Tumgik
#furbat
fatalquiiete · 11 months
Text
Una delle più grandi furbate del berlusca è stato sfruttare il bias cognitivo (con gente che un bias cognitivo nemmeno sa cosa sia) facendo credere che farsi governare da uno che è diventato ricco avrebbe fatto diventare ricco anche chi gli dava il voto. Ci hanno creduto in tantissimi, poi abbiamo visto tutti com'è finita. Pensiamo che c'è gente ancora oggi pronta a difenderlo a spada tratta a prescindere, chiudendo un occhio sul fatto che su una 30ina di processi da otto è uscito per decorrenza dei termine e da due per amnistia, che sono gli stessi che insultano la Schlein perché è "brutta e lesbica", mentre lui, ricco, puttaniere e con passione a dir poco sospetta per le neo-maggiorenni era un ganzo. Lei, almeno per adesso, non ha ancora avuto nessun processo, poi vedremo. La meloni segue la stessa strada: una della periferia, senza un titolo di studio decente, che è arrivata dove è arrivata fa credere alla gente comune che "è una di loro", mica una che diceva che ruby era la nipote di Mubarak (carta canta) per parare il culo al suo capo. Con salveenee il giro è leggermente diverso: lui si adagia sul fatto che la gente ha la memoria di un criceto anemico, cambiando idea ogni 3 minuti comunque qualcuno che gli va dietro lo trova sempre. Io invece sono qui, sulla riva del fiume, a rimettere da capo per l'ennesima volta "Madonna che silenzio c'è stasera", aprire un'altra birra, ed aspettare di veder passare qualche cadavere. ...sperando che non sia quello dell'Italia.
25 notes · View notes
umbriasud · 8 months
Text
PILLOLE/ Terni 1601, un freno alle furbate di certi notari
A Terni erano continue le liti tra notai e i loro clienti riguardi il pagamento dei conti dei registri notarili.  Tra i notai c’era chi anche dopo molto tempo tornava ad accreditarsi dell’avvenuta registrazione, chiedendone il pagamento. Ad evitare le contese il consiglio cittadino  stabilì che dall’agosto 1601, passato un anno dalla registrazione,  i Notai non potessero pretendere alcun…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
crossroad1960 · 9 months
Text
0 notes
infosannio · 10 months
Text
Santanchè, Visibilia ammette le furbate sulla Cassa Covid
Il dipendente in Cig a zero ore lavorava al Senato per la Pitonessa e La Russa. L’ammissione delle furbate sulla cassa integrazione Covid realizzate da Visibilia esiste. A fornirla è stesso disastrato gruppo […] (DI NICOLA BORZI E THOMAS MACKINSON – ilfattoquotidiano.it) – L’ammissione delle furbate sulla cassa integrazione Covid realizzate da Visibilia esiste. A fornirla è lo stesso disastrato…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
kritere · 1 year
Text
Inter-Porto, chi è Taremi: il bomber iraniano che chiamano “Piscinas” per le sue furbate
DIRETTA TV 22 Febbraio 2023 L’Inter questa sera affronterà il Porto per gli ottavi di finale della Champions League. Tra gli uomini di Conceicao, Turami è sicuramente il giocatore più insidioso. 0 CONDIVISIONI L‘Inter affronterà il Porto in Champions League per gli ottavi di finale. Una sfida sulla carta abbordabile per i nerazzurri ma che comunque non va assolutamente sottovalutata dato che…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
daniela--anna · 1 year
Text
Tumblr media
MARMELLATA DI KUMQUAT
Ingredienti
1 kg kumquat (non trattati)
1.5 kg zucchero
1.3 l acqua
Strumenti
5 Barattoli con tappo a vite
Fonte :
0 notes
sviluppimentali · 2 years
Note
Manco telegram??
Esiste ancora? Non lo uso nemmeno più.. cioè di rado metto qualche mia foto giusto per, sono altre persone che hanno sempre fatto le furbate su telegram 😜😂
0 notes
iotnoitutti · 2 years
Text
Fantapolitica o un'occhiata disincantata al panorama politico odierno?
