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#sfuggire di mano
francesca-2021 · 6 months
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Sai cosa brucia?
Cosa non mi fa dormire
Cosa mi agita...
Sentirmi sempre estranea
Toccar con mano
L' indifferenza di chi ti vuole bene.
Vedo il mio cuore
Strappato via dal corpo.
Estraneo a tutto ciò che
Mi gira intorno.
Un pezzo di carne
Destinato a battere fuori dal corpo.
Viaggiamo su linee parallele
Osservo il mio sentimento
Continuamente stuprato
Da odio violenza e sdegno.
Le mie parole sono sempre
Sporcate da sputi di autorevolezza.
Nessuno ha mai compreso
Che siamo merce di scambio
Valori pronunciati male
Cumoli di macerie
Seppelliti sotto altari di indecenza.
La libertà è distacco!
Non sentire più la pelle
Ingannare il cuore di essere al riparo
Mentirsi è necessario..
La vita non perdona
E chi ti vuole bene
Conosce il posto dove hai seppellito
Il tuo sentimento e li che giungerà
È inutile sfuggire
La tua resa gli appartiene già...
E tu lo chiami ancora amore...
https://youtu.be/N3eglgHjZTg?feature=shared
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- Anaise -
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xerotere · 7 months
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c'è un'aria pesante e impregnata di fumo qui, un incendio che da tempo consuma ogni cosa, persino le voci, persino i pensieri. mi chiedo cosa ci aspetti dopo l’incendio (cenere, e nero, e conta dei danni?), oppure, ancor peggio, se esista davvero un dopo l'incendio. perché ogni fiamma è ogni giorno più viva e non dà alcun segno di cedimento, e i nostri tentativi di resistenza si tramutano spesso in tentativi di fuga. fuga, sì, ma fuga dove? in effetti non sembra esserci niente oltre a questo fuoco affamato. eppure, lo ricordiamo tutti, un tempo c'era un mondo. e dev'esserci qualcosa che ancora alimenta l'incendio (qualcuno ipotizza che ormai a bruciare siano le nostre anime - e qui si aprirebbero discussioni lunghissime sull'esistenza dell'anima, se solo fossimo ancora in grado di farne). a volte, chiudendo gli occhi, nel crepitio del fuoco sentiamo scorrere un fiume: distante e verissimo, c’invita a trovare ristoro nelle sue acque. e allora, ancora una volta, c'illuminiamo di fioca speranza e a tentoni, tenendoci per mano o scambiandoci solo uno sguardo, cerchiamo di non lasciarci divorare, di sfuggire a queste fiamme buie che ci circondano e ci assalgono, di cercare il mondo al di là dell'incendio, al di là del mondo.
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ma-pi-ma · 2 months
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Una porta chiusa non è sufficiente perché un uomo
nasconda il suo amore. Egli necessita anche di una porta aperta
per poter partire e perdersi nella folla quando questo amore esploderà
come un barile di polvere nell’arsenale raggiunto dal fulmine.
Un tetto non basta perché un uomo sia protetto
dal calore e dalla tempesta. Per sfuggire al lampo
egli necessita di un corpo steso nel letto
e a portata della sua mano ancora timorosa
di avanzare nel buio quando la pioggia cade nel silenzio del mondo aperto come un frutto
fra due tuoni.
Nella notte che declina, nel giorno che nasce,
l’uomo ha bisogno di tutto: dell’amore e del fulmine.
Lêdo Ivo, Le necessità
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gregor-samsung · 3 months
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“ Le invenzioni e le scoperte portano benefici a tutti. Il progresso della scienza è una faccenda che riguarda tutto il mondo civile. Non ha una vera importanza il fatto che un uomo di scienza sia inglese, francese o tedesco. Le sue scoperte sono a disposizione di tutti e per trarne profitto non occorre niente di più dell'intelligenza. Il mondo dell'arte, della letteratura e del sapere, è internazionale; quel che vien fatto in un paese, non vien fatto per quel paese, ma per l'umanità. Se ci domandiamo che cosa eleva la umanità al disopra delle bestie, che cosa ci permette di considerare la razza umana più importante di qualsiasi specie di animali, scopriremo che non sono cose delle quali una nazione può avere la proprietà esclusiva, ma sono tutte cose che il mondo intero può spartirsi. Coloro che tengono a queste cose, coloro che desiderano vedere l'umanità feconda nel lavoro che soltanto gli uomini possono fare, non baderanno gran che ai confini nazionali e si cureranno ben poco di sapere a quale Stato un individuo deve fedeltà.
L'importanza della cooperazione internazionale al difuori del campo della politica mi è stata dimostrata dalla mia stessa esperienza. Fino a poco tempo fa ero occupato nell'insegnamento di una nuova scienza che pochi uomini al mondo erano in grado di insegnare. Il mio lavoro si basava soprattutto sull'opera di un tedesco e di un italiano. I miei allievi venivano da tutto il mondo civile : Francia, Germania, Austria, Russia, Grecia, Giappone, Cina, India e America. Nessuno di noi era cosciente di un senso di diversità nazionale. Ci sentivamo un avamposto della civiltà, occupati a costruire una strada nella foresta vergine dell'ignoto. Tutti collaboravano all'impresa comune e nell'interesse di questo lavoro le inimicizie politiche delle nazioni sembravano insignificanti, temporanee e futili. Ma non è soltanto nell'atmosfera piuttosto rarefatta di una scienza astrusa che la collaborazione internazionale è vitale per il progresso della civiltà. Tutti i problemi economici, la questione di garantire i diritti della mano d'opera, le speranze di libertà in patria e di umanità fuori, poggiano sulla creazione di una buona volontà internazionale. Finché odio, sospetto e paura, dominano i sentimenti degli uomini, non possiamo sperare di sfuggire alla tirannia della violenza e della forza bruta. Gli uomini devono imparare ad essere coscienti degli interessi comuni dell'umanità che sono identici, piuttosto che ai cosiddetti interessi dai quali le nazioni sono divise. Non è necessario, e neanche desiderabile, eliminare le differenze di educazione, di usi e di tradizioni tra le diverse nazioni. Queste differenze danno ad ogni singola nazione la possibilità di contribuire in modo distintivo alla somma totale della civiltà del mondo. “
Bertrand Russell, Le mie idee politiche. Una guida per orientarsi nelle ideologie politiche di tutti i tempi, traduzione di Adriana Pellegrini, Longanesi & C. (serie ocra, collana Pocket saggi n° 525), 1977; pp. 144-46.
[1ª Edizione originale: Political Ideals, New York: The Century Co., 1917; full text Here]
NOTA: nella prefazione l’autore puntualizza: «Questo libro è stato scritto nel 1917, ma pubblicato soltanto in America. Avrebbe dovuto essere una serie di conferenze, ma il ministero della Guerra lo impedì. Il primo capitolo doveva essere una conferenza da tenersi a Glasgow, presieduta da Robert Smillie, presidente della Federazione Minatori. Poco prima della data fissata per la conferenza il governo mi proibì l'ingresso in quelle che venivano chiamate « zone proibite », tra le quali era compresa Glasgow. Queste zone comprendevano tutto quanto si trovava vicino alla costa, e l'ordine era inteso contro le spie, per impedire che facessero segnalazioni ai sottomarini tedeschi. Il ministero della Guerra fu tanto cortese da dire che non mi sospettava di spionaggio a favore dei tedeschi; mi accusò soltanto di fomentare il disinteresse industriale, allo scopo di por fine alla guerra. Smillie annunciò che avrebbe tenuto la riunione di Glasgow nonostante la mia inevitabile assenza e infatti lesse la conferenza che avrei dovuto tenere io. Il pubblico rimase piuttosto sorpreso dalla differenza dal suo solito stile; ma alla fine, Smillie annunciò di aver letto la conferenza proibita. Il governo aveva troppo bisogno di carbone per agire contro di lui.»
