Tumgik
#oscar sapienti
agrimedena-drax · 2 years
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Happy World Building Wednesday! ✨
A bit of a different one, more character-centric than focused on the world, but, do you have any faceclaims or actors you’d imagine playing the cast of Lost & Found in a tv series/movie?
Hope you have fun! 🖤✨
- @circa-specturgia
Thank you @circa-specturgia for this wonderful ask!!! 🖤
Today, on WBW, shall I show you the OCs I posted lastly as Picrew images, this time as artist and celebrities, whose looks inspired me to create such wonderful characters as this squad is!
Happy Pride Month everybody and let's go with this challenge! 🏳️‍🌈✨
Lost & Found OCs as the cast of movie/TV series
First of shall we start with our main girl, Lily Maradona (she/her)! She was mostly inspired by wonderful Amandla Stenberg!
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The next character is Lilith Maradona (he/she/they). They are a tough one, as they are not certain about their physical body as slowly developing entity. The vision I have of them right now is the closes to young Eva Green:
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Next, Im Jeong Hun (he/him). He was mostly visually inspired by Korean actors and singers (I am fan of Korean culture overall, mostly K-pop). Two perrticular are Park Bo Gum (actor) and Seonghwa (ATEEZ):
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As to Oscar Sapienti (he/him) I had the hardest task. Oscar has latte skin, freckles, golden, curly hair and navy eyes. The closest to his visual were model Max Marczak:
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And last, but certainly not least, our girl Eva Popova (she/her). It took me a long time to find somebody, who can portray her astonishing beauty and cold appearance. The best to this role was Cate Blanchett in her 20s:
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Those are all of them, all my wonderful OCs and how I would portray them if I were doing movie/series about them ✨
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2centsofwhatilike · 1 year
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Lettera alle future sentinelle dell’Umanità
Solomeo, 30 Dicembre 2022
In questi giorni prossimi alla fine dell’anno, giorni durante i quali ognuno di noi, nella serenità del cuore, guarda al suo passato, recente e lontano, e ne tira le somme; in questo tempo sereno quando si guarda agli orizzonti di un futuro smagliante, il mio pensiero va a voi giovani. Vi amo profondamente, e tutti vi vedo con occhi di padre e di uomo che pensa sempre con l’animo volto verso l’avvenire. Siete per me come il sale della terra, adulti e sentinelle del domani, meritevoli, come ogni altro essere umano, di vivere perseguendo la felicità. I vostri occhi sono luminosi e pieni di una grande energia: vi riconosco sempre qualcosa che va dalla gioia, alla speranza, e in parte, a volte, anche alla delusione. Il fluido che promana dai vostri occhi è così vitale che, anche quando mi trovo in circostanze di lavoro, d’istinto, sul momento, lascio la forma solita per l’insolita, e vi parlo con la semplicità che unisce fratello a fratello. Non ero molto diverso da voi, alla vostra età. Oggi sono un uomo che ha seguito il suo sogno speciale, una persona che infine ha dato corpo al desiderio antico, nato dagli occhi lucidi di mio padre offeso sul lavoro, il sogno di vivere umanisticamente verso di sé e verso gli altri.
Questo, penso spesso, rende nobile la mia intenzione. Perciò a volte, quando siamo insieme in qualche occasione pubblica, con gli occhi fissi nei vostri, senza lasciarli mai per tutto il tempo, mi piace parlarvi della mia vita, di come oggi vedo la mia povertà infantile quale dono e non quale condanna, di come in quella povertà non mancasse nulla, né cibo né, soprattutto, felicità, e questa felicità, che era vera ricchezza, ogni giorno la ritrovavo nella bellezza della natura: le albe bianche come i gigli, i cieli sfolgoranti di azzurro e di rosso, il primo sole che asciugava pian piano la rugiada d’argento, la musica mormorante della pioggia nel bosco, il nobile corteo delle stagioni.
Spesso vi racconto di come la ricchezza non sia, come può sembrare, un peso leggero da sopportare, e solo se la si sa trasformare in dono è accettabile per l’uomo giusto. Potreste incontrare nella vita il dolore, purtroppo, come un nemico insidioso che aspetta ciascuno nascosto nel domani. Ma al tempo stesso il dolore, come insegnano tanti sapienti antichi, è un dono, e come disse in particolare Oscar Wilde, che lo ebbe come compagno per oltre due anni nel carcere di Reading, «è il più sensibile di tutte le cose create».
Vi parlo, commosso dalla vostra gioventù, dell’utilità di uno sguardo giusto sul mondo. Se non saprete guardare lontano non troverete molte ragioni per una vita vera. Ma lo sguardo è il viatico di ogni vita durevolmente felice, ed è tra i doni più preziosi che abbiamo ricevuto dall’umanità. Lo sapeva Leon Battista Alberti, che aveva fatto dell’occhio alato il suo blasone d’artista. Lo sguardo è fatto per andare lontano, il più lontano possibile, fisso sull’orizzonte, come quello di Alessandro Magno ancora bambino, quando trascorreva lunghe ore sulla riva del mare con gli occhi rivolti all’infinito, e con il cuore lanciato oltre la tremula linea azzurra che separa il cielo dall’acqua, immaginava quelle terre che presto avrebbe conquistato per unire le più grandi culture del mondo allora conosciuto. Guardando lontano, miei cari giovani, potrete immaginare e dare corpo ai sogni belli, e avrete il senso del tempo, che non ha mai fretta quando vuol raggiungere grandi obbiettivi, di quel tempo che è poca cosa quando il suo metro è l’anno o il lustro, ma inizia a volare alto quando la sua dimensione è uno o più secoli. E dai sogni passando agli ideali, guardate il cielo. Amate l’arte, amate la bellezza, perché in esse è la verità che unisce l’anima al mondo reale. Fuggite l’ira, che ingombra le vie dell’anima e impedisce al cielo di soffiare i suoi incanti su di essa.
