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#calzature
fashionbooksmilano · 2 months
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Salvatore Ferragamo 1898-1960
Stefania Ricci
Ferragamo Museo
Electa, Milano 2023, 512 pagine, 22x32cm, ISBN 9788892824508
euro 72,00
email if you want to buy [email protected]
Una monografia aggiornata, frutto del lavoro di quasi quattro decenni dell’Archivio e del Museo Ferragamo, sull’opera straordinaria di Salvatore Ferragamo, esempio eclatante di come la moda sia non solo bene di consumo ma anche racconto della società contemporanea e generatore di cultura, e dunque possa essere oggetto di studio e ricerca. Un libro iconico su uno dei grandi protagonisti del Made in Italy nel mondo.
Sono trascorsi cent’anni da quando Salvatore Ferragamo aprì nel 1923 il suo primo importante negozio a Hollywood. Non era solo un locale dove eseguire riparazioni oppure eccezionalmente creare qualche scarpa su misura, come i suoi precedenti negozi a Bonito in Italia e a Santa Barbara in California, ma un vero e proprio punto vendita di lusso ubicato in uno dei più vecchi e più eleganti esercizi della città, conosciuto come Hollywood Boot Shop. Il negozio a due piani, all’angolo tra Hollywood Boulevard e Las Palmas Boulevard, godeva di una posizione invidiabile poiché si trovava di fronte al Grauman’s Egyptian Theatre, di recentissima costruzione, dove erano organizzati spettacoli teatrali e venivano presentate tutte le première dei film, come The Ten Commandments per la regia di Cecil B. DeMille, che proprio a Ferragamo aveva affidato il disegno e la realizzazione delle scarpe dei protagonisti. I clienti di Salvatore sono le attrici e gli attori del cinema, i produttori e i registi, che non possono più fare a meno delle calzature eleganti e confortevoli dello “shoemaker to the stars”.
Per ricordare il centenario dell’Hollywood Boot Shop è nata l’idea di questo libro, che accompagna una mostra in cui, attraverso le calzature, i documenti, le fotografie e i filmati conservati nell’Archivio Ferragamo, si ricostruisce la storia del grande artigiano, con le tappe fondamentali della sua vita e del suo lavoro e i suoi straordinari successi.
16/02/24
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countesspetofi · 1 year
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Watched Dario Argento’s Tenebrae as part of my Halloween Giallopalooza, and it’s the first time I’ve ever seen a film credit for footwear. I mean, a distinctive pair of red shoes does figure into the plot, but it still took me by surprise.
(Also, I had to look up “calzature.”)
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pepcalzature · 7 months
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donnevincentilove · 1 year
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Ondeggiare senza soffrire #donnevincentialba #accessori #sandali #redvalentino #fiocchi #nero #nuoviarrivi #novità #pe2023 #moda #valentino #stileitaliano #modadonna #calzature #shopping #multibrandstore #alba #chic #tacchi #femminilita (presso Alba, Italy) https://www.instagram.com/p/CqccB_WMn_i/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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alfieriwebagency · 1 year
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festovniveci · 2 years
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Zdravím přátelé. Připravují Festovní pohorky standard. Ano mám Festovní pohorky na míru, ale budou i v standardních velikostech. Kůže jen 3,5 mm Chromexcel Horween, šité ševcem na šicím stroji u nás v Ostravě, široké kopyto. Samozřejmě steh z boku, minimum šití, špičková kvalita střihu, materiálu, zpracování a doživotní servis :-) A cena? Pod 20 000 Kč. Co vy na to? #festovniboty #festovnipohorky #festovnívěci #pohory #pohorky #turistboots #mountainboots #leatherboots #bergschuhe #calzature (v místě Ostrava, Czech Republic) https://www.instagram.com/p/Cjdine0qkVh/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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marcoarbani · 2 years
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dandyshoecare · 10 months
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If you have a natural leather pair of shoes of a neutral or very light color - we can create the beautiful and unique Patina for you.
