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#ripostiglio del cuore
artemisx78 · 4 months
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A volte chi ti ama ti entra dentro e ti riempie il cuore..di quelle emozioni che non hai mai vissuto..
di quelle emozioni che ti riempiono la vita e non hai bisogno di niente altro perché loro sono la tua stessa vita...
vivi come in un sogno realizzato...non puoi quasi crederci..che sia capitato a te perché con questa emozioni tu hai tutto ciò che dalla vita potessi aspettarti...
ma poi un giorno il destino decide.. così all improvviso quasi che non ne fossi degno di strapparti il cuore...ti senti perso..
non capisci più niente... cerchi..e non capisci che sta succedendo...
proprio a te..che hai sofferto tutta questa Vita...ti metti in ginocchio..e ti metti le mani tra gli occhi.. tutto ad un tratto e sparito..
come un sogno..un brivido..lungo la schiena freddo..ti sentì male ...un brivido..che ti sveglia...
i sogni non esistono...la realtà e' dura..
sei rimasto solo..e il tuo cuore ora e' a pezzi... questa e la verità...e quell amore e' solo un utopia o e realtà ..
perché mi chiedo ferirmi così se l amore.. che provavo per te era diverso...
era sincero...non avrei mai voluto ammettere di essere solo un giocattolo per te...ma tu...mi hai fatto sorridere...
ironicamente...e dimostrato . proprio questo...
dolcezza e passione 🌹
@artemisx78
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iviaggisulcomo · 11 months
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"Cos'è per te l'amore, adesso?"
"Qualche tempo fa avrei risposto diversamente, forse. Adesso. Adesso non è più lo stato di euforico stordimento in cui uno sguardo è capace di fiondarti. O, almeno, non solo quello. È anche il pugno nello stomaco che ti ricorda cosa ti manca, cosa rincorri, lo straniamento del desiderio, la mano che afferra la tua mano ogni volta che non ce la fai da solo."
"È così che risponderesti, quindi?"
"Oggi l'amore assomiglia al cucinare insieme in una cucina piccola e stretta come il ripostiglio delle scope di un bilocale fuori città: richiede agilità della mente e del cuore, non intralciarsi ma al tempo stesso non trascurarsi; uno gira il sugo mentre l'altra affetta le cipolle. Si consuma con i sensi, richiede dedizione ed attenzione. Parlare con gli occhi, sentire scivolare le cose sulla stessa superficie inclinata.
E impone agire. In concerto, perché qualsiasi sia il risultato, va costruito in due. Non basta appartenersi, non basta condividere. Serve costruire: l’amore si nutre delle prime due cose, ma è solido solo quando diventa tangibile nelle azioni manifeste."
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cercamiinunsogno · 1 year
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Mettere in un ripostiglio il cuore: scritto così sembra una sciocchezza e forse lo è, ma è anche qualcosa che prima o poi facciamo tutti.
Passiamo il nostro tempo con persone delle quali sappiamo che non potremmo mai innamorarci. Teniamo tutti gli altri, quelli pericolosi, a distanza di sicurezza. Camminiamo a testa bassa e a passo svelto come se stessimo scappando. Continuamente. Stiamo attenti a tutto, coerentemente vigili.
Restiamo rinchiusi in quello che ci sembra un rifugio sicuro, privo di ostacoli e di trappole.
Osserviamo tutto senza che niente ci coinvolga veramente.
Diventiamo egoisti ed esserlo ci piace anche abbastanza.
Ci fa sentire quasi invincibili, degli eroi.
Gli eroi del nulla.
La versione 2D di noi stessi, e ne andiamo pure fieri.
Ci beviamo su perché perdiamo volentieri il controllo dei nostri pensieri, ma mai quello delle nostre emozioni.
Diventiamo frivoli e aridi, diventiamo più belli e più infelici.
I tramonti non ci interessano più, la primavera ci disgusta. L’odore dei fiori, i ragazzi che si baciano davanti alle scuole, le note di una canzone leggera, le piccole sorprese improvvise: ci sembra tutto superfluo. Rinneghiamo ciò che prima ci rendeva felici.
“Non amo più” pensiamo, e ci sembra di aver trovato la soluzione a tutti i nostri mali.
Poveri ingenui.
Come se davvero si potesse scappare, come se davvero si potesse decidere di smettere di sentire.
Come se davvero l’amore non fosse ovunque.
Intanto il vuoto ci divora lentamente e, quando alla fine ce ne accorgiamo, il nostro volto è ormai irrimediabilmente cambiato. Ci annoiamo a morte e diciamo a tutti che sì, adesso stiamo bene, non ci vediamo da un bel po’ ma diciamo a tutti che ci siamo finalmente ritrovati.
Allora forse, e dico forse, è meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore. Meglio non perdere la buona abitudine di piangere prima di dormire per poi, al mattino, sbocciare pieni di ottimi propositi e di dolci illusioni.
Meglio rimanere romantici e, perché no?, anche un po’ sdolcinati. E magari anche ridicoli, perché forse è così che appaiono agli occhi di chi non ama quelli che amano troppo.
Meglio non aver paura di far girare tutto intorno al cuore. Anche se sembra assurdo, anche se ci rende fragili. In realtà è un superpotere.
Meglio continuare ad abbracciare appena possiamo, a inciampare perché non guardiamo mai per terra. Occhi rivolti verso il cielo, sempre, che al limite cadiamo e poi ci rialziamo in piedi.
Meglio non rinunciare. Per colpa di ogni bugia e di ogni ora passata a prepararci per qualcuno che poi aveva la testa altrove.
Meglio conservare il nostro amore: magari ora pensiamo che sia la nostra rovina, in realtà sarà la nostra salvezza.
Meglio non perdere la pessima abitudine di crederci.
Meglio restare allenati all’amore.
Meglio farsi trovare pronti.
Susanna Casciani
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bimbadentro · 1 year
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Torno sempre così, con un pensiero sporadico che mi preme comunicare solo nel mio ripostiglio più sicuro: voi.
Oggi ho letto una frase de "Il Grande Gatsby" che mi ha fatto molto riflettere:
"È sempre triste guardare con occhi nuovi le cose su cui hai già speso le tue capacità di adattamento."
Pensateci. Quanto è faticoso?
Il nostro sguardo è in costante osservazione, sempre pronto a rivoluzionare, evolvere, modificare, deformare tutto ciò che abbiamo già visto. Proviamo a essere bravi a conservare i nostri ricordi, cercando di mantenerli sempre nella versione per noi più veritiera (che di base è già assolutamente deformata). Ma poi arriva qualcosa che ci obbliga a rivedere tutto. E questo implica smuovere di nuovo tutte le emozioni e le sensazioni legate a quel ricordo, a quella situazione, rivivendo i nostri dolori, danneggiando ulteriormente la nostra sensibile, esausta, mente. Per non parlare del cuore, pieno di ferite, crepe e buche che riempiamo con spiragli di quella che noi tutti chiamiamo felicità.
Vedere quella che è sempre stata la mia casa da che ne ho ricordo piena di scatoloni non è semplice. Mi vedo piccolissima, nella stanza condivisa con mia sorella, a cercare angoli nei quali replicare "il nascondiglio perfetto" che quella bambina in quel film ha in una parte della casa. Mi ricordo mentre capivo che una stringa di lettere forma una parola e, con mia mamma, leggevo le mie prime pagine, avviando l'amore per la lettura e divenendo irriverente nei confronti delle tabelline. Mi vedo a coccolare il mio gatto, che per sempre rimarrà tatuato sulla mia pelle e sulla mia anima, con i suoi grandi occhi color kiwi e quelle particolari e bellissime striature, che mi faranno sempre pensare che fosse parente di qualche grande felino. Penso con commozione al giorno in cui l'abbiamo portato a casa, ma mi torna in mente anche quello in cui i genitori di mio padre l'hanno trattato come un selvatico pericoloso. Ma penso anche a quando i miei zii sono venuti, stanchi e appesantiti, a visitarci perché volevamo vedessero i cambiamenti che, durante il covid, abbiamo fatto, la nuova pittura, le nuove disposizioni. Ed è in quella cucina che ho preparato il tiramisù che ho portato a mio zio - che da lì a poco avrebbe ricevuto una brutta notizia - che lo avrebbe raccontato a tutti come il tiramisù più buono mai mangiato, che aveva cucinato sua nipote. Sempre lì ho pianto per i primi crampi allo stomaco di quello che credevo fosse l'amore della mia vita. Lì ho riso e guardato film con la mia migliore amica, ma ho anche spettegolato e scambiato confidenze con quella che pensavo fosse una persona importante tratta come l'oro, e che poi si è rivelata - in una maniera così vigliacca che al solo pensiero mi vengono i conati - il peggio.
