Tumgik
#non ce la faccio più luca per favore
Text
Clip 10.6
N: Sì. Sì, ma riuscite a venire un po' prima? Tipo...nove. Non so se riesco a tenerlo al mare, fa... Comincia a fare un po' freddo. Ok, fammi sapere appena sai e fammi sapere se trovi le chiavi nella cassetta oppure se qualcuno, boh, se le è fregate, non lo so. Sì sì, no. C'hai..c'hai ragione, sono un po' in ansia. Ok. Ok dai, a dopo. Ciao.
M: Cos'è quella faccia?
N: Quale faccia?
M: Come ti permetti di essere triste al mio compleanno, eh?
N: Non sono triste. È che mi dispiace che non ti piace il maglione che ti ho regalato.
M: No, non ho detto che non mi piace. Ho detto che è particolare.
N: Quindi fa schifo.
M: Vuoi farmi un regalo che siamo sicuri che mi piaccia?
N: Certo.
M: Promettimi che da oggi mi posso fidare di te.
N: Prometto solennemente!
M: Sono serio.
N: Anch'io. Da adesso puoi chiedermi tutto quello che vuoi e io ti dirò sempre tutto.
M: Tutto tutto?
N: Tutto.
M: Ok. Iniziamo subito. Visto che tanto domani dovrò vederlo, con Luai...c'hai scopato?
N: No.
M: E avresti voluto?
N: Sì.
M: Ok.
Prima dove sei andato?
N: A prendere le pillole in macchina.
M: Ti ho visto che eri al telefono.
N: Ma devo dirti tutto tutto tutto?
M: È il mio regalo.
N: Eh vabbè, ok. Stavo al telefono con Gio. Ti stiamo organizzando una festa a sorpresa a casa nostra. Il mare era solo una scusa per tenerti lontano da casa. E adesso mi hai rovinato la sorpresa.
M: E secondo te non c'aveva già pensato Luchino a rovinare tutto?
N: Ma come? Te prego.
M: Sì. Però apprezzo tantissimo. Grazie.
[ Oh! Fatele a casa vostra ste porcate! ]
M: Come hai detto?
[ Fate schifo! ]
N: Oh! Marti!
M: Dimmelo in faccia, eh! Testa di cazzo, eh! Dimmelo in faccia, pezzo di merda!
N: Oh! Calma. Calma.
M: Che sto facendo di male, eh?
N: Oh!
M: Merda, vieni qua se c'hai le palle!
N: Marti, guardami. Basta! Oh! È solo un ignorante. Non diamogli la soddisfazione, ok? Eh? Ok?
M: Ok.
N: Adesso ci prendiamo un po' di sole, poi ce ne torniamo a casa, tu farai finta di non sapere niente della festa, eh? Stiamo con i nostri amici e ci divertiamo, ok?
M: Prima possiamo buttare in mare il pescatore?
N: No.
-
S: È carino secondo me. Poi è gentile.
F-E-S: Ciao.
SA: Ciao! Eid Mubarak!
F-E-S: Ciao.
E: Wow. Che bella!
SA: Grazie. Vi faccio conoscere le mie amiche.
[ Ciao! ]
F: Federica, piacere!
MAJDA: Piacere.
E: Eva.
MARYAM: Maryam, piacere.
SI: Silvia.
MARYAM: Maryam, piacere.
SA: Loro sono le ragazze con cui faccio karaoke.
S: Ah, a me il karaoke non me lo fanno mai fare.
E: Perché non sappiamo cantare.
SA: Tra l'altro lei fa dei pezzi trap pazzeschi.
MAJDA: Pazzeschi non direi, però vabbè...
E: Facci sentire qualcosa.
MAJDA: Ok.
FI: Ehila? C'è nessuno?
SA: Scusate. Ciao! Eid Mubarak! Ciao.
FI: Scusa per il ritardo.
SA: No, figurati.
FI: Però ti ho portato un regalo. Ma non c'erano biglietti per l'Eid e quindi te l'ho preso di Natale.
SA: Va bene, grazie.
FI: Tiè.
F: Ciao Filo!
FI: Ciao.
F: Sana, io sto morendo di sete.
SA: Guarda, se vai in cucina c'è del karkadè.
F: Ok. Grazie.
Ciao.
EM-SARA: Ciao.
F: Come va?
L: Tutto bene.
SARA: Tu?
F: Bene bene, grazie. Alla fine avete risolto per la casa, sì?
EM: Sì sì, c'ha pensato il papà di Carlotta.
F: Ok ok, meno male.
L: Comunque se volete venire c'è ancora qualche posto.
F: No, grazie. Ormai ci siamo già organizzate.
L: Ok.
F: Comunque mi dispiace per la macchina.
SARA: Quale macchina?
LU: Buonasera!
F: Ciao.
LU: Senti, ma è arrivata Silvia?
F: Sì sì, sta di là.
LU: Grazie.
Ehila!
E-S: Ciao!
E: Comunque regà, sto coso è buonissimo, eh.
S: Sì, che cos'è?
LU: Non ne ho idea, considera che è il quarto piatto che mangio di seguito.
S: Ovvio.
R: Tajin, regà. Si chiama Tajin.
S: Tajin, ok.
E: Ah Tajin, ok.
R: Troppo buono, spacca ve'?
LU: Buonissimo.
S: Voi non vi conoscete, vero?
R: No.
LU: No.
S: Ok. Lui è Rami e lui è Luca, il mio ragazzo.
R: Rami, piacere.
LU: Luca.
F: Regà! Regà! Regà! Non potere capire che cosa è successo.
S: Che è successo?
F: La macchina che abbiamo sfregiato non è di Carlotta.
S: Che cazzo dici?
E: Ma che dici?
F: Te lo giuro.
E: O mio dio e di chi è?
F: Non lo so regà, non lo so.
E: Ma come non lo sai?
R: Voi avete sfregiato una macchina?
LU: Infatti.
E: No vabbè, sfregiato mo Fede no, diciamo che è una storia molto molto lunga.
R: Non lo voglio manco sapé.
F: Ah, tra l'altro gli ho detto che ci siamo organizzate per andare in vacanza, quindi scegliamo un posto da dire tutte quante che sennò facciamo una figura di merda.
E-S: Ok.
S: Ok. Va bene.
LU: Scusate, a sto punto venite in Salento con noi, no?
S: Oh!
F: Ah!
E: Si potrebbe fare.
S: Sì.
E: Però mi sa che se ci sono tanti maschi i tuoi genitori fanno un po' di storie.
F: Ti prego non ti fare sentire perché Sana si incazza.
R: Però se c'è suo fratello a farle da guardia lì cambia tutto.
F: Ah e tu verresti in vacanza con noi?
R: Ma sì, perché no? Guarda, lo vado pure a chiedere agli altri.
F-S-E-LU: Dai.
FI: Considera che la luce, il gas, internet e il riscaldamento paga tutto mia madre.
EL: Ottimo.
FI: Tu mi dai 250 euro e non ce pensi più.
EL: Ma Ele lo sa che affitti camera sua?
FI: Più o meno.
EL: Come più o meno? Cioè, quando torna a Natale oppure, che ne so, se viene tua madre, che faccio? 'Ndo vado?
FI: Ho capito, bello mio. Se vuoi la stanza 365 giorni all'anno spendi 400 euro, te ne vai a Piazza Bologna e te la dividi con sette che non se lavano.
EL: Eh, giusto.