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safetyandpromo · 21 days
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Esplorando l'essenza degli “Spazi Confinati Verona”: un viaggio nella sicurezza e nella promozione
Nella vivace città di Verona, in Italia, tra paesaggi pittoreschi e meraviglie storiche, si trova un aspetto cruciale spesso trascurato: la sicurezza. All’interno di questa antica città, dove le storie di Romeo e Giulietta echeggiano per le strade, si svolge silenziosamente un’altra narrazione, che ruota attorno agli spazi ristretti, alle norme di sicurezza e alla ricerca di garantire il benessere. Benvenuti nel mondo degli “Spazi Confinati Verona”, dove la sicurezza incontra la promozione e ogni angolo racconta una storia di precauzione e cura.
Addentrandomi nel regno degli spazi confinati a Verona, mi sono imbattuto in Safety and Promo, faro di competenza nel settore. Il loro sito web, una porta digitale nel mondo dei protocolli di sicurezza e delle attività promozionali, mi ha incuriosito. Al di là delle solite attrazioni turistiche e dei punti di riferimento culturali, c'era una piattaforma dedicata alla salvaguardia della vita e alla promozione della consapevolezza sull'importanza della sicurezza degli spazi confinati.
Navigando nel sito web di Safety and Promo, ho trovato un tesoro di risorse volte a illuminare le persone sui rischi associati agli spazi confinati e sulle precauzioni necessarie per mitigarli. Dalle guide dettagliate sulle procedure di sicurezza agli articoli informativi che discutono l'importanza della formazione negli spazi confinati, il sito Web è servito da centro di conoscenze completo sia per i principianti che per gli esperti.
Un aspetto che si è distinto è stata l’enfasi sulle soluzioni su misura. Riconoscendo che ogni spazio confinato presenta sfide uniche, Safety e Promo hanno offerto soluzioni di sicurezza personalizzate su misura per ambienti specifici. Che si tratti di ambienti industriali, cantieri edili o strutture sotterranee, il loro impegno nell'affrontare le esigenze specifiche di ogni spazio ha sottolineato la loro dedizione nel garantire misure di sicurezza complete.
Inoltre, il sito web ha funzionato come canale per promuovere la cultura della sicurezza a Verona e oltre. Attraverso contenuti coinvolgenti e piattaforme interattive, Safety e Promo hanno promosso un approccio guidato dalla comunità verso la consapevolezza della sicurezza. Da workshop e seminari a iniziative di collaborazione con imprese e autorità locali, hanno guidato gli sforzi per instillare un senso collettivo di responsabilità nei confronti delle pratiche di sicurezza.
Ciò che mi ha colpito di più è stata la posizione proattiva di Safety e Promo nei confronti dell'innovazione. In un’era in cui la tecnologia continua a ridefinire i confini, hanno integrato perfettamente soluzioni all’avanguardia nei loro protocolli di sicurezza. Dai sistemi di monitoraggio avanzati alle simulazioni di realtà virtuale, hanno sfruttato strumenti moderni per migliorare l'efficacia della formazione e la preparazione per gli scenari di vita reale.
Al di là del loro impegno per la sicurezza, la dedizione di Safety e Promo alla responsabilità sociale ha lasciato un'impressione duratura. Il loro coinvolgimento in iniziative di beneficenza volte a sostenere le comunità vulnerabili ha evidenziato la loro etica di restituzione alla società. Estendendo le loro competenze oltre gli ambiti professionali, hanno incarnato il vero spirito di cittadinanza d'impresa, contribuendo positivamente al tessuto della società veronese.
In sostanza, “Spazi Confinati Verona” trascende la mera nozione di spazi fisici; incarna uno sforzo collettivo verso la salvaguardia della vita e la promozione del benessere. Attraverso piattaforme come Safety e Promo, la città abbraccia una cultura di consapevolezza della sicurezza, in cui ogni individuo svolge un ruolo vitale nel garantire un ambiente sicuro per tutti.
Mentre dico addio alle incantevoli strade di Verona, porto con me non solo il ricordo del suo fascino senza tempo, ma anche un ritrovato apprezzamento per l'importanza della sicurezza in ogni aspetto della vita. Nell'arazzo della ricca storia di Verona, la narrazione della sicurezza negli spazi confinati rappresenta una testimonianza della continua ricerca di preservare il dono più prezioso della vita: la sicurezza.
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givemeanorigami · 2 months
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Siamo nel XXI secolo e gli scii non hanno ancora un metodo di sicurezza che non si basi sul barbaro parametro del peso.
