Tumgik
#libera espressione
💃
Danza su me
Spogliami nel vento
Sei libera di essere, libera di avere
Solo se lo vuoi, solo se mi vuoi
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montecrizto · 3 months
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la morte del punk la morte della musica la morte della libera espressione il disastro il cringe la democrazia cristiana
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myborderland · 7 months
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Le tensioni muscolari croniche delle diverse parti del corpo sono la prigione che trattiene la libera espressione della nostra individualità. 
Alexander Lowen
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binosaura · 5 months
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Caro Babbo Natale,
Questa è la letterina di una femminista intersezionale incazzata. Una di quelle che se notano un'ingiustizia di qualsiasi tipo, invece di farsi i cazzi propri ci mettono bocca per difendere chi subisce. Questa femminista intersezionale incazzata ha dei desideri che potrebbero genericamente essere riassunti con "l'uguaglianza tra tutte le persone e la pace nel mondo", ma siccome è una rompicoglioni di prima categoria andrà ad articolare.
Vorrei che l'esistenza delle persone queer non fosse più considerata una deviazione dalla norma. Che non dovessimo dimostrare niente a nessunə. Che il Pride diventasse solo un momento di festa e non di lotta. Che lɜ miɜ compagnɜ non dovessero più nascondersi da chi ancora ci considera malatɜ o possedutɜ dal demonio.
Vorrei che ogni donna e soggettività socializzata come tale fosse libera di fare ciò che vuole, con chi vuole, quando vuole. Che non ci considerassero più "angeli del focolare" o "preziosi oggetti da proteggere". Che il nostro genere e la sua espressione non condizionino lo sguardo altrui e il trattamento riservatoci. Che la cultura dello stupro finisse una volta per tutte.
Vorrei che le persone grasse venissero considerate in quanto persone e non in quanto grasse. Che la Medicina si impegnasse per eliminare la concezione popolare che il peso corporeo sia necessariamente correlato allo stato di salute. Che i media rappresentassero ogni tipo di corpo e le aziende di abbigliamento tenessero conto della loro varietà. Che i mezzi di trasporto e le strutture artificiali in generale non fossero concepite solo per accogliere una limitata gamma di corpi.
Vorrei la fine del razzismo. Che una persona non dovesse più essere giudicata in base al colore della pelle o alla nazionalità. Che gli stereotipi sulla provenienza geografica diventassero obsoleti. Che riuscissimo a considerare in egual modo tutti i conflitti in atto, non soltanto quelli vicini a noi, e riuscissimo sempre a distinguere l'oppressorə dall'oppressə.
Vorrei che la disabilità non venisse considerata il tratto caratteristico di una persona. Che tutte le persone abili riuscissero ad avere uno sguardo non pietistico verso le persone disabili. Che non si utilizzasse più la pornografia del dolore nei media. Che le istituzioni si impegnassero affinché la vita di una persona disabile non debba essere per forza più difficile di quella di chi non lo è.
Vorrei che si riuscisse ad abbattere lo stigma sulla salute mentale. Che le patologie psichiatriche fossero considerate esattamente come tutte le altre. Che si investisse sulla formazione e l'offerta nel pubblico e che si istituisse la figura dellə psicologə di base, per tuttɜ.
Vorrei che si eliminasse l'enorme divario economico tra persone estremamente ricche e persone estremamente povere. Che per la politica parole come "patrimoniale", "progressività" e "salario minimo" non fossero tabù. Vorrei il reddito universale e che tuttɜ avessero diritto a campare dignitosamente.
Vorrei giustizia climatica.
Vorrei la fine della discriminazione di OGNI soggettività marginalizzata.
Vorrei l'abolizione, o quantomeno una riforma, delle forze dell'ordine e del sistema carcerario.
Vorrei la tutela di tutti gli animali non umani.
Vorrei la decriminalizzazione e la regolamentazione della maternità surrogata.
Vorrei che "sex work is work" fosse realtà e non più solo uno slogan.
Vorrei la Palestina libera.
Vorrei tante cose, ma più di tutto
Vorrei la fine del sistema ciseteropatriarcale bianco, abile e borghese.
E se non l'avrò da Babbo Natale, lotterò per ottenerla con le forze mie e dell3 miɜ compagnɜ.
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klimt7 · 2 months
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PREMESSA :
Chiedo scusa a chi passa a leggere il mio blog, se questa volta vi costringerò a leggere un Post lungo e articolato.
Un post che contiene riflessioni e una lettura su due livelli: la Storia che ci proviene dal passato e la stretta attualità - quella del vile assassinio in un carcere russo di Alexej Navalnj.
Perchè non sempre si può ridurre ogni argomento, ad aforisma, a slogan breve o alle righe di una fulminante citazione.
Talvolta bisogna, invece, usare il cervello, per pensare, fare collegamenti, approfondire i fatti e gli avvenimenti.
