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#caso Tortora
gregor-samsung · 11 months
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“ Mia cara Francesca, le tue lettere arrivano, per lo più, alla sera. Verso le nove. Una mano entra nel buco, dicono "posta", poi le aprono e me le danno. Così le tue parole sono le ultime che ricevo: e me le porto in sogno. [...] Ho lavato i piatti (una ciotola di plastica, un piatto di plastica, delle posate idem) e le pulizie le farò nel pomeriggio, nell'interminabile viaggio che va dalle 15 al mattino dopo. Oggi è giorno di doccia (qui ci si lava un giorno sì e uno no) e aspetto il mio turno. Poi mi vestirò, e andrò all'aria. Girerò in tondo fino alle 11. In questa giostra assurda s'incontra ogni genere di uomini: falsari, spacciatori, zingari, bancarottieri; è un mondo tutto suo, credimi. E pieno di assurde favole, di storie incredibili; è impressionante il numero di giovani, di ragazzi, quasi. Da fuori, non si ha la sensazione di quello che accade qui, e di come enormi siano oggi i problemi della giustizia. Mi chiedi se desidero un libro. Sì. Di Dostoevskij "Memorie da una casa morta": attenzione, non "Memorie dal sottosuolo", che è un altro suo libro. Dico quello (alcuni lo traducono "M dalla casa dei morti") che parla della sua prigionia a Semipalatinsk, in Siberia. Lo lessi anni fa, e siccome è pieno di pensieri sulla pena, la prigione, e altro, vorrei rileggerlo. Davvero. Va bene? E io che posso restituirti? Senti, sbaglio o con Renata sei in freddo? Non so, mi è parso di capire che, in quel suo tirarsi indietro ti desse della pena. Guarda: succede, e alle volte è meglio che un amico dica francamente il suo pensiero piuttosto che vederlo accettare per forza. E il resto del lavoro? E la vita? E Milano? Io sono disgustato all'idea che esistano "giornalisti" del tipo attualmente in circolazione: criminali della penna, analfabeti della vita, irresponsabili, folli. Adesso è di moda chiamare questo "il carcere dei vip": perché non vengono, per sette giorni, a questo Portofino delle manette? Credimi: il nostro non è un Paese. Ho gioito al ritrovamento delle reliquie del tuo S. Francesco: non avevo dubbi, credi, che il finale fosse quello. E troveranno il resto. Vuoi scommettere? Mi chiedi dei sogni? Beh, sono molto teneri, dolcissimi. Mi pare di essere accanto a te, e di perdermi nei tuoi occhi. È delizioso. Anche se è la sbiadita, pallida immagine del vero. Ma ti sogno spesso. Ti ho detto: ora sono sereno, niente può più toccarmi. Mi metterò a studiare storia, che e la mia passione. Storia italiana. Poi, mi interessa enormemente la "comune coscienza del peccato", che è cosa ancora più debole, da noi, del "comune senso del pudore". Parlo con delinquenti veri, Cicciotta: e mi interessa la loro psicologia, la loro relatività, il loro codice, che è, in molti casi, anche se patologico, regolato da leggi ferree. Sì, ho vissuto molte vite: so e conosco cose che nessun viaggiatore vede e vedrà mai, avrò da riempire sere e sere d'inverno. Non andrò mai più allo zoo: l'idea di una gabbia mi darà, per sempre, un fremito di disgusto. Tu dici che sono forte: io non lo so, Cicciotta. Sento che mi sentirei indegno di vivere, se fossi diverso. Non si può concedere loro niente: sono dei bari, capisci? Questo Paese ha sempre piegato la schiena, baciando la mano di chi lo pugnalava. E non ci sarebbero tiranni, se non ci fossero schiavi. Il vero patrono d'Italia (e non capisco perché non lo facciano) dovrebbe essere Don Abbondio. San Francesco poteva nascere benissimo in qualunque altra parte del mondo. Solo Don Abbondio è irresistibilmente, disgustosamente italiano. A me spiace parlar male del mio Paese: ma deve cambiare. È l'"odi et amo" di Catullo (traduzione di Ceronetti): e se vuoi un ritratto, che condivido, dell'Italia, leggi, sempre di Ceronetti "Viaggio in Italia" (Einaudi). È una barca cariata, un guscio vuoto, pieno di vermi, che galleggia su un mare inquinato. E per le anime, è peggio. Ti abbraccio, Cicciotta. Tanto tanto Enzo [Bergamo, domenica 9 Ottobre '83] “
Enzo Tortora, Lettere a Francesca, Pacini Editore, 2016¹; pp. 82-84.
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falcemartello · 11 months
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Così scrivevano alcuni giornalisti sul caso Tortora:
«Mi pare che ci siano gli elementi per trovarlo colpevole: non si va ad ammanettare uno nel cuore della notte se non ci sono delle buone ragioni. Il personaggio non mi è mai piaciuto. E non mi piaceva il suo Portobello mi innervosiva il pappagallo che non parlava mai e lui che parlava troppo senza mai dare tempo agli altri di esprimere le loro opinioni. Non mi piaceva neppure il modo con cui trattava gli umili: questo portare alla ribalta per un minuto la gente e servirsene per il suo successo» Camilla Cederna, sulla Domenica del Corriere.
Ne abbiamo altri, come Marino Collacciani, che su Il Tempo scriveva:
«Enzo Tortora rivela una calma addirittura sospetta al momento dell’arresto. Le labbra mosse con flemma, i muscoli del collo e della faccia tirati e la voce compassata sembrano voler ricordare e riprodurre a tutti i costi il personaggio del piccolo schermo, amato dalle massaie.»
«Dosando con grande mestiere indignazione e sbigottimento ha retto bene la parte della vittima innocente.» Wladimiro Greco, il Giorno
E ancora: «Il suo arresto conferma quello che chiare indicazioni davano già per sicuro, e cioè che Tortora è un personaggio dalle mille contraddizioni. Ligure spendaccione, se non proprio generoso, giornalista e quindi osservatore ma al tempo stesso attore e portato all’esibizione, umorale e tuttavia al servizio del più rigoroso raziocinio, colto (come ama anche ostentare in tv) eppure votato alle opere di popolarità, incline a un’affettazione non lontana dall’effeminatezza ma notoriamente amato dalle donne e propenso ad amare le più belle (due mogli e falangi di amiche). Moralista infine – proprio questo il sigillo che l’arresto imprime alla sua sfaccettata personalità – e ora colpito da un’accusa che fa di colpo traballare ogni sua credibilità morale» Luciano Visintin, dal Corriere della Sera, una persona davvero splendida, da come si può vedere...
Curioso Costanzo Costantini: «Desta qualche sospetto quando fa di tutto per nascondere la sua vita privata, quando conduce sotto l’insegna dell’ordine una vita personale tutt’altro che ordinata assumendo nello stesso tempo atteggiamenti da moralista o da Catone il Censore. I moralisti o i moralizzatori sono sempre da salutare con favore, specialmente in tempi come quelli i che viviamo, ma a condizione che non bistrattino con l’azione i loro princìpi, che conducano una vita irreprensibile.»