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La Camelia Collezioni - presentazione 2023
Le nostre collezioni sono visibili solo in occasione di mostre, allestimenti a tema e virtualmente collegandosi al sito www.lacameliacollezioni.com  Per informazioni, consulenze e restauro : [email protected] – Pagina Facebook: la camelia collezioni – Instagram : la_camelia_collezioni
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fashionbooksmilano · 10 months
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Creatività a colori Creativity in colour Museo Salvatore Ferragamo
a cura di / edited by Stefania Ricci con la collaborazione di/ with the collaboration of Stefano Fabbri Bertoletti, Colin McDowell
Fotografie/Photographs Stefano Biliotti, Christopher Broadbent, Roberto Quagli
Sillabe, Livorno 2006, 216 pagine,21,5 x 33,5 cm, 300 ill.a colori, ISBN 9788883473616
euro 40,00
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Mostra Museo Salvatore Ferragamo 2006
Il Museo Salvatore Ferragamo espone la collezione in rotazioni biennali, di oltre 10.000 scarpe, create dal noto stilista dalla fine degli anni Venti al 1960, anno della morte, selezionando di volta in volta le calzature secondo temi che permettono di affrontare argomenti inediti e di esplorare nuovi campi d’indagine. La mostra è stata allestita per celebrare gli 80 anni di attività della nota casa di moda e per presentare il nuovo riallestimento e ampliamento del Museo di Palazzo Spini Feroni. L’evento organizzato per l’occasione è incentrato sulle calzature create dal celebre ‘calzolaio delle dive’ scelte secondo il criterio del colore. Tema deciso per il grande fascino che ebbe sull’artista al momento delle sue creazioni e che implica una sensibilità e una conoscenza delle discipline come la fisica, la filosofia e la chimica. La scelta delle calzature da esporre per la mostra vanno dal Venti al Cinquanta del XX secolo e riguardano quelle dai colori decisi e forti (il nero, il bianco, il rosso, il verde, il blu e il giallo) senza tralasciare l’oro e l’argento, da soli o combinati tra loro in perfetta armonia geometrica e in un sinuoso movimento di tinte. Il volume è corredato dai contributi di due specialisti quali Coin Mc Dowell, illustre esperto di moda, e Stefano Fabbri Bertoletti, storico della filosofia, che aiutano a capire cosa realmente sia il concetto di ‘colore’ e l’uso importantissimo e distintivo di esso nella e per la moda.
29/06/23
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bebemoon · 4 months
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look for the name: TIANYI
john galliano champagne satin dress, 'techno romance' collection
simone rocha pink satin crystal embellished bag, a/w 2o22
mudd pearl ring
kilian paris "love don't be shy" eau de parfum
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duca-66 · 9 months
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I dolori di un intellettuale
Stamattina leggevo su Repubblica, in una lettera al giornale, la disavventura traumatica avuta in treno da parte di un fine intellettuale, Alain Elkann.
Lui che durante lo spostamento in treno da Roma a Foggia, ha dovuto subire la presenza molestatrice di giovani disturbatori, "orde di lanzichenecchi"(soldati mercenari tedeschi del '500-'600, noti per la loro efferatezza e per le loro doti predatorie), proprio mentre leggeva il Financial Times, concentrato a leggere Proust in lingua originale,e a prendere appunti sul suo taccuino con la sua penna stilografica Montblanc. Che disdetta. Il nostro aristocratico personaggio è stato costretto a sentire i discorsi di quei poveri plebei, che avevano come tema le donne e il calcio. E che dire dell'abbigliamento nazional popolare dei nostri lanzichenecchi fatto di t-shirt, pantaloncini corti e sneakers Nike...dozzinali certo!. Sua eccellenza sfoggia un abito di lino con camicia abbinata. Peccato non abbia dato qualche descrizione delle calzature, un aurea di mistero le circonda. Ci tenevo a saperlo. Dei miseri colpiva la pelle sfregiata da tatuaggi volgari, brutti e vistosi...da poveracci. E pensare che i plebei avrebbero potuto approfittare della sua presenza e della sua compagnia, del suo savoire faire, della sua classe, e della sua immensa cultura per imparare qualcosa. Giovani ingrati. Lo ignorano proprio. Il rammarico del nobile Elkann è proprio che non sia stato riconosciuto. Un atto di lesa maestà, che mal si concilia con la vanità, l'autocelebrazione e la superiorità intellettuale del nostro aristocratico Alain Elkann. Un classismo, un disprezzo, un'alterigia fuori luogo. Un bagno di umiltà gli farebbe solo bene...ma se si levasse dai piedi, anche lui, non sarebbe nemmeno male.