Fare cioè quell'operazione che si faceva da piccoli :
UNIRE TUTTI I PUNTINI FINO A SCORGERE IL DISEGNO NASCOSTO .
In questo caso specifico, fino ad intravedere IL SENSO dei comportamenti tenuti da determinati uomini che in tutte le epoche, non si sono fatti intimorire dal POTERE del dittatore di turno.
Quel famoso "UOMO SOLO AL COMANDO" a cui vorrebbe riportarci, quell'analfabeta di diritto costituzionale che risponde al nome di Giorgia Meloni.
Una cenerentola arrogante e burina, che sogna di trasformarsi in una novella Ducetta piena di orgoglio e disprezzo per chi non la pensa come Lei.
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Ecco perchè, oggi, ripensando al sacrificio di Alexej Navalnj, non posso non andare col pensiero a Giacomo Matteotti, al suo ultimo discorso in Parlamento a fine maggio 1924 e al suo assassinio, da parte degli squadristi neri inviati da Mussolini, la bellezza di 100 anni fa, il 10 giugno 1924 !!!!
E l'attenzione va subito alla Storia, una delle materie più utili e preziose in assoluto, alla passione che ho sempre avuto fin dalle elementari per andare a scovare le lezioni che le epoche passate possono offrirci.
Subito il pensiero corre alla simmetria fra le carceri russe di questi ultimi anni e quelle italiane degli Anni Venti del secolo scorso.
Carceri che dal 1925 in poi, cominciarono a riempirsi di Antifascisti: Pietro Nenni, Sandro Pertini, Antonio Gramsci, Altieri Spinelli e tanti, tantissimi altri, che osarono sfidare il potere sempre più autoritario e oppressivo del Governo Fascista appena insediato.
È proprio ciò che l'attuale Governo Meloni, (governo composto da personaggi del tutto inadeguati, incolti ed arroganti), vorrebbe da noi cittadini italiani: che rimuovessimo quei fatti e quegli avvenimenti, dalla nostra memoria collettiva. Come non fossero mai accaduti !
E invece, come non ritornare a quell'atto di rivolta, (rispetto al conformismo imperante di quegli anni), da parte di migliaia di giovani che rifiutavano di allinearsi alle scelte scellerate del Potere Mussoliniano?
Giovani antifascisti che iniziarono a pensare al bene collettivo del proprio paese, in modo differente e a intravedere come Benito e i suoi gerarchi, stessero progressivamente cancellando ogni tipo di diritto individuale.
E pur venendo incarcerati, ebbero il coraggio di riaffermare una scelta chiara e precisa:
Io no. Io non ci sto. Io non sono d'accordo. Io lotto per cambiare le cose, per cambiare i rapporti sociali e per conquistare il diritto alla libera espressione delle opinioni. Per la democrazia, e l'uguaglianza dei diritti delle persone.
PERCHÈ SOGNO UN ALTRO TIPO DI PAESE E DI SOCIETÀ, PIÙ APERTA E MODERNA !!!
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Sono davvero tanti gli uomini coraggiosi dal comportamento esemplare dal cui esempio possiamo prendere forza e ispirazione.
Viviamo tempi bui e difficili, ma ognuno di noi, può superare il proprio disorientamento ritrovando una luce, un senso e una direzione studiando le biografie e le vite concrete di questi intrepidi protagonisti che la Storia ci offre.
Anche per noi oggi ha senso quel bivio e quella scelta: chi vogliamo essere, per cosa vogliamo lottare, per quale tipo di società siamo pronti a combattere, e quali diritti vogliamo difendere.
Perchè ognuno di noi sia una scintilla per far tornare la luce della Ragione e dell'Umanità.
Per impedire che nel buio medievale a cui ci vogliono riportare, le persone non si sentano smarrite o confuse e nemmeno impotenti o passive.
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Contro ogni tipo di sopraffazione da parte del Potere presente o futuro e a difesa d'ogni essere umano che aspira ad un futuro di diritti e di libertà.
Il ricordo grato e commosso per un grande combattente che si è speso fino all'ultimo istante della propria vita, per dare un futuro di libertà ai cittadini russi del futuro:
Aleksej Anatolevic Navalnyj
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( Il tentativo in corso di )
Analfabetizzazione
CLAUDIO LOLLI dall'Album
"DISOCCUPATE LE STRADE DAI SOGNI"
youtube
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charlievigorous · 2 years
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“La prima cosa che lessi di Emma Goldman non fu un libro. Avevo sedici anni, facevo l’autostop al confine col Nevada. La citazione era scritta su un muro con la vernice rossa. Quando vidi quelle parole fu come se qualcuno me le avesse strappate da dentro la testa: “anarchia significa liberazione della mente umana dal dominio della religione, liberazione del corpo umano dal dominio della proprietà, liberazione dalle catene e dalle restrizioni del governo. Significa un ordine sociale basato sulla libera associazione degli individui.” Il concetto era puro, semplice, vero. Fu un’ispirazione, accese un fuoco dentro di me. Ma alla fine imparai la lezione che avevano imparato la Goldman, Proudhon e gli altri, e cioè che la vera libertà richiede sacrificio e dolore. Le persone pensano solo di volere la libertà, in realtà agognano la schiavitù dell’ordine sociale, leggi rigide, materialismo. L’unica libertà che l’uomo desidera è la libertà di stare bene”
Sono le parole di un uomo che ha vissuto nel nostro mondo abbastanza a lungo da conoscerlo; di un uomo che ha lottato instancabilmente per i suoi ideali, e che purtroppo alla fine ha visto in faccia la delusione, quando tali speranze sono risultate almeno in parte vane.
