Tumgik
#amico vero
elenascrive · 7 months
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Il Mezzo Secolo
che stavi attendendo
è arrivato
Chissà se continui a temerlo ancora
o se nel frattempo Tu sia riuscito
ad accettarlo,
provando così ad immaginarlo?
Spero in quest’ultima ipotesi
perché un Peter Pan come Te
così pieno di vita, di entusiasmo
non esiste niente e nessuno
che possa ostacolarlo,
nemmeno la Tua famosa ipocondria!
Tuttavia,
Ti auguro che possa essere all’altezza
di qualsiasi Tua aspettativa
Un’età speciale
ancor più ricca di gioco,
e di divertimento
proprio come sei Tu
da quando sei venuto al Mondo,
scompigliandolo con
la Tua travolgente allegria e follia
Le stesse che ogni giorno
metti al servizio di tutti coloro
che hanno la fortuna
di starti accanto,
Me compresa!
Ti devo molto Alby Caro,
poiché lo sai già
la Tua irriverente ironia
mi ha aiutata nei momenti di sconforto,
facendomi tornare subito
il sorriso perduto
Grazie per esserci sempre stato
anche in silenzio,
rispettando la Mia sofferenza
con discrezione
senza voler essere invadente
Grazie di essere dalla Mia parte
perché in Me credi
Grazie di preservarmi,
quando vedi compromessa
la Mia sensibilità
e perfino delicatezza,
che so Ti stanno molto a cuore!
Grazie di rispettarmi insomma
Da oggi non cambierà proprio niente
Ti prego di credermi
Sei una bella persona
dovrai solo continuare
a darti da fare
per non snaturare
questo Tuo modo di essere particolare
Continua a credere in Te Stesso,
nell’Amore vero
che colora la Tua Vita
e l’amarezza non busserà
giammai alla Tua porta!
Buon Compleanno
Mi auguro che questo piccolo,
modesto Pensiero,
insieme a queste parole scritte di getto
potranno essere di Tuo gradimento,
donandoti ulteriore forza
per tenere a bada la paura
di questi imponenti 50
Non mi resta che concludere allora,
scrivendoti infine:
Tanti Cari Auguri di cuore
Con affetto,
vero, puro e sincero
@elenascrive
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La tua
voce che
risuona dentro di me,
nel mio cuore.
La tua
dolce risata che
mi fa sorridere.
I nostri sguardi
innamorati
emozionati
pieni di sogni
e curiosità
li vedo
anche se non sei qui.
Sei come
una fiamma
accesa in me,
mi dai
la forza
di vivere.
Solo col tuo amore
supero ogni dolore
e riesco a risalire
dall'abisso che è in me.
Nel buio più nero
mi afferra
una mano
che mi porta
lontano
ma vicino a te.
E su quel cuscino
che ho fatto ormai mio
risposo le membra
rilasso la mente
cullo il mio spirito
e sorrido
con te,
io sorrido
con te.
Canzoncina inventata sul momento, era da tanto che non lo facevo ed è stato davvero liberatorio
#MusicIsMyLife
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foreverblondie23 · 6 days
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La mia estate si è colorata quando ti ho rivisto.
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linguenuvolose · 2 years
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The hate I feel of signorina vs the pretentiousness of insisting on the fact that my correct title is dottoressa
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2stelle · 1 year
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Smalling a giugno
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nonquialtrove · 1 year
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La usano tutti la parola “amicizia” come se non avesse peso. -Quello è amico mio.- Solo perchè lo conosci da 10 anni, ci ridi, scherzi e ci passi anche tanti bei momenti. Ma in quelli brutti? In quelli dove il mondo sembra respingerti? Quando stai per crollare e non hai vie di uscita? Chi c’è al tuo fianco?
Le tue tenebre fanno paura quindi scappano, sei troppo da gestire quindi ti lasciano solo, senza paracadute. La parola “amico” ha un peso netto e smisurato. La sua presenza si sente e ti avvolge anche nei momenti peggiori, dove il buio ti insegue e ti circonda.
Rimanere nell’oscurità insieme, questa è la vera amicizia.
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yomersapiens · 7 months
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Unica regola del buon vicinato: ignorarsi.
