Claire. Ora sarà alla guida di HairStyle, The Talent Show accanto a Rossano Ferretti per trovare il prossimo grande nome dell’hairstyling italiano.  
HairStyle, The Talent Show: debutto in Italia, tramite REAL TIME e RAKUTEN TV
REAL TIME
REAL TIME Real Time è l’unico vero brand di intrattenimento per un pubblico femminile. Il canale è pensato per tutte le donne, e le loro famiglie, che sono alla ricerca di uno storytelling coinvolgente e di qualità e di un intrattenimento leggero e accessibile. Con un mix vincente di produzioni originali di grande successo e programmi internazionali, il canale racconta storie e persone reali e straordinarie con contenuti attuali e uno stile innovativo in costante evoluzione. Capace di positività, autenticità e forti emozioni. Disponibile su: Digitale terrestre canale 31; Sky canale 160, Real Time+1 canale 161; tivùsat canale 31, Real Time+1 canale 131; discovery+; TIMVISION; Vodafone TV.
RAKUTEN TV
RAKUTEN TV aggiunge questo nuovo programma al suo catalogo di contenuti gratuiti (AVOD) e alla linea di contenuti esclusivi FAST in Italia, essendo uno dei nuovi lanci della piattaforma dopo ‘Karate Do: il cammino di Sandra Sánchez’ e ‘Bojan Krkić, Dietro il Sorriso’. È una delle principali piattaforme di streaming in Europa. Combina i servizi TVOD (Video On Demand Transazionale), AVOD (Video On Demand con pubblicità) e FAST (televisione in streaming gratuita con pubblicità) per offrire un universo di contenuti semplificando al massimo l’esperienza per il suo pubblico.
La piattaforma è disponibile in 43 territori europei. Attualmente raggiunge più di 140 milioni di case grazie al pulsante del telecomando e all’app preinstallata nei dispositivi dei principali produttori di Smart TV. Rakuten TV fa parte di Rakuten Group, Inc., una delle principali società di servizi Internet al mondo, focalizzata sull’e-commerce, il fintech, il contenuto digitale e la comunicazione.
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Diplomatic Post: London - Post Introduttivo. Diplomatic Post: London è il mio tentativo di scavare, tramite il ricorso al genere letterario del racconto e agli espedienti di fiction ed alternate history, nella profondità di politica e religione, di potere temporale e potere spirituale, per andare alla ricerca di ciò che sta veramente e realmente alla loro base: il governo dei governi e la religione delle religioni – ovvero, quel livello superiore e pressoché sconosciuto ai più in cui trono ed altare, potere temporale e potere spirituale si fondono in un unicum che costituisce tanto il gradino più alto della catena di comando in ambito politico da un lato, quanto la sapienza gnostico-esoterica madre di tutte le religioni dall’altro. In questo mio racconto in cui il ricorso a fiction ed alternate history rappresenta l’indispensabile contromisura di stampo precauzionale per poter liberamente esprimere l’indicibile ed impunemente rivelare la cifra dell’oscuro e dell’occulto che avvolge in egual misura politica e religione, senza temere censure o peggio, Londra, Parigi e Roma rappresentano gli scenari fisici e reali, il centro di gravità tripartito da cui tale trama si dipana per riversarsi senza soluzione di continuità nel mondo intero sino alle sue più estreme periferie; ed i personaggi-chiave di Diplomatic Post: London di cui mi accingo ora ad elencare nominativi e funzioni svolte in questo grande gioco cosmico sono, sì, inventati – ma lo sono sino ad un certo punto e solo nella misura in cui il ricorso a fiction ed alternate history mi hanno consentito di render possibile ciò che altrimenti mi sarebbe stato di fatto precluso, ovvero squarciare il velo di Maya che da secoli avvolge politica e religione, potere temporale e potere spirituale: allora, più che di personaggi fisici, dovremmo correttamente parlare di incarnazioni di meccaniche sociali e dinamiche storiche che stanno alla radice del progredire dell’umanità tanto quanto le profonde correnti oceaniche lo sono dell’ondeggiare del mare in superficie.Una nota conclusiva e di colore: da ex venditore d’auto ho voluto abbinare ad ogni personaggio-chiave di Diplomatic Post: London un determinato tipo di vettura quale espressione di funzione e ruolo svolti nel racconto. A parte questo post introduttivo ed il primo episodio, che pubblico oggi, la pubblicazione degli episodi di Diplomatic Post: London sarà settimanale ed avverrà di domenica.