In quella casa ci sono cresciuta, non l'ho mai odiata anche quando ne avevo motivo. Ora ogni crepa e ogni difetto, che prima pensavo la valorizzassero - come quando si compra dagli artigiani e ti dicono che qualsiasi imperfezione rende particolare e unico quel prodotto - mi devastano il cuore, perché li percepisco come una sua reazione. La casa soffre. Casa è un concetto, come poeticamente ricordiamo tutti, e possiamo riconoscerla certamente in una persona. Ma casa è anche quello che è: un luogo, uno spazio, un ambiente. Un posto che ci riempie di familiarità e un posto che si sporca quando lo trascuriamo, che si svuota quando lo abbandoniamo, che si ammacca se lo trattiamo male. Ed è quello che sta succedendo alla mia casa. Che è in vendita, perché quel nido che ha accolto nel febbraio del 2001 non è più una famiglia. O meglio, lo è eccome, ma con un uomo che non è più un padre.
E qui sì che i miei occhi si riadattano, capiscono che quella trasformazione visiva è necessaria e che è giusto che la mia capacità di adattamento capisca che una determinata visione non può essere per sempre.
La mia casa rimarrà per sempre mia, anche quando ad abitarla sarà una coppia di giovani che iniziano una vita insieme o un'anziana che vuole abitare vicino alla figlia che lavora in ospedale. Sarà sempre mia perché i muri, le porte, i pavimenti, le pareti, sanno tutto. Sono discreti, non lo danno a vedere e se lo tengono per sé, ma loro conoscono le risate più rumorose, i lutti che ho elaborato, la voglia di andarmene e la felicità di tornare, gli abbracci più stretti, i miagolii insistenti, i pianti notturni, le conquiste più cercate e le scelte più complicate. Ma la mia casa non devo ricordarla per forza com'era prima, devo accettare che ora sia più vuota, più incasinata e più distaccata. Perché lo sono anche io. E, come per lei, verrà anche il mio tempo nuovo. Saremo entrambe popolate, riempite, trasformate. Ma, di soppiatto, quando ne avremo occasione, ci guarderemo timidamente, per scambiarci uno sguardo di chi si capisce, di chi si manca ma non si dispera.
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ideeperscrittori · 2 years
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MARCO TRAVAGLIO
Tempo fa parlavo del circo mediatico con un amico. Si discuteva di giornalisti. E lui al primo posto mise Marco Travaglio. Disse «è l'unico che si salva» o qualcosa del genere.
Questa affermazione mi fece sobbalzare.
Per carità, ognuno ha i suoi gusti. So che Marco Travaglio piace a tante persone.
Ma non poteva piacere a quel mio amico, una persona con una storia ben precisa, una persona impegnata a favore delle ONG e di Mimmo Lucano, uno che lotta contro i CPR, che denuncia la repressione nei confronti dell'attivismo.
Ho cercato di fargli notare questi aspetti: «Ma hai dimenticato le posizioni di Travaglio su tutte le questioni che ti stanno a cuore? Hai dimenticato il suo sostegno alla brutale campagna di criminalizzazione delle ONG? Hai dimenticato le oscene arrampicate sugli specchi per difendere l'azione persecutoria del procuratore Zuccaro, peraltro culminata con un enorme buco nell'acqua? Hai dimenticato la ferocia riversata su Mimmo Lucano, per difendere le accuse contro di lui?».
Non aveva dimenticato, ma questi ricordi erano annebbiati, si stavano dissolvendo ed erano pronti a finire in un remoto ripostiglio chiuso a chiave del suo cervello.
Ma perché? Una motivazione la conosco. Perché Travaglio è un avversario di Renzi. Perché era l'arcinemico di Berlusconi. Perché critica Draghi.
Se sei di sinistra, una gigantesca insofferenza per questi personaggi è il minimo.
Scatta un riflesso condizionato quasi ancestrale, che potrei descrivere così: «Il nemico del mio nemico è mio amico».
Per motivi molto simili, quando ho esecrato la sentenza contro Mimmo Lucano, qualcuno mi ha risposto: «Critichi i giudici, sei come Berlusconi». Un'altra persona mi ha scritto: «Critichi una sentenza, sei come i No Vax».
Un altro esempio di ragionamento che trovo aberrante? Questo: alcuni magistrati hanno indagato su Berlusconi, tutti i magistrati sono contro Berlusconi, i magistrati non si criticano. Quando ho detto qualcosa contro le inchieste di Zuccaro sulle ONG c'era gente che mi rispondeva con la foto di Falcone e Borsellino.
Già, Zuccaro era considerato nella stessa situazione di Falcone e Borsellino (che tra l'altro furono avversati da una parte della magistratura).
C'è una sinistra che immagina i magistrati a giudici sempre alle prese con mafiosi e potenti, quando in realtà, nella stragrande maggioranza dei casi, la macchina repressiva si mette in moto per annientare emarginati, poveri, esclusi, non integrati, militanti politici e ribelli. Pensiamo a quello che hanno subito attiviste e attivisti del movimento No Tav. Pensiamo alla gente che finisce nei lager legalizzati che prendono il nome di CPR.
C'è una sinistra sempre dalla parte della repressione che dice: «Bisogna sempre rispettare la magistratura». C'è una sinistra dalla parte di giudici e polizia che canta le canzoni di De André nelle grigliate senza averci capito nulla.
È uno dei motivi che mi hanno portato alle idee anarchiche, dopo anni e anni di speranze mal riposte nella sinistra dei partiti.
Il nemico del mio nemico non è mio amico.
Sono multitasking: riesco a considerare avversari, contemporaneamente, Travaglio e Renzi.
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s-memorando · 8 months
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Michele Marziani: “Il suono della solitudine. Piccole storie da raccontare a te stesso”
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Ci sono libri che a volte si accantonano, si mettono in qualche ripostiglio della mente perché non è il momento di ricordarli, non è il momento giusto, poi succede qualcosa che li fa ritornare alla luce, come una seconda nascita, ed è allora che ritrovano tutto il loro valore e sanno colpire al cuore.
Tutto ciò è successo con il libretto in questione, comperato nell’ottobre del 2018 era stato letto, alcune annotazioni lo confermano e poi era stato diligentemente messo in fila con tutti gli altri libri i cui autori cominciano con la lettera M.
Fino a che non è rispuntato fuori in forma diversa, l’ho scaricato come audiolibro, del tutto dimentica di averlo già letto, e me lo sono ascoltato mentre camminavo nelle mie uscite mattiniere. Quando cammino con gli auricolari non sento musica, ma mi faccio raccontare favole… 
Bene, vengo al dunque, mentre ascoltavo al voce del bravissimo Claudio Monteleone che leggeva, piano, piano si è fatta luce in me qualcosa che mi diceva: «Queste parole le ho già sentite, questo concetto non è nuovo, questa osservazione mi dice qualcosa» e allora ho cominciato a pensare da dove i ricordi arrivavano e sono risalita al libretto cartaceo diligentemente riposto nella mia libreria.
