Tumgik
#vado nei posti ma non so mai la lingua
mermaidemilystuff · 5 years
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Não falo português.
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nineteeneighty4 · 2 years
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8:00 am, Real life. Sono nel letto, continuo a fissare il vuoto. Ho difficoltà ad alzarmi perché il sogno di stanotte mi dà da pensare. Ho rivisto G e non mi è piaciuto. Stranamente siamo passati dal giorno alla notte, non c'è stato nessun bosco bei paraggi, né gli è venuto in mente di improvvisare un viaggio on the road dei suoi soliti.
10:00 am -Dream. Siamo ancora insieme, in una stanza dalle pareti scrostate, seduti uno accanto all'altro e con noi c'è mezzo liceo accalcato sull'uscio a bloccare l'accesso così come avviene durante una lezione universitaria quando i posti a sedere sono terminati e si è costretti a stare in piedi. Un professore si dirige verso il vecchio televisore posto al centro dell'ambiente ed inserisce una VHS nel lettore, invitandoci ad osservare attentamente. So di essere in un sogno, ma non ne intuisco il senso. G mi prende per mano, avvicinandosi con la sedia facendomi passare un braccio intorno al collo.  involontariamente, nel farlo ,la sua mano sfiora la mia guancia  ed è così fredda che per un attimo ho l'istinto di volerla inserire nella tasca della felpa. Mi allontano e con una scusa banale facendomi spazio tra la folla-ipnotizzata e inconsapevole delle mie preoccupazioni -, scappo fuori perchè ho bisogno di affacciarmi ad una finestra qualsiasi. Passando per un corridoio a gran velocità incontro una ragazza che sta camminando in direzione opposta. Ha dei lunghissimi capelli scuri ma uno sguardo poco attento ,come tutti. Neanche il tempo di pensarlo ed è già sparita dietro l'angolo. Da sola, tra mormorii incomprensibili ,ripenso al mio rapporto con G. Gli devo delle spiegazioni e decido di porre fine a tutto perché non me la sento di continuare facendo come se nulla fosse. Rivoglio la mia libertà, le mie abitudini. Non ho stimoli, sono tentata di fuggire via ogni volta che dice «tu non sei così, ti conosco» Chi può conoscermi se non io ?. Trovo davvero assurda questa tendenza a voler giustificare per forza pur di non ascoltare la verità. «K ma che ti è preso? Ti stavo cercando. È successo qualcosa ?». Finalmente posso parlare perché mi è stata posta una domanda sensata. Vado dritta al punto guardandolo negli occhi ma non c'è spazio per la comprensione, me ne accorgo da come mi afferra la manica « Ne riparliamo domani. Lo so che stai attraversando un momento difficile, andiamo dai.» io però insisto. Voglio che capisca perfettamente quel che sto dicendo «No G,non c'è nessun domani.Sei tu il problema. Ci ho provato e non riesco, sul serio. Ci divide un mondo. Un’altra sarebbe contenta al mio posto ma... . Non so che c’ho in testa.  Non mi interessa avere il ragazzo perfetto .Tu hai paura a sapermi diversa, ti spaventi.Io so che la vita non è un film ma ne sono innamorata e voglio farne un capolavoro. Non ho bisogno di un angelo custode. A te piace l'idea di volermi salvare perché credi sia persa o cose simili e continui a dirmi : ti passerà, finirà. È soltanto un momento, un periodo. Non fai certe cose, non mi lasci,non te ne vai. Non dimentichi . Invece sono  così : un essere umano consapevole già salvo proprio perché ragiono di testa mia» . Ci abbandoniamo su delle scale, divise al centro da una ringhiera verde bottiglia. G siede muto, fissando le mattonelle. « Non dovrebbe andare in questo modo, proviamo ad avvicinarci ma è peggio. Non ci tocchiamo mai perchè stiamo insieme senza parlare la stessa lingua, ed è triste.» a queste parole G si alza, tira su il cappuccio e mi dice «ok, fa come vuoi. Preferisci distruggere le cose? Bene. Sono stufo di doverle sistemare! » Lo lascio andar via senza inseguirlo. Vorrei provare altro ma mi sento benissimo e me ne vergogno. È una sensazione stupenda alla quale non voglio rinunciare. Mi dico che non cambierò mai e so che è vero. A prescindere dal sogno, dalla realtà e dal resto: maledire il mio modo di essere non è nei miei pensieri. 
A questa prima parte ne è subentrata inspiegabilmente un'altra terminata nell'androne di un portone. 
1:00 - Dream. È l'una di notte,da un mese non si parla d'altro se non dell'omicidio di un ragazzo che ho frequentato per un tempo brevissimo, dopo G. Io e lui non stiamo insieme da mesi ormai. Mi è capitato di vederlo in giro, con altri ,mai in compagnia di una ragazza. Quando incrocia il mio sguardo vorrebbe ammazzarmi. Gioca a fare l’indifferente facendo finta di non conoscermi. In pubblico rinnega le sue stesse parole. E’ brutto da dire ma : me lo aspettavo. L'amore è strano. Ti manda in paradiso quando rispetta i patti, e ti scaraventa in un attimo all'inferno quando fa luce sulle ombre che non conosci. A lui è successo questo. Improvvisamente è diventato l'opposto di quel che diceva di essere e ciò più che turbarmi mi ha rassicurata spazzando via anche gli ultimi dubbi rimasti. Tra i due, sono la sola a tenere sempre lo sguardo alto non riuscendo ad abbassarlo di fronte a niente e a nessuno. A volte vorrei potergli parlare ancora. Non in qualità di ragazza, come persona. Gli direi « Di cosa ti vergogni?. Si vede ad un miglio di distanza che non stai nei tuoi panni. Ti ha fatto così paura riscoprirti?» ma so che non capirebbe, e allora evito. In aula siamo lontani. Il mio posto è accanto alla finestra dalla quale mi diverto a inventare giornate indimenticabili quando non posso viverle realmente,il suo è in fondo : circondato da amici che negli ultimi tempi fungono da paraocchi. Una ragazza mi detesta, crede sia stata la causa della sua "rovina". È innamorata persa, si vede da come lo fissa quando dice un'idiozia dietro l'altra nel tentativo di allontanarla , e lei non capisce manifestandogli ancora più premura. Giustamente non sa. Li immagino raccogliere margherite insieme mano nella mano  mentre io provo ad evitare ogni schema preferendo altro persino gli schiaffi in faccia ,se necessari. Spesso mi fissa sorridendo appoggiata da certe che le fanno spalla, ma la cosa non mi interessa perciò va bene: la lascio fare. Da quando non parliamo più, io e G, il tragitto verso casa è diventato chilometrico anche ascoltando intere tracce in cuffia. Non mi ero accorta di quanti locali avessero aperto nei paraggi. Prima mi soffermavo meno sui dintorni presa dallo spiegare un film visto o un libro letto. Al posto del nostro solito pub, adesso. c'è un negozio di cappelli, mancava a completare un quadro già assurdo. Niente è come prima, neanche l'asfalto che ci ha visti abbracciati durante i lunghi pomeriggi invernali. La settimana scorsa hanno chiuso la strada per i lavori ed ora è tutto più silenzioso come se le auto avessero-ancora - timore di transitarci su. Ho un nuovo mazzo di chiavi, alle precedenti si è aggiunta la copia del lucchetto che protegge il telaio della bike ed è di colore verde : come la speranza. La notte in cui D è morto, il fanalino anteriore ha illuminato per sbaglio una donna che usciva a gran velocità dal palazzo. Indossava una mantella e dei décolleté ma non l'ho più vista dopo di allora neanche tra i testimoni all'interrogatorio. Chissà chi era e perché stava scappando.
Quattro giorni dopo-Dream:
L'impressione che ho avuto su G è reale. Non sta bene. Abbiamo reazioni simili. L'ho trovato su un muretto fuori casa sua intento a fissare il cielo. Mi ha guardata per un attimo continuando a fumare sotto la pioggia, in silenzio. Non ho pensato di avvicinarmi. Cosa potrei dirgli ? Se avessi avuto un ombrello con me, come ai vecchi tempi, lo avrei tenuto al riparo. Sono stata peggio continuando a vivere la mia vita senza parlare con nessuno. Quando ho messo di nuovo piede fuori casa - verso le 20.00- non c'era più. Ho ringraziato di non averlo rivisto in quello stato. Mi devasta.
2.30 am-Dream. Sto rientrando a casa, piove. Nei sogni l'acqua è magica, sana tutte le ferite. Rigenera, un po' come questo temporale che sembra leggermi dentro. Casa mia è a due isolati da qui. Non ho idea del perché sia così. Cammino da sola, e sto bene. Mi chiedo se sentirò mai di essere nel posto giusto stando in compagnia di qualcuno mentre intorno c'è aria di tempesta e un vento sinistro scuote le foglie lasciando cadere le ultime al suolo. Controllo di avere le chiavi ed apro il portone solito ma buio, poiché la luce non si accende. Nell'oscurità ,in un angolo, c'è qualcuno. È G.« Sei impazzito? Mi hai spaventata a morte! Cosa ti salta in mente? "Non è solo, con lui c'è una donna. Non distinguo il suo viso con esattezza, ma mi sembra di averla già vista. Avanza sotto la luce del lampione ,in una zona più illuminata: vicino alle cassette della posta. «Poniamo fine a questo scempio» mi apostrofa. Adesso posso vedere bene entrambi. La ragazza ha tra le mani una mazza che un secondo dopo passa a G. L'ho riconosciuta : è la stessa di quella notte,ma è troppo tardi. Cado al suolo perché vengo colpita alla testa. L'ultima cosa che ricordo è il volto di G bagnato dalle lacrime chino su di me.«L'hai voluto tu, K!. Te la sei cercata.!» urla , anche se non smette di abbracciarmi,mentre lo dice, nè di stringermi la mano.Ha ragione, sto morendo per questo, per non rifare lo stesso errore due volte, per lasciar perdere e basta senza esitare. L’ho voluto io provando a volerci bene prima di finire in un limbo. Lo penso davvero, anche adesso da sveglia. Non è come sembra-mai.
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conlealibruciate · 5 years
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02:06
Ciao pinguino, sono io volevo solo dirti che mi manchi tanto. Tanto da cercarti nei posti che neanche conosci e cerco i tuoi occhi ovunque vada, non si sa mai che mi capiti davanti e io non so come reagire. Ti penso costantemente, da quando mi sveglio a quando vado a dormire. Ti immagino a casa da me, seduto sul divano mentre guardiamo la tv, oppure a condividere la notte insieme, abbracciati, in silenzio o a fare l'amore. Era circa ottobre quando ti ho visto per la prima volta, non mi stavi molto simpatico devo essere sincera ma qualcosa inconsapevolmente era scattato dentro di me senza che io me ne sia accorta. Te ne sei accorto tu, verso dicembre abbiamo cominciato a guardarci in modo diverso, a cercarci con gli occhi in mezzo alle altre persone. All'inizio eravamo timidi, di quella timidezza che deve essere scoperta piano piano. Bastava uno sguardo e ci imbarazzavamo. I nostri occhi comunicavano, e in quel caso non c'era bisogno di parlare, perché noi abbiamo iniziato ad amarci così. Un amore nostro, che gli altri non possono capire. In realtà non lo capiamo nemmeno noi ma prova a dire all'amore che noi siamo impreparati, a lui non frega niente a lui bastano i nostri sguardi. Anche a me bastano i tuoi occhi, così freddi e così profondi e se penso al solo fatto che tu mi possa cercare mi rende nervosa, perché so che capisci il mio stato lontano galassie. Per qualche motivo che ignoro, mi piaci moltissimo. Molto, niente di irragionevole, direi quel poco che basta a far sì che la notte, da sola, mi svegli, e, non riuscendo a riaddormentarmi, inizi a sognarti. Se mi chiedessero cosa mi piace di te penso che non saprei da dove iniziare per formulare una risposta. Inizierei a raccontare del potere dei tuoi occhi di farmi tremare il cuore, passerei alla forza del tuo sorriso che magicamente fa passare ogni male, arriverei alla dolcezza del tuo petto su cui mi appoggio per sentire il tuo cuore e alle tue braccia che ogni volta mi prendono e mi stringono a te. Potrei parlare della delicatezza e allo stesso tempo della forza delle tue mani che curiose vagano sul mio corpo pronte ad allontanare ogni male. O meglio ancora potrei parlare dei tuoi modi di trattarmi che sono tutto quello che ho sempre desiderato, dei tuoi modi di starmi accanto e capirmi o anche di quelli con cui cerchi di farmi ridere per farmi stare bene. Potrei parlare per ore con gli occhi persi nel vuoto ma preferirei stare in silenzio per ore stretta a te, perché riuscire a stare in silenzio con una persona senza alcuna vergogna e più intimo di fare l'amore. Io non so cosa siamo precisamente, perché nessuno di noi lo ha mai specificato, ma tra tutte le storie che ho vissuto questa è la migliore. E se un giorno non avrai voglia di parlare con nessuno, chiamami: staremo in silenzio. Ora mi piacerebbe averti vicino e in questo momento ti immagino mentre baci la mia schiena nuda ed io sto scrivendo tutto questo, oppure che mi guardi e ridi perché ti piace quando mi morsico la lingua quando sono concentrata, e passi le tue mani ruvide sulla mia pancia, perché sai che non mi piace. Vorrei portarti nel mio mondo, farti conoscere le persone che mi fanno stare bene oltre a te. Pensare ad un bacio tra noi sarebbe bello, ma per me è molto più bella questa nostra situazione, quindi fanculo il bacio io voglio solo i tuoi occhi addosso.
@conlealibruciate
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len-scrive · 5 years
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SAVE YOUR INTERNET
È capitato così tante volte nella mia vita, nella vostra vita, che ormai non ce ne accorgiamo neanche più.
Quando non ci è più concesso di fare una cosa smettiamo di farla.
Mi è capitato di non avere più uno stipendio su cui contare, esattamente come in questo momento, e ho smesso di comprarmi cose. Non so quando arriverà il momento in cui dovrò smettere di mangiare, ma per ora ho smesso di comprarmi cose.
Ho visto la mia città cambiare anno per anno; parchi prima pubblici diventare privati, posti prima utilizzati da tutti diventare parcheggi, aree verdi trasformarsi in supermercati. Mi sono adattata.
Ho visto negozietti adorabili venire uccisi dagli ipermercati, ho visto morire le fumetterie perché in un paese dove si fatica ad arrivare a fine mese logico che il collezionismo sia l’ultimo dei pensieri di chiunque, ho pagato per anni servizi che nessun altro paese pagava;  prezzi esorbitanti per navigare che ancora oggi esistono, tasse sulla ricarica del cellulare che sono state tolte solo per poi aumentare il costo di chiamate e messaggi…
Raramente ho visto insurrezioni per questi soprusi, raramente ne vedrò in futuro perché ci si adatta. Sarà il prezzo del progresso, no?
Oggi come oggi una cosa sta per accadere e rischia di passare sotto il naso di tutti come fosse una necessità. Rischia di essere l’ennesima cosa a cui ci si adatterà, l’ennesima decisione presa per il bene più grande.
Questo dannato Articolo 13, la legge sul copyright, che se passa cambierà internet in modo totale e non per il meglio.
Perché non è mai per il meglio, per noi che stiamo da questa parte.
E questa volta adattarmi non è qualcosa che posso fare.
Certo che se non potrò più contare sui contenuti di You Tube, se non potrò più postare su Tumblr, se non potrò più condividere le mie fanfictions, se non potrò più tenermi informata smetterò di usare internet, ovvio. Ma stavolta credo che il fine ultimo di tutta ‘sta porcata sia proprio questo.
Qui in Italia, per esempio, che non mi prendano in giro e che non si azzardino neanche per un secondo a dirmi che abbiamo il giornalismo, che abbiamo informazione seria a cui rifarci, informazione imparziale e onesta.
NON ESISTE.
Non ci sono giornalisti che fanno informazione, quelli sono morti, tutti, quando l’informazione hanno cercato di divulgarla davvero.
Quindi è scontato che io che sto in un paese con una libertà di stampa ormai mangiata da chi detiene il potere sui mass media vada a cercarmi l’informazione in rete, dalla gente comune, da chi non scrive per soldi e non scrive per compiacere un partito. Io vado a cercarmi l’informazione sul mio paese addirittura seguendo siti esteri, che scrivono del mio paese senza falsità e tornaconto personale.
