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#scuola infanzia
gobelluno · 7 months
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Maltempo, il Prefetto Savastano chiude le scuole
BELLUNO – E’ appena stata firmata dalla Prefettura di Belluno l’ordinanza di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado in tutta la provincia di Belluno per domani a causa del maltempo previsto! L’ordinanza è visibile al link whatsapp.com/channel/0029Va8pVdL3rZZdhFgYvt42. Il Meteo regionale segnala tra oggi, giovedì 2 novembre e la prima parte di domani venerdì 3, tempo in prevalenza…
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gregor-samsung · 7 months
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“ A novembre hanno ricevuto una telefonata della direttrice. Voleva parlare con loro e no, sarebbe stato meglio farlo di persona, meglio non per telefono. Si sono presentati tutti e due. Era caduta una neve precoce; la luce livida, l’ambiente urbano repentinamente mutato li rendevano inquieti, come se non bastasse già il tono della telefonata, certo non minaccioso, ma ambiguo, guardingo. L’inquietudine è aumentata quando la direttrice ha cominciato con un discorso molto generale sulla missione (ha detto proprio cosí, mission) dell’insegnamento e sui compiti degli educatori. Si vedeva che rimandava il momento in cui avrebbe sputato il rospo, e i due stavano seduti sulla punta della sedia, sempre piú nervosi. Poi finalmente gliel’ha detto: i genitori degli altri bambini si erano lamentati. Le telefonavano per dirle che sempre piú spesso, a casa, i figli di quattro anni si rivolgevano a loro con parole mai sentite prima, che alla fine risultavano essere italiane. Si registravano già alcuni casi di gravi incomprensioni transgenerazionali, con conseguenze che solo per un pelo non erano state serie. Interpellate, la maestra Shirley e la maestra Carol avevano confermato; loro stesse si erano rassegnate ad apprendere il significato di espressioni quali pipí, popò, basta, prendi, vieni qua e vaffanculo, finendo per utilizzarle anche loro, in violazione dei principî educativi del Learning World, per non restare tagliate fuori. La direttrice, a cui evidentemente sfuggiva la differenza tra vaffanculo e vattene via, aveva aggiunto che però la contaminazione culturale, cosí si era espressa, procedeva anche in direzione opposta, tanto che il bambino aveva adottato il termine wedgie. Su richiesta dei genitori, aveva poi specificato che la parola, di cui non si conoscono equivalenti in altre lingue, designa la condizione in cui, adulti o minori, ma soprattutto questi ultimi, si è infastiditi dalle mutande insinuatesi nel solco fra l’una e l’altra natica. La direttrice non si era mai trovata alle prese con un problema del genere (adesso parlava del bambino, non piú della wedgie). Non sapeva esattamente cosa proporre. Contava però sul loro aiuto per trovare una soluzione, escogitare qualcosa che permettesse agli altri alunni di mantenere la madrelingua in presenza della formidabile spinta all’innovazione portata da quel bambino dal carattere cosí forte. “
Guido Barbujani, Soggetti smarriti. Storie di incontri e spaesamenti, Einaudi (collana Super ET Opera Viva), febbraio 2022¹; pp. 126-127.
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rosaleona · 1 year
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Editoriale di Marco Travaglio.
(Ma quindi a Bibbiano non sarebbe accaduto niente?)
La combriccola di “giornalisti” che parla di processi che non conosce ha emesso un’altra sentenza irrevocabile: siccome Claudio Foti, condannato in primo grado a 4 anni, è stato assolto in appello per la vecchia insufficienza di prove (art. 530 comma 2 Cpp) da un solo episodio del caso Bibbiano, sono innocenti pure gli altri 17 imputati tuttora a processo a Reggio Emilia per un centinaio di capi di imputazione, con 155 testi e migliaia di intercettazioni, già avallati da un gup, da 3 giudici del Riesame e da 5 di Cassazione; anzi, a Bibbiano non è successo niente. Mentana “chiede scusa” a Foti a nome “di tutto il sistema dei mass media” (e parlare per sé?). La Stampa dice che “il paese esce dall’incubo” (che non sono i bambini strappati alle famiglie con false accuse, ma il processo a chi le fabbricò). Per il Messaggero “crolla il castello di carta”. Merlo su Rep straparla di “sciacallaggio” dei “grillini” e dei “soliti giornalisti” (quindi lui non c’entra). E, tanto per cambiare, dà ragione a Renzi che sul Riformatorio chiede a Meloni, Salvini e Di Maio di scusarsi per una delle poche cose giuste che han detto:cioè che rubare bambini ai genitori con la connivenza delle giunte targate Pd, che in Val d’Elsa affidarono senza gara a Foti&C. le terapie minorili per oltre 200mila euro, fu uno scandalo.
