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#I nostri antenati
smokingago · 5 months
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🍀
"A ciascuno di voi è riservata una persona speciale. A volte ve ne vengono riservate due o tre, anche quattro. Possono appartenere a generazioni diverse. Per ricongiungersi con voi, viaggiano attraverso gli oceani del tempo e gli spazi siderali. Vengono dall'altrove, dal cielo. Possono assumere diverse sembianze, ma il vostro cuore le riconosce. Il vostro cuore le ha già accolte come parte di sé in altri luoghi e tempi, sotto il plenilunio dei deserti d'Egitto o nelle antiche pianure della Mongolia. Avete cavalcato insieme negli eserciti di condottieri dimenticati dalla storia, avete vissuto insieme nelle grotte ricoperte di sabbia dei nostri antenati. Tra voi c'è un legame che attraversa i tempi dei tempi: non sarete mai soli..."
Brian Weiss
#smokingago
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susieporta · 5 months
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QUANDO NOSTRO PADRE COMINCIA A MORIRE
Quando il padre invecchia e comincia a trotterellare come se fosse nella nebbia. Lento, lento, impreciso.
È quando uno dei genitori che ti teneva stretta la mano quando eri piccolo non vuole più restare solo. È quando il padre, un tempo fermo e insormontabile, si indebolisce e fa due respiri prima di alzarsi dal suo posto.
È quando il padre, che un tempo aveva comandato e ordinato, oggi non fa altro che sospirare, solo gemere, e cerca dove siano la porta e la finestra: ogni corridoio è ormai lontano.
È quando un genitore precedentemente volenteroso e laborioso non riesce a indossare i propri vestiti e non ricorda i farmaci che ha preso. E noi, da bambini, non faremo altro che accettare di essere responsabili di quella vita. Quella vita che ci ha dato i natali dipende dalla nostra vita per morire in pace.
Forse la vecchiaia del padre e della madre è curiosamente l'ultima gravidanza. Il nostro ultimo insegnamento. Un'opportunità per ricambiare la cura e l'amore che ci hanno donato per decenni. E proprio come abbiamo adattato la nostra casa per prenderci cura dei nostri bambini, bloccando le prese della luce e montando dei box, ora cambieremo la distribuzione dei mobili per i nostri genitori.
La prima trasformazione avviene nel bagno.
Saremo i genitori dei nostri genitori che ora metteranno una sbarra sotto la doccia. Il bar è emblematico. Il bar è simbolico. La sbarra inaugura il “detemperamento delle acque”. Perché la doccia, semplice e rinfrescante, è ormai una tempesta per i vecchi piedi dei nostri protettori. Non possiamo lasciarli per nessun momento.
La casa di chi si prende cura dei propri genitori avrà dei rinforzi ai muri. E le nostre braccia saranno estese sotto forma di ringhiere. Invecchiare è camminare aggrappandosi agli oggetti, invecchiare è anche salire le scale senza gradini. Saremo estranei a casa nostra. Osserveremo ogni dettaglio con paura e ignoranza, con dubbio e preoccupazione. Saremo architetti, designer, ingegneri frustrati. Come non prevedere che i nostri genitori si sarebbero ammalati e avrebbero avuto bisogno di noi?
Rimpiangeremo i divani, le statue e la scala a chiocciola. Rimpiangeremo tutti gli ostacoli e il tappeto. E a nostro padre si saluta un po' tutti i giorni...
Un uomo di nome José accompagnò suo padre fino ai suoi ultimi minuti.
In ospedale, l'infermiera stava facendo la manovra per spostarlo dal letto alla barella, cercando di cambiare le lenzuola quando José gridò dal suo posto: - Lascia che ti aiuti! - . Raccolse le forze e prese suo padre sulle ginocchia per la prima volta.
Appoggiò il volto di suo padre al petto. Ha messo sulle sue spalle il padre consumato dal cancro: piccolo, rugoso, fragile, tremante. Rimase abbracciato a lungo, il tempo equivalente alla sua infanzia, il tempo equivalente alla sua adolescenza, un tempo bello, un tempo infinito.
Dondolando suo padre da una parte all'altra.
Accarezzare suo padre.
Calmare suo padre.
E gli disse sottovoce:
- SONO QUI, PAPÀ!
Ciò che un padre vuole sentire alla fine della sua vita è che suo figlio è "lì" per dirgli... Vacci piano. Ti diamo il permesso, non preoccuparti... Andrà tutto bene! 🙏🏽
Queste meraviglioso testo lo aveva trovato anni fa. Dopo la morte del mio padre. Non ho potuto arrivare in tempo prima che lui mancase.
Grazie papà ovunque la nel spazio infinito sta te e tutti mie antenati. Mi manchi.
Xiukiauitzincheko Escandon
Nagual Sciamano dell’anima
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"Per nascere abbiamo bisogno di :
2 Genitori
4 nonni
8 bisnonni
16 Trisinonni
32 Tetranonni
64 pentanonni
128 esanonni
256 Eptanonni
512 Ottanonni
1024 Annonni
2048 Decanonni
Solo il totale delle ultime 11 generazioni, ci sono voluti 4.094 ANTENATI, tutto questo in circa 300 anni prima che io o te nascessimo!