Quando tutto ciò mi sarà tolto, perché anche di questo si parla se tale legge dovesse passare, quando la gente comune non potrà più scambiarsi informazioni, quando la gente comune non potrà più nemmeno scambiarsi il titolo di un libro, di un telefilm, quando non potrà fare una critica al tale programma o recensire il tale film, tutto ciò mascherato da legge sul copyright, tutto ciò mascherato da diritto inviolabile dei grandi creatori con alle spalle marchi e nomi che possono permettersi ben altro che far valere i propri diritti, possono permettersi di schiacciare quelli degli altri… Quando tutto ciò mi sarà tolto, dicevo, adattarmi significherà che nel 2018 io, che credevo certe cose non sarebbero più successe, assisterò a qualcosa che può stringere la mano alla peggior forma di totalitarismo.  
Quando dal mio paese cercherò un video su You Tube e mi verrà detto che il contenuto di quel video a me non è accessibile non importa quale sarà il motivo dietro a quel divieto, il risultato sarà di vivere in un posto in cui la libertà di espressione, di parola, la più importante libertà del mondo, quella libertà che sposta i fiumi, i monti e che nei secoli ci ha permesso di divulgare cultura, informazione, pensiero, quella libertà ci è stata tolta.
Ed è inconcepibile.
La cosa ancora più inconcepibile è che la maggior parte delle persone non si rende conto della gravità della situazione.
Sento persone dirmi che non succederà mai, che sto interpretando male il risultato di questa legge, che non potrebbero mai toccare siti che fruttano così tanto guadagno. Che queste cose qui non succedono.
In realtà mi frega poco dei siti che STANNO TOCCANDO, non è quello il punto. Non urlo certo per il video su You Tube che non potrò più guardare o per la fanfiction che non potrò più postare. Urlo per il bavaglio che vogliono metterci alla bocca, urlo perché parlare, scrivere, condividere è l’unica fottuta cosa che ci è rimasta e piano piano, poco per volta, ci toglieranno anche quella.
Come ci hanno tolto i diritti sul lavoro, come ci hanno tolto il diritto di non lavorare più ad un’età dignitosa, come ci hanno tolto soldi e risparmi di una vita, davvero pensate che non sia possibile che ci tolgano la libertà?
Benvenuti in Europa.
Se questa è l’Europa allora l’Italia ci sta dentro benissimo.
  Non sono una fan di questo paese.
O meglio.
Sono una fan di questo paese quando si tratta di parlare della sua lingua, della sua arte, della sua bellezza, dai paesaggi all’architettura (antica).
Ma la merda che da un secolo buono è stata sparsa su di esso, l’incuria, il menefreghismo, con cui è stato trattato, le persone al potere che se ne sono approfittate l’hanno reso pressoché invivibile.
Perciò ecco, tutto quanto accade è inconcepibile, ma non impossibile.
Una legge che mina la nostra libertà?
Ovvio che la maggioranza dei nostri partiti abbia votato a favore. Quello, quello mi fa schifo sul serio.
Ci è rimasta solo la possibilità di dire che non siamo d’accordo. Finché abbiamo questa possibilità sfruttiamola.
    E a proposito di simpatiche restrizioni, queste made in Tumblr, non posso mettere link al post se voglio che compaia nella ricerca del tag. Ma potete firmare petizioni ovunque e provare a far sì che questa assurdità vergognosa non si realizzi.
Raise your voice.
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Sarah Felberbaum: “E’ il momento di una donna Premier”.
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L’attrice anglo-americana non ha dubbi. Lei, che arriva oggi in tv come fidanzata del giovane montalbano, è convinta che “per le italiane tutto è più complicato. Ma Fornero, Camusso e Marcegaglia certo non sono in quei posti per le quote rosa”. La sua ricetta? “Dare il buon esempio”. Alta, occhi verdi, fettoni. Voce pacata e risata libera. Sarh Felberbaum, 31 anni, ex presentatrice tv, attrice, è stata al fianco di Toni Servillo nel Gioiellimo e ora sta per sbarcare in forze nelle nostre case. Sarà la protagonista femminile del Giovane Montalbano su Raiuno e poi, sempre sull’ammiraglia dell tv di stato, duetterà con Alessandro Gassman nella Grande Famiglia. La incontro in un albergo di Roma centro. Mentre parliamo un signore si aggira fischiettando tra i divani della hall. L’attrice commenta: “E’ Mascagni”. Ogni tanto accosta la mano sinistra alla bocca. Chiedo: “Quello che hai all’anulare è un brillante impegnativo. Un regalo di Daniele De Rossi, il centrocampista della Roma?”. Risposta: “Ero indecisa se togliermelo prima di venire qui, ma poi non mi è sembrato il caso”. Sarah raggiunge picchi di sincerità quasi eccessivi. Eccola di fronte all’esame per la perfetta fidanzata camilleriana di Montalbano. Cosa sono i cabasisi? “Qualcosa che si mangia?” Non esattamente. Sono i testicoli. Finisci di declinare: io sacciu, tu sai, iddu… “Non lo so. Non sono stata in Sicilia abbastanza”. Iddu sape. Ma prima di girare la fiction hai studiato un po’ Camilleri? “Ho visto qualche puntata. Soprattutto quelle vecchie in cui c’è Livia, la compagna di Montalbano. Io interpreto lei da giovane”. Livia, la donna nordica. Tu sei una donna nordica di cultura anglosassone anche nella realtà. “Padre newyorkese e madre londinese”. Questa intervista esce l’8 marzo. Come hai vissuto il dibattito degli ultimi due anni sulle donne in Italia? “Con un po’ di scetticismo”. Hai seguito la campagna ”sul corpo delle donne”? Le polemiche sul bunga bunga… “Si certo. Non dico che non me ne freghi nulla….anzi. Ma penso che troppo spesso si parla, si parla, ma poi non cambia nulla. Sono le donne a doversi muovere concretamente. Con iniziative come Se non ora quando, ma anche con l’esempio quotidiano”. Esempi quotidiani. Berlusconi ti invita a cena…. “Non ci vado”. Neanche se fosse una cena elegante? “Non vorrei vedere il mio nome associato a certe situazioni. Dici che dovrei essere più diplomatica?” Hai mai ricevuto avances da qualche produttore? “Ho ricevuto inviti sospetti, che ho rifiutato. Piuttosto che scendere a compromessi preferisco cambiare mestiere. Mi reinvento”. Chi è la donna italiana ideale? “Monica Vitti. Talentuosa e leggera”. Sei favorevole o contraria alle quota rosa? “Sono favorevole alla presenza delle donne nelle istituzioni, nella politica, nei Cda delle imprese… E’ la base della democrazia. Ma vorrei che ci stessero per le loro idee. Non vorrei veder avanzare donne che non hanno niente da dire. Non credo che Emma Marcegaglia, Elsa Fornero e Susanna Camusso abbiano avuto bisogno delle quote rosa. Loro sono leader per le loro idee, per la loro grinta”. Giusto. Ma gli spazi per le donne in Italia sembrano ridotti. “Per le donne italiane è tutto più complicato. Basta vedere la vicenda delle lavoratrici incinte (e a partita Iva) della Rai a cui non veniva rinnovato il contratto. Ma credo che anche l’Italia non sia pronta per un premier donna. Altro Monti, Passera e compagnia…” Donne grintose. Tu lo sei? “Mi considero abbastanza insicura. A ogni provino sento una voce che mi sussurra: “non ce la farai mai”. Non faccio molto teatro anche per questo: la scena mi mette il panico”. Per un’attrice potrebbe essere un problema.. “Con questa insicurezza non ci convivo bene. Ma qualche pro nell’essere insicuri c’è”. Sei pigra? “Ogni tanto mi regalo giornate di grande svacco”. L’ultima volta che è successo? “Alla fine delle riprese della Grande Famiglia”. Parli spesso della tua di grande famiglia: Harvey, tuo padre, americane di origini russo- ungheresi. Paulyne, tua madre, inglese…. “Ho letto spesso molte inesattezze”. Di che tipo? “Gira una ricostruzione fantasiosa della mia infanzia in Italia a quindici anni”. Invece? “Sono nata in Inghlterra, ma ho sempre vissuto qui”. Che studi hai fatto? “Scuole americane e private. Ne ho cambiate molte”. Hai cominciato a lavorare a quindici anni. “Una signora che frequentava lo stesso circolo sportivo di mio padre e lavorava per Fendi mi propose di sfilare. Per qualche anno ho fatto la modella”. Hai raccontato di aver sfiorato l’anoressia. “Ho avuto momenti difficili. E per un po’ sono stata una fisarmonica: magra, paffuta, magra, paffuta….” Sfileresti ancora? “L’ho fatto per beneficienza l’anno scorso. Per Alberta Ferretti, la mia preferita. Sembravo un pezzo di legno”. Per qualche anno hai fatto la presentatrice. “E non lo rifarei più” Ballando con le stelle lo condurresti? “Ho rifiutato due volte di partecipare come concorrente”. Non presenteresti nemmeno Sanremo? “Sanremo è Sanremo. Ci andrei se mi facessero scendere le scale sul palco in anfibi, o scalza, come ha fatto Geppi Cucciari. I tacchi non li amo”. Dopo il periodo da presentatrice ti sei data alla fiction “Già, ma non mi sono mai sentita una predestinata. Molte mio colleghe raccontano la loro giovinezza come una ineluttabile strada verso la carriera di attrice. Io, semplicemente, amo il cinema e le emozioni che dà. A ventuno anni prima mi sono messa a studiare recitazione, con l’attrice Gisella Burinato, poi ho cominciato a fare provini. Mi presero per Caterina e le sue figlie. Con Virna Lisi”. Ti ha insegnato i trucchi del mestiere? “No. Sul set era molto professionale nel modo di gestire il rapporto con la troupe. Per tutti era la signora Lisi”. Sei stata anche la figlia di Elisa di Rivombrosa “Non è stato un grande successo” Di solito gli attori non lo ammettono “I numeri sono numeri”. E’ vero che parteciperai a “La figlia di Elisa”? “Col cacchio”. Qual’è la fiction che non rifaresti? “Forse Giorni da leone 2. Non è venuta un granchè”. Fai molti provini? “Vado a quelli che mi sembrano più interessanti”. Il provino più difficile? “Quello per Il Gioiellino. Quando ho visto entrare Toni Servillo, che per me è un mito, mi si è bloccato il cuore. Aveva il sigaro tra i denti e le prime parole che ha detto sono state: “Mi rode il culo”. Pensai:”Signore mio, è finita”. Invece”. Un provino che hai lisciato? “Quello per il primo film di Checco Zalone”. Non sono molto lungimirante: Zalone ha sbancato “Lo so. Ma in quel periodo stavo girando altro. E poi ero più snob di quanto non lo sia oggi”. Lo faresti un cinepanettone? “In linea di massima…no”. Il regista con cui vorresti lavorare? “Darren Aronofsky e Matteo Garrone” L’attore con cui vorresti duettare? “In questo momento ho una cotta professionale per Marco Giallini. Mi piace come riesce a far comparire all’improvviso la freddezza e la cattiveria nei suoi occhi e a farla scomparire un secondo dopo. Aggiungo Filippo Timi. Ma con lui avrei dei problemi. Chi ammiro troppo mi spaventa”. Tra le star internazionali? “Javier Bardem e Sir Ben Kingsley”. A cena col nemico? “Con George W.Bush. Vorrei farci giusto due chiacchiere”. Pensavo che mi dicessi Hernanes, il “profeta” della Lazio “Pensai male. Io non vivo di calcio”. Ma sei fidanzata con De Rossi, pilastro della Roma. “Quando l’ho conosciuto non sapevo nemmeno chi fosse”. Beato chi ci crede “Te lo giuro. Ero in un ristorante a Roma centro. Arriva al tavolo questo ragazzo e tutti intorno cominciano a bisbigliare. Io vado al bancone e un amico barista mi dice: “Ma lo sai chi è quello?” Hai un clan di amici? “Sono gli stessi da vent’anni. Ne cito due: Barbara, che ho conosciuto in quarta elementare, e Ilaria. E’ lei che mi ha insegnato cos’è il fuorigioco”. Che cos’è il fuorigioco? “Una linea immaginaria….” La domenica vai allo stadio? “Solo se riesco a organizzare un gruppo divertente di amici”. Non frequenti fidanzate e mogli degli altri calciatori? “Non ne conosco. Una volta ho portato mio padre allo stadio. Ho fatto l’ingresso all’Olimpico con un panama in testa. Molto affascinante”. Hai un rapporto strettissimo con tuo padre. Una volta hai detto che con lui parli di sesso. “Con i miei genitori non ho mai avuto tabù. Mi pare una cosa sana”. L’errore più grande che hai fatto? “In linea di massima rifarei tutto quello che ho fatto”. Che cosa guardi in tivù? “Sono fissata con le serie tv, da quando sono bambina. Le guardo in lingua originale: Boardwalk Empire, Lie to me…” Passi le serate davanti al televisore? “No. Registro. E poi faccio grandi full immersion quando Daniele è in trasferta”. Il film preferito? “Una moglie di John Cassavetes con un’immensa Gena Riwlands”. La canzone? “Il concerto per violoncello di Edward Elgar. Un pezzo classico”. Suoni qualche strumento? “Ho studiato pianoforte, poi ho abbandonato”. Il libro? “Anime alla deriva di Richard Mason. Leggendolo ho capito per la prima volta che cosa ti può dare un libro” Conosci l’art 12 della Costituzione? “No,dai. Conosco il primo e il terzo, quello per cui siamo tutti uguali di fronte alla legge”. Il dodicesimo è l’articolo che descrive la bandiera italiana “Non sono esattamente patriottica”. Hai il passaporto inglese e americano. Ai prossimi Europei per chi tiferai? “Italia. Ho un nazionale nel cuore” Sai che cos’è Twitter? “Si, ma non lo frequento”. Conosci i confini della Libia? “Mortacci! No”. (Sette - 09/03/2012)
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Tiny Moving Parts - Pleasant Living
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Questi sono gli anni d’oro
Passiamoli con la birra in mano
(da: Sundress)
1. Sundress
Prendisole
   Prendisole che decorano la baita
Quanto sei bella stasera
Quanto sono belli tutti stasera
Prendisole che decorano la baita
Quanto sei bella stasera
Quanto sono belli tutti stasera
   Stringimi la mano
Balliamo come facevamo alle superiori
Questi sono gli anni d’oro
Passiamoli con la birra in mano
Una mano sulla lattina, una mano nella tua
Ecco la mia idea di serata romantica
   Ti amo
O quantomeno, ti amavo
Ti amo
O quantomeno, ti amavo
   Non agitarti, amore mio
Segui le corde del cuore
Spero che ti trascinino a ritmo di musica come fanno con me le mie
I prendisole decorano il salotto come un palco al neon
Nel posto più felice del mondo
Poi si spengono le luci e mi sveglio
   Faccio mille miglia verso ovest con questa barca a remi
Tanto per affrontare questa corrente rapida e incontrarti più avanti
Stare lontani è una prova che metto in dubbio
Per conto di quali rischi valga la pena di prendere
E di quali errori posso sottrarre da quest’equazione
Non posso fingere, sono troppo disperato, maledizione
Tu promettimi che domani non ce ne pentiremo
L’ironia di disidratarsi lungo il mare
   Mi manchi
E questa è una cosa che non cambierà mai
Mi manchi
       2. Always Focused
Sempre concentrato
   Mi sballo con l’atmosfera di una scazzottata
Questa sera mi sentirò vivo
Niente presa male o gente che mi frena
   Non rinuncerò mai alle mie battaglie interiori
Mi tengono compagnia
La mia grinta e la mia volontà volate fuori dalla finestra
Posso aggrapparmi solo a dei cocci di vetro
   Mi sballo con l’atmosfera di una scazzottata
Questa sera mi sentirò vivo
   Mi deludo quando mi critico da solo
Mi deludo quando mi critico da solo
Mi deludo quando mi critico da solo
Mi deludo quando mi critico da solo
   Incidenti piacevoli, incidenti piacevoli, costantemente preoccupato
Incidenti piacevoli, incidenti piacevoli, sempre concentrato
Incidenti piacevoli, incidenti piacevoli, costantemente preoccupato
Incidenti piacevoli, incidenti piacevoli, sempre concentrato
       3. Fourth of July
Quattro luglio
   Divento più grande ma non cresco
Se ci sei tu esco anch’io
Possiamo guardare le stelle
E quando ci tocchiamo con le dita dei piedi sarà come i fuochi d’artificio che scoppiano in aria
Come il cielo la sera del Quattro luglio
   Scappiamo, troviamoci un posto nuovo
Scappiamo e troviamo noi stessi
   Scappiamo, scappiamo
Quattro pareti fanno una gabbia
Scappiamo, scappiamo
Quattro pareti fanno una gabbia
   Occhio che la nuvola di polvere non ti si depositi nei polmoni
O che la clessidra cominci a segnare quasi la fine
Facciamo dei castelli di sabbia finché possiamo
Perché diventeremo vecchi
E poi un giorno ripenseremo al passato e diremo
Che vita deliziosa che abbiamo vissuto
Che posti affascinanti che abbiamo visto
   Siamo a 22 gradi sotto zero con quell’arietta del Red River
Ma sembra faccia più caldo che mai
   Dicono che una vita di routine ti deprima
Ma se tu preferisci così, mi fa piacere che tu ne vada fiera
Si vive con le cose di cui ci si circonda
Con me la settimana lavorativa non funziona
Sarà da egoista, ma io sono qui per vivere
Dicono che una vita di routine ti deprima
Ma se tu preferisci così, mi fa piacere che tu ne vada fiera
Si vive con le cose di cui ci si circonda
Con me la settimana lavorativa non funziona
Sarà da egoista, ma io sono qui per vivere
       4. I Hope Things Go the Way I Want
Spero che le cose vadano come voglio
   Mi hai detto che stavi voltando pagina
Ma a me sembra più che ci stai rinunciando
Vorrei dirti come la penso
Ma non vorrei farti pensare che sia colpa tua che mi hai lasciato
Ma tutto questo non cambia il modo in cui ti guardo
Tutto questo cambia il modo in cui dormo
Vorrei averlo apprezzato a dovere
Prima mi tenevi al caldo
Adesso il caldo mi deriva dall’imbarazzo
   Perché le cose non possono andare come spero, come le voglio
Invece di andare sempre come mi immagino che vadano
Invece di andare sempre come vanno?