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haiku--di--aliantis · 3 months
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"Una vita. Solo una. Perché noi tutti non corriamo come fossimo in fiamme, per raggiungere i nostri sogni più sfrenati?"
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Il bello è che alla fine corriamo lo stesso tutto il tempo. Forse per sfuggire alla possibilità che i nostri sogni si realizzino sul serio. Abbiamo una fottuta paura di essere felici. Preferiamo sperare e sognare.
Aliantis
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Ti leggo nel pensiero (Francesco De Gregori)
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"E chiedimi perdono per come sono, perché è così che mi hai voluto tu! Prendimi per il collo, prendimi per mano, che non mi trovo più."
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fenicenera83 · 8 months
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MARIUS de ROMANUS APPRECIATION WEEK DAY 5
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Author's Note: Today I want to post in my native language, Italian. I hope you will forgive me, but these days I am very tired and felt overwhelmed. Writing in my native language helps me to recharge. I have been wanting to write something in Italian for the chronicles fandom for a long time.The English version is below - Thanks!
Un caro amico -
In quella notte appesantita da nuvole scure, sulla città di Firenze, non splendeva la luna, e le stelle erano un lontano riflesso avvolto nel tepore di quelle nubi scure. L'aria era opprimente e a poco serviva sperare nella brezza notturna, tutto era fermo, come prosciugato dell'esistenza. Marius, con passo deciso, si stava avvicinando alla bottega di quello che ormai era diventato per lui, un grande amico. Le suole dei suoi stivali rimbombarono nei vicoletti di pietra, Marius non se ne curò, amava fare le cose come se fosse ancora umano. Quell'epoca in cui si era risvegliato era piena di una bellezza carnale ed umana, di un mondo che metteva al centro l'uomo e il suo intelletto, la bellezza del vivere e l'opulenza dei sogni. Marius era innamorato, della vita, di tutta la bellezza intorno a lui, degli uomini di intelletto che si confrontavano per strada, degli artisti che studiavano il divenire delle cose, la bellezza dell'essere, dei filosofi che parlavano di meraviglie mai immaginate, di scrittori, poetie uomini di scienza, che donavano con il loro intelletto luce ad un mondo buio. I passi sicuri di Marius lo portarono di fronte al portone verde, scorticciato, che aveva imparato a conoscere e amare profondamente. Con delicatezza appoggiò la mano sul legno, prima di darvi tre colpetti secchi sopra. Quello era da tempo, il loro segnale, per riconoscersi. Un attimo dopo il portone si aprì cigolando, e due occhi castani vibranti e accoglienti fissarono Marius. Botticelli si scostò dalla porta con un sorriso delicato sul volto, lasciando a Marius spazio per entrare nel suo studio. Marius avanzò nella grande stanza, che profumava di olio e mistura di colori, di legno e vernici per rifinitura, un odore che risuonò in lui con amore e meraviglia.
Era chiaro, nella confusione tutto intorno, il lavoro e l'impegno dell'artista e dei suoi allievi. Ogni cosa sembrava lasciata al caso, offerta al tempo della notte, come richiamo alla musa della creatività, Clio, che avrebbe toccato con speranza e piacere, gli strumenti così cari agli artisti che li avevano lasciati lì. Pennelli e tavolozze, stracci sporchi, e barattoli, contenitori in vetro e pestelli, fogli e pergamene, pennini e gessetti. Ogni cosa in disordine, ogni cosa in ordine nel cuore dell'artista che l'aveva usato.
Botticelli sembrò accorgersi del disordine solo in quel momento, e grattandosi la testa, con un rossore sul volto, si lasciò sfuggire una risata nervosa. "Mi spiace, Marius, amico mio, i miei allievi hanno preso dal maestro, e il Dio nei cieli, sa, quanto sono pessimo in queste cose dell'ordine e della chiarezza di pensiero!" Sbottò il maestro allargando le braccia in un gesto di resa. Marius, lo guardò inarcando le sopracciglia, per poi ridere divertito:
" Hai la chiarezza nel cuore Maestro, poiché ogni colore che poni sui tuoi lavori, ogni cosa che nasce dalle tue mani, porge il tuo cuore al mondo. È un grande coraggio quello che hai, Maestro, e pochi uomini possono vantare la tua chiarezza di cuore. Molti possono imparare la chiarezza e la linea dritta del pensiero razionale, ma il pensiero del cuore, molti pochi fortunati come te, lo conoscono."
"Ah tu mi lusinghi, amico mio, mi lusinghi come non merito! Ma apprezzo il tuo buon cuore e la tua sincerità di parola, e questo lo sai." rispose Botticelli, sedendosi vicino al fuoco su uno sgabello di legno. Il Maestro fisso' la danza delle fiamme e sembrò pensieroso, quasi cupo, qualcosa che Marius non aveva mai conosciuto sul suo volto, da quando si erano conosciuti.
" C'è qualcosa che ti turba Maestro? Vuoi parlarmene affinché io possa provare ad alleviare i tuoi pensieri e la tua anima?" Chiese, Marius, d'improvviso preoccupato per quello stato d'animo, dell'amico. Botticelli portò i suoi occhi castani su Marius e con una mano lo invitò a sedersi davanti a lui, vicino al fuoco.
Marius scostò il suo lungo mantello di velluto rosso, e si sedette, aspettando con rispettoso silenzio le parole di Botticelli.
" Vedi mio caro amico, ho un amico che mi è prezioso. Si chiama Leonardo, ed è un artista d'animo immenso, un genio in ogni cosa. Pensa che in lui ho trovato quell'amico con cui condividere la mia passione immensa per la cucina! Riesci a crederci Marius? " Botticelli sembrò esitare poi, perché aveva provato a condividere quella sua passione con Marius, ma Marius sembrava sterile di fronte alle meraviglie del cibo. Marius annuì e sorrise, un invito a continuare, a dimostrare come era felice di quella scoperta, che aveva reso gioioso il suo amico.
Botticelli sorrise di rimando e continuò:" Vedi, Leonardo è un uomo focoso, passionale, carnale e dedito all'arte come alla vita. Tu sai Marius, come l'uomo facilmente si innamora, Leonardo non solo ama, da tutto se stesso, e soltanto una persona è riuscita a portarlo a essere suo e soltanto suo nel cuore e nell'anima."
Botticelli sembrò combattuto, triste ma con occhi sognanti proseguì:
" Questa persona è un suo allievo, tanto lo ama e tanto lui lo ama di rimando. Ma è... " Botticelli sembrò esitare ma poi prosegui:
"È un piccolo demonio! Tanto che Leonardo lo chiama Salai! È un ladro e bugiardo, un irrispettoso e mordace piccolo uomo! Una lingua di serpe e un sorriso da fauno! Capelli e occhi di Ganimede stesso! E Leonardo sa tutto questo... Ma lo ama comunque. E quello che è ancora più incomprensibile, Salai... ama Leonardo, questo è innegabile, lo adora, sono un anima e un cuore. È vero Leonardo può essere duro, a volte persino troppo, è vanitoso e orgoglioso, pretende molto perché da molto. Le sfide d'intelletto e d'amore fra loro sono come i discorsi degli innamorati che sanno come parlare al cuore dell'altro, ma a volte scelgono volutamente la via sbagliata. Sono preoccupato per Leonardo, questo amore che abbraccia il cuore e la mente di entrambi, questa immensa devozione, questa intensa passione fra loro, è bellissima ma anche difficile."