Fermati un attimo e pensa...
- Da dove vengono?
- Quanti combattimenti hanno combattuto?
- Quanta fame hanno passato?
- Quante guerre hanno vissuto?
Quante vicissitudini hanno vissuto i nostri antenati?
D'altra parte, quanto amore, forza, gioia e stimoli ci hanno lasciato in eredità?
Quanto della loro forza per sopravvivere, ognuno di loro ha lasciato dentro di noi qualcosa di loro …
Esistiamo solo grazie a tutto quello che ognuno di loro ha passato, ha vissuto."
Benedetti siano i nostri antenati ❤️
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flowerytale · 6 months
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hey, i looove your blog! i want to read more italian authors, do you have any recs? 💖 i’m particularly interested in poetry but anything will do!! have a nice day 💖💖💖
Hi dear! Of course I have some recs! I'm currently re-reading Il Barone Rampante (The Baron in the Trees) from Italo Calvino, which is part of the "I Nostri Antenati" (Our Ancestors) trilogy. Then OF COURSE my beloved Elena Ferrante, Oriana Fallaci, Alessandro Baricco, Giacomo Leopardi, Elsa Morante, Luigi Pirandello, Stefania Auci (you can also find the show I Leoni di Sicilia - The Lions of Sicily on Disney+, which is based on her most know novel. But I haven't seen it yet, so I have no idea if it's a good adaptation lol), Michela Murgia, Cesare Pavese, Grazia Deledda, Primo Levi, Giovanni Verga, Ugo Foscolo, Niccolò Ammaniti. Also, special mention to Elisabetta Gnone and Elisabetta Dami my two of favorite children's book authors🫀
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abr · 1 year
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la tradizione ci insegna che i nostri antenati non hanno mai mangiato insetti, mai. Nemmeno durante le carestie, mai. Hanno mangiato gatti, erba nei campi, ma insetti mai e sì che in certe famiglie conoscevano cos'era la fame. Questo mi basta, non desidero elaborare oltre.
via https://twitter.com/ilProvincial/status/1622372187205140481
Siamo a questo punto: è davvero meglio far senza discutere quel che facevano gli antenati. Tipo quella tribù che al terremoto nell'Oceano Indiano del 2001 si salvò fuggendo immediatamente sulle colline come raccomandavano i vecchi, senza sapere che gli era stato tramandato per evitare lo tsunami incombente.
Perduta la cultura l'identità e la scienza vera, ridotti a vivere confinati al solo presente nell'illusione che esso sia eterno, questo è effettivamente il più potente degli ubi consistam, l'ancora di salvezza ideale in tempi davvero bui.
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ma-pi-ma · 11 months
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Le cosiddette "pecore nere" della famiglia sono in realtà ricercatori nati da vie di liberazione per l'albero genealogico. Quei membri che non si adattano alle regole e tradizioni del Sistema Familiare, quelli che sin da piccoli cercavano di rivoluzionare le credenze andando contro ai cammini marcati dalle tradizioni familiari, quelli criticati, giudicati e incluso abbandonati, quelli che, in generale, sono chiamati a liberare l'albero da quelle storie ripetitive che frustrano generazioni intere. Le "pecore nere", quelli che non si adattano, quelli che gridano ribellione, riparano e disintossicano e creano un nuovo e fiorito ramo.
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Incontabili desideri repressi, sogni irrealizzati, talenti frustrati dei nostri antenati si manifestano nella loro ribellione cercando di realizzarsi.
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L'albero genealogico, per inerzia, vorrà continuare a mantenere la parte tossica e castrata del suo tronco che rende la sua fioritura difficile e complicata.
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Che nessuno ti faccia dubitare, prenditi cura della tua rarità come il fiore più prezioso del tuo albero. Sei il sogno realizzato di tutti i tuoi antenati.