Perché le cose non possono andare come spero, come le voglio
Invece di andare sempre come mi immagino che vadano
Invece di andare sempre come vanno?
   Detta semplicemente, la vita non si può definire se non può essere detta semplicemente
Ma uno deve fare del suo meglio
Perché nessuno si dimentica le cose di cui si pente
Non c’è il pulsante per tornare indietro e avrei dovuto tenerlo in mente
Ma guardando il lato positivo, direi che comunque meglio triste che rammollito
   Tutto questo non cambia il modo in cui ti guardo
Ma tutto questo cambia il modo in cui dormo
Vorrei averlo apprezzato a dovere
Prima mi tenevi al caldo
Adesso il caldo mi deriva dall’imbarazzo
   Spero che le cose vadano come spero
       5. Whiskey Waters
Acque al whiskey
   Non ascoltiamo mai la musica che sta passando in radio
Le canzoni non ci restano mai in mente
So che siamo completamente distratti dalle nostre conversazioni infinite nello scantinato
Sono davvero il legame migliore
Spero che non finiscano mai
   Sei tutto quello che so di aver sempre saputo che fossi
Mi fai sentire a casa quando sto per andarmene
Dormiamo in letti separati
Ma questo non eviterà che io ti perda di nuovo
   ‘Ste bottiglie tendo a tracannare il liquido nell’istante che mi sveglio
Quanto sei lontana
Ma appena sale l’effetto mi compari dritta nel cervello
Coi rapporti sociali io, cioè, malissimo
Sono contentissimo di starmene con la mia migliore amica nella testa
   Sei tutto quello che so di aver sempre saputo che fossi
Mi fai sentire a casa quando sto per andarmene
Il ghiaccio nel bicchiere piano piano si scioglie
Mi annacqua il whiskey da due soldi che c’è dentro
   Sto meglio quando sono da solo
Lo mando giù sereno e con calma
Il mondo è troppo grande perché un tipo come me ci salti dentro e diventi qualcuno
   Sono felice
Guardami negli occhi
Non sbatterò mai le palpebre
Sono felice
Guardami negli occhi
Non…
       6. Movies
Film
   Possiamo mettere sù un film, per piacere?
Ho bisogno di qualcosa che mi distragga da quello che ci sta succedendo davvero
Perché non ce la posso fare
Non riesco ad ascoltare un solo minuto in più delle parole che ho raccolto
   C’è una differenza tra quello che voglio e quello di cui ho bisogno
Ci capirò qualcosa?
   Perché adesso mi sento proprio spaventato
Proprio fuori dal mondo in cui vivo
Segnali costanti che indicano che io non sono nulla, nulla, nulla, nulla
   Possiamo mettere sù un film, per piacere?
Ho bisogno di qualcosa che mi distragga
Possiamo mettere sù un film, per piacere?
Ho bisogno di qualcosa
C’è una differenza tra quello che voglio e quello di cui ho bisogno
   Sono un poeta che cammina muto come un fantasma in un appartamento abbandonato
Resto in silenzio, mi sento disonesto a vendere un lavoro da un ufficio a un’asta
Sono un poeta insipido che ha tutto da perdere
C’è una differenza tra
   Possiamo mettere sù un film, per piacere?
Ho bisogno di qualcosa che mi distragga
Possiamo mettere sù un film, per piacere?
Ho bisogno di qualcosa
Possiamo mettere sù un film, per piacere?
Ho bisogno di qualcosa che mi distragga
Possiamo mettere sù un film, per piacere?
       7. The Better Days
I giorni migliori
   Gli “e se…?” mi uccidono, mi tengono sveglio
Mento a me stesso
Ma il mio cuore è troppo furbo per farsi ingannare dal cervello
Non sto bene, ma un giorno lo starò
Sono forte, ma sono ferito
Posso anche dirmi che sto voltando pagina
Ma è un sollievo di pessimo livello
È un abbandono, ma camuffato
E non posso passare la vita ad aspettare il grande momento
   Tu mi fai pensare al passato e tornare a ridere
Sarebbe un miracolo, che è impossibile per definizione
Però mi manchi
So che lo capisci dalla mia voce quando ti parlo
Te lo leggo negli occhi
Li adoravo i tuoi occhi
La adoravo la nostra vita
Vivere è quello che farò
È quello che ho sempre fatto
Le nuvole devono far vedere il sole
   Troverò i, troverò i giorni migliori
Dentro di me so che saranno sempre a portata di mano
Saranno sempre a portata di mano
Saranno sempre a portata di mano
   Mi sono ridotto a come mi sento di solito
Quando tengo in mente che non ti vedrò
Mi sono ridotto a come mi sento di solito
Perché non ti vedrò
       8. Boxcar
Vagone
   Adesso mi costruisco un vagone
E vado lontanissimo nei miei posti preferiti che devo ancora vedere
I miei cuscinetti ABEC 7 mi sosterranno in qualsiasi cosa facciamo insieme
   Ritorniamo al primo giorno di scuola
Ero al primo anno, lezione di matematica
Tu eri seduta davanti e io in fondo in piedi
Avevo troppa paura di chiedere a qualcuno come ti chiamassi
Per cui ho tenuto a freno la lingua
E mi sono tenuto per me le parole che avrei dovuto dire
Ma che non ho detto perché pensavate che avrei peggiorato le cose
   Tu eri un rischio
Col passare della vita, deciderò il momento preciso per mettermi alla guida
E diventare soddisfatto della vita
   Questo vagone ce l’avevo sotterrato in testa
Le rotelle giravano, io invece ero lì che sognavo a occhi aperti
Questo vagone ce l’avevo sotterrato in testa
Le rotelle giravano, io invece ero lì che sognavo a occhi aperti
Questo vagone ce l’avevo sotterrato in testa
Le rotelle giravano, io invece ero lì che sognavo a occhi aperti
Questo vagone ce l’avevo sotterrato in testa
Le rotelle giravano, io invece ero lì che sognavo a occhi aperti
   Col passare della vita, deciderò il momento preciso per mettermi alla guida
E diventare soddisfatto della vita
       9. Spring Fever
Euforia primaverile
   Ci pensi all’amore?
Ti chiedi mai da dove viene?
Un’immagine chiara che sei proprio troppo testarda per osservare
Stai malissimo
È un cocktail di sostanze
Una fuga speciale dall’egoismo
Stai malissimo, stai malissimo
   Con la mentalità da Midwest di un migliore amico ormai perso
Continui ad andare avanti e non guardi mai indietro
Con la mentalità da Midwest di un migliore amico ormai perso
Continui ad andare avanti e abbandoni il passato
Abbandoni il passato
   Ti sei innamorata dei ponti ma non hai mai toccato l’acqua
Ti sei innamorata dei giardini ma non hai mai toccato un fiore
Ti sei innamorata della primavera ma non hai mai visto la neve che si scioglie
Ti sei innamorata di tutti gli altri tranne che di te
E mi dispiace davvero tanto
   Un cocktail di sostanze, un cocktail di sostanze
Ci pensi all’amore? Eh?
       10. Entrances & Exits
Entrate e uscite
   Mi sono perso di vista con tutti i miei migliori amici
Volevo provare la sensazione di tagliare il cordone ombelicale
I rimpianti restano presenti dal passato nella testa
Una boccata d’aria fresca me la posso solo immaginare
La vita ha troppe entrate e uscite
Beh, forse alla fin fine non sono poi così diverse
   Occhi castani, vestito blu
Sgridami
Voglio una voce dolce che mi illumini sulla mia situazione
Occhi castani, vestito blu
Sgridami
Voglio una voce dolce, voglio una voce dolce
   Sgridami
Ho sforzato la voce troppe volte
Sgridami
Salutandoci continuamente prima di andare
Sgridami
Ho sforzato la voce troppe volte
Sgridami
Salutandoci continuamente prima di andare
Sgridami
       11. Skinny Veins
Vene a fior di pelle
   Hai detto che vivere non significa solo sopravvivere
Diventa noioso se non hai nulla da temere
È quello il bello
   Ma non aver paura di morire o fifa di provarci
Perché è una cosa che ti frena e basta
Prenditi dei rischi
Perché non riuscire è meglio che non provarci neanche
   Hai detto che vivere non significa solo sopravvivere
Diventa noioso se non hai nulla da temere
   Faccio i bagagli, prendo il primo treno in partenza
Questa faccia non la vedrete mai più
Faccio i bagagli e me ne vado da ‘sto posto
Ci sono tante di quelle cose là fuori che mi aspettano
   Ti ho assorbito nella pelle
Coraggio sconfinato
Ti ho assorbito nella pelle
   Non sarei mai fuggito senza le tue parole dentro le mie vene a fior di pelle, vene a fior di pelle
Non sarei mai fuggito senza le tue parole dentro le mie vene a fior di pelle
   Faccio i bagagli, prendo il primo treno in partenza
Questa faccia non la vedrete mai più
Faccio i bagagli e me ne vado da ‘sto posto
Ci sono tante di quelle cose là fuori che mi aspettano
       12. Van Beers
Birre da furgone
   Vedo un tramonto sfumato nella foschia di una sigaretta che ti sei fatto sù per concludere la giornata
Abbiamo scarsa igiene, decisamente poco puliti ma non ci siamo mai sentiti più puri di così
Puzziamo di sudore fresco e di birra andata a male
Che profumo di paradiso che c’è
Da grandi magari ci perdiamo di vista
Ma dobbiamo essere forti perché siamo giovanissimi
Ti prego, sii forte
   Le uniche cose che conosciamo bene sono ‘ste autostrade
I parcheggi loschi li consideriamo casa nostra
So che sembrerà incredibile, ma dormiamo come dei sassi
È raro che ci preoccupiamo
Esistiamo finché siamo vivi
Per cui qualcuno mi spiega che fretta c’è?
Incrociamo le dita che non arrivino gli sbirri
Sono sicuro al 100% che le lattine di birra vuote sotto i sedili del furgone non le abbiamo trovate tutte
   Siamo troppo impegnati a raccontare storie
E a ridere di quanto possa diventare noiosa qualsiasi situazione
Se non c’è nessuno che cerca di tirarne fuori il meglio
   Quando è troppo non è mai davvero troppo
Se non apprezziamo quello che ci viene dato
Tientele strette le cose che ami mica che arrugginiscano
Quando è troppo non è mai davvero troppo
Se non apprezziamo quello che ci viene dato
Tientele strette le cose che ami mica che arrugginiscano
Quando è troppo non è mai davvero troppo
Se non apprezziamo quello che ci viene dato
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charmingsociology · 6 years
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Valeria: la rete come forma di mobilità e cambiamento
La storia di Valeria ci mostrerà parte del potenziale della rete quando decidiamo di trasferirci all’estero. Nella ricerca Dalla valigia di cartone al Web i mezzi di informazione e comunicazione sono uno dei settori in cui la nostra osservazione si fa più intensa e curiosa. Per molti aspetti, infatti, l’esperienza stessa dello spostamento, del cosa è vicino e lontano, familiare o straniero assume significati e modalità diverse proprio in relazione all’uso e al cambiamento dei mezzi di comunicazione. Prima di introdurre la storia di Valeria, facciamo un esempio:
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“Ci si sentiva un paio di volte al mese per telefono. Mi ricordo che la domenica ci si trovava tutti alla stazione, alla castagnara, se ci guardi, quando vai via, vedi che proprio vicino all’ingresso della stazione qua a Wetzikon, c’è un grande albero di castagne e allora tutti gli italiani ci si trovava vicino alla cabina telefonica e si scambiavano cinque franchi di monetine che allora per chiamare in Calabria ce ne volevano di soldi. E tutte le domeniche c’era la fila. Mi ricordo ancora il rumore ‘tang tang’ della moneta che casca giù per sempre”
 (Mario, 56 anni, arrivato a Wetzikon nel 1979, a 17 anni)
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“La mia vita è molto digital. Sto nelle piattaforme di Internations, Linkedin, Facebook per i contatti in tutto il mondo; poi google maps quando sono in giro, su trip advisor per vedere in quale ristorante andare, su whatsApp per le chiamate e i messaggi vocali, poi skype o voip con il telefono di ufficio. La famiglia si è adattata anche se sono l’unico ad abitare all’estero, mia mamma ha comprato il computer e installato skype e adesso lo usa anche con le sue amiche, mio papà ora ha lo smartphone per essere su whatsApp, ci sentiamo quando e come vogliamo, quasi gratis”.(Luca, 37 anni, arrivato a Zurigo nel 2014, a 35 anni)
Per Luca che sente la famiglia gratuitamente dove vuole, solo con uno dei tanti “clic” della giornata, Zurigo è distante da casa come lo era Wetzikon per Mario che ogni domenica faceva la fila alla cabina telefonica con un sacchetto di monete in mano?
Questa è una delle domande alle quali “Dalla valigia di cartone al web” cerca di rispondere. Attraverso le biografie mobili dei nuovi arrivati in Svizzera cerchiamo di capire come la loro esperienza sia cambiata rispetto alla prima migrazione degli anni ‘50. Il cambiamento dei mezzi di trasporto, informazione e comunicazione sono uno degli elementi più importanti cui tener conto.
Come la storia di Valeria ci racconta, inoltre, la relazione è reciproca: anche l’opportunità del trasferimento fisico e abitativo cambia il modo in cui usiamo internet e i media digitali e il significato che attribuiamo loro. 
Valeria arriva a Zurigo quattro anni fa. Principalmente la sua è una scelta affettiva. Il suo ragazzo, ingegnere informatico è lì per lavoro e dopo del tempo di pendolarismo sentimentale tra Roma e la Svizzera, la decisione è quella di raggiungerlo. Valeria non scappa, non è in fuga dall’Italia. Il lavoro ce l’ha ed è quello per cui ha studiato. Laureata in scienze politiche, dopo uno stage al ministero degli esteri nel periodo della tesi, comincia a lavorare “nella mia tesi, praticamente, nello stesso ufficio dove ho fatto lo stage.”