E Botticelli riportò il suo sguardo su Marius, dopo aver fissato le fiamme nel camino per tutto questo tempo, e quello che vide lo stupì e lo preoccupò allo stesso tempo. Marius stava sorridendo, un sorriso dolce e sognante, che lo rendeva bello in una maniera disarmante. Marius si riscosse, notando lo sguardo sorpreso di Botticelli. Da primo sembrò insicuro e timido, come se fosse stato sorpreso a prendere dei biscotti in cucina, poi Marius si ricompose:
" Non badare a me Maestro, non mi preoccuperei, però, per il tuo amico. Penso sia meraviglioso quello che la vita gli ha donato. Qualcuno che lo ama come mi racconti. Mi fa sognare che anche io possa trovarlo. Un amore che veda oltre me, oltre le mie mancanze e i miei difetti, un amore che sappia amarmi nonostante tutto ciò che sono. Un amore che possa insegnarmi e lasciarsi insegnare, anche in sfida, anche in rabbia, anche nel dolore, ma sempre con amore e dedizione, con passione e intensità. Cosa può desiderare il cuore di un uomo più di potersi mostrare a qualcuno per com' è? Più di poter raccontare la sua anima ad una creatura che sa guardarlo solo con amore? Anche nelle sue ombre, anche nel mostro che gli abita dentro. E amare quel mostro come ama l'uomo. No Maestro, il tuo amico, forse, conoscerà la soffrenza e dovrà imparare a convivere con essa, ma si sarà specchiato nel cuore di qualcuno che lo ama in tutto e per l'uomo che è, nella sua complessità e totalità. Con i suoi sbagli e i suoi difetti, la sua grandezza e il suo buon cuore." Botticelli rimase interdetto, poi sorrise:" È bello parlare conte Marius, amico mio, tu sai fare gioire il mio cuore anche quanto è pesante. Forse quello che dici è vero, io non ho aspirazioni sull'amore o sulla vita, solo sull'arte. E forse questo mi impedisce di capire questo nostro strano mondo. Ti ringrazio, però, adesso posso capire perché Leonardo ama così Salai, e perché Salai ama lui con l'immensa passione del suo cuore. Siamo strani non è vero? Complicati ma semplici allo stesso tempo."
Botticelli si alzò seguito da Marius:" Vieni, amico mio, voglio mostrarti ciò a cui sto lavorando. E ti prego non avere solo lodi per me questa volta! La tua opinione mi è cara, ma adesso che posso chiamarti amico, spero tu sappia che apprezzerò ogni cosa tu dica." E Marius seguì Botticelli verso un altra grande stanza.
La storia di Leonardo e Salai, continuò a risuonare nell'anima di Marius, fino al giorno in cui, il destino, o il tempo che scorre, o chissà quale sarcastica divinità, gli donò il suo Salai, quel suo angelo dai capelli castano rossi e gli occhi di fuoco. Colui che lo avrebbe amato come mai nessun altro e che lui avrebbe amato come mai nessun altro. Colui che adesso camminava di nuovo al suo fianco, colui che adesso, lo lasciava specchiarsi nel suo cuore e vedere solo un uomo. Un uomo che è amato, un uomo innamorato.
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A dear friend-
On that night weighed down by dark clouds, over the city of Florence, no moon shone, and the stars were a distant reflection shrouded in the warmth of those dark clouds. The air was oppressive, and there was little use hoping for a night breeze; everything was still, as if drained of existence. Marius, with determined step, was approaching the workshop of what had now become for him, a great friend. The soles of his boots rumbled in the stone alleys, Marius did not care; he loved to do things as if he were still human. That era in which he had awakened was full of a carnal and human beauty, of a world that put man and his intellect at the center, the beauty of living and the opulence of dreams. Marius was in love, with life, with all the beauty around him, with men of intellect who confronted each other in the streets, with artists who studied the becoming of things, the beauty of being, with philosophers who spoke of wonders never imagined, with writers, poetsand men of science, who gave light with their intellect to a dark world. Marius's confident steps brought him in front of the green, flayed doorway he had come to know and love deeply. Gently he placed his hand on the wood, before giving it three dry taps on it. That had long been, their signal, to recognize each other.
A moment later the door creaked open, and two vibrant and welcoming brown eyes stared at Marius. Botticelli flinched from the door with a gentle smile on his face, giving Marius room to enter his studio. Marius advanced into the large room, which smelled of oil and color mixture, wood and finishing varnish, a smell that resonated in him with love and wonder.
It was clear, in the confusion all around, the work and commitment of the artist and his students. Everything seemed left to chance, offered to the time of night, as a call to the muse of creativity, Clio, who would touch with hope and pleasure, the tools so dear to the artists who had left them there. Brushes and palettes, dirty rags, and jars, glass containers and pestles, sheets and parchments, nibs and chalks. Everything in disarray, everything in order in the heart of the artist who had used it.
Botticelli seemed to notice the disorder only then, and scratching his head, with a blush on his face, he let out a nervous laugh. "I'm sorry, Marius, my friend, my students take after the master, and the God in heaven, you know, how bad I am at these things of order and clarity of thought!" Blurted out the master, spreading his arms wide in a gesture of surrender. Marius, looked at him arching his eyebrows, then laughed in amusement:
"You have clarity in your heart Master, for every color you place on your work, every thing that comes from your hands, gives your heart to the world. It is a great courage you have, Master, and few men can boast of your clarity of heart. Many may learn the clarity and straight line of rational thought, but the thought of the heart, many a lucky few like you, know."
"Ah you flatter me, my friend, you flatter me as I do not deserve! But I appreciate your good heart and sincerity of speech, and this you know." replied Botticelli, sitting down by the fire on a wooden stool. The Master stared at the dance of the flames and looked thoughtful, almost somber, something Marius had not known on his face since they had met.
" Is something troubling you Master? Would you like to tell me about it so that I can try to ease your thoughts and your soul?" He asked, Marius, suddenly concerned about that state of mind, of his friend. Botticelli brought his brown eyes to Marius and with one hand invited him to sit before him, near the fire.
Marius shrugged off his long red velvet cloak, and sat down, waiting respectfully for Botticelli's words.
"You see my dear friend, I have a friend who is precious to me. His name is Leonardo, and he is an artist of immense soul, a genius in everything. Just think that in him I have found that friend with whom I can share my immense passion for cooking! Can you believe it Marius? " Botticelli seemed to hesitate then, because he had tried to share that passion of his with Marius, but Marius seemed barren before the wonders of food. Marius nodded and smiled, an invitation to continue, to show how happy he was with that discovery, which had made his friend joyful.
Botticelli smiled back and continued," You see, Leonardo is a fiery, passionate, carnal man who is as dedicated to art as he is to life. You know Marius, as man easily falls in love, Leonardo not only loves, he gives all of himself, and only one person was able to bring him to be his and only his in heart and soul." Botticelli looked conflicted, sad but with dreamy eyes continued:
" This person is his student, so much he loves him and so much he loves him back. But he is… " Botticelli seemed to hesitate but then continued:
"He is a little devil! So much so that Leonardo calls him Salai! He is a thief and liar, a disrespectful and biting little man! A serpent's tongue and a faun's smile! Hair and eyes of Ganymede himself! And Leonardo knows all this… But he loves him anyway. And what is even more incomprehensible, Salai..he loves Leonardo, this is undeniable, he adores him, they are one soul and one heart. It is true Leonardo can be hard, sometimes even too hard, he is vain and proud, he demands a lot because he gives a lot. The challenges of intellect and love between them are like the speeches of lovers who know how to speak to each other's hearts, but sometimes they deliberately choose the wrong way. I am worried about Leonardo, this love that embraces both their hearts and minds, this immense devotion, this intense passion between them, is beautiful but also difficult."