Già ai tempi si confondeva la vita pubblica con un'ipotizzata vita privata, costruita da questi rapsodi che invece di cucire i canti, cantavano bugie Alessia Donati, su Novella 2000: «Qualcuno a Milano dice che quando era stato licenziato dalla Rai lo si poteva vedere, di notte, in un giro di balordi. Qualcun altro si meravigliava di averlo incontrato spesso, anche in questi ultimi tempi, sugli aerei Roma-Palermo Palermo-Roma. Che interessi poteva avere Tortora in Sicilia? E poi, per chi lo conosce bene, c’è un altro elemento inquietante: Tortora, di solito violento a parole nel difendersi e così conscio del potere dei giornali e della tv, quando è uscito dalla questura di Roma aveva a sua disposizione televisione e giornalisti: poteva dire quello che voleva; invece, a parte generiche dichiarazioni di innocenza, non ha avuto le reazioni che gli erano solite.»
Pur di scrivere, pur di non "prendere un buco", come si dice in gergo... veleno «Anche perché lo spaccio operato da Tortora non consisteva certo in stecchette o bustine, ma in partite di 80 milioni a botta. Un’attività durata anni e stroncata solo ultimamente, secondo indiscrezioni, per uno sgarro commesso dal noto presentatore. E ancora, pranzi e cene con noti e meno noti camorristi, incontri segreti, rapporti, inchieste, raccomandazioni, suggerimenti, appalti» Daniele Mastrogiacomo da Repubblica, presente qui su twitter, che sicuramente penserà diversamente oggi, vero? Saviane intuì il valore del suo cognome, per il livello di errore di cui è intriso: «Era un po’ malinconico, non tanto perché costretto a camminare con le mani ammanettate e la scorta dei carabinieri, ma perché è arrivato sul teleschermo senza il suo concubino pappagallo».
Il 15 gennaio del 1986 ecco l'organo del partito comunista italiano, e anche Fausta Pizzuto sul Resto del Carlino, il 18 giugno del 1983 sbatte in prima pagina
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Il bello di internet è che se un po' cerchi non si perde nulla. Qui , archiviolastampa.it/component/opti… ,possiamo leggere i giudizi dell'epoca. Anche qui, sempre dall'archivio: http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,3/articleid,1029_01_1983_0172_0003_14677209/
Qui i giudici spiegano in 267 pp perché lo condannarono:
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Poi, con il candore ipocrita di chi ha sempre mentito senza mai dubitare, ecco che nel 1995 arriva l'articolo: in cui si scrive:
Quando decise di pentirsi, nell'inverno dell'84, Gianni Melluso era rinchiuso nel penitenziario di Paliano: «Mi portarono a Napoli, nella caserma dei carabinieri «Pastrengo», dove dove fui accolto da numerosi collaboratori di giustizia. Mi dissero: non fare il fesso, quello l'abbiamo già accusato noi, tu dacci una mano e otterrai ciò che vuoi». «Melluso - sostiene Visto «costruì un teorema accusatorio da lui stesso giudicato davvero incredibile». Un castello di menzogne, insomma, che sarebbe stato costruito a beneficio dei giudici napoletani. Almeno così sostiene l'ex pentito, che fino a qualche tempo fa ha continuato a lanciare dichiarazioni velenose contro
Tortora: «Mi si volle credere - avrebbe giurato davanti ai magistrati Scolastico e Bonadies -, avevo capito che agli inquirenti facevano comodo le mie parole: evidentemente temevano che, se le accuse ad un personaggio tanto famoso fossero cadute, sarebbe crollata anche operazione di polizia condotta contro la camorra di Raffaele Cutolo». Chiaro? Sempre che sia vero o no, il punto è quanto l'azione dei giornalisti, incompetenti peracottari che vogliono farsi du spicci porti alla distruzione di persone perbene.
Chiudo (per ora) riportando questa frase:
"E quando ci saremo ripresi il nostro Paese, ricordiamoci che la democrazia non è stata uccisa dai politici, ma dai giornalisti".
Alberto Bagnai, 21 ottobre 2014
@MattSDpell
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abr · 1 year
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Bravò, per una volta se lo merita.
Ricordiamo il referendum celebrato nel 1987 nel ricordo del caso Tortora, per introdurre il livello minimo di civiltà post assolutista, cioè la responsabilità civile dei magistrati. Stravinto - 80% di SI e con tanto di quorum - ma ovviamente mai diventato legge dello statodimerda.
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paoloferrario · 15 days
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Inchiesta Bibbiano. Claudio Foti: "il mio lavoro distrutto e ho temuto di ammalarmi come Enzo Tortora", intervista di Federica Nannetti, in Corriere della Sera 15 aprile 2024
letto in formato cartaceo cerca in: https://corrieredibologna.corriere.it/notizie/cronaca/24_aprile_15/claudio-foti-caso-bibbiano-intervista-2809c890-988b-449b-9197-33b03bbaaxlk.shtml
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alephsblog · 25 days
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Orban è complice di Putin, ovviamente Conte si è adeguato.
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notizieoggi2023 · 2 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/barbara-durso-ritorno-in-tv-da-mara.html Barbara D'Urso, ritorno in tv da Mara Venier: «Strappata da Mediaset. Il pubblico mi vuole, io amo la Rai» Camicetta castigata color tortora, nessuna concessione alla scollatura, un velo di lucidalabbra. Un solo vezzo, le unghie rosso fuoco, utili a mettere in risalto le mani - al momento giusto - nell’atto di nascondere la commozione. Messa all’angolo da Mediaset, e lontana dal video da più di otto mesi, Barbara D’Urso, 66 anni, è tornata. Decisamente in forma. LE FAMIGLIE Ieri, nel salotto di Domenica In, davanti alla padrona di casa Mara Venier, la conduttrice ha consegnato agli spettatori la nuova versione di sé stessa: madre, single e soprattutto donna Rai. Pronta a riprendersi il “suo” pubblico («Mi confido qui con te, Mara, perché so che ci guardano tante famiglie italiane»), non prima di aver preso le distanze da quel passato ingombrante di regina del trash che adesso vorrebbe far dimenticare. «Non ho fatto errori professionali, ma forse avrei dovuto reagire, quando mi veniva chiesto di fare cose che a me non piacevano», ha detto. «Avrei dovuto dire più no e tutelarmi. Ma non me lo rimprovero: non capiterà più». LA DELUSIONE Tutelarsi da Mediaset, evidentemente, dove per anni ha condotto trasmissioni come Pomeriggio 5, Non è la D’Urso, Domenica Live e il Grande Fratello. «Sono stata strappata alla mia vita. Sono stata 23 anni in Mediaset, l’azienda mi ha dato tanto, ma io ho le dato tutto. Il modo terribile con cui sono stata mandata via, il 26 giugno, non l’ho dimenticato. Nessuno mi ha mai spiegato perché. Rientrare in Rai ora per me è importantissimo: sento che la gente mi vuole, e io amo la Rai». Anche perché in ballo per lei, secondo voci che si rincorrono insistentemente (il primo a rivelarle sabato è stato il giornalista Davide Maggio), ci sarebbe addirittura una prima serata su Rai1. LE ORIGINI D’Urso da Venier non si sbilancia, ma l’operazione di riposizionamento nell’azienda arriva forte e chiaro: «Ho imparato tutto da Pippo Baudo. Avevo vent’anni, lo osservavo e assorbivo ogni cosa, come una spugna» ha raccontato, commentando una clip del 1980 in cui appariva alle spalle del nume tutelare dei conduttori, adagiata su un tappeto volante. «Andai via di casa a 18 anni, e a quell’età, a Milano, se eri una ragazza carina o accettavi compromessi o ti arrangiavi. Io mi sono arrangiata, sono andata avanti mangiando panini». LE LACRIME Chiusa la parentesi lavorativa, Venier le dà l’assist per far breccia nel cuore del pubblico domenicale: la famiglia, i figli (lacrime), la nipotina (più lacrime). Il ricordo del divorzio dal produttore Mauro Berardi, «voglio dire a tutte le mamme e papà in lite di non usare i figli come arma, fidatevi di me», i momenti di depressione, «sono sempre stata dalla parte delle donne, io sono una che è caduta e si è rialzata», l’«energia positiva» di chi «si alza al mattino comunque col sorriso». Punto e a capo: «Questa è la mia nuova vita, se ho sbagliato imparerò dagli errori». Al più tardi a luglio, all’annuncio dei palinsesti, si saprà di più. Intanto le resta il teatro (Taxi a due piazze), nel caso in cui la fiction la rivolesse come attrice: «La dottoressa Giò? La rifarei, ma in altri luoghi e altri laghi». A buon intenditor, insomma. I. Rav.