Questo bel quadretto illumina anche la credibilità dei “garantisti” all’italiana, che beatificano lo psicologo per ora assolto assolto (c’è ancora la Cassazione). E fingono di non sapere che nulla è più “giustizialista” del metodo da lui teorizzato e praticato in varie parti d’Italia e proseguito a Bibbiano dai suoi seguaci, fra cui la moglie imputata a Reggio. Le perizie della sua onlus “Hansel e Gretel” hanno accusato decine di genitori, nonni, zii, maestri di aver violentato, abusato, menato, persino coinvolto in riti satanici un’infinità di bimbi che per questo furono sottratti alle famiglie e affidati ad altre; dopodiché s’è scoperto che non avevano fatto nulla, sono stati assolti e i bambini son tornati in famiglia e a scuola, se intanto genitori e maestri non s’erano suicidati o ammalati. Bel garantismo. Ricordate le maestre, la bidella e lo scrittore di Rignano Flaminio , sputtanati come pedofili e poi assolti? C’erano pure le perizie di Foti. Il sequel fu nella Bassa Modenese, dove però l’inchiesta giornalistica Veleno di Pablo Trincia ruppe il muro di omertà. I fatti di Bibbiano – in attesa di sapere dalla sentenza principale se furono reati o solo vergogne penalmente irrilevanti – dicono che tutti i bambini dati in affido in base alle perizie dei fotiani sono tornati alle famiglie naturali e tutti i genitori processati per violenze e abusi sono stati assolti. Siccome ora dovremmo tutti chiedere scusa a Foti, con quei bambini e con quei genitori chi si scusa?
Sorgente: Chiagni e Foti – Il Fatto Quotidiano
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un-intruso-nel-mondo · 7 months
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Oggi è iniziato il corso sulla psicomotricità in una scuola (diversa da dove faccio il corso al martedì) con bambini della materna (3-5 anni) ed è andata molto bene per essere la prima lezione. Dato che la scuola si trova in un quartiere multietnico ovviamente le classi avevano molti bambini di etnie diverse, però è stato bello lo stesso. I bambini erano super allegri nel fare i giochini proposti, dunque ci sono i presupposti per far bene. Al momento sono previste soltanto dodici lezioni però può anche essere che la scuola ci chieda di continuare a farne altre.
In una delle due sezioni c'era una bimba che parlava solo inglese e dall'accento ho avuto il sospetto fosse americana (ovviamente con lei ho dovuto comunicare solo in inglese e quando mi capitano questi bimbi che parlano solo inglese è un modo per mettermi in gioco nel parlare una lingua che non conosco bene) così le ho chiesto di dove fosse e mi ha detto California o comunque una città giù di lì perchè parlava sotto voce come se non volesse che i compagni sapessero la città di provenienza. Era una bellezza però sentirla parlare con il suo accento statunitense. Una compagna avendo notato il modo in cui parlavo con lei mi fa:
Lei: quante lingue parli?
Io: cinque! Italiano, inglese, spagnolo, calabrese...(la quinta non mi veniva ahaha perchè avevo detto un numero a caso)
Lei: come si parla il calambrese?
Io: *nome della bimba* assettate cà!