And Botticelli brought his gaze back to Marius, after staring at the flames in the fireplace all this time, and what he saw amazed and worried him at the same time. Marius was smiling, a sweet, dreamy smile that made him beautiful in a disarming way. Marius roused himself, noticing Botticelli's surprised look. At first he looked unsure and shy, as if he had been caught taking cookies in the kitchen, then Marius composed himself:
" Don't mind me Master, I wouldn't worry, though, about your friend. I think it's wonderful what life has given him. Someone who loves him as you tell me. It makes me dream that I can find him too. A love that sees beyond me, beyond my shortcomings and flaws, a love that can love me despite all that I am. A love that can teach me and be taught, even in defiance, even in anger, even in pain, but always with love and dedication, with passion and intensity. What more can a man's heart desire than to be able to show himself to someone as he is? More than being able to tell his soul to a creature who can only look at him with love? Even in his shadows, even in the monster that dwells within him. And love that monster as he loves man. No Master, your friend, perhaps, will know suffering and have to learn to live with it, but he will have mirrored himself in the heart of someone who loves him in all and for the man he is, in his complexity and totality. With his mistakes and his flaws, his greatness and his good heart."
Botticelli was interjected, then smiled:" It is good to talk Count Marius, my friend, you know how to make my heart rejoice even how heavy it is. Perhaps what you say is true, I have no aspirations about love or life, only about art. And maybe that prevents me from understanding this strange world of ours. I thank you though, now I can understand why Leonardo loves Salai so much, and why Salai loves him with the immense passion of his heart. We are strange aren't we? Complicated but simple at the same time."
Botticelli stood up followed by Marius:" Come, my friend, I want to show you what I am working on. And please don't have only praise for me this time! Your opinion is dear to me, but now that I can call you friend, I hope you know that I will appreciate everything you say." And Marius followed Botticelli to another large room...
The story of Leonardo and Salai, continued to resonate in Marius' soul, until the day when, fate, or the passing of time, or who knows what sarcastic deity, gave him his Salai, that angel of his with red brown hair and eyes of fire. The one who would love him like never anyone else and whom he would love like never anyone else. The one who now walked by his side again, the one who now, let him mirror himself in his heart and see only a man. A man who is loved, a man in love.
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kneedeepincynade · 11 months
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Behold,the calm and peaceful protesters in favour of the west
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
⚠️ LE AZIONI VIOLENTE DEI RIVOLTOSI PRO-US DEFINITI "MANIFESTANTI PACIFICI" DURANTE IL TENTATIVO DI RIVOLUZIONE COLORATA IN CINA DEL 1989 ⚠️
🇨🇳 Il Rapporto Ufficiale del Governo Cinese del 30/06/1989, tradotto QUI, mostra che più di 1000 veicoli militari e della polizia sono stati incendiati dai rivoltosi anti-CPC, e che più di 200 soldati e poliziotti - molti dei quali disarmati - sono stati brutalmente assassinati 😡
📺 Ecco un video dell'Agenzia Xinhua che i propagandisti anti-Cinesi e anti-Comunisti in Occidente non vi mostreranno mai 😠
😭 Nel video, si vedono le azioni violente dei cosiddetti manifestanti "pacifici" a Pechino, tra il 02/06 e il 03/06 😡
⚔️ Nella città di Pechino, centinaia di veicoli militari in dozzine di incroci furono incendiati e attaccati con bombe molotov. Alcuni soldati furono bruciati vivi ❗️ dai "manifestanti pacifici", e coloro che riuscirono a sfuggire dalle fiamme vennero accerchiati e picchiati a sangue, brutalizzati, e lasciati a morire tra le fiamme e il fumo ❗️
😭 A Ovest del Ponte Muxidi, vicino al Viale Chang'an, teppisti anti-CPC bruciarono veicoli militari, lanciarono bombe a mano e rubarono persino alcuni veicoli, seminando il panico nella zona 😡
🇨🇳 Mai più il Popolo Cinese accetterà un tale livello di violenza, mai più il Partito Comunista Cinese permetterà che un gruppo di teppisti imbevuti di propaganda Occidentale arrivi a devastare intere zone e assassinare soldati e forze dell'ordine ❗️
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⚠️ THE VIOLENT ACTIONS OF PRO-US REVOLTERS CALLED "PEACEFUL PROTESTERS" DURING CHINA'S 1989 ATTEMPTED COLOR REVOLUTION ⚠️
🇨🇳 The Official Report of the Chinese Government of 06/30/1989, translated HERE, shows that more than 1000 military and police vehicles were set on fire by anti-CPC rioters, and that more than 200 soldiers and policemen - many of them unarmed - were brutally murdered 😡
📺 Here's a video from Xinhua Agency that anti-Chinese and anti-Communist propagandists in the West will never show you 😠
😭 In the video, you can see the violent actions of the so-called "peaceful" protesters in Beijing between 02/06 and 03/06 😡
⚔️ In the city of Beijing, hundreds of military vehicles at dozens of intersections were set on fire and attacked with Molotov cocktails. Some soldiers were burned alive ❗️ by "peaceful protesters", and those who managed to escape the flames were surrounded and beaten, brutalized, and left to die in the flames and smoke ❗️
😭 West of Muxidi Bridge near Chang'an Avenue, anti-CPC thugs burned military vehicles, threw hand grenades and even stole some vehicles, wreaking havoc in the area 😡
🇨🇳 Never again will the Chinese People accept such a level of violence, never again will the Communist Party of China allow a group of thugs imbued with Western propaganda to devastate entire areas and assassinate soldiers and law enforcement ❗️
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voracita · 3 months
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"Il sacro vincolo"
Continuando dal post precedente, la seconda storia invece, che intitolo "Il sacro vincolo", è quella più fresca nel tempo, e che mi arreca un senso di lieve disgusto, oltre che di pesante tristezza.
Tutto accade qui, nel giro di una decina di giorni.
Un po' dal nulla, perchè i miei post trascorrono quasi sempre ignorati da tutti, compaiono alcuni like da un blog a me ignoto, poi un messaggio, in cui "lei" mi chiede indicazioni approssimative sulla mia età. Rispondo sinceramente anche se restando sul vago, nel frattempo sfoglio questo blog, che è di quelli che Tumblr definisce per adulti, cercando di capire chi, probabilmente un vecchio "hater", stavolta intende perseguitarmi... Il blog sembra uno dei tanti blog porno anonimi, ma poi, scavando di più nel passato, capisco che si tratta di una persona che è qui da tanto, che pubblica tante cose diverse, senza mai, però, esprimere in modo esplicito qualcosa di personale, qualcosa su di sè. Sarà una donna, un uomo, una comitiva boccaccesca?
Inizio a darle credito, a commentare qualche suo post, a insinuare qualche domanda, a rispondere a qualche sua curiosità, a mostrarle delle parti di me, quelle più intriganti, forse, come faremmo tutti, il dorso di una mano, il desiderio più urgente e più vorace. Lei risponde con la devozione con cui compila un sudoku, con la curiosità di una adolescenza in ritardo, con una, almeno apparente, crescente eccitazione che la porta a collegarsi per chattare e a scrivere sempre di più, a qualunque ora.