L’ho fatta troppo lunga, ma era necessario per capire che se allora – 5 anni fa – il testo non mi aveva detto molto, si interessante… ma…l’avevo comperato per un laboratorio autobiografico, e quindi l’avevo letto con un intento diverso da quello con cui lo stavo ascoltando adesso, ora le parole incidevano profondamente in me e ogni parola diceva qualcosa di me.
È noto che sono una persona solitaria, vivo da sola, sto bene da sola, anche se ho molte persone che mi vogliono bene e che interagiscono con me in vari modi, non soffro la solitudine – ogni tanto capita, ma non sono mica perfetta – quindi leggere il suono della solitudine mi ha messo nelle orecchie le parole che inconsciamente cercavo per definire quello che sono e perché lo sono.
Il libretto, di sole 91 pagine è scritto come un flusso di coscienza, ben strutturato però, in argomenti che via via si fanno più densi. Non ha capitoli, ma io l’ho idealmente diviso in 22 tranche, o scalini che nel progredire della lettura – o dell’ascolto –  si salgono per arrivare alla fine e alla conclusione di tutto il percorso.
Si parte dall’infanzia, il sentirsi sbagliati rispetto ai coetanei, chi non l’ha provato? Poi si passa alle curiosità che nascono, ai talenti che si scoprono di avere, alla memoria di episodi fondanti,  alle interruzioni dolorose con la domanda fondante di ogni vita: «Io chi sono?» nel momento di un avvenimento traumatico che ognuno sicuramente ha passato. Quindi alla consapevolezza che ognuno ha della sua storia, capire che vivere soli è respirare liberamente, ma non è per tutti. C’è il rischio, l’egoismo di alcuni e il nostro, la depressione che può arrivare anche inattesa, gli individualismi con le forme consolatorie del bere e del fumare. Poi subentra la paura, ma anche la consapevolezza che la solitudine porta amici, quelli sinceri e può portare anche l’amore.
Quindi si affrontano tutte quelle attività che possono essere solitarie ma fanno bene: il camminare col proprio ritmo, il viaggiare, il cucinare per sé; arriva poi la religiosità perché quando si è soli ci si fanno tante domande e la capacità di ascoltare, che di parlare a volte non si ha molta voglia. La lettura e la contemplazione del mare sono attività del solitario, così come spesso arrivala domanda se quello che si sta facendo può essere utile a me o agli altri. Da ultimo la considerazione che una nuova casa può essere un luogo in cui ricominciare. 
E chi meglio di me può essere d’accordo almeno in questo.
Tutti i passi mi hanno risuonato, ci ho visto in ognuno – pur con le debite differenze – parti di me, ci ho visto le mie passioni, le mie debolezze, ma anche la mia forza, la mia crescita, dai timori dell’adolescenza alle parziali sicurezze della maturità. si parziali, perché mai essere troppo sicuri di se stessi, tutto può succedere e venire a sconvolgere la tranquilla routine della vita. La solitudine diventa allora una compagna fedele, un luogo silenzioso che però ha il suono dolce della consapevolezza.
Come dice il sottotitolo, mi sono ritrovata nelle piccole storie che ho raccontato a me stessa, mentre paragonavo momenti diversi eppure simili, sensazioni profonde che andavano a scavare nei ricordi per portare a galla momenti, avvenimenti, persone, luoghi, tutto il mondo che ha contribuito a costruire chi sono ora.
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lamilanomagazine · 9 months
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Sticciano Scalo: Grey Cat Jazz Festival e Giorni Felici per i cento anni di Giorgio Albertazzi, un fine settimana di musica e teatro a La Pescaia Resort (Villa Tolomei)
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Sticciano Scalo: Grey Cat Jazz Festival e Giorni Felici per i cento anni di Giorgio Albertazzi, un fine settimana di musica e teatro a La Pescaia Resort (Villa Tolomei). La Maremma ricorda Giorgio Albertazzi, di cui nel 2023 ricorrono cento anni dalla nascita, il grande protagonista dei teatri italiani che ha scelto di vivere i suoi ultimi anni proprio a Villa Tolomei (oggi La Pescaia Resort) di Sticciano, e lo fa grazie a due dei festival di maggiore rilievo del territorio come Grey Cat Festival e Giorni Felici. In programma, infatti, due eventi rispettivamente a chiudere la rassegna jazz diretta da Stefano Cocco Cantini e ad inaugurare la terza edizione dell'iniziativa teatrale nata dall'idea di Eugenio Allegri: sabato 19 agosto alle 21:30, sarà il concerto di Stefano "Cocco" Cantini e il suo quartetto (Stefano Cantini, sax; Raffaele Pallozzi, piano; Michelangelo Scandroglio, contrabbasso; Francesco Petreni, batteria) con ospite speciale il talentuosissimo trombettista Hermon Mehari, nel programma di Grey Cat Festival, ad aprire questo fine settimana di omaggio e ricordo al grande attore (ingresso: € 15 – ridotto soci Arci, under 25 € 13; prevendite disponibili su www.eventimusicpool.it, www.ticketone.it). Domenica 20 agosto invece, per il debutto della rassegna Giorni Felici, saranno tre grandi attrici che hanno collaborato a lungo con Albertazzi a prendere la scena de La Pescaia (ore 19:00): Mariangela D'Abbraccio, Laura Marinoni ed Elisabetta Pozzi, infatti, insieme a Musica da Ripostiglio e Giancarlo Casadei daranno vita a "Un perdente di successo", l'autobiografia di Giorgio Albertazzi, per restituire al pubblico un uomo dalle mille sfaccettature, spirito ribelle, anticonformista, un attore indimenticabile nel panorama teatrale italiano. Il progetto è ideato e curato da Pia Tolomei (ingresso: € 20; prevendite disponibili su https://marte.18tickets.it/). "Riprendiamo con entusiasmo la tradizionale collaborazione con l'associazione Music Pool - queste le parole del sindaco del Comune di Roccastrada, Francesco Limatola - che organizza da molti anni il Grey Cat Festival e che riesce a portare sul nostro territorio artisti e musicisti di grande spessore. Come fatto in passato in altri luoghi suggestivi del nostro comune, grazie alla nostra compartecipazione abbiamo contribuito all'organizzazione del concerto di sabato 19 agosto per il quale ci aspettiamo un importante riscontro in termini di interesse, vista anche la suggestiva location in cui è organizzato ed il contemporaneo abbinamento con l'evento del giorno successivo nel ricordo del grande Giorgio Albertazzi". "Una festa di parole e musica, con racconti e performance musicali saranno di scena in un luogo decisamente suggestivo. Il resort La Pescaia di Sticciano - queste le parole dell'assessora allo sviluppo economico e alle politiche educative e all'istruzione del Comune di Roccastrada, Elena Menghini - offrirà sicuramente quel valore aggiunto che solo alcuni luoghi sono in grado di trasmettere al pubblico presente. La tenuta che ha accolto Giorgio Albertazzi negli anni più importanti della sua vita, oggi trasformata in uno stupendo resort nel cuore della Maremma Toscana di proprietà della famiglia Tolomei è il luogo dove lui ha messo in scena le sue grandi passioni ovvero l'arte ed il teatro. Ringrazio Pia Tolomei, moglie del maestro del teatro italiano, perché è grazie a lei che eventi di questa importanza possono essere ospitati sul nostro territorio". Grey Cat Festival è promossa dalle amministrazioni comunali di Follonica, Scarlino, Grosseto, Roccastrada, Castelnuovo Val di Cecina, Castiglione della Pescaia, Massa Marittima, Monterotondo Marittimo, Montieri, Roccastrada, Suvereto, (coinvolgendo ben tre territori provinciali) e dal Parco nazionale delle Colline Metallifere Grossetane. L'organizzazione e la gestione del festival è curata dalla Associazione Music Pool, la direzione artistica da Stefano "Cocco" Cantini e vanta una ricchissima serie di collaborazioni, tra cui il FAI – Delegazione di Grosseto. Il Festival è sostenuto dalla Regione Toscana e, nell'ambito dei progetti di Music Pool, dal Ministero della Cultura e dalla Fondazione CR Firenze. Giorni felici è organizzato da Associazione M.Arte con il sostegno di Regione Toscana, Comune di Follonica, Comune di Gavorrano e Parco nazionale delle Colline Metallifere Grossetane, il patrocinio del Comune di Roccastrada e il contributo di Fondazione CR Firenze. Info e prevendite: Grey Cat Festival: 055 240397 – 0566 52012 Prevendite on line: www.eventimusicpool.it, www.ticketone.it Giorni Felici: https://marte.18tickets.it - Ufficio turistico I.A.T. di Follonica: via Roma 49 - Tel. 0566 52012... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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seoul-italybts · 2 years
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[✎ ITA] Intervista RM , Namjoon BTS : PROOF – Collector's Edition ⠸ eng : © BOMHARU1230 ita : © Seoul_ItalyBTS⠸ 28.09.2022 💜⟭ 1 / 7 ⟬💜
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Quale credi sia più importante: il passato, il presente o il futuro?