Si dice che i poveri invidino i ricchi, e probabilmente è vero...ma è vero altresì che i ricchi odino i poveri. Briatore docet...
E quindi...
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3nding · 7 months
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LA PSA IN PROVINCIA DI PAVIA, FATTI E CONSIDERAZIONI - di Elisa Trogu, suiatra
Per approcciare correttamente il problema Peste Suina Africana (PSA), ritengo che in primis sia necessario chiarire un aspetto epidemiologico che sta venendo travisato anche sui media: la Peste Suina Africana NON è una patologia scatenata/causata/esacerbata dagli allevamenti intensivi. La PSA in Sardegna è presente dal 1978, e in Sardegna gli allevamenti intensivi sono pochissimi: nel contesto sardo la persistenza dell'infezione è stata mantenuta dai suini bradi illegali, animali quindi liberi e che vivono in un contesto di benessere assoluto. In Penisola Iberica, dove l'ingresso del virus si è avuto nel 1960, si è risolto definitivamente il problema depopolando gli allevamenti estensivi che utilizzavano una peculiare tipologia di strutture dove albergava un ben determinato tipo di zecca molle, Ornithodoros erraticus, che, come accade in Africa con Ornithodoros moubata, è serbatoio dell'infezione. Anche in questo caso, quindi, il problema NON erano affatto gli allevamenti intensivi. In molti paesi del Nord Europa oltre ai cinghiali il problema sono i piccoli allevamenti familiari, estensivi o semiestensivi, i cosidetti "backyard".
Veniamo a noi: la PSA in Italia sul Continente è arrivata tramite l'uomo, verosimilmente con qualche scarto alimentare. Nell'autunno 2021 ha iniziato ad infettare e uccidere i cinghiali in Piemonte/Liguria (focolaio scoperto nel gennaio 2022, quando ormai il virus era diffuso su un'area enorme), dopo la Pasqua 2022 la stessa problematica si è avuta a Roma (in un parco cittadino, probabilmente causata degli scarti di qualche grigliata), quindi in provincia di Salerno e poi Reggio Calabria. Queste sono tutte zone a bassissima, se non nulla, presenza di allevamenti intensivi. Interessante notare come in tutti i casi il numero di cinghiali morti sia enormemente superiore rispetto ai focolai negli allevamenti (unica eccezione Reggio Calabria, dove semplicemente con "allevamenti" si intendono piccolissime realtà familiari, anche di 1-2 capi per autoconsumo, e contestualmente la ricerca delle carcasse di cinghiale, in zone come l'Aspromonte e la Sila, non è affatto agevole): nella nostra realtà è proprio Sus scrofa ad essere il serbatoio dell'infezione e i numeri assolutamente folli delle popolazioni di questi animali, anche in contesti urbani, stanno rendendo difficilissima l'eradicazione della PSA.
Ma cos'è successo in provincia di Pavia?
Il giorno 18 agosto 2023 il Centro di Referenza Nazionale ha confermato la positività alla PSA di un piccolo allevamento (un agriturismo con 166 suini stabulati) a Montebello della Battaglia: dopo la morte di un paio di soggetti l'allevatore aveva contattato l'ASL, che in data 16 agosto ha effettuato un sopralluogo. In quel momento gli animali mostravano unicamente una lieve sintomatologia respiratoria. Il 19 agosto erano rimasti in vita 39 animali che sono stati abbattuti.
Chiariamo anche questa cosa: la PSA non uccide gli animali in maniera rapida e improvvisa: è lenta a diffondersi, strisciante, ma il genotipo attualmente circolante (il 2) manifesta una mortalità prossima al 100%.