Certe cose è meglio non saperle, penso. Cioè, nel mio palazzo io vivo quasi come un'ombra. Non credo che la gente si ricordi di me e quando si ricordano è sempre qualcosa tipo "l'italiano che ci guarda disgustati quando sente l'odore del nostro caffè". È vero, non mi sono fatto tanti amici ma perché lo so quanto è brutto conoscere sul serio i propri vicini.
C'era la vicina piccina che mi guardava in casa (c'è ancora, non è morta), un'anziana signora che monitorava lo spostamento delle visite nel mio appartamento e mi chiedeva perché non avessi una fidanzata fissa. Ecco, lei. Per descriverla, sembra una piccola prugna secca con labbra e occhi che parla gracidando e ti chiede di aiutarla a portare su e giù la spesa. L'altro giorno mi ha persino bussato per chiedermi di accompagnarla alla fermata del bus. L'ho fatto, perché comunque a me i vecchietti piacciono, anche quando sono spioni. A me non serve installare delle videocamere di sicurezza io ho lei che mi guarda in casa e mi avvisa se entrano i ladri per rubarsi quel ciccione di Ernesto. Mentre la accompagnavo ho notato che il sacchetto era pieno di viveri, così le ho chiesto dove stesse andando con tutto quel cibo. Mi ha risposto che c'era un'offerta al discount locale e che aveva fatto scorta da portare al figlio e i nipoti. Perché il costo della vita a Vienna adesso è insostenibile e quindi è il suo ruolo di nonna provvedere al benessere della famiglia. L'ho ammirata molto, mentre si spiegava in un tedesco scalcinato. Poi però siamo stati in contatto per più di due minuti e dopo due minuti le persone rovinano sempre tutto. Infatti al 2:01 ha aggiunto "E poi in questa città non funziona nulla! Ci sono troppi immigrati! Si stava meglio una volta!" allora io mi sono incupito. Mi stava simpatica accidenti. Le ho detto "Questi immigrati sono insopportabili, i peggiori sono quelli che la aiutano a portare la spesa e la accompagnano alla fermata del bus! Vero?". Lei ha sorriso e ha detto che no, io ero diverso. Forse perché sono bianco. Poi le ho chiesto "Ma mi tolga una curiosità, lei da dove viene?" e vai a scoprire che è mezza serba, mezza sinti, mezza puffo date le ridotte dimensioni. Mai parlare per più di due minuti con nessuno. Io non voglio sapere.
C'era un ratto nel palazzo. Si aggira da qualche giorno senza essere stato fermato. Io mi sentivo al sicuro, Ernesto ha bisogno di un amico e tanto mica riesce a fargli del male, al massimo lo abbraccia e ci dorme assieme. Ernesto odia solo me. Un po' ho sperato che bussasse alla mia porta, chiedendo ospitalità. Invece era la vicina prugna secca di nuovo a chiedermi di aiutarla a prendere un barattolo messo troppo in alto nella sua cucina. Questi immigrati alti più di 1.80, quanto sono fastidiosi eh?
Un altro vicino sta traslocando. Un tipo strambo, ma divertente. Sicuramente ha più di sessantanni ma non ha voglia di dimostrarli. Sembra in forma, nonostante la pancia pronunciata e i capelli grigio argento. Quelli che abitano dall'altro lato del palazzo hanno il bagno fuori dall'appartamento e quindi per usare la tazza devono uscire di casa, camminare nel giroscale e giungere nella loro toilette. Inutile dire che si sente tutto e molto spesso, quando escono, sono mezzi nudi. Il vicino in questione era il re del catarro mattutino. Si svegliava presto e andava a raschiare i fondali della gola tenendo la porta del bagno esterno aperta, non sia mai che non mi rendeva partecipe dei suoi ritrovamenti. Quindi quando ho capito che si stava trasferendo, non mi sono preoccupato più di tanto. Ho pensato "Dai, magari il ratto che sta girando nel palazzo può andare a vivere a casa sua!". Lui era un tipo atletico, durante la pandemia aveva costruito una palestra nella stanza adiacente al deposito bici e lo aveva fatto per tutto il palazzo! Non solo per lui, cioè ok principalmente per lui, ma era passato porta a porta per invitare tutti a usarla. Io c'ero stato una volta e vedendo le condizioni igieniche dei manubri ho optato per tornare a fare il mio sport preferito: piangere sul divano. Però qualcosa di buono l'aveva fatta, per questo quando ieri l'ho incontrato casualmente sul bus ho pensato di andare a salutarlo e chiedergli i programmi per il futuro.