La lezione si è conclusa in due modi diversi perchè a noi "piace" improvvisare ahaha (nonostante ieri sera io e il mio capo ci fossimo preparati i dettagli su come svolgere la lezione, ma questo è anche il bello dell'insegnamento):
prima sezione: ci si è messi in cerchio seduti nei proprio cerchio facendo passare un palloncino e dicendo al compagno "grazie per aver giocato con me"
seconda sezione: super abbraccio di gruppo ahahah
Stamattina quando entrammo nella prima classe e aver trovato i bambini tutti seduti e sistemati, mi ha fatto pensare a quando andavo alla materna anche io come loro...(momento nostalgia ahah)
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Condividere con i propri cari una mattinata all’insegna del divertimento, piantando alberi per testimoniare l’importanza delle ‘radici’ e dei legami con le proprie origini. In occasione della Festa dei Nonni, che si celebra dal 2005 ogni 2 ottobre, la Scuola dell’Infanzia di Mantignana, diretta dal dirigente Prof. Daniele Gambacorta, ha invitato tutti i nonni dei bambini a un’esperienza coinvolgente da vivere insieme alle insegnanti del plesso. La giornata si è aperta con il saluto delle insegnanti Annunziata Tuosto, Roberta Iaconi, Nara Fidati, Clara Covarelli e Pierina Leoni, che insieme alle collaboratrici Donatella Battistoni e Simonetta Maccarelli hanno accolto i nonni […]
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umbriasud · 1 year
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Terni, il Tribunale dà ragione alle educatrici: il Comune deve pagare le turnazioni
Le educatrici degli asili nido del Comune di Terni, insieme al loro sindacato, la Fp Cgil, avevano ragione: il tribunale di Terni, con sentenza del 18 aprile 2023, ha condannato il Comune al pagamento dell’indennità di turnazione prevista dagli articoli 22 e 23 del Contratto di lavoro Enti Locali e degli arretrati maturati dal mese di febbraio 2021.  “Una vittoria fondamentale, un atto di…
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guidograssidamiani · 2 years
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Siamo fieri e commossi della scelta di intitolare a nostra madre Gabriella la #Scuola dell’#Infanzia della #Madonnina di #Valenza. Rappresenta bene il suo spirito di approccio energico e positivo verso la vita e contemporaneamente la sua dolcezza d’animo, la sua attenzione verso i più piccoli, la sua sensibilità verso gli altri e la sua naturale e costante volontà di avvolgere tutti in un grande “abbraccio” senza barriere di alcun genere. Nostra madre ci manca tantissimo e non c’è giorno che non pensiamo a lei. Siamo certi che questo tributo l’abbia resa profondamente orgogliosa e ci è possibile immaginare uno dei suoi sorrisi con i quali, non solo le labbra, ma soprattutto i suoi occhi, trasmettevano quella felicità tipica proprio dei bambini. ❤️. #mamma (presso Valenza, Piemonte, Italy) https://www.instagram.com/p/CfH1wZZKBFm/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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kon-igi · 5 months
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CHIAMA I RICORDI COL LORO NOME
Nel 2019, la mia compagna, le mie figlie e io decidemmo di intraprendere un percorso che alla fine ci avrebbe portato a diventare la famiglia affidataria di un minore e questo implicava un sacco di incontri, singoli e di gruppo, con cui assistenti sociali e operatori valutavano la nostra capacità di accudimento e contemporaneamente ci informavano e ci formavano su cosa significasse prendersi cura di un minore in modo continuativo ma parallelamente alla famiglia biologica, con la quale dovevamo rimanere sempre in contatto.
(anticipo che poi la cosa finì in un nulla di fatto perché poco dopo scoppiò il caso Bibbiano - 30 km in linea d'aria da Parma - e per precauzione/paura tutti gli affidi subirono un arresto. E poi arrivò il Covid)
La mia riflessione nasce alla lontana da un video che youtube mi ha suggerito questa mattina presto - è poco importante ai fini della storia ma è questo - che mi ha ricordato una caratteristica della mia infanzia...
Difficilmente riuscivo a essere felice per le cose che rendevano felici gli altri e quella vecchia canzone - che è considerato l'Inno del Carnevale di Viareggio, mio luogo di nascita e dei primi 20 anni di vita - ne è l'esempio emblematico, direi quasi sinestesico.
Tutti i viareggini la conoscono e la cantano nel periodo più divertente e frenetico della città ma io la associo a un'allegria dalla quale ero sovente escluso, odore di zucchero filato che non mangiavo e domeniche che significavano solo che l'indomani sarei tornato a scuola, preso in giro dai compagni e snobbato dalla maestra.
Vabbe'... first world problem in confronto ad altri vissuti (in fondo ero amato e accudito) però l'effetto a distanza di anni è ancora questo.
Tornando al quasi presente, una sera le assistenti sociali chiesero al nostro gruppo di futuri genitori affidatari di rievocare a turno prima un ricordo triste e poi uno felice.
E in quel momento ebbi la rivelazione che la quasi totalità dei presenti voleva dare amore a un bambino o a una bambina non propri perché sapeva in prima persona cosa significasse vivere senza quell'amore: gli episodi raccontati a turno non era tristi, erano terribili... violenza, abbandono, soprusi, povertà e ingiustizie impensabili nei confronti di bambino piccolo e, ovviamente, quando arrivò il nostro turno (la mia compagna non ne voleva sapere di aprire bocca) mi sentivo così fortunato e quasi un impostore che, in modo che voleva essere catartico e autoironico, raccontai di quando la maestra in terza o in quarta elementare chiamò un prete che davanti a tutta la classe mi schizzò di acqua santa perché - a detta della vecchia carampana - sicuramente ero indiavolato.
