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#cartoni giapponesi
scara-bocchi · 1 year
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Il 4 aprile 1978 alle 17:15, più o meno, andava in onda il primo episodio di quel cartone animato che avremmo chiamato Atlas Ufo Robot e che invece avrebbe dovuto chiamarsi Ufo Robot Grendizer (o Ufo Robot Grendaiza, nella pronuncia alla giapponese), invece per noi italiani divenne Goldrake.
Già dalla sigla lo stile dell'animazione era molto diverso da quelli di Supergulp, il contenitore di programmi per ragazzi ideato dalla Rai in onda fino al giorno prima. Anche i personaggi apparivano meno caricaturati, più verosimili, in un certo senso.
Il robot protagonista era il mezzo con cui un principe di un pianeta lontano era scappato dal proprio pianeta, Fleed, invaso dall'esercito di un pianeta vicino, per trovare rifugio sulla Terra dove un astronomo lo aveva fatto passare per suo figlio.
Purtroppo le truppe di Vega, gli invasori del pianeta Fleed, ben presto spostano le loro mire espansionistiche sulla Terra e il principe di Fleed dovrà salire nuovamente sul robot Goldrake per combattere in difesa della sua nuova patria.
Goldrake mi è sempre piaciuto per l'idea del robot che viene inglobato in questo disco volante grazie al quale può volare nello spazio, una soluzione ingegneristica che mi affascina ancor oggi.
Ne sarebbero arrivati molti altri di robot, inclusi i due Mazinga che erano in realtà precedenti a Goldrake nella timeline, ma non lo sapevamo all'epoca: Goldrake era il primo per noi e lo è tutt'ora.
Non lo sapevamo ancora ma quel 4 aprile assistemmo al primo giorno dell'invasione nipponica nei canali televisivi italiani.
Nulla sarebbe stato mai più come prima.
Il disegno in alto è il mio personalissimo omaggio a Goldrake.
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Vivo per questo 😍
@cindherella
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cuoredolce67 · 2 hours
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spettriedemoni · 1 year
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Ho appena realizzato che Baldios è un robot il cui abitacolo era nel pene.
Cioè era comandato dal cazzo!
Meraviglioso!
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vorakh · 10 months
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yesterday we were talking about old animes (and childhood anime crushes) at work and god it was so embarrassing i was like you know that one about the f1 pilot? grand prix? you know that one? i had a crush on that man
and my coworkers were like gin what the FUCK are you talking about
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kon-igi · 1 month
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I GIAPPONESI, MEDIAMENTE, STANNO MALE MA LA SANNO LUNGA (cit.)
Ieri, oltre ad aver sistemato il problema al motore del mio fuoristrada appiccicando dello scotch davanti alla spia del guasto (si chiama Metodo Vorace Bestia Bugblatta di Traal), un tamblero ungherese mi ha suggerito di fare un upgrade e coprire i gemiti del motore ascoltando la musica a tutto volume (il mio motore emetteva gemiti? Non lo so... avevo la musica a tutto volume!)
Fatto sta che in un impeto di autolesionismo estremo, su youtube scelgo un collage della durata di 60 minuti - il tempo del viaggio di ritorno a casa senza fare i tornanti in derapata, sia mai che i gemiti del motore coprissero la musica - dicevo, un collage di tutte le sigle dei cartoni animati anni '70-'80, quindi Cristina D'Avena esclusa.
Ora, può darsi che i miei gusti musicali siano pessimi (lo sono) e che io abbia la sindrome di Munchausen a Stoccolma (mi avveleno da solo con cose che mi hanno reso psicodipendente da bambino) però è stato un viaggio davvero molto... istruttivo (che fatica non aver messo la D) perché mi sono reso conto che oggi i bambini non possono avere ciò di cui è stato fatto dono a chi guardava i cartoni animati sulle tv regionali.
Il trauma psicofisico di una violenza televisiva gratuita e improvvisa senza la minima censura o il minimo controllo della società.
E non sto parlando di Goku che frugava nelle mutande di Bulma chiedendosi cosa fosse quella cosa ma robe tipo Ninja Kamui, Kyashan o Judo Boy che AMMAZZAVANO DI BRUTTO LA GENTE CON TANTO DI TORTURA E SCHIZZI DI SANGUE.
Voglio dire, l'Uomo Tigre crepava di mazzate i suoi avversari ma non modello Goku Super Sayan AAAAAAAAHHHHHH!!!!... una roba più tipo il poliziotto preso a rasoiate in Pulp Fiction
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E cosa dire di Bem il Mostro Umano?