Poi, sorprendentemente, mi chiede: posso sentire la tua voce? Erano passati solo due o tre giorni, eppure io, stanco davvero di passare da un social all'altro come in un perpetuo tentativo di sfuggire alla verità delle mie urgenze, le dico: chiamami, in qualsiasi momento, questo è il mio numero, e le do il mio numero, quello vero.
Chiama quasi subito, lei, da un numero privato. Ha una voce suadente, non così infantile come l'avevo immaginata, ed è così che inizio a capire, e più che capire è un deja vu, l'ennesimo, uno dei tanti schemi che nella mia esperienza sui social ormai ho finito per riconoscere sempre meglio, sempre prima.
Numero privato, non vuole sapere il mio nome, non vuole dirmi il suo, mi permette di inventare un nomignolo con cui chiamarla, si parla di nebbia e di spiagge, è tutto ciò che mi permette di esplicitare per localizzarci in qualche modo, lei potrebbe essere di Milano o di Padova o di Torino, non sono bravo con gli accenti e il suo, come il mio, sembra essere influenzato da una vita imbastardita, trascorsa a contatto con luoghi e persone diverse, e forse anche da studi che hanno ripulito le tossine della geografia, scartandole dal suo eloquio.
Si emoziona, tanto, mi emoziono anche io, ci raccontiamo cose inutili, sembra esserci davvero una intimità quasi naturale, ovvia, inesorabile. Inizio a confidarle delle cose, a piccozzare il muro della mia diffidenza, prima ancora di aggredire la sua.
I giorni passano, talora il lavoro concede più spazio alle conversazioni in chat, talora meno, ma continuiamo a sentirci, a parlare molto di sesso, di desideri, di fantasie, a codificare un linguaggio comune, che in questo caso è una lingua pulitissima, igienica, una lingua in cui la fica e il cazzo semplicemente non esistono, eppure esistono i desideri, i bisogni, i più selvatici, i più turpi.
Lei, bruscamente, confessa. E' sposata. Lo dice come confessando un peccato mortale e chiedendo una penitenza, una assoluzione.
Le chiedo perchè sposarsi, perchè non convivere semplicemente. Mi parla del vincolo, dell'importanza, della necessità del vincolo, l'essere umano, dice, ha bisogno di vincoli. Non parla di legami, parla di catene.
Come fosse una risposta, e invece non lo era affatto, la avverto della mia intenzione di avere un rapporto occasionale, nei giorni a venire, con una donna che vedo, solo per sesso, di tanto in tanto.
Lei lotta: fieramente, orgogliosamente, con i suoi sentimenti, con le emozioni di rabbia, di gelosia, con l'invidia per lei, con la curiosità, col desiderio di sapere tutto e con il desiderio di zittirmi, di cancellare questa cosa, di cancellare anche la nostra confidenza, se necessario. Vorrebbe mordermi il palmo della mano, vorrebbe graffiarmi, si morde da sola e continua a rovinarsi le labbra staccandosi le pellicine, e mi chiama, di nuovo.
Capisco, sempre meglio, ciò che ormai mi era chiaro come un cadavere sul tavolo settorio: non ci sarà mai nulla di reale, nulla di concreto, nulla di onesto, in questa relazione in cui la mia lealtà e onestà, per lei, è un punto di orgoglio, ciò che la attrae di me e ciò per cui si strugge. Lei non cerca altro, come un lungo elenco di altre che ho già conosciuto qui e altrove, prima di lei, che una forza oscura, un terzo immateriale, astratto, disincarnato, una forza da modellare a suo piacimento, con cui puntellare un matrimonio che è nato morto, un aborto di legame umano che lei chiama "vincolo" solo per disprezzarlo e potersene nutrire, a mo' di escremento dell'amore, alla maniera della beata Alacoque. Non faccio in tempo a dirglielo, tutto questo, però, perchè ci travolge ancora il lavoro, la quotidianità un po' più pesante, finchè si arriva a una chat in cui, chissà come, chissà perchè, lei se ne esce con un "sì, capisco", che è nulla, il punto zero della nostra comunicazione, e perciò mi induce a dire, senza infingimenti o diplomatici rinvii, semplicemente ciò che penso.
Che "capisco" è la parola che detesto, che "capisco" è la parola di quelli che non capisco nulla, affatto.
Che sono disprezzabili i capisco e i mi dispiace e tutto il campionario degli "scusami", dietro cui giocare a nascondino, magari, all'infinito, senza mai tirare fuori un'emozione, senza mai dire "vorrei innamorarmi davvero", senza mai dire "chi sei, voglio sapere tutto di te", senza mai dire "sono tua", con tutto quanto e non solo con la maschera dell'anonimo, senza mai uscire dall'indifferenza per diventare qualcosa di concreto e di effimero, finalmente.
Dice, lei, ancora: "mi dispiace". Dice "è quello che ti meriti".
Già, rispondo. Più tardi, prima di prendere la pasticca per dimenticare: "che schifo".
E sparisce la catena. E sparisce lei. E non sparisco io, sempre più sgomento da tanta bellezza che sprecate così, incenerita nella più volgare mediocrità.
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privateclubcultura · 3 months
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Non cercate di sfuggire al vostro destino perché è proprio li che vi porterà la vostra fuga!
Vuoi una mano?
RelaxBeach© (Tutti i Diritti  Riservati.) 21/01/2024
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rodicano · 3 months
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La sua mano andava su e giù morbida sul cazzo.
Quando scendeva gli scopriva quasi completamente la cappella, poi risaliva.
Senza stringere troppo. La sua mano piccola ed elegante scorreva sul cazzo turgido.
Lui si lasciava sfuggire un gemito soffocato.
Lei sospirava.
“Per quanto devo andare ancora avanti amore?”
“Finché lo dico io scema e non andare di fretta”
“Scusami amore ma lo sai che non mi piace…”
“Ma smettila troia che a te basta avere a che fare con un cazzo e sei felice…”
“No lo sai che voglio solo…”
“Stai zitta e muovi la mano piano”
Lei era completamente vestita ed elegante, si era sbottonata appena un po’ la camicetta, così da poter al massimo intravedere il reggiseno in pizzo. Era seduta con le gambe accavallate dei pantaloni da cavallerizza beige e i suoi stivali lucidi neri, alti fino ginocchio.
Lui invece era nudo in ginocchio davanti a lei un po’ di lato per offrirle il suo cazzo senza che lei dovesse sporgersi.
Teneva le mani dietro la schiena mentre sporgeva il bacino per avvicinarle il più possibile il cazzo.
“Forse è meglio che mi fermi, lo sento pulsare ci siamo quasi”
“Si fermati un attimo conta fino a cinque e ricomincia”
Lei toglie la mano e lo guarda con un dolce sorriso di scherno e comincia a contare sottovoce lentamente sfiorandolo sulla punta del cazzo prima con il pollice, poi l’indice, poi il medio, poi l’anulare ed in fine il mignolo.
Lui si perde nei suo occhi mescolando amore e desiderio.
Lei gli riprende in mano il cazzo e ricomincia a scivolare su e giù
Il contatto è sempre più morbido, lento, ora sale e scende di pochissimo.
Lui soffre e cerca di spingere il bacino per aumentare il contatto o lo sfregamento.
“Uffa amore sono stanca, posso smettere?”
“Ora ferma la mano e stringi appena”
Lui cerca muovendo il bacino di continuare la sega in qualche modo.
“Che pena…”
“Rimani ferma.”