Fantapolitica o un’occhiata disincantata al panorama politico odierno?
Riporto una preoccupante opinione di un amico a proposito della situazione politica e finanziaria italiana, poi stara’ a voi dire se e’ fantapolitica oppure se, come diceva Andreotti, a pensar male si fa peccato ma tante volte si azzecca (e se lo diceva lui che di “furbate” era un maestro…). I conti pubblici dell’Italia vanno male, anzi, molto male: siamo il secondo paese dell’Europa, dopo la…
View On WordPress
0 notes
Text
Bonus 110% edilizia, arriva lo stop da parte del governo?
Palazzo Chigi dice stop al Bonus 110% sull'edilizia. Sembrerebbe, quindi, giunta alla fine la misura che permette di recuperare, a spese dello Stato, il 110 per cento di quanto sborsato per ristrutturare le abitazioni purché si migliorino i consumi energetici. Bonus 110% edilizia, come funziona? Il Superbonus 110% è una misura di incentivazione introdotta dal D.L. “Rilancio” del maggio 2020 che ha come obiettivo quello di rendere più efficienti e più sicure le abitazioni. Il Superbonus si suddivide in due tipologie di interventi: - il Super Ecobonus agevola i lavori di efficientamento energetico - il Super Sismabonus incentiva quelli di adeguamento antisismico L’incentivo consiste in una detrazione del 110% che si applica sulle spese sostenute dal 1° luglio 2020 al 30 giugno 2022 da ripartire tra gli aventi diritto in cinque quote annuali e, per la parte di spesa sostenuta nell'anno 2022, in quattro quote annuali di pari importo.  Interventi trainanti Per poter godere del bonus è necessario effettuare almeno un intervento cosiddetto “trainante”. Gli interventi trainanti consistono nell’isolamento termico dell’involucro dell’edificio, che sia plurifamiliare o unifamiliare, nella sostituzione degli impianti termici con impianti centralizzati, nella sostituzione degli impianti termici su edifici unifamiliari o sulle unità immobiliari site all’interno di edifici plurifamiliari che siano funzionalmente indipendenti e dispongano di uno o più accessi autonomi dall’esterno. Lo stop tra truffe... Una misura che ha riscosso un successo enorme ed ha permesso a molte strutture edilizie di potersi aggiornare da un punto di vista energetico ed antisismico. Nonostante ciò, non sono mancate le proverbiali "furbate" per approfittarsi dei rimborsi. Il caso più recente di truffa ai danni dello Stato tramite il Bonus edilizio è di pochi giorni fa dove sono coinvolti oltre 140 soggetti per una truffa da 772 milioni di euro. Lavori su lavori che non venivano mai realizzati ma dichiarati allo Stato per poter ottenere i rimborsi. Nessun lavoro svolto, nessuna società che realmente prendesse in mano "il cantiere" da portare a termine. ... e fine dei fondi La motivazione più vicina alla realtà (che stanno determinato lo stop della misura) è la la mancanza dei fondi per i rimborsi. Per questa misura, introdotta nel 2020 dal secondo governo Conte, si stima che le coperture fino al 2036 ammontino a 33,3 miliardi, a fronte di rimborsi che al 31 maggio scorso ne valevano 33,7. Senza altri quattrini restano fermi i termini fissati: il Superbonus si può chiedere fino a dicembre per le villette e a giugno dell’anno prossimo per le case popolari. Foto di anncapictures da Pixabay Read the full article
0 notes
ninetaleon · 6 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
It’s Inktober!! I drew this for day one. My Oc! Tangle and Moonie, along with some furbat.
