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#tormentare
mostro-rotto · 13 days
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"Mi tormentava, il fatto che nessuno mi somigliava e io non somigliavo a nessuno "Io sono solo, e loro sono tutti" pensavo, e mi mettevo a riflettere." Fëdor Dostoevskij
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sono-solo-un-riflesso · 8 months
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Mi confermate che anche voi bloccate almeno 20 account bot fake che vi mettono segui ogni giorno?
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serenamatroia · 1 year
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lolachic1234 · 5 days
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"Solo a te do il permesso di tormentare i miei pensieri!"🔥🔥🔥
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allecram-me · 2 months
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Sogno, #18
Nel sogno di stanotte lui aveva modi bruschi - lui ha davvero modi bruschi - ma diceva cose gentili. Non è meglio, così?, diceva, si indicava il petto. Io dormendo sognavo di dormire, e pensavo che sì, sarebbe decisamente meglio così, ma per noi non ce n’è, asserviti alla meccanica della prima volta come a quella della volta giusta. Consapevole del sonno, mi sognavo dormiente e di certo remissiva, per cui l’unica cosa fedele alla me in stato di veglia era l’impaccio, la sensazione d’apparire sciocca e minuscola. È una sensazione perché riguarda solo me, mentre invece l’aspetto - quello riguarda anche gli altri.
Poi c’è stato anche l’altro, il primo che è stato l’ultimo a venirmi a tormentare prima del risveglio. È da tanto che non ha alcun valore, ma i miei occhi scorgono ancora impressioni che gli somigliano tra i passanti del lunedì mattina. Sorrisi tutti alloro ed il rifiuto silenzioso nella solita cordialità vigliacca, un sogno realistico, il solito tradimento. Ogni interpretazione è tradimento, ma pure mia cugina che si è dimenticata del nostro vaso rotto nel bel mezzo del temporale del destino, pure quello non è che ispiri fiducia, non fa proprio bene. Mi devo ricordare, piuttosto, che fa male. Così poi si spiega tutto, e se anche il sogno rimane e non cambia niente, me ne posso magari vergognare di meno.
La vergogna è una sensazione, perché riguarda solo me. L’aspetto invece importa agli altri.
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la-novellista · 6 months
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Poteva scegliere fra tanti,ma il suo corpo aveva scelto per lei ed era torturata dall'urgenza di averlo,come solo il corpo sa tormentare.
Ludovico Ariosto
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dinonfissatoaffetto · 2 months
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Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d’erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fiumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, la primavera era la primavera anche in città, il sole scaldava, l’erba, riprendendo vita, cresceva e rinverdiva ovunque non fosse strappata, non solo nelle aiuole dei viali, ma anche fra le lastre di pietra , e betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie vischiose e profumate, i tigli gonfiavano i germogli fino a farli scoppiare; le cornacchie, i passeri e i colombi con la festosità della primavera già preparavano nidi, e le mosche ronzavano vicino ai muri, scaldate dal sole. Allegre erano le piante, e gli uccelli, e gli insetti, e i bambini. Ma gli uomini, i grandi, gli adulti, non smettevano di ingannare e tormentare se stessi e gli altri. Gli uomini ritenevano che sacro e importante non fosse quel mattino di primavera, non quella bellezza del mondo di Dio, data per il bene di tutte le creature, la bellezza che dispone alla pace, alla concordia e all’amore, ma sacro e importante fosse quello che loro stessi avevano inventato per dominarsi gli uni sugli altri.
- Lev Tolstoj
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susieporta · 4 months
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Si va in cerca di qualcuno per riempire un vuoto...
Ma l'amore non cerca, l'amore non pretende.
Accade o non accade.
Crea il giusto terreno rimanendo sereno, paziente, centrato e aperto di cuore...
Il resto accadrà quando sarà il momento.
L'amore non ha fretta.
Fretta è segno di paura.
E pretendere amore va contro la natura delle cose.
E la paura, come ben sappiamo, chiude il cuore.
L'amore arriva quando si smette di tormentare il proprio cuore.