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Bert Hellinger
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chez-mimich · 7 months
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MANODOPERA
Intitolare un film “Manodopera”, quando il titolo in lingua originale è “Interdit aux chiens et aux Italiens” è una scelta molto discutibile, ma si sa che a decidere è la distribuzione, secondo le regole del mercato e non certo il regista. Passiamo allora a parlare del film di Alain Ughetto, francese di origine italiane, che ha debuttato con questo gioiellino al Festival internazionale del film d’animazione di Annecy del 2022. Si tratta di un film scarno che non concede quasi nulla allo spettacolo (anzi alla spettacolarizzazione), un film poetico come capita, sempre più spesso, per i film di animazione che per capacità narrativa non sono certo meno efficaci del cinema tradizionale. Il film, se non strettamente autobiografico, è comunque un film sugli antenati del regista originari di Ughettera, una frazione di Giaveno, paese ai piedi del Monviso. Ed è proprio tra questa montagne che conduce la propria misera esistenza la famiglia Ughetto, i cui componenti sono costretti a migrare oltre confine nella vicina Francia per lavorare come muratori, manovali, spazzacamini. Una Patria, quella italiana, che si è sempre o molto spesso, dimenticata dei proprio figli, quando erano economicamente bisognosi, ma poi se ne è sempre ricordata al momento di inviarli in guerra. Non è una storia nuova, si sa, ma è una storia di chi non vuol vedere un certo “patriottismo” di maniera, vivo e vegeto, anche ai nostri giorni. Alain Ughetto escogita un dolcissimo, ma altrettanto geniale dialogo a distanza con la nonna che sembra essere il tramite tra gli avi e la contemporaneità. Non era certo impresa facile rendere con la plastilina e le tecnica dello stop-motion, una gamma di emozioni così intense e sentimenti così amari come quelli dei protagonisti di questa storia, ma Ughetto è riuscito a ricostruire questa saga famigliare fatta di sofferenza e umiliazione, una saga di quel “mondo dei vinti” come lo chiamò il grande scrittore piemontese Nuto Revelli, a cui il film è idealmente dedicato. “Interdit aux chiens et aux italiens” è come voler dire “sono troppi” o magari “ci vuole il blocco navale” oppure “portateli a casa vostra” e tutto l’armamentario di espressioni para-razziste che riempie tutti i giorni le pagine dei social, le pagine di alcuni giornali e che purtroppo, viene sbraitato da troppi italiani. Fortunatamente il mondo del cinema sembra aver “preso coscienza” (uso del tutto volontariamente un’espressione da anni Settanta) del problema che non è quello dei migranti, ma quello del razzismo e della incapacità di gestire un esodo causato dall’ingiustizia sociale. Prossima puntata “Io capitano” di Matteo Garrone…
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klimt7 · 11 months
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STANOTTE
HO SCOPERTO UN BLOG
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IL CARATTERE
DEI ROMAGNOLI
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E niente, volevo dirvelo...
stanotte ho scoperto un Blog.
Un blog che all'inizio non gli daresti un soldo, perchè non ha proprio nulla di particolarmente moderno o tecnologico. Non c'è infatti nemmeno un briciolo di Intelligenza artificiale (A.I.), quella che si scorge è interamente intelligenza e sensibilità U-MA-NA !
Completamente umana.
Come dire? Umanamente si tratta di un prodotto D.OC. E' un blog scoperto per caso alle 4 di notte durante una fase di insonnia conclamata, assai comprensibile dopo l'alluvione che ci ha colpito.
Quindi lo ripeto, se vi aspettate numeri da circo o effetti speciali tecnologici vi dico di no. Non fa al caso vostro.
Da questo punto di vista, siete fuori strada sul blog, di questo, finora sconosciuto, (almeno per me), Francesco Satanassi da Forlì!!
🤷🏻‍♂️
Eppure io, lì dentro, ci sento come una intera miniera d'oro.
E vi leggo tutto il carattere, la forza indomita, la fierezza, l'anarchica indipendenza di giudizio, tipica dei romagnoli fra i suoi Post.
Perchè lì io sento le radici.
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Le radici di quella pianta bellissima che si chiama " ROMAGNA ".
La solida concretezza e la passionalità dei miei conterranei, che quando credono in certi valori...È PER SEMPRE.
E poi percepisco la medesima qualità, la stessa saggezza antica e contadina dei miei nonni. La loro dignità e la capacità di sentirsi ugualmente in armonia con la Terra, la Natura, con la Storia e con la semplicità e il piacere del vivere attraverso l'assaporare e l'apprezzare ogni tipo di emozione.
In estrema sintesi : il vivere senza freni, a perdifiato.
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Avverto nelle parole di questo Blogger di Forlì, la consapevolezza di non voler mai dimenticare il sacrificio e l' altruismo di chì è venuto prima di noi. Di chi ha saputo scegliere con coraggio e si è schierato per una causa ben precisa: l'antifascismo e la libertà, fino a sacrificare la propria piccola vita a favore di un bene e di valori ben più grandi del proprio misero egocentrismo. E ancor di più, ritrovo la schiettezza tipica delle persone dirette, che vanno dritte al cuore delle cose, perchè apprezzano la semplicità e la poesia e la verità che si nasconde nelle piccole cose concrete .
Così come emerge cosa sia davvero sacro: l'onorare con la nostra memoria i nostri antenati. Così come la capacità di diventare noi stessi "Storia", incarnandola con la passione che esprimiamo coi nostri giorni e col nostro corpo.
Sapere da dove veniamo, e cosa abbia attraversato chi è venuto prima di noi sul pianeta.
Ecco, se oggi penso, agli "angeli del fango" di Cesena e della Romagna intera, ai volontari che senza preavviso sono spuntati come funghi, per venirci ad aiutare nello spalare il fango in ogni cortile, in ogni scantinato, in ogni garage, ritrovo intero il carattere deila gente di Romagna.
Se penso ai ragazzi delle Superiori, agli Universitari che hanno scelto di scendere in strada, in autentici "battaglioni della solidarietà", ecco che io la ritrovo subito la continuità fra i nostri antenati e i romagnoli di oggi e ritrovo nel contempo, tutti i valori che esprime un Blog come " HANNO DETTO CHE PIOVE " di Francesco Satanassi.
Io lo vedo benissimo il filo di continuità che esiste in tutto questo.