FI: E poi fattelo dire e te lo può confermare Martino io sono l'ospite perfetto. Perché è come se non ci fossi, non mi si vede, non mi si sente. A meno che tu non voglia un po' di compagnia. Perché pure stare sempre solo in camera...
EL: Be', dopo un po'.
FI: Lo sai che facciamo?
EL: No.
FI: Mettiamo il proiettore in salotto, eh?
EL: Ti faccio sapere, eh?
FI: Martino!
M: Eh?
FI: Vieni un po'.
M: Che c'è?
FI: Glielo dici che sono il coinquilino perfetto.
M: Vero. Vero. Anche se ha un senso della pulizia un po' particolare, eh.
FI: Cosa?
M: È vero.
FI: Ingrato.
M: È vero.
N: Vuoi trasferirti da Filo?
EL: Be', forse mi sono rotto un po' il cazzo di vivere con mio padre.
M: Be', daje. Figo però.
EL: Sì.
G: Ragazzi, c'ho un notizione. Stiamo acchitando la vacanza del secolo.
M: Cioè?
EL: Daje!
G: Vengono anche le ragazze in Salento con noi.
M: Bomba! Bomba!
EL: Numero.
G: Viene pure Rami con i suoi amici, quindi ci stiamo tutti.
FI: Be', io se mi organizzo un attimo posso venire.
EL: A te non ti ha invitato nessuno però.
FI: Senti, scusa, prima regola: abbi rispetto per il tuo padrone di casa e lui lo avrà per te.
EL: Rispetto padrone.
G: Marti, che è sta faccia?
M: Che?
G: Ma vuoi venì di là insieme? Ci parli un attimo? Poi alla fine è simpatico, eh.
N: Non c'entro niente io, giuro.
G: Daje toro fammi vedere. Daje.
M: Va bene. Va bene. Va bene.
Piacere
LUAI: Luai.
MALIK: Come sta andando l'Eid?
SA: Avevamo preparato tutto sul terrazzo condominiale poi si è messo a piovere e abbiamo portato tutto in casa di corsa... Ora ovviamente è uscito il sole ma va bene così 😌
MALIK: Vorrei essere lì
MAMMA: Sana, porti altri piatti per favore?
SA: Sì.
12 notes · View notes
enter-myworld · 5 years
Text
00:40
Tic Tac.
Sono le 23:29.
Non riesco a scrivere più. Sono bloccato. Non mi vengono le parole. La mia camera è illuminata solo dal computer e da un filo di luce che filtra tra le tende. L’unico rumore che si sente sono delle macchine che passano ogni tanto e il ticchettio della sveglia, quella che mi avevano regalato i miei genitori per il mio decimo compleanno. Un braccino dell’alieno fermo a metà tra l’undici e il dodici, l’altro che si muove a segnare i secondi. Quella sveglia mi aveva fatto scoprire il mondo della scienza, degli alieni e delle criptozoologia e, dopo poco più di sette anni, è ancora lì a svegliarmi ogni mattina. I cantanti dei poster sui muri mi fissano, aspettando che torni a scrivere.
Tic Tac.
Sono le 23:30.
Dopo aver fatto numerose ricerche su internet ho trovato abbastanza dati. Io lo chiamo L’Uomo. L’ho visto in molte foto vecchie nella biblioteca comunale. Anche in foto scattate a distanza di anni è sempre lui. Sempre i capelli spettinati sotto il cappuccio di una felpa nera. Sempre che fissa la fotocamera. Sempre in disparte, sullo sfondo o ai margini dell’immagine. Una persona che non lo cerca non lo noterebbe neanche. Io l’ho notato per caso in una foto del 1924. E poi in un’altra foto del 1956. E anche in una del 1999 e altri anni. Anche a distanza di anni, era sempre lo stesso. Felpa nera, capelli spettinati, pelle chiara.
Tic Tac.
Sono le 23:31.
Avevo iniziato bene l’articolo sul mio sito internet. Avevo una teoria. Una possibile verità su L’Uomo, che nessuno aveva notato, stava per venire a galla. Grazie a me. L’articolo cominciava in modo deciso. “Ho scoperto la verità su L’Uomo.”, così cominciava.
“Vi starete chiedendo, chi è L’Uomo? Be', ve lo dirò dopo, ora vi racconterò come ho scoperto la sua esistenza. Circa tre anni fa stavo facendo una ricerca per la scuola. La solita roba. Ero andato in biblioteca e stavo cercando dei libri di storia quando ne trovai uno aperto su uno dei tavoli. S’intitolava “Fondazione e Storia di Mozeville”. Lo presi per darlo alla bibliotecaria, ma cadde una foto. Avete presente quelle foto vecchie? Quelle in bianco e nero? Ecco, una di quelle. La guardai attentamente e dietro tutti gli uomini di un ufficio in giacca e cravatta, c’era un ragazzo giovane con una felpa nera. Sembrava straordinariamente fuori posto, ma in quel momento non diedi al fatto molta importanza. Un’altra volta, passai davanti ad un negozio di antiquariato. Su una delle vetrine c’era una grande fotografia. Una festa di compleanno. Sullo sfondo c’era quell’Uomo. Guardai la data e diceva 1999. Il giorno dopo tornai in biblioteca e chiesi alla bibliotecaria per il libro “Fondazione e Storia di Mozeville”. Trovata la fotografia, controllai la data. 1956.”
Sono arrivato fino a quel punto. Non so come continuare il racconto. Mi mancavano le parole. Ci penso e ci ripenso, ma non mi viene in mente nulla. La mia mente si svuota, tutto diventa buio…
Driiiiiiiiin!
Mi sveglio di colpo.
Sono le 00:26.
Il telefono squilla. Mi alzo dal letto quasi facendo cadere il computer e mi metto a cercare il telefono. Lo squillare proveniva da uno dei pantaloni ammassati in una delle sedie. Lo trovo e sto per rispondere ma “Chiamata persa alle 00:27 da: Numero privato”. Chi è che chiama a quest’ora? Cerco di tornare a scrivere. Non ci riesco. Esco sul balcone. L’aria mi rinfresca, la strada è deserta. La casa difronte alla mia, aldilà della strada, è identica a tutte le altre. I prati ben curati, la aiuole in perfetto ordine.
Driiiiiiiiin! Il telefono squilla nella mia mano. Numero privato.
-Pronto…?
Silenzio.
-Hey, pronto? Chi è?
Nulla. Solo un debole ansimare. La chiamata finisce. Forse è Luca. Ultimamente è in vena di scherzi idioti.
Driiiiiiiiiin! Numero privato.
-Luca, smettila.
Silenzio, soltanto il debole ansimare.
-Ti diverti con poco, eh? Seh, vabbé. Ciao.
Stavo per chiudere la chiamata quando ricevo una risposta.
-Aspetta…
È una voce bassa, quasi un sussurro.
-Che ora è?
-Ma che…? Luca, mi chiami a notte fonda per chiedermi l’ora?!
-Non sono Luca…
-Bene, non mi interessa chi sei, ciao.
-Dimmi che ora è! Per favore…
Non so perché ma decido di dirgli l’ora, chiunque sia. Entro e guardo l’orologio. Poi esco di nuovo sul balcone.
-Sono le 00:40. Ciao.- e chiudo la chiamata.
Proprio mentre stavo per tornare dentro vedo qualcuno in fondo alla strada. Socchiudo gli occhi per vedere meglio. Il flash di una macchina fotografica mi acceca per un momento. Sento una botta alla nuca. Mi giro appena in tempo per vedere una felpa nera, poi ricevo un pugno sul naso. Col sangue che cola e barcollando all’indietro sento una voce.