Roberto Potocniak
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marcoleopa · 1 year
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Bonaccini: "basta tormentare Meloni e i suoi con il fascismo". Infatti ieri, 3 adulti e 3 minori, sono andati in pellegrinaggio al Michelangiolo di Firenze.
Poi ti chiedi perché non andiamo a votare.
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georgeeyre · 3 months
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Data, era una mattina di settembre.
Mi sono svegliata interrompendo il piacere che mi stavi donando.
Ti ho sognato, ancora.
Non smetti di usare il mio cervello come la tua lingua usa il mio sesso.
Non smetti di tormentare le mie notti sapendo che io amo il tuo tormento.
Pizzichi i miei sogni come le mollette pizzicano la mia pelle. Quel dolore che porta al piacere e il piacere che ricerca il dolore per divenire ancora più intenso, dominante, lacerante.
Sei divenuto il mio tormento, il mio rifugio, il mio tesoro segreto.
Ti sogno e allargo le gambe, ti penso e sento di essere pronta per te, ti cerco e i miei capezzoli ti aspettano
In silenzio attendo le tue parole, mentre leggo mi vedo al tuo fianco, mentre dormo ti sento dentro e ora, ora che ti guardo stai bevendo tra le mie gambe.
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mostro-rotto · 1 year
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Spesso i ricordi più belli ci tormentano, perché la nostra anima vuole correre dalle persone che ci hanno permesso di stare bene
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kuromiwriter · 1 month
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Sono passati anni ma continui a tormentare i miei sogni quando meno me lo aspetto. Sei come un flashback, uno schiaffo improvviso e il mal di gola al risveglio dopo una notte di incubi. Ormai la mia vita è andata avanti, così come la tua, sei diventato un fantasma e non ti penso più ad ogni singola ora e minuto come in passato. Sei lontanissimo da me e questo mi ha aiutato a realizzare la tua scomparsa, so che non sei realmente morto ma questo mi ha aiutato ad accettare il vuoto nella mia vita che hai lasciato da quando te ne sei andato. Non fai più parte della mia vita e non so più niente di te, ma ho imparato a lasciarti andare definitivamente e accettare per sempre che non ci sarà mai più un noi.
Non ti penso quasi più, ma poi un giorno improvvisamente ti penso e mi vengono le vertigini, la mia voce trema e qualcosa dentro di me si rompe.
Sono andata avanti con la mia vita, sto vivendo la vita che volevo trasferendomi all'estero e ho conosciuto molte persone interessanti a cui non intendo rinunciare.
Chiedo solo al tuo fantasma di andare via per sempre.
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princessofmistake · 1 month
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« Orrore! », esclamò Miss Bingley, « Non ho mai sentito discorso più odioso! Come lo castigheremo per le sue parole? »
« Niente di più facile, se ne avete proprio l'intenzione », disse Elizabeth. « C'è sempre un modo di tormentare qualcuno. Stuzzicatelo, prendetevi gioco di lui. Data la confidenza che c'è tra voi, non vi dovrebbe essere difficile. »
« No, parola d'onore, vi assicuro che non saprei da che parte incominciare. La nostra intimità non mi ha ancora insegnato tanto. Stuzzicare un carattere così fermo, una tale presenza di spirito! In questo ci vincerebbe sempre. Quanto a burlarci di lui, ci renderemmo ridicole a farlo senza un motivo. Non si può che ammirare Mr Darcy. »
« Non si può ridere di Mr Darcy? E' un raro privilegio; e spero sia veramente raro, perché sarei desolata di aver parecchie conoscenze di questo genere. Mi piace tanto poter ridere un po' degli amici! »
« Miss Bingley esagera, » disse Darcy. « Anche il più savio e il migliore degli uomini, perfino la più saggia e la migliore delle sue azioni, può esser messa in ridicolo da chi non abbia altro scopo al mondo che di fare dello spirito. »
« Esistono veramente simili persone, » rispose Elizabeth, « ma spero di non essere tra quelle. Credo di non farmi mai gioco delle cose serie e buone. Le stramberie e le sciocchezze, le stravaganze e le incoerenze mi divertono, lo riconosco, e, quando mi capita, ne rido volentieri. Ma penso che questi difetti non si possono proprio attribuire a voi. »
« Non tutti forse. Ad ogni modo ho sempre cercato di evitare quelle debolezze che espongono spesso al ridicolo anche le persone più serie. »
