ma se un giorno ho fatto una cosa importante è stata scaldarti le gambe se avevi freddo la notte, baciarti le lacrime, leggerti le favole e farti ridere di me
Se qualcuno muore schiacciato da un treno arriveremo in ritardo e ci lamenteremo e se una guardia uccide un ragazzo straniero non si farà manco un anno, neanche un giorno dentro, sogno che il mondo brucia e mi sveglio col cazzo duro. Pensiamo solo a noi stessi, è inutile fare i buonisti di questi tempi va di moda esser depressi ma se soffri davvero nessuno sta lì a sentirti, vorrei entrare in Vaticano con un carro armato e liberare i bimbi chiusi nel seminterrato c'è chi vive nel lusso e chi vive nel degrado e i ricchi molto spesso fanno più schifo di un ladro. Faccio schifo come il mondo non ho più nessuno attorno ma è meglio per me, è meglio così…
Da piccoli ci insegnano che l’estate finisce il 21 settembre, finché una volta sui banchi ci accorgiamo che la sua lunghezza non ha fondamento astronomico ma dura fino a quando non ci sono esami di recupero o sessioni estive. Quando si è adulti la lunghezza della propria estate, qualora concessa, va concordata con altri, in base ad un contratto di lavoro, scadenze dettate da terzi e giornate di ferie già godute durante il resto dell’anno. E troppo spesso le ferie, seppur variamente riempite, sono concepite come tempo per il recupero delle condizioni psico-fisiche per poter tornare a performare meglio al rientro.
Tossiche sono tendenze che hanno preso piede nella concezione quotidiana del lavoro e nel suo peso sulla vita dell’individuo. La colpevolizzazione del semplice rispetto dell’orario di lavoro, il regolare sovrapporsi di urgenze, il non avere tempo come unico sinonimo di produttività e la mancata disconnessione dai mezzi di produzione portano ad un’inevitabile sconfinamento del tempo del lavoro nel tempo privato, relegando quest’ultimo a “ciò che resta una volta usciti dall’ufficio”.
I primi anni lavorativi sono fondamentali per l’apprendimento della propria professione e per la ricerca di un proprio ruolo nel meccanismo produttivo, ma devono anche saper formare il lavoratore sui propri diritti e fargli prendere coscienza della dignità del lavoro.
Ho la fortuna di poter dedicare delle ore del mio tempo libero al volontariato. Durante una di queste ore un anziano mi disse che non era mai stato in Australia, non conosceva nulla di quell’isola dall’altra parte del mondo, nulla della sua geografia e della sua fauna, se non che dei minatori diedero la vita per far sì che il turno di lavoro venisse ridotto a otto ore giornaliere. Ora, mi chiedo perché quelle conquiste debbano essere tacitamente e sistematicamente disattese da noi giovani lavoratori.
In questi anni difficili abbiamo tutti guardato il cielo e capito che non c’è vita solo sul mondo del lavoro. Auguro a tutti di trovare al proprio rientro un’occupazione che, oltre a essere contrattualmente dignitosa e fonte di soddisfazioni, permetta di equilibrare l’orario produttivo con il tempo per sé, senza doversi annullare. Che il tempo libero non sia solo evasione o distrazione dal lavoro ma vera occasione di incontro con l’altro e miglioramento di se stessi.
Di tornare ad un lavoro che permetta di bruciare sempre e spegnersi mai.