Fino ad oggi, anche per nostra colpa di genitori che vi abbiamo trasmesso l’idea del lavoro quasi come punizione per non aver studiato, avete avuto una vita a volte leggermente offuscata nella speranza. Questo è il momento di incamminarsi verso una visione nuova: non è facile possedere la propria anima, ma voi siate fra quelli che lo sanno fare. Allora, quando vi commuoverete per i petali fiammanti di un papavero o per l’odore di un frutto maturo attorno al quale ronzano le api, quando il vento, che soffia a suo capriccio, vi sembrerà come un Mercurio annunciatore di terre lontane, e il suo passaggio sarà la musica più dolce, allora sarete nello stato beato della speranza e del mondo luccicante che vi attende. Leggete i libri: come pensava l’Imperatore Adriano fondare biblioteche è come costruire granai pubblici. Non serve sempre studiare tutto; se il libro è un libro vero, di quelli dove chi ha vissuto con spirito umano racconta la sua verità con parole semplici, o di quelli che contengono la saggezza di popoli antichi, apritelo a caso, ogni singola mattina della vostra bella gioventù e poi per tutta la vostra bella vita, e leggete al massimo dodici righe di quelle che vi capiteranno sotto agli occhi. È un delizioso e proficuo modo di iniziare la giornata, e non dimenticate che accanto all’intelligenza dello studio vi è sempre l’intelligenza dell’anima.
Non abbiate mai troppa paura dei vostri errori, che sono errori di tutti, perché è dalle cadute che si riparte per la grandezza; non vi vergognate di piangere, perché, come disse una volta il grande pilota automobilistico Ayrton Senna, le lacrime sono la benzina dell’anima. Ricordate che un solo gesto nobile riscatta più di uno sbaglio. Non sentitevi mai migliori di altri, perché in tutti noi vi è sempre posto per le grandi idee. Siate ben disposti verso il prossimo, negli affetti famigliari, nello studio, nel lavoro, nella vostra vita sentimentale, perché se rimarrete troppo concentrati su voi stessi la strada giusta rimarrà incerta. La felicità non sta tanto nel possedere la cosa amata, ma nell’amare quanto è degno di amore.
Che il Creato ci protegga!
Brunello Cucinelli
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danadanyproject · 4 years
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Maglia, gli outfits più trendy per l'Autunno-Inverno 2019-2020
Maglia, gli outfits più trendy per l’Autunno-Inverno 2019-2020
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Agnona
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Chanel
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Alexandre Vauthier
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Blumarine
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Cividini
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Dolce & Gabbana
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Max Mara
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Moschino
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Oscar de la Renta
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Roberto Cavalli
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Coloratissima come non mai, sulla scia delle ultime tendenze, le passerelle ci propongono looks in maglia dalle linee morbide e dai filati pregiati, caldi e confortevoli. Un fiume di outfits che vedono in primo piano le sapienti lavorazioni di marchi storici…
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clitemnaestra · 7 years
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Episodio pilota
Vorrei vivere in un film di Wes Anderson. È quello che mi dico quando penso al Decadentismo, mentre impugno una Muji e apro una delle mille agende vuote che possiedo, pensieri sparsi su fogli che poi straccerò senza troppi rimorsi.
Se vivessi in un film di Wes Anderson — una nuance di rosa pastello come The Grand Budapest Hotel, una façade più infantile e gialla come in Moonrise Kingdom — la mia vita avrebbe una regia da far paura, sarei splendida esteriormente e possederei un'imperturbabilità tale da fare invidia a quella del saggio stoico predicata da Seneca nel De Constantia Sapientis. 
Parlerei con infinti e sconnessi aforismi alla Oscar Wilde, uno scarto tra questi segnato dai mille silenzi, forse di poco conto, di certo leggeri e gradevoli. La mia postura sarebbe corretta, il finale giusto, i miei outfit ineccepibili ed il mio rossetto preciso.
Con l'unico dettaglio che Wes Anderson non mi ha mai creata, i film francesi non hanno un personaggio come me e persino Euripide, femminista velato, provocatore al massimo, non mi renderebbe mai partecipe di una sua rielaborazione realista e personale dello scrigno di miti classici. 
Agatha Christie mi avrebbe resa l'assassino dei suoi romanzi, il Dottore mai una sua compagna e Lorelai Gilmore un'acerrima nemica in fatto di tazze da caffè buttate giù in mezza giornata. 
Qualcuno la definirebbe una condanna. 
Io, piuttosto, mi definisco ipocrita.
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italianoperalover · 6 years
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di Salvatore Margarone
È con Un Ballo in maschera di G.Verdi che il Teatro la Fenice di Venezia inaugura la stagione lirica 2018. Il melodramma, in tre atti su libretto di A. Somma, venne rappresentato per la prima volta a Roma al Teatro Apollo nel 1859. Nella prima stesura il libretto, ispirandosi al grand-opéra Gustave III ou Le bal masqué (libretto di Scribe e musica di Auber), metteva in scena  l’assassinio del  re di Svezia, ma la censura, prima a Napoli e dopo a Roma, intervenne a imporre delle modifiche. Con la censura borbonica, più pesante nelle sue pretese, Verdi fu intransigente e si rifiutò di toccare il libretto, ma accondiscendendo alle richieste di quella romana, si rassegnò a spostare il luogo d’azione e l’identità dei personaggi e re Gustavo divenne così il conte Warwick, portando la storia oltreoceano. La vicenda verdiana fu infatti ambientata a Boston alla fine del XVII secolo.
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Nel nuovo allestimento scenico del teatro, affidato alle sapienti mani di Massimo Cecchetto, i costumi di Carlos Tieppo e la regia di Gianmaria Aliverta, la narrazione si sposta di due secoli avanti, negli anni ottanta dell’ottocento, quindi in epoca in cui Verdi ancora era attivo e prolifico compositore; periodo in cui vi erano ancora molti focolai di razzismo. Quest’ultimo viene enfatizzato in questa produzione portando in scena alcuni elementi con chiari riferimenti che non passano inosservati. Il palcoscenico si trasforma quindi in una Boston di fine Ottocento, dove pochi elementi scenici muovendosi e ruotando fanno da contorno ai personaggi, come la rupe nel secondo atto o l’enorme svettante testa della statua della libertà dell’ultimo atto. L’effetto scenografico risulta tuttavia alquanto scarno e a poco servono le luci create appositamente da Fabio Barettin, statiche e insufficienti a colmare desolanti vuoti scenici. Ma vince e salva la messa in scena il cast, anche se non al cento per cento: non brilla infatti l’ Amelia di Kristin Lewis che, pur sfoggiando qualche pregevole mezza voce, manca di efficacia vocale per questo ruolo. Un po’ rigida la Ulrica di Silvia Beltrami, a cui è ascrivibile un personaggio piuttosto anonimo, non nelle sue corde. Brilla invece per vocalità e presenza scenica Oscar, affidato alla bellissima voce di Serena Gamberoni: sempre precisissima nell’intonazione, dimostra notevole carattere vocale, sicurezza tecnica e intelligenza artistica, interpretando un Oscar di tutto rispetto e meritandosi calorosi applausi dal pubblico. Protagonista assoluto e  punta di diamante dello spettacolo è Francesco Meli, nei panni di Riccardo.