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Cioè, non lo so... 'umano' perché lui dava solo bastonate, mentre i cattivi cavavano occhi, evisceravano pance e torturavano bambini. Letteralmente.
Ho in mente questa scena in cui Ninja Kamui sta meditando su un albero (?!) e a poca distanza da lui un brigante cattura una donna e le taglia la gola con un coltello... uno schizzo di sangue della vittima imbratta il volto del protagonista ma il narratore afferma subito che lo stato di meditazione del ninja era così profondo che lui non poteva accorgersene.
Avevo 9 anni.
In genere, però, anche nelle serie più kid-friendly c'era questo sottile filo di sado-masochismo per cui ok che il/la protagonista trionfava ma per riuscirci dovevano SOFFRIRE VISTOSAMENTE, preferibilmente assistendo alla morte atroce di parenti o amici di infanzia e subendo torture da Guantanamo (spesso autoinflitte, per quella storia di Nietzsche temo un po' sfuggita di mano al mangaka).
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Comunque - e qua so di citare un cosa praticamente irraggiungibile conoscitivamente dalla maggior parte di voi - la cosa che ancora adesso mi mette più angoscia è il ricordo di Madame Butterfly che durante gli allenamenti fa espodere con furia le palline da tennis contro al muro.
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Poi sono arrivati il MOIGE e il CODACONS, quindi ora i bambini vivono in uno stato di dissociazione mentale dovuto ai buchi di trama per i tagli censori e alle cugine assolutamente non lesbiche di Sailor Moon.
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abatelunare · 4 months
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Esempi animati dal Sol Levante
Gli sceneggiatori degli anime giapponesi hanno spesso suscitato la mia perplessità. Tanto da farmi pensare che in alcuni casi non comunichino fra loro. Vi faccio tre esempi così capite meglio.
Primo esempio Parliamo del Grande Mazinga. Verso la fine della serie, si unisce a lui Mazinga Zeta. E succedono due cose bizzarre. La prima è che i Generali di Micene si rivelano molto più scarsi del previsto (fatta eccezione per il Generale Nero, morto durante un epico duello contro il Mazingone). La seconda è che nessuno si degna di comunicare ai poveri spettatori quale fine abbia fatto l'Imperatore delle Tenebre, che era poi il Gran Capo della baracca nemica.
Secondo esempio Parliamo di Goldrake. C'è una cesura netta fra prima e seconda stagione. Dall'oggi al domani Actarus e Venusia cambiano radicalmente look. Alcor rimane uguale a prima, loro due no: abbigliamento e taglio di capelli si fanno più adulti. Soprattutto, scompare uno dei personaggi minori: Banta, il vicino di Rigel. Lui e la madre evaporano nel Nulla Cosmico...
Terzo esempio Parliamo dei Cavalieri dello Zodiaco. Gli Eroi partono alla volta del Grande Tempio. Ai Cavalieri di Bronzo si uniscono tre giovincelli che si fanno chiamare Cavalieri d'Acciaio (questo perché le loro armature hanno una natura meccanica e non spirituale). Ebbene, costoro, una volta arrivati a destinazione, svaniscono. Non si capisce che fine facciano.
Va bene la fantasia. Va bene che i cartoni animati non rispecchiano fedelmente la realtà. Però cerchiamo almeno di non perdere i pezzi. Che poi gli spettatori non li trovano. E soffrono.
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ideeperscrittori · 2 years
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UNO STRANO EFFETTO DELLA PAROLA "CORAGGIO"
Tempo fa ho visto tutte le serie di un anime (così si chiamano i cartoni animati giapponesi) intitolato "Monogatari".
L'opera è un capolavoro con personaggi complessi e dialoghi memorabili, malgrado alcuni classici difetti di molti anime, come la presenza sovrabbondante del cosiddetto "fan service", spesso caratterizzato da ammiccamenti del tutto gratuiti a talune perversioni (che includono forme di molestia sessuale) senza neppure un accenno di collegamento alla trama o allo sviluppo dei personaggi.
Non scendo nei particolari perché a questo profilo sono affezionato e non voglio correre il rischio che sia disintegrato dalla spietata polizia democristiana dei social network. Oggi mi gira così. Voglio che il post sia completamente asettico.
A proposito, mi è tornata in mente la scena in cui un personaggio femminile fa una scommessa con Koyomi Araragi, il protagonista. La posta in palio è collegata alle perversioni del ragazzo. Ma la questione più interessante è proprio l'oggetto della disputa.