È il filo dell'avere i piedi ben piantati per terra! Anzi, nel fango e nella melma. Ma starci dentro, per esserci, per contare, per mostrare alle persone più fragili, agli anziani, a chi ha perso la casa o tutto quel che c'era dentro, che la presenza e la solidarietà, non sono solo vuote parole sulla bocca del Politico di turno, che si lancia nella consueta "marchetta politica" con promesse sconsiderate, ma una pratica diffusa e collettiva. L'attitudine di una intera comunità di persone sensibili e responsabili.
Questi valori devono farsi musica, canzoni, condivisione!
Canzoni da cantare tutti insieme, in coro, non cercando l'impossibile unisono, ma raggiungendo un altro risultato miracoloso che è la coesione sociale, il sentirsi tutti parte di un unico essere, a cui diamo il nome di "collettività".
L'esempio della canzone "ROMAGNA MIA", cantata in mezzo al fango, ai rifiuti e ai detriti dell'alluvione, è illuminante.
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Pur non considerandola un capolavoro nè da un punto di vista poetico nè tantomeno musicale, quella canzone è però una "bomba atomica" dal punto di vista emotivo!
Una bomba di energia sociale, tutte le volte che inspiegabilmente permette l'aggregazione di centinaia di persone che si trovano a lavorare, senza tregua e senza compenso, perchè tutti insieme e ognuno individualmente, si avverte la comune responsabilità di dare una mano alla comunità a cui si appartiene.
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Penso ai volontari giunti da Amatrice, oppure a quelli arrivati da Reggio Emilia ( a cui avevamo dato una mano noi in occasione del terremoto dell'Emilia del 2012 ), o ancora, ai volontari giunti da L'aquila.
Mi coinvolge questa idea: una sorta di " fratellanza nella sventura ".
Avverto in tutte queste persone, al di là della provenienza da una determinata terra, proprio l'appartenenza ad una precisa tipologia umana, ad una "tempra" di cui io stesso, sento di essere parte.
"Chi vive all'incrocio dei venti ed è bruciato vivo" come canta il poeta-cantautore Francesco De Gregori nella sua sublime "Santa Lucia".
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Chi vive sporgendosi continuamente verso gli altri, affacciato verso l'universo dell'altro da una comune inquietudine umana ed esistenziale. Chi insomma vive e non ha paura della generosità, della gratuità, del dare aiuto senza chiedere nulla in cambio, e sempre, difendendo il valore del "restare umani" anche nelle situazioni più drammatiche della Storia.
È come avvertire un sangue comune che circola nelle vene di tutte queste persone: dai giovani romagnoli ai meno giovani, dai volontari del posto, a quelli arrivati dalle altre città. Tutte persone che "più li butti giù e più si rialzano" e più energia e carica umana, sono capaci di trasmetterti, consapevoli tutti quanti del valore del lavorare tutti per una buona causa.
Per tutto questo, mi sento grato anche a Francesco e al suo Blog per testimoniare cosa ci sia dietro la "Romagnolità".
Per darci con le sue parole intense e sentite, una lezione di umanità e di passione civile.
Per restituirci il buon sapore di tuttò ciò che è sentito e vissuto con l'anima, che poi é molto simile al sapore del pane caldo, appena sfornato, al suo profumo di buono.
Sono i valori che fanno della nostra comunità, un meraviglioso popolo che sa cos'è la fatica, l'impegno costante e la responsabilità verso gli altri, e insieme verso la propria coscienza di cittadini con gli occhi aperti.
Per noi in fondo è questo ciò che importa: il rimboccarsi le maniche tutti i santi giorni e lavorare finchè un lavoro, un'opera, un'impresa non sia finita, compiuta, realizzata.
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lunamagicablu · 5 months
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Al richiamo del vento freddo Lì, nel vento ululante di un antico bosco. Mentre le ultime foglie volavano via e i miei piedi affondavano sempre più nel terreno fradicio. Vedo che una nebbia gelida si sta avvicinando. E lì, nella nebbia, un sussurro proveniva da questi vecchi alberi contorti e nodosi Raccontavano dei tempi antichi, ormai lontani Raccontavano dei nostri antenati Raccontarono tutto quello che sapevano Hanno raccontato di tale conoscenza Questo lo sapranno solo loro Mentre il sussurro volava via, sapevo che sotto i miei piedi c'era tutto ciò che era, e tutto ciò che sarà mai. Il mio passato, il mio presente e il mio futuro Piccoli pensieri scritti da Athey Thompson art by_children7_ ********************* Upon the calling of the cold wind There within the howling wind of an ancient woodland. As the last of the leaves flew all away and my feet sunk deeper into the soggy ground. I see a frosty mist is drawing in. And there within the mist, a whisper did come from these twisted gnarled old trees They told of the olden days, long gone by They told of our ancestors They told of all they knew They told of such a knowing That only they shall know As the whisper flew away, I knew that beneath my feet was all that was, and all that will ever be. My past, my present and my future Little thoughts written by Athey Thompson art by_children7_ 