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Ottimo in questo ruolo che gli calza a pennello, non mostra mai momenti di cedimento, sia vocale che scenico; una scintilla vocale dopo l’altra lo conferma uno dei migliori tenori del momento. Squillo, colori, agilità e molto pathos nel suo fraseggiare, disegnano un Riccardo sicuro e maturo. Bene il resto del cast formato da Vladimir Stoyanov nei panni di Renato, Simon Lim (Samuel), William Corro’ (Silvano), Mattia Denti (Tom), Emanuele Giannino (un giudice), Dionigi D’Ostuni (un servo di Amelia). Nulla da eccepire sulla splendida performance dell’Orchestra del Teatro La Fenice che, sotto la direzione di un magnifico Myung-Whun Chung, è  stata smagliante sin dalle prime note dell’opera. Ottimo anche il Coro, guidato da Claudio Marino Moretti, ed i Piccoli Cantori Veneziani istruiti da Diana D’Alessio. Teatro gremitissimo (non si vedevano posti liberi neanche al loggione), che ha dispensato lunghi e calorosi applausi decretando il pieno successo dell’opera inaugurale.
Photo © Michele Crosera – Teatro La Fenice La recensione si riferisce alla recita del 1 dicembre 2017.
 GALLERIA
UN BALLO IN MASCHERA Apre La Stagione Al Teatro La Fenice Di Venezia. di Salvatore Margarone È con Un Ballo in maschera di G.Verdi che il Teatro la Fenice di Venezia…
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agrimedena-drax · 2 years
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Hey! Happy BLORBSDAY
Here's a free pass to talk and ramble about any OC (or couple) that you wanna tell us all about! :D
@bloodlessheirbyjacques :D
Oh, such a free ask! ✨
Thank you @bloodlessheirbyjacques/@jacquessayshello ✨
I am glad to present my OCs character profiles, so you can get to know all of them better!
Without further ado, let's jump into late Blursday post about my OCs! ✨
Blorbo Blursday #2
Lily Maradona:
1. Full name: Lilianna Maradona
2. Pronouns: she/her
3. Gender: female
4. Age: 20
5. Personality type: extravert
6. Birthday (zodiac sign): 20th of June (Gemini)
7. Status: in between
8. Alignment: Chaotic Good
9. Height: 170cm
10. Hair: black, curly
11. Eyes: black
12: Skin: chocolate brown
13: Nationality: Spanish-American/entity???
14. Place of birth: New York, USA
15. Places he lived in: New York, USA
16. Current place of living: New York, USA
17. Education: studying architecture, 2nd year
18. Best friend (before action): none
19. Mentor: Jehoel and Aitor
20. Inspo photos:
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Lilith Maradona:
1. Full name: Lilith Maradona
2. Pronouns: he/she/they
3. Gender: non specific
4. Age: 20
5. Personality type: ambivert
6. Birthday (zodiac sign): 20th of June (Gemini)
7. Status: Lost
8. Alignment: Chaotic Neutral
9. Height: 175 cm
10. Hair: black, straight, long
11. Eyes: black
12: Skin: ashy white
13: Nationality: Spanish-American/entity???
14. Place of birth: New York, USA
15. Places he lived in: New York, USA
16. Current place of living: New York, USA
17. Education: self-education
18. Best friend (before action): Lily
19. Mentor: Jehoel and Aitor
20. Inspo photos:
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Im Jeong Hun:
1. Full name: Im Jeong Hun (Hun)
2. Pronouns: he/him
3. Gender: male
4. Age: 18
5. Personality type: introvert
6. Birthday (zodiac sign): 15th of August (Leo)
7. Status: Lost
8. Alignment: True Neutral
9. Height: 190 cm
10. Hair: long, black, straight
11. Eyes: dark brown
12: Skin: pale white
13: Nationality: Korean
14. Place of birth: Seoul, South Korea
15. Places he lived in: Seoul, NYC
16. Current place of living: New York, USA
17. Education: Seoul Foreign Language High School
18. Best friend (before action): none
19. Mentor: Jehoel
20. Inspo photos:
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Oscar Sapienti:
1. Full name: Oscar Sapienti
2. Pronouns: he/him
3. Gender: male
4. Age: 25
5. Personality type: ambivert
6. Birthday (zodiac sign): 2nd of January (Capricorn)
7. Status: Found
8. Alignment: Lawful Good
9. Height: 180cm
10. Hair: golden blonde
11. Eyes: light navy
12: Skin: caramel frappuccino
13: Nationality: Norwegian-Italian
14. Place of birth: Oslo, Norway
15. Places he lived in: Oslo, Florence, Rome, Oxford
16. Current place of living: Oxford, England
17. Education: Oxford University (PhD)
18. Best friend (before action): Eva Popova
19. Mentor: Victor and Jehoel
20. Inspo photos:
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Eva Popova:
1. Full name: Anfisa Evangelina Popova
2. Pronouns: she/her
3. Gender: female
4. Age: 26
5. Personality type: ambivert
6. Birthday (zodiac sign): 6th of June (Gemini)
7. Status: Found
8. Alignment: Lawful Neutral
9. Height: 160cm
10. Hair: icy blonde, long, straight
11. Eyes: icy blue
12: Skin: icy white
13: Nationality: Russian-American
14. Place of birth: Boston, USA
15. Places he lived in: Boston, New York, Washington DC
16. Current place of living: Washington DC, USA
17. Education: FBI Academy
18. Best friend (before action): Oscar Sapienti
19. Mentor: no specific
20. Inspo photos:
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~~~
That was my late Blursday post with my OCs profiles. I hope you like it! 😉✨
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agrimedena-drax · 2 years
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Happy STS!!
Everyone has a breaking point, so....
What would make your heroes turn into villians?
Alternatively, what would make your villians turn into heroes? >:]
@bloodlessheirbyjacques
Hello Bees!!! 🐝
That's a great ask from wonderful @bloodlessheirbyjacques!