RM: Ovviamente è il presente e credo continuerà ad essere così anche in futuro, per me. La parola 'futuro' (미-mi, 래-rae) è formata da “non ancora’” Mi (未) “arrivato” Rae (來), quindi è qualcosa che non vediamo immediatamente e, di fatto, è piuttosto incerto e sfocato. Il passato è già superato, quindi credo dovremmo vivere avendo a cuore il presente come il momento più importante. Credo che se non si riesce a vivere nel presente, sia poi impossibile vivere nel passato o nel futuro.
Che cosa significa "passato" per te?
RM: È come quando si apre un vecchio cassetto e l'aria al suo interno odora un po' di stantio. Cioè, in realtà non è neppure poi così male. Quando torno a casa dei miei genitori o di mia nonna, o quando entro nella mia vecchia stanza, se apro i cassetti, sento quell'odore ed è come se mi riscuotesse. Quella sensazione mi riporta alla mente vecchi ricordi. Credo il "passato" abbia lo stesso sentore di quando apri un vecchio cassetto, stai ad osservarlo da una certa distanza e pensi "Ah, già, ricordo".
Sembrerebbe che l'aroma del legno sia speciale per te
RM: Tutti i miei cassetti e armadi sono in legno. Il legno più è usato, più tocchi riceve, e più liscio sarà al tatto. Mi piace molto la parola patina (고색) e mi piacciono i mobili la cui patinatura è intatta. Credo quella sia la caratteristica più importante del legno.
Qual è il tuo primo ricordo in assoluto?
RM: Il mio primissimo ricordo risale a quando avevo più o meno 3 anni. Ricordo che la mia famiglia viveva in cima ad una collina dove c'erano molte villette e case pluri-familiari. A quei tempi, mio padre e mia madre gestivano una piccola azienda di alimentari per l'infanzia. A pensarci ora, era piuttosto pericoloso, ma a fine giornata lavorativa - o nel fine settimana, mio padre mi faceva sedere in braccio a lui mentre guidava la sua motocicletta e consegnava gli omogenizzati in giro per il quartiere. Allora, per me, quello era puro divertimento, era davvero una sensazione curiosa, specialmente quando scendevamo giù per la collina e non c'erano ostacoli di fronte a noi. Mi hanno detto che, anche se era pericoloso, (mio padre) mi portava in giro con sé perché sapeva che mi piaceva un sacco. Ho dei bei ricordi di quel periodo.
C'è qualcosa che ti manca di quel periodo?
RM: Le relazioni disinteressate. Quel tipo di legami ed amicizie che nascono da un semplice "Quindi tu sei.. e vivi a.., vero?". Quando ero piccolo, era così facile trovarsi sullo stesso piano e stringere legami con poche semplici parole. Con gli amici di scuola, giocavamo a far la lotta dei polli* e ci arrampicavamo sulle giostrine in cortile, prima delle lezioni. Quando andavo a scuola era così semplice fare conoscenza persino con gli amici dei miei amici grazie ad un semplice "Io sono... della classe a fianco, ho sentito molto parlare di te". Da quando sono diventato RM e tutti quanti sanno chi sono, spesso ci sono di mezzo stereotipi e preconcetti e non è facile creare relazioni paritarie. C'è un disequilibrio di informazioni fin dal principio. Dopo diverse esperienze interpersonali di questo tipo, ho deciso di chiudere le porte del mio cuore. Quindi, sì, a volte mi mancano quel tipo di relazioni in cui entrambi partiamo e andiamo di pari passo, quando incontravo persone che ancora non sapevano chi fossi.
< *lotta dei polli: gioco in cui ci si deve scontrare con gli avversari saltellando su una sola gamba e tenendo l'altra sollevata. Vince l'ultimo a restare su un solo piede, senza poggiare l'altro a terra o cadere, n.d.t. >
Qual è stato il tuo primo luogo o spazio del cuore?
RM: La nostra stanza PC quando, intorno ai 13 o 14 anni, vivevo ancora ad Ilsan. In casa c'era questa stanza computer separata, una sorta di studio. Era un piccolo spazio-ripostiglio in cui ci entravano solo un tavolo ed un computer. Io trascorrevo la maggior parte del mio tempo in quella stanzetta. Fu in quel periodo che comprai il mio primo microfono, iniziai a registrare e a scrivere testi. Credo di poter davvero considerare quella stanza uno "spazio tutto mio".
Nel corso della tua esistenza come membro dei BTS, c'è stato forse un qualche cambiamento che ha reso la tua identità (Kim Namjoon) più vivida o sbiadita?
RM: Mentre lavoravo alle serie 'Love Yourself' e 'Map of the Soul', e nel confrontarmi con gli altri rispetto ai messaggi contenuti in quegli album, ho potuto studiare le teorie di Carl Gustav Jung e ho imparato i concetti di persona, ombra ed ego. Personalmente, credevo che separare la mia persona pubblica, RM, da Kim Namjoon fosse il modo migliore per condurre una vita serena. Ma, di fatto, sono state più le volte in cui Kim Namjoon e RM, trovato un certo equilibrio, hanno finito per diventare un tutt'uno. Volevo infondere un po' dell'esperienza acquisita in quanto RM a Kim Namjoon ed incorporare i pensieri e valori di Kim Namjoon nella musica di RM... Ormai è diverso tempo che lascio che queste mie due identità interagiscano e si influenzino a vicenda così. E spero che un giorno la loro unione diventi più simile ad un eclissi lunare: credo una maggiore sovrapposizione mi renderebbe più semplice vivere questa esistenza fuori dal normale.
Quanto sono simili il te stesso di tutti i giorni e quello che mostri al mondo?
RM: Sono simili al 70..80%, credo. Sono sempre molto onesto e spontaneo. So bene che questa scelta porta con sé dei rischi, ma ho sempre cercato di essere il più aperto possibile rispetto a ciò che sto vivendo. Probabilmente, fossi stato più misterioso a riguardo, avrei avuto meno preoccupazioni. Ma non sono il tipo da crearsi un alter-ego. Credo mi limiterò a seguire i miei ritmi personali.
Com'è il tuo "me stesso" di adesso?
RM: Credo di essere un semplice 29enne come gli altri, con le stesse ambizioni delle altre persone, siano esse materiali o legate a certi raggiungimenti. Ho tanti obiettivi e voglio migliorare, voglio diventare una persona migliore. Ho molta passione per quanto riguarda i miei desideri e propositi a breve termine, ma vorrei anche lasciarmi alle spalle qualcosa di longevo. Sì, credo di essere sempre diviso tra questi due obiettivi. Ci vuole tanto impegno ed è stressante, ma anche questo è parte di me.
Il tuo "io" del presente è diverso da quello del passato?