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intotheclash · 1 year
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Il grande capo di Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra. Il grande capo ci manda anche espressioni di amicizia e di buona volontà. Ciò è gentile da parte sua, poiché sappiamo che egli non ha bisogno della nostra amicizia in contraccambio. Ma noi consideriamo questa offerta perché sappiamo che se non venderemo, l'uomo bianco potrebbe venire con i fucile a prendere la nostra terra. Quello che dice capo indiano Seattle, il grande capo di Washington può considerarlo sicuro, come i nostri fratelli bianchi possono considerare sicuro il ritorno delle stagioni. Le mie parole sono come le stelle e non tramontano. Ma come potete comprare o vendere il cielo, il calore della terra? Questa idea è strana per noi. Noi non siamo proprietari della freschezza dell'aria o dello scintillio dell'acqua: come potete comprarli da noi? Ogni parte di questa terra è sacra al mio popolo. Ogni ago scintillante di pino, ogni spiaggia sabbiosa, ogni goccia di rugiada nei boschi scuri, ogni insetto ronzante è sacro nella memoria e nella esperienza del mio popolo. La linfa che circola negli alberi porta le memorie dell'uomo rosso. I morti dell'uomo bianco dimenticando il paese della loro nascita quando vanno a camminare tra le stelle. Noi siamo parte della terra ed essa è parte di noi. I fiori profumati sono nostri fratelli. Il cervo, il cavallo e l'aquila sono nostri fratelli. Le creste rocciose, le essenze dei prati, il calore del corpo dei cavalli e l'uomo, tutti appartengono alla stessa famiglia. Perciò quando il grande capo che sta a Washington ci manda a dire che vuole comprare la nostra terra, ci chiede molto. Egli ci manda a dire che ci riserverà un posto dove potremmo vivere comodamente per conto nostro. Egli sarà nostro padre e noi saremo i figli. Quindi noi consideriamola vostra offerta di acquisto. Ma non sarà facile, perché questa terra per noi è sacra. L'acqua che scorre nei torrenti e nei fiumi non è soltanto acqua ma è il sangue dei nostri antenati. Se noi vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare che essa è sacra e dovete insegnare ai vostri figli che essa è sacra e che ogni tremolante riflesso nell'acqua limpida del lago parla di eventi e di ricordi, nella vita del mio popolo. Il mormorio dell'acqua è la voce del padre, di mio padre. I fiumi sono i nostri fratelli ed essi saziano la nostra sete. I fiumi portano le nostre canoe e nutrono i nostri figli. Se vi vendiamo la terra, voi dovete ricordare e insegnare ai vostri figli che i fiumi sono nostri fratelli e anche i vostri, perciò dovete usare la gentilezza che usereste con un fratello. L'uomo rosso si è sempre ritirato davanti all'avanzata dell'uomo bianco, come la rugiada sulle montagne si ritira con il sole del mattino. Ma le ceneri dei nostri padri sono sacre. Le loro tombe sono terreno sacro e così queste colline e questi alberi. Questa porzione di terra è consacrata, per noi. Noi sappiamo che l'uomo bianco no capisce i nostri pensieri. Un porzione di terra è la stessa per lui come un'altra, perché egli è uno straniero che viene nella notte e prende dalla terra qualunque cosa gli serva. La terra non è suo fratello, ma suo nemico e quando l'ha conquistata, egli si sposta lascia le tombe dei suoi padre i diritti dei suo figli vengono dimenticati. Egli tratta sua madre, la terra e suo fratello, il cielo, come cose che possono essere comprate, sfruttate e vendute, come fossero pecore o perline colorate. Il suo appetito divorerà la terra e lascerà dietro solo un deserto. Non so, i nostri pensieri sono differenti dai vostri pensieri. La vista delle vostre città ferisce gli occhi dell'uomo rosso. Ma forse questo avviene perché l'uomo rosso è selvaggio e non capisce. Non c'è alcun posto lieto nelle città dell'uomo bianco. Alcun posto in cui sentire lo stormire di foglie in primavera e il ronzio delle ali degli insetti. Ma forse io sono un selvaggio e non capisco. Il rumore delle città sembra quasi che ferisca le orecchie. E che cos'è mai li la vita, se un uomo non può ascoltare il rumore del succiacapre o delle rane attorno ad uno stagno di notte ? Ma io sono un uomo rosso e non capisco. L'indiano preferisce il dolce sapore del vento che soffia sulla superficie del lago o l'odore del vento stesso, pulito dalla pioggia o dagli aghi di pino. L'aria è preziosa per l'uomo rosso poiché tutte le cose partecipano allo stesso respiro. L'uomo bianco sembra non accorgersi dell' aria che respira e come un uomo da molti giorni in agonia, egli è insensibile alla puzza. Ma se noi vi vendiamo la nostra terra, voi dovete ricordare che, per noi,  l'aria ha lo stesso spirito che essa sostiene. Il vento che ha dato ai nostri padri il primo respiro, riceve anche il loro ultimo respiro. E il vento deve dare ai nostri figli lo spirito della vita. E se vi vendiamo la nostra terra, voi dovete tenerla da parte come sacra, come un posto dove anche l'uomo bianco possa andare a gustare il vento addolcito dei prati. Perciò noi considereremo l'offerta di comprare la nostra terra, ma se