Il veterano del Vietnam John Teller dice il vero quando afferma che tutti aspirano alla libertà, ma che solo i più coraggiosi osano cercarla sul serio: perchè per la maggioranza delle persone essa è una condizione immaginaria, un ipotetico avvenire roseo in cui non esistono problemi e ognuno fa ciò che vuole; al contrario, Teller sa che libertà significa prendersi la responsabilità di ogni singola scelta, senza poter incolpare qualcun altro degli errori commessi. Significa accettare ogni conseguenza, per quanto grave rischi di essere.
La gente ha paura di tutto questo, e alla libertà, quella vera, preferisce un languido e piatto quieto vivere, nel quale c’è sempre la possibilità di nascondersi dietro alle leggi, al governo, ai “potenti”, per mascherare le proprie debolezze.
Il pensiero di John arriva più in profondità di qualsiasi espressione anarchica o rivoluzionaria: perchè mina alla base il concetto stesso di anarchia, sdoganando le contraddizioni di chi inneggia all’autogestione, ma desidera soltanto stare comodo.
E i primi a rendersi conto di tale amara verità sono, guarda caso, proprio coloro che hanno combattuto tutta la vita per trovare lei… La libertà.
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princessofmistake · 4 days
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« Esercitate davvero una cattiva influenza, Lord Henry? Cattiva come sostiene Basil? » « Non esistono influenze buone, signor Gray. Influenzare qualcuno è di per sé immorale – immorale dal punto di vista scientifico, intendo. » « Perché? » « Perché influenzare qualcuno significa trasmettergli la propria anima. Significa che costui non pensa più i suoi pensieri naturali, non brucia delle sue naturali passioni; significa che sente irreali le proprie virtù e presi in prestito i propri peccati, se davvero esiste qualcosa che si può chiamare peccato. Diventa l’eco della musica di un altro, l’attore di una parte che non è stata scritta per lui. Lo scopo della vita è lo sviluppo di noi stessi, la perfetta realizzazione della nostra natura: ecco la nostra ragione d’essere. Ma al giorno d’oggi gli uomini hanno paura di se stessi. Hanno dimenticato il dovere supremo, il dovere che ciascuno ha verso di sé. Naturalmente sono caritatevoli: nutrono gli affamati e vestono i mendicanti. Ma sono le loro anime a essere affamate e nude. Il coraggio è sparito dalla nostra razza, o forse non ne abbiamo mai avuto. Il timore della società – che è il fondamento della morale – e il timore di Dio – che è il segreto della religione – sono le sole due leggi che ci governano. Eppure…. » [...] « Eppure, » continuò Lord Henry con la sua voce bassa e musicale e con quel movimento della mano, simile a un’onda leggera, che era un suo gesto caratteristico fin dai tempi dei suoi studi a Eton « io credo che se un uomo vivesse la sua vita con totale pienezza, se desse forma ai suoi sentimenti, espressione a ogni suo pensiero, realtà a ogni suo sogno, ebbene io credo che il mondo sarebbe rigenerato da impulsi tanto gioiosi da costringerci ad abbandonare tutte le nostre malattie medievaleggianti per ritornare all’ideale ellenico, o addirittura a qualcosa di più raffinato e più ricco dell’ideale ellenico, probabilmente. Ma anche i più coraggiosi fra noi hanno paura di se stessi. La mutilazione dei selvaggi sopravvive tragicamente nella negazione di sé che impoverisce le nostre esistenze. Siamo puniti per ciò che ci proibiamo. Gli impulsi che ci affanniamo a reprimere rimangono a covare nella mente e ci avvelenano; viceversa, il corpo che cede al peccato si libera di quel peccato perché l’azione è una forma di purificazione: ci lascia, tutt’al più, la memoria di un piacere o il lusso di un rimpianto. L'unico modo di liberarsi da una tentazione è cedervi. Rinuncia, e la tua anima si ammalerà rimpiangendo le cose che si è vietata e languendo nel desiderio di cose che solo leggi mostruose hanno bollato come illecite e mostruose. È stato detto che i grandi eventi dell’umanità si compiono nella mente. Ma anche i grandi peccati dell’umanità si compiono nella mente, e soltanto nella mente. Voi stesso, signor Gray, nella vostra giovinezza scarlatta e nella vostra candida fanciullezza, avrete conosciuto passioni che vi hanno fatto paura, pensieri che vi hanno riempito di terrore, e sogni – nel sonno o a occhi aperti – il cui solo ricordo vi farebbe arrossire di vergogna… » « Basta! » balbettò Dorian Gray. « Basta! Sono sconvolto da quello che dite! Non so che cosa rispondere. Ci sarà qualcosa da obiettarvi, ma non riesco a trovarlo. Tacete. Lasciatemi pensare; o, piuttosto, permettetemi di non pensare.»