RM: Molto diverso. In passato non facevo che rincorrere il futuro perché non ero felice del presente. Ora ho un piano cui guardare, sì, credo di poterlo spiegare così. Adesso credo di saper contemplare le cose, man mano che avvengono, attraverso una mia personale prospettiva ed agire di conseguenza. Immagino sia perché sono maturato. Possiamo forse dire che io abbia acquisito quelle doti essenziali per vivere e muoversi in società? Sì credo di essere migliorato sotto quell'aspetto.
Col senno di poi, qual è stato il tuo momento più buio?
RM: Ci sono momenti di cui ho parlato e altri che invece ho tenuto per me. Un sacco di occasioni in cui tutto sembrava volgere al peggio. Ciò che mi ha aiutato a superarle è stato il tempo. Se mi fossi perso d'animo, non avessi stretto i denti e tenuto duro, mi sarei sentito un fallimento e non avrei imparato niente. Ma d'altronde non c'è nulla di più vero del detto "il tempo cura ogni ferita". Ho realizzato che l'unico modo per uscire da quel tunnel è lasciare che il tempo faccia il suo corso.
Quale momento della giornata senti maggiormente come tuo?
RM: La mia vita si divide esattamente tra il tempo dedicato a me stesso e quello in società.
Quanti anni ti senti?
RM: Sento come avessi circa 31 o 32 anni. Penso continuamente a come sarò quando compirò 31 o 32 anni. Sono già uno o due anni che ci rifletto ed ogni volta, ho un'immagine diversa di me stesso. Credo sia in continuo mutamento, a seconda dell'ambiente e delle circostanze in cui mi trovo. Quindi, semplicemente, mai dire mai.
Chi è che ti conosce e saprebbe descriverti meglio?
RM: Credo le persone che mi stanno accanto mi conoscano bene e sappiano giudicare con obiettività. Io non so che cosa faccio o dico inconsciamente. Ma coloro che da circa 10 anni vivono a stretto contatto con me hanno assistito ad ognuno dei mie cambiamenti più drastici. Quindi credo che la risposta più dettagliata rispetto a che tipo di persona sono non potrebbe che arrivare da chi ha vissuto le mie stesse esperienze, dalle persone a me più vicine. Sono convinto saprebbero descrivermi meglio di quanto effettivamente io conosca me stesso.
A quanto sembra, hai tanti amici di lunga data.
RM: Ne avevo tanti, ma ora non ne rimangono molti. È così importante averne tanti? Non credo, 2 o 3 sono sufficienti. Ma d'altro canto sono anche convinto che pensare "Ah, ho già questi amici, non ho bisogno di nessun altro" sia sbagliato e non aiuti con le proprie relazioni interpersonali. Credo sia importante essere aperto a nuovi legami, ma anche essere grato per chi già mi sta accanto. Quindi, riservato ma anche aperto.. Credo questo tipo di flessibilità non possa che portare cose buone.
Come preferisci essere chiamato?
RM: La mia famiglia mi chiama "Joon-ah" o "Joonieya" e mi piace perché mi ricorda la mia infanzia. I miei famigliari sono gli unici che mi vedono puramente come Kim Namjoon. Quando mi sento chiamare così, inevitabilmente, penso "sono ancora immaturo", "(per loro) ho ancora quest'immagine" e mi sento puro ed ingenuo com'ero da piccolo.
Quale colore pensi ti rappresenti meglio?
RM: Il blu. Mi piacciono anche i dipinti nelle tonalità del blu. Blu (*blue / triste) può anche essere un aggettivo. In passato, il blu era la tintura più costosa quindi credo che già storicamente il blu sia sempre stato un po' speciale. Mi son sempre piaciuti anche il bianco ed il nero, ma il blu è il primo colore saturo di cui io mi sia innamorato. Mi piacciono specialmente l'indaco e il blu oltremare. E infatti ho un debole per tutti quegli artisti che usano molto blu, come Yives Klein e Kim Whanki.
Se dovessi paragonarti ad un aroma, quale sarebbe?
RM: Non saprei, non sono poi così sensibile agli aromi, ma se devo sceglierne uno, direi che mi piace quello del legno. Come l'odore che si trova nei templi buddisti. È un odore naturale e dà serenità. Mi piace anche il profumo della crema corpo che uso da 5 anni. La gente intorno a me trova che mi si addica.
Che cos'è indispensabile nella tua vita quotidiana?
RM: Sicuramente la mia famiglia e gli amici e, più in generale, la natura. Non poter vedere l'erba, gli alberi, l'acqua o anche elementi naturali creati artificialmente dall'uomo è fonte di grande stress, per me. Poi i libri e la musica sono anche indispensabili, così come il lavoro e il tenermi occupato. Non è facile riuscire ad equilibrare tutto quanto, ma sono fatto così.
Qualcosa che ti ripeti spesso, ultimamente?
RM: "E ora come vorresti essere?". Ci sono momenti nella vita in cui è difficile capire che tipo di persona si vuole essere. Mi capita continuamente. Ci penso spesso così da riuscire a fare una scelta ponderata, secondo i miei standard e criteri personali. Ma è un pensiero che mi dà ansia.
A che velocità stai vivendo, al momento?
RM: 60..70Km orari? Non troppo lento né troppo veloce. Le auto accelerano e poi rallentano in continuazione. Viaggiano ai 100 all'ora sull'autostrada e poi scendono ai 50 su quelle locali. Allo stesso modo, anche io ho momenti in cui pigio sull'acceleratore e altri in cui rimango indietro. Mi chiedo quante persone siano in grado di andare sempre allo stesso ritmo, senza curarsi di niente e nessun altro. Credo sia possibile solo vivendo su un'isola deserta.
Hai un qualche valore o principio in cui credi fermamente?
RM: 'Il vaso vacante più forte rimbomba'. Per come la vedo io, è importante che il nostro 'io' interiore sia pieno ed appagato. Che sia per via di una persona, di un lavoro, di un obiettivo o di un ideale, se non si vive appieno, è facile sentirsi vuoti e privi di ogni essenza. Anche in un contesto discorsivo, spesso l'essenziale è più d'impatto. Io tendo a dilungarmi perché sono ancora giovane, inesperto e non so mettere ordine nei miei pensieri (ride), ma le persone che rispetto maggiormente sono coloro che sanno arrivare dritte al punto. Devono aver riflettuto a lungo su come esprimere il punto focale del discorso in poche parole. Non penso io stia mettendo effettivamente in pratica ciò in cui credo. Sono ancora giovane quindi credo non sia un problema essere ancora un po' confusionario. Però penso e mi dico che in futuro voglio e devo cambiare.
Quali sono i tuoi interessi, ultimamente?
RM: Due cose che mi appassionano particolarmente sono le arti figurative e la musica. Di base, si tratta di attività intellettuali ed il lavoro intellettuale è qualcosa cui tengo particolarmente. Studiare non è il massimo, ma da qualche parte dovevo pure iniziare.
La storia dell'arte è molto ampia e lunga. Quando ti ci dedichi, finirai per studiare e conoscere anche l'architettura, la filosofia, la storia, la letteratura, quindi sì, devi crearti una cultura molto corposa. Trovo la storia sia molto appassionante anche perché è un mix di risposte corrette ed errate, e la cosa la rende ancor più interessante.
Studiando ed imparando a conoscere la storia dell'arte con dedizione ed attenzione, una disciplina alla volta, credo sia possibile trovare una verità ed un filo conduttore tramandato nei secoli fino a noi. Questa mia passione per le arti figurative è una sorta di continuo allenamento mentale. Persino decenni dopo la morte di un artista, contemplare ed ammirare le sue opere significa trarne nuova ispirazione perché la sua essenza ed espressione continua a vivere attraverso l'arte. Spesso penso che gli artisti siano dei combattenti che affrontano le proprie battaglie da soli. La musica suscita reazioni immediate, ma è un tipo di piacere completamente diverso da quello dato dalle arti figurative.