Bastano pochi secondi ed il cazzo si irrigidisce e spruzza fuori una discreta quantità di sperma che disegna una arcipelago biancastro sugli stivali lucidi.
Lei riesce appena in tempo a togliere la mano lasciandolo eiaculare a vuoto rivolgendogli uno sguardo sprezzante.
“Ecco è venuto amore: che schifo.”
“Passamelo”
Lei porge il cellulare al fidanzato quasi piegato dall’orgasmo rovinato.
“Ringraziami e lecca tutto cornuto”
“Grazie”
“Grazie di cosa coglione”
“Grazie di avermi permesso di venire”
E si china a pulire gli stivali della fidanzata.
Lei si riavvicina il cellulare.
“Sei contento amore, sono stata brava?”
“Abbastanza”
“Allora mi scopi stasera?”
“Si fatti portare dal cornuto da me dopo cena”
“Grazie amore, posso fermarmi da te?”
“No che devo alzarmi presto domani, digli al coglione che ti deve aspettare in macchina”
E chiude la telefonata senza nemmeno salutarla.
Lui intanto aveva finito di pulirle gli stivali.
Lei gli carezza la nuca.
“Sei contento che sei riuscito a venire anche tu tesoro?”
“In qualche modo” biascica lui.
“Accontentati, l’ho fatto solo per far divertire Marco.”
Poi controlla che le abbia pulito per bene gli stivali e si accorge che il fidanzato cercava di sbirciare dentro la sua camicetta. La richiude e gli sorride bonaria.
“Vai a vestirti che sei ridicolo, prepara la cena che poi devi accompagnarmi da lui stasera.”
Lui alzandosi si avvicina e le sfiora le labbra con un bacio.
“Ti amo”
“Lo so che mi ami, ma lui mi scopa invece.”
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abr · 1 month
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Ogni giorno, ciascuno di noi decide quanta parte del suo lavoro, della sua socialità, dei suoi sentimenti vuole condividere online, quanta parte di sé vuole mettere in mostra.
L’ascesa dell’autopromozione sui social media ha fatto sì che oggi, per le persone, costruire un personal brand sia una sorta di seconda natura. (...) Promuovere se stessi e il proprio lavoro è diventato tanto importante quanto saper fare il proprio lavoro. Avere un seguito è diventato il paradossale prerequisito per crearsi un seguito. (...)
Che cosa c’è di male? (...) Sheryl Sandberg, ex responsabile operativo di Meta e per lungo tempo braccio destro di Mark Zuckerberg,(...) ha spiegato: “Perrier è un brand. Crest è un brand. Le persone non sono così lineari. Quando ci impacchettiamo, diventiamo inefficaci e inautentici. Il mio consiglio è: non impacchettatevi”.
(L)a situazione (potrebbe sfuggire) di mano: (per) costruire il loro brand personale, le persone devono essere ‘always on’, aggiornando il profilo social più volte al giorno con dei contenuti attentamente curati e che vadano incontro ai gusti delle persone con cui vogliono socializzare o lavorare (...) . Ciò introduce una forma di costante automonitoraggio. Costringe a essere molto strumentali nei confronti della propria vita personale. (...) È assodato come la necessità di essere “always on” (...) sia direttamente collegata al drammatico aumento dei casi di burnout, (...) uno stress cronico non gestito, mostrandoci sempre performativi, sempre sul pezzo (...) mentre nella realtà siamo vittime di ansia, depressione (...).
via https://www.iltascabile.com/scienze/personal-branding/
Evidenziano un tema interessante e attualissimo, bravi, ma questi de IlTascabile lo banalizzano: questa sarebbe una mera degenerazione "neolibberista" (??!!??) dovuta al fatto che là fuori so' tutti freelance. La loro soluzione qual è? Postofisso shtatale pe'tutti ? Il reddito di cittadinanza?
In realtà confondono effetti con cause: "tutti freelance" è un effetto non la causa della cd. FLUIDITA' contemporanea, molto promossa dai benecomunisti (che pur relativisti non sono affatto ma gli fa gioco esserlo: puro inganno tipo taqiyyah islamica, per svellere i pochi punti fermi Occidentali rimasti). E confondono malesseri e scuse con sindromi vere: ma quale snowflake burnout, viviamo in un mondo dove la realtà non esiste più, soppiantata da milioni di Truman Show volontari.
Vale per i ggiovani irrequieti e poco stabili (come da sempre, anche quando FLUIDITA' era sinonimo di narcisismo da IMMATURITA'), vale con fatica anche per i menogiovani hipster che invecchiare non vorrebbero ... quindi non maturano.
Una volta eran casalinghe, oggi fanno le chef virtuali; un tempo promotrici Amway, oggi fanno le influencer di cremine.Ma quali freelance, si autopromuovono tutti, anche gli artigiani, anche chi ha contratto a tempo indeterminato, cfr. LinkedIn. Tutti follower: i veri leader non pubblicano mai granché di se stessi e della loro vita vera, hanno chi fa la NARRATIVA per loro, si fanno seguire non seguono.
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nineteeneighty4 · 1 month
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Come canta Mecna : stiamo mischiando sogni e incubi, in questi giorni matti.
Siamo in una casa in legno, antica. Non ci sono mobili, né televisori. Soltanto un letto in ferro una madia e un armadio. Assomiglia moltissimo alla villa dello zio S, quella che ero solita esplorare da bambina perché aveva tutta una serie di rampe interne che si sviluppavano su più piani e conducevano fino alla mansarda,dove vi erano riposte le provviste e gli antichi ricordi di un tempo. Mia madre se ne sta immobile nel letto, con tutta la schiera di parenti disposta attorno al capezzale ciascuno avente tra le mani il proprio rosario. È viva, benché non si muova. Mia zia continua a ripetere che si tratta di un miracolo, che certe cose accadono soltanto nei film o nei libri. Il potere della fede, e la voglia di rivedere la sorella, l'hanno strappata al regno dei morti e ricondotta in quello dei vivi. Io e lei ci guardiamo da lontano. Ho paura di varcare la soglia della camera da letto perché il suo volto non è il solito : roseo. Appare emaciato, scarno, violaceo anche in certi punti. Poi mia madre mi fa cenno di avvicinarmi e dice di sentirsi strana, infastidita da quell'atmosfera. Il mondo reale è qualcosa di opprimente, e lei ci sta a forza come un sub al quale termina la bombola di ossigeno. Le domando di cosa ha bisogno, e mi risponde che non le occorre nulla. Forse vorrebbe solamente riposare in pace, per tutti i secoli dei secoli ma le zie la trattengono, toccano, vestono e lavano come fosse un nuovo Messia giunto sulla Terra e la stanza si trasforma in un sepolcro, al quale mancano le pareti rocciose e la nudità tipica del Cristo. Poi la scena muta. Ci troviamo in un parco. È notte, non ci sono stelle in cielo. L'aria è fredda come lo è solitamente durante il mese di dicembre. Mi sussurra che ognuno ha un proprio destino al quale è impossibile sfuggire. Nell'enunciare ciò non vi è rabbia o risentimento sul suo viso, bensì serenità. Vorrei rimanesse accanto a me ma la sua tonalità di pelle mi suggerisce che il suo mondo non è il mio ma un altro a me del tutto sconosciuto, probabilmente grigio solo all'apparenza. Le chiedo di restare e mi risponde che vorrebbe ma non può. D'improvviso siamo in autostrada e c'è un sole che spacca le pietre. Fa caldo, la vita fuori sembra un dipinto di Matisse. I papaveri sono fioriti, e ondeggiano sul ciglio della carreggiata. Il cielo è turchese intenso. Alla radio stanno passando "This must be the place" e sembra andare tutto bene. Poi lo schianto. Un camion proveniente dall'altro senso di marcia irrompe nella nostra corsia e i colori del giorno lasciamo spazio al buio più profondo. È notte, l'auto si ribalta, prendo la mano di mamma e le dico " Io non so come salvarti mamma, aiutami a capire!" allora lei mi fa una carezza negli ultimi istanti della sua vita e mi risponde "lasciami andare".