Lei scommette di poter dimostrare che la parola "coraggio" si può usare per manipolare la comunicazione e descrivere qualsiasi azione esecrabile come se fosse un comportamento degno della massima stima.
Basta aggiungere "coraggio" e il gioco è fatto.
Per essere convincente fa diversi esempi allo scettico Araragi. Non li ricordo tutti, quindi alcuni devo inventarli, ma il concetto non cambia. Tanto per rendere l'idea, ecco un piccolo elenco: il coraggio di far del male a qualcuno, il coraggio di tradire gli altri, il coraggio di mentire, il coraggio di ingannare, il coraggio di sacrificare vite umane, il coraggio di sganciare una bomba.
Alla fine Araragi si arrende e lei vince la scommessa.
Ho ricordato questa scena quando Salvini ha pubblicato una foto per mostrare se stesso in posa eroica. Nella foto c'era una barca in mezzo al mare, piena di migranti in fuga dalla disperazione. E c'era anche la scritta: «Torna la sicurezza, torna il coraggio».
Già, proprio quel coraggio lì...
[L'Ideota]
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turuin · 6 months
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Una idea per un reboot/crossover creativo di cartoni giapponesi anni '80, a tema vagamente kinky:
SPANK ME LICIA
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aitan · 9 months
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C'è su Netflix un giallo fantasy cinese che secondo me vale la pena vedere. Girato benissimo e avvincente. Trucchi ed effetti speciali da brivido. Ricerca cromatica accurata. Coreografia e corpi a corpo mozzafiato. Musiche non esaltanti, ma adatte a ricreare un'atmosfera magica e tensiva. Continui colpi di scena. Attori e immagini di raffinata bellezza. Storia non banale e ricca di rivelazioni che si dispiegano a spirale (per quanto la trama possa risultare difficile da seguire per un occidentale privo di specifiche coordinate culturali, come me). La sceneggiatura è solida e ben costruita (anche se io ogni tanto mi confondevo un po' tra i sottotitoli e i volti di un paio di attori che distinguevo con difficoltà; ed erano pure antagonisti).
Si chiama "The Yin Yang Master: Dream of Eternity".
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Io l'ho definito un giallo fantasy, ma tecnicamente si tratta di un "wuxia", cioè un film d'azione basato su eroi combattenti che praticano le arti marziali, tipo i film di cappa e spada o i western nostrani. Ma questi sono supereroi con poteri speciali che mi hanno fatto venire in mente i primi cartoni animati giapponesi arrivati in Italia quando io cominciavo già a non vederli più i cartoni animati. Tipo Goldrake e Jeeg Robot d'Acciaio. E non manca nemmeno il mostro gigantesco à la Godzilla. Il male colossale che invade lo schermo e finisce sconfitto. Almeno a cinema e in tivvù.
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gonagaiworld · 9 months
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Gō Nagai e i suoi super robot, un confronto delle altezze Una panoramica rapida per i fan dei giganti meccanici dei cartoni animati giapponesi. Info:--> https://www.gonagaiworld.com/go-nagai-e-i-suoi-super-robot-un-confronto-delle-altezze/?feed_id=386766&_unique_id=64c0291189272 #Culturaotaku #GoNagai #MazingerZ #UFORobotGoldrake
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winxwiki · 8 months
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You can tell that the guys who worked on the Hallowinx episode are people of culture, compared to american writers, who can only reference DBZ, Pokemon, Sailor Moon and sometimes Gundum, if it's lucky. I doubt that they even watched any of these, just checked out random clips on youtube.
Sooo true! Considering that Straffi was born in 1965 and most of Rainbow's staff is from that era onwards they definitely grew up on 70s anime on TV, Ufo Robot Grendizer came out in 1979 in Italy and my whole family watched it. My algebra professor in high school was a Gunpla collector. Over 40 years of anime in Italy definitely shaped Winx for the better.
The difference between the original winx writers and nickelodeon's output is the biggest outlier. You have people shaped by 70s anime about war crimes on one side and blues clues writers on another
It's also interesting to note that there's no references to 70s and 80s shoujo or magical girls. It's all anime that was aimed back then at boys or general audiences. No Rose of Versailles references, no Candy Candy, no Creamy Mami, etc. Perhaps that's what makes Winx more unique considering its unorthodox influences beyond Sailor Moon?
Update: according to this mirror of an interview I can't find online (likely transcribed from paper), Iginio absolutely watched anime religiously, but nowadays he refuses to credit it as a major influence.
