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#Straniero in terra straniera
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"È strano come funziona il cambiamento: quando ci sei nel mezzo, a stento capisci che cosa ti sta capitando, e quando è finito ti scopri una persona diversa, in un luogo diverso, uno straniero in terra straniera."
Il bacio della buonanotte - Francesco Dimitri
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susieporta · 2 years
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Lo ha scritto uno dei titolari di un locale storico di Monza.
Sarà un tramezzino che vi seppellirà!
L’altro giorno stavo lavorando al bancone del bar durante un mezzogiorno, come al solito tanta gente, tutto molto informale, insomma un bell’ambiente per lavorare e fare la pausa pranzo.
Verso fine turno lo vedo entrare e so che sarà un problema. Giacca stazzonata, faccia segnata da una vita sicuramente difficile, lascia l’idea di un uomo che vive in un auto, ha i movimenti rapidi di un predatore spaventato, sul chi vive. Vede che può ordinare senza pagare subito e mi si avvicina. Sorrido.
Gli chiedo se ha bisogno di qualcosa. Ha occhi fermi ma stanchi, si vede che avrebbe bisogno di una doccia e di un buon sonno.
“Panini, quanto?”
Io glielo offrirei volentieri ma ho paura prima di tutto di ferirlo, sono cose delicate che si capiscono solo quando si lavora tanto con le persone, tutti i tipi di persone..
“3 euro” gli dico per andargli incontro “e te lo faccio fare come vuoi”.
Sorrido.
“Sensa maiale” dice in uno slavo italianeggiante.
“un bel tramezzino tonno pomodoro lattuga e salsa, va bene?..3 euro e ci metto anche la Cola, oggi c’è un offerta” mi invento al volo..
Annuisce, non capisce bene cosa succede, forse pensa che voglia fregarlo, continua a guardarsi intorno, cerca probabilmente la presenza di un buttafuori…inizia a rovistarsi nelle tasche.
“Tranquillo, paghi dopo gli dico, siediti pure..”
Si mette su una panca all’esterno da dove può guardarmi.
Mando l’ordine in cucina, spiego la situazione e chiedo che lo facciano bello gozzo quel tramezzino.
Faccio pagare un paio di persone, gli porto la cola giusto mentre arriva il tramezzino. Che non è un tramezzino.
E’ Il Fottuto Tramezzino Di Fine di Mondo. E’ tipo quadruplo e c’è dentro l’equivalente di un pasto-famiglia in tonno e verdure. Mi viene da ridere e ringrazio la fortuna di avere ragazzi simili a lavorare con me..
Occhio Stanco continua a subodorare una fregatura, sembra seduto sui carboni ardenti ma in quattro morsi si divora il Tramezzinosaurus Rex. Visto che sto passandogli vicino mi chiede:
“Posso caffè?”
Sorrido.
Annuisco e vado alla vecchia, storica Faema. Metto sotto il beccuccio la tazzina e –riflesso nella macchina- vedo che Giacca Stazzonata si alza e a passo spedito se ne va attraversando la strada. Gli auguro dentro di me buona fortuna, con una punta di dispiacere per non avergli potuto far provare il mio caffè. Vado fiero del mio espresso..nel frattempo un altro cliente, che era fermo al bancone a mangiare un panino e ha visto e seguito tutto, si muove deciso e mi viene incontro. E’ un quarantino brizzolato bene, con una lacoste di un colore che se lo metto io sembro sbirulino e invece su di lui sembra elegante, jeans falso usurati, occhiali fumè e orologio digitale d’ordinanza..
“Eccallà penso. Adesso questo mi attaccherà un pippone sugli zingheri, i latri, la riconoscenza, i nostri nonni mica scappavano senza pagare..” e invece dice solo:
“Piadina, birretta, caffè”
“Sono dieci euro” dico, e sorrido riconoscente del suo silenzio
Lui prende il portafoglio, mi dà un Ticket restaurant da 10 poi esita un attimo e mi dà altri 10 euro
“Pago anche per il signore di prima, dice, credo che sia dovuto andare..”
Sorrido -per la prima volta veramente e non solo con la faccia-
"Grazie ma non posso accettare, era mio ospite”
Lui sembra rimanerci un po’ male, rimette il deca in tasca, fa per girarsi poi invece mi guarda, tira di nuovo fuori i soldi e dice:
“allora glieli lascio, se torna lui o un suo amico mi farebbe piacere che fossero anche i miei ospiti.”