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valentina-lauricella · 3 months
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L'oracolo
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La richiesta non deve essere troppo disperata, ma al contempo non deve essere nemmeno svogliata. Deve essere bilanciata, come quando si spreme una mela senza frantumarla né farla sfuggire di mano. Deve essere una richiesta che fa sentire sicuri, che sa di confidenza e di affetto. La tua richiesta è per me come la foglia che cade dall'albero con lentitudinale leggerezza, e che cade in modo preciso nel punto da cui è stata lanciata.
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Le 11.15 di qualche anno fa ci avrebbero visti protagonisti, avrebbero avuto l'occasione di vedere come avremmo preso il mondo in mano. Il tempo passa, il tempo è tiranno. Sono passati tanti anni ma sono ancora qui a pensarti, a cercarti tra i ricordi. Ogni sera il letto è il posto perfetto per venirti a trovare, per lenire le mie sofferenze: mi alzo soffrendo, vado a lavorare soffrendo. Ci siamo separati non per nostro volere, ci siamo lasciati sfuggire ciò che era nostro e non lo abbiamo più ripreso. Ti amo ancora, ti ho sempre amata. Se conosco un'altra non mi tocca, se ci faccio sesso non mi tocca, se ci esco insieme non mi tocca: non ho interesse puro verso nessuna che non sia tu, ancora, dopo tutto questo tempo. Vedo il nostro ricordo opaco sullo sfondo delle giornate che mi portano ancora più lontano da te, mentre io cerco qualche appiglio che mi possa far tornare indietro a quella sensazionale estate di qualche anno fa. Ho paura, ne ho tanta, che se pure andassi a cercare un'altra donna, non potrei essere libero di vivere un rapporto diverso dal nostro. Ti andrei a cercare in un'altra persona, come ho già fatto, sbagliando. Tutti si erano innamorati di noi, tutti ci prendevano come esempio, siamo stati invidiati. Il modo di guardarsi, il modo di trovarsi, di respirarsi, viversi e amarsi è stato un punto di riferimento per ogni persona che ci ha visto insieme. Sei ancora qui, dentro ogni cosa: le canzoni alla radio, i film su rete 4 che non vengono visti mai da nessuno alla fine di un martedì anonimo come tanti altri. Sei nei pomeriggi di mare che non hanno più lo stesso sapore, sei nella pizza del sabato che è diventata una sporca routine ora che la mangio da solo. Il solo pensiero di riaverti mi accende come solo il sole di giugno potrebbe fare nei mesi invernali. I pochi messaggi che ormai ci scambiamo di tanto in tanto servono ad anestetizzare questo soffrire che non accenna affatto ad andar via.
"Così sei tu,
al mondo tu.
Sei il mio bene, il dolore.
Nessuno amai
come amo te.
Nessuno avrò
così vicino."
Dicono che il tempo guarisca ogni ferita. Ma alcune persone il tempo lo congelano; per loro, non passa mai. I ricordi che custodiamo in silenzio, gelosamente, nelle parti più buie di noi stessi, sono talmente concreti da illuderci di sentire ancora la tonalità di voce con cui pronunciava il nostro nome, e il sapore del suo sorriso sulle nostre labbra, e subito abbassiamo il viso sulle nostre mani, così fredde da quando ha smesso di stringercele fra le sue.
Certi dettagli, alcuni punti, curve, sfumature, il modo in cui camminava, quello in cui parlava delle cose che amava, la dolcezza con la quale si addormentava… certe sensazioni, immagini, ti si cuciono addosso; non importa con quanta forza le strofinerai, non potrai lavarle via. Faranno parte di te per sempre, e più ti terrai aggrappato, più ti spezzerai. Finché arriverai ad un punto in cui di te resteranno solo cocci rotti.
E ti sentirai a pezzi. Solo spigoli e linee spezzate. E non li odierai, perché é stata lei a fare questo. E ti odierai, perché tu non hai fatto altro
che stare fermo
ad aspettare
che lei tornasse
per rimetterti assieme.
Ma il sole é calato, e la luce é stata inghiottita dallo sbadiglio della notte, e l’aria é diventata talmente fredda da bruciarti le labbra fino a spaccartele, e il cielo formicola di stelle. E un altro giorno é andato. Quante altre ancora dovranno passare?
Tu la ami ancora. Ancora la cerchi. Il suo fantasma continua a danzare con la tua anima, impedendoti di reagire.
Quando amiamo una persona, non vorremo mai lasciarla andare. Vorremmo tenerla stretta accanto a noi, anche se fosse fatta di spine e noi carta, e venissimo stracciati ogni volta. Ma caro, quest’ amore sta diventando nocivo. Perché é legato al passato. Sublimato dalla mancanza. Romanticizzato dai sentimenti. Non lo puoi stringe e fra le dita, leccare con la lingua, respirare col naso.
Io credo che se due persone sono fatte per stare assieme, alla fine, a dispetto di tutto e tutti, arriverà un modo che vi farà riunire. Ma di questo passo, se quel momento arriverà, tu non sarai pronto a coglierlo, perché non te ne accorgerai neanche; hai bisogno di reagire, prima di tutto per te, perché su questa strada, oltre a perdere lei, finirai per perdere anche te stesso.
Scrivetemi che ore sono e a che cosa state pensando
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curiositasmundi · 4 months
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[...]
Nei giorni in cui sono state scritte tante parole su Toni Negri, deceduto nella sua casa di Parigi lo scorso 16 dicembre, appare davvero una grande occasione questo docu – film per ripercorrere, partendo proprio dalle vicende dell’Autonomia Operaia di cui lui è stato uno dei protagonisti, cosa sono stati quei giorni, quegli anni. Seppure siano passati oramai diversi decenni da quel 7 aprile del 1979, quando decine di persone, appartenenti o simpatizzanti o considerate vicine alla formazione di sinistra extraparlamentare Autonomia Operaia, furono arrestate in un’operazione che diede inizio a uno dei capitoli più discussi e controversi della storia giudiziaria italiana degli scorsi decenni. Una vicenda che coinvolse centinaia di persone ma che ebbe come protagonisti da una parte proprio il professor Toni Negri, dall’altra il magistrato Pietro Calogero. Siamo nei cosiddetti “anni di piombo” e delle stragi fasciste. Un anno prima c'è stato il rapimento di Aldo Moro e la sua uccisione. Vennero così adottate “leggi speciali” tra cui quella che permetteva di applicare il reato di associazione a delinquere alle organizzazioni politiche, e non solo a quelle mafiose. Negri fu accusato di aver partecipato direttamente al rapimento Moro, e addirittura di essere stato il telefonista delle Brigate Rosse che condusse le trattative. In realtà si dimostrò dopo che la voce brigatista era di Valerio Morucci. A denunciarlo fu un docente dell'Università, iscritto al Pci, che dichiarò di aver riconosciuto la voce di colui che teneva i contatti tra le Br e la famiglia del dirigente democristiano, come quella del collega. 