Ribadisco che la cosa voleva essere intesa come un modo per riderci su e detendere l'atmosfera pesante che il racconto dei vissuti terribili aveva fatto calare sul gruppo ma mentre sto mimando con una risatina il gesto del prete con l'aspersorio, mi accorgo che tutti i presenti hanno sgranato gli occhi e hanno dilatato le narici, nella più classica delle espressioni che indicano un sentimento infraintendibile...
La furia dell'indignazione.
Cioè... tu a 10 anni hai visto tua madre pestata a sangue da tuo padre e fatta tacere con un coltello alla gola ed empatizzi con me che ti sto raccontando una stronzata buona per uno sketch su Italia Uno?
Mi sono sentito uno stronzo, soprattutto quando la furia ha lasciato il posto a gesti e parole DI CONFORTO per quello che, evidentemente, sembrava loro una prevaricazione esistenziale orribile (cioè, lo era ma, per cortesia... senso delle proporzioni, signori della giuria).
Mi sono quindi rimesso a sedere, incassando il supporto con un certo qual senso di vergogna, finché poi non è arrivato il momento della condivisione dei momenti felici.
Silenzio di tomba.
Nessuno parlava.
Nessuno riusciva a ricordare qualcosa che lo avesse reso felice.
Con un nodo in gola - perché avevo capito che razza di vita avevano avuto le persone attorno a me - mi rendo conto che io ne avevo MIGLIAIA di momenti felici da condividere ma che ognuno di essi sarebbe stato una spina che avrei conficcato nel loro cuore con le mie stesse mani.
E allora mi alzo e rievoco ad alta voce il ricordo felice per me più antico, quello che ancora ora, a distanza di decenni, rimane saldo e vivido nella parte più profonda del mio cuore...
-Le palle di Natale con la lucina rossa dentro. Quando ero piccolo, durante le vacanze di Natale aspettavo che mio papà e mia mamma andassero a letto e poi mi alzavo per andare a guardare l'albero... non i regali sotto, proprio l'albero. Era finto, di plastica bianca spennachiosa, ma mia mamma avvolgeva sempre intorno alla base una striscia decorativa verde a formare una ghirlanda e mio padre stendeva tutto attorno ai rami un filo con delle palle che, una volta attaccate alla presa elettrica, si illuminavano di rosso. Io mi alzavo di nascosto e nel caldo silenzio della notte guardavo le luci intermittenti dipingere gli angoli del divano e del tavolo, con un sottile ronzio che andava e veniva. Ero al caldo, ero protetto, voluto e amato. Se allungo le mani posso ancora tastare quel ronzio rosso che riempe la silenziosa distanza tra me e l'albero e niente potrà mai rendere quella sensazione di calda pienezza meno potente od offuscarne la completezza. Quello era l'amore che mi veniva dato e che a nessuno sarebbe mai dovuto mancare.
A un certo punto sento una mano che mi si poggia sul braccio (avevo chiuso gli occhi per rievocare il ricordo) e accanto a me c'è la mia compagna che sorride, triste e piena di amore allo stesso tempo.
E attorno a me tutti stanno piangendo in silenzio, esattamente quello che col mio ricordo semplice volevo evitare e che invece doveva aver toccato lo stesso luogo profondo del loro cuore.
E in mezzo alle lacrime (che figuriamoci se a quel punto il sottoscritto frignone è riuscito a trattenere) cominciano a scavare tra i ricordi e a tirarli fuori... il cucciolo che si lasciava accarezzare attraverso il cancello della vicina, il primo sorso dalla bottiglietta di vetro di cedrata, la polvere di un campetto da calcio che si appiccicava sulla pelle sudata, l'odore della cantina, il giradischi a pile...
E nulla. Non so più cosa dire e nemmeno cosa volessi dire.
Forse che sembriamo così piccoli, malmessi e fragili ma che se qualcuno ci picchietta sulla testa e sul cuore siamo capaci di riempire il mondo di cose terribili e meravigliose.
Decidere quali ricordare e quali stendere davanti a noi è una scelta che spetta non a chi picchietta ma a chi permette che essi fluiscano da quella parte profonda di sé a riempire lo spazio tra noi e il domani.