Hai un qualche pensiero ricorrente su cui ti concentri prima di dormire?
RM: Se non riesco ad addormentarmi, mi limito a pensare "È proprio ora di dormire", e anche "Se non dormi, è un bel problema". Però, diciamoci la verità: se mi ritrovo a pensare queste cose alle 3 di notte? È già troppo tardi (ride). Forse, se non mi fossi concentrato su quei pensieri, sarei riuscito ad addormentarmi. Gli esseri umani sono piuttosto deboli. Dato che non riusciamo ad uscirne, ci focalizziamo sulla cosa in questione. In quei casi, provo a farmi una bevuta o la doccia. È così che cerco di rilassarmi.
Quando pensi alla parola "sogno", qual è la prima cosa che ti viene in mente?
RM: "Il Castello nel Cielo" di Hayao Miyazaki. È un film (animato) che mi piace molto. Ogni volta che lo guardo, penso che vorrei vivere lì. "Entro i 40 anni, avrò sicuramente successo", onestamente non mi importa più di tanto realizzare questo tipo di obiettivi. Trovo più importante l'avere un sogno. Tanto mi basta. Credo i sogni siano come "Laputa (- Il Castello nel Cielo)" o come una nube di calore in lontananza.
C'è un qualche personaggio, di un film o di un drama, cui vorresti assomigliare?
RM: Vorrei vivere come i protagonisti dei film animati di Hayao Miyazaki. Non voglio dire che mi piacerebbe vivere in una favola, ma vorrei avere un lato più fanciullesco. A quanto pare sono abbastanza maturo per stare in società, ma mi piacerebbe comunque essere un bambino viziato. In "Così parlò Zarathustra", il filosofo Nietzsche descrive i tre stadi della mente umana: cammello, leone e fanciullo. Vorrei essere fanciullo in quel senso. Vorrei vivere come un bambino che sa apprezzare ogni giorno senza provare alcuna gelosia per gli altri. Forse è un po' troppo da chiedere, ma se voglio almeno assomigliarvi un po', mi sto esercitando a dirlo ad alta voce.
Poniamo che la vita sia una strada, quanto pensi di averne percorsa?
RM: Credo di aver superato una sola collina tra tante. La vita è molto lunga, ho ancora tanta strada da fare. A quanto pare, oggigiorno, si può arrivare fino ai 130 anni, quindi devo trovarmi qualcosa da fare per i prossimi 100 anni. Quindi, sì, mi sembra di aver superato appena appena una collina.
Se, alla fine di questa strada ci fosse una porta, cosa credi troveresti dall'altra parte?
RM: La porta, probabilmente, sarebbero i miei 30 anni. E onestamente ho un po' paura di cosa troverò, una volta superata quella soglia. Ma credo che, nonostante ora io ne abbia timore, superare quel traguardo non sarà niente di che. Ad esempio, ho paura che l'interesse nei nostri confronti possa scemare e l'attenzione spostarsi altrove, e il che mi spaventa perché non voglio mollare. Una volta messo il cuore in pace, sicuramente non mi sembrerà poi chissà che, ma per ora ho paura. E non significherebbe certo scomparire, solo trovarsi davanti ad un nuovo scalino. Ad ogni modo, sono umano anche io, quindi, sì, la cosa mi spaventa ma provo anche trepidazione.
Credi che quello cui ti trovi ora sia un crocevia che potrebbe portare ad un cambiamento?
RM: Sono da sempre ad un crocevia. È solo che non ho idea dove mi porterà questo cambiamento. Ecco perché cerco di fare del mio meglio ora, nel presente. Penso che mettere tutto il mio cuore in ciò che amo, ora, potrà forse aprirmi nuove porte, in futuro.
Credi nel destino?
RM: Ci sono volte in cui ci è comodo pensare sia destino e altre in cui lo si nega. Io, in certa misura, ci credo. Trovo sarebbe troppo crudele negarne completamente l'esistenza, quindi, sì, penso esista qualcosa di simile.
Se dovessi filmare un documentario sulla tua vita, quale canzone includeresti nei titoli di coda?
RM: Credo non esista ancora. Non c'è ancora una canzone adatta perché io, in quanto persona, ho ancora molta strada da fare. Per ora, mi limiterò a vivere il presente. Ma se arrivasse il mio momento, se dovessi curare i titoli di coda ed il mio documentario fosse finito, allora credo passerei tutto il tempo a dire "Wow...E ora che faccio?" (ride).
Tre parole che ti rappresentano?
RM: LAVORO, VITA ed EQUILIBRIO. Solo queste tre. La cosa più importante è l'equilibrio. Sì, l'equilibrio, non faccio che pensarci. Faccio tutto il possibile per trovare un equilibrio tra queste tre cose.
Quando è stato il tuo momento della verità (moment of Proof / il momento in cui hai potuto dimostrare quanto vali effettivamente)?
RM: Ho sempre vissuto aggrappandomi alla necessità di "provare" qualcosa al mondo. Quindi, in un certo senso, la mia vita non può essere che triste perché non si finisce mai di dimostrare il proprio valore. Quando penso di aver mostrato quanto valgo, la gente accetta la cosa fugacemente e poi pretende subito altro, di più. Quindi credo questo concetto sia un po' vuoto. Possiamo piazzarci alla posizione n.1 delle classifiche Billboard e ricevere tutti i gran premi che vogliamo, ma per molti non ha alcun valore. A ben pensarci, ogni volta che, in passato, mi sono detto "Questa sicuramente sarà una prova sufficiente", in realtà non ho dimostrato proprio nulla. In fin dei conti, quindi, non credo io abbia ancora mai vissuto un momento simile. Già solo iniziare a fare musica ed entrare nei BTS sono prove sufficienti, per me.
E, al di là del mondo, c'è qualcosa che vorresti dimostrare a te stesso?
RM: Ce ne sono un sacco! Se in futuro, ripensando alla mia vita, vedrò che avrò fatto più bene che male a questo mondo, credo quella, in un certo senso, sarà già una prova sufficiente. La nostra mera esistenza, il riscaldamento e l'inquinamento, è già, di per sé, dannosa per il pianeta. Ma se con le mie azioni posso dare, anche solo in minima parte, il buon esempio, credo potrei controbilanciare un po' il tutto. Credo, in futuro, avrò modo di scoprire se sono effettivamente riuscito a compensare (i danni fatti dall'uomo). Se allora non proverò rimorsi e sarò sereno, credo quella sarà una prova sufficiente, per me.
Solitamente cerchi di non lasciarti influenzare dalle aspettative e dagli standard altrui?
RM: Nonostante gli standard siano in continuo cambiamento, credo esistano delle verità che non cambieranno mai. Realisticamente parlando, se dovessi cercare di adattarmi ad ogni singolo cambiamento di questo mondo, non ne sarei in grado. Ma, d'altro canto, non è facile arrivare alla verità. La verità è un premio che si ottiene a costo di tempo ed impegno, e te la devi guadagnare con le tue forze. Personalmente, mi limito a seguire l'esempio di alcune persone adulte per cui provo rispetto e che considero i miei modelli di vita. Quindi credo sia normale lasciarsi influenzare, almeno un po'.
Tra tutti gli album della discografia dei BTS, qual è quello più prezioso, per te?
RM: Credo gli altri darebbero la mia stessa risposta: <LOVE YOURSELF 轉 ‘Tear’>. La ragione principale è che quest'album avrebbe potuto essere posticipato a tempo indefinito e rischiava, anzi, di non uscire affatto, a causa di problematiche interne. In secondo luogo, so che questo è l'album che ha ricevuto la migliore reazione da parte della critica; non che questo tipo di giudizi sia così fondamentale, ma è un progetto in cui abbiamo infuso tutto noi stessi e fa piacere sapere che questo impegno ci è stato riconosciuto. Ricordo l'accanita competizione per i testi, e io ho fatto tutto il possibile per non essere da meno. Come dice il titolo, è un album la cui produzione è frutto anche di lacrime. Ed è grazie a questo album che abbiamo potuto proseguire con quello successivo.