Ma quindi te ne vai?
Sì, mi trasferisco, non so ancora dove di preciso, o in Ungheria o negli USA.
Beh dai, non male!
Sì! Ho bisogno di libertà! Qua mi hanno tolto tutto.
In che senso?
Durante il Covid, quando hanno chiuso le palestre!
Senti sono passati appena dieci secondi, questi discorsi dovresti iniziare a farli dopo due minuti.
Cosa?
No non ti preoccupare, una roba mia.
Ah ok. Dicevo, hanno chiuso le palestre, a noi sani! Capito? Io ero sano e non potevo andare a fare sport! Assurdo! I malati non vanno in palestra, non hanno le forze, guarda me, io sono pieno di forza! Non sono malato! Però io dovevo stare in casa!
Ma avevi costruito la palestra per tutti, abbiamo apprezzato.
Io voglio la mia libertà!
Vabbè ma è passato tanto tempo dai...
Non abbastanza, torneranno a prendersi tutto, vedrai.
Ok, come dici tu, va bene, fai buon viaggio.
Guardo fuori dal bus, non era la mia fermata ma sapevo che sarei dovuto scendere e invece no, pioveva e ha vinto la pigrizia, errore terribile. Così sono rimasto su e l'attempato vicino negazionista ha deciso di proseguire.
Tu sei italiano, vero?
Sì, dalla nascita più o meno...
Bene bene, mi piace la tua nazione, e quella vostra presidente. Come si chiama?
Ma come, ti piace la Meloni?
Certo! È una grande!
Ma è una cazzo di fascista.
Dice le cose come stanno, non si nasconde dietro a nulla!
Ok questo glielo posso riconoscere. Era fascista da giovane e lo è ancora oggi, non lo ha mai nascosto. Almeno è coerente. Se l'hanno eletta sapevano a cosa andavano incontro. Mica come quel deficiente di Salvini, lui era un cazzo di idiota completo.
Lui anche mi piaceva!
Ovviamente ti piaceva.
Certo! Lui. Non sento più parlare di lui.
E meno male, prima odiava noi terroni, poi l'hanno eletto ed era tutto Italia Italia Italia e se la prendeva con chi immigrava. Sempre a parlare alla pancia delle gente, a cercare nuovi nemici, a bere cocktail in discoteca e mangiare alla sagra della porchetta.
Un grande!
Ma proprio no. Sai una cosa, ti dirò questo, paragonato a questi suoi scarsi derivati, ecco, mi manca quasi Berlusconi. Lui al confronto era un genio.
E poi lui si scopava le quattordicenni! Io pure mi vorrei scopare le quattordicenni!
Scendo dal bus senza nemmeno salutare. Non avevamo parlato per dieci anni di vicinato, perché ho rovinato tutto alla fine? Non potevo farmi gli affari miei? No. Dieci stupendi anni di reciproco ignorarsi gettati nella spazzatura dopo due minuti di conversazione.
Apro il portone del palazzo, visibilmente afflitto. Davanti a me, per terra, giace il cadavere del ratto che girovagava da qualche giorno. Lo guardo e gli dico: "Ti capisco amico mio, ti capisco davvero. Non sai quanto ti capisco". Salgo in casa, prendo la paletta che uso per travasare le piante e torno giù. Vado a seppellirlo nel retro del cortile. Canto "Amazing grace". Sono sempre i migliori quelli che se ne vanno, perché purtroppo i peggiori traslocano solamente.
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ilpianistasultetto · 20 days
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Drinnn-drinnn-drinnn... guardo il cell, 02 ecc..ecc..e' il prefisso di Milano, mi dico. Sara' mia figlia che chiama da casa di qualche suo amico.
-pronto!
- buongiorno sig. Roberto, sono Giuseppe dell'agenzia immobiliare di Milano. Ci siamo sentiti qualche mese fa per la sua casa di NoLo. Allora, ha deciso di venderla?
Io cado dalle nuvole, credevo di aver detto chiaro e tondo che non avevo nessuna intenzione di vendere, visto che ho acquistato quella casa da poco tempo..
- No, guardi, ci deve essere un equivoco..