-Grazie per l’ora…
Vengo spinto e finisco oltre la ringhiera. L’ultima cosa che ricordo è il sangue che esce a fiotti dal naso e mi sporca le mani e il prato di casa mia che si avvicina ad una velocità fatale. Mi sveglio ma non apro subito gli occhi. Sono sudato. Ho fatto quel sogno per l’ennesima volta. Rivivo sempre quel momento, non ce la faccio più. Sento una goccia che cade nel secchio dell’acqua. Apro gli occhi. Sono in questa stanza da non so quanto tempo: quattro muri grigi, una lampadina, una porta blindata e un secchio pieno d’acqua sotto un rubinetto. Ormai passo le giornate a pensare dove mi trovo. Chissà se mi stanno cercando. Ogni tanto si sentono dei passi oltre la porta. Ogni tanto si sente sbattere una porta, segno che qualcun altro è stato portato in questo posto. L’unico oggetto in questa stanza oltre al secchio d’acqua, è una foto attaccata al muro di fronte alla porta. La guardo ogni volta che mi sveglio come se temessi che sparisse e ogni volta mi dà i brividi. Una casa bianca con i prati ben curati e un balcone. Un ragazzo in pantaloncini sta parlando al telefono, dietro di lui una figura con una felpa nera…
2 notes · View notes
giancarlonicoli · 4 years
Link
24 giu 2020 19:44
NELLE INTERCETTAZIONI SULLA POPOLARE DI BARI C'È ANCHE L'EX VICEPRESIDENTE DEL CSM, LEGNINI. E I MANAGER DELLA BANCA PARLANO ANCHE DELLA BATTAGLIA PER IL PROCURATORE GENERALE DEL CAPOLUOGO PUGLIESE - MOLTE INTERCETTAZIONI NON SONO FINITE NEL FASCICOLO, E 'LA VERITÀ' CHIEDE DIRETTAMENTE A LEGNINI DI COSA PARLASSE CON JACOBINI: ''LO SENTIVO POCO. INCONTRATO? NON MI RICORDO. SONO UNA PERSONA PERBENE, CHE VOLETE DA ME?''
-
Giacomo Amadori per “la Verità”
La Banca popolare di Bari non è collegata al Consiglio superiore della magistratura solo dal servizio di tesoreria e dallo sportello che l'istituto di credito gestisce a Palazzo dei marescialli. Nei fascicoli della Procura ancora in fase istruttoria, tra cui quelli per i crac delle società clienti di Bpb, ci sono diverse informative della Guardia di finanza e una corposa denuncia dei commissari dell'istituto. Ma anche molte intercettazioni ad oggi inedite. Tra cui quelle tra l'ex condirettore e vicedirettore generale di Pop Bari Gianluca Jacobini e l'ex vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, in cui i due avrebbero affrontato svariati argomenti.
Molte di queste conversazioni sono considerate «non inerenti» all'inchiesta, altre sono state segnalate dagli investigatori all'autorità giudiziaria. A collegare il quarantaduenne Jacobini e Legnini c'è anche l'avvocato Sergio Della Rocca, principe del foro abruzzese e buon conoscente dell'ex vicepresidente del Csm. Della Rocca è diventato vicepresidente della Fira, la finanziaria regionale, in quota Tercas e Caripe (banche abruzzesi controllate dalla Popolare di Bari), di cui Jacobini, oggi agli arresti domiciliari con l'accusa di falso in bilancio, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza, era consigliere e procuratore speciale. Luciano D'Alfonso, ex presidente della Regione ricorda:
«Il nome di Della Rocca venne fatto da Bpb, con mia sorpresa. Mi chiamò uno degli Jacobini, credo Gianluca, con la sua voce un po' ansimante e mi disse: "Noi abbiamo gradimento per Della Rocca, voi avete qualcosa in contrario?". La questione, messa in quei termini, per me era risolta alla radice». Ma nelle intercettazioni l'ex manager di Bpb si sarebbe vantato anche di aver fatto nominare, attraverso Legnini, il procuratore generale di Bari Anna Maria Tosto.
Ovviamente potrebbe trattarsi di una fanfaronata senza fondamento. Nell'ambito dell'inchiesta sul caso Palamara Legnini ha raccontato ai magistrati di Perugia la sfida tra la Tosto e Carlo Maria Capristo, recentemente arrestato con l'accusa di truffa. In quell'occasione le toghe progressiste di Area si saldarono per la prima e unica volta della consiliatura con i tutti i laici di sinistra del Csm.
«Quella della nomina di Capristo fu una delle occasioni nelle quali mi fu richiesto (da alcuni consiglieri del Csm, ndr) di fare un'opera di mediazione e il mio intervento fu a favore della dottoressa Tosto, che secondo me, era più idonea a condurre quell'ufficio ed era appoggiata da Area e da gran parte dei componenti laici» ha messo a verbale Legnini. Anche il pm Luca Palamara, interrogato come indagato, ha ricordato la battaglia per la Tosto: «Vi fu uno scontro tra Capristo e Tosto che era sostenuta da Area. Il gruppo (di Unicost, ndr) cercò di sostenere Capristo, ma io, all'atto della decisione finale, chiesi un rinvio che di fatto fece eleggere la Tosto. Tale votazione creò insofferenza nei miei colleghi di Bari che volevano Capristo».
Anche la coindagata di Palamara, la consigliera Paola Balducci, all'epoca consigliere del Csm in quota Sel, ha parlato di quello scontro: «Mi sono battuta molto per la nomina della dottoressa Tosto alla Procura generale di Bari. Ho cercato sempre di favorire la nomina di donne nei ruoli apicali della magistratura. L'altro concorrente era Carlo Capristo che aveva tanti titoli. Molti erano più portati a votare quest' ultimo. Fu una guerra forte. A parità di voti, alla fine la dottoressa Tosto vinse per l'anzianità []. Ricordo che io ero la relatrice di tale pratica».
Tra i testimoni dei rapporti tra Legnini e Jacobini junior c'è l'ex parlamentare di Forza Italia e di Ncd Paolo Tancredi, abruzzese come Legnini: «Immagino che nell'inchiesta sulla Popolare di Bari ci siano tante intercettazioni nascoste. Io so che Giovanni ha parlato con Gianluca Jacobini fino a poco tempo fa». Quindi Tancredi rivela:
«Ho incontrato due volte Legnini al Csm e in tutti e due casi c'era anche Jacobini, anche se non mi era stato preannunciato. Il primo incontro risale ai primi mesi del 2015. Giovanni era da poco diventato vicepresidente e nel suo ufficio c'era l'ex condirettore della banca. La seconda volta li ho incrociati forse sul portone o al bar, dove Legnini mi aveva dato appuntamento. Ma di questa seconda occasione ho ricordi più vaghi. Che Giovanni avesse rapporti con Gianluca comunque in Abruzzo lo sanno tutti. Personalmente, durante la sua campagna elettorale per la presidenza della Regione Abruzzo, ho visto, almeno un paio di volte, Legnini prendere il telefono e parlare con Jacobini».
Legnini allontana da sé tutti i sospetti: «Ma perché ce l'avete tanto con me? Io sono una persona perbene». Gli riferiamo delle intercettazioni con Jacobini e lui ci domanda: «E che cosa dicono?». Rispondiamo: dovrebbe dircelo lei. Vi sentivate spesso con Jacobini? «Ma neanche per sogno. Ci siamo parlati rarissimamente e non lo sento almeno dall'anno scorso».