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Da: SGUARDI SULL'ARTE LIBRO TERZO - di Gianpiero Menniti
L’ESPRESSIONE
Si tolgano all’arte due parole: bellezza e artistico. Si adotti, invece, il termine "espressione". Attraversata su questo versante, l’arte ritrova la sua essenza multiforme, i suoi “sensi”, plurali, diffusi, ricchi di significati, appartenenti a una dimensione culturale collettiva, di mille voci che trovano “espressione” in un gesto, in un’immagine pittorica, in un tratto di scalpello, nelle innumerevoli tecniche, moltiplicate da altrettanti strumenti, sorte nel corso del ‘900 e poi in questo primo ventennio del XXI secolo. Dunque, l’arte ha attraversato e continuerà a percorrere cammini imponderabili, tutti orientati nel verso della libertà e della sensibilità, sublimandosi con efficacia oppure ingaggiando una polemica contrapposizione con se stessa. Poiché è dell’arte, di ogni forma che l’uomo plasma per esprimersi, la manifestazione di un pensiero sul mondo capace di rappresentarne una traccia nel tempo. Una traccia non sempre lineare, spesso equivoca, ambigua, sconcertante, che racchiude una critica feroce all’arte della crisi e dell’identità perduta: come la “Merda d’artista” di Piero Manzoni (1933-1963), datata 1961, conservata nel Museo del Novecento a Milano. Il manifesto dell’arte concettuale contro l’arte concettuale. Quale migliore espressione per i mille detrattori dell’arte contemporanea? Ecco come diviene traccia che promana da un’esperienza collettiva: la soggettività è solo la maschera di una struttura formata dalla relazione, che è nel tempo e nello spazio, imprescindibile erede di stratificazioni millenarie. Così, quella traccia, nell’arte è: tragedia e commedia, meditazione e impulso, armonia e caos, convenzione e dissacrazione, gioco polemico e significato profondo, sacro e profano, vita e morte, il fanciullo e l’adulto, gioia e terrore, mimesi e simbolo, reale e irreale, razionale e irrazionale, sensuale e orrida, intelligente e sciocca, libera e servile, ammaliante e disgustosa, palese e indecifrabile, geniale e banale. L’arte è l’umanità che nasconde e che rivela. Espressione muta. Eppure, l’unica a poter irrompere nel silenzio di una stanza nascosta: la coscienza.
- In copertina: Maria Casalanguida, "Bottiglie e cubetto", 1975, collezione privata
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ballata · 10 months
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Troppe cose insieme fanno il rumore e il rumore non è uno strumento di conoscenza.
La demonizzazione è una tecnica di manipolazione delle menti che mira a proibire la descrizione di certi fatti, squalificando chi li riporta e accusandolo di “razzismo”, “omofobia”, “populismo” “estremismo” o “provocazione”. È indubbiamente l’arma principale del terrorismo intellettuale oggi imperante, che nega con ogni mezzo la libera espressione delle idee non allineate.
Questo meccanismo – tipico del dominio culturale dei “progressisti” e dello svilimento degli europei attraverso il senso di colpa e il pentimento – si dispiega nell’Ideologia del Medesimo, nella propaganda arcobaleno, nella woke culture e nei deliri della “cancel culture” e nella promozione della “società aperta”. Utilizza metodi pianificati, organizza i propri attacchi e collauda le proprie censure: è un rullo compressore che tutti identificano, ma che pochissimi affrontano con intelligenza, strategia e lucidità.
#demonizzazione #robertonicolettiballatibonaffini
#wokeculture #cancelculture #falsaideologia #progressismo #bugie #vanità #ideologie #distrazioni #massa #gliaudaci
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claudio-mentelibera · 4 months
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Ho un bisogno continuo e costante di scopare mia moglie e di essere scopato da lei;
Lei ha il mio stesso bisogno.
Scopiamo correndo contro ogni radicato ed imposto canone contro ciò che è perbene e non giudicabile corriamo contro ciò che è giusto ed imposto da qualcuno.
A noi piace il piacere….
Noi amiamo il gusto del piacere, noi amiamo piacere.
Non è superbia , bensì libera espressione di essere. Libere emozioni. Libera mente di scegliere…..
Liberi di amare.
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costancen · 5 months
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👠👠
Qualcuno, forse, ha voluto che io nascessi donna.