- Ma non le interesserebbe prendere una casa piu' grande? Guardi, ne abbiamo una in via Marco Aurelio, a 100metri da casa sua. Un vero affare, da non perdere. Un bel primo piano di 100mq a soli 500mila euro. Sa, sig. Roberto, occasioni cosi non capitano tutti i giorni. Anzi, forse non le capiteranno mai piu'. Una casa cosi' non si prende per meno di 800mila euro.
Io: scusi, sig. Giuseppe, i 100mq delle agenzie immobiliari li conosco bene, saranno 80 a malapena. E poi, con tanti "cummenda" che sono a Milano, "l'affare del secolo" lo propone a un terrone romano come me? E poi ancora, se e' l'occasione della vita, perche' non la ferma lei e poi la rivende mettendosi in tasca bigliettoni e bigliettoni di plusvalenza come il duo LaRussa- Santanche' con villa Alberoni?
Ho riattaccato senza nemmeno salutare..
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smokingago · 10 months
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Al mare mi sono sempre rivolto
come a un grande amico
come a un grande amore.
Al mare non ho mai nascosto
nessuna verità.
Al mare ho chiesto di guardarmi
fino in fondo all’anima
dove io non sono mai riuscito
ad arrivare.
Al mare ho raccontato i miei casini
quando nessuno aveva voglia di ascoltare.
Al mare ho chiesto di essere
testimone di nozze
tra i miei sorrisi e la mia felicità.
Di essere la stagione
della mia rinascita
di mostrarmi la bellezza
che non riuscivo più a immaginare.
Al mare ho chiesto
di farmi ricordare quale fosse
la mia strada.
Per cosa ho lottato così tanto
e soprattutto, per chi.
Davanti al mare mi sono seduto, e ho pianto
quelle lacrime che nessuno
meritava di vedere.
Davanti al mare mi sono alzato
e ho urlato la mia rabbia così forte
da poterla respirare.
Al mare ho chiesto di farmi chiudere gli occhi
quando non avevo nessun posto
dove andare a riposare.
Di baciarmi le ferite.
Di cullarmi la tristezza.
Di leggere con cura tutti i miei silenzi.
Di abbracciarmi
quando non avevo braccia così forti
per farcela da solo.
Di portarmi al largo dei miei sogni
e poi lasciarmi lì a naufragare.
Per questo ora ti chiedo
qualcosa di più vero di
“vuoi essere il mio amore”
Per questo ora ti chiedo:
“vuoi essere il mio mare?”
Andrew Faber
@smokingago #me
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annaeisuoipensieri · 3 months
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"Perché non puoi stare da solo senza Yoko? "
John Lennon:
“Posso farlo, ma non ne ho voglia. Non esiste un motivo sulla faccia della terra per cui io debba stare senza lei. Niente è più importante del nostro rapporto, proprio niente. E adoriamo essere insieme tutto il tempo. Entrambi potremmo sopravvivere separati, ma per quale motivo? Non ho intenzione di sacrificare l’amore, un amore vero, per qualche puttana del cazzo, o per un amico, o per affari, perché poi alla fine la notte ti ritrovi solo. Nessuno di noi due vuole finire così. Nessuno di tutti noi. E non puoi riempirti il letto di groupie, non funziona così. Non voglio essere un playboy da strapazzo. Come ho detto in qualche canzone, ne ho passate di ogni tipo, e nulla funziona meglio che avere qualcuno che ami e che ti abbraccia.”
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Ciò che ognuno di noi desidera... ❤️
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thebutterfly0 · 2 months
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Io non ho paura di quelle che il mondo chiama “belle donne”.
Io ho paura delle altre.
Ho paura di quelle che escono di casa con un filo di trucco.
Di quelle che capisci subito se hanno passato una nottata in bianco dalle occhiaie che si portano dietro.
Di quelle che si legano i capelli con una matita.
Di quelle che si guardano allo specchio e sorridono perché non hanno nemmeno un capello al posto giusto.
Ho paura di loro.
Di quelle che si fermano sui dettagli, su particolari tuoi che nemmeno tu stesso pensavi di avere.
Di quelle che sanno stare accanto agli altri, ma non sanno come stare accanto a se stesse.
Di quelle che le basterebbe trovare un messaggio con scritto “Buongiorno”, ogni giorno, appena sveglie per rallegrarle tutta la giornata.
Di quelle che sono sempre di corsa, ma si fermano ad ascoltare. Uno sconosciuto, un amico, un bambino.
Ho paura di loro.