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architetta2024 · 3 months
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Le nuove maniglie d’autore di Fusital
H 382 è il “nome in codice” della maniglia che il designer di fama internazionale Joe Cheng ha disegnato per Fusital.
Secondo Alessandro Mendini “nell’architettura, la maniglia è una specie di miniatura. Essa appartiene alla storia del costume, e rispetto a una casa ha lo stesso compito estetico che un gioiello ha rispetto corpo umano.” La maniglia non è un “semplice” accessorio funzionale all’apertura di una porta, ma un dettaglio ad alto contenuto di design, un elemento capace di caratterizzare una stanza intera.
Se queste affermazioni ci sembrano oggi quasi banali, il merito è anche di figure come Carlo Edoardo Valli, imprenditore che negli anni Settanta ha saputo rivoluzionare il concetto di maniglia con Valli&Valli, commissionando ai più noti architetti e designer del panorama internazionale la creazione di maniglie capaci di coniugare funzionalità ed estetica.
Il brand Fusital di Valli&Valli rappresenta al meglio il concept di “maniglia d’autore”. In 45 anni di attività il marchio ha collaborato con i grandi maestri del progetto per la realizzazione di veri e propri pezzi unici: Gae Aulenti, Achille Castiglioni, Antonio Citterio, Vittorio Gregotti, Massimiliano Fuksas, Renzo Piano, Norman Foster, Frank Gehry, Zaha Hadid.
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In questa galleria: le maniglie della collezione H 382, disegnate da Joe Cheng per Fusital
Fusital continua la sua tradizione di maniglie uniche con uno dei protagonisti della scena contemporanea: il designer Joe Cheng, di Hong Kong. Linee essenziali e pulite, profilo arrotondato e privo di spigoli, volume snello e un’elegante simmetria sono i tratti distintivi della Collezione H 382 CCD Duemilaventi disegnata da Cheng. Elemento caratteristico della maniglia è un cerchio sul fronte che può essere personalizzato e realizzato in una finitura differente rispetto al corpo principale. Prodotta in ottone, la maniglia H 382 è disponibile in tre finiture differenti, Orantop, Bronzop e Tortora, che ricordano i colori della natura e della terra; su richiesta è comunque possibile optare per una delle finiture speciali Fusital a catalogo. La collezione comprende: maniglie da porta, da finestra, pomolo, maniglione e chiusura privacy.
Artigianalità e avanguardia, minimalismo e funzionalità: la maniglia H 382 è l’essenza della contemporaneità e dello stile Fusital. Non a caso ha vinto nella categoria “Sistemi, Componenti e Materiali” gli Archiproducts Design Awards 2021, il concorso internazionale di design organizzato da Archiproducts con l’obiettivo di riconoscere, premiare e celebrare l’eccellenza del design in diverse categorie.
Prodotto: Collezione H 382 CCD Duemilaventi Designer: Joe Cheng Azienda: Valli&Valli Marchio: Fusital Sito web: www.vallievalli.com/it/it/le-nostre-maniglie/products/fusital/maniglie/h382-ccd-duemilaventi
Fonte:https://www.domusweb.it/it/advertorial/2022/01/31/joe-cheng-fusital.html
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Esplorando la tela Una guida completa alle pitture murali
Quando si tratta di trasformare l'atmosfera di uno spazio, pochi elementi hanno un impatto così forte come la scelta della pittura murale. Le pareti fungono da tela su cui dipingiamo le nostre vite e la scelta della vernice giusta può influenzare in modo significativo l'umore, l'estetica e la sensazione generale di una stanza. In questa guida completa, approfondiremo il mondo delle pitture murali, esplorando diversi tipi, finiture,Pittura Coprente Per Muri tendenze di colore e suggerimenti essenziali per ottenere il lavoro di verniciatura perfetto.
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Tipi di pitture murali:-
Vernici al lattice:-
A base d'acqua e facile da pulire con acqua.
Asciugatura rapida e bassa tossicità.
Ideale per la maggior parte delle pareti interne.
Vernici a base di olio:-
Durevole e fornisce una finitura lucida.
Adatto per aree ad alto traffico e lavori di rifinitura.
Tempo di asciugatura più lungo e potrebbe avere un odore più forte.
Vernici di fondo:-
Prepara la superficie per la mano finale.
Migliora l'adesione e la durata della vernice.
Disponibile nelle opzioni a base d'acqua e a base di olio.
Vernici strutturate:-
Aggiungi profondità e dimensione alle pareti.
Nascondi le imperfezioni della superficie.
Disponibile in varie finiture come sabbia, popcorn o pelle scamosciata.
Vernice per lavagna:-
Crea una superficie scrivibile sui muri.
Ideale per cucine, uffici o aree gioco.
Disponibile in vari colori.
Scegliere la Finitura Giusta:-
Finitura piatta/opaca:-
Ideale per aree a basso traffico come camere da letto e soffitti.
Fornisce una superficie liscia e antiriflesso.
Finitura a guscio d'uovo:-
Leggera lucentezza, più lavabile della finitura piatta.
Adatto a soggiorni e zone pranzo.
Finitura satinata:-
Offre una lucentezza discreta e una maggiore durata.
Ottimo per le aree ad alto traffico come i corridoi.
Finitura semilucida:-
Riflette la luce, facilitando la pulizia.
Adatto per cucine, bagni e finiture.
Finitura lucida:-
Altamente riflettente e durevole.
Ideale per evidenziare dettagli architettonici.
Tendenze e suggerimenti sui colori:-
Toni neutri:-
Senza tempo e versatili, i colori neutri creano uno sfondo classico.
Tonalità come il greige, il tortora e i bianchi tenui rimangono popolari.