In quanto donna desidero sentirmi libera di camminare per le strade di questa terra scegliendo cosa indossare e chi essere. Gli abiti sono espressione della propria identità e l'identità è un processo in fìeri. In quanto donna voglio vivere le trasformazioni della mia identità in maniera libera e spassionata, senza dover pensare esistano uomini incapaci di tenere a freno i loro istinti o persone, in generale, non in grado di dosare le parole. Non voglio subire il giudizio di nessun'altro, né farlo subire alla mia prossima, in quanto anch'essa presente su questo pianeta e deve godere degli stessi diritti.
Il caso ha voluto che io nascessi donna, non che subissi violenza verbale, fisica, psicologica, diretta o indiretta da chicchessia. Sì, perché la violenza non giunge soltanto dagli uomini, ma anche dalle donne che "temono" le altre o che non accettano ci sia sempre la possibilità di scegliere nelle varie strade che la vita propone, dove nessuno ha in partenza disposto che i diritti fondamentali dell'essere umano venissero sottratti.
Il caso ha voluto che io nascessi donna e di questo sono grata, anche se la società fatica ancora ad accettare ognuna possa esser fatta a suo modo: con un corpo che racconti una propria storia e che non per forza rispecchi rigide immagini, canoni o stereotipi; con sogni da inseguire, ambizioni e desideri da avverare senza dover per forza spiegare il perché. Una donna deve avere la possibilità di dire "no" e non bisogna pretendere essa si giustifichi. Una donna può essere chi vuole e nessuno deve erogarsi il diritto di decidere al posto suo.
Appartengo all'unica e universale "razza" dell'essere umano, anche se vengono spesso presi d'esempio coloro che dimenticano o addirittura non conoscono la loro umanità e seminano odio in ogni sentiero percorso. A un certo punto ci si chiede come mai esista la violenza, eppure ogni giorno essa assume sfumature d'ogni sorta attorno a noi, talvolta difficili da rilevare.
"Normalizzare" qualsiasi tipo di violenza - sminuendola o giustificandola - significa normalizzare l'odio. In realtà non bisognerebbe mai smettere di indignarsi dinanzi all'ennesimo insulto, all'ennesimo atto di bullismo o di cyberbullismo, all'ennesimo tentativo di prevaricazione, all'ennesimo abuso. Soprattutto non bisognerebbe mai sentirsi indifesi e impotenti.
Spesso non si discorre di come la violenza nasca da altra violenza, ma ci si limita al giudizio impervio. Non ci si domanda quali siano i fallimenti del nostro sistema, da quali "malattie" sia affetto e come noi agiamo per "prevenire" e "curare" i batteri della disuguaglianza, della disparità, del sessimo, del maschilismo, del razzismo, dell'intolleranza.
Fino a quando esisterà una "Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne" non potremo mai ritenerci pienamente al sicuro. Fino a quando esisteranno giornate volte a sensibilizzare contro qualsiasi genere di violenza, significherà che l'essere umano non avrà ancora compreso i principi basici su cui si fonda ogni singola esistenza.
La promessa urgente che ogni donna deve fare a se stessa è quella di non sentirsi mai sbagliata. Quando succede essa deve allontanarsi da persone e ambienti tossici. Ogni donna deve rivendicare il sacrosanto diritto di essere se stessa.
Il tempo è un bene prezioso e va donato a chi veramente merita: chi è capace di posare lo sguardo con assoluta delicatezza e non a chi vorrebbe vederci sofferenti o, addirittura, esanimi.
Il primo dovere che abbiamo è quello di essere libere di amarci!
Prometto questo e tanto altro a me stessa e anche a Giulia, Oriana, Martina, Teresa, Alina, Giuseppina, Antonia, Rosina, Stefania, Cesina, Iulia, Rossella, Francesca, Wilma, Safayou, Pierpaola, Floriana, Anna, Mara e a tutte le vittime di femminicidio in ogni parte del mondo, dunque alle attiviste politiche Mirabal che vennero deportate, stuprate e uccise sotto la dittatura della Repubblica Dominicana del 1960.