Quando lei era adolescente arrivarono i cartoni animati giapponesi. Quando avevo 11-12 anni uscirono Atlas Ufo Robot, Goldrake, Mazinga, Heidi. Mi appassionarono e mi fecero scoprire questo nuovo linguaggio a puntate. Le storie non solo fatte di gags come i classici della Warner mi presero. I cartoni giapponesi mi hanno in parte influenzato. Il mio sogno è sempre stato quello di creare una via europea.
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patemi-pk · 1 year
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Aspettando Pk
Post in italiano, mi spiace per i lettori internazionali, ma mi trovo più comodo a parlare nel mio idioma natio per questa piccola digressione.
Davide Cesarello
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Ho ordinato su Panini.it il nuovo volume di Pk, assieme ad altre cose, perciò avrò modo di leggerlo dopo la data di uscita. Intanto, mi fa piacere che per le matite sia stato scelto stavolta Davide Cesarello.
Potrà apparire forse strano, ma faccio moderatamente il tifo per Cesarello da tempi non sospetti. Allievo della defunta Accademia Disney, ha collaborato con Disney Italia dalla seconda metà degli anni 90, fino agli anni 00. In quegli anni disegnò un pugno di storie, in due delle quali si cimentò anche da autore completo. Ben presto, però la sua carriera prese una strada che definirei più corporate, ovvero da copertinista per varie serie, come Minni & co., Mega 2000, X-Mickey (di cui si occupò anche di parte del processo creativo alle spalle), i Gialli di Topolino e iniziative editoriali come i Classici della Letteratura (la serie edita in collaborazione col Corriere della Sera ebbe in Italia come copertinista principalmente Fabio Pochet, ma in altri Paesi continuò con copertine di Cesarello).
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In pratica si potrebbe dire che sviluppò una carriera simile a Marco Ghiglione, ma, parlando da lettore, nelle poche cose disegnate da lui, vedevo una maggiore capacità narrativa e recitativa, che superava la capacità di mettere in posa dei personaggi per un'illustrazione statica.
Una storia in particolare, mi permise di mettere a fuoco il suo talento: Topolino e il diamante rosa, che ritrovai su un Topolino di quelli venduti nelle buste delle edicole.
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La cosa che mi colpì maggiormente, fu, nello stile, la volontà di eludere dal manierismo un po' provinciale che spesso insidia varie storie italiane, per mettere in scena un Topolino molto reale e allo stesso tempo fedele alla lezione d'oltreoceano. Questa commistione fra look corporate e taglio rampante dei personaggi, più che a Ghiglione, finiva per farmelo accostare a Sciarrone o Barbucci. Insomma, mi sembrava arrivare da quella scuola (o meglio, come avrei scoperto dopo, da quell'Accademia).
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Guizzi così me li potevo immaginare animati dagli studi di Burbank. Non era un qualcosa che sembrava troppo alieno da un Runaway Brain. Tutto questo portava a crederci un po' di più in quello che si leggeva. E la trama, poi, non era neanche banale, ma aveva delle sequenze, inquadrature, tagli, che la facevano risaltare. Anche la scelta di alcune vignette monocromatiche dava un appeal moderno, simile a quello che Monteduro aveva inaugurato su Pk (sui colori, però, suppongo indicazioni dell'autore, data la valenza narrativa degli stessi, ma non ho elementi per identificare autori).