« Come la vanità e l'orgoglio? »
« Sì, la vanità è una debolezza vera e propria e come tale da evitarsi. E l'orgoglio...uno spirito che sia veramente superiore saprà controllare il proprio orgoglio. »
[...] « No, » disse Darcy, « non ho mai preteso tanto. Ho la mia parte di difetti, ma spero di non mancare di discernimento. Non garantisco del mio carattere. Credo per esempio di essere poco arrendevole, e comunque troppo poco per piacere alla gente. Non so dimenticare presto, come dovrei, gli errori e i vizi degli altri, né tanto meno le offese che mi vengono fatte. I miei sentimenti non mutano a ogni più lieve sollecitazione. Forse si potrebbe dire di me che serbo rancore. Una volta persa la mia stima, è persa per sempre. »
« Questo è davvero un difetto! » esclamò Elizabeth, « Un risentimento implacabile getta una vera ombra anche sopra il carattere più bello. Ma avete bene il vostro difetto. Non è tale da poterne ridere. Siete al riparo dai miei strali. »
« Credo che in ogni carattere ci sia una tendenza o un difetto particolare, una disposizione naturale che neppure l'educazione riesce a reprimere. »
« E il vostro difetto è una tendenza a vedere tutti in cattiva luce. »
« Il vostro », rispose Darcy con un sorriso, « quello di misconoscere tutti volontariamente. »
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diceriadelluntore · 11 months
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Juice Sanguinis
Francesco Paolo de Ceglia è stato già protagonista di uno dei miei post bibliofili, qualche anno fa, quando scrisse un libro eccezionale sulla Storia del Miracolo di San Gennaro, che fu una lettura entusiasmante. È con lo stesso spirito di curiosità che ho comprato il suo ultimo, lavoro, dal titolo, non si può dire altro, gotico:
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Anche in questo caso si tratta di una Storia Naturale, intesa come studio e descrizione dei componenti della natura, che stavolta riguarda i vampiri. Dico subito una cosa: non esiste una traduzione precisa del concetto di “vampiro” e persino la sua etimologia è oscura e misteriosa (va da sé, visto l’argomento, si potrebbe pensare), ma è chiaro che la nostra idea di “Vampiro” un succhiasangue spesso ben vestito che abita un castello terrificante sta al termine come Babbo Natale sta alla Coca-Cola. E lo spiega, con la sua scrittura precisa e barocca, il professore de Ceglia, che insegna Storia della Scienza presso l’Università di Bari, intraprendendo un percorso affascinante che parte da un dato storico: a metà del 1700, un po’ per pruderie editoriali un po’ per motivi politici, alcuni resoconti di ufficiali dell’Impero Austro-Ungarico, mandati da Vienna in sperduti angoli orientali dell’Impero, scoprirono che le popolazioni locali avevano “problemi” riguardanti dei “ritornati”, persone cioè morte ma che continuavano a disturbare la popolazione, soprattutto i familiari. Si fecero indagini, autopsie, e tra il preoccupato e lo scettico quei documenti arrivarono a Vienna, e segretamente poi pubblicati e ripresi da numerose Riviste Scientifiche e letterarie che accesero la miccia sui morti viventi dell’Europa orientale. Da qui, con un lavoro filologico e storico impressionante (oltre 1000 note, più di 400 tra Autori e Testi citati) de Ceglia indaga a ritroso sulle tradizioni legate a queste presenze, al ruolo che la Chiesa ha giocato sulla loro diffusione o sul loro confinamento, sulle problematiche teologiche, storiche e persino economiche. E si scopre che sotto la definizione vampiro si annidano figure che adesso definiamo con altri nomi, come gli zombie, ma che a seconda del contesto avevano caratteristiche specifiche, e molte altre comuni, che attraversano per centinaia di anni alcune zone dell’Europa. La storia è, il più delle volte, sempre la stessa: dopo il suo decesso, un membro marginale della comunità, spesso segnato da caratteristiche fisiche peculiari, ritorna col proprio corpo (e non semplicemente come spettro evanescente) a tormentare la popolazione del proprio villaggio, del tutto indifferente alla ratio che vorrebbe un corpo sepolto, e riesumato solo per accertarne l’assenza di decomposizione o eventualmente arderlo, inamovibile e del tutto incapace di vagare quando cassa e terra lo abbracciano. Ma non fu sempre così, e la categorizzazione delle varie differenze è meravigliosa, come lo scoprire perchè, e nel libro è prontamente spiegato, ci sono intere fasce di territorio europeo dove questo fenomeno non si riscontra. 