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nusta · 6 days
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Oggi una delle mie nipotine ha finito le elementari e mentre ascoltavo le canzoni e le parole che hanno scelto per chiudere questo percorso mi sono un po' commossa *_* Probabilmente ero più emozionata di lei, che ridacchiava con le sue amiche e anche dopo ci ha salutato rapidamente, senza l'entusiasmo che ci riserva quando non siamo nel "suo" mondo u_u
Sta crescendo in fretta e spesso ormai mi viene da pensare a quando avevo la sua età, ai primi ricordi che ho conservato più nitidamente, tra quelli della mia infanzia e della mia adolescenza. Spero che riesca ad essere serena come lo sono stata io, che la sua autostima sia forte quanto lo è stata la mia, che la sua curiosità e la sua prudenza vadano di pari passo. La vedo grande e piccola allo stesso tempo e mi ricordo di quanto mi sentivo grande e piccola io, in quegli anni. Chissà se anche lei si sente così, che pensieri inediti le passano per la testa quasi undicenne. Beata gioventù *_*
Chissà come sarebbe stata per me un'adolescenza con internet nel paesino in cui abitavo all'epoca, chissà come sarebbe stata col fast-fashion, con lo streaming e i cellulari, con i trucchi e i tutorial a portata di mano e di portafogli. La mia ignoranza di certi aspetti della femminilità era ed è rimasta vasta per inziale mancanza di stimoli e possibilità e poi per pigrizia mista a testardaggine e fortuna. Ma per altri aspetti ricordo di essere cresciuta molto in fretta, molto libera e molto sfacciata, e anche in questo caso una grande fortuna è stata davvero provvidenziale nel traghettarmi fino alla stabilità sentimentale senza troppe preoccupazioni. Spero che lei ne abbia altrettanta e anche di più, spero si diverta un sacco.
E onestamente spero che le scuole medie rivitalizzino la sua curiosità di imparare cose nuove anche in ambito strettamente scolastico, perché queste elementari non le hanno fatto amare molto lo studio T_T
Chissà come sarà per lei l'impatto con le scuole medie sotto questo profilo. Per me è stato strano avere tanti compagni e diversi prof dopo aver passato 5 anni in dodici con una sola maestra, mi è sembrato quasi che ogni materia avesse la sua "personalità", che la scuola fosse una metropoli, aveva addirittura 5 sezioni! Mi sono abituata in fretta, comunque. Spero che anche lei riesca ad adattarsi a tutto ciò che la aspetta e che la matematica le sia più congeniale di quanto lo sia stata finora.
Vedremo. In famiglia c'è chi minimizza e chi si aspetta tempesta, il portone dell'adolescenza in ogni caso sta proprio di fronte alle porte che chiudono le elementari e ormai siamo arrivati. È davvero la fine di un'epoca o è una mia impressione dovuta al mio personale vissuto? Credo lo sapremo solo col senno di poi, quando ne parleremo tra qualche anno. Intanto c'è la prima estate senza la preoccupazione dei compiti, ed è già un bel traguardo.
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abr · 3 months
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Nei primi secoli del cristianesimo vi fu una diatriba a volte accesa sulla necessità o meno di studiare gli autori greci e romani (si pensi a san Girolamo o a sant’Agostino), durante il Medioevo e soprattutto nei monasteri prevalse una mentalità sostanzialmente aperta.
Bonifacio, apostolo della Germania, compose un’Arte della grammatica nella cui prefazione sosteneva che lo studio dei classici è indispensabile alla formazione religiosa. Ancora, Gerberto, divenuto poi papa col nome di Silvestro II (999-1003), che come direttore della scuola cattedrale di Reims riteneva «impossibile per i suoi allievi elevarsi all’arte oratoria senza conoscere le tecniche di elocuzione che si possono imparare soltanto leggendo i poeti». Insomma, da Gregorio Magno fino ad Alcuino, emblema del Rinascimento carolingio, fu tutto un susseguirsi di lodi verso la cultura classica.
Altro che secoli bui (...). Come l’eccezionale esperienza del Vivarium, il monastero fondato da Cassiodoro, che nel VI secolo «fornì le basi per una compiuta sintesi tra saperi pagani e sapienza cristiana». O il meno noto monastero di Eugippio, abate a Castellum Lucullanum vicino a Napoli, che già alla fine del V secolo consolidò la pratica di copiare e conservare i manoscritti antichi. Per arrivare a Rabano Mauro, che guidò l’abbazia benedettina di Fulda in Germania, autore di uno studio sull’arte del linguaggio e difensore della grammatica, e a (...) Alcuino, al quale si devono due trattati sulla retorica e sulla dialettica, ritenuti fondamentali per lo studio, ma anche per l’evangelizzazione.