Etienne Giscard d’Estaing: parigino, massimo conoscitore a livello mondiale di gnosticismo, esoterismo ed occultismo, titolare da quattro generazioni di una fornitissima e famosissima libreria esoterica nel centro di Parigi, elaboratore di una raffinatissima sintesi di pensiero che dispensa a pochissimi eletti in ultra-riservate conferenze (vettura associata: Polestar 2).
Professor Edmund Moriarty: londinese, giovanissimo orientalista e sinologo, sino a febbraio 2022 addetto culturale dell’ambasciata britannica a Buenos Aires, poi Lecturer al Trinity College di Cambridge (vettura associata: Lynk&Co 01).
Tom Hopkins: sessantenne londinese di Croydon, chief-inspector della squadra omicidi da sei mesi costretto al pensionamento anticipato per una riorganizzazione del personale della Metropolitan Police di Londra, trova nel suo ultimo caso rimasto insoluto (l’omicidio di una coppia professionale ed affettiva di giornalisti scandalistici londinesi) l’occasione per la scoperta di un nuovo mondo e di una nuova vita (vettura associata: Mercedes Classe E W213 200d Sport).
Helmut von Hollerich: banchiere svizzero ottantenne, cattolico ultra-tradizionalista, consulente del Vaticano durante la travagliata vendita delle quote vaticane della Société Anonyme Suisse d’Exploitation Agricole (Sasea) al discusso finanziere italiano Florio Fiorini, amico personale della famiglia Odescalchi (auto associata: Audi S8).
Arcivescovo Andrea Odescalchi – nunzio apostolico: sino a febbraio 2022 nunzio apostolico a Buenos Aires, poi nunzio apostolico a Londra – dove viene raggiunto dal fratello Edoardo e dalla sorella Paola che trasferiscono la sede legale della holding di famiglia nella City (vettura associata: Mercedes S W223 580 Premium Plus 4Matic).
Papa Leone XIV: bavarese, classe 1927, succeduto nel 2005 a Giovanni Paolo II, amico di lunga data della famiglia Odescalchi, nel febbraio 2022 accetta di trasferire l’arcivescovo Andrea Odescalchi all’agognata nunziatura apostolica di Londra. Muore improvvisamente ai primi di giugno 2022 in seguito ad una gravissima crisi cardiaca che lo stronca in meno di 40 minuti.
Cardinal Marie-Dominique Juncker O.P.: settantanovenne cardinale lussemburghese appartenente all’Ordine dei Predicatori (Domenicani), in pensione da un anno dopo una vita trascorsa a Roma tra insegnamento universitario ed incarichi curiali, a fine giugno 2022 viene eletto Papa con il nome di Domenico I (vettura associata: Kia EV6, vettura che guida personalmente anche da papa per qualche uscita in centro a Roma).
Vescovo Andrew Dupont O.P.: settantottenne vescovo ausiliare dell’arcidiocesi cattolica di Westminster (Londra), grande amico del confratello domenicano cardinal Juncker O.P., nel settembre 2022 viene nominato cardinale da Papa Domenico I e si trasferisce a Parigi nell’abitazione appartenuta al ramo francese della sua famiglia lì rimasta anche durante la Rivoluzione, mentre il cosiddetto ramo inglese emigra e si stabilisce definitivamente nel Regno Unito. La sua amicizia con Etienne Giscard d’Estaing rischia di creare un gravissimo scandalo per il pontificato di Domenico I – ma l’abilissima gestione della cosa da parte di Mr Stefano Rossi porta al disinnesco della potenziale bomba mediatica (vettura associata: come vescovo ausiliare di Westminster - VW Golf VII serie 1.5 tsi 150 cv; come cardinale - Renault Megane E-Tech Tecno).
Mr Stefano Rossi: sessantenne italiano ex venditore d’auto trasferitosi in Inghilterra a fine anni Novanta, dapprima collabora come autista e factotum di monsignor John O’Connell, poi, in seguito alla nomina cardinalizia dell’ausiliare di Westminster Dupont O.P. con conseguente trasferimento di quest’ultimo a Parigi, segue nella capitale francese il neo-porporato sempre come autista personale e factotum (vettura associata: BMW Serie 1 E87 118d steptronic).
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