I will draw for 3 days ^^
8 notes · View notes
nightspiritstudio · 2 years
Photo
Tumblr media
The Furbat 🦇 A very cursed charity pattern I designed for @austitch_tx. Go check out their ko-fi to get it! Proceeds go to the Austin Bat Refuge. I promise this isn't a Furby Instagram now. Unless... . . . #nightspiritstudio #xstitch #crossstitch #crossstitchpattern #gothiccrossstitch https://www.instagram.com/p/CbWW2YytBNy/?utm_medium=tumblr
2 notes · View notes
corallorosso · 3 years
Photo
Tumblr media
Pasticcio Ue, jet privati verso l’esenzione dalle nuove tasse sui carburanti. Come si dice, la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. O di furbate. La Commissione Ue si appresta a presentare, il prossimo 14 luglio, le modifiche per la tassazione dell’energia. La bozza della riforma include anche una revisione del sistema di tassazione dei carburanti per aerei, i cui dettagli sono ancora da definire. Tuttavia... il documento prevede, al momento, l’esenzione dall’imposta per i voli cargo e, più in generale, di natura commerciale. Tra questi sono inclusi i jet privati in quanto classificati quasi sempre come “aviazione d’affari” e quindi funzionali allo svolgimento di attività commerciali. Un’ulteriore esenzione è per i voli “di piacere” in cui un aeromobile viene utilizzato per scopi “personali o ricreativi” anche se non associati a un uso aziendale o professionale. L’idea dell’esenzione deriva dalla volontà di non penalizzare i vettori europei nel mercato internazionale. (...) La Commissione vuole allineare la tassazione energetica agli obiettivi climatici. Quindi le tasse dovrebbero essere parametrate agli impatti ambientali. Tuttavia il capitolo riguardante l’aviazione privata è fonte di preoccupazione. In un recente rapporto la Ong ha segnalato come le emissioni di Co2 da parte di jet privati siano salite negli ultimi 15 anni a ritmi più sostenuti rispetto ai normali aerei passeggeri, registrando un incremento del 31%. “I jet privati, si legge nello studio, hanno un impatto sproporzionato sull’ambiente, in un’ora un solo veivolo può emettere fino a due tonnellate di Co2 quando un cittadino europeo emetti in media 8 tonnellate in un intero anno”. (...) La conclusione dello studio è che i jet privati siano tra le 5 e le 14 volte più inquinanti dei normali voli passeggeri, in termini di Co2 per passeggero, e 50 volte più di un treno. Il Fatto Q.
7 notes · View notes
pintakupins · 3 years
Photo
Tumblr media
It's bats! I freakin love Halloween Furbats will be coming to the shop for my spooky update this Saturday at 1pm PST! Countdown in my stories Which one is your favorite? . . . . . . . . . . #furbys #furbies #furbytoy #90stoys #90s #nostalgia #furby #furbycommunity #furbyfandom #furbylove #pingamestrong #pingame #enamelpins #pins #lapelpins #oddbodyfurby #longfurby #spookyseason #halloween #batsifreakinlovehalloween #bats https://www.instagram.com/p/CVa0uaNJB8M/?utm_medium=tumblr
3 notes · View notes
yelenabworld · 4 years
Text
A certa gente auguro gran botte di karma, dritte su per il culo: devono pagare tutte le furbate e le cattiverie che hanno fatto. Proprio tutte eh
[Yelena b.]
14 notes · View notes
Text
La natura è innocente
Siti lancia il guanto di sfida a pagina 17: “Saranno sufficienti i pensieri indimostrabili, le licenze poetiche, le prevaricazioni sui defunti? Le allusioni ambigue, le immersioni palombare, le inferenze per pura vischiosità narrativa, insomma lo (parola ormai impronunciabile) stile?”. E a chi è la sfida lanciata? L’entità non è certo astratta, o perlomeno non si dà in natura, per l’appunto, ma si incarna nella scelta di mettere a tacere il dispositivo narrativo-connotativo ogni volta che un autore poggia la penna sul foglio, alza la testa e pretende di dire che quello che si troverà tra le sue pagine è la verità, nient’altro che la verità.
Un patto recente, non antico, con il linguaggio denotativo, che si libera dal fardello della forma (che in Siti diventa “l’autorità della forma” assieme alla “pazienza dell’artigianato”) e che si presenta al mondo come trascrizione monocorde, mai inventiva, mai fantasiosa, dei fatti, nient’altro che i fatti.