Poi si spazia dall’elogio da parte di Agostino dell’aritmetica e dei numeri in quanto voluti da Dio come fondamento dell’ordine dell’universo alla passione di Boezio e di Gerberto per la geometria, per finire con l’astronomia di cui si è già riferito e con la musica, la «scienza del misurare ritmicamente secondo arte» ancora per sant’Agostino, autore di un trattato apposito, il De musica. Boezio poi la riteneva «connessa non solo con la speculazione, ma con la moralità». Un lungo percorso approdato nell’XI secolo a Guido d’Arezzo e alla sua codificazione delle note musicali.
via https://www.avvenire.it/agora/pagine/la-cultura-monastica-luce-del-medioevo
Come in tutte le rivoluzioni del pensiero, anche il cristianesimo rischiò nella sua infanzia l'implosione suicida causa massimalismo fondamentalista, cancellatore di tutta l'eredità del passato nel nome di una nuova ripartenza.
Mentre ad es. islam, blm, wokismo e ambientalismo ci cascano come pere e ne sono fatalmente vittime, il pensiero cristiano dopo qualche iniziale tentennamento - iconoclastia etc. - si salva da se sin dai primi tempi, lasciando tutti i freni fondamentalisti auto imposti alla ortodossia orientale e celebrando Dio per mezzo della CURIOSITA' DEL SAPERE, originando quindi dal suo interno e ponendo le premesse per tutto il successivo progresso positivo del mondo, dal capitalismo al liberalismo alla scienza.
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gobelluno · 9 months
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Contributo statale per la Scuola dell’infanzia "Don Zalivani"
PONTE NELLE ALPI – La Scuola dell’infanzia paritaria “Don Zalivani” è stata “promossa” con un contributo statale di 15mila euro. Dopo aver celebrato i 70 anni d’attività, la struttura guarda al futuro con ulteriore fiducia e si apre a nuovi traguardi. Anche perché non è frequentata solo da bimbi del territorio pontalpino, ma provenienti pure da Belluno, Alpago e Longarone. Pensata e costruita…
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gregor-samsung · 30 days
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“ Se dovessimo tener conto delle letture importanti che dobbiamo alla Scuola, ai Critici, a tutte le forme di pubblicità e, viceversa, di quelle che dobbiamo all'amico, all'amante, al compagno di scuola, vuoi anche alla famiglia - quando non mette i libri nello scaffale dell'educazione - il risultato sarebbe chiaro: quel che abbiamo letto di più bello lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara. Ed è a una persona cara che subito ne parleremo. Forse proprio perché la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire. Amare vuol dire, in ultima analisi, far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo. E queste preferenze condivise popolano l'invisibile cittadella della nostra libertà. Noi siamo abitati da libri e da amici. Quando una persona cara ci dà un libro da leggere, la prima cosa che facciamo è cercarla fra le righe, cercare i suoi gusti, i motivi che l'hanno spinta a piazzarci quel libro in mano, i segni di una fraternità. Poi il testo ci prende e dimentichiamo chi in esso ci ha immersi: tutta la forza di un'opera consiste proprio nel saper spazzar via anche questa contingenza! Eppure, con il passare degli anni, accade che l'evocazione del testo faccia tornare alla mente il ricordo dell'altro: alcuni titoli sono allora di nuovo dei volti. E, siamo giusti, non sempre il volto di una persona amata, ma anche quello (oh! raramente) del tal critico o del tal professore. È il caso di Pierre Dumayet, del suo sguardo, della sua voce, dei suoi silenzi, che nelle Letture per tutti della mia infanzia dicevano tutto il suo rispetto per il lettore che grazie a lui sarei diventato. E il caso di quel professore la cui passione per i libri sapeva dotarlo di un'infinita pazienza e regalarci perfino l'illusione dell'amore. Doveva proprio preferirci - o stimarci - noialtri allievi, per darci da leggere quel che gli era più caro. “
Daniel Pennac, Come un romanzo, traduzione di Yasmina Mélaouah, Feltrinelli (collana Idee), 1998²⁶, pp. 70-71. (Corsivi dell’autore)
[1ª edizione originale: Comme un roman, éditions Gallimard, 1992]
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rosaleona · 1 year
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Entra in un asilo nido con un machete e uccide quattro bambini: orrore in Brasile
Entra in un asilo nido con un machete e uccide quattro bambini: orrore in Brasile https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/04/05/entra-in-un-asilo-nido-con-un-machete-e-uccide-quattro-bambini-orrore-in-brasile/7121484/
Immagino non faccia notizia perché non è accaduto negli USA
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vaerjs · 10 months
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una donna è stata denunciata dalla polizia di Torino per mancanza di assistenza famigliare. avrebbe lasciato il figlio di 6 anni da solo a casa per il tempo di recarsi al mercato. la polizia ha trovato il bambino seduto a cavalcioni sulla finestra di casa e la casa in disordine.