I will answer for this ask using both "Lost & Found" and my new WIP "Quinque Lupi"
As I don't have certain villains at that point, I will answer "heroes to villains"
~~~
Lost & Found
1. Lily Maradona - if something happened to Lilith/promise to help Lilith
Lily would do anything to give her twin better life than they had before slow manifestation. If anything would happen to them on the way of discovering their powers, somebody would not protect them during fight or they would get killed, Lily's world would fall apart, as over the time she develops strong spiritual bond, also the fact that they are conjoined on this matter would leave a massive hole in Lily's life. Other thing would be if somebody promised Lilith a peaceful life on their own. Lilith is a soul chained to Lily's soul and if there was a way to help Lilith live freely, Lily would do anything to give them that.
2. Lilith Maradona - Lily's death
It's pretty much the same as from Lily's side, though in case of Lilith, they would absolutely snap. The sadness and grief would lead them to shatter and cut the world with their pieces. Basically "my world got destroyed, so I will not destroy yours". They are very impulsive and aggressively protect their closest ones, so there is high probability of them feeling guilt and anger and fallback into their darker, Lost side.
3. Im Jeong Hun - death of his mother
TW: Sexual Assaults, Assault of a minor
Little backstory here: Hun's mom got beaten up when she was coming back home from her nightshift in the convenience store. They had little money, so Hun, 16 at that time, couldn't afford her full treatment and stay at hospital, while she was in the coma. He started working at saunas, where underaged boys and girl were hired as mistresses for the clients. He was earning nice money for over a year, which barely payed off his mother's therapy. One night Hun, 17 years old, was sexually harassed by one of the male clients of the saunas. He fortunately ran away, but was left traumatised and scared even more than before. Still, he lasted there for a year, being treated inhumane, because his whole world was his mother. She was the only person he had left in this world, he sacrificed his education (he dropped out of high school), his mental and physical health to safe her and keep her alive. I think that if she died, he would be left all alone, scarred, scared, used and traumatised. Eventually he would snap and revengeful. He might seek justice for him and his mother, killing and causing suffering to people who hurt them.
4. Oscar Sapienti - not being valued as a person
In Oscar's situation, lack of validation for his hard work would be one reason to turn sides. In the organisation, he has hard time evaluating because if his personality, being stubborn and being not that open minded like others. His narcissistic personality would lead him to getting discouraged to even trying to be better, so if somebody would offer him validation, starting praising him and not noticing a lot of his flaws, he would definitely follow. At least at the beginning. Later on he will get his character progress after meeting Hun, Lily and Lilith.
5. Eva Popova - protecting her friends
Eva would definitely had the arc of going on the dark side to save her friends. There is a really low chance though, because as tactician and detective she would seek the solution until she dies. If there would be no other way, out of pure desperation, she would change sides to safe her friends. Basically "for the greater good" scenario.
6. Jehoel - I challenge @circa-specturgia to answer that question!!! 😈
Quinque Lupi
1. Vieno Mustonen - manipulation and threat of their friends getting hurt
Vieno has similar situation to Eva. It very unlikely to turn them into villain, at least they would be either:
- strongly manipulated, having mental breakdown and moral battle between good and evil, taking advantage of her good heart
Or
- joining the bad forces for the sake of their friends' safety
2. Devina Mishra - lost of her family
Devina lost her mother when she was 12 due to the lethal illness. She barely got out of the grief and depression that hit her after such loss. She really values her family and friends, who are her second family. Any member of this circle is so precious singularly and as whole. The loss of anybody would break her, she would accuse herself of not protecting them enough. From very tough women she would become very vulnerable to dark forces dragging her sideways.
3. Dakarai Pretorius - loss of his siblings
TW: mental and physical abuse of parents
Dakarai is the oldest out of three kids of Regent Family of Pretorius. Their parents strictly planned the future of every single child. They hold their children close to the ground, never giving them choice, voice or freedom. Every rebellion or mistake equals punishment, either psychological or physical. Dakarai is the biggest rebel not only because he wants to, but he also wants to focus all parents viciousness on himself, living his siblings in better light. But he can't protect them forever, especially when he is out in the boarding school. That's why if anything happened to his sibling during his absence, he would definitely turn sides and avenge his siblings, which wouldn't be done in the reasonable or human way.
4. Lech Sokol - manipulation/gaslight or threat
Similar to Vieno, Lech isn't the person that would be easy to turn evil. He would definitely have to be pushed to the wall or manipulated to ever become a villain of the story. Definitely not because he is evil, he would go on evil side to safe his friends.
5. Nurah Sultan - influence of one side of her family
Royal family of Furidium, of which Nurah is a member, is really powerful. Some close members of her family crave even more power and need to rule further than only Furidium. If she had fallen into their circles at the young age, she would definitely be badly influenced and evil during the actual plot.
~~~~
Those are all my characters and what would turn them into villains!
Thank you once again @bloodlessheirbyjacques for wonderful ask!
So excited to be back!! ✨✨
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agrimedena-drax · 2 years
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Last Line Tag
Hi everybody!
I am coming back after the tagging of wonderful @jacquesfindswritingandadvice!
As I said before, I had huge break from writing, so I finding my last written line would be very hard. I decided to maybe give this challenge a different spin: write sth new, which would be the last lines of scene I really want to write 😅
Let's go!!! ✨✨✨
~~~
- "Are you alright now?" Oscar asked quietly.
- "I'm better" answered Hun. - "Does it hurt?" he asked, seeing Oscar's slightly bruised cheek.
- "A little, don't worry about it" Oscar made a pause. -"What happened?"
- "A nightmare, don't worry about it"
-"Are you sure? You are still shaking a little" worry was hearable in Oscar's voice, which wasn't normal in conversation between those two.
-"Just leave me alone, I got this."
- "But-"
-"Dak-cho!!!" Hun yelled. - "Leave me alone!" insisted, his body pulsed with black, unsettling energy.
-"Fine!!!" answered Oscar with old coldness and anger.
He left a room, aggressively shutting the door behind him.
Hun got left alone. He thought that the absences of Golden Locks will make him feel more relaxed and relieved.
But he wasn't alright. His hands were still shaking from the image he saw in his dream, the face of a man, leaning towards him with lustful grin.
Not only that, his knuckles were pulsing from pain after punching Oscar in the face. He suddenly felt guilty about that. It dragged him down even more, the circle of fear, embarrassment, worry and anger started spinning faster and faster in his head. He felt so powerless, surrounded by his own demons.