Se ciò sembra poco, questa storia segna anche il suo esordio sul settimanale, come rivela lo stesso autore nella sua scheda su Topolino.it:
Di saper disegnare lo dimostrai molto presto, all’asilo delle suore di Sesto S. Giovanni, dove i classici omini stilizzati prendevano forme e dinamismi unici per un bimbo di quell’età. L’asilo fu in effetti una buona palestra, si passava molto tempo a fare “scarabocchi” che tra l’altro conservo ancora gelosamente (oltre che a giocare a Zorro e D'Artagnan, gli eroi dell’epoca). Ad ogni modo, fu subito chiaro che il disegno sarebbe stato una componente molto importante nella mia vita e irrinunciabile. Seguirono poi gli anni delle elementari, tra cartoni animati giapponesi, che copiavo senza fermo immagine (ahimè all’epoca non ce l'avevamo) e caricature di compagni e maestre, naturalmente a loro insaputa, con una vena sempre umoristica. Crescendo diventai un divoratore di fumetti e col tempo mi appassionai soprattutto allo stile umoristico, imparando a riconoscere gli autori e l loro segno grafico. Da adolescente non ebbi troppi problemi a scegliere la mia strada. Passai diversi anni a studiare grafica e illustrazione, finendo poi all’Accademia di Belle Arti di Brera dove mi diplomai in scenografia. Fu proprio a Brera che venni a sapere della scuola Disney e così convinto da una amica, mi presentai con un book di disegnetti molto naif alla selezione per entrare ai corsi tenuti dal grande Giovan Battista Carpi. Passò un lungo periodo di prove infinite ma alla fine riuscii ad entrare all’Accademia Disney, un luogo di incontro e scambio culturale che mi rimarrà sempre nel cuore. La prima storia uscii nell’ottobre 98: "Topolino e il diamante rosa”, scritta e disegnata da me e in seguito ne uscirono altre, mentre collaboravo saltuariamente anche con il dipartimento Licensing della Disney per la creazione di prodotti per il consumer product. Dopo qualche anno da freelance mi venne offerto di entrare alla Walt Disney Company come senior artist, dove ebbi modo di conoscere tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo e crescere artisticamente, ispirato dal loro talento e i loro insegnamenti. Nonostante fossi ormai lontano dalla testata di Topolino ebbi modo comunque di ispirare la redazione con alcune serie di grande successo: X-Mickey e le Storie della Baia. Il fumetto come mezzo per raccontare storie continuava ad avere un certo fascino su di me. Nel 2018 tornai a fare il freelance, riallacciando i rapporti con la rivista di Topolino.
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Nonostante il Diamante Rosa fu a lungo l'unico ricordo connesso a Cesarello, il suo nome mi rimase impresso, tanto da essere stupito, nel tempo, di non trovare più un così fulgido talento speso fra le pagine del topo. Fui perciò molto felice di rivederlo, prima di nuovo sulle cover e dopo sulle storie, a collaborare col settimanale, dopo una decennale assenza (ultradecennale, se poniamo l'attenzione sulle storie lunghe più di una tavola).
Menzione obbligatoria di congratulazioni con la direzione Bertani per il fiuto nel recuperare autori.
Il nuovo Cesarello appare certamente più maturo di come fosse negli anni 90. Mantiene una regia interessante e una buona capacità di far recitare i personaggi. Con le nuove storie di Top de Tops riesce egregiamente a sostituire Massimo De Vita, riuscendo a porsi in continuità con lui, pur avendo infuso una riconoscibilità ai personaggi mutuato, evidentemente, dagli anni nel licensing.
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Se in passato sembrava pendere verso l'animazione in determinate scelte e lo stile corporate, qui pare tornare ad adattarsi al mezzo fumetto, pur mantenendo quella particolare affinità per il dinamismo. Insomma, appare in evoluzione, capace di rinnovarsi e di applicarsi a studiare per adattarsi a ciò che gli viene chiesto, dandone un'interpretazione comunque personale.
Ora ha ricevuto il pesante incarico di occuparsi di Pk, in un periodo in cui alla serie vengono affidate matite inedite. Sono molto curioso della prova che potrà dare in questo contesto.
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cuoredolce67 · 2 months
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1 Steel Jeeg
2 Ideon
3 Groiser X
4 Grendizer
5 Valkyrie
6 Gakien
7 Daltanius
8 Golion
9 Tetsujin 28-go
10 Dunguard A
11 Dai Apolon
12 Bill Vine
13 Orgas
14 Garland
15 Bifam
16 Ride Armor
17 Xabungle
18 Gallian
19 ???
20 Dangaio
21 Daiturn 3
22 Juohmaru
23 L-Gaim
24 Dougram
25 Mekander Robo
26 Gingaiser
27 Gaiking
28 Astroganga
29 Godam
30 Galaxy Cyclone Braiger
31 Great Mazinger
32 Albegas
33 Zanbot 3
34 Dora
35 ?????
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stargatesblog · 24 days
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I mitici robot animati: storia, nascita e arrivo in Italia
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I cartoni animati nascono da un'idea creativa che viene sviluppata da sceneggiatori, registi, disegnatori e animatori. Dopo aver elaborato il concept e scritto la trama, si procede con la realizzazione delle animazioni mediante disegni, computer grafica o pupazzi animati.
Una volta completata la produzione, i cartoni animati vengono trasmessi in televisione o distribuiti in formato home video o streaming. In Italia, i cartoni animati arrivano attraverso le reti televisive, i canali a pagamento, i servizi di streaming come Netflix o Amazon Prime Video, o grazie alle edizioni home video.