Tuttavia è impiegata come consulente esterna con contratti rinnovabile ogni due anni: “alla lunga è una situazione che pesa un po’. Dopo i trent’anni cominci a chiederti se potrai mai programmare qualcosa con una scadenza un po' più lunga. Insomma, era anche il momento giusto.”
Il momento è quello giusto non soltanto per cambiare paese ma anche vita. 
“Passo dopo passo, durante questi anni a Zurigo, ho cambiato settore completamente. Era un’idea che avevo prima di trasferirmi, poi lo spostamento ha contribuito a velocizzare questo passaggio, mi sono detta: reset, pagina bianca, ricominciamo.”
Come spesso capita, la mobilità fisica, lo spostamento apre spazi di mobilità “esistenziale”, per così dire; fornisce l’opportunità di rimettere in discussione alcune parti della propria identità.
“Avevo fatto già corsi di scrittura per il web. Sei anni fa, a Roma, avevo cominciato a collaborare con un magazine on line; da lì è nato un libro con la Bur Rizzoli e un contratto con loro per un anno. Dopo quella esperienza ho realizzato che volevo continuare a scrivere e per questo, arrivata a Zurigo, ho cercato direttamente lavoro in ambito comunicazione e giornalismo.”
I primi passi “a Zurigo”, come accade di frequente per chi si sposta oggi, Valeria li fa già da Roma:
“Prima di partire ho consultato molto i blog, ho cercato di capire come fosse la mia nuova casa prima di spostarmi, perché era la mia prima esperienza all’estero. Per lavoro e formazione ero abituata a riferirmi prima a siti istituzionali con i quali avevo dimestichezza poi ho cominciato a seguire link di link di link e trovare la informazioni che mi servivano. Molti blogger e professionisti che avevo trovato grazie a qualche intervista sulle fughe di cervelli, per esempio,mi hanno raccontato la loro esperienza anche telefonicamente”
Valeria si affida a quello stesso mondo della comunicazione in cui ha deciso di voler lavorare e anche se i primi momenti non sono stati facili, alcune delle caratteristiche del posto dove ora vive, la facilitano
“Un altro cambio che volevo fare era essere autonoma, quindi passare da una grande struttura al professionismo freelance. Devo dire che qua è molto facile inizialmente: fondamentalmente si tratta di compilare un modulo e dimostrare di avere clienti. Il difficile era quello, costruirsi un network.” 
Anche Zurigo è una città decisamente più organizzata, piccola e gestibile di Roma “mi ricordo che i primi tempi arrivavo nei posti costantemente con mezz’ora di anticipo. Mi sembrava impossibile, avevo sempre tempo. Ecco, la Svizzera ti dà la sensazione che le cose siano raggiungibili, a portata di mano.”
Tuttavia il primo anno non è stato facile, l’impegno principale di Valeria è stato imparare il tedesco “nove mesi di corso intensivo, tutti i giorni fino ad arrivare al B1. Non è stato facile ma imparare la lingua del posto è, oltre che ad una forma di rispetto per quel posto, anche indispensabile sia per il lavoro che per conoscere la realtà in cui vivi”.
Poi, col tempo, Valeria diventa giornalista professionista e proprio allo scadere del suo primo permesso L, trova lavoro part time in una casa editrice in cui è editor della parte italiana on line. E proprio il mondo della rete diventa la sua dimensione principale. Da un anno è una blogger col suo Zurich Wonderland, uno dei pochi blog in lingua italiana su Zurigo.
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L’esperienza di vivere all’estero, per Valeria, è strettamente legata all’uso della rete e delle tecnologie digitali. Anche prima, a Roma, c’era internet ed anche allora lo usava ma spostarsi in un nuovo paese ha dato un  significato diverso all’esperienza stessa del movimento e a cosa è familiare e non lo è
“non so bene come spiegare, diciamo che lavorare nella comunicazione e nel digitale e spostarmi a Zurigo mi ha aperto la mente, letteralmente. A Roma era solo Roma, era solo comunicare con italiani in italiano. Non credevo, per esempio, che poco tempo dopo avrei avuto amici dell’Iran o del Pakistan, del Portogallo o brasiliani, com’è successo con la scuola di tedesco. A Zurigo sei in mezzo all’Europa, e nello stesso tempo vicino all’Italia, in due ore e mezzo sei a Milano. Quando lavoravo a Roma, questo tempo lo trascorrevo nel traffico, tutti i giorni.”
Interessante quello che ci dice riguardo alla sua sensazione di essere “a casa”
“non so, è che ormai, per esempio io quotidianamente qua ho a che fare con tre lingue. Il tedesco e lo svizzero tedesco a lavoro e per la strada, poi anche Inglese, per esempio quando parlo con gli amici internazionali o qualche collega. Poi col blog e chiaramente con la famiglia, l’Italiano. Capita allora che anche quando sono in viaggio capisca tranquillamente diverse lingue e questo mi fa sentire meno straniera, insomma è come essere un po' più a casa ovunque.Se vado a Parigi, per esempio o a Madrid, di sicuro c’è qualcuno che conosco e magari non ho ancora incontrato e possiamo prenderci un caffè. E’ un tipo di dimensione della vita completamente diversa da quella che avevo a Roma”
Alcune delle conseguenze del nuovo modo di guardare al mondo, trapelano anche dai consumi culturali di Valeria. Il cinema per esempio. 
“vado spesso e chiaramente qua esclusivamente in lingua originale, con i sottotitoli tedeschi o francesi. Anche questa è una cosa strana. A Roma, la possibilità c’era di guardare le cose in lingua originale, c’erano i cinema e c’era tutto quello che c’è ora su internet ma non l’ho mai fatto”
Valeria non ha scoperto l’America, non crede ci siano posti perfetti: 
“Io qua ho sempre sentito di avere possibilità e prospettiva. Poi, la Svizzera è lontana dall’essere un posto perfetto. Ci sono pro e contro, c’è chi non ci riesce a vivere in un sistema così e se ne va, è una questione di priorità”
 E non he nessuna intenzione di rinnegare le proprio origini o di parlare male dell’Italia:
“Cerco di apprezzare e di valorizzare quando e come posso la nostra lingua e quello che di buono c’è nella nostra storia: l’arte, il cibo, la cultura. Poi ci sono certe cose che non si possono negare e che in Italia non vanno proprio, per esempio la politica per cui tutti ci prendono in giro o l’indifferenza e l’individualismo: quasi mai ci si ascolta, non si risponde più alle mail delle persone. Però per carattere non sono una che tende a mortificare...”
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L’esperienza di Valeria è una delle tante esperienze di spostamento che ci raccontano di come il mondo diventi più grande, per chi si sposta, se non ci sono spettri e paure troppo grandi da affrontare, se non ci si rinchiude e non ci si arrocca nelle nostre identità, come quelle linguistiche, professionali o anche affettive e familiari. Spostarsi oggi è un viaggio molto più che una migrazione in senso classico ma questo non vuol dire che sia solo facile, non è un fine settimana low cost mordi e fuggi ma un viaggio vero, un’esperienza in cui il vero percorso, il vero spostamento è dentro se stessi. 
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pangeanews · 6 years
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“Amo la vita, adoro la mia carrozzella e in un reality ho perfino guidato una moto d’acqua!”: Matteo Fais dialoga con Benedetta De Luca, modella disabile dall’immensa vitalità
Conosciamo tutti l’effetto che fa un sorriso di donna. Nel caso di Benedetta de Luca, modella affetta da agenesia del sacro, una così esuberante gaiezza mi lasciava quanto meno spiazzato. È sempre difficile per una persona, chiusa nella quieta disperazione della sua normalità, immaginare che chi apparentemente versa in condizioni peggiori delle sue, in realtà, possa stare molto meglio. È un po’ come per il ricco accettare l’idea che uno meno abbiente, se non proprio povero, possa essere molto più felice. Incuriosito da tanto entusiasmo, in una persona che ha passato la vita a muoversi su una sedia a rotelle o con l’ausilio di stampelle, ho deciso di andare a chiedere a Benedetta come riesca a fare i conti con il dolore di esistere, tramutandolo in un sentimento positivo.
Vorrei analizzare alcune tue dichiarazioni, rilasciate a “La Repubblica”, che mi paiono particolarmente significative sul piano esistenziale. Comincerei con questa: “Odio quando dicono: ‘costretta sulla sedia a rotelle’. Perché, vedete, lei non è mica mia nemica. Anzi, è proprio grazie a questa estensione del mio corpo che esploro il mondo”. Comprendo bene che, per forza di cose, la carrozzina sia divenuta, per così dire, una tua alleata. Però, scusami, come può un qualcosa che si è dovuto adottare, non avendo altra scelta, non essere una costrizione?
Io ci sono nata con una disabilità. La mia normalità è camminare e spostarmi in questo modo, così diverso da quello delle altre persone. Io non ho mai mosso i miei primi passi… Capisco che per te non sia concepibile, come per uno che dovesse avere un incidente e d’improvviso si ritrovasse su una sedia a rotelle. Per quel che mi riguarda, fin da piccola, essendo nata con una malattia rara, ho vissuto questa come una consuetudine. Anzi è stata una conquista quando, durante l’infanzia, ho iniziato a usare il deambulatore, quello che io chiamavo, per via del colore, “il trenino rosso”. Fu un grande traguardo poter stare in piedi ed essere capace di spostarmi seppur per piccolissimi tratti. Non un limite, quindi, ma una liberazione. Ecco perché non è una costrizione. Diviene tale quando la società te lo fa pesare a causa delle barriere architettoniche, i pullman non adatti, le passerelle e i posti disabili occupati. Se tutto filasse liscio, la carrozzina non sarebbe un vincolo. Anzi, senza sarei impossibilitata a vedere il mondo. Quindi posso dire senza dubbio che per me è essenziale.
Certamente: tu dici “per me quella è la normalità, perché io ci sono nata in una determinata condizione”.
Esattamente, infatti non saprei vedere la mia vita senza carrozzina e senza le mie stampelle. Per carità, non sto dicendo che sia una cosa positiva, o una benedizione. Ma, essendo nata così, questa è la sola prospettiva che conosca.
Subito dopo tu continui dicendo: “E le cose mica accadono per caso”. In che senso? Vuoi forse dire che esiste un destino, un disegno che ti ha voluta diversamente abile?
Ogni tanto ho questa sensazione. Non sono il Messia, per carità. Non sono qui per fare chissà quali grandi cose. Però, sento che tante mamme si aggrappano alla mia storia. Tante mamme, disperate e incerte sul futuro dei loro figli, riconoscono in me una forma di speranza perché anche io, trent’anni fa, ero data per spacciata dai medici. Dicevano che non avrei avuto una vita lunga, che al massimo sarei arrivata alla pubertà. Eppure sono qui. Sulla mia strada incontro tante storie di ragazzi disabili, ognuna diversa dall’altra – la disabilità non è unica –, e c’è chi vede in me un sostegno, perché io l’affronto con tanta forza e positività. Forse dipende dal mio carattere, forse dall’aver avuto una famiglia che mi ha dato coraggio. Ma, per molti altri, le cose non vanno altrettanto bene. Nel 2018 la disabilità non è ancora così normale. C’è tanto da fare. Vedo molte ragazze che non si accettano. Tante di loro, però, cambiano approccio alla loro condizione, dopo avermi conosciuto. Quindi sì, forse era destino che io dovessi nascere così. Nulla accade per caso. Quando ero bambina, lo confesso, evitavo di stare con le persone portatrici di handicap. Mi mettevano a disagio, perché non mi volevo sentire tale. Oggi ne vado fiera, quando vedo che il mio esempio aiuta gli altri a emergere.
In ultimo, la tua dichiarazione si conclude con queste parole: “Sono nata così, ho il dovere di trasmettere grinta e amore per la vita a chi condivide la mia stessa condizione”. C’è un unico punto che mi sfugge: perché il dovere? Non è una tua scelta?
Certo, nessuno me l’ha imposto. Non mi pagano, non è un lavoro. Però sento il dovere perché ascolto ancora troppe storie che mi fanno male al cuore, perché non è plausibile che una ragazza disabile debba sentirsi inferiore a una normodotata. Tanti di noi rimangono nel buio e, invece, dovremmo far sentire la nostra voce. Per questo ci vuole qualcuno che faccia, per così dire, da portabandiera. Tanti evitano di lamentarsi, per esempio se il posto disabili è occupato, e io dico no: anche situazioni così apparentemente insignificanti hanno la loro importanza. Per tale motivo sento il preciso dovere, perché credo nella giustizia. Ecco perché mi sono laureata in giurisprudenza, per evitare soprusi, ingiustizie. Perciò ho il dovere di far sentire la mia voce, per dare coraggio a tanti che magari non hanno questa forza e per cercare di rendere il mondo un posto migliore. Certo, sono solo una piccola goccia nell’oceano… Potrei anche dire chi se ne frega, ma ho fatto un’altra scelta.
A proposito di soprusi e ingiustizie, ti hanno mai insultata per la tua condizione fisica?
Sono stata vittima di bullismo alle medie. Volevo l’ascensore a scuola, perché pensavo non fosse normale per me dover fare un giro molto più lungo, rispetto agli altri, per arrivare in classe. Era pur sempre una scuola dell’obbligo e quindi quella mi sembrava un’ingiustizia. Non fui spalleggiata da nessuna professoressa, anzi tutta la classe mi si rivoltò contro dicendo che volevo l’ascensore solo perché io sono handicappata. Ecco, quello è stato un grave insulto per me. Da quel momento, ho deciso che non mi sarei mai più fatta mettere i piedi in testa da nessuno. Ero piccolina, però ci ho sofferto tanto.
E se oggi ti insultassero come ti sentiresti? Risponderesti?
Mi arrabbierei. Come da bambina quando qualcuno mi diceva “hai i piedi storti”, o mi chiedeva “perché cammini così?”. Io rispondevo con l’attacco, mi difendevo così. “E tu hai le orecchie a sventola”, dicevo io. Li contrastavo trovando il difetto. Questo era il mio modo per non essere schiacciata dalla cattiveria. Oggi, se mi insultassero, farei la stessa cosa. Anche se alcuni non ci pensano, anche noi disabili abbiamo la lingua e non siamo tutti delle povere creature. Ma, certo, mi comporterei così solo se provocata. Non è che dalla mattina alla sera scendo in strada, con la spada, e vado alla conquista.
Tu credi in Dio?
Sì, anche se non sono un’assidua praticante.
Visto che per te esiste, vorrei chiederti: se te lo dovessi trovare davanti, per quanto assurda possa suonare questa eventualità, non gli grideresti contro, maledicendolo per la tua condizione?
Certo gli direi che un bel paio di gambe le avrei volute, non lo nego. Poi gli direi che soffro tanto durante i numerosi ricoveri in ospedale e gli chiederei di farmi vivere un po’ di più, perché amo la mia vita e vorrei continuare a esserci. Gli direi che i miei reni mi preoccupano tanto e che posso sopportare che non mi abbia dato due gambe funzionanti, però almeno un paio di reni sani, quelli li avrei voluti. Mi piacerebbe poter discutere di tutto questo, io e lui, davanti a un bel caffè.
Quindi, non ce l’hai con lui per quello che ti ha fatto?
No, assolutamente no. Anzi, per chi crede, più forte è la sofferenza, più pesante è la croce che si porta, e più si avranno soddisfazioni dalla vita. Se il Signore mi ha mandato questa sofferenza, ci sarà un motivo.
Tu saprai cosa diceva Sofocle, in Edipo a Colono: “Meglio sarebbe stato non essere mai nati, o una volta nati morire il prima possibile”. Non hai mai pensato che non nascendo ti saresti risparmiata una gran pena?
Per me vivere non è una pena, se non forse da bambina, ma non ricordo bene. Avevo tubi che uscivano dal naso, dalla vescica. Ho subìto diciotto interventi. Ma ho ricordi vaghi. Tuttora soffro, quando devo stare qualche mese in ospedale. Lì dentro un po’ mi demoralizzo, ma penso che sia umano. Quando le degenze si fanno lunghe, quando la febbre arriva a quarantuno e so che sono a rischio a causa di un’infezione urinaria, ho paura e allora, certo, provo tanto dolore…
Comunque, non hai mai pensato che la non vita fosse meglio della vita?
No, mai.