decideremo di accettarla, io porrò una condizione: l'uomo bianco deve trattare gli animali di questa terra come suoi fratelli. Io sono un selvaggio e non capisco altri pensieri. Ho visto centinaia di bisonti marcire nelle praterie, lasciati lì dall'uomo bianco dal treno che passava. Io sono un selvaggio e non riesco a capire come un uomo bianco preferisca un cavallo di ferro sbuffante che un bisonte che noi uccidiamo solo per sopravvivere. Che cos'è l'uomo senza gli animali? Se non ce ne fossero più gli indiani morirebbero di solitudine. Perché qualunque cosa capiti agli animali in seguito capiterà agli uomini. Tutte le cose sono collegate. Voi dovete insegnare ai vostri figli che la terra sotto i loro piedi è la cenere dei nostri antenati. Affinché rispettino la terra, dite ai vostri figli che la terra è ricca delle vite del nostro popolo. Insegnate ai vostri figli quello che noi abbiamo insegnato ai nostri: LA TERRA E' NOSTRA MADRE. Qualunque cosa capiti alla terra, capita anche ai figli della terra. Se gli uomini sputano in terra, sputano a se stessi. Questo noi sappiamo: la terra non appartiene all'uomo ma è l'uomo che appartiene alla terra.Questo noi sappiamo.Tutte le cose sono collegate, come il sangue che unisce la famiglia..Qualunque cosa capiti alla terra, capita anche ai figli della terra.Non è stato l'uomo a tessere la tela della vita, egli è soltanto un filo. Qualunque cosa egli faccia alla tela, lo fa a se stesso. Ma noi consideriamo la vostra offerta di andare nella riserva da voi stabilita per il mio popolo. Noi vivremmo per conto nostro e in pace.Importa poco dove spenderemo la fine dei nostri giorni. I nostri figli anno visto i loro padri umiliati nella sconfitta. I nostri guerrieri hanno provato la vergogna. E dopo la sconfitta, essi passano i giorni nell'ozio e contaminano il loro corpo con cibi, dolci e bevande forti. Poco importa dove passeremo il resto dei nostri giorni: essi non saranno molti. Ancora poche ore, ancora pochi inverni, e nessuno dei figli delle grandi tribù, che una volta vivevano sulla terra e che percorrevano in piccole bande i boschi, rimarrà a piangere le tombe di un popolo, una volta potente e pieno di speranze come il vostro. Ma perché dovrei piangere la morte del mio popolo? Le tribù sono fatte di uomini e nient'altro. Gli uomini vanno e vengono come le onde del mare. Anche l'uomo bianco, il cui dio cammina e parla con lui da amico ad amico, non può sfuggire al destino comune Può darsi che siamo fratelli dopo tutto. Vedremo. Noi sappiamo una cosa che l'uomo bianco forse un giorno scoprirà: il nostro dio è lo stesso dio. Può darsi che voi ora pensiate di possederlo, come desiderate possedere la nostra terra. Ma voi non potete possederlo. Egli è dio dell'uomo e la sua compassione è uguale sia per l'uomo rosso che per l'uomo bianco. Questa terra è preziosa anche per lui. E far male alla terra è come far male al suo creatore. Anche l'uomo bianco passerà, forse prima di altre tribù. Continuate a contaminare il vostro letto e tra qualche notte soffocherete nei vostri rifiuti.
(Lettera del capo Sethl al presidente degli Stati Uniti Franklin Pierce 1855)
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smokingago · 1 year
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Ragioniamo con la mente, amiamo e odiamo con il cuore.
Questa è la condizione dell’uomo, attratto dalla mente che esercita il suo controllo sulle passioni, ma anche sedotto dalle passioni che sfuggono al controllo della mente.
Questa condizione è stata descritta da Platone nel mito dell’auriga,che guida verso il cielo un carro alato trainato da due cavalli, uno bianco e uno nero.
L’auriga rappresenta l’anima razionale che con le sue redini tiene a bada il cavallo bianco che rappresenta l’anima irascibile, e il cavallo nero che rappresenta l’anima concupiscente.
Ogni uomo possiede tutte e tre le anime. Se a prevalere è l’anima razionale, questa controlla sia l’irascibilità, che può essere convertita in coraggio, sia la concupiscenza che può essere tenuta a bada con la temperanza. A un certo punto il cavallo nero sbanda e fa precipitare con sé tutto il carro e l’auriga che lo governa.
Ciò accade, secondo Platone, quando ci si lascia guidare dai sensi invece che dalla ragione, e in questo modo il carro perde il suo equilibrio e manca la sua meta, che è quella di raggiungere il cielo dove sono le idee, modello e misura di tutte le cose, senza le quali naufraga la conoscenza e con essa la retta conduzione della vita.
Platone invita a privilegiare la mente razionale capace di governare le passioni del cuore. Ma noi non possiamo dimenticare che anche il cuore ha le sue ragioni.
Anzi, prima che la mente giungesse a guidare l’uomo, per i nostri antenati la vita era governata dal cuore, che con le sue sensazioni arrivava a capire, come peraltro fanno gli animali, in modo rapido e senza riflettere, che cosa è vantaggioso e che cosa è pericoloso per il mantenimento della vita stessa. Il cuore promuove le azioni più rapidamente della ragione e senza troppo indugiare sul da farsi, perché il mondo non è ospitale e i pericoli, che sono a ogni passo, richiedono decisioni immediate.