io non so se voi siete cresciutɜ in famiglie bene ma vi posso assicurare che questa scena avrebbe potuto essere una fotografia della mia infanzia (e anche quella dellɜ miɜ compagnettɜ di scuola).
io a 6 anni avevo già due fratelli più piccoli a cui badare. i miei non si potevano permettere unɜ babysitter che ci accudisse mentre loro cercavano di incastrare i turni dei loro lavori, i nostri orari di scuola sempre diversi e le varie attività extrascolastiche che iniziano a prendere piede. non abbiamo mai avuto il lusso di avere vicinɜ di casa giovani che potessero accudire me e i miei fratelli per il tempo della spesa, né nonnɜ che potessero farci compagnia e aiutarci con i compiti nel dopo scuola. la casa era un disastro. io ricordo benissimo di essere sempre stata arrampicata in cima ai mobili per da dove potevo osservare tutta la stanza.
ricordo nettamente quando ci siamo potuti permettere una babysitter. io avevo 12 anni. mi sentivo già adulta, avevo fatto da madre ai più piccoli per tutta la mia infanzia e ora un'altra donna voleva venirmi a dire cosa fare e cosa non fare mentre i miei genitori erano assenti. ricordo che mi sgridò perché sedevo sui mobili, e io non capivo dove fosse il problema.
è facile fare le leggi e giudicare quando si vive nel privilegio. è facile accusare famiglie e genitori di cattiva genitorialità. anche i miei genitori sono stati pessimi da questo punto di vista. eppure hanno fatto del loro meglio per campare e farci campare nel migliore dei modi.
il bambino è stato allontanato dalla famiglia. mi chiedo se anche lui sia stranito perché ai suoi occhi non c'era nulla di strano o pericolo nel dondolarsi dalla finestra come ogni giorno cercando di intravedere la mamma che torna dal mercato e quindi poter correre ad aprirle la porta prima che tirasse fuori le chiavi.
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sottileincanto · 6 months
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Della mia infanzia ricordo le audio e le videocassette, che ogni tanto si attorcigliavano e se eri fortunato te la cavavi con una penna biro e sistemavi tutto, altrimenti "il mangianastri s'è mangiato tutta la cassetta!!!". Ricordo un piccolo mangiadischi portatile, rosso - che oggi sarebbe un oggetto vintage e di design - dove si mettevano le fiabe sonore che vendevano in edicola, insieme a dei giornaletti dalle pagine grandi con sopra le illustrazioni o il disco della Carrà che mi aveva comprato la mamma. Ricordo il grillo parlante e il Simon che sembravano delle meraviglie tecnologiche, le diapositive con il proiettore e il caricatore dove si mettevano tutte in fila e si usava anche a scuola. Ricordo le cartoline e le lettere scritte a mano, con la grafia ordinata e dalle lettere allungate della nonna. Ricordo le vecchie, bellissime bambole di panno Lenci della zia, ricordo il telefono a disco che ogni tanto ti mangiava le dita. Ricordo che potevi telefonare per sapere l'ora esatta e che tutti avevamo una rubrica in testa e una in tasca, con tutti i numeri degli amici e dei parenti segnati su. Ricordo l'enciclopedia e le fotocopie delle immagini delle varie voci, che poi ritagliavamo e incollavamo sul quaderno di scuola quando per compito ci davano la famosa "ricerca", copiando le didascalie accanto. Ricordo la carta velina per copiare le immagini e la carta carbone da mettere nella macchina da scrivere. Ricordo la macchina da scrivere, dove ogni tanto s'inceppavano i tasti e che arrivava il momento di cambiare la margherita quando le lettere erano diventate ormai solo spettri pallidi ed esangui. Ricordo le macchine fotografiche e i rullini, che dovevi stare attento a non fargli prendere la luce altrimenti bruciavi tutto e i rullini in bianco e nero quando volevi sperimentare. Ricordo le polaroid, che da un certo libro in poi ("Quattro dopo mezzanotte") mi facevano sempre pensare ad un racconto inquietante di Stephen King. Ricordo che in tutti i bagni trovavi praticamente sempre una radio e delle riviste, perché il cellulare non esisteva. Ricordo la cinquecento di mamma, che dovevi fare la famosa "doppia" per cambiare marcia e che dovevi aprire l'aria in inverno. Ricordo tutto questo mondo di cose che si riparavano, si rammendavano, si incollavano, dove esisteva ancora "l'aggiustatutto", quell' omino che non si sapeva esattamente che lavoro facesse, ma sapeva riparare qualunque cosa. Il soprannome del nostro omino era "Ops" e quando la mamma diceva "Chiamo Ops perché sicuramente lui lo sistema subito" io ero contentissima, perché mi mettevo lì a guardare mentre lui lavorava e cercavo di capire cosa stesse facendo. E lui mi sorrideva e mi spiegava a modo suo. Ricordo un mondo che è sparito, che i ragazzi di oggi non saprebbero nemmeno immaginare e credo che, come a volte noi "anziani" sembriamo degli analfabeti nel loro mondo digitale, loro lo sarebbero nel nostro mondo analogico. Ricordo un mondo di scoperte incredibili e soluzioni improvvisate, un mondo più piccolo e lento, ma pieno di meraviglie. Lo so, forse sono io che sono soltanto un'inguaribile romantica, ma ho spesso l'impressione che, per divorare tutto con l'ansia di progredire ogni istante di più, forse abbiamo perso tanti piccoli tesori.