Visto che tu, come hai ribadito più volte anche in questa intervista, trovi che ci sia del bello nell’esistenza, ti volevo domandare in cosa risieda dal tuo punto di vista?
Penso che proprio la vita in sé sia bellezza. Per questo cerco di apprezzarla e godermela quanto più possibile, quando la salute me lo permette, assaporando ogni singolo giorno, anche negli aspetti più sciocchi… Perché sono anche queste piccole cose, come il profumo dei fiori in primavera, che ti mancano quando sei chiusa in un ospedale. Sembrerà banale quello che sto per dire, però nessun essere umano al mondo ha una vita felice. La felicità va conquistata giorno per giorno. Io, per esempio, nei periodi in cui sto in ospedale, vivo proiettandomi al futuro. Per me la vita è preziosa e non tollero chi non l’apprezza, magari chi non ha sofferto e per questo pensa di essere invincibile. Io sono ancora qui perché ci ho creduto tanto e voglio continuare a vivere.
In tutte queste tue tribolazioni, hai mai odiato le altre persone per il tuo essere diversa da loro e, soprattutto, per il loro essere diverse da te?
Come ho detto prima, se avessi avuto più salute o due gambe normali, non è che mi sarebbe dispiaciuto (ride)… Però, magari io, rispetto a chi tutto questo lo possiede, avrò qualcosa in più. Forse valorizzo maggiormente la vita. Ma se vedo una ragazza bellissima, alta due metri, non è che la odi. Certo anch’io avrei voluto essere altrettanto alta, ma non penso assolutamente che gli altri siano superiori a me o io superiore a loro. Ognuno ha le sue qualità.
Non ci sarebbe niente di strano nel provare odio, è un sentimento umano. Chiunque versi in una situazione grave l’ha provato, per un momento. Ha desiderato che tutti gli altri fossero come lui, forse perché il dolore è più facilmente sopportabile se è condiviso. Finisce per annullarsi in una condizione generale di malessere, dove non esiste più la gioia.
Però sarebbe un mondo così triste se fossimo tutti nella mia condizione, perché non è detto che ognuno reagisca nel mio stesso modo. Sarebbe triste e cupo, pieno di suicidi. A me, che una ragazza stia bene e sia bella non toglie nulla, quindi perché dovrei odiarla? Forse per invidia? Forse nel caso in cui un fidanzato ti abbia lasciato per una con due metri di gambe? Lì scatterebbe, piuttosto, la competizione. Però l’odio… No, non riuscirei proprio a odiare. Personalmente detesto solo la gente cattiva, ma non odio le persone a prescindere.
Benedetta, che cos’è il dolore?
Il dolore è quando la malattia ti tiene costretta, quando ti mette in pausa dai tuoi progetti di vita, dalla quotidianità. Questo è il dolore, il non poter avere pieno possesso della mia libertà, della mia vita…
Non credi ci sia un dolore più grande di questo nel mondo?
Forse sono di parte, ma quando manca la salute… Non voglio fare la vecchietta di cent’anni che ti dice “se c’è la salute, c’è tutto”, però è vero: quando manca la salute, manca tutto. Anche non avere soldi, o un amore al proprio fianco, non è il massimo. Però credo che siano dolori, tra virgolette, secondari. Per me, quando il corpo mi abbandona, si ferma tutto, come se la mia vita andasse in stand-by. Non so se ce la farò o meno e, in quei momenti, vedo tutto nero e gli altri problemi passano in secondo piano.
Parliamo di moda. Tu sei un’appassionata, hai sfilato. Non ti sembra un mondo superficiale, tutto basato sull’apparenza?
Vedi, spesso gli uomini mi guardano, quando sono seduta in un bar. Poi mi alzo e gli sguardi cambiano. Questo mi ha turbata, perché io non sono diversa. Allora perché, quando mi vedete con le stampelle, non vi piaccio più come quando sono seduta? Per dare un senso un po’ più profondo al concetto di bellezza, nel mondo che per antonomasia celebra la perfezione, quello della moda, ho deciso di sfilare su quella che io definisco la “passerella dell’inclusione”, una passerella senza limiti. Per me quello è un modo di abbattere i luoghi comuni sul mondo della disabilità. La sfilata è un pretesto per combattere gli stereotipi che la società ci impone.
Tu hai preso anche parte a un reality show.
Sì, ho fatto un reality in Spagna. Si intitolava L’isola sono io. Eravamo otto ragazzi: quattro con una disabilità e quattro senza. Vivevamo tutti insieme in una casa. Era un modo, innanzitutto, per collaborare dandosi una mano l’uno con l’altro. In secondo luogo, per far capire che non c’erano limiti, come nelle prove. Io, per esempio, non avrei mai immaginato di poter affrontare quella con la moto d’acqua, però ce l’ho fatta e sono addirittura arrivata prima. C’è stato successivamente un altro reality, con Agon Channel, in cui ho svolto il ruolo di conduttrice. Si chiamava Chances, appunto perché dava una chance a chi voleva aspirare a fare la presentatrice. L’idea era dimostrare che anche una ragazza disabile può fare la conduttrice televisiva, malgrado non rispecchi i canoni di bellezza diffusi.
L’universo dei reality, come saprai benissimo, è molto criticato. Secondo te, invece, ha qualcosa di buono?
Io penso che, se ti sai giocare bene una simile vetrina, magari potresti usarla per lanciare un messaggio positivo. Se si va lì non soltanto per fare la showgirl, o per un qualsiasi interesse personale, è possibile veicolare qualcosa che vada oltre. Perciò, anche un reality può essere inteso in maniera positiva.
Matteo Fais
L'articolo “Amo la vita, adoro la mia carrozzella e in un reality ho perfino guidato una moto d’acqua!”: Matteo Fais dialoga con Benedetta De Luca, modella disabile dall’immensa vitalità proviene da Pangea.
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traceofaftersound · 7 years
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Cose vecchie, cose nuove e scarpe buone per la Golden Week
Quando iniziate una conversazione con un giapponese nella sua lingua, in cuor vostro sapete già che, per quanto capre possiate essere, arriverà sempre il momento in cui il rappresentante di turno di questo popolo di falsi cortesi che manco i piemontesi si complimenterà con voi per la vostra bravura linguistica. 日本語お上手ですね。 E voi vi sarete magari semplicemente limitati a dire arigatò, ma con l'accento sulla o proprio eh. È un momento che vedrete proprio arrivare perché lo imparerete a leggere negli occhi del vostro interlocutore: il giapponese davanti a voi non ve lo vuole dire perché probabilmente non lo pensa, ma qualcosa, forse il fatto che ormai siete a corto di argomenti, lo spinge sconfortato a inscenare un teatrino il cui canovaccio risale probabilmente al periodo Edo quando i primi missionari portoghesi, un nome per tutti João Rodrigues, autore del Vocabvlario da Lingoa de Iapam, iniziarono a studiare il nipponico idioma e i daimyō locali cominciarono a lusingarli nella speranza di mettere le mani sugli archibugi portoghesi. Voi non ci crederete che state per fare tutta la sceneggiata, ma vi piegherete docilmente alle esigenze del copione: そんなことないですよ。 Un'altra domanda che immancabilmente seguirà riguarderà il motivo per il quale vi siate mai avventurati nell'irto sentiero dell'apprendimento di una lingua così complessa. Ebbene, il motivo per cui ho cominciato a studiarla è venuto finalmente a trovarmi in Giappone durante questa Golden Week.
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Fruit ninja pronti per l'uscita del loro primo indie EP "You are the lemon of my eye and you are the kiwi of mine".
Sono sempre un po' in difficoltà quando devo rendere conto del perché mi sia messo a studiare il giapponese: di solito attacco con "quando ero alle medie una mia amica si era appassionata di manga e anime e aveva cominciato a studiare giapponese per conto proprio, e siccome diceva che era interessante mi sono fatto prestare da lei il manualetto di grammatica e mi sono messo a studiarlo anch'io". Ma dalla domanda successiva, che di solito è "che manga leggevi?", capisco che immancabilmente l'interlocutore non mi è stato a sentire e ha arbitrariamente deciso di riassumere tutto in "ho iniziato a studiare giapponese perché mi piacevano i manga". Ma va bene lo stesso, tanto non mi sta mai a sentire nessuno.
Questa mia amica è F., vicentina come me, un anno più grande, giovane talento del design, residente da qualche anno in Inghilterra e presto consorte di T., un lord delle terre di Albione che più di lei ama solo i giochi di parole squallidi, e che quindi non poteva che starmi simpatico. Finalmente, dopo aver passato praticamente l'infanzia e l'adolescenza insieme ed esserci poi rincorsi nei nostri ritorni in Italia in seguito alle rispettive diaspore, siamo riusciti a incontrarci in Giappone, dove ho potuto infine farle vedere in che razza di casino mi ha cacciato. Non ci potevo credere che sarebbe finalmente venuta in visita finché non me la sono ritrovata davanti all'uscita nord della stazione di Nakano un giovedì sera, con valigione e fidanzato, entrambi enormi lol
Grazie ai giorni di vacanza della Golden Week siamo riusciti a non limitare la visita a Tokyo ma ad andare anche a Kyoto, che per chi vede il Giappone per la prima volta secondo me rimane una tappa imprescindibile. Memore del monito di madre che, dopo il tour de force a cui ho costretto lei e sister durante la loro permanenza a Kyoto, mi ha ricordato che devo morire e non far morire gli altri, avevo cercato di ridurre il programma e diluirlo meglio, e anche se si è comunque rivelato troppo ottimista, siamo riusciti a portare a casa quasi tutti i must-see lasciando qualcosa per la prossima volta. Personalmente poi sono riuscito anche a visitare qualche punto di interesse che ancora mi mancava, per cui, come ci è spesso capitato di esclamare durante questo viaggio dove si è parlato una specie di esperanto che mischiava goffamente italiano, inglese e giapponese, "it became study!"
A dire la verità anche posti visitati mille volte hanno rivelato qualche sorpresa: per esempio, mi era completamente sfuggito il pino a forma di barca nel giardino del Kinkakuji, un bonsai di circa 600 anni sfuggito un po' di mano ad Ashikaga Yoshimitsu e cresciuto a dismisura modellato in modo da sembrare una barca. O tipo il pozzo nel giardino del Ryōanji, sapevo che riprendesse una vecchia moneta e che i quattro caratteri incisi (吾唯足知) significassero una cosa tipo "imparo solo come essere soddisfatto", ma mi era sfuggito che fossero stati scelti in modo da venire completati dal quadrato al centro che così diventa non solo un buco ma anche parte del significato (sono infatti disposti in modo che il radicale 口 presente in tutti e quattro sia occupato dal foro del pozzo).
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Foto di repertorio scattata nel lontano settembre 2014, sigh.
Menzione speciale al Kiyomizudera che, giusto per non interrompere la catena di sfighe che sempre devono infierire ogni volta che faccio del turismo, era in ristrutturazione pesante - giapponesi, avete una settimana di vacanza in tutto l’anno e riuscite a fare i lavori in uno dei templi più visitati di Kyoto proprio in quel periodo lì? Ma guardate che siete magici eh. 
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Però ecco diciamo che almeno questa volta sono riuscito ad arrivare anche dall’altra parte della collina dove sorge la pagoda che sembra alta se la vedi spiccare tra le fronde dal tempio, e invece quando ti avvicini è abbastanza miserella. La vista del tempio da lì ad ogni modo ci ha ripagati della camminata in salita, così come il profumo di fiori e di verzura da cui eravamo circondati e che mentre io ho commentato con: “What a pleasant scent of flowers...” F. ha prontamente ucciso con: “These flowers stink, I hate them so much."
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Tra le new entry di questo viaggio, comunque, citerei il Konkai-Kōmyōji, tempio di scuola Jōdō che in periodo Edo fu residenza di Matsudaira Katamori, capo della Shinsengumi, il corpo di polizia dello shogunato Tokugawa che se non fosse per Gintama credo avrei completamente dimenticato (AAAH ALLORA LO VEDI CHE LI LEGGI I MANGHI, PERZONA FALZAAAAA!!!1!!111!!!!11!).
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Il motivo che mi ha spinto a visitarlo però è stato piuttosto il fatto che tra le tombe nel suo precinto ospita una statua molto particolare, conosciuta dai kyotoiti come “Afro Buddha”. Si tratta in verità di una rappresentazione di Gogoh-shiyui-amida-butsu (五劫思惟阿弥陀仏, ‘il Buddha Amida in contemplazione per cinque kalpa’): si dice infatti che i capelli di Buddha crebbero a dismisura mentre egli era assorto in meditazione per cinque kalpa, un’unità di misura temporale infinita come l’eone, che può essere descritta come più lunga del tempo che occorre a una montagna per sparire se ogni cento anni la si strofina una volta con un pezzo di seta, o anche come il tempo che ci vuole per finire la Salerno-Reggio Calabria.
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Altra piccola soddisfazione, ma per un motivo meramente metaletterario più che turistico, è stata riuscire ad andare a fare colazione allo Shinshindō 進々堂, un café dove si danno appuntamento i protagonisti dell’ultimo film di Yuasa Masaaki, “Yoru wa mijikashi, arukeyo otome” (「夜は短し、歩けよ乙女」“La notte è giovane fanciulla, cammina”).
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Ora, lasciate che mi limiti ad aprire solo una piccolissima parentesi su quanto io stia in fissa con questo genio dell’animazione giapponese, di cui ho visionato tutte le visionarie opere su cui sia riuscito a mettere le mani. Tra tutte, ho particolarmente amato “The Tatami Galaxy”, deliziosa serie ispirata a un romanzo di Morimi Tomihiko regalatomi per i miei 23 anni dal basco e che ancora non ho letto adesso che vado per i 26, con l’inconfondibile character design di Yusuke Nakamura e contributi musicali degli Asian Kung-Fu Generation.
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Quando quest’anno ho saputo che Yuasa avrebbe riportato sul grande schermo una nuova commistione di tutti questi elementi trasponendo un altro romanzo di Morimi mi sono straesaltato e sono corso al cinema appena ho potuto, ma evidentemente sono giunto a un’età in cui l’entusiasmo provoca sonnolenza perché credo di essermi abbioccato in diverse parti abbastanza cruciali dato che, per quanto il nonsense sia una delle cifre che caratteristicano le opere di questo autore, quando cerco di ricordare il contenuto del film ho dei buchi di trama abbastanza importanti. Questo non mi ha comunque impedito di fangirlare tantissimo e di innamorarmi perdutamente della canzone dei titoli di coda.
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「あの娘がスケートボード蹴って表通り飛ばす ♪」
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Beh insomma tutto molto bello, soprattutto perché i romanzi di Morimi sono spesso ambientati a Kyoto e quindi l’idea di vivere la città come se fosse un suo romanzo mi affascinava molto. Peccato solo che boh, non è che si mangi poi nulla di speciale in sto Shinshindō, e le tavolate coi banconi bassi non erano proprio quello che mi aspettavo dopo aver visto l’interno del locale nel film. Però insomma vabbè, uno si fa la foto ricordo e si porta a casa la lezione che se han tirato su la quarta parete ci sarà un motivo e si ricorda che non bisognerebbe mai buttarla giù.
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Tappa che mi sono reso conto di non essermi quasi mai fatto mancare quando sono nei dintorni di Kyoto, anche Uji, la città che profuma di matcha, ha rivelato delle sorprese. Innanzitutto il giardino del Byōdōin con i suoi tralicci di glicine, fiore che in giapponese si chiama fuji 藤, quindi immaginate se potevo risparmiarmi i miei soliti giochi di parole demmerda con un simile potenziale tra le mani.
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(F)Uji!
Tra l’altro, se in inglese la più bella combinazione di parole è “cellar door”, credo che in italiano la migliore sia probabilmente proprio “tralicci di glicine”.
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“This famous linguist once said that of all the phrases in the English language, of all the endless combinations of words in all history, ‘cellar door’ is the most beautiful.”