Conoscere la produzione saggistica e letteraria di Siti aiuta certamente nel districarsi nella selva di non detti o, meglio, di detti a metà: quelle che seguono, le 350 pagine che si schiudono come uno scrigno, sono a disposizione di tutti quelli che ancora credono che la forma, lo stile abbiano il loro ruolo, la loro fondamentalità in un’epoca che sembra avere sempre più bisogno di scrittura scarna, precisa, diretta, paratattica. Gli svolazzi sembrano furbate, le impennate liriche fumo negli occhi di chi agogna la storia, la storiella, l’autobiografia, la biografia, la scrittura del reale.
Perché l’opposizione in cui Siti vuole mettersi non è con chi in generale scrive (scrittore o scrivente che sia, non è importante) ma con il filone foltissimo e sempre più frequentato della narrativa non finzionale, o non-fiction. Canone nel quale è ovvio che dei maestri possano essere rintracciati – come il poderoso ego di Carrère o la presenza costante ma non giudicante di Capote in A sangue freddo – ma dove tanti altri e altre che scelgono di battere questa strada rappresentano la spia di un problema più grande. Il problema che abbiamo maturato con lo stile, o forma che dir si voglia. Il debito con la fantasia non lo vogliamo più, cerchiamo di fidarci solo dei giornalisti che diventano narratori. Fotografi, non più pittori – gli autori nel libro di Siti non vengono nominati uno ad uno (comporterebbe certo un argomento lungo e che comunque lui apre altrove, in altre sedi, come l’articolo “contro” Saviano, apparso su Minima&Moralia).
Il problema è, a volte, la qualità dei testi e, in altre occasioni, la pretesa di dirsi neutrali, il vizio di manifestarsi come vestali di una verità fattuale, mai soggiogata da soggettività, pulsioni, fraintendimenti, ossessioni, idiosincrasie personali.
Venendo al libro, La natura è innocente si biforca dal principio in due tronconi, due vite – quasi vere? Beh sì, ci sono almeno quattro ineliminabili livelli di falsità che accompagnano le parole dalla bocca del parlante all’intenzione dello scrivente.
Due vite intrecciate? No, si scopre solo alla fine perché ci vengono consegnate appaiate: il matricida ha avuto il coraggio (o l’impeto? O cos’altro? Di solo coraggio non si tratta) di uccidere la propria madre; l’arrampicatore sessuale body builder è l’oggetto-premio che si sarebbe potuto ottenere una volta compiuto il misfatto. Uccidere la propria madre per vivere le proprie pulsioni in libertà, recidere il filo atavico e mitologico che strozza il vitalismo.
Ingorghi psichico-simbolici sono la cartina tornasole del vitalismo di Siti, sempre esibito e forse arrivato al suo capolinea.
Ma, dunque, le vite – non esemplari né tipiche (la letteratura non insegna, non conforta, non moralizza, non incastona esempi per vivere meglio, tutte funzioni demandate ad altre scritture), ma che stanno assieme nella loro radicalità a dire all’autore: eccoci, nudi e crudi, questa è stata la nostra vita, e ora la tua unica possibilità è scrivere di noi. Non è che la vita media cui Siti accenna nelle ultime pagine è proprio la sua, che in questo romanzo non ha trovato spazio, la sua vita che viene affrontata obliquamente in questa autobiografia bifida e appaltata? Lecito domandarselo, anche se non dev’essere questo il punto. Anche perché è da quando ho iniziato a scrivere che continuo a mancare il fuoco principale.
Filippo Addamo vive i giorni fitti, Ruggero Freddi vive invece una vita: e questo è forse l’elemento che fa tutta la differenza. Perché sì, zio Walter scrive che “Forse, perché la vita cominci davvero, serve un fatto esterno che la invada e la inquini come il casuale granello di sabbia invade il cuore dell’ostrica”.
Un fatto esterno – il tradimento della madre nei confronti di Filippo, e per quanto riguarda Ruggero il fatto che si gonfia fino a diventare sproporzionato qual è? Non c’è.