Qual è stata la canzone più difficile, tra quelle di &lt;LOVE YOURSELF 轉 ‘Tear’>?
RM: 'Outro : Tear'. Era una traccia della rap line e produrla non è stato semplice. Anche le registrazioni sono state difficili. Ha richiesto tutta la nostra anima e sentimento. È un brano cui si può lavorare solo con il maggiore coinvolgimento emotivo possibile. Vale lo stesso per 'Fake Love', che ha un messaggio e significato simili. La parte rap è stata difficile. A dire il vero, nessuna delle canzoni di quell'album è stata semplice.
Intro : Persona
Che significato ha questa canzone, per te?
RM: È la canzone in cui sono stato più onesto. L'ho scritta dopo lunghe riflessioni e in totale libertà. Quindi credo il testo sia ciò che mi rappresenta meglio. Col senno di poi, ci sono parti che non sono un granché, ma ci sono parole che non avrei proprio potuto escludere. Se dovessi scriverla ora, sarebbe diversa.
Qual è la tua parte preferita di questa canzone?
RM: L'ultimo ritornello: "Persona, chi diavolo sono? / Voglio semplicemente andare / Voglio semplicemente volare", non è niente di speciale, ma allora era così che mi sentivo. Tutto lì. "Voglio semplicemente andare / Voglio semplicemente volare", persino un bambino delle elementari potrebbe scrivere un testo simile. Ma non c'era altro modo per esprimere la cosa, ed è stato molto divertente scrivere quella parte. Sicuramente avrei potuto fare di meglio, ma quello era il modo migliore per esprimere cosa stavo provando. Credo sia proprio questo quel lato fanciullesco che sto cercando.
Nel testo c'è una qualche parte che ora ti fa un effetto diverso?
RM: In generale, ormai è una canzone in cui non mi ritrovo più. Questo brano è un residuo di quel periodo. Se mi si chiedesse di riscriverlo ora, credo non sceglierei più un ritmo così difficile. Credo sarei meno schietto, con un testo più curato e filtrato. Ma penso che allora quei sentimenti grezzi fossero la scelta migliore.
La persona che sei ora cosa può dire a quella di allora?
RM: Non credo avrei consigli da dare. Direi semplicemente "fai ciò che vuoi", tutto lì. Interferire con il corso degli eventi può creare casini, quindi è meglio stare buoni. Sul serio.
Quale altra persona vorresti mostrare al mondo, in futuro?
RM: Musica che sia senza tempo, che trascenda ogni tendenza, ed il relativo "me stesso". Ad esempio, le canzoni di Yoo Jae-ha e Kim Kwangseok seonbae-nim sono ancora molto attuali. Anche se la qualità audio non è il massimo, non sembrano comunque canzoni vecchie. Questo tipo di brani sa arrivare alle nuove generazioni (come alle precedenti). E credo valga lo stesso per l'arte. Se, ad esempio, mi chiedeste cos'è l'arte contemporanea per me, vi risponderei Monet e Van Gogh. Con ciò non voglio dire che mi piacciono solo le opere del passato. Sto anche cercando di avvicinarmi a molte altre creazioni contemporanee, visto che spero la mia contemporaneità abbia un seguito anche in futuro. Quindi, sì, ho una mia concezione tutta personale della contemporaneità e vorrei produrre musica di conseguenza. Più grande è la persona (cui si aspira essere), più è facile usare paroloni, rischiando però d'essere semplicemente un vaso vuoto (ride). Ma se questi vasi vuoti dovessero riuscire a trascendere il trascorrere del tempo, prima o poi ne uscirà qualcosa di corposo.
Se dovessi pubblicare un sequel di questa canzone, come lo intitoleresti?
RM: Visto che, in ogni caso, ogni lavoro che pubblicherò in futuro sarà sempre espressione della mia storia personale, credo che ogni nuovo brano sarà comunque una sorta di seconda e terza parte di 'Persona'. Praticamente ogni brano sarà la 'Persona' di quel momento.
Stay
Che significato ha questa canzone, per te?
RM: Questa è una canzone speciale, per me. In fase di pianificazione, c'erano tante altre tracce con uno stile diverso da quella attuale. Anzi, il titolo della canzone era "Whatever". Mentre questo brano è nato seguendo la melodia ed il testo scritti da Jungkook. Alla fine si è rivelata persino migliore e ha ricevuto molti complimenti da tutti. Dato che è nata sotto circostanze così caotiche, credo quelle emozioni si siano ben amalgamate nella traccia. Di conseguenza trovo sia una bella canzone.
Hai un qualche standard personale per definire una 'bella canzone'?
RM: Credo lo standard sia io stesso. La 'longevità', il fatto che sia 'eterna' è uno dei criteri. Ci sono canzoni che hanno ancora una certa fragranza e forza ispirante anche dopo tanto tempo. Credo quelle siano delle 'belle canzoni'.
Dato che questa canzone è eseguita dalla sub-unit RM, Jin e Jungkook, c'è un qualche aspetto in particolare che ne amplifica il fascino?
RM: Prima di tutto, c'è da dire che è stato Jungkook a scrivere tutte le melodie, quindi credo sia un'ottima dimostrazione di un'altra tra le tante sue abilità. E poi il mix Jin, Jungkook ed io è una combinazione mai provata prima, quindi è ancora più speciale.
È una canzone nata durante la pandemia, hai forse imparato o capito qualcosa di nuovo, in quel periodo?
RM: Mi sono reso conto di tante cose, ma ora non ricordo più. Ora che la pandemia sta volgendo al termine, non faccio che pensare con gioia al ritorno alla mia vita quotidiana. Il quotidiano della pandemia non era frutto di una mia scelta, ma qualcosa di imposto.
Che significato ha, ora, il periodo di pandemia, per te?
RM: In quel periodo, il mio tempo libero e personale è aumentato sensibilmente e ho avuto modo di pensare e riflettere parecchio. Quindi ora ho chiara in mente la direzione che voglio prendere nella mia vita. Suonerà un po' ridicolo, ma mi sento di dire che è stato un po' un periodo-bussola, per me.
Nell'affrontare quel periodo, che cosa ti è stato più di conforto?
RM: Tutte le mostre ed i libri che ho potuto vedere e leggere. Quando ero ancora troppo impegnato, non potevo neppure sognarmeli. Con la pandemia, la pila di letture da recuperare è aumentata e ho ripreso a leggere. Mi ha anche fatto piacere il poter trascorrere più tempo con i miei amici. Quindi sono tutti quei momenti in cui ho potuto vivere come Kin Namjoon, invece che RM, ad essermi stati di grande conforto.
Ultimamente, hai scoperto qualcosa di nuovo su te stesso?
RM: Che sono un individuo dalle tante sfaccettature. Mi piacciono le cose più disparate. Mi piacciono le opere di Monet, ma anche quelle di Yun Hyong-Keun. Di conseguenza, le persone che trovo più interessanti ed incredibili sono coloro che hanno trovato la propria strada. Coloro che sembrano avere una chiara visione di sé mi intrigano e mi piacerebbe provare a parlarci. Un'altra cosa che ho scoperto è il desiderio di creare qualcosa di duraturo. Recentemente sono andato al Museo d'Arte Moderna ed i lavori di Cy Twombly mi sono rimasti nel cuore. Immagino sia per quella che potremmo chiamare la loro "aura non verbale"? Ma, in fin dei conti, il motivo per cui ho scoperto questo mio nuovo lato è perché quelle opere, pur dopo tanto tempo, sono ancora esposte e contemplabili a proprio piacimento. È questo che ho riscoperto, quel fermo desiderio (di creare qualcosa di similmente eterno e duraturo).