Accenti in grassetto:-
Dai vivacità con pareti accentate in colori vivaci.
Toni gioiello, blu profondo e verdi terra sono di tendenza.
Psicologia del colore:-
Considera l'impatto psicologico dei colori sull'umore.
Blu per calma, verde per freschezza e giallo per calore.
Test del campione:-
Testare sempre una piccola area prima di impegnarsi in un lavoro di verniciatura completo.
Valuta come appare il colore in diverse condizioni di illuminazione.
Aiuto professionale:-
Per lavori di verniciatura complessi o in caso di dubbi, consultare un pittore professionista.
I professionisti possono fornire approfondimenti su combinazioni di colori e tecniche.
Nel mondo delle pitture murali le scelte sono vaste e vanno dai colori e finiture alle texture e tipologie. La chiave è allineare le tue preferenze con le esigenze pratiche dello spazio. Sia che tu opti per l'eleganza senza tempo dei toni neutri o per l'audace affermazione di tonalità vivaci, una vernice ben scelta può trasformare qualsiasi parete in un'opera d'arte. Quindi rimboccati le maniche, prendi un pennello e lascia che la trasformazione abbia inizio!
PER MAGGIORI INFORMAZIONI:-
Pittura Coprente Per Muri
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uthropia · 4 months
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Sernan fa un colloquio di cui fa presto a pentirsi amaramente
«Qui dice che conosce la lingua sgrunt, bene» considera ad alta voce il datore, leggendo il suo curriculum vitae. È un Dreud adulto, il che significa un viso molto similmente equino, due braccia, due gambe, ed una corta coda in fondo alla schiena. Sernan annuisce imbarazzato: ha studiato approfonditamente durante i suoi anni di formazione, ma non sa vendersi molto bene. «Oltre a quella ne conosce altre che qui non ha scritto?» «No, signore» risponde meccanicamente, dall’altra parte della scrivania. Il datore, tale Rheo Rhao, sbuffa e lascia cadere sul ripiano il foglio, poi si stropiccia gli occhi e guarda Sernan. «Mai fatto altro nella vita, quindi» dice con voce traboccante di cinismo. «No» risponde l’altro, passando dal meccanico al titubante. In caso il lettore abbia avuto la fortuna di aver già incontrato un Gornit potrà ben immaginare quanto stia accadendo sul viso del mio povero protagonista, e perché Rhao ne finisca ad essere così distratto. In caso contrario, mi lasci spiegare com’è fatto di preciso un Gornit: prendendo come modello la fauna terrestre, è anatomicamente molto simile ad un essere umano, ma è ricoperto di una corta peluria grigia tortora, ha una lunga coda affusolata, piccole orecchie simil-feline, corna non più lunghe di un paio di centimetri ed un muso caprino forse un po’ schiacciato. Sulle guance il pelo s’allunga e assume una sfumatura che può andare dal nero alla terra di Siena, sfumatura che si intensifica all’insorgere dell’imbarazzo. In questo momento, lo sguardo di Rhao è fisso sul profondo grigio scuro che ha invaso la faccia del povero Sernan.  «Io parlo di cose che… non scriveresti in un curriculum, qualcosa di cui ti vergogni». Sernan lo squadra stranito: «Cose di cui mi vergogno? Io non… no, non mi sembra… di che tipo?» «Hai mai ucciso qualcuno?». Sernan tace per qualche secondo. «Ucciso qualcuno?» Rhao sbuffa ancora, con una punta di spazientimento: «Sì ucciso qualcuno, sparare, strangolare, affogare, mai sentito?» «Credo di non seguirla, signor Rhao…» Rhao si alza improvvisamente dalla poltrona e si sporge sulla larghezza del tavolo: «Io ho bisogno di gente tosta nella mia azienda, Sernan, gente che sa il fatto suo. Mi spiego?». Nel frattempo, l’altro si è definitivamente pentito di essersi presentato ed è indietreggiato col busto. «S-sì, capisco, ma non vedo come aver ucciso qualcuno possa tornare utile», Rhao torna a sedersi normalmente con ritrovata calma. «Oh, no, quello era solo un esempio. Io mi accontento anche di rapine a mano armata, spaccio di sostanze illegali, violazione di proprietà privata, cospirazione ai danni della comunità, queste cose qui» Sernan rimane in silenzio. «Ascolta, ragazzo: tu sei un valido elemento e non mi dispiaceresti come mio dipendente, ma io voglio l’azione, la temerarietà, quantomeno un passato difficile. Hai avuto un’infanzia triste, quantomeno?», Sernan scuote la testa. Rhao sospira: «Allora…» «…Allora?» «Potresti accontentarti di un ruolo minore, qualcosa di più semplice…» Rhao si alza, va alla finestra, tira le tende, e indica un piccolo Blob in lontananza che sta pulendo le finestre di un edificio sospeso: «Quello, ad esempio. Voi Gornit siete bravi ad arrampicarvi, no?».
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dettaglihomedecor · 4 months
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Come utilizzare al meglio i colori neutri nel design degli interni
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Minimalisti ma di classe: il potere dei colori neutri
Ti stai preparando a rinnovare il soggiorno o a cambiare colore alle pareti della camera da letto? Il nostro consiglio è di prendere in considerazione i colori neutri. Queste tonalità sono tutt’altro che noiose, e sceglierle ti faciliterà nel restyling della casa. Infatti, sono la base migliore per sperimentare l’accostamento di tessuti e accessori dai colori più audaci e vivaci. Ma non solo, perché l’uso di colori neutri più luminosi può dare alla tua stanza un aspetto più aperto, pulito e fresco. Inoltre, se stai pensando di vendere la tua casa, i toni neutri sono la scelta giusta in quanto sono rilassanti e consentono agli acquirenti di vedere il potenziale delle stanze.
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appartamento di Fantastic Frank
Colori neutri, quali sono?
Nel mondo dell'interior design, neutro significa senza colore. I neutri come beige, avorio, tortora, nero, grigio e le gradazioni di bianco sembrano essere senza colore. In realtà queste tonalità spesso hanno delle sfumature. Quando si abbinano i colori o si sceglie la vernice è opportuno valutare le diverse gradazioni di ciascun colore per trovare quello giusto. C’è chi preferisce i colori neutri caldi, oppure nuance più fredde. Ad esempio, il beige potrebbe avere un sottotono rosato, marrone chiaro, oro o grigio, che costituisce il greige, un neutro più nuovo e molto apprezzato. Il bianco potrebbe essere leggermente avorio, giallo, bluastro o pesca. I neutri possono essere utilizzati nell'arredamento in due modi: completamente neutro o come colore di sfondo per contrasti d’effetto.
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immagine via Fantastic Frank
Arredare solo con i toni neutri
​Se desideri donare alla tua casa un look completamente neutro, sovrapponi diverse tonalità dello stesso colore. Così facendo otterrai un effetto elegante e coerente. Questa combinazione di colori si abbina perfettamente con tutto ciò che è in legno (arredi e finiture) ma anche mattoni e pietra a vista. Elementi, questi, che aggiungeranno una nota di calore all’ambiente neutro. Ecco alcuni suggerimenti per la scelta e l'accostamento dei colori neutri: - Scegli una tonalità più chiara per le pareti e più scura per i pavimenti. - Aggiungi un tappeto in un colore che si abbini al pavimento ma che non sia troppo più scuro rispetto alla tonalità delle pareti. In questo modo si valorizzeranno gli arredi. - Crea armonia nella stanza con accessori che includano alcune o tutte le tonalità che hai utilizzato.