Nonostante fosse la mia quarta volta a Uji, anche in questo caso sono stato contento di riuscire a vedere comunque qualcosa di nuovo: l’Ujigami-jinja, altro patrimonio UNESCO come praticamente tre quarti di Kyoto e dintorni, che credevo di aver visitato ma che in realtà avevo confuso con l’Uji-jinja durante la mia prima gita a Uji. La storia dei due santuari dai nomi così simili è un po’ complessa e si può riassumere così: fino al 1868, l’Ujigami-jinja era parte dell’Uji-jinja e i due santuari erano conosciuti rispettivamente come Rikyu-kami e Rikyu-shimo. Dei due, l’Ujigami-jinja è il più antico e anzi si ritiene sia addirittura il più antico santuario ancora esistente di tutto il Giappone. Considerato una sorta di guardiano del vicino Byōdōin, è dedicato alle tre figure storico-leggendarie di Uji-no-Waki-Iratsuko, a suo padre, l’Imperatore Ojin, e a suo fratello maggiore, l’Imperatore Nintoku. Vi sono varie versioni circa l’avvicendamento dinastico, ma secondo le cronache riportate dal Nihonshoki, Ojin avrebbe voluto che fosse Uji-no-Waki-Iratsuko a succedergli, ma egli si suicidò per permettere a Nintoku di prendere il potere perché lo riteneva più adatto e perché trovava sconveniente che un primogenito finisse agli ordini del fratello minore. Se la regia mi fa partire la sigla di Biujiful, grazie.
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Già che ci eravamo spinti leggermente oltre Kyoto andando a Uji, il giorno dopo abbiamo deciso di andarcene ancora più fuori dalle balle e ci siamo detti: sai che c’è? C’è che prendiamo un treno speciale (nel senso di costosissimo e con lo stesso tempo di percorrenza che lo Shinkansen impiega per andare da Tokyo a Kyoto) che va ad Amanohashidate, il Ponte per il Paradiso, Paradiso città.
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Amanohashidate è un istmo di sabbia ricoperto di alberi che si estende per quasi tre chilometri e mezzo lungo la baia di Miyazu, a nordissimo di Kyoto, ed è considerato a pieno diritto uno dei tre panorami più suggestivi del Giappone (gli altri due sono Miyajima con il suo torii galleggiante e Matsushima con le sue isole di pini, l’ultimo che mi manca, ma non preoccupatevi, gotta catch ‘em all!). La leggenda vuole che Izanagi, divinità maschile primigenia della mitologia giapponese, usasse una scala per scendere dal cielo alla terra dove risiedeva la sua amata Izanami. Un giorno, addormentatosi, dimenticò di ritornare in cielo prima che calasse la notte e la scala cadde, formando l’istmo che oggi vediamo. Sarebbe proprio qui, tra l’altro, che le due divinità avrebbero dato vita alle terre emerse che poi avrebbero costituito il Giappone.
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Le tre vedute del Giappone (日本三景, Nihon Sankei) secondo Utagawa Hiroshige.
Una volta arrivati ad Amanohashidate, noleggiamo le biciclette per percorrere l’istmo e ci inoltriamo nella pineta che profuma di salmastro, immersi nello spirto silvestre, d'arborea vita viventi. Credo che mi rimarrà per sempre impressa la sensazione della brezza marina che mi veniva incontro e mi scorreva tra le dita mentre pedalavo con una mano tesa verso le fronde dei pini, molti dei quali, tra l’altro, hanno un nome: qui sotto, per esempio, da sinistra potete vedere i pini coniugi, che crescono biforcandosi dallo stesso tronco; il massiccio pino da mille kan; e il pino della saggezza, diviso in tre tronchi principali così come tre sono le persone che dovrebbero consultarsi per elaborare un buon piano.
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「はし立や松は月日の こぼれ種」与謝蕪村 “Hashidate, i tuoi pini del tempo sono i figli spontanei” (Yosa Buson)
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「潮騒の声を聞いた、影法師見つめてる。手を引いた足跡に砂の音残るようです。ああ、そうだ、君の、君の風景が写ってる、小さな波を見て。ああ、そうだ、僕の、僕の風景も優しく小さな日々と重ねて」
“Ho sentito il rumore delle onde, osservo il profilo delle ombre. Nelle orme che mi hanno condotto per mano pare rimanere il suono della sabbia. Ebbene sì, guardando i piccoli flutti appare il tuo paesaggio. Ebbene sì, anche il mio paesaggio si sovrappone dolcemente a queste piccole giornate”
Tra tutti questi pini, tra l’altro, mi ha fatto abbastanza ridere che ci fosse una lastra con un haiku di Bashō a cazzo a fianco del quale si leggeva: “vabbè probabilmente Bashō non è mai stato qui e non ha mai scritto haiku riguardo ad Amanohashidate, ma cazzomene noi volevamo dedicargli questo monumento lo stesso perché sì”. Lol, okay? Ad ogni buon conto, una volta attraversato tutto l’istmo e sbucati fuori dalla pineta, ci dirigiamo verso il vicino Kono-jinja (籠神社、あの神社じゃなくて).
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Questo santuario, all’interno del quale non è permesso fare fotografie per non si capisce bene esattamente quale motivo, originariamente ospitava la più importante divinità del pantheon scintoista, la dea del Sole Amaterasu, e la dea dell’Agricoltura Toyoukehime. A entrambe è stato poi dedicato l’Ise-jingū, ma è ancora possibile venerarle qui.
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Proseguendo oltre il Kono-jinja, si arriva a una seggiovia (di fianco scorre anche la funivia, ma vuoi mettere il brivido di salire su una sedia appesa a mezz’aria senza sbarre di sicurezza, che si vede è prassi in Giappone perché non è la prima volta che ne registro la mancanza) che in sei minuti porta in cima al Kasamatsu Park, un belvedere da cui finalmente si può godere la vista mozzafiato della baia di Miyazu tagliata a metà dalla sottile lingua di sabbia di Amanohashidate. Pare sia tradizione consolidata fare una foto ricordo mentre si osserva il panorama attraverso le proprie gambe (股のぞき, matanozoki), perché si dice che così facendo l’istmo appaia galleggiare. Non so, a me è andato il sangue alla testa e mi pareva che mi venisse da vomitare, quindi credo che sia la sensazione di nausea diffusa che fa sembrare che effettivamente tutto galleggi, ma non vorrei rovinare la poesia di questa pratica.
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A sette minuti di autobus da Kasamatsu Park si può poi arrivare al Nariaiji, tempio buddhista dedicato a Kannon che si dice possa realizzare qualsiasi desiderio. La leggenda vuole infatti che un monaco di questo tempio avesse pregato il bodhisattva di salvare il villaggio dalla fame garantendo un pasto a tutti; prontamente, la statua di Kannon qui venerata si trasformò in un cervo offrendogli parte delle sue carni.
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Altre attrazioni interessanti dei tempio sono il Jizō che realizza tutti i desideri; la campana che non suona, per realizzare la quale furono raccolte donazioni da tutti i fedeli tranne una ricca signora, che, venuta a vedere l’opera finita con l’ultimo nato, fece cadere il bambino nella torre campanaria, tragico evento in memoria del quale la campana non fu più suonata; e il belvedere di Bentenzan da cui si gode una splendida vista della baia e della pagoda a cinque piani del tempio stesso.
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Sulla strada del ritorno, correndo contro il tempo per cercare di non perdere il treno che ci avrebbe riportati a Kyoto, abbiamo fatto giusto in tempo a dare una rapida occhiata ad Isoshimizu, una fonte di acqua stranamente dolce nonostante si trovi nel bel mezzo dell’istmo, selezionata come una delle cento acque più pure del Giappone, e il Chionji, un tempio dedicato al bodhisattva della saggezza Monju.
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「橋立の松の下なる磯 清水都なりせば君も汲ままし」和泉式部 “As if found in the capital, you too, could cup in your hands the fresh water of Iso-Shimizu that tumbles from the Ama-no-hashidate pines.” (Izumi Shikibu)
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Concludo questo interminabile resoconto di viaggio con un ringraziamento a F., che è stata la ragione per la quale ho voluto tornare a Kyoto per la Golden Week in modo da farle visitare la città - inutile che ve lo ripeta perché l’ho scritto anche troppe volte ormai, Kyoto è e spero rimarrà sempre per me un posto unico e speciale, dove, come dice Banana Yoshimoto in ‘Sweet Hereafter’, “qui e là si mescola il mondo dei sogni”; un luogo dove ogni volta che torno sento che anche se non sembra cambiato niente nulla potrà più tornare come prima, perché nel frattempo sono cambiato io; una città dove se un incontro è destino capiterà, come quello con C. che avrei voluto contattare ma non ero sicuro che avrei avuto il tempo di andare a trovare, e che invece ha trovato me per puro caso nei pressi dello Yasaka-jinja.
Grazie F. per essere stata la molla che ha fatto scattare l’interesse che mi ha poi molti anni dopo portato qui. Mi sono ritrovato a riflettere spesso durante i nostri giorni a Kyoto a quanto diversamente avremmo vissuto questo viaggio se l’avessimo fatto anni fa, quando il Giappone ci sembrava lontanissimo, letteralmente dall’altra parte del mondo, poco più che un sogno che, come il poliziotto di Paprika, non potevo sapere che un giorno sarebbe diventato così reale e “normale”, tra le mille virgolette del caso. 
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"Tu non hai fatto niente di male. Hai soltanto vissuto il nostro film nella realtà. Ecco perché sei diventato un poliziotto. È una verità nata dalla tua fantasia... non dimenticarlo mai." "...Già. Dalla mia fantasia."
Grazie F. perché se è vero che siamo cambiati rispetto ai due adolescenti fomentatissimi per tutto quello che di giapponese potevano reperire nella loro piccola provincia, nonostante il tempo passi, le distanze siano aumentate e la nostra quotidianità sia così diversa, mi è sembrato di riprendere esattamente da dove avevamo lasciato l’ultima volta che ci siamo visti, e sì che da allora ne sono successe di cose. Non sono tantissime le amicizie che durano così tanto e che sopravvivono a cambiamenti così drastici, per cui mi sento molto fortunato di aver avuto la riprova che questo è il nostro caso.
Grazie per la biciclettata notturna fino al karaoke, per i discorsi seri in italiano, per le battutacce in qualsiasi lingua, per la promessa di tornare, possibilmente prima che caccino pure me lol. Arigatō kudasai.
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“Buppanase like a dangan liner!” [cit.]
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7. L’italiano: La storia di una passione*
"In questa città inquietante, quasi onirica, scopro un nuovo mondo per capire il mio rapporto con l'italiano. Questa topografia frammentata, disorientata, mi dà un'altra chiave. Si tratta del dialogo tra i ponti e i canali. Un dialogo tra l'acqua e la terraferma. Un dialogo che esprime uno stato sia di separazione sia di connessione..." (Lahiri, 2015:77). 
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Così comincia "In altre parole", il nuovo libro di Jhumpa Lahiri, un romanzo d'amore fra la scrittrice e l'incantevole italiano; il racconto sull'apprendimento di una lingua straniera che, per la scrittrice e per me, è stato una vera salvezza. Buonasera a tutti e benvenuti in questo blog! Come state? Come andiamo oggi? Vi trovate bene in questo piccolo spazio? Vi stiate divertendo con questo pezzettino di Italia? Mi auguro che sia così. Prima di cominciare, vorrei mandarvi un caro saluto dalla lontana e sempre bella Cividale. Grazie di cuore a tutti quelli che partecipano a quest'esperienza, quella che è, finora, una delle più belle della mia vita. 
Come sapete già, l'intenzione di questo spazio è quello di documentare ogni aspetto ed aneddoto della mia permanenza a Cividale. Settimana in settimana, il mio scopo è quello di condividere questa avventura con voi sia con l'arrivo di un vecchietto vestito di rosso (Babbo Natale) sia con la ricetta ed elaborazione di uno dei piatti più noti della regione e la cucina friulana, il frico. Da conseguenza, avendo scritto già riguardo il mio lavoro e arrivo in Italia, CFMUNESCO, le opinioni ed i pensieri di un'autentica friulana, così come alcune delle tradizioni natalizie e gastronomiche italiane, la ragione per cui oggi mi trovo tra voi è per parlarvi di un bel libro che ho appena iniziato a leggere, una raccolta di saggi che riguardano il nesso che mi lega all'Italia e la storia di un lungo corteggiamento fra una giovane neolaureata ed un secondo idioma; una ragazza che, tra le braccia di uno straniero, ha trovato, come io, la sua casa. 
Vi è mai capitata quella sensazione di trovarsi a casa anche se a casa no si è, anche se ci si trova dall'altra parte del mondo? Si arriva ad un certo punto a trovarsi a camminare per le vie di una città guidati solo dei vostri piedi, come se foste sempre vissuti in quel posto? Vi è mai successo di sentire di appartenere ad un altro idioma, come se riusciste ad esprimervi solo con esso in maniera totalitaria? 
Quello è esattamente ciò che la scrittrice statunitense Jhumpa Lahiri ha vissuto. Nata a Londra il 11 luglio 1967, Lahiri è una autrice di origine indiana. Da genitori provenienti di Calcutta, del Bengala Occidentale, l'autrice è cresciuta a Rhode Island, dove trascorre l'infanzia e la maggior parte della sua giovinezza. Qualche giorno prima di Natale nel 1994, Lahiri ha deciso di regalarsi un viaggio in Italia, un paese dove non è mai stata prima. Trovandosi in un luogo "intimo, sobrio, gioioso", con negozi addobbati e stradine stipate di gente, Lahiri, che a quei tempi aveva appena 25 anni, si è, inaspettatamente, innamorata. "Dall'inizio il mio rapporto con l'Italia è tanto uditivo quanto visuale", spiega, "Benché ci siano poche macchine, la città ronza. Mi rendo conto di un rumore che mi piace, delle conversazioni, delle frasi, delle role che sento ovunque vada. Come se tutta la città fosse un teatro che ospita un pubblico leggermente inquieto, che chiacchiera, prima dell'inizio di uno spettacolo... Ho sentito intorno a me questa lingua, l'italiano. Mi sono innamorata, a prima vista, come fosse stato un uomo” (Lahiri, 2015:22). 
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Nato da un'autrice di madrelingua bengalese, In altre parole è, infatti, una raccolta di saggi sull'avvicinamento della scrittrice Jhumpa Lahiri al incantevole italiano. È la testimonianza di una ragazza che scopre, nell'italiano, il posto che aveva sempre cercato. "L'italiano sembra già dentro di me e, al tempo stesso, del tutto esterno. Sembra una lingua con cui devo avere una relazione. Sembra una persona che incontro un giorno per caso, con cui sento subito un legame, un affetto. Come se la conoscessi da anni, anche se c'è ancora tutto da scoprire. So che sarei insoddisfatta, incompleta, se non la imparassi. Mi rendo conto che esiste uno spazio dentro di me per farla stare comoda” (Lahiri, 2015:23). 
Come quella di Lahiri, è stata una passione fortissima quella che ho sentito la prima volta che sono venuta in Italia. Anche per me, l'italiano è stato una vera salvezza, l'idioma che mi ha riportato in vita. Inaspettata, come il colpo di fulmine che nasce nell'istante in cui si incontra la persona ideale (oppure il vero amore), la mia storia è iniziata alla stessa maniera, il giorno che sono stata a Roma per la prima volta. Tutto cominciò con un viaggio per scoprire il Belpaese. In mezzo a una moltitudine che parlava con il corpo e rideva con i suoi occhi, mi sentii stranamente la benvenuta. Per qualche strana ragione, tutto mi è sembrato familiare. Sebbene fossi sempre stata abituata a parlare spagnolo, il quale è un idioma molto espressivo, dolce ed allegro con il quale ci si esprime anche il linguaggio del corpo, l'italiano mi ha incantata; c'era qualcosa, non si può spiegare ne far capire, che mi ha lasciato perplessa. Perché? Questo perché l'italiano, oltre ad avere una melodia incantevole, mi sembrava un rifugio; un paradiso dove mi nascondevo ogni volta che il cielo diventava grigio. Ho sentito, infatti, una connessione fortissima, una vicinanza quasi inspiegabile con l'italiano. Per qualche strano motivo, non avevo l'impressione di essere straniera, indifferente a tutto quello che c'era intorno a me. Ogni viso, ogni parola, ogni melodia, infatti, mi sembravano, per quanto possa apparire impossibile, familiari. 