I nostri antenati, che ancora non disponevano di una mente razionale, con il loro giudizio intuitivo promosso dall’emozione del cuore potevano sbagliarsi, e anche morire se di fronte al pericolo non avessero agito immediatamente.
In questo senso è possibile dire che le emozioni del cuore sono state indispensabili per evitare che il genere umano si estinguesse, e concordare con Daniel Goleman là dove dice che “le emozioni ci hanno guidato con saggezza nel lungo cammino dell’evoluzione”.
Umberto Galimberti
Il libro delle emozioni
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susieporta · 3 months
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Il giorno in cui è morta mia madre ho scritto nel mio diario: "È arrivata una grave disgrazia della mia vita. " Ho sofferto per più di un anno dopo la morte di mia madre. Ma una notte, negli altipiani del Vietnam, stavo dormendo nella capanna nel mio eremo. Ho sognato mia madre. Mi sono visto seduto con lei e stavamo facendo una bellissima chiacchierata. Sembrava giovane e bella, i suoi capelli scorrevano giù. Era così piacevole sedersi lì e parlarle come se non fosse mai morta. Quando mi sono svegliato erano circa le due del mattino, e sentivo fortemente di non aver mai perso mia madre. L'impressione che mia madre fosse ancora con me era molto chiara. Capii allora che l'idea di aver perso mia madre era solo un'idea. Era ovvio in quel momento che mia madre è sempre viva in me.
Ho aperto la porta e sono uscito. L'intera collina è stata immersa nel chiaro di luna. Era una collina coperta di piante di tè, e la mia capanna era posizionata dietro il tempio a metà strada. Camminando lentamente al chiaro di luna tra le file di piante di tè, ho notato che mia madre era ancora con me. Lei era il chiaro di luna che mi accarezzava come aveva fatto spesso, tenerissima, dolcissima... Fantastico! Ogni volta che i miei piedi toccavano la terra sapevo che mia madre era lì con me. Sapevo che questo corpo non era mio ma una continuazione vivente di mia madre e mio padre e dei miei nonni e bisnonni. Di tutti i miei antenati. Quei piedi che ho visto come "miei" piedi erano in realtà "nostri" piedi. Insieme io e mia madre stavamo lasciando impronte nel terreno umido.
Da quel momento in poi, l'idea di aver perso mia madre non esisteva più. Bastava guardare il palmo della mano, sentire la brezza sul viso o la terra sotto i piedi per ricordare che mia madre è sempre con me, disponibile in qualsiasi momento. ~Thich Nhat Hanh
(Libro: Nessuna morte, nessuna paura: saggezza confortante per la vita [ad] https://amzn.to/3OkUyqt )
(Arte: Fotografia di Nell Dorr)
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I nostri antenati non sapevano-e tanto meno lo sappiamo noi-ciò che la Divinità si aspetta dalle nostre vite.È in quel momento che i libri vengono scritti,i quadri dipinti,poiché noi non vogliamo e non possiamo dimenticare chi siamo.
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levysoft · 11 months
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I capelli ricci hanno un’azione protettiva dal calore prodotto dai raggi solari, abbassando la temperatura corporea ed abbattendo l’acqua persa con la sudorazione: proprio la loro comparsa nell’evoluzione dell’uomo avrebbe consentito ai nostri antenati di sviluppare un cervello di maggiori dimensioni. È la conclusione a cui è giunto un team di studiosi della Pennsylvania State University con una ricerca pubblicata su Pnas. Gli scienziati hanno confrontato i vari tipi di capelli facendo indossare differenti parrucche a un manichino termico, alimentato con elettricità per simulare la produzione del calore del corpo.
Dopo aver impostato una temperatura superficiale di 35 gradi (non lontana da quella della pelle), gli esperti hanno messo il manichino in una galleria del vento a 30 gradi e un’umidità del 60%, così da simulare le condizioni dell’Africa equatoriale popolata dai nostri antenati. Sottoposta ai raggi di una lampada, utilizzata per simulare il Sole, gli esperti hanno dimostrato che tutti i tipi di capelli (lisci, mossi e ricci) sono in grado di proteggere la testa dai raggi del Sole, ma quelli ricci risultano maggiormente efficaci nel diminuire il calore assorbito e perciò la sudorazione. “Gli uomini si sono evoluti nell’Africa equatoriale, dove il Sole batte sulla testa per gran parte della giornata, anno dopo anno“, ha dichiarato Nina Jablonski, esperta di antropologia alla Pennsylvania State University. “Qui il cuoio capelluto e la parte superiore della testa ricevono livelli molto più costanti di forte radiazione solare sotto forma di calore. Volevamo capire come ciò influisse sull’evoluzione dei nostri capelli. Abbiamo scoperto che i capelli ricci hanno consentito agli uomini di restare freschi e di conservare maggiori quantità di acqua”. A beneficiarne sarebbe stato soprattutto il cervello: l’organo, infatti, è molto sensibile al caldo e più aumenta di dimensioni e più ne emette. Possedere un efficiente sistema di termoregolazione potrebbe consentirne un maggiore sviluppo.