Single tear went down his cheek, then another and another...
Hun was sitting on the bed, crying alone in the darkness, as he always does.
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agrimedena-drax · 2 years
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Happy Blorbo Blursday! ✨
(Sending this in advance!)
So, I’m curious as to all your OCs! They come from all over the world, and I want to know if each of them have a place that they’ve always wanted to go, or want to see someday? Or a place they might want to return to, having fond memories of it?
Have fun! ✨
- @circa-specturgia
Hello everyone!
Finally got back my energy after Polish final exams' results finally came, I've regained my HP and I am ready to answer some amazing asks!
Like this one one from my one and only @circa-specturgia, who will surprise me every moment of every day 🖤✨
Let's go!!! 🔥
The Blorbo Blursday #2
Lily Maradona - Barcelona, Catalonia, Spain
She would love to visit this place as her father was born there. She also studies architecture and Barcelona is a perfect city to get your architecture inspirations from with all the beautiful churches and colourful streets. Look at it yourself ✨
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Lilith Maradona - Berlin, Germany
Lilith loves bicycles and motorcycles. Berlin is one of the cities, which citizens ride a lot of bikes. They are one of the most popular forms of transportation. Additionally, Berlin is a mix of cultures and amazing history connected with the fact that was divided by Iron Curtain. She would love to explore the varieties of the city, live the life of big capital, so versatile and interesting.
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Im Jeong Hun - Seoul, South Korea
Hun, after spending some time in the US, would love to reconnect with his mother, help her and show her that he improved, changed, found himself. He would also love to live in this country as person with financial stability, as he grew up in poverty.
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Eva Popova - Rome, Italy
She found herself there. She accepted herself and found her strength and specialty: solving cases and catching criminals. Oscar helped her with it, as he was working and studying there at that time. Rome is also the symbol of their valuable friendship.
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Oscar Sapienti - Oslo, Norway
He was born there, but gave to the adoption and adopted by his Italian parents. He is maybe found, but wants to get to know his biological parents. He doesn't blame them for giving him away, as he had a wonderful life, he just have the sense of curiousity.
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That's all the locations! I hope I answered your ask fully @circa-specturgia 😘
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pangeanews · 4 years
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L’antologia più bella del secolo giace nell’oblio: c’erano Yeats, T.S. Eliot, Edgar Lee Masters, Ezra Pound. Gita nell’epoca in cui la poesia stordiva
Una volta facevano così, si menavano a suon di antologie. Come si sa, nel 1914 Ezra Pound compila Des Imagistes, florilegio di poeti ‘imagisti’, cioè che usavano la poesia con nitidezza d’ideogramma. La poesia ‘imagista’ più celebre la scrive Pound, pare scritta da Ungaretti, s’intitola In a Station of the Metro e fa così: “Questi volti apparsi tra la folla:/ Petali su un ramo umido e nero”. Come sempre, Pound aveva intruppato gli amici: Ford Madox Ford, William Carlos Williams, un James Joyce ancora indeciso tra prosa e poesia. Del gruppo faceva parte pure Amy Lowell – di cui Robert è parente – la quale, l’anno dopo, fa da sé, pubblica a Boston Some Imagist Poets. An Anthology, inserisce H.D., D.H. Lawrence, Richard Aldington e fa fuori Pound. Il nostro, ferocissimo, reagisce, come sempre, con spericolato genio, pubblicando un repertorio antologico micidiale quanto misconosciuto.
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Il 1915 è un anno tragico e importante per ‘Ez’: pubblica Cathay, la traduzione-reinvenzione delle poesie classiche cinesi, muoiono due cari amici, al fronte: il poeta T.E. Hulme, filosofo, teorico dell’imagismo, e lo scultore Gaudier-Brzeska. L’editore Elkin Mathews, Londra, ufficio in Cork Street, stemma energico nel centro, “Fructus Inter Folia”, gli dà ascolto e nel 1915 pubblica Catholic Anthology, in 500 copie, “rimaste pressoché invendute fino al 1936”, ci avvisa la Ezra Pound Encyclopedia. Fin dalla copertina – segni nervosi, astratti, cubisti, sulla scorta di BLAST – non c’è alcuna allusione alla ‘cattolicità’ intesa come versione romana del cristianesimo. “Cattolica” significa per Pound ciò che significa: universale. Il repertorio non è anticipato da alcun testo teorico, ma Pound, con furia agonistica, incorpora i poeti che stima in assoluto. Così, l’antologia è propiziata da una poesia di William B. Yeats, di cui Pound è stato segretario, nel 1913-14, The Scholars, pubblicata lì “per la prima volta” (Roberto Sanesi), prima di essere raccolta nel libro del 1919, I cigni selvatici a Coole. Il testo (di cui ricalco la prima stanza) è in qualche modo emblematico:
Teste calve dimentiche dei propri peccati, vecchie, sapienti, rispettabili teste calve curano e annotano i versi messi in rima da giovani poeti, che, insonni nei loro letti, cantarono la disperazione d’amore per sedurre orecchi ignoranti alla bellezza.
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Per lo più, l’antologia è un omaggio a Thomas S. Eliot, ‘protetto’ di Pound, di cui si edita The Love Song of J. Alfred Prufrock e una manciata di altri testi, stampati come Prufrock and Other Observations soltanto nel 1917, il primo libro importante del poeta della Waste Land. Con fiuto critico inesorabile, poi, Pound imbarca pure Edgar Lee Masters: ne aveva riconosciuto il genio proprio quell’anno (“Era ora! Era ora! L’America ha scoperto il suo poeta”, scriveva, eccessivo come sempre, su “The Egoist”), mentre ELM stava allestendo la Spoon River Anthology, di cui sono antologizzate dieci poesie (tra cui The Hill, Ollie McGee, Lilian Stewart). Insieme ad autori di fama – Carl Sandburg, William Carlos Williams – Pound scommette su poeti che il tempo ha relegato, almeno in Italia, all’oblio come Douglas Goldring – che nel 1910 sul suo giornale, “The Tramp”, pubblicò i Futuristi e Marinetti –, Orrick Johns, Alfred Kreymborg – insieme a Man Ray fondò la rivista “The Glebe”; fu l’anima di “Others”, dove pubblicò Mina Loy, Marianne Moore, Wallace Stevens –, John Rodker – editore estroso, poeta, amico di Freud, pubblicò Eliot, Oscar Wilde, Joyce. Insomma, quella singolare antologia, per virtù d’ira, raduna un gruppo di autori disomogenei che raccontano con eccezionale energia un’epoca: sono, in fondo, lo spartito del ‘modernismo’, la sceneggiatura di un’epoca folle e memorabile. La pubblicherei solo per quello.