Prendo i soldi e vorrei stringergli la mano, ma lui saluta ed esce. E io mi rendo conto che aveva un accento straniero, forse slavo anche lui. E mi chiedo quale è la sua storia. Figlio di immigrati? Arrivato qua in cerca di fortuna? Avrà avuto anche lui momenti difficili o semplicemente si è sentito solidale con uno straniero in terra straniera? Lo guardo mentre attraversa veloce la strada e penso che in fondo a qualsiasi tunnel, ai tubi catodici, ai titoli dei giornali e dei talkshow ci sono le persone, che sono sempre meglio di come le immaginiamo. E che quel manipolo di poveri stronzi, violenti che seminano paure e odio perché è nella paura e nell’odio che vivono, non hanno scampo.
Un giorno un Tramezzino li seppellirà, tutti.
Nigretti Michela
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aaronjdoe · 2 years
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My language - La mia lingua
My language is Italian. Yet I don't speak Italian. Not the Italian of Italians. My accent has no land, my vocabulary no history. I speak the words of TV, the language of those who do not have a dialect. My friends have an accent, but I don't. Wherever I go, I'm not from there. Wherever I come from, I don't come from there.
La mia lingua è l’italiano. Eppure non parlo italiano. Non l’italiano degli italiani. Il mio accento è senza terra, il mio vocabolo senza storia. Parlo le parole della tv, il linguaggio di chi non ha un dialetto. I miei amici hanno un accento, ma io no. Ovunque vada, non sono di lì. Da ovunque venga, non vengo da lì.
I was seventeen when we moved from one extreme of Italy to the other. It was going from one world to another, from the mountains and the country to the city and the sea. Now I live near the port, and, after years, I still do not understand people when they eat their words the way they do here. And after years I'm still not from here. And I will never be anyway.
Avevo diciassette anni quando ci siamo trasferiti da un estremo d’Italia all’altro. È stato passare da un mondo a un altro, dalla montagna e il paese alla città e al mare. Ora vivo vicino al porto, e la gente, dopo anni, ancora non la capisco quando si mangia le parole alla maniera di qui. E dopo anni ancora non sono di qui. E comunque non lo sarò mai.
And when I go back to the mountains, they tell me that I have taken the accent of the sea, and that I sound like I'm from there. But at the sea, they tell me that the mountain resonates strong in my mouth. And I, who have never spoken the dialect of the mountain, cry inside and die a little, because after years I am no longer from there, and never again will I be.
I feel a nomad, a homeless tramp. Foreigner in a foreign land.
No, worse: Foreigner in my house.
E quando torno tra le montagne, mi dicono che ho preso l’accento del mare, e che sembro di lì. Ma al mare, mi dicono che la montagna risuona forte nella mia bocca. E io, che non ho mai parlato il dialetto della montagna, dentro piango e muoio un pochino, perché dopo anni non sono più di lì, e mai più lo sarò.
Mi sento nomade, vagabondo senza una casa. Straniero in terra straniera.
No, peggio: Straniero in casa mia.
But I love Italian. It's my language. And the way I speak it, no one else.
Ma io amo l’italiano. È la mia lingua. E come la parlo io, nessun altro.
-A. J. Doe
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lamilanomagazine · 2 days
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Latina, lite tra senza tetto in pieno centro: denunciato un tunisino per resistenza a Pubblico Ufficiale
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Latina, lite tra senza tetto in pieno centro: denunciato un tunisino per resistenza a Pubblico Ufficiale. La Polizia di Stato di Latina nella serata di lunedì è intervenuta in Piazza del Popolo, dove alcuni passanti avevano segnalato una lite tra più persone. I poliziotti della squadra volante, giunti prontamente sul posto, hanno trovato un uomo riverso per terra, visibilmente ferito al volto.  Poco più avanti era presente un altro soggetto, che alla vista degli operanti ha iniziato dapprima a proferire parole in lingua araba e successivamente ha tentato di darsi alla fuga ma è stato immediatamente rincorso dai poliziotti che lo hanno bloccato. Dalle informazioni assunte sul luogo dei fatti è emerso che i due, entrambi di nazionalità straniera e senza fissa dimora, avrebbero avuto una discussione, avvenuta in presenza anche di una terza persona ovvero la compagna dell'uomo aggredito. Il soggetto aggredito, anche lui straniero di origini rumene, ha riferito agli operanti che nella serata aveva avuto un litigio con alcuni soggetti di nazionalità tunisina e che in seguito uno dei componenti del gruppo, l'aveva aggredito a calci e pugni costringendolo a fuggire in direzione di un bar nelle immediate vicinanze dove poi sarebbe stato ulteriormente colpito con una sedia e ferito al volto, circostanza confermate in prima battuta anche dalla sua compagna. Condotto in auto dai poliziotti, il presunto aggressore ha iniziato a dimenarsi, in visibile stato di agitazione, dando calci e testate al separatore in plexiglass dell'autovettura di servizio e  continuando a tenere una condotta violenta e minacciosa verso il poliziotto che tentava di riportarlo  alla calma. Il poliziotto a quel punto  ha dovuto  utilizzare lo spray capsicum in dotazione, grazie al quale l'uomo ha arrestato la sua condotta. Entrambi gli uomini sono stati soccorsi dai sanitari giunti sul posto e l'aggressore è stato trasportato presso l'ospedale Santa Maria Goretti ove è stato compiutamente identificato dai poliziotti della squadra volanti e, nelle more degli accertamenti ulteriori sui fatti accaduti,  è stato denunciato per resistenza a Pubblico Ufficiale.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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celestica-1988 · 1 year
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"So benissimo che se avessi la possibilità di andarmene in giro e parlare la vostra lingua a Londra, chiunque direbbe subito che sono uno straniero. E questo non mi basta: qui sono un nobile, un boiaro, la gente mi conosce e sono il loro padrone. Ma essere uno straniero in terra straniera... significa essere nessuno. Gli uomini non lo conoscono... e non conoscere significa non amare. Mi accontenterei di essere come tutti gli altri, così che nessun uomo debba fermarsi  quando mi vede, o smettere di parlare quando sente la mia voce per dire: "Ah! Uno straniero!" Per lungo tempo sono stato un padrone, al punto che non desidero essere altro che un padrone...o almeno che nessuno sia mai il mio padrone."