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karenlojelo · 1 year
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SEGNALI Non ha importanza dove portino, o se davvero abbiano un senso compiuto. Sono intorno a noi, ogni qualvolta ne abbiamo davvero bisogno. Ogni qualvolta non ci rifiutiamo di seguirli o semplicemente di vederli. Dobbiamo seguirli per sentirci vivi. Dobbiamo vederli per non morire dentro, addormentati dal torpore di una vita tutta uguale, fatta di routine, gesti meccanici, perché non siamo parte di una catena di montaggio della fabbrica dell’universo, siamo artisti, davanti ad una tela bianca, che devono dare libera espressione alle loro proiezioni. Se andiamo contro i segnali, non saremo mai felici. Se non saremo in grado d’essere felici, la nostra vita sarà inutile. Non ha importanza capire ogni cosa. Trovare la verità assoluta. Non la troveremo mai in questa vita, ma possiamo sforzarci di trovare la nostra verità, qualcosa che ci appartenga davvero, che è il nostro tesoro personale: essere sinceri con noi stessi, anche rasentando il limite della follia. Ci sforziamo, spesso enormemente, per mantenere, ciò che chiamano il quieto vivere. Credo che bisogni invece esasperare al limite, le situazioni in cui ci troviamo stretti, portarle all’estremo…far scoppiare la bomba. Solo in questo modo ci libereremo di ciò che non ci appartiene o riporteremo l’ordine in qualcosa che aveva perso il suo posto definitivamente. Ci troviamo spesso di fronte alle stesse battaglie, ma le abbiamo combattute in precedenza? O la nostra era stata solo una ritirata di comodo? Un trattato di pace fittizio operato a tavolino? Credo profondamente che ognuno di noi sappia qual è la cosa giusta. I segnali possono salvarci. Ma questo è solo il mio parere. E questa, è solo la storia che ho scelto per raccontarlo.” #prologo #lamorechenonce #libro #libridaleggere #karenlojelo #amazonbooks (presso Sabaudia) https://www.instagram.com/p/CnwC_iDMUNJ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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neroegiallo · 6 months
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Pink & Punk
“E’ un buio pomeriggio d’autunno e sta diluviando Sono al parco con FrenchPostcards e sono poco vestita Dio è nella pioggia e mi lava la coscienza”
Si dice in giro che Dio ci abbia generato nudi Abbiamo disobbedito Ci siamo sentiti in colpa E’ nata la vergogna Anche per la nostra nudità Nudità del corpo Nudità nel pensiero, crudo e senza veli Ci vergognamo per le fantasie un po’ zozze Zozze per chi? Confessa le tue vergogne Dio è nella pioggia e ti lava la coscienza
Questo è il racconto di quando la fotografia e la relazione con il fotografo mettono a nudo le reciproche false credenze che hanno condotto lontano dall’identità
Identità ritrovata nella ricerca e nell’espressione dell’Erotismo Sentimentale
Questo è l’ideale che ha condotto Paolo Bertazza e Ary, in arte FrenchPostcards ad aprire C.A.R.E.S
Il Collettivo Autogestito Rivoluzionario per l’Erotismo Sentimentale 
Per trovare luce tra le ombre buie dell’incomprensione, per lavare via il sudicio accecante di antiche credenze, per apprendere il linguaggio pulito della libera espressione, per tutto questo, abbiamo necessità di porre sentimento, nella scoperta dell’erotismo.
Questo progetto politico a-partitico risuona con le tue vibrazioni? Fammelo sapere nei commenti o rispondimi nei messaggi e..
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fridagentileschi · 1 year
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LUCIO BATTISTI E IL SUO MONDO LIBERO
Lucio Battisti cantava ''in un mondo che non ci vuole piu' il mio canto libero sei tu...'' mi sono sempre interrogata su questa frase e l'epoca in cui e' stata partorita: gli anni 60: belli all'inizio con il futuro davanti e brutti alla fine quando la sinistra prese il potere sulle menti e le persone e fu solo l'inizio di una guerra civile che con il sangue e la violenza mise le mani su ogni cosa...anche sulle canzoni. Battisti era inviso alla sinistra. Egli cantava l'individuo, l'amore...come Pasternak in Russia era censurato con ''il dottor Zivago'' perche' parlava di un sentimento borghese quale l'amore, Battisti lo era altrettanto in Italia tanto che alla fine fu costretto all'esilio...il suo individualismo non poteva in nessun modo essere accettato, men che meno il suo enorme e clamoroso successo popolare.
Già, l’individualismo.
Ogni concezione autoritaristica, totalitaria, non sopporta l’individualità, perché il fine cui si tende e creare una massa conforme, gregaria, abbeverantesi ai diktat dei capi, tanto che ogni espressione libera è avvertita come una pericolosissima minaccia, e la massima minaccia è espressa proprio dalla creativa e libera azione dell’individuo, che sfugge alle costrizioni in cui lo si vorrebbe intrappolare.
Quella individualità che i Vigilanti della Linea vorrebbero distruggere e che Lucio Battisti, con la sua arte, esprimeva in pieno, quella individualità che fece dire al filosofo Kierkegaard: “Quando si sa per esperienza che non c’è nulla di più terribile che esistere in qualità di Individuo, non si deve neppure aver paura di dire che non c’è nulla di più grande”, al contrario dei collettivisti, dei settari che “…si associano a vicenda con un gran baccano, tengono lontana l’angoscia con le loro grida; e questa banda di gente urlante crede assalire il cielo…”
Così i settari dell’odio totalitario comunista, non potendo più eliminare direttamente fisicamente le individualità, le costringono all’esilio ed espungendole dal contesto umano in cui esse liberamente attraggono e sprigionano la loro azione creativa, pensano di poter uccidere ogni libertà.