Come ha conosciuto l'ex dirigente di Pop Bari? «Non lo ricordo. La Bpb è una delle banche più presenti sul territorio abruzzese. Non li ho portati io nella mia regione, anche se sono stato sottosegretario al Mef. Fu la Banca d'Italia. Io non ho mai in alcun modo preso parte a trattative o incontri per l'acquisizione della Tercas da parte della Popolare di Bari». Siete amici con l'avvocato Della Rocca? «Lo conosco».
L'incarico in Fida? «È uno degli avvocati più noti in Abruzzo. Fu nominato dalla Bpb e io non c'entro nulla. Non posso escludere di avere parlato con Jacobini di Della Rocca, ma io non ho niente a che fare con incarichi, non ho mai avuto rapporti professionali con lui, né ho ricevuto consulenze dalla banca, visto che non faccio l'avvocato da 7 anni. Non ho rapporti economici o di altro genere neanche con la famiglia Jacobini, che non ho mai frequentato. Li conoscevo, ci ho parlato, ma non ho fatto con loro neanche una cena».
Gli riferiamo le dichiarazioni dell'amico e collega Tancredi: «Dice di avermi incontrato con Jacobini? Non me lo ricordo, mentre è falso che io abbia contattato Jacobini durante la mia campagna elettorale». Ha mai parlato della nomina della Tosto con il banchiere? «Ma per l'amor di Dio, no, nel modo più assoluto. Se si fosse vantato di aver avuto un ruolo ci troveremmo di fronte a delle millanterie».
L'ultimo argomento è la gara vinta da Pop Bari per la tesoreria del Csm: «Io non c'entro nulla, fu una procedura gestita interamente dai magistrati. Non ho detto mezza parola. La Bpb aveva una strategia aggressiva sulle tesorerie e io non ho mai aperto un conto con loro. Perché la gara fu indetta a cavallo di Ferragosto? Gli uffici avevano fatto scadere il contratto, se ne erano scordati».
0 notes
novalistream · 4 years
Photo
Tumblr media
Prega col rosario in mano e chiude lo Stretto: il sindaco di Messina, Cateno De Luca, è un Salvini in miniatura È nato un nuovo mostro nello stretto di Messina. Altro che Scilla e Cariddi. Un mostro di sicuro meno affascinante, ma altrettanto tentacolare: è il sindaco di Messina Cateno De Luca. Uno che pareva aspettare l’occasione giusta per sfoderare il piglio dell’uomo solo al comando, con tanto di imitazione di Benito Mussolini a favore di telecamera in piena emergenza Coronavirus. Uno che sta acquistando consensi attraverso l’utilizzo di slogan populisti, trovate becere e soprattutto, scimmiottando leader che pregano con Barbara D’Urso. Ma partiamo da lontano. Coinvolto nella bellezza di 16 inchieste, tra assoluzioni e prescrizioni, è ancora aperto il procedimento che lo vede accusato di evasione fiscale (per una presunta maxi evasione da un milione e 750mila euro). Nel 2017 De Luca era tra gli “impresentabili” della Commissione antimafia. Arrestato due volte, annunciò di aver saputo in anticipo del suo arresto perché “me l’ha detto un parente di magistrati e di massoni”. Come se tutto non fosse già abbastanza grave, a difenderlo nell’unico processo rimasto in piedi c’è l’avvocato Carlo Taormina. Ha atteso sentenze pregando col rosario in mano (chi vi ricorda?) e appena eletto sindaco (come non votarlo con questo splendente curriculum) ha portato un mazzo di fiori alla statua della Madonna (chi vi ricorda?). n pochi però ricordano il suo spogliarello (probabilmente si tratta di rimozione selettiva dei ricordi raccapriccianti). Nel 2007 infatti, come documentato da un video mitologico, protestò contro la decisione dell’allora presidente, Gianfranco Micciché, di estrometterlo dalla Commissione bilancio. Si spogliò, restando in mutande, cosa che più che protesta apparve a a tutti un’intimidazione visiva. Per coprire le sue incantevoli nudità usò il drappo della Trinacria, brandendo la statuetta di Pinocchio e la Bibbia. Leggenda vuole che quella Bibbia, qualche minuto dopo, presentò strani fenomeni di autocombustione. La bandiera della Sicilia e l’autonomia sono un’altra delle sue grandi ossessioni (cambiando le coordinate geografiche, chi vi ricorda?). (...) Ma è il Coronavirus a rivelare l’autoritarismo pirotecnico e fantozziano dell’arruffapopoli De Luca. Sempre in cerca di un palcoscenico su cui imbastire una gag, De Luca ha dichiarato fin dal primo momento dell’emergenza “Tengo lo sterzo in mano!”. Peccato che lo sterzo gli sia rimasto in mano. I primi nemici individuati sono stati coloro che tentavano di salire sulle navi per attraversare lo stretto e arrivare in Sicilia (vi ricorda qualcuno?). In realtà gli untori erano perlopiù pendolari e di automobili pronte a sbarcare ce n’erano ben poche, ma De Luca ne ha approfittato per lanciare strali al ministro della Difesa, Luciana Lamorgese: “Lei signora Ministra mi ha denunciato perché vi ho mandato a quel paese, ma continua a prendere per i fondelli i messinesi ed i siciliani consentendo lo sbarco indiscriminato in Sicilia come gli artisti di strada francesi!”. In realtà la foto della macchina di “artisti di strada francesi” postata dal sindaco si è rivelata un fotomontaggio e l’ha cambiata (vi ricorda qualcuno?). Tra un insulto e un altro alle istituzioni, forse preda di improvvisa nostalgia per i tribunali, viene quindi denunciato dal Viminale per vilipendio. Sempre più invasato, chiede le forze armate in città, convinto di trovarsi nel mezzo di una rivoluzione civile in Sud America. Naturalmente sviluppa anche la sindrome del perseguitato, tanto per rafforzare l’immagine dell’uomo nuovo ostacolato dai poteri forti, e quando Lamorgese dichiara di voler annullare la sua ordinanza sui traghetti, De Luca parla di “crimini di stato” e “vogliono farmi fuori!”. Come no, ci sono già i cecchini di Stato appostati sulla Madonnina del porto. Poi si passa alle trovate egotiche: il megafono montato sulla macchina con la voce registrata del sindaco che dice “il sindaco vi ordina di non uscire di casa!”. Solo lui, Salvini e l’arrotino parlano di sé in terza persona. Stessa tecnica per augurare la Buona Pasqua ai cittadini, con tanto di frase raffinata sparata dall’altoparlante: “Io rustu (faccio il barbecue-arrostisco) per i ca**i miei!”. Poi arriva il drone con la sua voce che dice “Dove ca**o stai andando?”, roba da rimpiangere quando per farsi notare restava in mutande. Ogni volta che è in arrivo un provvedimento del governo o della Regione, organizza una diretta per intestarsene l’oggetto. Si dichiara “il proprietario di strade e piazze” (in contrapposizione alle regole dettate dal governo che, secondo lui, per quel motivo e perché lui è la “massima autorità” non valgono sul territorio comunale). Naturalmente, nella sua narrazione del perseguitato, il Capo della Polizia Gabrielli voleva mettergli i bastoni tra le ruote (vengono divulgate sue foto mentre monitora la partenza dei droni, foto in cui sembra il fesso della domenica che fa alzare i droni nel parchetto davanti casa e poi il drone gli resta incastrato su un pino). Memorabile lo scherzo che gli viene fatto il primo aprile. Qualcuno, con un falso profilo della Lamorgese, scrive sulla sua pagina Facebook e lo bacchetta fingendosi la ministra. Lui abbocca e le risponde: “Le consiglio di non intimidirmi più con le sue attività di intelligence sulla mia vita!”