Dracula, Bram Stoker
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Straniero
- giugno 30, 2022
L’Italia è uno dei pochi paesi la cui identità moderna si è costruita intorno al fatto d’essere stata ripetutamente invasa. L’Inghilterra si vanta di non aver mai più subito un’invasione straniera dopo il 1066. Da noi, dopo quella data, ci sono state l’invasione dei Normanni, le calate di Federico Barbarossa e dei suoi successori, l’invasione di Carlo d’Angiò, quella di Carlo VIII, ripetute invasioni francesi e asburgiche fino a Napoleone e oltre, e poi l’invasione austriaca fermata sul Piave, quella nazista dopo l’8 settembre, e infine quella degli Alleati: l’ultima, finora, e una di quelle accolte con più sollievo da gran parte della popolazione. Le invasioni in Italia sono ossatura di manuali scolastici e spunto di riflessione storiografica, tanto che un fortunato libro di Girolamo Arnaldi s’intitola proprio L’Italia e i suoi invasori, e rilegge tutta la storia della Penisola attraverso questa peculiare prospettiva. Terra di conquista dunque, l’Italia, ma anche di reazione e di resistenza, dove la lagnanza sulla debolezza d’un paese femmineo e sempre pronto a farsi sottomettere si alterna con l’orgogliosa chiamata alle armi contro lo straniero. Nel Risorgimento nasce e si divulga una visione della storia nazionale tutta costruita intorno a vacui – e per lo più inventati – episodi di resistenza isolata all’invasore straniero, da Pier Capponi a Ettore Fieramosca, da Francesco Ferrucci a Balilla. L’applicazione al passato dello schema risorgimentale “italiani vs stranieri” comporta di necessità l’introduzione della nuova figura del traditore, che tale, ovviamente, non era nella logica del suo tempo. Così, nel racconto della disfida di Barletta diventa infame traditore quel Grajano d’Asti che combatte nelle file francesi, cancellando il fatto che Asti era all’epoca, e da un bel pezzo, possedimento degli Orléans e fedelissima ai suoi principi; diventa traditore e sinonimo di fellonia il Maramaldo, e addirittura austriaco l’occupante di Genova contro cui fischia il sasso di Balilla, Botta Adorno, a onta del fatto che quel generale era al servizio sabaudo oltre che imperiale e, soprattutto, di nascita era genovese. Tutte mistificazioni consolatorie, dunque; ma non del tutto inani, giacché in epoca risorgimentale suonavano comunque premessa a una fiera stagione di riscatto nazionale contro gli eredi degli antichi invasori. 
Maurizio Bettini, Alessandro Barbero, Straniero. L'invasore, l'esule, l'altro, EncycloMedia, 2012. 
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Io non grokko questa società.
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andreabindella · 3 years
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Straniero in terra straniera di Robert Anson Heinlein
Straniero in terra straniera di Robert Anson Heinlein
Straniero in terra straniera è un romanzo di fantascienza scritto da Robert Anson Heinlein e pubblicato nel 1961. Il libro, il cui titolo è una citazione biblica di Mosè, fu un best seller e attrasse molti lettori che normalmente non avrebbero letto fantascienza. La controcultura dei tardi anni sessanta fu influenzata dai suoi temi libertari e di libertà sessuale. Straniero in terra straniera…
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theyhavemademe · 7 years
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Ho conquistato la mia decrepitezza nel modo più difficile e intendo godermela.
Straniero in Terra Straniera, Robert A. Heinlein
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unesilefilorosso · 3 years
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"Sarà un tramezzino che vi seppellirà.