Di quelle mai banali, che parlano il doppio di me, senza per questo parlare del niente, anzi ti fanno sorridere rompendoti le scatole ripetendoti di quanto siano belli i loro nipotini. Di quanto siano dolci quando la chiamano zia.
Di quelle che vorrebbero avere una famiglia tutta loro per prendersene cura, anche se a volte non sanno prendersi cura nemmeno di loro stesse.
Ho paura di loro.
Di quelle che ad un “Sei bellissima”, arrossiscono, s'imbarazzano perché nessuno glielo ha mai detto.
Di quelle che custodiranno gelosamente il Girasole che le hai regalato finché l'ultimo petalo non si sarà seccato e rompendosi cadrà sul pavimento, perdendosi tra la polvere, sotto l'armadio.
Di quelle che non appaiono, non si vedono, non si notano. Il mondo sempre in primo piano. E loro dietro. Sullo sfondo.
Ho paura di loro.
Di quelle che sorridono alla vita, tutti i giorni, nonostante abbiamo migliaia di motivi per non farlo.
Di quelle che ti ascoltano davvero. E, quando parlano, ti guardano come a dire “Anche a me. È successo anche a me.”
Di quelle che non ti diranno mai un "Ti Amo”, anche quando saranno innamorati di te.
Di quelle che non sono mai state scelte. Nemmeno una volta.
Ho paura di loro.
Di quelle che ogni giorno ti sussurreranno “Credo di amarti”, perché hanno paura di non essere scelte. Perché loro non sono “belle donne”. Loro non scelgono.
Di quelle che amano essere belle, solo ogni tanto. Solo per qualcuno.
Di quelle che sanno piangere. Anche quando sono ad un concerto. Anche quando intorno ci sono ottantamila persone, loro piangono.
Anche se a farle piangere è una canzone e tu, con un leggero sospiro, le guardi senza capire.
Ho paura di loro.
Di quelle che credono nell'Amore vero.
Di quelle che ci credono anche quando gli altri fuggono l'amore per colpa dei troppi chilometri. O per paura.
Di quelle che per passare un'ora con te, passerebbero anche otto ore in treno.
Ho paura di loro.
Di quelle che cercano di capire perché non resti mai.
Di quelle che non sanno restare.
Di quelle per cui vale la pena restare. Una volta. Restare.
E ho paura di loro, soprattutto, quando, senza dire una parola ti scelgono, restano e tu sei troppo distratto per accorgertene, troppo concentrato a fuggire da non sai cosa per restare.
Una volta.
Ho paura di loro perché di belle donne il mondo è pieno.
Una donna del genere, invece, se te la lasci scappare non saprai mai in quale parte del mondo la ritroverai.
Se mai la ritroverai.
(Abdou Mbacke Diouf)
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Se non possiamo stare insieme non impone il fatto che non ti posso aspettare.
Io ti aspetto.
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Un mio amico oggi,
mi ha detto che sono tanta...
Allora io gli ho detto:
"Ahh!! Ecco, dici che sono tonda, grazie eh..."
Lui ha alzato gli occhi al cielo
e ha scrollato la testa ridendo.
"Ma noo! Che hai capito!!
Tu sei tanta roba, sei di spessore,
sei impegnativa.
Sei una donna che sa cosa dice
e cosa vuole sentirsi dire".
L'ho guardato di sottecchi poco convinta: "Giura!" gli ho detto,
puntandogli il dito contro il petto.
Lui rideva e poi si è spento,
così... all'improvviso.
Mi ha guardata di nuovo negli occhi,
proprio dentro.
"Ecco, vedi, anche adesso, anche qui.
Tu lo sai cosa intendevo dire,
lo hai capito subito, ma hai mosso il vento.
Hai fatto finta di fraintendere,
di sviare l'ostacolo
e ne è uscito un moto scherzoso.
Tu sei fatta così,
tu sai cosa vali e cosa sei,
ma vuoi che gli altri se ne rendano conto,
senza che gli venga spiegato.
Perché a te spiegare costa."
"Se devo spiegarti come sono fatta,
cosa desidero e chi sono,
tu non fai per me"
gli dico seria, dentro i suoi occhi.
"Lo so, ed è questo
che a molti uomini fa paura.
È più facile restare fuori,
passare, prendere e poi salutare.
Fa paura conoscere l'essenza di una persona, fare a botte con le sue ombre,
con i suoi demoni.