A Montebello viene completata d'indagine epidemiologica da parte dei Colleghi di ATS Pavia e da essa si evince che il focolaio è stato causato da falle nella biosicurezza: l'allevatore infatti possiede e lavora molti terreni, i suoi mezzi agricoli entrano ed escono dall'allevamento e in zona sono stati ritrovati cinghiali positivi (il virus della PSA è estremamente resistente e può essere veicolato anche con le ruote dei mezzi, oltre che con le calzature). L'unico allevamento intensivo in zona di protezione (che seguo io) è negativo, e a fronte della presenza delle adeguate misure di biosicurezza rafforzata i maiali non vengono abbattuti.
lo e tutto il resto dei suiatri del Nord Italia ci illudiamo, per un istante, che il disastro sia evitato. II 24 agosto scoppia il bubbone: una collega di ATS Pavia si reca per un controllo di routine (fissato giorni prima proprio a seguito del primo focolaio) presso un allevamento di Zinasco. Al suo arrivo si trova davanti un allevamento vuoto (la mattina stessa erano stati inviati gli ultimi tre camion di suini al macello, in fretta e furia) e una trentina di carcasse. Grazie alla sua competenza comprende immediatamente la situazione e riesce ad intercettare i camion prima che i suini vengano scaricati nei macelli, allerta l'ATS e la Regione. Quello che emerge è AGGHIACCIANTE: da tre settimane (le prime ricette alla farmacia erano arrivate ai primi di agosto), nell'allevamento in questione (circa 1000 capi), i suini stavano morendo. In tre settimane erano morti circa 400 maiali (il 40%), erano state fatte innumerevoli ricette e nessun campionamento. Né l'allevatore né il veterinario che segue i maiali avevano segnalato la mortalità abnorme, al contrario avevano scientemente omesso la cosa e venduto tutti gli animali, anzitempo, pur di nascondere la situazione. I maiali infetti erano stati inviati in 4 strutture del Nord Italia, ma fortunatamente il virus non si è diffuso, probabilmente anche grazie alla prontezza a alla competenza della collega, che ha evitato che gli ultimi suini venissero scaricati nei macelli di destinazione. Ad oggi tre persone, tra le quali il soccidario e il veterinario, sono indagate; è opinione diffusa che ci siano altri individui implicati, ma sarà la magistratura a fare luce sulla cosa. Personalmente spero tanto che le pene siano esemplari.
In seguito a questo focolaio l'ATS ha iniziato una serie di controlli: altri due allevamenti intensivi, nello stesso comune di Zinasco, sono risultati positivi (anche in questo caso, considerato che il virus stava iniziando a circolare in quel momento, la mortalità era lievissima o assente). Tutti i maiali vengono chiaramente abbattuti, come stabilito dalla normativa.
Il 31 agosto risulta positivo un piccolo allevamento familiare (5 capi), dove era morto 1 suino. I restanti vengono soppressi.
II 4 settembre, viene ufficializzata la positività del "santuario" Cuori liberi. I responsabili avevano segnalato la morte di 2 soggetti su 40 e le analisi confermeranno che i maiali erano morti per la PSA. Da qui parte la follia. Mentre i focolai fortunatamente si fermano (si avranno ancora un caso a Dorno sempre il 4 settembre e un ultimo caso l'8 settembre a Sommo, sempre in zona di protezione), l'ATS inizia a scontrarsi con i tenutari del "santuario". Invito tutti a guardare la loro pagina: è allucinante. Non vi era nessuna minima misura di bio sicurezza: una foto del 28 giugno ritrae tre persone, con normalissime scarpe, senza calzari, che sono all'interno di un box con i suini. Il 16 aprile invece si trova l'immagine di visitatori esterni, anche questi privi di calzari e camici usa e getta, che accarezzano un minipig.
Vediamo di chiarirla questa cosa: la PSA se la sono tirata in casa loro. Loro non hanno tutelato minimamente i suini che avevano in stalla. Vi ricordo che la provincia di Pavia, per la vicinanza con quella di Alessandria dove i casi di cinghiali positivi sono numerosissimi e in espansione geografica, è sempre stata considerata ad alto rischio! Questa situazione di allerta era nota a chiunque si occupi di maiali, dai veterinari agli allevatori. I suini di "Cuori liberi" sono stati contagiati a causa delle persone che entravano senza nessuna attenzione dentro la struttura (vi ripeto che l'ATS è stata chiamata proprio perché due maiali erano morti) e stavano morendo per la PSA già ai primi di settembre.