"Scelgo Roma", spiega l'autrice, "una città che mi affascina fin da piccola, che mi conquista subito. La prima volta in cui sono stata, nel 2003, ho provato un senso di rapimento, un'affinità. Mi sembrava di conoscerla già. Sapevo, dopo solo un paio di giorni, di essere destinata a vivere lì. A Roma non ho ancora amici. Ma non ci vado per far visita a qualcuno. Vado per cambiare strada, e per raggiungere la lingua italiana” (Lahiri, 2015:37). Come un'ombra, ancora meglio, un amico che mi fa compagnia ogni giorno, ogni minuto, l'italiano era sempre presente. Non riuscendo a capire o riconoscere un nuovo mondo dove mi bastava fare appena pochi chilometri per scoprire uno dei posti più significativi nella storia umana, mi sono resa conto che ero, finalmente (dopo una vita intera cercando il posto ideale), a casa. 
A volte mi cruccia il fatto di non sapere perché abbia questa attrazione proprio con l'italiano e non con un'altra lingua. Sento, in qualche modo, che forse ognuno di noi sia stato diviso quando fu creato, in diverse parti nel mondo; che forse, come una particola che fu rota e ne furono distribuiti i pezzi, le nostre anime, oppure la manifestazione della nostra essenza, si persero in diversi angoli del pianeta. Crescendo e viaggiando, queste parti divise e perse nei meandri di diversi continenti vengono riscoperte, dando luce a lati di noi stessi che non sapevamo ne meno di aver. Ho sempre creduto che la vita sia un viaggio, una storia o, ancora meglio, un libro. Considerando, così, che chi non viaggia ne legge solo la prima pagina, vi raccomando di dare un'occhiata veloce a questo libro; più di un semplice romanzo, una riflessione profonda e intera sull'identità e tutto quello che ci rende ciò che siamo. 
Grazie mille ragazzi e alla prossima!
-c
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Pvris - All We Know of Heaven, All We Need of Hell
Tumblr media
Secondo me avevamo addosso una maledizione fin dall'inizio
Dal secondo in cui mi sei entrata nel cuore
Secondo te parlavamo due lingue diverse o non parlavamo abbastanza?
(da: Heaven)
1. Heaven
Paradiso
   Secondo me avevamo addosso una maledizione fin dall'inizio
Dal secondo in cui mi sei entrata nel cuore
Secondo te parlavamo due lingue diverse o non parlavamo abbastanza?
E non pensi mai a chi può aver rubato la luce dalla nostra vita?
La luce dai nostri occhi?
E abbiamo solamente sofferto
Ma non potevamo dire...
   Mi hai portato via il cuore
Mi hai portato via il cuore
Mi hai portato via il paradiso, me l'hai portato via
   Il nostro amore si espande e si ritrae
Come un petto che sale e scende respirando a malapena
Non hai mai pensato al terrore che avevo sulla lingua?
Al sangue che avevo nei polmoni?
E ho solamente sofferto
Avevo troppa paura di dire...
   Mi hai portato via il cuore
Mi hai portato via il cuore
Mi hai portato via il paradiso
Mi hai portato, mi hai portato via il paradiso, me l'hai portato via
   Mi hai portato via il cuore
Mi hai portato via il cuore
Mi hai portato via il paradiso
Mi hai portato, mi hai portato, mi hai portato via il paradiso
Mi hai portato, mi hai portato, mi hai portato via il paradiso
Mi hai portato, mi hai portato, mi hai portato via il paradiso
Mi hai portato, mi hai portato, mi hai portato via il paradiso
   Secondo me avevamo addosso una maledizione fin dall'inizio
Mi hai portato
   Mi hai portato via il cuore
Mi hai portato via il cuore
Mi hai portato via il paradiso, me l'hai portato via
Mi hai portato, mi hai portato via il paradiso
Mi hai portato, mi hai portato via il paradiso
Mi hai portato via il cuore
Mi hai portato via il cuore
       2. Half
Metà
   Alcuni giorni provo di tutto, altri mi sento insensibile
Non trovo mai una via di mezzo, o tutto o niente
Non ho mai, mai, mai detto di volerlo
Non ho mai, mai, mai, mai detto di volerlo
   Non volevo ritrovarmi qua
Un piede nella fossa, un piede per terra
Non riesco a elaborare quello che provo
Di questa pelle posso anche farne a meno
   Metà delle mie ossa in giro per strada, l'altra sotto le coperte
E non credo che avranno mai modo di incontrarsi
Non ho mai, mai, mai detto di volerlo
Non ho mai, mai, mai detto di volerlo
   Non volevo ritrovarmi qua
Un piede nella fossa, un piede per terra
Non riesco a elaborare quello che provo
Di questa pelle posso anche farne a meno
   Non ho mai, mai, mai detto di volerlo
Non ho mai, mai, mai detto di volerlo
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
   Non volevo ritrovarmi qua
Un piede nella fossa, un piede per terra
Non riesco a elaborare quello che provo
Di questa pelle posso anche farne a meno
Non ho mai voluto un corpo
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai voluto un corpo
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
Non ho mai, mai, mai detto
       3. Anyone Else
Chiunque altro
   Ah, il mio sangue una volta apparteneva a me
Ma con un solo tocco l'hai reso tuo
Che cos'hai fatto?
Che cos'hai fatto?
Sì, lo so che ho preso e ti ho abbandonata
Ti prego, non pensare che ti abbia dimenticata
Io non dimentico mai
   Perché potrei anche toccare centomila anime
Ma nessuna di loro mi sembrerebbe familiare
E per quanto giri in lungo e in largo
Tu sei l'unica persona che conosco davvero
   Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
   Ah, il mio sangue una volta apparteneva a me
Ma con un solo tocco l'hai reso tuo
Che cos'hai fatto?
Che cos'hai fatto?
Ah, le mie povere ossa
Disponile come preferisci per dargli la forma che vuoi
Appendimi sul muro della tua stanza
Adesso non riesco a respirare
   Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
Lo so che vuoi avermi tutta per te
Ma io non appartengo a nessun altro
   Perché potrei anche toccare centomila anime
Ma nessuna di loro mi sembrerebbe familiare
E per quanto giri in lungo e in largo
Sono l'unica persona che conosco davvero
   Ah, il mio sangue
Che cos'hai fatto?
Che cos'hai fatto?
   Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
Non appartengo a nessun altro
       4. What's Wrong
Cosa c'è che non va
   Sparita per due anni
Sono tornata che ero un mucchio di ossa e più cinica che mai
Non mi sento a mio agio in questa pelle
È piena di escrescenze, ma tu non lo sai
   Stacco lo specchio dal muro per non vedermi più
Non voglio vedere neanche un altro centimetro della mia testa
Lascia perdere le poesie che parlano di santi e fantasmi
Quella di cui ho più paura sono io
Non sapevo che stavo solo gridando al lupo
   Lo so che è sbagliatissimo, ma ormai non posso più tornare indietro
Non ho bisogno di sentirmi dire quanto sono cinica
Piantala di fare sempre la scettica
Non ho bisogno di una metafora per farti capire quanto sono disperata
Non ho bisogno di una metafora per farti capire quanto sono disperata
   Tira e molla, ma ormai comincia a essere sempre la solita storia
No, non lo volevo questo trono
Solo gli sciocchi banchettano con l'oro e fanno marcire la frutta in tavola
   Ma quand'è che sono diventata così patetica?
Come un cadavere a tutta pagina su una rivista di moda
Mi hai messo con le spalle al muro
E adesso non posso più mettermi comoda
No, non ho mai venduto la mia anima
Se mai dovessi farlo datemi in pasto ai lupi
No, non ho mai venduto la mia anima
No, la mia non l'ho mai venduta
   Lo so che è sbagliatissimo, ma ormai non posso più tornare indietro
Non ho bisogno di sentirmi dire quanto sono cinica
Piantala di fare sempre la scettica
Non ho bisogno di una metafora per farti capire quanto sono disperata
Non ho bisogno di una metafora per farti capire quanto sono disperata
Non ho bisogno di una metafora per farti capire quanto sono disperata
   No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, la mia non l'ho mai venduta
No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, la mia non l'ho mai venduta
No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, la mia non l'ho mai venduta
No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, la mia non l'ho mai venduta
No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, non ho mai venduto la mia anima
No, la mia non l'ho mai venduta
   Lo so che è sbagliatissimo, ma ormai non posso più tornare indietro
Non ho bisogno di sentirmi dire quanto sono cinica
Piantala di fare sempre la scettica
Non ho bisogno di una metafora per farti capire quanto sono disperata
Non ho bisogno di una metafora per farti capire quanto sono disperata
Non ho bisogno di una metafora per farti capire quanto sono disperata
       5. Walk Alone
Camminare da sola
   Vado sempre da sola senza di te
Vado sempre da sola senza di te
   Ero la tua ragione di vita, la tua ascesa e la tua caduta
Ero il fumo nei tuoi polmoni che ti distruggeva
Ero il tuo discorso farfugliato, gli incubi dei tuoi sogni
Hai detto che mi vuoi conoscere
   Ma mi sa che le nostre cime di salvataggio si sono attorcigliate troppo, e l'abbiamo pagata cara
E tu hai urlato "l'amore è come vedere qualcuno che muore"
E dovevamo solo chiudere gli occhi
   Proviamo risentimento?
Sei rimasta scottata dal mio tocco?
Tesoro, lo sapevo fin dall'inizio che il nostro destino era segnato
Rimango fredda, sento il peso di un macigno sulle spalle
Adesso vado sempre, sempre da sola senza di te
Proviamo risentimento?
Sei rimasta scottata dal mio tocco?
Tesoro, lo sapevo fin dall'inizio che il nostro destino era segnato
Rimango fredda, sento il peso di un macigno sulle spalle
Adesso vado sempre, sempre da sola senza di te
Vado sempre da sola senza di te
   Ero la tua ragione di vita, non è patetico?
L'ossigeno del tuo sangue, il piombo nei tuoi polmoni che ti distruggeva
   Ma mi sa che le nostre cime di salvataggio si sono attorcigliate troppo, e l'abbiamo pagata cara
   Proviamo risentimento?
Sei rimasta scottata dal mio tocco?
Tesoro, lo sapevo fin dall'inizio che il nostro destino era segnato
Rimango fredda, sento il peso di un macigno sulle spalle
Adesso vado sempre, sempre da sola senza di te
Proviamo risentimento?
Sei rimasta scottata dal mio tocco?
Tesoro, lo sapevo fin dall'inizio che il nostro destino era segnato
Rimango fredda, sento il peso di un macigno sulle spalle
Adesso vado sempre, sempre da sola senza di te
Vado sempre da sola senza di te
   Sento il peso di un macigno sulle spalle, rimango fredda e guardo che va a fuoco
Vado sempre, sempre da sola senza di te
Adesso sento il peso di un macigno sulle spalle, rimango fredda e guardo che va a fuoco
Vado sempre, sempre da sola senza di te
   Vado sempre da sola
   Proviamo risentimento?
Sei rimasta scottata dal mio tocco?
Tesoro, lo sapevo fin dall'inizio che il nostro destino era segnato
Rimango fredda, sento il peso di un macigno sulle spalle
Adesso vado sempre, sempre da sola senza di te
Vado sempre da sola senza di te
   Proviamo risentimento?
Senza di te
Vado sempre da sola senza di te
Vado sempre da sola
Vado sempre da sola senza di te
       6. Same Soul
Stessa anima
   Dove se ne va il tuo corpo quando ti lascio da sola?
Lo saprebbe il tuo cuore se ti incontrassi in un insieme di ossa nuovo?
Perché potresti vedermi in vari corpi diversi
Nascosta all'interno con la stessa anima
   Ti sarei potuta passare accanto mille volte
Posti diversi, vite diverse
Sarei potuta essere una che non riconoscevi
Aspetto diverso, nuova figura
   Sono solo un corpo che conoscevi
Sono solo una persona che conoscevi
Sono solo un corpo che conoscevi, conoscevi, conoscevi, conoscevi
   Dove se n'è rimasto il tuo cuore in tutti quegli anni di lontananza?
Ti ho fatto tremare la voce?
Mi sentivi cavalcare le onde radio?
In tutti quei giorni passati ti sei sempre nascosta all'interno?
No, non lo sapevo
   Penso che abbiamo amato mille vite
Provo a trovarti ogni volta
Cercando quegli occhi grandi che mi hanno imprigionata nella prima vita
Te li ricordi i miei vecchi nomi?
La riconosci la mia altra faccia?
In una cornice qui da qualche parte ci siamo entrambe
Ma il mio sguardo nei tuoi confronti è rimasto uguale
   Sono solo un corpo che conoscevi
Sono solo una persona che conoscevi
Sono solo un corpo che conoscevi, conoscevi, conoscevi, conoscevi
   Penso che abbiamo amato mille vite
Provo a trovarti ogni volta
Provo a trovarti ogni volta
Penso che abbiamo amato mille vite
Provo a trovarti ogni volta
   Sono solo un corpo che conoscevi
Sono solo una persona che conoscevi
Sono solo un corpo che conoscevi, conoscevi, conoscevi, conoscevi
   Penso che abbiamo amato mille vite
Provo a trovarti ogni volta
Provo a trovarti ogni volta
   Sono solo un corpo che conoscevi
Sono solo una persona che conoscevi
Sono solo un corpo che conoscevi, conoscevi, conoscevi, conoscevi
   Provo a trovarti ogni volta
       7. Winter
Inverno
   Facciamo senza parlare
Credo che ci siamo stancate del nostro rapporto
Evita di peggiorare le cose
Non abbiamo fatto altro, non abbiamo fatto altro che soffrire
Eri tutto contatto fisico, non per forza amore
Giusto per distrarre un po' il mio cervello dolorante
Ho troppo pochi sentimenti e troppi pensieri
   Puoi accendermi un fuoco nella pelle?
Perché col tuo amore fa così freddo che mi si vede il fiato
Un'altra notte così non la posso passare
Congelo sempre al tuo fianco
   Non starci sveglia la notte
Un po' di calore lo puoi anche rubare dal corpo di qualcun altro
Glaciale al tocco
No, non sarò mai la tua amante ricoperta di neve
Quanto cazzo era patetico... io ho bisogno di amore
Sono fatta di carne e sangue caldi
Di' pure che sono una debole, io però almeno ho un cuore in mezzo ai polmoni
Tu hai troppo pochi sentimenti e io ne ho troppi
   Puoi accendermi un fuoco nella pelle?
Perché col tuo amore fa così freddo che mi si vede il fiato
Un'altra notte così non la posso passare
Congelo sempre al tuo fianco
   (Congelo sempre nel tuo inverno
Mi rinchiudo sempre nel tuo inverno)
   L'inverno nell'anima
Non hai amore nelle ossa
Cercare di trovarti uno straccio di cuore è come cavare sangue dai sassi
L'inverno nell'anima
Non hai amore nelle ossa
Hai l'inverno nell'anima
Hai l'inverno nell'anima
   Puoi accendermi un fuoco nella pelle?
Perché col tuo amore fa così freddo che mi si vede il fiato
Un'altra notte così non la posso passare
Congelo sempre al tuo fianco
Puoi accendermi un fuoco nella pelle?
Perché col tuo amore fa così freddo che mi si vede il fiato
Un'altra notte così non la posso passare
Congelo sempre al tuo fianco
       8. No Mercy
Nessuna pietà
   Abbiamo combinato un gran casino qui
Hai delle macchie di sangue sulla faccia
Guarda tutti che si inginocchiano a pregare invano il nome di lei
Dio, sono tutti sonnambuli, ma pensano di essere svegli
E abbiamo sempre le mani sporche di vergogna
Ma anche lavandole non va via
   C'è del sangue nell'acqua, ma il sapore è dolcissimo
   Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia, e venga pure la pioggia
Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia
Se devi farci soffrire, non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia, e venga pure la pioggia
Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia
Se devi farci soffrire, non avere nessuna
   Qui va tutto a fuoco, e noi restiamo a guardare e aspettiamo
E direi quasi che mi piace sentire la faccia che scotta
   C'è del sangue nell'acqua, ma il sapore è dolcissimo
Il cielo è in fiamme, mi piova pure addosso
   Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia, e venga pure la pioggia
Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia
Se devi farci soffrire, non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia, e venga pure la pioggia
Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia
Se devi farci soffrire, non avere nessuna
   C'è del sangue nell'acqua
C'è del sangue nell'acqua
Sangue nell'acqua, ma il sapore è dolcissimo
C'è del sangue nell'acqua
C'è del sangue nell'acqua
Sangue nell'acqua, ma il sapore è dolcissimo
   Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia, e venga pure la pioggia
Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia
Se devi farci soffrire, non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia, e venga pure la pioggia
Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia
Se devi farci soffrire, non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia, e venga pure la pioggia
Non avere nessuna pietà con me, e venga pure la pioggia
Se devi farci soffrire, non avere nessuna
       9. Separate
Separare
   Non c'è problema
   Due lastre di vetro opache dietro a due occhi castani
Le ho davanti al mio sguardo e appannano ogni cosa
E mi trascinano lontano dal mondo, ma non c'è problema
Finché non ti separano da me va tutto bene
   C'è sempre stato un distacco tra il mio cuore e la mia testa
E no, non ha mai avuto troppo senso
E mi sento lontanissima
Puoi essere tu quella che mi connette?