. Quando gli spiegano che ha abboccato a uno scherzo, prova a salvare la sua dignità: “Ho subito replicato al commento facendo credere agli autori che c’ero cascato!”. Certo, certo. In tutto, ciò, direte voi, almeno avrà dato il buon esempio, almeno avrà dimostrato di avere tutto sotto controllo. E invece manco questo. Nessuno si deve spostare, nessuno deve uscire di casa, ma lui per ragioni serissime, di reale necessità se ne va nel suo comune d’origine a 30 chilometri da Messina per prendere otto uova fresche e quattro lattughe appena raccolte. Si vede che il drone “Dove ca**o stai andando?” era distratto. O era rimasto incastrato sul famoso pino di cui sopra. Qualche giorno fa decine di persone a Messina prendono parte al corteo funebre per la morte di Rosario Sparacio, fratello del boss pentito Luigi Sparacio. Lui non se ne accorge. Forse stava cambiando le pile al drone di cui sopra. Infine, la perla di ieri, il giorno di Pasquetta. Siccome di propaganda non ne ha fatta abbastanza, va nel quartiere delle baraccopoli di Messina per distribuire uova di Pasqua ai bambini delle famiglie più povere. Ovviamente la gente si accalca, è pieno di adulti e bambini senza mascherine (a cui non dice nulla), lui si fa pure qualche selfie. Il drone “Dove ca**o vai?” di cui sopra sarà stato infilato in un uovo di Pasqua e riciclato come sorpresa, evidentemente. Insomma, ridateci Scilla e Cariddi. Quei mostri, almeno, li ha inventati la mitologia greca. Questo l’ha generato un’epidemia. Di Selvaggia Lucarelli
0 notes
paukzen · 4 years
Text
Sardegna Gran Tour
(O - come da hashtag ufficiale su Instangram - #SardiniaGranTour, anche se poi, pensandoci adesso, sarebbe stato meglio #SardiniaBikeTour, vabbè)
Fu così che Ricky lanciò la proposta di un giro della Sardegna in 5 giorni da effettuarsi in novembre, mese notoriamente soleggiato e caldo. Gli invitati accettano pur facendo notare che 5 giorni forse sono un po’ pochi (così si estende a 9). Sul periodo, invece, nulla in contrario: impossibile che piova a novembre.
Partecipanti: Paukzen (il sottoscritto), Ricky, Luca e Paolo (lui solo da Cagliari in poi). Spoiler: Luca si rivelerà compagno di viaggio perfetto: gli va bene tutto e non si lamenta mai (cioè a parte del pedalare, ma questo è secondario).
Itinerario: seguire da Porto Torres tutta la costa della Sardegna tornando al punto di partenza, facile, no? Km previsti 11.000, dislivello previsto: sconosciuto, ma abbiamo calcolato non meno di 1000 m ds+ a tappa.
Nota: le foto sono mie, di Paolo e le più belle di Ricky, fate voi
1 tappa: Porto Torres - Stintino - Alghero - Bosa: 140,63 km e 949 m ds+
Si parte!!! E la prima tappa tutto bene, cioè: a parte la foratura di Ricky appena uscito di casa, la ruota dimenticata davanti ad un bar di Porto Torres (a seguito del cambio di camera d’aria), e poi recuperata, e gli abbondanti scroscioni (grossi scrosci, boh) di pioggia. 
Siamo comunque talmente freschi che già deroghiamo alla più o meno implicita regola di evitare degli avanti e indietro su strade chiuse e deviamo per Stintino (che poi questo era più o meno previsto), prima località turistica del giro.
Eccoci quì (due su tre), fiduciosi e ottimisti.
Tumblr media
La strada da Alghero a Bosa sono 40 km di nulla, ed è fantastica, e per l’occasione viene scattata la foto migliore della vacanza, a mio insindacabile giudizio.
Tumblr media
Alla fine si arriva a Bosa, si trova un B&B che neanche mi ricordo com’era e si mangia pizza al trancio (buonissima) seduti all’aperto nel bar accanto, che ha il merito soprattutto (l’unico) di offrire birra Ichnusa da 0,66 l alla modica cifra di 2,50 euro. 
Il viaggio non poteva iniziare meglio, ma poi.
2. Bosa / Cuglieri - S’Archittu - Oristano: 70,29 km e + 675 m ds+
Ed ecco finalmente la pioggia che tanto temevamo, tutto il giorno e a secchiate. D’altro canto le previsioni erano ideali.
La tappa odierna oltretutto parte malissimo con due gomme a terra su sei (una di Luca durante la notte e una mia, in camera in diretta, giuro). Si scopre che ho un copertone distrutto, ma grazie ad un ragazzo appassionato di bici che gestisce il B&B Muraglia Vecchia (che ovviamente consiglio a tutti quelli che andranno a Bosa) rattoppiamo il tutto e in qualche modo si riparte.
L’attrazione turistica del giorno è l’arco di S’Archittu che infatti fotografiamo (sotto la pioggia).
Tumblr media
Decidiamo poi saggiamente, visto la pioggia incesssante, di saltare a piè pari la penisola del Sinis, così
Tumblr media
e andiamo diretti a Oristano dove ci attende un hotel a 4 stelle che di 4 stelle aveva soltanto la sfarzosità degli spazi comuni. Comunque l’abbiamo pagato 70 euro in tre con colazione abbondante, quindi, noi che alla fine badiamo solo alla pancia, non ci lamentiamo.
Faccio notare solo (tralasciando l’acqua calda della doccia che arrivava solo a momenti) che per esempio non aveva il servizio lavanderia e così ci tocca andare in una lavanderia (appunto) a gettoni, con asciugatrice. Scopriamo tra l’altro essere un posto ideale per rimorchiare se non fosse che c’erano solo 60enni. Però potenzialmente, eh.
Alla sera i miei due compagni di viaggio vogliono mangiare assolutamente carne ma non si mettono d’accordo sul grado di cottura così seconda sera, seconda pizza, vabbè.
Segue breve passeggiata per Oristano e buonanotte.
Ah! Dimenticavo il super-gioco del viaggio: contare le vecchie Panda! Ce ne sono ancora un sacco in Sardegna e, se non fosse per il loro stato (e le targhe delle più diverse città continentali), mi verrebbe da pensare che ci sia una produzione ancora attiva in loco. Sui numeri siamo sulle 50 panda per tappa, mica cazzi. Avevo pensato anche di fare una sorta di media al km di Panda per tappa ma poi anche chi se ne frega.
3. Oristano - Arborea - Marceddì - Costa Verde -  Arbus - Sulcis - Buggerru - Nebida: 121,50 km e 1.846 m ds+
I vostri affezionatissimi quì partono separati. Io vado dal ciclista a comprare due nuovi copertoni (ma apre alle 8,30), loro si avviano senza di me (il gruppo si riunirà più tardi sulla scena del disastro, ved. dopo).
Il primo pensiero della mattina comunque è: stasera niente pizza!
Dopo la brutta strada SS fino ad Arborea (e vi risparmio le lunghe digressioni di dove mettono gli accenti i sardi) si passa dalla Costa Verde, quella delle dune di Piscinas, con paesaggi naturalmente molto belli, e, sulla successiva temibile salita verso Montevecchio, avviene il patatrac... (suspense mentre agevolo una foto della Costa Verde)
Tumblr media
E cioè a Ricky si rompe la sella e finisce con il culo a terra, buon per lui che aveva la borsa e così se lo salva (almeno fino ad oggi, eh! eh!)