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colorfulprincewombat · 5 months
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Noi Boomer
"Molti sono morti, e quelli che sono ancora qui vengono chiamati ""gli anziani. ""
Siamo nati negli anni 40-50-60.
Siamo cresciuti negli anni 50-60-70
Abbiamo studiato negli anni 60-70-80.
Eravamo insieme negli anni 70-80-90.
Ci siamo sposati o no e abbiamo scoperto il mondo negli anni 70-80-90.
Avventure negli anni 80-90.
Ci stiamo ambientando negli anni 2000.
Siamo diventati più saggi negli anni 2010.
E andiamo forte fino al 2020 e oltre.
A quanto pare abbiamo attraversato OTTO decenni diversi...
DUE secoli diversi...
DUE millennial diversi...
Siamo passati dal telefono con l'operatore per chiamate interurbane, cabine a pagamento, videochiamate in tutto il mondo.
Siamo passati dalle slide a YouTube, dai vinili alla musica online, dalle lettere scritte a mano alle mail e Whats App.
Giochi in diretta radio, TV in bianco e nero, TV a colori, poi TV 3D HD.
Siamo andati al videonoleggio e ora guardiamo Netflix.
Abbiamo conosciuto i primi computer, schede perforate, dischi e ora abbiamo gigabyte e megabyte sui nostri smartphone.
Abbiamo indossato pantaloncini per tutta la nostra infanzia, poi pantaloni, pantaloni ep o minigonne, Oxford, Clarks, sciarpe palestinesi, tute e jeans blu.
Abbiamo evitato paralisi infantile, meningite, poliomielite, tubercolosi, influenza suina e ora COVID-19.
Abbiamo fatto pattinaggio a rotelle, pattinaggio a rotelle, triciclo, bicicletta, motorino, benzina o diesel e ora guidiamo ibridi o elettrico.
Abbiamo giocato con i piccoli
cavalli e dama, struzzi e biglie, soglia 1000 e monopoli, ora c'è Candy Crush sui nostri smartphone
E leggiamo... molto
E la religione dei nostri compagni di scuola non era una materia...
Bevevamo acqua di rubinetto e limonata in bottiglie di vetro, e le verdure nel nostro piatto erano sempre fresche, oggi ci arrivano i pasti a domicilio
Sì, ne abbiamo passate tante ma che bella vita che abbiamo avuto!
Potrebbero descriverci come "ex-annuali"; persone nate in questo mondo anni '50, che hanno avuto un'infanzia analogica e un'età adulta digitale.
Dovremmo aggiungere la Rivoluzione Biologica a cui abbiamo assistito. Nel 1960, la biologia era molto descrittiva. Abbiamo assistito all'evento della Biologia Molecolare: scoperte le molecole della Vita: DNA, RNA ecc. Quando vedi tutto quello che ne è uscito: terapia genica, impronte genetiche, e altri i progressi sono considerevoli.
Abbiamo tipo "visto tutto"!
La nostra generazione ha letteralmente vissuto e assistito più di ogni altra in ogni dimensione della vita.
Questa è la nostra generazione che si è letteralmente adattata al "CAMBIAMENTO".
Un grande augurio a tutti i componenti di una generazione davvero speciale, che sarà UNICA.. "
Ph.Woodstock 1969
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