Perché Filippo, nell’indigenza e nella mancanza di un orizzonte d’attesa benefico, vive questi giorni fitti fitti e a un certo punto l’atto, l’azione, lo mettono sulla strada giusta di avere una vita – forse tutto il libro non è che una spasmodica domanda che gira in tondo “cos’è una vita? Cos’è una biografia?”. Sparare alla madre gli consegna la vita in mano, ora lui è qualcosa, ora lui un ruolo ancestrale e mitologico ce l’ha: ha avuto il coraggio di sottostare alla coazione a ripetere, ha fatto quello che la sua terra e la cultura di cui è intriso si aspetta da lui. È un atto riconoscibile, è un atto nemmeno condannato dalle persone a lui vicine, ma è un atto. Un atto sproporzionato che indica quella che da ora in poi sarà la sua esistenza. Matricida.
Per Ruggero, la vita esiste da sempre, non compie gesta che lo mettano sulla strada che ha già deciso da piccolo: evadere dalla povertà – tant’è che si fa coccolare parossisticamente quando si fa promettere che non ricadrà mai più in situazioni merdose come sono quelle che i poveri sono costretti a vivere.
Ruggero ha un piano, ha la forma bene in testa, ed è secondario il fatto che cambiando gli scenari cambi anche la sostanza di quello che vuole diventare, ma è chiaro che il suo vitalismo è teso come una corda, è un vitalismo teleologico. L’orizzonte è lontano ma viene guadagnato a suon di cazzi e marchette, nulla mette in ginocchio il sogno di una forma, nemmeno l’avvilimento che la sostanza dei giorni comporta.
Tutto questo per dire che le due vite quasi vere di Siti sono degne di questo nome in fasi diverse: una lo è da sempre, l’altra lo diventa con l’atto fondamentale. Uccidere i genitori.
I giorni e la vita: misure del tempo diverse per significato che di tanto in tanto mi ossessionano. Ma nella scrittura è piuttosto scontato che di una vita – una vita come tante, vite che non sono la tua, vite che avrebbero potuto essere la mia – si finisce per parlare. Anche di una che all’inizio non lo è, la forma e la sua autorità si insediano sul trono e dettano grammatiche e linee che facciano ordine ed è una vita quella che ne esce fuori. Prima erano i giorni e poi è una vita. Potere poderoso e salvifico dell’arte? Forse, ma mica tutto deve essere salvato.
Infatti, sempre verso la fine – che è il terzo e conclusivo inserto saggistico dove Walterone tira le somme – fanno capolino le due tane dell’autobiografia: Facebook e Instagram, luoghi ameni dove lacerti di vita quotidiana vengono riportati perlopiù con linguaggio denotativo. Giorni che si spacciano per vite, che provano a darsi una forma in pubblico ben prima che sia possibile capire se l’interesse che suscitano sia duraturo o di consumo estemporaneo e modaiolo. Giorni che si spacciano per forma, ma la connotazione ha lasciato la torre di controllo e non si vede più. E laddove la parola non arriva, la facilitazione della foto – a bassa o alta risoluzione è uguale – aiuta a tirare fuori questa auto-narrazione continua che ci propiniamo a vicenda. Le maschere crescono, il soffocamento pure. Sui social sei quello che: fa polemiche, fa foto zozze, fa i meme, fa squadrismo virtuale. Sui social sei quello che fai, ma quello che decidi di fare ti strozza e dopo un po’ chissà se sei ancora quello che volevi fin dall’inizio. O se il bisogno di un pubblico ti ha fatto mettere in ginocchio e ti ha fatto pensare che dar via un po’ della tua intimità, un po’ dei tuoi pensieri non è un peccato grave, ma solo veniale, quella vanità così insita in noi ora che non è che bisogna vergognarsene, bisogna abitarla con mille layers e post-ironia. Così si risolve l’imbarazzo nel constatare che anche oggi hai messo in vetrina un pezzetto squallidamente inutile di te, che domani è carta straccia.