Ad ogni modo arriva ad Arbus alla bersagliera, 
Tumblr media
dove troviamo un ciclista (o quasi) che ripara in qualche modo il danno e mangiamo tre panini spettacolari con 4,26 euro totali (e ci regalano pure una birra, forse perchè sono notoriamente bello, vai a sapè).
Ecco i panini.
Tumblr media
Quindi ripartiamo verso la temibilissima salita di Buggerru (che poi sarebbero ben due, una prima e una dopo, e che soffriamo un sacco, come testimoniato ampiamente dai lamenti di Luca) che ci conduce a Nebida, dove dormiamo in un B&B gestito da amici guide/arrampicatori di Ricky.
A Nemida c’è il famoso Pan di Zucchero, che poi sarebbe quella cosa là in fondo nella foto sotto, ma ammetto che ci sono immagini migliori.
Tumblr media
Per cena ci dicono che c’è una sola cosa aperta: una pizzeria, alè!
Primo giorno senza pioggia: di nuovo alè! Stavolta senza ironia.
4. Nebida - Sant’Antioco e le saline - Porto Pino - Chia - Pula: 136,15 km e 1.017 m ds+
Oggi si parte con tipo 20 km di discesa (ottimo) e con un vergognoso vento a favore che ci porta, ad una media di 60 km/h (o forse era leggermente meno), a Sant’Antioco dove troviamo un cielo nero nero nero ma nero e allora decidiamo di evitarne il giro, tiè.
Dopodichè, per espiazione, ci infiliamo in una strada sterrata in mezzo alle saline e al vento (stavolta più o meno contro) e da lì andiamo al bel Porto Pino (dove non c’è un caxxo di aperto per il pranzo), poi a Chia (altro posto fantasma in questo periodo) e infine, su una brutta strada, a Pula.
A Porto Pino ci siamo tutti e tre, anzi quattro col porto, indovinate qual’’è il porto.
Tumblr media
Poichè ho più o meno deciso di mettere due foto per giorno, la seconda è dedicata ai numerosissimi porta-bici sardi che hanno solo un difetto che vi faccio indovinare da soli.
Tumblr media
La sera dormiamo in un affittacamere con un giardino curatissimo da dei tipi particolari (= alcolizzati = simpatici) che hanno tipo 11 gatti, così va la vita.
E indovinate un po’? Non mangiamo la pizza!!! 
Tra l’altro anche oggi alla fine non prendiamo pioggia perciò va tutto per il meglio, anzi no (ved. giorno successivo). 
5. Pula - Nora - Cagliari - Villasimius - Punta Carbonara - Costa Rei - Muravera: 152,19 km e 1.251 m ds+
E infatti oggi ci dovrebbe essere l’incontro con Paolo che però rimane vittima del maltempo con conseguente ritardo mostruoso del traghetto che lo traghetta a Porto Torres con tipo 8 ore di ritardo e quindi giungerà a Cagliari solo la sera.
Necessariamente quindi l’incontro avverrà solo il giorno successivo sulla strada per Lotzorai e noi tre ci spariamo il super-tappone di 152 km fino a sera a Muravera (questo l’ho scritto solo per fare la rima).
Note: fino a Cagliari strada bruttissima dove ci siamo giocati almeno 2 vite a testa, da Quartu a Muravera invece forse la più bella strada del viaggio. Andateci (in bici).
Le foto delle tappa di oggi lo dimostrano:
Tumblr media
Tumblr media
Figo, eh?
Per completezza concludo dicendo che la notte l’abbiamo passata in un appartamento con cucina alla incredibile cifra di 45 euro in tre. Poi per rimediare abbiamo fatto 88 euro di spesa, vabbè.
6. Muravera - Lotzorai: 87.61 km e 586 m ds+
Tappa facile facile, unendoci finalmente con Paolo a Muravera che alle 9,00 del mattino si era già sparato 60 km da Cagliari, ben gli sta.
Noi invece al suo arrivo eravamo alla seconda colazione.
Ed ecco finalmente Paolo, dal davanti
Tumblr media
e poi anche dal di dietro (è quello con la maglia verde, ovvio)
Tumblr media
Ad ogni modo a pranzo siamo già nei pressi di Lotzorai e mangiamo in un posto pessimo al porto di Arbatax che per vegetariani offre solo delle pastasciutte precotte che lasciamo perdere. Ma me lo ricorderò per il futuro, cari miei.
Il pomeriggio lo passiamo al fantastico B&B The Lemon House di Ricky & Elena a riposare. Ne approfittiamo per vedere (per quanto mi riguarda per l’ennesima volta) il film cult coreano Old Boy, che solo i veri intenditori di cinema sanno apprezzare (quì c’è una frecciata che qualcuno coglierà di sicuro).
Ne approfittiamo anche per lavare e asciugare tutto il nostro vestiario per l’ultima volta.
Per cena siamo invitati dall’ospitalissima famiglia di Luca per una grigliata a base di carne. A me, in quanto vegetariano, viene offerto, oltre ad un ottimo pesce spada sempre alla griglia (sono un vegetariano che però mangia pesce, eh), un minestrone fantastico e come dessert, questo per tutti, un tiramisù come raramente ne ho mangiati in vita mia. Il tutto accompagnato da vino come se piovesse. Si è fatto baldoria insomma.
7. Lotzorai - Passo Genna Silana - Dorgali - Orosei - Siniscola - Budoni: 137,76 km e 1.728 m ds+
Uhhh!!!! Oggi c’è in programma, subito alla partenza, la cima Coppi del giro che i due locali conoscono a memoria (fatta tipo due volte in bici in vita loro).
La bagarre per la conquista della vetta è stata veramente avvincente, come testimoniato dalla mia bellissima foto.
Tumblr media
Pantani ci fa un baffo.
Comunque ce l’abbiamo fatta, ecco la prova:
Tumblr media
Per il resto la tappa passa da Dorgali, Orosei (bella), Siniscola (bella) e finisce a Budoni. Si capisce che non la ricordo bene?
A Budoni dormiamo in un bel appartamento dove purtroppo si mangia veramente male (carbonara con vongole, secondo un antica ricetta inventata al momento da Ricky). Ah, no! Ho controllato ora, esiste davvero. Sarà che non abbiamo aggiunto il ciuffo di prezzemolo...
Purtroppo visto che l’abbiamo cucinata noi non possiamo lamentarci con nessuno.
8. Budoni - Golfo Aranci e Porto Rotondo - Costa Smeralda e Porto Cervo - Palau - Santa Teresa di Gallura: 142,69 km e 1505 m ds+
La tappa odierna inizia, e poi prosegue, con la pioggia e prevederebbe un pedissequo costeggiamento (?) del mare.  
Peccato che Ricky, febbricitante, tenta ad ogni bivio di boicottarla palesandoci scenari apocalittici di maltempo, salite tipo Mont Ventoux sulla costa, km inverosimili (dice 180, facendo la costa) e orario di arrivo improponibile (alle 20,00 di sera, assicura).
Al bivio per Porto Cervo quindi c’è il primo vero momento di contrasto, si fa per dire, nel gruppo.
Le posizioni sono le seguenti: Ricky vuole accorciare, Fede vuole essere fedele al piano e passare da Porto Cervo, Luca si rimette alla maggioranza (ma lamentandosi preventivamente).
La situazione è più o meno questa.