(racconto lungo con zingari, maionese e colpo di scena finale.)
L’altro giorno stavo lavorando al bancone del Libra durante un mezzogiorno, come al solito tanta gente, tutto molto informale, insomma un bell’ambiente per lavorare e fare la pausa pranzo.
Verso fine turno lo vedo entrare e so che sarà un problema. Giacca stazzonata, faccia segnata da una vita sicuramente difficile, lascia l’idea di un uomo che vive in un auto, ha i movimenti rapidi di un predatore spaventato, sul chi vive. Vede che può ordinare senza pagare subito e mi si avvicina. Sorrido.
Gli chiedo se ha bisogno di qualcosa. Ha occhi fermi ma stanchi, si vede che avrebbe bisogno di una doccia e di un buon sonno.
“Panini, quanto?”
Io glielo offrirei volentieri ma ho paura prima di tutto di ferirlo, sono cose delicate che si capiscono solo quando si lavora tanto con le persone, tutti i tipi di persone..
“3 euro” gli dico per andargli incontro “e te lo faccio fare come vuoi”.
Sorrido.
“Sensa maiale” dice in uno slavo italianeggiante.
“un bel tramezzino tonno pomodoro lattuga e salsa, va bene?..3 euro e ci metto anche la Cola, oggi c’è un offerta” mi invento al volo..
Annuisce, non capisce bene cosa succede, forse pensa che voglia fregarlo, continua a guardarsi intorno, cerca probabilmente la presenza di un buttafuori…inizia a rovistarsi nelle tasche.
“Tranquillo, paghi dopo gli dico, siediti pure..”
Si mette su una panca all’esterno da dove può guardarmi.
Mando l’ordine in cucina, spiego la situazione e chiedo che lo facciano bello gozzo quel tramezzino.
Faccio pagare un paio di persone, gli porto la cola giusto mentre arriva il tramezzino. Che non è un tramezzino.
E’ Il Fottuto Tramezzino Di Fine di Mondo. E’ tipo quadruplo e c’è dentro l’equivalente di un pasto-famiglia in tonno e verdure. Mi viene da ridere e ringrazio la fortuna di avere ragazzi simili a lavorare con me..
Occhio Stanco continua a subodorare una fregatura, sembra seduto sui carboni ardenti ma in quattro morsi si divora il Tramezzinosaurus Rex. Visto che sto passandogli vicino mi chiede
“Posso caffè?”
Sorrido.
Annuisco e vado alla vecchia, storica Faema. Metto sotto il beccuccio la tazzina e –riflesso nella macchina- vedo che Giacca Stazzonata si alza e a passo spedito se ne va attraversando la strada. Gli auguro dentro di me buona fortuna, con una punta di dispiacere per non avergli potuto far provare il mio caffè. Vado fiero del mio espresso..nel frattempo un altro cliente, che era fermo al bancone a mangiare un panino e ha visto e seguito tutto, si muove deciso e mi viene incontro. E’ un quarantino brizzolato bene, con una lacoste di un colore che se lo metto io sembro sbirulino e invece su di lui sembra elegante, jeans falso usurati, occhiali fumè e orologio digitale d’ordinanza..
“Eccallà penso. Adesso questo mi attaccherà un pippone sugli zingheri, i latri, la riconoscenza, i nostri nonni mica scappavano senza pagare..” e invece dice solo:
“Piadina, birretta, caffè”
“Sono dieci euro” dico, e sorrido riconoscente del suo silenzio
Lui prende il portafoglio, mi dà un Ticket restaurant da 10 poi esita un attimo e mi dà altri 10 euro
“Pago anche per il signore di prima, dice, credo che sia dovuto andare..”
Sorrido -per la prima volta veramente e non solo con la faccia-
"Grazie ma non posso accettare, era mio ospite”
Lui sembra rimanerci un po’ male, rimette il deca in tasca, fa per girarsi poi invece mi guarda, tira di nuovo fuori i soldi e dice:
“allora glieli lascio, se torna lui o un suo amico mi farebbe piacere che fossero anche i miei ospiti.”
Prendo i soldi e vorrei stringergli la mano, ma lui saluta ed esce. E io mi rendo conto che aveva un accento straniero, forse slavo anche lui. E mi chiedo quale è la sua storia. Figlio di immigrati? Arrivato qua in cerca di fortuna? Avrà avuto anche lui momenti difficili o semplicemente si è sentito solidale con uno straniero in terra straniera? Lo guardo mentre attraversa veloce la strada e penso che in fondo a qualsiasi tunnel, ai tubi catodici, ai titoli dei giornali e dei talkshow ci sono le persone, che sono sempre meglio di come le immaginiamo. E che quel manipolo di poveri stronzi, violenti che seminano paure e odio perché è nella paura e nell’odio che vivono, non hanno scampo.