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appartamento di Fantastic Frank
Colori neutri come base
In questo caso, come per l'ambiente completamente neutro, parti dalle pareti. Scegli la tonalità neutra tenendo presente quali altri colori desideri utilizzare, la quantità di luce naturale presente nella stanza e al tuo gusto personale. Preferisce pareti più chiare o più scure? Tieni presente che le pareti più scure sono adatte a spazi luminosi perché fanno sembrare più piccoli gli ambienti. Quindi, se la tua stanza è ampia e luminosa, puoi valutare qualsiasi tonalità. Se, invece, la stanza è piccola e poco luminosa, una tonalità neutra più chiara sarà la scelta migliore. Se ti piace il grigio, decidi se preferisci puntare verso una tonalità calda o fredda. Lo stesso vale per le sfumature del bianco.
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immagine Depositphotos Supponiamo che tu scelga un grigio chiaro per dipingere le pareti, puoi valorizzarlo inserendo una poltrona o un divano colorato, ad esempio verde bosco. Aggiungi un tappeto bianco o nella stessa tonalità di grigio delle pareti (va bene anche un po' più chiara). Abbina le tende al colore delle pareti per un look coerente. Inserisci qualche oggetto decorativo o complementi in verde per aggiungere ulteriori tocchi di colore alla stanza. In questo modo, le pareti di colore grigio e il tappeto bianco sono la base neutra alla quale aggiungere dettagli colorati in verde.   Read the full article
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giancarlonicoli · 6 months
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5 nov 2023 16:35
“GARDINI SI SUICIDÒ PERCHÉ TEMEVA L’EMERSIONE DI LEGAMI DEL SUO GRUPPO CON LA MAFIA” – MARIO MORI, L’EX COMANDANTE DEL ROS E DIRETTORE DEL SISDE PARLA DOPO L’ASSOLUZIONE IN CASSAZIONE NEL PROCESSO "TRATTATIVA", OVVERO L’ACCUSA MOSSA AI CARABINIERI DI AVER TRAMATO CON COSA NOSTRA NEL 1992-1994 – "COMBATTERE LA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA NON È COME ARRESTARE I LADRI DI POLLI" - I SERVIZI DEVIATI (“L’ESPRESSIONE NON MI PIACE”), LA STRAGE DI VIA D’AMELIO, LA BORDATA A INGROIA, IL GIOVANE DEL PCI INFILTRATO NELLE BR E L’INTELLIGENCE ITALIANA: "AVEVAMO UOMINI IN MEDIO ORIENTE IN GRADO DI…” – IL LIBRO
Stefano Cappellini per la Repubblica - Estratti
Generale Mario Mori, nella prefazione al suo libro di memorie in uscita, M.M. Nome in codice Unico, Giovanni Negri la accosta a Enzo Tortora come vittima simbolo della malagiustizia, per i due lunghi processi, mancata perquisizione del covo di Totò Riina e trattativa Stato-mafia, da cui è stato assolto in via definitiva. La convince il paragone?
«Non completamente. Nel caso di Tortora ci fu una lunga catena di errori dei magistrati, cui bastarono le parole di alcuni presunti pentiti. Il mio è un caso diverso, quasi tutti i magistrati che si sono occupati del mio caso hanno agito per convinzione».
Con il “quasi” a chi si riferisce?
«A chi ha dimostrato di agire per pregiudizio ideologico e magari dopo si è anche candidato in politica».
Cioè Antonio Ingroia. Restano i fatti: fu o no un errore non perquisire il covo di Riina dopo il suo arresto?
«Ne discutemmo in una riunione tra carabinieri e magistrati. Il capitano Ultimo suggerì di non perquisire per continuare l’osservazione e io ero d’accordo. La decisione comportava dei rischi, ce li assumemmo. Poi l’indirizzo del covo fu bruciato da un ufficiale dei carabinieri cui scappò una battuta con i giornalisti».
Nessuna autocritica?
«Non dico che tutta la ragione stia dalla parte mia e il torto da quella degli altri. Quel che mi dispiace è che le sentenze di assoluzione hanno valore giuridico ma non di convinzione: per molti io resterò quello che ha fatto la trattativa con Ciancimino».
Vito Ciancimino, mafioso ed ex sindaco democristiano di Palermo.
«Combattere la criminalità organizzata non è come arrestare i ladri di polli. Con pericolo personale andai a proporre a Ciancimino di collaborare e di parlare con i capi mafia per convincerli a consegnarsi. Come sempre in questi casi, offrivamo garanzie sul trattamento delle famiglie».
Lei scrive che la chiave per comprendere la strage in cui morì Paolo Borsellino sta nell’indagine mafia e appalti, poi rapidamente insabbiata dopo la sua uccisione.
«Il procuratore capo di Palermo Giammanco telefonò la domenica mattina a Borsellino, poche ore prima dell’attentato a via D’Amelio, per comunicargli che gli affidava le indagini sulla provincia di Palermo. Strano, no? Non poteva dirglielo il lunedì in ufficio?».
Di cosa accusa Giammanco?
«Giammanco è morto nel 2018, ci sono stati molti anni per sentirlo e chiedergli ragione di tante cose. Non è stato fatto. È una constatazione prima che un’accusa».
Che c’entra Tangentopoli con le stragi di mafia?
«C’era un filo nelle indagini sulla corruzione tra Milano e Palermo.
L’imprenditore Antonino Buscemi, pezzo grosso di una delle famiglie più importanti di Cosa Nostra, aveva comprato la Calcestruzzi dal gruppo Ferruzzi».
Sta dicendo che Gardini si suicidò perché temeva l’emersione di legami del suo gruppo con la mafia?
«Penso di sì».
Fu Berlusconi a volerla capo del Sisde.
«Prima mi telefonò Gianni Letta».
(...)
I politici più stimati?
«Cossiga, Pecchioli e, in tempi più recenti, Minniti. Gente che sa cos’è l’intelligence».
E Craxi?
«Pagò Sigonella e la ribellione agli americani. Lì cominciò la sua fine».
(...)
Ha citato Pecchioli, il ministro dell’Interno ombra del Partito comunista. Lei racconta di aver assistito a un incontro tra lui e il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nel quale fu decisa l’infiltrazione di un giovane del Pci nelle Br.
«Era la fine del 1979. Fui testimone silente di un dialogo che in alcuni momenti fu condotto quasi in dialetto piemontese. L’infiltrato aveva nome in codice “Fontanone”, mai conosciuto né visto. Pecchioli chiese come unica condizione che fosse infiltrato e poi esfiltrato, come poi accadde. Ci aiutò a smantellare mezza colonna romana delle Br».
(...)
La morte di Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia, fu voluta anche da altri?