Solitamente i cartoni animati vengono doppiati in italiano prima di essere trasmessi in televisione per permettere al pubblico italiano di godere dell'opera nella propria lingua. La trasmissione dei cartoni animati in Italia dipende dalle scelte delle reti televisive e dei distributori e da accordi di licenza con le case di produzione straniere.
I primi cartoni animati in Italia arrivarono negli anni '20, con la diffusione del cinema d'animazione. Tuttavia, il vero boom dei cartoni animati in Italia avvenne negli anni '60 e '70, grazie alla trasmissione in televisione di serie animate come "Hanna-Barbera" e "Looney Tunes". Per intenderci i celeberrimi Tom & Jerry, Paperino, Duffy Duck e tanti altri. All'inizio i cartoni giapponesi dovevano lottare con i famosi fumetti della Marvel che in quel periodo erano davvero fortissimi, ma la nuova tecnologia prese subito il sopravvento.
Gli anni '80 sono stati un periodo d'oro per i cartoni animati in Italia. I bambini e i ragazzi di quell'epoca hanno potuto godere di una vasta gamma di anime giapponesi, come "Holly e Benji" (Captain Tsubasa), "L'Uomo Tigre" (Tiger Mask), "Heidi" e "Lady Oscar". Questi cartoni animati hanno riscosso un grande successo e sono diventati veri e propri cult, ancora oggi amati da molti.
Inoltre, in quegli anni sono stati trasmessi anche altri celebri cartoni animati americani come "He-Man", "I Puffi", "Transformers", "Thundercats" e "Inspector Gadget", che hanno saputo conquistare un vasto pubblico di bambini e ragazzi.
Il successo di questi cartoni animati degli anni '80 è dovuto alla loro capacità di coinvolgere e intrattenere il pubblico con storie avvincenti, personaggi memorabili e animazioni di qualità, diventando dei veri e propri fenomeni di culto che hanno lasciato un'impronta duratura nella memoria di tutti coloro che li hanno visti.
Gli anni '80 sono stati un'epoca d'oro per i grandi robot giapponesi, con alcuni degli iconic che sono entrati nella cultura popolare di tutto il mondo. Ecco alcuni dei più famosi robot degli anni '80:
Goldrake (ou UFO Robot Grendizer): un robot gigante pilotato dal principe dei mostri spaziali, creato dal leggendario Go Nagai. È diventato uno dei robot più amati di sempre, con la sua incredibile potenza di fuoco e il suo design iconico.
Mazinga Z: un altro robot gigante creato da Go Nagai, Mazinga Z è stato uno dei primi robot a combattimento pilotati da un pilota umano. La sua armatura in lega di zaffiro e il pugno a razzo ne fanno uno dei robot più potenti dell'universo.
Daitarn 3: un robot di dimensioni enormi creato per la difesa della Terra, pilotato da Banjo Haran. Dotato di una grande varietà di armi e tattiche di combattimento, Daitarn 3 è stato uno dei robot più amati degli anni '80.
Getta Robot: una serie di robot giganti che si combinano per formare un robot ancora più grande, il Getta Robot è diventato un'icona degli anni '80 per il suo design futuristico e le incredibili capacità di combattimento.
Combattler V: un robot combattente che combina cinque diversi robot giganti per formare un'unica unità di combattimento, Combattler V è stato uno dei robot più popolari degli anni '80 per la sua versatilità in battaglia.
Trattando la storia dei cartoni animati trasmessi in Italia non possiamo non parlare dei manga giapponesi, nato come fumetti e poi diventati anche loro serie animate per la TV. Rimandiamo però ad un articolo specifico questo tema molto interessante sugli anime giapponesi e sul loro arrivo in Italia.
Questi sono solo alcuni dei grandi robot degli anni '80, ma possiamo verificare una lista di cartoni animati degli anni '80 trasmessi in Italia per vedere la grande quantità che rappresentano alcuni dei migliori esempi dell'epoca d'oro dei robot giganti giapponesi.
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alemicheli76 · 2 months
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The Tatami Galaxi, Tomihiki Morimi, Harper Collins. A cura di Barbara Anderson
Cosa sono gli anime? Così come immediata risposta verrebbe voglia di dire che sono dei cartoni giapponesi. Gli anime sono di fatto la trasposizione animata dei manga giapponesi. E in Giappone gli anime rappresentano un vero e proprio filone culturale; sbarcato ovviamente anche nel resto del mondo è diventato rapidamente un fenomeno culturale di massa e una forma di arte tecnologica. Ma perché…
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