Che cosa rappresenta l'album &lt;;Proof> per i BTS?
RM: Direi che è l'album che conclude la nostra prima stagione. Per ogni cosa, arriva inevitabilmente il momento di mettere la parola fine, e quel momento (per noi) è ora. Probabilmente la prospettiva rattristerà qualcuno, ma è qualcosa che abbiamo deciso personalmente e ora, sempre di comune accordo, apriremo una nuova porta. Credo sia l'aspetto più importante.
Trad eng: © BOMHARU1230 | Trad ita: © Seoul_ItalyBTS Twitter
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fiori-di-chernobyl · 4 years
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💔🐍
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Ricordiamo i sorrisi, i baci, gli abbracci
Dimenticandoci le sere tra paranoie e pianti
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pi3rr0t · 6 years
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Non si muore, dicevo, ma qualcosa cambia irrimediabilmente. Cambia il nostro modo d’amare. Come la prima volta non si ama più: è vero, ma non è proprio un discorso troppo romantico. Dopo la prima volta si inizia ad amare prendendo le dovute precauzioni. Non ce ne rendiamo nemmeno conto, probabilmente. E’ l’istinto di sopravvivenza del cuore. Dopo la prima volta non si ha più paura che possa finire, perché siamo quasi sicuri che lo farà. Lo mettiamo in conto fin dall'inizio. E tutto ci sembra un pochino meno importante.
-Susanna Casciani
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artemisx78 · 2 years
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Mi abbracci e sento tutto il tuo calore.
La tua voglia di appartenermi.
Mi baci per possedermi...
...senza lasciarmi più respirare.
Ma da oggi...
Da oggi vorrei che mi insegnassi a strapparti dal cuore...
A tenerti lontano..
Ho realizzato che non potremmo mai appartenerci..
E che senso ha..
amare una persona che non potrai mai avere..
Una persona che non sarà mai tua...
Devo trovare la forza per strappare questo sentimento...
Questo cuore e rimetterlo in quella scatola...
e chiuderlo a chiave...
Perché... E già pieno di emozioni...
e crepe che feriscono come non mai..
Ma che devo imparare a distruggere....
E per la prima volta dentro di me dopo tanto tempo mi sento vuota senz anima...
Ma non ho altra scelta perché questo amore non può sopravvivere..
Ho permesso la mia anima di essere libera per troppo tempo ed ora...
Accetto le conseguenze...
E farò male a me stessa per strapparti via.
Non importa se cadro nuovamente nella tristezza...
Ma meglio soffrire in silenzio..
Ed indossare una maschera con un sorriso.
E viverti come amica...
Lasciando spazio a chi ti può dare molto di più di me...
A chi può esserti veramente vicina..
Così da lasciarmi io tempo di morire
internamente in un unico senso... 💔
Ma ti prometto che tu non lo saprai mai...
Vedrai il mio solito sorriso... Ma più distante di quanto pensi...ma non ti accorgerai mai di cosa sei stato tu per me...
Vedi l abitudine a volte diventa così scontata.. Che non ci fa nemmeno caso quando manca... 😇😊
DOLCEZZA E PASSIONE 🌹
@artemisx78
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arvtisticfra · 6 years
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La maggior parte delle volte resto attonita di fronte al mondo, la cattiveria mi stupisce ancora, la bellezza mi scombussola, non so gestire l’amore e nemmeno la felicità. Non piango quasi mai, ma quando lo faccio non mi fermo più. La maggior parte delle cose che le persone dicono non le capisco, oppure le capisco a modo mio. Non è che ho paura, ma non mi so difendere. Sono un cuore allo sbaraglio e mi avevano detto che col tempo sarei migliorata, invece vi svelo un segreto: è una bugia.
Susanna Casciani
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fuoridalcloro · 3 years
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“Resta viva. Non accontentarti. Porta i tuoi occhi a fare una passeggiata, appena puoi. Non rinunciare ai tramonti, alla speranza. Accetta la sofferenza. Accetta la felicità. Accetta la forza che a volte ti pervade. Non lasciarti schiacciare da quello che è stato, da quello che non hai. Non farti portar via la gentilezza, la curiosità, la fantasia. Continua a saltare nelle pozzanghere, se ti va. Cambia pettinatura, cambia pelle. Cambia modo di vestirti e truccarti, cambia abitudini, amicizie, luoghi e sogni. Cambia spesso, ma lotta fino alla fine per non perderti. Abbi cura di te, soprattutto quando tornerai ad amare. Abbi cura del modo in cui guardi gli altri. Abbi cura del tuo amore, soprattutto adesso. Soprattutto quando non saprai a chi donarlo. Non gettarlo. Non sprecarlo. Tienilo da parte, ti servirà. Piangi pure, piangi quando vuoi. Ricordati di farlo, ogni tanto. Ricordati che la cura, se davvero ne esiste una, sono le persone. Non dimenticarti di loro. Delle loro mani. Dei loro guai. Delle loro storie piccole ma grandiose. Non precluderti niente solo perché potrebbe distruggerti. Non sparire. Resta, goditi lo spettacolo. Resta coraggiosa. Resta dolce. Testa alta, cuore in mano”.
Susanna Casciani - Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore
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susieporta · 3 years
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Resta viva.
Non accontentarti.
Porta i tuoi occhi a fare una passeggiata, appena puoi.
Non rinunciare ai tramonti, alla speranza.
Accetta la sofferenza. Accetta la felicità.
Accetta la forza che a volte ti pervade.
Non lasciarti schiacciare da quello che è stato, da quello che non hai. Non farti portar via la gentilezza, la curiosità, la fantasia.
Continua a saltare nelle pozzanghere, se ti va.
Cambia pettinatura, cambia pelle.
Cambia modo di vestirti e di truccarti, cambia abitudini, amicizie, luoghi e sogni.
Cambia spesso, ma lotta fino alla fine per non perderti.
Abbi cura di te, abbi cura del modo in cui guardi gli altri.
Ricorda che la cura, se davvero ne esiste una, sono le persone.
Non dimenticarti di loro. Delle loro mani.
Dei loro guai. Delle loro storie piccole ma grandiose.
Non precluderti niente solo perché potrebbe distruggerti.
Non sparire.
Resta, goditi lo spettacolo.
Resta coraggiosa.
Resta dolce.
Testa alta, cuore in mano.
Susanna Casciani
Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore
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petalidiagapanto · 3 years
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Resta viva.
Non accontentarti.
Porta i tuoi occhi a fare una passeggiata, appena puoi.
Non rinunciare ai tramonti, alla speranza.
Accetta la sofferenza. Accetta la felicità. Accetta la forza che a volte ti pervade.
Non lasciarti schiacciare da quello che è stato, da quello che non hai. Non farti portar via la gentilezza,
la curiosità, la fantasia.
Continua a saltare nelle pozzanghere, se ti va.
Cambia pettinatura, cambia pelle. Cambia modo di vestirti e di truccarti, cambia abitudini, amicizie,
luoghi e sogni.
Cambia spesso, ma lotta fino alla fine per non perderti.
Abbi cura di te, soprattutto quando tornerai ad amare. Abbi cura del modo in cui guardi gli altri.
Abbi cura del tuo amore, soprattutto adesso.
Soprattutto quando non saprai a chi donarlo. Non gettarlo.
Non sprecarlo. Tienilo da parte, ti servirà.
Piangi pure; piangi quando vuoi. Ricordati di farlo ogni tanto.
Ricorda che la cura, se davvero ne esiste una, sono le persone.
Non dimenticarti di loro. Delle loro mani. Dei loro guai. Delle loro storie piccole ma grandiose.
Non precluderti niente solo perché potrebbe distruggerti. Non sparire.
Resta, goditi lo spettacolo.
Resta coraggiosa.
Resta dolce.
Testa alta,
Cuore in mano.
(Susanna Casciani, Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore)
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