«Questo non lo credo. Fu lasciato troppo solo, certo, ma purtroppo il generale aveva un po’ abbassato la guardia. Lo vidi pochi giorni prima della sua uccisione. Aprì il portafoglio e mi mostrò una foto della moglie. Non era un gesto da lui».
I Servizi deviati.
«L’espressione non mi piace. Deviate erano alcune persone che agivano per interesse personale».
E la P2?
«Bisogna distinguere. I vertici, Gelli e Ortolani, avevano un disegno politico. La maggior parte degli iscritti cercavano solo avanzamenti di carriera e benefici economici».
Lei è stato involontario motore del cosiddetto lodo Moro, l’accordo allora segreto tra il nostro Paese e i gruppi palestinesi per evitare attentati sul territorio italiano.
«Catturammo una cellula di terroristi palestinesi a Ostia nel 1973. La loro liberazione concordata con George Habash, capo del Fronte popolare per la liberazione della Palestina, fu la base del lodo Moro. Ma io questo allora non lo sapevo. Gli israeliani si vendicarono subito».
Parla della caduta dell’aereo Argo 16 in uso ai Servizi?
«Era l’aereo che aveva accompagnato a Tripoli i palestinesi liberati. Non ci sono prove che siano stati gli israeliani, ma forti sospetti sì».
L’Italia ha cambiato linea sul conflitto israelo-palestinese?
«Noi avevamo in Medio Oriente uno dei più grandi uomini di intelligence, il colonnello Stefano Giovannone, uno capace di avere buoni rapporti tanto con l’Olp quanto col Mossad».
(...)
L’intelligence migliore nel mondo?
«Quella inglese. Ci si entra a 27-28 anni e, se sei bravo, ne esci direttore. Da noi ormai si arriva ai vertici solo perché si indossa la stessa maglietta politica di chi ti nomina».
E l’intelligence italiana?
«Siamo bravi nel controspionaggio, molto meno nello spionaggio».
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Comune Bergamo dedica a Tortora giardino davanti a Procura
(ANSA) – BERGAMO, 17 GIU – “L’anniversario di oggi rappresenta una vita intera e non è un caso che io abbia voluto trascorrere questo giorno qui a Bergamo, perché questa città ha un doppio valore: quello del carcere, dove mio padre è stato rinchiuso, ma anche quello della rinascita”. E’ quanto ha detto oggi pomeriggio Gaia Tortora, intervenendo a Bergamo alla presentazione del suo libro ‘Testa…
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abr · 4 months
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Hanno letto (dicono) "La banalità del male" e i libri sui gulag di Solzenicyn. Conoscono la storia di Tortora. Quindi dovrebbero essere consapevoli della perenne dis-umanità della macchina burostatale in sé.
Eppure è ogni volta SORPRESA SORPRESA, devono arzigogolare di chissà che nuovi complotti e macchinazioni e inventarsi burattinai, solo perché emerge da inchieste (dove le possan fare, ad esempio in questo caso in Canada), che "33 disposizioni sanitarie obbligatorie durante la pandemia non avevano alcuna base scientifica, le avevan messe su (i burocrati statalisti) per perseguire chi disobbedisse".
Mai nulla di nuovo sotto il sole dai tempi delle piramidi egizie: stato contro individui, la massa dei parassiti contro le persone. Che noia che barba.
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tempi-dispari · 11 months
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From the Depth: Elektradrive, musica senza età
Gli Elektradrive, forse più di molti altri gruppi, hanno subito un oblio precoce, ingiustificato e ingiusto. La band nella propria carriera, oltre a raccogliere numerosi riconoscimenti, è stato un vero e proprio faro per il movimento underground nostrano. Il quale, però, ha dimostrato di avere la memoria davvero corta. Questo breve ripercorrere la storia del combo torinese, vuole contribuire, accanto alle mille iniziative altre, a dare il giusto lustro a musicisti non solo preparati, ma ispiratissimi.
Buona lettura!
Contesto storico:
La tensione internazionale tra USA e URSS raggiunge nell’anno nuovi vertici: Reagan annuncia il varo del piano di difesa “scudo spaziale”, e in ottobre ordina un invasione lampo nella piccola isola di Granada, per debellare le forze cubane che l’avevano occupata. Un mese prima, aerei da guerra russi avevano abbattuto un aereo civile coreano, con 269 passeggeri a bordo, che per motivi non spiegati aveva deviato dalla propria rotta, passando sul territorio russo.
La decisione di “Time” di nominare uomini dell’anno Reagan e Andropov nasce proprio dall’idea di sottolineare l’importanza delle decisioni che i due presidenti dovranno prendere in futuro per evitare ulteriori escalations. Problemi per gli Stati Uniti anche in Libano, dove ad aprile un’autobomba esplode nei pressi dell’Ambasciata USA, provocando 63 vittime, e ad ottobre un tremendo attentato uccide più di 240 soldati americani.
Disastro aereo a Madrid: a causa della nebbia due aerei si scontrano tra loro, causando 90 morti. In Inghilterra, Margaret Thatcher vince con schiacciante distacco le elezioni. Nobel per la pace al leader del sindacato polacco, Lech Walesa, mentre William Golding, l’autore de “Il signore delle mosche”, riceve quello per la letteratura. Papa Giovanni Paolo II, scampato all’attentato di Agca, promulga la bolla di indizione del nuovo Giubileo, poi a fine anno visita in cella il suo attentatore.
Otto Oscar, tutti i più importanti, per il kolossal “Gandhi”, quattro premi anche per “E.T.”: ma il vero caso cinematografico dell’anno è “Flashdance”, sostenuto anche da una colonna sonora travolgente che piazza nelle top 10 di tutto il mondo “What a feeling”. Esce anche “Il ritorno dello Jedi”: quasi 600 milioni di dollari incassati. Michael Jackson domina il mercato musicale con i singoli estratti da “Thriller”, mentre “War” lancia definitivamente gli U2. “Holiday” fà conoscere al mondo della musica una 25enne italo-americana, tale Louise Veronica Ciccone, detta Madonna.
In Italia
Incendio al cinema Statuto di Torino: 64 persone muoiono inossicate e per ustioni quando un incendio divampa nella sala. Altri misteri italiani: scompaiono a Roma due adolescenti, Mirella Gregori e Emanuela Orlandi. 30 anni dopo, non si sa ancora che cosa ci fosse veramente dietro. L’ennesima crisi di governo porta alle elezioni anticipate, che vedono l’affermazione del PSI di Bettino Craxi, che diventa nuovo presidente del Consiglio.
Clamoroso blitz anticamorra: vengono emessi 856 ordini di cattura contro uomini politici, avvocati e imprenditori accusati di collegamento con la nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Il nome più famoso è quello del presentatore Enzo Tortora. A ottobre, viene arrestato in Brasile Tommaso Buscetta, uno dei più potenti capimafia, che diventerà “collaboratore di giustizia”. Continuano, però, gli attentati di mafia: un’autobomba imbottita di tritolo uccide il giudice Rocco Chinnici e due agenti di scorta.
Termina l’anno con il messaggio piuttosto polemico del Presidente della Repubblica Pertini. Dissociandosi dalla linea del governo, il Presidente, dopo le manifestazioni contro l’installazione dei missili americani a Comiso, afferma di schierarsi dalla parte di chi manifesta per la pace. Inoltre, invoca il ritiro del nostro contingente militare in Libano, in caso di guerra.