Ma la libertà non può avere contropartite: o essa è presente, oppure l’uomo si disumanizza e muore.
Lucio Battisti, come altre creative individualità, come Mina, è stato costretto all’esilio, ma la sua arte è rimasta viva, la sua anima libra ancora nel suo canto libero contro tutti i Vigilanti della Linea dell’odio.
''Nasce il sentimento
Nasce in mezzo al pianto
E s'innalza altissimo e va
E vola sulle accuse della gente
A tutti i suoi retaggi indifferente
Sorretto da un anelito d'amore
Di vero amore....''
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paoloxl · 2 years
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(via "Que Viva Askatasuna" - Osservatorio Repressione)
Note contro lo sgombero, la resistenza di Askatasuna. Con una diffida la questura di Torino ha tentato, inutilmente, di bloccare un concerto per il centro sociale
di Marco Vittone
Un grande striscione «Que Viva Askatasuna» appeso in corso Regina Margherita, al numero 47 dove dal 1996 ha sede il centro sociale, dice molto della volontà di resistere di uno spazio di critica e socialità che è un pezzo di storia nella Torino (e non solo) dei movimenti. Alle richieste di sgombero – l’ultima è quella di Fratelli d’Italia in Consiglio comunale – e alla volontà di zittire una voce scomoda, Askatasuna ha risposto con un grande concerto in strada (con in cartellone Africa Unite, The Bluebeaters, Bandakadabra, Lou Dalfin, Willie Peyote e Zuli), che è però stato anticipato venerdì da una diffida del questore.
Una diffida per inottemperanza alle norme che regolano eventi di questo tipo. Il centro sociale non ha fatto marcia indietro: «La questura – ha replicato il Csoa Askatasuna – arriva addirittura a diffidare i musicisti. La musica, da sempre strumento di libera espressione, diventa un nemico per la Questura di Torino troppo impegnata a fare la guerra ad Askatasuna. In questi giorni abbiamo assistito ad una vera e propria caccia all’artista per notificare delle diffide di esibizione pubblica al civico 47 di corso Regina per l’evento di sabato. Artisti, amici e collaboratori tecnici che da sempre sostengono l’Askatasuna sono stati raggiunti nelle proprie case, nei magazzini, nei luoghi di lavoro o convocati direttamente in questura per essere intimiditi dall’esporsi su un palco davanti a migliaia di persone a nostro sostegno. Sappiamo bene che la sicurezza e l’ordine pubblico sono le classiche scuse questurine per silenziare eventi creati dal basso, al di fuori delle logiche di profitto organizzati per sostenere cause politiche e sociali cittadine molto sentite. Siamo di fronte ad un ennesimo attacco al quale rispondiamo senza alcun timore».
E così, sabato sera, Askatasuna – nonostante qualche cambiamento di programma (il live è stato dal balconcino) – ha animato il quartiere Vanchiglia tra musica, tanti artisti, e parole di lotta contro la guerra e contro la repressione: «Hanno cercato di fermare tutta questa solidarietà ma non ci sono riusciti. Ci accusano di associazione a delinquere, per noi la nostra è un’associazione a resistere». In tanti e tante, cantando anche a squarciagola, si sono stretti al centro sociale di corso Regina Margherita 47 dalla caratteristica facciata rossa. Cambiando volto, per una sera, a quel tratto trafficato di strada.
Il Csoa Askatasuna è da tempo nel mirino degli inquirenti soprattutto per le proteste in Val di Susa contro il Tav Torino-Lione. Il 20 ottobre si aprirà il processo che tra le imputazioni vede per 16 militanti di Askatasuna l’accusa di associazione per delinquere. Lunedì scorso, poco prima della discussione della mozione per lo sgombero di Fdi (bocciata), Forza Italia ha annunciato una mozione in cui si chiede che la città di Torino si costituisca parte civile nel processo.
Il tema degli spazi sociali resta caldo in città, la destra forte della vittoria alle politiche soffia sul fuoco che il centrosinistra non sembra in grado di spegnere. Nelle scorse settimane è stato sgomberato Edera Squat, casa occupata da quasi 5 anni in via Pianezza 115, nel quartiere delle Vallette estrema propaggine della periferia Nord, una delle zone più in difficoltà del capoluogo. Ieri, proprio a difesa di questo spazio, c’è stata una pedalata contro sgomberi e repressione.