Un giorno un Tramezzino li seppellirà, tutti."
(Paolo Loscalzo, 2018)
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gregor-samsung · 3 years
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“ L’Italia è uno dei pochi paesi la cui identità moderna si è costruita intorno al fatto d’essere stata ripetutamente invasa. L’Inghilterra si vanta di non aver mai più subito un’invasione straniera dopo il 1066. Da noi, dopo quella data, ci sono state l’invasione dei Normanni, le calate di Federico Barbarossa e dei suoi successori, l’invasione di Carlo d’Angiò, quella di Carlo VIII, ripetute invasioni francesi e asburgiche fino a Napoleone e oltre, e poi l’invasione austriaca fermata sul Piave, quella nazista dopo l’8 settembre, e infine quella degli Alleati: l’ultima, finora, e una di quelle accolte con più sollievo da gran parte della popolazione. Le invasioni in Italia sono ossatura di manuali scolastici e spunto di riflessione storiografica, tanto che un fortunato libro di Girolamo Arnaldi s’intitola proprio L’Italia e i suoi invasori, e rilegge tutta la storia della Penisola attraverso questa peculiare prospettiva. Terra di conquista dunque, l’Italia, ma anche di reazione e di resistenza, dove la lagnanza sulla debolezza d’un paese femmineo e sempre pronto a farsi sottomettere si alterna con l’orgogliosa chiamata alle armi contro lo straniero. Nel Risorgimento nasce e si divulga una visione della storia nazionale tutta costruita intorno a vacui – e per lo più inventati – episodi di resistenza isolata all’invasore straniero, da Pier Capponi a Ettore Fieramosca, da Francesco Ferrucci a Balilla. L’applicazione al passato dello schema risorgimentale “italiani vs stranieri” comporta di necessità l’introduzione della nuova figura del traditore, che tale, ovviamente, non era nella logica del suo tempo. Così, nel racconto della disfida di Barletta diventa infame traditore quel Grajano d’Asti che combatte nelle file francesi, cancellando il fatto che Asti era all’epoca, e da un bel pezzo, possedimento degli Orléans e fedelissima ai suoi principi; diventa traditore e sinonimo di fellonia il Maramaldo, e addirittura austriaco l’occupante di Genova contro cui fischia il sasso di Balilla, Botta Adorno, a onta del fatto che quel generale era al servizio sabaudo oltre che imperiale e, soprattutto, di nascita era genovese. Tutte mistificazioni consolatorie, dunque; ma non del tutto inani, giacché in epoca risorgimentale suonavano comunque premessa a una fiera stagione di riscatto nazionale contro gli eredi degli antichi invasori. “
Maurizio Bettini, Alessandro Barbero, Straniero. L'invasore, l'esule, l'altro, EncycloMedia, 2012. [Libro elettronico]
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corallorosso · 3 years
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Ognuno di noi ha avuto un'infanzia e un'adolescenza diversa da quella di chiunque altro, per fortuna o purtroppo. Ognuno ha avuto una famiglia, ha vissuto con genitori uniti e sensibili, altri in famiglie separate, altri ancora sono cresciuti senza un padre o una madre. Ognuno ha fatto il proprio percorso di crescita, magari all'unica scuola del paese, poi lavorando all'unica fabbrica del paese, poi all'unico bar del paese; oppure ha viaggiato in lungo e in largo per l'Italia, o all'estero, e sogna di tornare a casa, o di non tornarci mai più. Ognuno ha avuto le sue storie, o forse solo una, i suoi cento amori, o magari solo uno. Ognuno è cresciuto con un amico, o mille, con compagnie sbagliate, o con una seconda famiglia al suo fianco, solo tra la folla o al centro dell'arena, cittadino del mondo o straniero in terra straniera. Quando dite a qualcuno che deve cambiare lavoro, cambiare partner, sposarsi, separarsi, far figli, viaggiare lontano, tornare a casa vi state dando un potere e una conoscenza che non vi appartiene perché la vostra vita, con tutte le sue curve, le sue salite e le sue discese, non sarà mai quella dell'altro. Perché voi dell'altro non potrete mai davvero saperne un cazzo. Per averne anche solo una vaga idea delle cicatrici di ognuno di noi dovreste prendervi del tempo (che non trovate mai) per ascoltare (ma non fate che parlare e parlare di voi stessi). Ognuno è libero di scegliere con i propri tempi, i propri errori e i propri strumenti a disposizione ed essere felice. Ed è anche libero di non scegliere ed essere felice lo stesso. Davide Simeone
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lamilanomagazine · 8 months
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Cosenza: rapina anziana fratturandole collo e ecchimosi. Fermato e arrestato cittadino straniero.