Il processo si svolse con tempi lunghissimi e, secondo Amnesty International, in violazione dello stato di diritto. Gli imputati furono detenuti preventivamente in carcere per anni. Il processo cominciò soltanto nel 1983. A difendere ben 54 imputati di quel processo denominato 7 aprile e che fu diviso in due tronconi tra Padova e Roma, emerge la grande abilità di un giovane "compagno" avvocato: Enrico Vandelli. E proprio attraverso la sua esperienza che nella prima delle tre puntate si affronta la questione degli Autonomi padovani. E per la prima volta sono i diretti protagonisti a raccontare quegli anni. E sono davvero tanti visto quanto popolare era il movimento ai tempi, in pieni anni Settanta, è raro che ne parlino o concedano interviste. C'è una sorta di patto non scritto che da un lato obbedisce a un principio di lealtà, che non può comunque essere tradito anche se la storia si può dire ormai chiusa, un po' perché non la si vuole svendere, svilire, o rappresentare con una sola immagine consapevoli che nessuno ne è il solo custode visto che quanto vissuto è generato da una esperienza collettiva. Hanno sempre lasciato farlo ad altri ed è inevitabile poi che passi una sola fotografia della storia, in cui inevitabilmente c'è per forza una molotov. 
Dal punto di vista giudiziario il processo si chiude quasi quattro anni dopo con la sentenza della Cassazione che elargisce pene miti e assolve imputati come Toni Negri perché crollano le accuse più gravi insieme al teorema Calogero. Nel film lo scontro tra due magistrati, Calogero appunto e Palombarini, viene ben illustrato.
La docu serie mette bene a fuoco il fatto che come ogni vicenda è fatta di persone e di vite. E il film, soprattutto nel primo episodio che è completamente dedicato alla vicenda degli Autonomi, rende bene l'idea di cosa fossero quegli anni. Affronta il tema della repressione, della carcerazione e pure della latitanza, che è tutto fuorché una vacanza. Racconta di giovani donne costrette a lasciare i figli per sfuggire a una nuova detenzione, come il caso della docente di scienze politica, Alisa Del Re. Se il racconto della sua fuga e come evita l'arresto ricorda la trama di un film di spionaggio, poi c'è la vita non vissuta, sospesa, che forse colpisce ancora di più. Nel film si sceglie di non parlare dei decessi dopo la carcerazione, come il caso del Professor Ferrari Bravo, ma si sente nelle parole di coloro che vengono coinvolti in questo racconto che le scelte convintamente fatte e portate avanti sono state tutte pagate. Anche alla giustizia. 
L'avvocato Enrico Vandelli negli anni di quel processo accresce la sua fama, il suo volto finisce sui giornali e telegiornali nazionali di continuo. E come è ovvio che sia attira le attenzioni soprattutto di chi è malavitoso o detenuto. Tutti quelli che hanno bisogno di un buon avvocato. E lui ha dimostrato di esserlo. Così quando molti anni dopo arriva la chiamata la vede solo come una grande occasione, l'avvocato Enrico Vandelli. Anche economica visto che dal processo 7 aprile non ha certo guadagnato nulla. A rivolgersi a lui è infatti il boss della mala del Brenta, "faccia d'angelo", Felice Maniero. Sono anni completamente diversi in cui l'eroina insieme a un certo diffuso benessere prendono il posto delle contestazioni. E qui comincia una storia, soprattutto umana, completamente diversa. A tenere insieme la banda Maniero sono i soldi, la violenza, i ricatti. Non c'è una figura a lui vicina, madre esclusa, a cui non abbia fatto o procurato del male. Ha tradito chiunque lo ha servito, fino ad arrivare proprio al suo avvocato che di certo errori ne ha commessi ma non quanti gliene sono stati imputati. Eppure ha pagato più di Maniero. La condanna per mafia, l'addio forzato alla toga ma anche la latitanza e la detenzione. Straordinaria la testimonianza del figlio Michele, che racconta con la consapevolezza dell'adulto che è oggi come il passaggio da avvocato dei "rossi" a quello di un mafioso ha cambiato per sempre la sua vita. Nel docu-film il contributo dello scrittore Massimo Carlotto che rende omogeneo tutto il racconto e poi i protagonisti delle due vicende giudiziarie, non solo avvocati ma anche magistrati e procuratori. Una delle contraddizioni che emergono da quella fetta di storia italiana, è che lo Stato che ha trattato centinaia di giovani come criminali solo perché non volevano pentirsi né di ciò che non avevano commesso ma neppure di ciò che praticavano con convinzione, si è invece fidato di uno, Felice Maniero, che non si è fatto problema alcuno nel tradire tutti. Centinaia di persone. Se non fosse che si può comunque scappare da tutto ma non da quel che si è, Maniero in questi anni non l'avrebbe mai vista una cella e si sarebbe potuto godere tutti i giorni in libertà, perfino con una nuova identità.
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donaruz · 1 year
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CI CREDO ANCORA.
Sono arrivato al punto che viene da chiedermi se vale ancora la pena credere in qualcosa. Ci ho pensato eh, non è stato per niente facile trovare la risposta, ma alla fine ho capito che sì, vale la pena, ma non in tutto. Vale la pena credere in ciò che scelgo io.
E allora sì, credo nella paura, nella fragilità, in tutto ciò che destabilizza. Ma se troviamo il coraggio di affrontarle, beh, allora credo in quelle paure lì.
Credo che ognuno si porti dietro un po’ di fratture, magari anche rimarginate male, un po’ di respiri spezzati, qualche graffio che brucia. Credo a chi quei graffi se li porta addosso ma ha imparato a conviverci.
Credo a chi sbaglia, a chi non pretende di essere perfetto, a chi vive, con il suo bel bagaglio di cazzate. Credo a chi quelle cazzate le riconosce, a chi se ne prende gli effetti. Credo, spudoratamente, a chi riesce a perdonarsi.
Credo a chi tentenna, a chi non si schiera subito ma cerca di capire. Credo a chi sceglie con il beneficio del dubbio, a chi ci ripensa, credo agli insicuri che si mettono sempre in discussione, a chi non è convinto. Credo a chi non tira dritto a ogni costo. Se quei dubbi mi costringono a fermarmi, beh, allora credo in quei dubbi lì.
Credo a chi fa la guerra, ma non con le armi, quella sono buoni tutti a farla, io credo a chi scende in battaglia a mani nude, a chi è disposto a perdere, a chi lotta, come può, con le forze che ha. Credo a chi ha preso cannonate dalla vita ma è rimasto al fronte, a chi ingaggia duelli con i gesti concreti. Credo a chi perde senza rimpianti. E se perdi senza tradirti allora credo in quelle sconfitte lì.
Credo a chi è intollerante con l’intolleranza, a chi urla contro gli ottusi, i manipolatori e i benpensanti. A chi perseguita gli oppressori, quelli che dividono il mondo in “noi e loro”. Credo a chi lotta insieme agli esclusi, credo a chi tende la mano ad altre mani, senza guardarne il colore, perché il sangue che ci scorre dentro è rosso per tutti. E se per sfuggire a certe disperazioni sei disposto ad attraversare mari in tempesta allora credo in quelle disperazioni lì. E tendo la mano.
Credo a chi scommette, a chi va “all in” con la vita a chi punta sull’essere felice, sapendo già che il banco vincerà sempre, ma se ne frega. Credo a chi perde tutto e rimane senza lavoro e nessun un uomo da aspettare. Credo a chi di notte guarda suo figlio dormire, sapendo che quella scommessa lì non la perderà mai.
Sono queste le cose in cui credo, quelle che, forse, ci faranno restare umani.
Francesco Lollerini 🖋❤
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