Ma Dracula? Beh, questo lo posso svelare: fu un bellissimo ma cagionevole di salute scrittore irlandese, che nel 1890 stava scrivendo un libro, dal titolo provvisorio di Conte Wampyr lo inventò. Si imbattè in un libello nascosto in una biblioteca, Resoconto sui principati di Valacchia e Moldavia, nel quale aveva letto: “Dracula in lingua valacca significa Diavolo. I Valacchi avevano l’abitudine all’epoca, e ce l’hanno ancora oggi, di dare questo soprannome a tutte le persone che si distinguono per coraggio,. azioni crudeli o abilità”. Persino il riferimento a Vlad III Dracula, detto l’Impalatore (Tepes,  nomignolo che si sarebbe affermato dopo la sua morte) è piuttosto occasionale. Quando uscì il suo romanzo, nel 1897, il clamoroso successo e l’imperitura trasfigurazione in opere teatrali e soprattutto cinema e televisione (potere dell’immagine, punto dell’era contemporanea) Dracula si trasformò in un elegante mordicollo, che odia la luce, che preferisce le tenebre e che trasforma chi morde in vampiro (che leggendo il libro sono caratteristiche che non si riscontrano, se non in minima parte, nelle storie dei vampiri “naturali” e sono tutta farina del sacco di Stoker).
Soprattutto, e qui sta la bellezza secondaria, è un grande affresco sul ruolo storico, culturale, politico e simbolico del rapporto con l’altro, con il diverso e, en passant, con la morte. E ci sono delle osservazioni che davvero entusiasmano (per chi leggerà il libro, raccomando particolare attenzione all’introduzione dell’idea del Purgatorio o come, per evitare pericolose contaminazioni, i segnali di santità sui corpi cambino repentinamente per non confondersi con quelli dei “non morti”).
È una lettura impegnativa, sia per l’argomento, per il tono da pubblicazione accademica (ma molto ironica e in alcuni passaggi esilarante) e anche per il prezzo del volume (34€) ma che scandaglia la storia dai miti greci fino a Buffy L’ammazzavampiri e True Blood o Twilight, nuovi fenomeni che cambiano ancora radicalmente la figura del vampiri, regalandole nuove e inaspettati rappresentazioni. D’altronde il possesso della conoscenza non uccide il senso di meraviglia e mistero. C’è sempre più mistero (Anaïs Nin).
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monsieur-vega · 1 year
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Paura è eccitazione...
Piacere è tortura...
Torturare il corpo... fa godere la mente.
Tormentare l'anima... pervade il desio.
Quando il corpo soffre... la pelle impara e ricorda 👑
- M.Vèga
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blackrosesnymph · 3 months
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Ormai mi sto convincendo da un punto di vista un po' stancamente freudiano che una cosa almeno per gli incel è vera - sono così monomaniacali nel loro desiderio di tormentare le donne solo perché non scopano o perlomeno non si prendono il diritto di dare sfogo alla loro libido in qualunque ambito creativo.
Scopate, dipingente, suonate, cantate ma per piacere smettetela di rompere i coglioni.
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