Cultura:
Il 20 novembre la ABC manda in onda il film per la tv “The day after”, che ipotizza un attacco nucleare sul suolo americano, precisamente nella zona di Kansas city, Missouri. Oltre 100 milioni di telespettatori guardano il film, che provoca un’ondata collettiva di isteria paragonabile solo all’esperimento di Orson Welles “La guerra dei mondi”.
Il film, girato come un documentario in presa diretta, è scioccante anche per i dettagli scientifici accurati che contiene: evitando effettacci spettacolari improbabili, mostra infatti le varie fasi di quello che sarebbe un attacco atomico, dall’iniziale blocco elettromagnetico di tutti i motori e circuiti elettrici ed elettronici, alla distruzione provocata dall’impatto dell’ordigno, agli inquinamenti portati dal successivo “fallout”.
Vengono istituiti numerosi numeri verdi per rispondere alle richieste di informazioni e rassicurazioni della popolazione, per quello che fu un vero evento mediatico che influenzò sicuramente la coscienza collettiva sul tema della guerra nucleare.
Nella musica rock:
L’83 è un momento fondamentale anche per il metal, che esplode negli States in due varianti: da una parte la violenza iperveloce del thrash con “Kill’Em All”, il primo disco dei Metallica (ma debuttano pure gli Slayer con “Show No Mercy”); dall’altra, la voglia di far casino unita all’ambizione di azzeccare il gancio melodico giusto insita nel glam dei Motley Crue, il cui “Shout At The Devil” è ancora piuttosto violento ma spianerà la strada per decine di band.
L’hardcore punk di prima generazione, prima di cambiar forma e sostanza, fa registrare ancora le opere prime di Social Distortion e Suicidal Tendencies, tuttavia i dischi più estremi dell’annata sono quelli di Swans, Sonic Youth ed Einstürzende Neubauten.
In ambito rap/hip hop, la Old School sta per volgere al termine. Con il debutto dei Run-D.M.C. ha inizio una nuova era, o meglio ‘scuola’, per il genere. Si tratta di una fase caratterizzata da pezzi più brevi e aggressivi, ideali per le radio, e contenuti in veri e propri LP (s’interrompe la produzione di singole tracce e il disco in rima diventerà ben presto un appuntamento fisso per il pubblico mainstream).
Elektradrive Storia
Le origini del gruppo vanno cercate negli Overdrive, quartetto hard rock torinese formato nel 1981
Nel 1983 gli Overdrive, definita la loro line-up (che vede Elio Maugeri alla voce, Simone Falovo alla chitarra, Eugenio Manassero alle tastiere, Stefano Turolla al basso e Alex Jorio alla batteria), decidono di mutare il loro nome in ELEKTRADRIVE. Nel Gennaio 1984 esce il primo prodotto firmato Elektradrive. E’ il singolo “Let it survive”, su etichetta Smoko Records. Nel Maggio dello stesso anno il gruppo partecipa alla compilation “HM Eruption”, edita dalla Metal Eye Records, con la track “Lord of the rings”.
Nel Marzo 1985 viene richiesta la loro partecipazione dalla Reflex/Cgd Records. “Metallo Italia” è il titolo della compilation e “Winner” è il pezzo che incidono gli Elektradrive. Nel mese di Maggio viene girato un video per la già citata canzone “Winner” ed in Dicembre la band partecipa, con il brano “Secret of the holy grave”, alla compilation “HM in Italy” della Shirak Records.
Arriva intanto il 1986 e giunge in Febbraio il debut-album per gli Elektradrive, “Over the space”. Nel mese successivo parte da Torino, città natale della band, un tour italiano di dieci date e l’estate porta grandi successi e consensi da tutta la stampa specializzata. Citiamo qui la notevolissima votazione di 90/100 sul Metal Forces. In Settembre la Discotto Records, l’etichetta per cui era uscito “Over the space”, dopo un periodo negativo dichiara il fallimento.
Ritroviamo gli Elektradrive nell’estate del 1988, quando la band inizia la stesura delle nuove composizioni e le prime incisioni in studio per il nuovo album, il cui titolo provvisorio è “Due”. Dopo un anno di gestazione, nel Luglio 1989 vede la luce il nuovo lavoro, su etichetta Minotauro Records. Definitivamente confermato il titolo “Due”. In autunno arrivano i grandi consensi: “Due” viene acclamato dall’intera stampa italiana come migliore album hard-rock nostrano.
Ma le lodi piovono anche dall’estero: “Kerrang!”, autorevole magazine britannico, affibbia la massima votazione a “Due” e commenta: “La classe di questi ragazzi è scritta in ogni brano del disco!”. Durante il mese di Novembre la Converse All Star diviene la fornitrice ufficiale e lo sponsor del quintetto torinese. All’inizio del dicembre 1989 gli Elektradrive aprono la triade Shy/Sabbat/Manowar al Palasport di Torino e la buona prova della band viene prontamente sottolineata dal pubblico e dai mezzi di informazione presenti.
Ancora nel Gennaio 1990 “Due” riscuote una entusiastica recensione su Metal Hammer/Crash e nei mesi seguenti numerosissimi magazine europei seguono le orme delle già citate testate recensendo “Due” nel migliore dei modi. Fra i giudizi più positivi quelli di Bravo, Aardshock Metal Hammer, Metal Hammer Italia e Metal Hammer U.K.. In Febbraio piovono gli inviti per concerti in numerose città italiane e nel successivo mese di Marzo i giornalisti rock italiani votano gli Elektradrive come migliore act hard n’ heavy peninsulare. In Aprile la Semaphore Records (Olanda) inizia la distribuzione europea di “Due”.
Sull’onda del successo live di una nuova song come “Big City”, gli Elektradrive entrano in studio per mettere su nastro tre nuove composizioni. In Giugno la band riceve un inaspettato, quanto rinomatissimo, “Certificato di Qualità e Riconoscimento ” nell’ambito dello statunitense “Billboard’s 2nd Annual Contest” per il brano “A man that got no heart”. Nell’estate 1990, mentre si mette a punto la stesura dei nuovi pezzi, gli Elektradrive volano a Los Angeles, paradiso del rock duro, per tenervi alcuni concerti. In Ottobre la band parte per un tour che nell’arco dei due mesi successivi, li porta ad attraversare l’Italia in lungo e in largo, dando vita ad una serie di concerti che ottengono un notevole successo.
E’ il Gennaio 1991 quando la band decide di sparire per qualche tempo dai palcoscenici al fine di ottenere la giusta concentrazione per preparare il nuovo materiale. Ritroviamo la band torinese all’inizio del 1992 alle prese con la pre-produzione del terzo album. Dopo alcune trattative, nel mese di Maggio, gli Elektradrive firmano un nuovo deal discografico con la Dracma Records. In Giugno il combo piemontese entra in studio per registrare la track “Snake ’92”, che appare sulla compilation “Nightpieces II” edita in Ottobre per la Dracma Records. In Luglio il gruppo suona alcuni show al “Charity open Air Summer Festival” ed in Settembre iniziano finalmente le incisioni per il nuovo album.