Tumblr media
Situazione di stallo, quindi (alla messicana? No purtroppo, che tanto mi avrebbe fatto sentire in un film di Tarantino). 
La decisione sta quindi a Paolo che dopo decine di minuti di tensione dice una cosa tipo: “Ma vaffanculo, passiamo da porto Cervo!”, così ha parlato e così si fa. 
Si merita l’unica foto del giorno.
Tumblr media
Pranziamo in un posto tipico (benzinaio) visto che è tutto chiuso o con prezzi improponibili (Porto Cervo è un enclave svizzera, no?) e veloci come il vento giungiamo a Palau e infine a Santa Teresa di Gallura.
Una cosa: la Costa Smeralda è anche detta in gallurese (esiste il gallurese? sì) Monti di Mola (scopro ora), il che per tutto il giorno mi ha fatto rimbombare nella testa l’omonima canzone di De Andrè che parla di un giovane che si innamora di un asina (e viceversa). Eccola quì.
Alla sera dormiamo in uno scadente hotel, anche conosciuto come topaia o bettola, scelto da Luca, che (non l’hotel, ma Luca) dopo avere visto la reception del posto, la prima cosa che dice è: “Domani la colazione non la facciamo quì” E noi naturalmente ubbidiremo.
A questo punto del viaggio ci è tornata la voglia di pizza e, complice anche una pioggia clamorosa che non ci fa allontanare dall’hotel per più di 100 metri, ci infiliamo in una pizzeria (appunto) di fronte alla sopracitata topaia (o bettola) e concludiamo la serata con birra a volontà.
9. Santa Teresa di Gallura - Porto Torres: 109,97 km e 1047 m ds+
In teoria doveva essere una tappa facile, ma. 
Ma un sacco di saliscendi e vento contro (alla fine, almeno quello, per la prima volta dall’inizio del giro) ci rendono la tappa più dura del previsto.
Per fortuna la formazione belga a ventaglio è ormai collaudatissima.
Tumblr media
Il morale però è alto sia per la vicinanza del traguardo sia perchè miracolosamente riusciamo a schivare la pioggia. 
A pranzo mangiamo un super-panino a Castelsardo, che ha il terribile difetto di potere essere raggiunto solo dopo una salita interminabile (e successiva discesa), ed è la prima volta che come vegetariano non mi trattano da appestato, bene.
Lungo il tragitto vediamo un sacco di cacciatori (è domenica) che in gruppi di 20 alla volta vanno a caccia di cinghiali, facile, eh? Codardi che non siete altro. Comunque (noi compagni cinghiali) conquisteremo il mondo, è solo questione di tempo, daje!
Tumblr media
Sul porto di Porto Torres (o quasi) facciamo le foto di fine giro tutti contenti come bambini.
Tumblr media
Totale: km: 1.098,79 / m ds+: 10.604
Foto sparse del giro.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Fine! Ah, che nostalgia...
Si ringrazia lo sponsor ufficiale (usato a profusione da Ricky)
Una dedica speciale va anche al nostro ispiratore, colui che ha fatto questo:
Tumblr media
0 notes
yesiamdrowning · 7 years
Text
buongiornissimooo!1 kaffèee??
Devo ammettere che ogni tanto mi stupisco ancora anche io, e davvero per le cose (forse) più stupide. Comunque la vogliate leggere, anche questa mi va di argomentarvela. Qualche giorno fa, sarà stato inizio aprile, ho letto con inedito interesse un’intervista su un vecchio numero dell’Espresso (#1O del 2O14) a De Sica, neanche a dirlo “figlio” - dal momento che il padre sarebbe alquanto difficile coinvolgerlo in un botta e risposta. Aldilà della facile ironia, l’intervistato, Christian, si è dimostrato un’interlocutore sagace ed erudito: in grado di citare con desueta pertinenza Citto Maselli e Ingrid Bergman, non disdegnando ponti col cinema muto  francese, il tutto con una proprietà linguistica sorprendente e un’onestà intellettuale dirompente. Ecco, vorrei alzere la mano e presentarmi. E non per vantarmi, anzi. Mi chiamo Giorgio e faccio parte della nutrita schiera di intellettuali(ni) che uno come De Sica, uomo-simbolo dei “Cinepanettone” per antonomasia, non se l’è mai filato, e ancora proprio sicuro sicuro che non sia un coglione non lo è. Fattostà che non ci sono articoli recenti o no che ricordi di aver letto con lo stesso interesse e stupore, oserei dire mio malgrado. Non so perché ve lo stia dicendo, forse per vedere l’effetto che fa, su di voi e a me. Forse perché questo avenimento (sia all’apparenza che nei fatti) di poco conto coincide col profondo disgusto che provo ultimamente nei confronti di un modo di scrivere di alcuni colleghi trentenni e, nei casi limite, quarantenni e oltre.
Sono felice di vivere in un paese dove, se uno vuol proporsi con tutta la propria personalità, prima gli viene data (comunque) l’opportunità di farlo ed esporlo e poi si tirano le effettive somme di quello che è il suo merito, il suo talento e se è giusto o meno promuoverlo o lapidarlo. Perfino se ci fossero delle disattenzioni e delle ingiustizie, e ce ne sono, non vorrei che questo metodo di affrontare le cose cambiasse; e per fortuna non sembra intenzionato a farlo. Forse sarebbe più sensato mutasse, migliorasse o perfino sparisse, così da evitarci all’origine lo strazio di una nuova Isabella Santacroce e i problemi d’affitto di Bello Figo. Ma a me piace che una possibbilità sia data proprio a tutti, benché io (e come me altri) ne abbia avuta magari una in meno proprio per dare spazio a caproni conclamati. E’ un po’ ingiusto, ma pure sticazzi, se con questo sistema Ascanio Celestini e Franco Battiato non hanno dovuto fare tripli salti mortali per essere considerati degni d’attenzione almeno una volta, no?
Pagavo il canone Rai già quando non era accorpato alla bolletta della luce, e la cosa è stato oggetto di battute e incazzature con molta gente che si ingegnava per fare l’esatto contrario. E’ che mi piace l’idea di una Tv che non ha bisogno, o almeno non solo o almeno non in passato, di format di bassa risma per dare voce a protagonisti storti, dove viene fatto parlare uno come Ghezzi o Rezza e mi è stato dato modo di sentirli mentre magari il resto del mondo dormiva e la Tv commerciale lo riteneva una follia. Sul crinale tra gli anni Ottanta e i Novanta s'inventano nuovi lemmi, abbreviazioni criptiche, astrazioni di grande efficacia. La parola, già condannata a morte prima della diffusione di internet, si vendica pure se in una forma contorta e sommessa, attraverso i vari Andrea Pazienza, i Giovanni Ferretti o gli Alessandro Bergonzoni - nati dalla genialità neologistica dei furono Flaiano, dei furono Fo o dei furono Guareschi. Poi, nel campo della critica, che come ben sapete è l’aspetto della faccenda che da sempre più mi interessa, questo modo di fare le cose ha dato voce alle interessanti analisi di numerosi critici militanti. Firme controcorrente che, nel corso degli anni, hanno pubblicato articoli e saggi su quella che secondo Giuseppe Bonura è divenuta “l’industria del complimento”, ovvero l’antitesi stessa del concetto di critica. Se infatti, da un lato, il mondo ha accettato con sempre più remissiva tolleranza il vuoto pneumatico di analisi sempre più compiacenti e agiografiche, anche da parte di nomi storici che hanno perso il senso e il gusto del proprio mestiere a favore di un pubblico sempre più infantile e allegrone che dal giornalista Tale vuole leggere ciò che per primo direbbe di ciò che ama (ovvero un gran bene), dall’altra parte, c’è stato dato modo di andare a cercare e godere del lavoro di un Luciano Bianciardi o di un Erri de Luca - ma anche solo di un Vittorio Sgarbi quando non si mette a cantilenare di capre e altri ruminanti per smuovere la manifesta noia televisiva. Tutta gente per me d’esempio, mosche bianche, se si parla di critica musicale soprattutto, e non a caso vista nei peggiori dei modi da molti dei miei conoscenti, fosse solo per il modo di trattare l’italiano volendo esporre quelle che sono le proprie idee, per giuste o sbagliate che poi siano. Un modo che venera la parola, ricerca l’etimo, instaura una distanza didattica tra sé e chi legge che io ritengo giustissima - mentre il lettore medio la reputa snob solo perché non lo mette sullo stesso piano.