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Cosenza: rapina anziana fratturandole collo e ecchimosi. Fermato e arrestato cittadino straniero. Nel pomeriggio di sabato, personale della Polizia di Stato ha tratto in arresto una persona di nazionalità straniera, resasi responsabile del reato di rapina in concorso con altro soggetto in corso di identificazione. In particolare, intorno alle ore 14,00, la volante di zona veniva allertata di una rapina in danno di una anziana signora avvenuta lungo una Via del centro cittadino. Il tempestivo intervento del personale delle volanti, unitamente a personale della Squadra Mobile nel frattempo sopraggiunto sul posto, consentiva di rintracciare nell’immediatezza uno degli autori del reato che veniva, inseguito, accerchiato e bloccato all’interno di un portone di uno stabile vicino ove si era nascosto, mentre il complice riusciva a dileguarsi e far perdere le proprie tracce. Durante la fuga i due si liberavano della refurtiva che veniva recuperata dagli operatori e restituita alla vittima. La signora, fortemente provata, ha raccontato ai poliziotti i terribili istanti vissuti in quei pochi ma interminabili minuti in cui si è vista afferrata alle spalle e con forza scaraventata a terra mentre uno dei due le afferrava la borsa per poi dileguarsi, lasciandola dolorante e sanguinante. Il tempestivo intervento dei poliziotti consentiva da un lato di prestare i primi necessari soccorsi alla donna e di fermare e arrestare uno degli autori della rapina. La donna veniva trasportata in Ospedale ove le venivano riscontrate la frattura del collo e trochide omerale e diverse ulteriori fratture ed ecchimosi. La rapina alla donna è risultato soltanto l’ultimo di alcune altre rapine effettuate negli ultimi giorni in città sui quali la Squadra Mobile sta indagando. Gli elementi acquisiti, le circostanze ed il modus operandi dei rapinatori orienta fortemente gli investigatori sull’ipotesi che possano essere stati gli stessi uomini a perpetrarle. Espletate le formalità di rito, l’uomo è stato associato alla locale Casa Circondariale su disposizione dell’A.G. procedente. Sono in corso attive indagini. Il tutto si comunica nel rispetto del diritto degli indagati (da ritenersi presunti innocenti in considerazione dell’attuale fase del procedimento fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile) al fine di garantire il diritto di cronaca.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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solosepensi · 5 years
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Marco Roba 29 settembre 2018
Lo ha scritto uno dei titolari di un locale storico di Monza, il Libra, che non ho il piacere di conoscere. Sarà un tramezzino che vi seppellirà
L’altro giorno stavo lavorando al bancone del Libra durante un mezzogiorno, come al solito tanta gente, tutto molto informale, insomma un bell’ambiente per lavorare e fare la pausa pranzo. Verso fine turno lo vedo entrare e so che sarà un problema. Giacca stazzonata, faccia segnata da una vita sicuramente difficile, lascia l’idea di un uomo che vive in un auto, ha i movimenti rapidi di un predatore spaventato, sul chi vive. Vede che può ordinare senza pagare subito e mi si avvicina. Sorrido. Gli chiedo se ha bisogno di qualcosa. Ha occhi fermi ma stanchi, si vede che avrebbe bisogno di una doccia e di un buon sonno. “Panini, quanto?” Io glielo offrirei volentieri ma ho paura prima di tutto di ferirlo, sono cose delicate che si capiscono solo quando si lavora tanto con le persone, tutti i tipi di persone.. “3 euro” gli dico per andargli incontro “e te lo faccio fare come vuoi”. Sorrido. “Sensa maiale” dice in uno slavo italianeggiante. “un bel tramezzino tonno pomodoro lattuga e salsa, va bene?..3 euro e ci metto anche la Cola, oggi c’è un offerta” mi invento al volo.. Annuisce, non capisce bene cosa succede, forse pensa che voglia fregarlo, continua a guardarsi intorno, cerca probabilmente la presenza di un buttafuori…inizia a rovistarsi nelle tasche. “Tranquillo, paghi dopo gli dico, siediti pure..” Si mette su una panca all’esterno da dove può guardarmi. Mando l’ordine in cucina, spiego la situazione e chiedo che lo facciano bello gozzo quel tramezzino. Faccio pagare un paio di persone, gli porto la cola giusto mentre arriva il tramezzino. Che non è un tramezzino. E’ Il Fottuto Tramezzino Di Fine di Mondo. E’ tipo quadruplo e c’è dentro l’equivalente di un pasto-famiglia in tonno e verdure. Mi viene da ridere e ringrazio la fortuna di avere ragazzi simili a