A Walter Siti direi che siamo giovani e che deve perdonarci questa messa in scena continua, questa distrazione sfibrante, questo gioco di maschere in cui la vergogna di essere giorni e non vita (non per forza tutti lo sono, forse qualcuno sì).
A Walter Siti direi tantissime cose, tra cui che i suoi libri mi hanno cambiato la vita. O i giorni fitti che vivo, non so ancora se sono degna di avere una forma ben ordinata – e anche se vivo ho le stesse preoccupazioni (forse non vere, ma realistiche, e dunque bene così) di Giovanni del Drago: il mio estetismo mi fa precipitare nell’angoscia più nera se dietro di me vedo giorni privi di senso, forme e linee caotiche senza un disegno preciso. Linee e forme che non in ogni momento dicono chi sono.
1 note · View note
falcemartello · 5 years
Text
Al direttore - Giovedì sera mi telefona la mia piccola Emma di nove anni e mi dice: “Babbo, domani mattina vado dalla nonna perché la maestra fa sciopero per salvare il pianeta terra”. Emma ha una maestra di italiano fantastica, che non abusa degli scioperi e ha spiegato bene loro le ragioni della mobilitazione. Inizio da qui per dire la mia, solo la mia idea. E dire a tutti gli amici che non condividono la mobilitazione di venerdì: state sbagliando. Sono consapevole di tutte le ipocrisie, delle furbate, persino della cattiva coscienza che può celarsi dietro il “gretismo”.
Capisco tutte le contraddizioni che ci sono. Anche dietro questi bambini, non mancano quelli che li usano come un’occasione formidabile per lanciare il mantra “è tutta colpa delle multinazionali occidentali”. Ma sono fesserie in bocca all’80 per cento della politica italiana; qualcuno le considera pure cose di sinistra, ma cosa c’entra attaccare una bambina, le sue trecce, i suoi eccessi? State sbagliando! Primo. C’è un atteggiamento troppo ideologico negli ambientalisti, ma anche nei negazionisti. Vi parla chi ha seguito la vertenza dell’Ilva e ha ricevuto le peggiori minacce… anche da un governatore della regione, che però preserva le sue centrali a carbone. Secondo. L’ambiente – la cura del creato, consentitemi di usare questa espressione come credente – è cosa troppo seria per lasciarla nelle mani degli ambientalisti ideologici. Terzo. Si dice che le nuove generazioni sono apatiche e nichiliste: onestamente, vedo gli under venti molto seri e concreti.
Tra la musica trap che parla di auto di lusso, donne e gioielli e il futuro della terra, abbiamo qualche dubbio? Voi che avete scioperato su tutto e col sottofondo degli Inti-Illimani, a cui cambiavate i testi per farli più tosti e ora sfoderate la penna rossa, pretendete rigore propositivo e lucidità? Non fate i vecchi. Se vogliamo dei cittadini consapevoli, incoraggiamoli a partecipare e a mobilitarsi e anche a sbagliare, non sarà difficile fare meno errori di voi. Quarto. Mi sono inferocito per lo sciopero contro l’alternanza scuola-lavoro, anche per lo snobismo antioperaio di alcuni striscioni. Ma bisogna smetterla col “controcorrentismo”.
E’ solo un’altra forma di conformismo. Il rifornimento narcisista che ci dà il nostro “distinguo” quotidiano, che sfama la nostra platea di follower, ci rende schiavi. Se vogliamo salvare Greta dai gretisti, come dice il bravissimo Roberto Vicaretti, e dai troppi gretini, questa partita ci riguarda. Ci sono ambientalisti seri e competenti e si battono gli ayatollah dell’ambientalismo nimby con un industrialismo moderno e sostenibile, che è anche più conveniente. Sono un sostenitore dell’auto elettrica ma ho spiegato che, senza infrastrutture e un nuovo ecosistema dedicato, faremo tardi e male. Mi hanno scritto che sono “pagato dalle lobby dei diesel”. Fate voi, ma io mia figlia in mano a questi fricchettoni non la lascio, e neanche il pianeta terra.
33 notes · View notes