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Conrad Aiken – poeta di talento passato in secondo piano nel tempo della poesia dai facili sentimenti e degli astratti, liquidi deliqui dell’io – scrisse che l’antologia era un capolavoro; Arthur Waugh rispose che era una “anarchica performance di un gruppo di poeti cubisti”; Pound replicò che nessuno aveva capito nulla. Che bello quando si litigava intorno a una antologia, per il bene della poesia, mostrando il muscolo cerebrale.
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Per gli amanti di Pound la chicca è una silloge di poesie – lì chiamata Contemporania –, in parte relegate, nel 1916, per lo stesso editore della Catholic Anthology, come Lustra, quasi ignorate. Come questa. Per il lettore di platino è interessante l’abbaglio di alcune parole ‘spia’ come “spirale” (whirl), che rimanda all’ossessione mistica di W.B. Yeats (il tempo come spirali che si compenetrano). Naturalmente, nessuno intende suggerire che questo Pound sia altro che ‘minore’: il meglio deve ancora venire. Qui colpisce – si è detto mille volte – la generosità, la forza intuitiva, il genio critico del poeta, la forza di rispondere all’oggi con un gesto che graffia di meraviglia. (d.b.)
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Dichiarazione dogmatica relativa al gioco degli scacchi: tema per una serie di immagini
Cavalieri rossi, vescovi marroni, regine luccicanti, Colpiscono il bordo, cadono in una trappola di colore L, Raggiungono e colpiscono negli angoli, tengono le linee in un unico colore. Questa scacchiera è viva di luce; questi pezzi sono forme vive, Le loro mosse rompono e ricompongono il modello: Il verde fosforescente delle torri, S’infrange contro la X delle regine, protette dal salto dei cavalieri.
Pedine Y arrancano, disarginano! Spirale! Centripeta! Compagno! Il Re crolla nel vortice, Schianto, bande disfatte, strisce rigide di colore duro, Luce metallica che penetra. Fuggitivi. La gara si rinnova.
Ezra Pound
*In copertina: William Carlos Williams (1883-1963), uno dei poeti antologizzati da Pound
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pangeanews · 5 years
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“Ho incontrato Rimbaud e Raffaello a Roma, in questa stagione di collere”. Su Leonardo Sinisgalli
Con una certa, giocosa, enfasi s’è detto che fu Un “Leonardo” del Novecento (così un convegno bocconiano del 2011). Il gioco fonde il nome (Leonardo, appunto) all’indole: Sinisgalli, nato a Montemurro nel 1908, si laurea in ingegneria industriale, ha il talento per la scienza e il genio poetico. Conobbe Enrico Fermi, che lo voleva fisico, fu amico di Ungaretti, passeggiò con Le Corbusier per l’Esposizione dell’aeronautica Italiana, nel 1934, fece la fortuna di Adriano Olivetti, che lo volle a sé, nel 1938. Unendo più talenti – “Non riuscivo proprio a vederci chiaro nella mia vocazione. Mi pareva di avere due teste, due cervelli, come certi granchi che si nascondono sotto le pietre”, ricorderà, sfottendosi – riusciva nella ‘tecnica’ come nell’ispirazione.
Leonardo Sinisgalli (1908-1981)
Di fatto, fu l’ideatore di due tra le riviste più importanti del tempo: “Pirelli” e “Civiltà delle macchine”. Tradusse – da Julien Green a Valéry – fu sodale di Scheiwiller – inaugurò la mitica collana “All’insegna del pesce d’oro” – assecondando un diktat che oggi suona aureo, avanguardia cristallina: “Scienza e Poesia non possono camminare su strade divergenti. I Poeti non devono aver sospetto di contaminazione. Lucrezio, Dante e Goethe attinsero abbondantemente alla cultura scientifica e filosofica dei loro tempi senza intorbidare la loro vena”. Morì a Roma nel 1981, pubblicò molto – da Vidi le muse, 1943 a L’età della luna, 1962 e Mosche in bottiglia, 1975, per Mondadori –, tra cui una rustica Ode a Lucio Fontana, e fu onorato. Pier Vincenzo Mengaldo lo installa, pur senza clamori – parla di “quasi stremata gratuità, che la grande eleganza non compensa”, preferendo “i risultati poetici del primo Sinisgalli” – nei Poeti italiani del Novecento. Della sua opera poetica s’è persa traccia in libreria – è ora di recuperarla – mentre torna, per Mondadori, il libro più bello e inafferrabile di Sinisgalli, Furor Mathematicus, edito la prima volta da Urbinati nel 1944 poi proprio da Mondadori nel 1950. Il libro, negli ‘Oscar Moderni Baobab’, riproduce l’anomalia dell’originale, che vaga per disegni e una vasta fauna d’interessi. Questo libro, fatto di libri che s’intersecano uno nell’altro – di cui preferisco Horror vacui, con quelle agnizioni sulla poesia, “La poesia non è una nascita, è un accidente, un disastro”, oppure, “La poesia, per sua natura, è assolutamente inconciliabile”, o anche “La luce è un poligono inflessibile, è un coltello, è un polso. La luce ripugna agli specchi” – svaria tra riflessioni sull’architettura, effusioni pop (la Noterella su Fred Astaire, dove FA è detto “marionetta, sorretta da forze oblique… è l’uomo o l’angelo che in ogni istante si salva dalla caduta, impuntandosi”), straordinari pezzi di prosa lirica, saggi sull’arte del tempo (quello su Scipione è azzeccato, azzanna un vero estroso che “alle virtù dell’intelletto… è tra i pochi artisti moderni che ha tentato di far violenza”, geniale nel “rinverginare, per uno strano processo di simbiosi, natura e museo”). Di quel bendiddio di talento – sentite che bello: “Ciascuno di noi si porta appresso, nel sogno, una casa e una città dove abita tutta la vita, l’altra vita, quella del sogno, la più vera se pure la più labile” –, estraiamo un frammento dal saggio Hic est ille Rapahel. Fu poeta ovunque, pure nel calcolo, Leonardo Sinisgalli, più nel gesto, infine – il pubblicista, il saggista, l’art director – che nel verso. Non esistesse la benemerita Fondazione Leonardo Sinisgalli, grazie a cui “la pubblicazione del volume è stata possibile” – e del cui comitato scientifico fa parte Gian Italo Bischi, curatore del Furor –, che dal 2008 si occupa dell’eredità del poeta, del poeta, appunto, raccoglieremmo le spoglie nell’armadio del tempo che fu. Un tempo, va detto, più audace di questo, più poetico, più gioioso (per dato di fatto, mica per vezzo al lamento). Insomma, per tutelare i poeti, occorre erigere fondazioni: chi non può, crepa. Liricamente. (d.b.)