Purtroppo però sembro sempre essere, morettianamente parlando (miracolato pure lui da questo modo di fare), destinato a trovarmi bene con la minoranza delle persone mentre la maggioranza se ne va allegramente, tutti mano nella mano, affanculo. E se George Orwell fosse qui non potrebbe neanche dire un “ve l'avevo detto” perché la faccenda sarebbe troppa anche per lui. Tanto la situazione è oramai, almeno all’apparenza, irreversibile e volta  a uno scrivere regredito alle elementari nella quale lo scrittore trentenne e, nei casi più gravi, quarantenne e cinquantenne si pone nei confronti del lettore, anche quello più acerbo e infantile, al suo pari livello e a volte anche al di sotto. Così  abbiamo già avuto il dispiacere di annusare intere interviste assemblate con i messaggi vocali: tante domande, tante risposte: solo che tutto viene frullato e shakerato a piacere, principalmente quello dell'intervistato, che tanto qui siamo tutti amici e, specie se l’intervistato è altolocato, con sovrana noncuranza, spara repliche random e l'intervistatore più che sbobinare deve orientarsi in una selva oscura di battute maledettamente surreali, voli pindarici fuori luogo e botte di ego che nemmeno Savador Dalì. Il risultato che leggete è tipo gli esperimenti poetici del cut-up o del Gruppo '63: e se non ve ne accorgete è solo per via di quel clima di ebete bonarietà da confraternita universitaria dove intervistatore, intervistato e lettore sono come tre amici al bar, senza distinguo alcuno.
Brutalità benaccetta, visto che queste porcherie si leggono e condividono alla luce del sole, alla quale di recente si aggiunge la perdita di facoltà di non ridicolizzarsi conseguente (ipotizzo) all'uso compulsivo di social. Una per tutte: l’utilizzo all’interno di articoli, interviste, recensioni, eccetera, di abbreviazioni ed esasperazioni linguistiche che fino a qualche anno fa appartenevano a pischelli come i dARI e tutti quanti a dargli addosso. Trovare mostruosità come la “K” al posto del “CH” sotto scritti di gente da duemila condivisioni un po’ ovunque o il bestiale “!!1!1″ a sussulto di gente che nel ’87 dava voce in Italia ai Bad Brains (fatevi da soli un calcolo approssimativo dell’età) o vari raddoppi di consonanti, abbreviazioni degne dei Gazosa ed errori di battitura voluti, oramai è all’ordine del giorno. La potenza del linguaggio, che da millenni affascina e fa dannare filosofi e mistici, non è restata immune all'attacco di dottori Stranamore sempre più alienati. Tanto da fare apparire al confronto De Sica come Schopenhauer. Per comunicare, ovvio comunichiamo ancora: ma in modo sempre più volgare, innaturale, caciarone, approssimativo, insieme post e pre-adolescenziale che molti trovano “divertentissssimo”, che dice ma non accresce, infastidisce ma non aggredisce, non cerca contraddittorio, non lo regge, sfugge il pensiero critico e lo banalizza nell’aspetto. E così rotoliamo, bufali post-social(i), verso delle conseguenze che ignoriamo ne vogliamo conoscere: ci penseremo poi, ammesso che ancora si riuscirà a pensare.
12 notes · View notes
italianaradio · 5 years
Text
Barbara D’Urso commenta il suo scontro con Matteo Salvini
Nuovo post su italianaradio http://www.italianaradio.it/index.php/barbara-durso-commenta-il-suo-scontro-con-matteo-salvini/
Barbara D’Urso commenta il suo scontro con Matteo Salvini
Barbara D’Urso commenta il suo scontro con Matteo Salvini
Come vi avevamo raccontato qualche giorno fa, domenica scorsa il ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato ospite di Barbara D’Urso nel salotto del suo Domenica Live per parlare degli argomenti più discussi nelle ultime settimane, dalla TAV alle elezioni europee passando per la legittima difesa.
Barbarella, che da anni si batte per i diritti degli omosessuali, non aveva perso occasione per parlare con Salvini di diritti civili e adozioni, soprattutto in vista dell’imminente Congresso Mondiale delle Famiglie, in programma dal 29 al 31 marzo a Verona con la benedizione del ministro leghista della Famiglia Lorenzo Fontana, del governatore del Veneto Luca Zaia e del ministro dell’Interno stesso.
Durante il confronto, che potete recuperare qui, Barbara si era apertamente scontrata con le posizioni di Salvini, ribadendo fermamente il suo pensiero, ovvero che una famiglia c’è dove c’è amore. Oggi, a distanza di qualche giorno, intervistata dal Corriere della Sera la conduttrice ha così commentato il faccia a faccia con il ministro:
Penso che Salvini mi abbia ascoltato e abbia compreso la mia posizione, del resto anche lui sa che quella contro l’omofobia è una battaglia che porto avanti da anni. Parlando quotidianamente di questi temi cerco di far capire che non esiste nessuna diversità tra le persone: siamo tutti uguali, indipendentemente dalle relazioni che abbiamo. In tanti mi fermano per strada e mi ringraziano, tante madri e padri che hanno accettato omosessualità dei figli.
Carmelita ha poi rivelato il suo pensiero sul ministro e sul già citato Congresso di Verona:
Penso che sia un politico che fa quello che pensa. Io gli ho chiesto delle famiglie arcobaleno perché al Congresso di Verona parteciperà gente che pensa che l’omosessualità sia satanismo, non ce la faccio a sentire certe cose.
La conduttrice, infine, ha voluto spezzare una lancia in favore del suo programma, a cui va riconosciuta l’abilità di riuscire a raggiungere qualunque fascia sociale, rivelandosi così un’ottima vetrina per far passare dei messaggi:
Credo che i politici abbiano compreso che il mio programma è visto da qualunque fascia sociale, checché se ne dica. Sanno che possono venire a parlare in modo semplice ed efficace, per le questioni più tecniche ci sono altri programmi che hanno gli strumenti più adatti per sviscerarle.
L’articolo Barbara D’Urso commenta il suo scontro con Matteo Salvini proviene da Trash Italiano.
Come vi avevamo raccontato qualche giorno fa, domenica scorsa il ministro dell’Interno Matteo Salvini è stato ospite di Barbara D’Urso nel salotto del suo Domenica Live per parlare degli argomenti più discussi nelle ultime settimane, dalla TAV alle elezioni europee passando per la legittima difesa. Barbarella, che da anni si batte per i diritti degli omosessuali, non…
L’articolo Barbara D’Urso commenta il suo scontro con Matteo Salvini proviene da Trash Italiano.
Andrea Pascoli
0 notes