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gregor-samsung · 11 months
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“ Inciampo sullo schermo di un canale generalista privato che da quando è cominciato il conflitto trasmette molti approfondimenti e reportage. Stanno intervistando una manciata di madri, nate proprio in quel paese ma residenti in Italia, che fanno per lo più le badanti in qualche casa della borghesia dello stivale. Hanno i figli al fronte. Alcuni giovanissimi, freschi dei loro diciotto anni. “Ci hanno aggrediti,” dicono a un presentatore italiano dagli occhi bulbosi e la testa rasata. “I nostri figli stanno combattendo fino al martirio.” Le loro parole convulse grondano paura, coraggio e patriottismo. Le guardo con un misto di curiosità e apprensione. Sono donne semplici. Messa in piega impeccabile, tinta castano chiaro, gonne sobrie, camicette a fiori e qualche orecchino di bigiotteria poco vistoso ai lobi delle orecchie, qualche foulard, qualche cappello. Solo gli occhi bruciano. Come attraversati da invisibili lame di fuoco. Il presentatore italiano è disorientato da quelle donne e dal loro spirito battagliero. Ma nonostante lo smarrimento raccoglie le loro parole di guerra con estrema diligenza. Tra i tanti vocaboli utilizzati spunta anche “vincere”. Una di loro infatti dice: “Stiamo per partire anche noi, torniamo a casa. Vogliamo stare accanto ai nostri figli.” “Ma è pericoloso! Non potete,” commenta il presentatore confuso. “Sì, lo è, ma noi vinceremo.” C’è sicurezza nella sua voce. C’è quasi follia in quel “vinceremo” scandito a favore di telecamera sillaba dopo sillaba. VIN-CE-RE-MO. Davanti allo schermo io tremo per loro. Ma tremo anche per me. Mi sembra tutto un dannato déjà-vu. Ho già vissuto quella conversazione. Recentemente. Con mia madre. Io e lei da sole, sul balconcino di casa nostra. A Roma Est. Una manciata di mesi fa. Eravamo in mezzo alle piante grasse e al girasole appena spuntato, in mezzo al rosmarino e al basilico. Hooyo [mamma] si stava tagliando le unghie. E io le avevo appena chiesto: “Perché la Somalia proprio in quel momento, hooyo? Perché ti sei ficcata in una guerra civile che era nell’aria?” Proprio come quelle donne sconosciute in televisione, anche la mia hooyo ha usato la parola “vincere”. Con lo stesso tono sicuro. Sfrontato. A tratti irragionevole. Scandendo l’orrore sillaba per sillaba. “Ero sicura,” mi ha detto, “che i miei, il mio clan, la mia parte politica, il mio qabil, le ossa dei miei antenati, avrebbero vinto la guerra. Facilmente. Avevamo tante armi stoccate nei magazzini abbandonati da Siad Barre. Armi sovietiche, statunitensi e italiane. Kalashnikov di ultima generazione. Non avevo dubbi, figlia, sulla nostra vittoria. Per questo ho messo due stracci in valigia e sono salita su un Boeing della Somali Airlines senza voltarmi indietro.” La sua è stata una risposta senza tentennamenti, a cui ha poi prontamente aggiunto: “Volevo far parte anch’io della storia. Della gloria. Della nostra vittoria. Della nazione. Prendermi la mia parte di bottino e di futuro.” Gloria? Vittoria? Nazione? Bottino? Futuro? Davvero, mamma? Dici davvero? Facevo fatica a inglobare quelle parole deliranti. “Le guerre non le vince mai nessuno, hooyo!” ho urlato allora. “Le vincono solo le armi, il sangue, la morte, il pus, le lobby, i padroni, gli altri. Quelli come noi invece le perdono sempre. Wallahi! [Giuro su Dio!] Me lo hai insegnato tu, te lo sei dimenticata?” Le mie parole hanno un ritmo retorico e ridondante anche se sono la pura verità. Sono parole giuste, giustissime, quelle che rivolgo a mia madre. Ma non so perché mi sembrano inutili. Vuote. Come vuota è la vittoria. Vuota la guerra. “
Igiaba Scego, Cassandra a Mogadiscio, Bompiani (collana Narratori Italiani), 2023¹; pp. 245-247. (Corsivi dell’autrice)
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Le cosiddette "pecore nere" della famiglia sono in realtà ricercatori nati da vie di liberazione per l'albero genealogico. Quei membri che non si adattano alle regole e tradizioni del Sistema Familiare, quelli che sin da piccoli cercavano di rivoluzionare le credenze andando contro ai cammini marcati dalle tradizioni familiari, quelli criticati, giudicati e incluso abbandonati, quelli che, in generale, sono chiamati a liberare l'albero da quelle storie ripetitive che frustrano generazioni intere. Le "pecore nere", quelli che non si adattano, quelli che gridano ribellione, riparano e disintossicano e creano un nuovo e fiorito ramo.
Incontabili desideri repressi, sogni irrealizzati, talenti frustrati dei nostri antenati si manifestano nella loro ribellione cercando di realizzarsi.
L'albero genealogico, per inerzia, vorrà continuare a mantenere la parte tossica e castrata del suo tronco che rende la sua fioritura difficile e complicata.
Che nessuno ti faccia dubitare, prenditi cura della tua rarità come il fiore più prezioso del tuo albero. Sei il sogno realizzato di tutti i tuoi antenati.
~Bert Hellinger
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