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Hic est ille Raphael
Roma, Albergo Colonna, 1943
Chi mise sotto i miei occhi le sette belle maiuscole di questo nome? Un nome settemplice come è settemplice la luce, come settemplice è il suono. Non sono mai entrato nel Pantheon. Ho trovato scritta la frase in un pezzo di giornale capitatomi sotto gli occhi nei sotterranei di Piazza San Silvestro, un giorno d’aprile. E per tutta la primavera ho masticato le strane sillabe tenaci ed elastiche, che ritrovavo ogni volta sempre più nove, appena piegato sul vaso coi ginocchi contro il cuore. Respiravo una libera aria di Bohème (Je pisse vers les cieux bruns, très haut et très loin), ritrovavo una straordinaria vacanza in mezzo alla furia della guerra (Comme des lyres, je tirais les élastiques/ De mes souliers blessés).
Non è un’eresia se confesso d’aver pensato a Rimbaud e a Raffaello, riparato in una fetida cabina dentro il cuore di Roma, in questa stagione di collere, di lutti, di paure. L’avevo dunque incontrato per caso il miracoloso giovane, del quale lessi, per caso in un annuario, che la vita s’era chiusa come un circolo senza residui tra il 6 aprile 1483 e il 6 aprile 1520. Mi sentivo attratto da lui. Volevo correre in Vaticano, scoprire qualcosa del suo segreto: una via troppo facile non poteva essere la via giusta.
Allora promisi di pensare tutta la vita intensamente a Raffaello, ripetermi il suo nome nelle mie preghiere. Un giorno capitai da Alinari, in via Condotti, il giorno in cui la scheggia di un proietto aveva colpito la Chiesa di Trinità dei Monti, e in una cartella di disegni scelsi quello che mi pareva il più adatto a farmi compagnia.
L’ho appuntato su una parete della stanza, vicino al ritratto della Donna Sconosciuta che fa invidia ai miei amici. È una fotografia a colori che strappai da una rivista americana qualche anno fa. Da alloro me la porto dietro da una città all’altra, per scaramanzia. La donna è indicibilmente bella, ha gli occhi, il collo, le labbra di Raffaello. Ho avvicinato le due stampe e ho capito, a furia di guardarle tutti i giorni (guardando le mani della Signora che hanno un leggerissimo difetto: il pollice troppo grosso rispetto alle altre dita) che il piede disegnato su quel foglio del British Museum è il piede incorruttibile di Raffaello, la misura del suo passo leggero. Ha infatti lo stesso difetto che ha la mano della Signora Sconosciuta: l’alluce troppo grosso rispetto alle altre dita.
Poi seppi della grande amicizia che legava Raffaello a Pico della Mirandola e a Isabella d’Este. Tra Roma, Modena e Mantova, mi piace pensare che queste tre grandi anime non si sono mai incontrare e che, oltre al genio, i tre personaggi enigmatici dovevano avere un piccolo difetto in comune, un piccolo nascosto difetto al piede. Raffaello non ci ha lasciato un autoritratto dove le sue mani sapienti risultano invisibili? Dobbiamo pensare ch’egli aveva qualche leggerissimo difetto anche alle mani? Perfino i ritratti di Pico e di Isabella sono àchiri, hanno le mani tagliate dalle cornici o confuse nei panni.
Quale sorpresa! Sullo stesso foglio, che porta il numero 1728 della serie dei Disegni di Grandi Maestri (F.lli Alinari, via Nazionale 6) c’è un sonetto scritto, o trascritto di pugno, da Raffaello. È un sonetto erotico, di non facile lettura, costruito sullo schema canonico ABBA, ABBA, CDC, DCD, e i suoi binomi di volta sono: anno, odo, ole, ocho.
Ci sono due cancellature al nono e all’undecimo verso, due fautes della memoria di Raffaello. Il primo endecasillabo è mondo della rima; altre falle sono sparse qua e là: risultano tuttavia integri alcuni agglomerati, tra cui questi ponti tra il 3° e il 4° verso:
…restai come quei c’ànno
in mar perso la stella…
e tra il 12° e il 13° verso:
…mi gran focho
che mi tormenta…
Ma che cosa ancora ci sorprende di Lui? L’idea della sua pittura che gli veniva a mente o la sua smemoratezza che dà ad ogni immagine il prestigio di una esumazione? Le linfe del colore entrano nell’ordito dell’opera e la maturano come l’umidità matura gli edifici e li fa vivi e resistenti al tempo più degli alberi: un sangue chiaro che non trascina scorie, un liquido attivo, tellurico, puro e semplice come l’acqua. O è l’ombra puerile che rende accessibile per il tramite voluttuoso della grazia un mistero intellettuale così disumano? La sua abilità, la sua disinvoltura ci fanno pensare a una creazione gratuita, a qualcosa come una pittura automatica, tanto la sua mano, la sua mano è assente.
Non sappiamo se Rimbaud ha mai pensato a Raffaello: ci piace averli incontrati insieme in un recesso della città, tra Cielo e Inferno, e averli sposati.
Leonardo Sinisgalli
*In copertina: Raffaello Sanzio, “Autoritratto con un amico”, 1518-1520
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pangeanews · 5 years
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Amo maledettamente Oliver Stone, strafatto di sesso e di droga, ego strabordante, scrittore geniale, un uomo che ha le palle di sbagliare
Quanto mi fa incaz*are Oliver Stone, quanto lo prenderei a schiaffi alla fine di ogni suo film, se solo fosse possibile, se solo fosse lecito, e se solo da tale scontro potessi uscirne indenne, io così piccolina, e lui così alto e grosso. In verità dovrei prendere a schiaffi me stessa, che ancora mi lascio incantare dai mignot*ari, e per te che mi leggi che non sei di Roma e dintorni spiego che mignot*ari volgarmente significa quello che facilmente intuisci, uomini che vanno a migno*te le più brutte e a buon prezzo. Come Oliver Stone, sissignori, non lasciatevi ingannare da ciò che è oggi, un placido signore appesantito e accasato, quando mignot*aro lo è stato, di preciso dai 16 anni in poi, da quando perse la verginità con la squillo pagata e scelta da papà. E in quel caso però la squillo era di lusso, papà Louis era ricco, Oliver è nato nell’agio e cresciuto figlio unico e viziato, scuole esclusive fino a Yale, stessa università e stesso anno di immatricolazione di George Bush Jr., futuro presidente degli Stati Uniti e nemico numero uno di Stone, protagonista dileggiato del suo W.