da il manifesto
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PL36
Progetto di ristrutturazione di un appartamento su due livelli a Verona, vicino a Castelvecchio. I clienti, una coppia di giovani avvocati con tre figli, hanno chiesto agli architetti di rinnovare l’appartamento con pavimenti in legno e trovare spazio agli arredi contemporanei e ad alcuni oggetti di famiglia che avevano collezionato. La casa era stata ristrutturata in varie fasi negli anni 80 e all’inizio degli anni 90, il lavoro principale è stato selezionare e valorizzare i vari interventi che si sono susseguiti alleggerendo lo spazio e cercando di farne un racconto. È stato di ispirazione il testo di Gio Ponti il "Manifesto della Casa adatta" del 1970 delinea alcuni punti che sono stati spunto per il progetto: Non dobbiamo adattarci noi a una casa generica ma è la casa che deve adattarsi a noi. 1. La casa adatta è un modo di pensare all’abitazione in modo versatile per farne espressione della nostra individualità culturale. 2. Abbandonare gli schemi di locali segregati collegati da anticamere, corridoi e porte, 3. Non più muri davanti agli occhi, non più spazi maggiori o minori ma avere grande respiro e vedute interne più profonde L’ampia zona giorno è stata mantenuta il più libera possibile con lunghe viste prospettiche sugli altri ambienti, lo spazio è caratterizzato dal parquet a spina francese con lunghe plance in rovere naturale. La zona giorno è delineata in due aree living dalla scala in acciaio inox e legno che porta alla zona notte al piano notte mansardato. La prima zona living ha un ampio divano su misura realizzato in legno laccato nero e cuscini di velluto azzurro e crea uno spazio conviviale con gli oggetti di famiglia e le luci vintage, sul secondo living, più raccolto e familiare, domina il camino esistente rivestito su disegno in marmo calacatta corchia. Sempre su disegno i coffee table in marmo sono stati realizzati con lo stesso materiale delle lastre usate per il camino.. Un intervento che ha permesso di valorizzare la cucina è una citazione a Carlo Scarpa e all’ingresso Brion: è stato aperto nel volume chiuso della cucina che era relegata a mero spazio di servizio un’apertura circolare che desse un visuale incorniciata verso il tavolo da pranzo di Scarpa prima separato dalla stessa. La cucina bianca e monolitica a penisola anch’essa in marmo è illuminata da un lampadario in vetro soffitta e ottone di MENU TR BULB A SOSPENSIONE, accostamento nordico agli altri pezzi di design presenti nella casa. Il tavolo da pranzo Doge di Carlo Scarpa per Cassina in acciaio spazzolato e vetro è illuminato da una sospensione circolare ZIRKOL – C PLUS by Nemo lighting e vive insieme alla cucina diventando spazio conviviale. È stato usato anche nei bagni della zona notte il marmo, dato che a Verona è presente un distretto di lavorazione dei marmi e dei graniti di eccellenza. Alcuni spazi ed elementi di servizio come i bagni e il camino sono diventati il motivo per impiegare alcuni elementi di rivestimento marmoreo come l’Alba e lo statuarietto, scelti dagli architetti insieme ai clienti dalla lastra al disegno fino alla posa. La zona notte nello spazio mansardata ha un secondo salotto che porta alle camere e ai bagni in cui è stato impiegato un marmo statuarietto, in questo piano si è scelto di posare il parquet in rovere a correre. La camera da letto è Illuminata dalle IC lights di Michael Anastassiades e si affaccia su un terrazzino a pozzo con vista sui tetti di Verona.  Arredi / Furnishing Divano Lowland di Moroso by Patricia Urqiuola, lunghezza 3,05 circa. Coppia poltroncine Silver Lake, Moroso by Patricia Urqiuola. Tappeto Gun, Gandia Blasco bianco e nero. Tappeto manga (calza) Gun, Gandia Blasco by Patricia Urqiuola, lunghezza 4 mt. Lampada Arco Flos by Castiglioni. Lampada vintage piantana acciaio cappello rosso. Lampada vintage struttura acciaio con palla di vetro. Specchio vintage bordo dorato Lampada vintage cubo acciaio con quadrati plastica. Tavolino in marmo su disegno Comodini vintage con specchietti camera matrimoniale, con lampade vetro bianco opaco Muuto. Sedia Dondolo Vitra giallo ocra vintage Sedie cinema recuperate vintage Piattaia antica (cucina) Sedie in legno BD15 su disegno di co.arch studio Luci / Lights FLOS Silver vintage E27 wall lamp ARCO LED di Achille and Pier Giacomo Castiglioni, 1962 per FLOS MENU TR BULB LAMPADA A SOSPENSIONE in Ottone design Tim Rundle LAMPADA A SOSPENSIONE ZIRKOL-C-PLUS by Nemo Lighting Piantana IC Flos grande ottone by Michael Anastassiades Lampada da tavolo IC Flos ottone by Michael Anastassiades Lampada da tavolo Bilia per Fontanarte design Gio Ponti. Architetti co.arch studio / Giulia Urciuoli e Andrea Pezzoli https://www.coarchstudio.it/ https://www.instagram.com/co.arch.studio/ Photos by Diambra Mariani https://www.diambramariani.it/ SU ARCHIPORTALE https://www.archiportale.com/news/2022/02/case-interni/verona-lo-studio-co.arch-cura-il-restyling-dell-appartamento-pl36_87340_53.html
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