Oppure, semplicemente,
conoscerne l'intelligenza, la sensibilità".
"È vero. Gli uomini oggi,
non vogliono più
responsabilizzare un neurone,
non vogliono impegno nel capire,
nel confrontarsi, nel mettersi in discussione.
Si contornano di amiche,
meglio se fidanzate o sposate,
così non danno noie,
si limitano a frequentarti
quel tempo che basta a rotolarsi un po'
e poi ognuno per la sua strada.
Le donne che sanno quello che vogliono,
le donne che credono
ancora in qualcosa di vero e di autentico,
fanno paura, sono spesse, pericolose.
Sono quelle che faticano a farsi comprendere, a farsi sentire, a farsi considerare."
Il mio amico ora guarda le mie mani
e le prende fra le sue:
"Non cambiare mai,
rimani così, tanta come sei..."
(web)
Dalla pagina di Claudio Del Pizzo
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duca-66 · 10 months
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Buster "Capitombolo" Keaton
Credo uno dei più grandi comici e commedianti di tutti i tempi. Osannato da critici e registi. Oggi, credo, dimenticato. Buster Keaton il maestro della comicità fisica. Il suo atletismo spinto lo metteva costantemente in pericolo, girava tutte le scene dei suoi film personalmente. Un vero è proprio stuntman del cinema muto. Era soprannominato "il comico dalla faccia triste", con espressioni imperturbabili e stralunate. La sua comicità fisica era intrisa di malinconia, tristezza e anche di drammaticità. Il suo vero nome era Joseph Frank Keaton, il nome Buster gli fu affibbiato dal grande Houdini, che essendo amico dei genitori, una coppia di attori anch'essi, lo vide cadere dal seggiolone durante una scena di uno spettacolo, il piccolo Buster recitava già da piccolo, esclamando "That was a real buster", "questo è stato un gran capitombolo". Le sue fortune cinematografiche finirono con l'introduzione del sonoro nel cinema, quando la comicità mimica non era più richiesta. Entrò in crisi arrivando ad avere problemi di alcolismo. Morì il 1 febbraio 1966 a 70 anni. Tra tutti i suoi film e cortometraggi , tutti da lui diretti, credo che il suo capolavoro sia stato "Come vinsi la guerra" (The General, in inglese), del 1926.  Il regista Orson Welles, uno dei più grandi di sempre parlando di Come vinsi la guerra disse: «È la miglior commedia mai fatta, il più grande film sulla Guerra civile americana e, forse, il più grande film di guerra di sempre». Come vinsi la guerra racconta la storia di un uomo che, per difendere la propria amata riesce, in vari modi, a respingere l’esercito nemico. Il film è interpretato, scritto, diretto, prodotto e montato da Keaton.
"Un comico fa cose divertenti. Un buon comico rende le cose divertenti."
Buster Keaton
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Un genio senza età...
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crazy-so-na-sega · 2 months
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“Io non desidero e non voglio alcuna onorificenza da questa repubblica. Mi parrebbe uno scherzo di cattiva specie. Fermi la macchina, La prego e non se n’abbia a male. Detesto questa repubblica. Grazie”.
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Ezra Pound
Il 30 gennaio del 1933, Pound viene ricevuto da Benito Mussolini. Pound consegna al duce una copia della sua opera della vita, ovvero la sua opera principale, I Cantos, che allora nel 1933 erano stati scritti dall’1 al 30. Mussolini sfoglia e legge la copia per qualche istante ed esclama ‘’ è divertente!’’.
L’incontro si conclude subito con il discorso di Pound che dice a Mussolini ‘’Duce io ho la possibilità di non far pagare le tasse ai cittadini’’, ma poi il poeta non avendo avuto il tempo di spiegare al duce le sue teorie economiche, non dette più seguito a questa sua intenzione.
Pound ricorderà l’episodio, definendo Mussolini ‘’the boss’’.
Afferrando il punto di vista degli esteti, questi versi dimostrano il consueto disprezzo di Pound verso gli accademici e i critici letterali. Mussolini aveva capito che c’era una nota di ironia prevalente, che era divertente, e Pound fu felice di attribuire a Mussolini questo merito, quello che critici e letterari non avevano capito.
Pound aveva genialmente intuito che il vero conflitto è tra economia e finanza ed era giunto a raffigurare il conflitto come una battaglia tra Guelfi e ghibellini.
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