lavorare con me.. Occhio Stanco continua a subodorare una fregatura, sembra seduto sui carboni ardenti ma in quattro morsi si divora il Tramezzinosaurus Rex. Visto che sto passandogli vicino mi chiede “Posso caffè?” Sorrido. Annuisco e vado alla vecchia, storica Faema. Metto sotto il beccuccio la tazzina e –riflesso nella macchina- vedo che Giacca Stazzonata si alza e a passo spedito se ne va attraversando la strada. Gli auguro dentro di me buona fortuna, con una punta di dispiacere per non avergli potuto far provare il mio caffè. Vado fiero del mio espresso..nel frattempo un altro cliente, che era fermo al bancone a mangiare un panino e ha visto e seguito tutto, si muove deciso e mi viene incontro. E’ un quarantino brizzolato bene, con una lacoste di un colore che se lo metto io sembro sbirulino e invece su di lui sembra elegante, jeans falso usurati, occhiali fumè e orologio digitale d’ordinanza.. “Eccallà penso. Adesso questo mi attaccherà un pippone sugli zingheri, i latri, la riconoscenza, i nostri nonni mica scappavano senza pagare..” e invece dice solo: “Piadina, birretta, caffè” “Sono dieci euro” dico, e sorrido riconoscente del suo silenzio Lui prende il portafoglio, mi dà un Ticket restaurant da 10 poi esita un attimo e mi dà altri 10 euro “Pago anche per il signore di prima, dice, credo che sia dovuto andare..” Sorrido -per la prima volta veramente e non solo con la faccia- "Grazie ma non posso accettare, era mio ospite” Lui sembra rimanerci un po’ male, rimette il deca in tasca, fa per girarsi poi invece mi guarda, tira di nuovo fuori i soldi e dice: “allora glieli lascio, se torna lui o un suo amico mi farebbe piacere che fossero anche i miei ospiti.” Prendo i soldi e vorrei stringergli la mano, ma lui saluta ed esce. E io mi rendo conto che aveva un accento straniero, forse slavo anche lui. E mi chiedo quale è la sua storia. Figlio di immigrati? Arrivato qua in cerca di fortuna? Avrà avuto anche lui momenti difficili o semplicemente si è sentito solidale con uno straniero in terra straniera? Lo guardo mentre attraversa veloce la strada e penso che in fondo a qualsiasi tunnel, ai tubi catodici, ai titoli dei giornali e dei talkshow ci sono le persone, che sono sempre meglio di come le immaginiamo. E che quel manipolo di poveri stronzi, violenti che seminano paure e odio perché è nella paura e nell’odio che vivono, non hanno scampo. Un giorno un Tramezzino li seppellirà, tutti.
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goodbearblind · 5 years
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"Frecciabianca, all’altezza di Campiglia, una tranquilla serata di luglio.
Delle urla forti e indistinte irrompono nel tuo vagone. È difficile capire a chi appartengono e a chi sono rivolte. Poi alzi lo sguardo, metti a fuoco e vedi un uomo sulla quarantina portata male, occhiali dalla montatura spessa e indosso la pettorina del servizio di pulizia. Man mano che si avvicina, anche la voce si fa più nitida. Ora capisci cosa dice: “Negra di m... Tornatene al tuo paese”. “Devi levarti da qui, schifosa, lascia il posto a chi paga il biglietto.” Di fronte a lui - ora la vedi bene - c’è una ragazza di 23 anni del Mali. Una splendida ragazza, in evidente stato di choc. Prova a difendersi, gli urla con una strana mescolanza di accenti, tra italiano, francese e toscano stretto: “Razzista!” “Fascista!” E l’uomo - se così volete chiamarlo - l’uomo esplode: “Ma quale fascista. Zitta, negra, che c’avete tre strade e le abbiamo costruite noi nel ‘39”.
Già. Lui che “fascista” non è.
A quel punto è impossibile far finta di niente, anche perché nessuno si è mosso di un millimetro: ognuno seduto sulle proprie poltroncine con un Ipad in mano, un paio di cuffie nelle orecchie e uno sguardo di compiaciuta indifferenza, come se quella cosa, in fondo, non li riguardasse. E che, tutto sommato, finalmente c’è qualcuno che dice le cose come stanno e difende “gli italiani onesti e perbene.”
Ti alzi in piedi e corri verso l’uomo, che nel frattempo ha alzato persino la voce ed è a un centimetro dalla ragazza. Pensi che possa addirittura metterle le mani addosso, allora ti metti in mezzo, lo allontani, lo guardi negli occhi. E dentro vedi qualcosa che non avresti mai immaginato. Vedi il vuoto. Non c’è nulla in quello sguardo, solo rabbia cieca, senza un senso né una direzione, caricata da chissà quante migliaia di voci sentite, commenti letti, discorsi fatti, dichiarazioni ascoltate sui social o in tv ed esplose di colpo in un pomeriggio di mezza estate. C’è il vuoto in quegli occhi. E fa paura.