“Big City”, questo è il titolo del terzo lavoro firmato Elektradrive, vede la luce nell’aprile del 1993 e conferma “alla grande” la classe e la cristallina perizia della band torinese. Sempre in Aprile gli Elektradrive si propongono dal vivo al pubblico di Torino con un concerto che, contemporaneamente, presenta il nuovo album “Big City” e festeggia il decennale della band, 1983-1993. “Big City” riscuote immediatamente un ottimo successo di critica su tutte le testate specializzate italiane. Ricordiamo, fra le altre, le entusiastiche recensioni di: Flash, Metal Shock, Metal Hammer.
In autunno, nell’ambito di alcuni festeggiamenti cittadini, la band si esibisce di fronte a diverse migliaia di spettatori ed intanto si fanno più insistenti le richieste, prevalentemente dalla Germania, dell’ormai esaurito primo album, “Over the space”.
Nel Gennaio 1994 il quintetto torinese intraprende un nuovo tour italiano che porta i nostri a zonzo per tutto il nord Italia. Fra questi concerti la data torinese coincide con l’inaugurazione del nuovissimo auditorium della Dracma Records. Ovunque la band è accolta da un folto pubblico e riscuote grandi consensi. Viene intanto raggiunto l’accordo con l’etichetta tedesca Long Island Records per la ristampa su CD di “Due” con l’aggiunta di alcune bonus tracks.
Questa edizione fa parte di una speciale serie denominata “Long Island Records Classics” ed è caratterizzata da un artwork particolarmente curato ed una edizione limitata di 2000 copie in Gold-CD. In Aprile tutti i maggiori magazine nazionali specializzati in Hard ‘ n Heavy offrono rinnovata attenzione agli Elektradrive: i nostri sono una band storica dell’hard italiano e una delle punte di diamante della scena heavy nazionale. La band sigla un altro contratto con la giapponese Alfa Inc./Brunette Label per la ristampa nel paese del Sol Levante di due CD contenenti i due più recenti lavori, “Due” e “Big City”.
Quest’ultimo con l’aggiunta di alcune extra-tracks. Entrambi i prodotti, rinnovati nella grafica e contenenti i testi in inglese e giapponese, sono stati messi sul mercato nell’Ottobre 1994. Dal 1995 al 2000 la band subisce cambiamenti nella formazione e si avvale della collaborazione di ottimi musicisti che sostituiscono alcuni membri originali. Ciò porta alla realizzazione di un demo di 9 pezzi chiamato Scheme, che desta l’attenzione del mitico Ronnie Montrose (chitarrista, musicista, produttore, già con Sammy Hagar, Edgar Winter e Rick Derringer) e si dimostra interessato alla produzione di questo lavoro.
A metà 2004, Elio Maugeri ritorna a scrivere dei pezzi con Simone Falovo, e da qui inizia il lungo percorso della reunion della band che porta a gettare le basi per la realizzazione del nuovo lavoro. Il CD avrà come titolo “Living 4” e conterrà 14 nuove songs che come stile si differenziano leggermente rispetto agli ultimi lavori della band: hard rock melodico di base, con molte venature blues, ed arrangiamenti di chitarre acustiche, con presenza di tastiere meno dominante rispetto al passato.
E siamo al 2009, anno che vede l’uscita del tanto atteso ed annunciato L4, per la Valery Records!
Lo sviluppo dei testi ha per la band un valore di concetto comune, che si riconduce a tre temi fondamentali:
la salvaguardia del pianeta Terra le Corporazioni: un potere oscuro che si muove dietro ai governi dei popoli l’Uomo ed alcune sue riflessioni e domande sul suo essere
La formazione vede 4/5 dei componenti originali, che sono gli stessi che formavano gl Overdrive:
Elio Maugeri: voce Simone Falovo: chitarre Stefano Turolla: basso Alex Jorio: batteria
Come in passato, per i tre precedenti lavori della band, molta attenzione è stata dedicata al tema dei testi; presto sarà pubblicata sul sito ufficiale, una traduzione in italiano di tutte le liriche dell’album. Lo sviluppo dei testi ha per la band un valore di concetto comune, che si riconduce a tre temi fondamentali: la salvaguardia del pianeta Terra le Corporazioni: un potere oscuro che si muove dietro ai governi dei popoli l’Uomo ed alcune sue riflessioni e domande sul suo essere
Dal 2009 al 2011 la band gira in Italia per i concerti del tour di Living 4. All’uscita del disco segue un tour di 25 date e la band, per alcune date, sperimenta anche una nuova veste live ri-arrangiando gran parte del suo repertorio in versione acustica, riscuotendo ottimi consensi da parte del pubblico. Nel 2012, escono entrambe le riedizioni rimasterizzate del secondo e terzo album: DUE – 24 Years Carat Gold per Electromantic Records Big City – XX Anniversary per Dracma Records, che contiene due bonus track del periodo dell’uscita dell’album “Snake 92” e “Fly High”.
Oggi:
Il 23 giugno 2023 – Mc Ryan’s (Viale Europa 60 Moncalieri, Torino) gli Elektradive si sono esibiti in un concerto evento in formazione originale per festeggiare i 40 anni di carriera della Band! Per gli amanti del grande AOR un evento imperdibile! Per l’occasione sono saliti sul palco: Elio Maugeri: voce, chitarra ritmica Simone Falovo: chitarre, cori Stefano Turolla: basso, cori Alex Jorio: batteria, cori Eugenio Manassero: tastiere, cori
ed hanno suonato brani tratti da:
1984 – Smoko Records single 1986 – Over the space – debut album 1989 – DUE 1993 – Big city 2009 – Living 4
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...Leonardo Sciascia è stato tra i primi a occuparsi del fenomeno mafia, anche in termini concreti, con proposte di misure legislative mai prese in considerazione o mai adottate. Con lui, siciliano e partecipe, sempre pronto a battersi in prima linea, si è aperto un dibattito che con il passare del tempo appare sempre più attuale. Così come è stato tra i primissimi a denunciare le aberrazioni del sistema giudiziario nella clamorosa incriminazione di Enzo Tortora come "camorrista", cosi non ha mai avuto paura di imporre all'attenzione pubblica quelle notizie scomode o scottanti che il conformismo delle coscienze ha sempre cercato di rimuovere. Quello di Sciascia è un caso forse non unico ma certo esemplare del lavoro di uno scrittore che si trasforma in impegno civile, e questa raccolta di articoli e testi vari, compatta nella sua denuncia nei confronti delle complicità mafiose e delle stesse strutture sociali che consentono la loro proliferazione, diventa un documento-chiave per la comprensione del fenomeno e uno stimolo a combatterlo. Limpide pagine dunque, queste raccolte da Sciascia per la prima volta in volume, in cui la distanza tra il narratore, il saggista e il giornalista si annulla per lasciare emergere soltanto i valori umani e civili...(da risvolto di copertina) #ravenna #booklovers #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #consiglidilettura #librerieaperte #leonardosciascia (presso Libreria ScattiSparsi Ravenna) https://www.instagram.com/p/Cm0lDM6I3_A/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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