Se però Bushino per sfuggire alle armi si imbosca nella Guardia Nazionale dietro raccomandazione di papà politico, Oliver Stone in Vietnam ci va nel 1965, da civile, da insegnante di inglese. Ci ritorna nel 1967, da soldato volontario, ci va a combattere una guerra sulle orme di papà Louis, che ha fatto la Seconda guerra mondiale, in Francia, trovandoci anche l’amore, con Jacqueline, la mamma di Oliver, da lei sempre chiamato Olivier, sebbene all’anagrafe risulti William per volere paterno. Ma in Vietnam Oliver non ci trova l’amore, ci trova lo schifo di ogni guerra vera, il puzzo della morte che di dosso non ti togli più. Oliver spara e uccide, il lerciume del Vietnam che trasferirà su pellicola, nella trilogia Platoon–Nato il 4 luglio–Tra Cielo e Terra, è il lerciume reale che lui in guerra ha contribuito ad ammucchiare.
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In Vietnam ci siamo stati tutti, scrive Michael Herr in Dispacci, ma non è vero, qui in Italia ad esempio del Vietnam non ci hanno mai capito un caz*o, i sessantottini che dicono il contrario sono dei bugiardi, ma nemmeno Kubrick, né Coppola, né altri che hanno firmato film memorabili sul Vietnam in quella dannata guerra ci sono stati, tranne lui, Oliver Stone, e per questo la sua trilogia affascina tanto, specie i giovani, e di ogni generazione. Perché Stone narra gli eventi dal punto di vista di tre ragazzi, Charlie Sheen in Platoon, Tom Cruise in Nato il 4 luglio, Hiep Thi Le in Tra Cielo e Terra: Sheen e Cruise ‘sono’ Stone, sono la sua rabbia, la sua gioventù andata a farsi fott*re tra morte, droga, bordelli. Dal Vietnam Oliver Stone ritorna distrutto nella mente e nell’anima, annientato dai demoni, da un orrore che è vita, è respiro, e non letteratura: a 23 anni è dentro la droga fino al collo. Ha cominciato a drogarsi in guerra, tornato a New York non prosegue economia a Yale, si laurea in cinematografia alla New York University, e fa lavori umili per sfuggire a se stesso, agli incubi che lo tormentano e che saranno quelli recitati da Tom Cruise sullo schermo. Poi, le put*ane: sfogo sessuale basico in Vietnam, le sue avventure più torride e squallide, più torbide, sono da Stone riversate in Sogno a Occhi Chiusi, romanzo pesantissimo, una discesa agli inferi tra guerra, m*rda, e sesso da mercimonio nei luridi bordelli tailandesi, meta dei soldati americani in licenza, e uno Stone strafatto e imbruttito, arso da un desiderio incestuoso per mamma Jacqueline, passa da donna a donna, perso, stordito: non conta il loro corpo, solo che glielo prendano in bocca, come se a succhiargli sperma fosse possibile tirargli via tutto il sudicio che è diventato.
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Droga e migno*te accompagnano Oliver Stone buona parte della vita, fino alla prima metà degli anni Duemila, quando un giudice all’ennesimo arresto per guida in stato di ebrezza e possesso di droga, lo obbliga a ripulirsi. Ma prima di allora ci sono anni di cocaina, ci sono viaggi col peyote che lo costringono a rimandare l’inizio di The Doors, c’è l’LSD e “l’erba dono di Dio”, e ci sono film e premi, sceneggiature lucenti, sapienti di scrittura. Perché se c’è una cosa su tutte che mi fa incaz*are di Oliver Stone non è il suo passato mignot*aro e maledetto, non è il suo sbatterti in faccia quant’è bravo a far film, e nemmeno il fatto innegabile che possieda le qualità auree che voglio in un uomo, una personalità strabordante fitta di idee frutto di studio, raziocinio, e di opinioni ferme, scomode, radicali, e l’avere le p*lle di sostenerle a morirci, anche sbagliando, e Dio sa quanto io adori gli uomini che sbagliano, e gli errori di Stone sono palesi (chi riesce a vedere tutto Alexander senza addormentarsi?). No, quello che mi manda in bestia è la capacità di scrittura di Oliver Stone, qualità poco riconosciutagli perché sì i suoi libri sono poco letti, e però basterebbero le sue sceneggiature (ha scritto Scarface, caz*o!) e Fuga di mezzanotte, la prima che ha creato, e che gli è valsa un Oscar. (Ok, non era la prima, la prima l’ha scritta nel 1969 tornato dal Vietnam, la paranoica stesura di quello che diventerà Platoon). Con Oliver Stone, una direzione, una tesi, ce l’hai, sempre, ed è politica, è ‘contro’, e da un’altra parte.
*
Oliver Stone è un divoratore di testi storici e uno scrittore-lumaca, scrive lentissimo, battendo sui tasti con un dito solo, e ci mette mesi a limare qualche pagina decente. Che poi diventano film, stroncati la gran parte dai critici e da tutte le teste d’uovo possibili, ma non è vero che Stone sia antiamericano e odi il suo Paese, seppure sia mezzo francese la verità è che non credo vi sia uomo che ami la sua Nazione quanto lui, che ha capito che la forza dell’America sta nel raccontarsi e così svelarsi nel suo Bene ma soprattutto nel suo Male, nel mettersi costantemente sotto processo uscendone ogni volta più forte. Migliore. Per far questo bisogna essere patriottici, quel patriottismo che Stone mette nei suoi film e che mi fa sentire sbagliata perché dai, riconosciamolo, noi italiani patriottici non lo siamo né lo saremo mai, è un sentimento a noi alieno, con cui non ci crescono, e che non puoi darti da solo.
Barbara Costa
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