“E lei che cosa vuole?” chiede
“Voglio, anzi pretendo, che non si permetta mai più di rivolgersi così a questa ragazza - rispondi - Lei ha una divisa, rappresenta il treno, le ferrovie italiane, questo paese. Si vergogni e chieda scusa.”
“Lei mi ha dato del fascista” dice indicando la ragazza.
“E ha fatto bene - rispondi - È esattamente quello che sta dimostrando di essere.”
E, in quel momento succede un’altra cosa che non avevi previsto. Accade che abbassa lo sguardo, di colpo sembra aver cambiato atteggiamento.
“Ok, tutto a posto - dice - Non è successo nulla.”
“Nulla è a posto. Mi hai dato della negra di m...” interviene lei alle tue spalle.
“E tu stai zitta, non vedi che sto parlando con lui!” Il tono ora è di nuovo alto, e “lui”. “Lui” - nel suo delirio - significa italiano. Connazionale. Uno dei nostri. Probabilmente anche maschio ed etero. Ecco quello che tu sei per lui.
E, mentre li fissi entrambi, per qualche secondo, non riesci a non sentirti umanamente, moralmente, mentalmente, con ogni muscolo o nervo del tuo corpo, infinitamente più vicino a lei che a lui. In quel momento, su quel vagone in corsa da qualche parte per la campagna toscana, per la prima volta forse nella tua vita ti senti straniero in Italia. Se lui è l’italiano e lei la straniera, allora sei straniero anche tu. E mai, prima d’ora, è stato così disperatamente chiaro.
L’uomo a quel punto si placa, ma è tardi. Il controllore è stato richiamato dalle urla e ha allertato il capotreno. Pretendi che non finisca lì. E sei fortunato, perché il capotreno è un uomo perbene. Ha lo sguardo di chi ne ha viste tante, troppe, ma non è tipo disposto a tollerare. Lo obbliga a scusarsi. A suo nome e a nome del treno. In un mondo normale non finirebbe qui, ma basta uno sguardo tra te e il capotreno per capire che è meglio per lei se tutto quanto resta lì. Con tante scuse e nessun rapporto o segnalazione. Perché è probabile che, tra i due, una volta che si va a scavare, sia lei quella che ha più da perdere. Non è giusto, ma è meglio così.
Lei ti ringrazia, ti abbraccia, ti dice che non sa come sdebitarsi, e che, anche volendo, non saprebbe come fare. Ed è strano, perché sei tu che in quel momento vorresti scusarti con lei per quello che ha subìto, per quella violenza inaudita, per il silenzio complice di decine di persone, di italiani, che hanno assistito alla scena senza muovere un muscolo. Vorresti chiederle scusa per essere ospite di un paese che la tratta come una criminale perché è donna e perché è nera. Vorresti chiederle scusa, come italiano,
e dirle che questa non è l’Italia, anche se non ne sei più così convinto.
Ti accorgi che è da un’ora che la conosci, ma non sai nulla di lei. C’è appena il tempo per scambiarsi i nomi, un frammento della sua storia, tra la Toscana e Parigi, tra il sogno di diventare una parrucchiera di successo e la realtà di sfruttamento, lavori neri, precari e malpagati, ogni settimana uno diverso. Si chiama Mailuna, il nome è di fantasia, ma la violenza di quelle parole, la sensazione di essere stata violata nel proprio intimo, nell’indifferenza generale, quella è reale, viva, e non se ne andrà con un bicchier d’acqua al vagone ristorante.
L’ultima cosa che vedi di lei, prima che scenda dal treno, è un sorriso. E ti sembra impossibile che sia della stessa ragazza che fino a mezz’ora prima stava per scoppiare in lacrime. E allora capisci che ne vale ancora la pena. Di restare umani. Di alzarsi in piedi e andare a occupare fisicamente quel posto dalla parte giusta della storia che decine di passeggeri e milioni di italiani hanno rinunciato a prendere.
Fai in tempo a chiederti dove sarà ora Mailuna, cosa farà stasera, quello che deve aver passato fino ad oggi, chi diventerà, dove la porterà la vita tra cinque, dieci, vent’anni. E, per un attimo, le auguri che sia ovunque ma non in Italia. È un attimo, già, solo un attimo. Perché, tra i due, tra Mailuna e quell’uomo sulla quarantina dalla montatura spessa, lo straniero non è e non sarà mai lei. Vorresti urlarglielo, ma è troppo tardi. È tardi per un sacco di cose.
È accaduto oggi, poco fa, su un Frecciabianca, da qualche parte in Toscana, Italia, pianeta Terra, 2019.
Resistere! Resistere! Resistere!"
-Lorenzo Tosa-
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