II 4 settembre vi erano 38 maiali vivi. Quando è stato attuato l'abbattimento degli ultimi maiali in data 20 settembre ne erano rimasti in vita 9.
Gli altri sono morti e no, non è una bella morte quella da PSA: nel caso migliore (raro) la forma più acuta causa una morte repentina; negli altri casi i soggetti sviluppano febbre, sindrome emorragica, vomito e diarrea con presenza di sangue. Questo è quello che è stato fatto sopportare a quelle povere bestie.
Intanto l'ATS si rende conto della delicatezza della situazione: viene contattata anche la facoltà di Medicina Veterinaria di Lodi e viene deciso un protocollo farmacologico per l'abbattimento. In data 14 settembre il Collega Chiari (regione Lombardia) chiarisce la cosa durante un aggiornamento via web con gli stakeholder. La stessa sera mi chiama un caro amico, suiatra, che mi racconta di essere stato contattato da qualcuno del santuario che gli ha chiesto se può occuparsi della soppressione farmacologica dei suini rimasti. Lui, chiaramente, dice di no. Perché? Perché nessun veterinario suiatra vuole avere a che fare con quelle persone. Su alcune pagine vengono pubblicati video girati con i droni durante gli abbattimenti programmati (che tra l'altro interesseranno anche alcuni allevamenti negativi, ma correlati epidemiologicamente con altri infetti o comunque in zona di protezione) oltre che messaggi dai toni in alcuni casi quasi deliranti. Si inizia a leggere la parola "assassini" collegata a chi sta semplicemente eseguendo quanto imposto dalla legge. La violenza di queste persone è evidente e in aumento, giorno dopo giorno.
Intanto dal "santuario" continuano i messaggi strappalacrime, con richieste di soldi e di presenziare ai blocchi. Decine di persone si accalcano DENTRO e FUORI l'area, creando un pericolo enorme: molti di questi soggetti infatti hanno a che fare con altri suini in altri santuari. Di conseguenza in data 19/09 Regione Lombardia emette una circolare con oggetto "Sorveglianza santuari correlati con focolaio PSA 190PVO44" nella quale, al termine di una serie di misure di biosicurezza, viene riportata la frase "In caso di necessità la vigilanza di cui al punto precedente può essere effettuata anche con il supporto delle forze dell'ordine". Siamo arrivati al punto di dover esplicitare un'evenienza simile, manco stessimo parlando degli ippopotami di Escobar
La mattina del 20 settembre, a fronte di una situazione di stallo da una parte e di elevatissimo pericolo epidemiologico dall'altra, i pochi suini rimasti in vita sono stati abbattuti. Si poteva fare altro? No.
La PSA è catalogata nel Regolamento di esecuzione (UE) 2018/1882, che è uno degli atti derivanti dalla Animal Health Law (Regolamento UE 2016/429, in categoria A + D + E:
«malattia di categoria A»: malattia elencata che non si manifesta normalmente nell'Unione e che, non appena individuata, richiede l'adozione immediata di misure di eradicazione (articolo 9, paragrafo 1, lettera a), del regolamento (UE) 2016/429);
«malattia di categoria D»: malattia elencata per la quale sono necessarie misure per evitarne la diffusione a causa del suo ingresso nell'Unione o dei movimenti tra Stati membri, di cui all'articolo 9, paragrafo 1, lettera d), del regolamento (UE) 2016/429);
«malattia di categoria E»: malattia elencata per la quale vi è la necessità di sorveglianza all'interno dell'Unione (articolo 9, paragrafo 1, lettera e), del regolamento (UE) 2016/429).
Da settimane i suini del santuario stavano morendo. La PSA è stata introdotta dalla totale mancanza di attenzione dei tenutari. Alcuni scrivono che il loro veterinario avrebbe potuto occuparsi dell'eutanasia dei maiali: chi è il collega? Perché non l'ha fatto visto che sono stati contattati Veterinari esterni? Ma soprattutto: questo collega perché non ha tutelato i suini a fronte della situazione epidemiologica del Nord Italia? Vi ricordo che il 18 agosto vi era stato il caso di Montebello, ad una manciata di chilometri: perché nessuno ha fatto nulla per evitare il contagio? Incompetenza? Menefreghismo?
Vi è poi un altro aspetto che vorrei chiarire: i suini non amano affatto essere toccati da persone che non conoscono e il contenimento per questi animali è fonte sempre di grandissimo stress (considerate che già entro due minuti dall'inizio del contenimento si hanno alterazioni del leucogramma). Per i suini quindi le manipolazioni necessarie per la soppressione farmacologica comportano senza dubbio una sofferenza maggiore rispetto, ad esempio, a un improvviso e rapidissimo colpo alla testa.
Comunque, l'ATS aveva concesso ai tenutari del santuario di utilizzare il metodo farmacologico, proprio per cercare di risolvere la situazione. Inoltre, nei maiali lo "scodinzolare" non è sovrapponibile a quello dei cani, bensi in moltissimi casi è indice di un atteggiamento aggressivo e di difesa: basta con la storiella dei maialini che correvano felici incontro ai loro carnefici. Pensiamo invece come per due lire c'è chi li tratta come i cetacei dei delfinari, obbligandoli a contatti con umani che non conoscono ma che sono disposti a versare un obolo per la foto da postare sui social.
Ricordatevi poi che a, fronte di una situazione epidemiologica tanto grave, i Colleghi delle ATS devono giustamente sottostare a quanto riportato dalla Normativa (e dal Regolamento di Polizia Veterinaria del 1954 all'Animal Health Law (Regolamento (UE) 2016/429) molte cose sono cambiate, ma certi capisaldi permangono), oltre che ad eventuali Decisioni della Commissione: i Colleghi che una massa di violenti esaltati sta minacciando di morte hanno semplicemente eseguito quanto prescritto da norme che sono il frutto di studi, conoscenze decennali, oltre che di competenze acquisite tramite il lavoro di migliaia di persone ed anche, perché negarlo, la morte di milioni di animali. Che si abbia la decenza di tacere almeno di fronte a questo.
Inoltre vorrei riportarvi due articoli del nostro Codice Penale:
Articolo 500: Diffusione di una malattia delle piante o degli animali Chiunque cagiona la diffusione di una malattia alle piante o agli animali, pericolosa all'economia rurale o forestale, ovvero al patrimonio zootecnico della nazione, è punito con la reclusione da uno a cinque anni. Se la diffusione avviene per colpa, la pena è della multa da euro 103 a euro 2.065.
Articolo 416: Associazione per delinquere
Quando tre o più persone si associano allo scopo di commettere più delitti, coloro che promuovono o costituiscono od organizzano l'associazione sono puniti, per ciò solo, con la reclusione da tre a sette anni.
Per il solo fatto di partecipare all'associazione, la pena è della reclusione da uno a cinque anni.
I capi soggiacciono alla stessa pena stabilita per i promotori.
Infine, una semplice domanda: cosa rende diversi i suini dei "santuari", o comunque "non DPA", rispetto ai suini di un allevamento intensivo? Perché un esemplare di Sus scrofa domesticus di tot anni, stabulato in un contesto assolutamente inadatto (come ad esempio un appartamento), obbligato a defecare ed orinare su di una traversina, con calori mensili a vuoto, obeso, impossibilitato a grufolare, privo di interazioni con i conspecifici, MALATO, dovrebbe essere più tutelato di un maiale di tot mesi SANO che, sebbene destinato al macello, sta in quel momento vivendo la sua vita tranquillamente, senza alcuna sofferenza?
Voi che vi stracciate le vesti, che urlate, minacciate, postate frasi allucinanti di una violenza assoluta, me la spiegate la differenza? Perché io, che da più di un mese non riesco a dormire una notte intera, che passo i fine settimana a studiare, correggere piani di Biosicurezza, che passo ore al telefono con i Colleghi per cercare un confronto, o anche solo conforto, che da anni combatto davvero affinché i suini degli allevamenti soffrano il meno possibile, io, che i suini se serve li uccido con le mie mani, per evitare sofferenze inutili, io, questa differenza, non riesco proprio a vederla.
Dr.ssa Elisa Trogu, medico veterinario
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