Che rimette insieme tutti i pezzi?
   E trascinami lontano dal mondo, non c'è problema
Finché non ti separano da me va tutto bene
   Quegli specchietti sul tuo comodino sembrano proprio della mia taglia
Rimettimeli dietro agli occhi, fagli prendere vita
I nervi a fior di pelle, la tua mano nella mia
Non m'importerebbe di morire
Sono qui al tuo fianco, stanotte ti do la mia vita
   C'è sempre stato un distacco tra il mio cuore e la mia testa
E no, non ha mai avuto troppo senso
Mi sento ancora lontanissima
Puoi essere tu quella che mi connette?
Che rimette insieme tutti i pezzi?
   E trascinami lontano dal mondo, non c'è problema
Finché non ti separano da me va tutto bene
   Separarti da me, va tutto bene
       10. Nola 1
Nola 1
   Queste cornici non sono appese come una volta
Sono tutte girate e in metà di loro ci sono io da giovane
Ricordi agrodolci della mia vita prima che tu mi spaccassi in due
Al mio corpo non è piaciuto come si sentiva lo scorso giugno
E mi ha tormentata per tutto l'anno
Poi ho cominciato a pensare che stavo morendo
Che non sarei arrivata ai 22 anni
   Continui a dire che sono cambiata
Lo so che non sembro quella di prima
Non so dove
Non so dove sono andata, no
Non so dove ho sbagliato
Ma vado avanti a cantare
Ma vado avanti a cantare
   Resto senza parole davanti a una luna piena
Fisso il soffitto di una stanza bianca
Anche lo specchio lì nell'angolo vede la mia vergogna o ha un'altra visuale?
   E in veranda il soffitto è di color celeste
Vestita di tutto punto come il cielo nel primo pomeriggio
Perché è mezzanotte e presto potrebbero arrivare i fantasmi
   Continui a dire che sono cambiata
Lo so che non sembro quella di prima
Non so dove
Non so dove sono andata, no
Non so dove ho sbagliato
Ma vado avanti a cantare
Ma vado avanti a cantare
   Continui a dire che sono cambiata
Che non sembro quella di prima, no
Non so dove sono andata, no
Non so dove ho sbagliato
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Sleeping with Sirens - Gossip
Tumblr media
E quando arriverà la notte e comincerà a piovere
Te lo ricorderai ancora il mio nome?
E quando starai in giro fino al mattino e continueranno a versarti da bere
Pensi che proverai ancora le stesse cose?
(da: I Need to Know)
1. Gossip
Gossip
   Ho questa novità, ho questa nuova mossa
Ti faccio svenire, ti faccio cantare il cuore
Spengo le luci, passo al sodo
Sarò il nuovo re, non potrai fare a meno di me
   Voglio vivere al massimo, voglio morire in libertà
Il sangue mi scorre nelle vene, com'è che non senti il mio cuore che batte?
Ho quel ritmo nuovo, e appena passo di lì divento il tuo incubo
Vengo a prenderti, non avere paura, non avere paura, non avere paura
Vengo a prenderti, non avere paura
   Guardami negli occhi; dimmi, cosa vedi?
Non stare a credere alle bugie che hai sentito su di me
Su di me, su di me, su di me, su di me, su di me, su di me
Lo so a cosa pensi e i segreti che non confessi
Tu però non credere alle bugie che hai sentito su di me
Su di me, su di me, su di me, su di me, su di me, su di me
   Ti faccio diventare pazza, una vita a mille
Per cui tieniti forte, indietro non si torna più
E nessuno ti regala niente
Per cui una volta entrata nel gioco, tesoro, devi tirare i dadi
Io magari porto sfiga, tu magari sei pazza
Ma io ho nove vite, tu ne hai solo tre
Ti piace la mia tecnica, sto infilando una serie di vittorie
Per cui occhio e tieni a freno la lingua invece di cercare di parlare, cercare di parlare, cercare di parlare
Invece di cercare di parlare
   Guardami negli occhi; dimmi, cosa vedi?
Non stare a credere alle bugie che hai sentito su di me
Su di me, su di me, su di me, su di me, su di me, su di me
Lo so a cosa pensi e i segreti che non confessi
Tu però non credere alle bugie che hai sentito su di me
Su di me, su di me, su di me, su di me, su di me, su di me
   Lo so a cosa pensi
Li so i segreti che non confessi
Non stare a credere alle bugie che hai sentito su di me, su di me
   Guardami negli occhi; dimmi, cosa vedi?
Non stare a credere alle bugie che hai sentito su di me
Su di me, su di me, su di me, su di me, su di me, su di me
Lo so a cosa pensi e i segreti che non confessi
Tu però non credere alle bugie che hai sentito su di me
Su di me, su di me, su di me, su di me, su di me, su di me
       2. Empire to Ashes
L'impero in cenere
   Il leone e il lupo, vecchi dei
E la nuova battaglia dei bastardi che cercano di farsi largo
Un pendolo che oscilla e non riusciamo a fermare
Batte come un metronomo, non si può far fuori l'orologio
   Certi giorni mi sembra che siamo solamente sintomi di un sistema
Buco nero, nessuna speranza, sindrome psicotica
   Hey, sembra di essere animali in gabbia che cercano un rimedio per spezzare le catene che ci hanno messo addosso
Sì, di' pure che è cinismo
Io sarò anche disperato, ma non ci penso nemmeno a bermi le loro bugie
Voglio combattere e rischiare il tutto per tutto stanotte
Per cui date fuoco alla benzina con i fiammiferi
Riduciamolo a un mucchio di cenere il vecchio impero
Riduciamolo a un mucchio di cenere
   Il giovane sogna mentre dorme nel letto
La morte lo tiene d'occhio mentre lui aspetta i morti
Se la vita è un ago, la mia anima è il filo
La mia bocca è il veleno, la mia lingua il piombo
   Certi giorni mi sembra di essere intrappolato nel mio corpo
Cerco di liberarmi, ma non posso sfuggirmi
   Hey, sembra di essere animali in gabbia che cercano un rimedio per spezzare le catene che ci hanno messo addosso
Sì, di' pure che è cinismo
Io sarò anche disperato, ma non ci penso nemmeno a bermi le loro bugie
Voglio combattere e rischiare il tutto per tutto stanotte
Per cui date fuoco alla benzina con i fiammiferi
Riduciamolo a un mucchio di cenere il vecchio impero
Riduciamolo a un mucchio di cenere
Facciamolo diventare un mucchio di cenere
   A volte mi sembra che siamo solamente sintomi di un sistema
Buco nero, nessuna speranza, sindrome psicotica
Sindrome psicotica
   Hey, sembra di essere animali in gabbia che cercano un rimedio per spezzare le catene che ci hanno messo addosso
Sì, di' pure che è cinismo
Io sarò anche disperato, ma non ci penso nemmeno ad arrendermi
Non ci penso neanche ad arrendermi
Riduciamolo a un mucchio di cenere
       3. Legends
Leggende
   Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
   Ti ricordi di essere stato giovane?
Il mondo nelle mani, il cuore in una canzone
Ti ricordi di essere stato giovane?
Ricordi, ricordi
Le cose non sono mai come sembrano
Dimenticati chi sei, dimenticati come si sogna
Io dico che è ora di crederci
Ricordi, ricordi
   Potremmo scatenarci ed essere liberi
Possiamo diventare nella vita tutto quello che vogliamo
Potremmo spostare le montagne
Potremmo demolire le mura
Possiamo ergerci in battaglia senza mai cadere
   Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
   Ti ricordi di essere cresciuto?
Da solo dando le spalle al sole
Ti ricordi di essere cresciuto?
Ricordi, ricordi
Dimmi come andrà a finire
Che si vinca o si perda, vieni col cuore in mano
Io dico che è ora di crederci
Ricordi, ricordi
   Potremmo scatenarci ed essere liberi
Possiamo diventare nella vita tutto quello che vogliamo
Potremmo spostare le montagne
Potremmo demolire le mura
Possiamo ergerci in battaglia senza mai cadere
   Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
   Alzati e grida con tutto il fiato se lo vuoi
Ricordi, ricordi
Allungati e tocca il cielo perché è tuo
Ricordi, ricordi
Resteremo qui per sempre
Alzati e grida con tutto il fiato se lo vuoi
Ricordi, ricordi
Allungati e tocca il cielo perché è tuo
Ricordi, ricordi
Resteremo qui per sempre
   Potremmo scatenarci ed essere liberi
Possiamo diventare nella vita tutto quello che vogliamo
Potremmo spostare le montagne
Potremmo demolire le mura
Possiamo ergerci in battaglia senza mai cadere
   Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
Potremmo diventare delle leggende dopo tutto
Ricordi
Resteremo qui per sempre
   Alzati e grida con tutto il fiato se lo vuoi
Allungati e tocca il cielo perché è tuo
       4. Trouble
Guai
   Difficile vederci se hai gli occhi chiusi
Difficile amare se hai il cuore spezzato
Passo la vita fuori al freddo
I giorni sono lontani e ora sono di ghiaccio
   Soffia il vento
Dove si ferma? Non lo saprà nessuno
(Ho detto) Si parte, dove ci fermiamo?
Non lo saprà nessuno, non lo saprà nessuno
   Ci sono dentro fino al collo, ho venduto l'anima
Sono irraggiungibile e non posso mollare
Sono nei guai, sono nei guai
Mi sono fatto strada, un vicolo cieco
Non posso tornare indietro, per cui vado da solo
Sono nei guai, sono nei guai
Sono nei, sono nei guai, guai
   Difficile respirare se perdi il controllo
Difficile vivere con le parole non dette
Me ne vado perché una casa non ce l'ho
Uno spazio vuoto e tremo da capo a piedi
   Soffierà il vento
Dove si ferma? Non lo saprà nessuno
(Ho detto) Si parte, dove ci fermiamo?
Non lo saprà nessuno, non lo saprà nessuno
   Ci sono dentro fino al collo, ho venduto l'anima
Sono irraggiungibile e non posso mollare
Sono nei guai, sono nei guai
Mi sono fatto strada, un vicolo cieco
Non posso tornare indietro, per cui vado da solo
Sono nei guai, sono nei guai
Sono nei, sono nei guai, guai
Mi prenda pure il cielo, sì, sì, sì, sono nei guai
Salvatemi
   Tu sei tutta rispettabile e io impossibile
Non possiamo avere tutto
No, no, non possiamo avere tutto
Eravamo invincibili, una cosa quasi criminale
Non vedi la luce fuori dal tunnel se ti vai a cacciare nei guai
   Ci sono dentro fino al collo, ho venduto l'anima
Sono irraggiungibile e non posso mollare
Sono nei guai, sono nei guai
Mi sono fatto strada, un vicolo cieco
Non posso tornare indietro, per cui vado da solo
Sono nei guai, sono nei guai
Sono nei, sono nei guai, guai
Come ci sono finito nei guai?
Come ci sono finito nei guai?
Mi prenda pure il cielo, sì, sì, sì, sono nei guai
Salvatemi
       5. One Man Army
Esercito di una persona sola
   Non ho sentito altro che promesse e scuse da quattro soldi
Sto prendendo una decisione in questo momento, in questo momento
Basta guardare al passato, adesso guardo al futuro
Ho aspettato il mio momento: è adesso, è adesso
   Non ho paura, non cado
Non mi arrendo se non mi dai quello che cerco
Adesso sto anche perdendo la pazienza
Ai posti di combattimento
   Tutti gli occhi puntati su di me, castelli che crollano
Gloria, gloria, mi solleverò come un esercito di una persona sola
Non voglio morire senza vivere
E non posso lottare senza vincere
Tutti gli occhi puntati su di me, mi solleverò come un esercito di una persona sola
   Anche quando ci perdiamo, non vuol dire per forza che perdiamo
Trionferò se combatto adesso, proprio adesso
   Non ho paura, non cado
Non mi arrendo se non mi dai quello che cerco
Adesso sono stanco di perdere tutto questo tempo
Ai posti di combattimento
   Tutti gli occhi puntati su di me, castelli che crollano
Gloria, gloria, mi solleverò come un esercito di una persona sola
Non voglio morire senza vivere
E non posso lottare senza vincere
Tutti gli occhi puntati su di me, mi solleverò come un esercito di una persona sola
   Le occasioni che non cogli sono tutte perse
Non puoi aver paura di sbagliare
   Tutti gli occhi puntati su di me, castelli che crollano
Gloria, gloria
   Tutti gli occhi puntati su di me, castelli che crollano
Gloria, gloria, mi solleverò come un esercito di una persona sola
Non voglio morire senza vivere
E non posso lottare senza vincere
Tutti gli occhi puntati su di me, mi solleverò come un esercito di una persona sola
Mi solleverò come un esercito di una persona sola
Mi solleverò come un esercito di una persona sola
       6. Cheers
Alla salute
   Siamo punkabbestia e vagabondi
Spazzini delle strade e gente che si accolla
Ci sballiamo sulla 5th Avenue, tanto non abbiamo niente da perdere
I ragazzi del college e i dirigenti aziendali
I bocciati e i senza speranza
A tutti quelli che si ritrovano appesi a un filo
Guarda, tesoro, io sono messo come te
Niente paura, ti faccio vedere io cosa fare
   Dite "Hey, facciamoci un applauso
Ne usciremo vittoriosi
Quello che dicono non ci importa perché noi seguiamo il ritmo di un'altra musica
Hey, facciamoci un applauso
Ragazze ribelli a cui gira tutto male
Quello che dicono non dovrebbe importare perché noi seguiamo il ritmo di un'altra musica"
   Ai mod e agli hipster
Uomini qualunque e gente che lavora sodo
Ci sbronziamo nella stanza dell'hotel, tanto non ci abbiamo mai capito nulla
Top model sul boulevard
Spacciatori e macchinone
Quelle che vogliamo, quelle che scegliamo
Guarda, tesoro, io sono messo come te
Non inciampare, ti facciamo vedere noi cosa fare
   Dite "Hey, facciamoci un applauso
Ne usciremo vittoriosi
Quello che dicono non ci importa perché noi seguiamo il ritmo di un'altra musica
Hey, facciamoci un applauso
Ragazze ribelli a cui gira tutto male
Quello che dicono non dovrebbe importare perché noi seguiamo il ritmo di un'altra musica"
   Ce l'abbiamo tutti qualcosa da perdere
Hai solo una vita per fare una scelta
Botte e legnate, ma cosa dovrebbero dimostrare?
Cosa dovrebbero dimostrare?
   "Hey, facciamoci un applauso
Ne usciremo vittoriosi
Quello che dicono non ci importa perché noi seguiamo il ritmo di un'altra musica
Hey, facciamoci un applauso
Ragazze ribelli a cui gira tutto male
Quello che dicono non dovrebbe importare perché noi seguiamo il ritmo di un'altra musica"
       7. Closer
Più vicino
   In questo periodo, ultimamente inseguo le ombre al buio
La luce me la sono dimenticata e non c'è niente in bianco e nero
Vivo nel grigio
Precipito nella clessidra del tempo, del tempo, del tempo
Sto cambiando la rotta, la rotta, stanotte
   Vieni un po' più vicino, più vicino alla fiamma
Il fuoco lo trattengo dentro, la cornice la faccio a pezzi
E sono ancora vivo (Ehi, ehi, sono ancora vivo)
Vieni un po' più vicino, più vicino al dolore
Cenere e desiderio che mi bruciano nelle vene
E sono ancora vivo (Ehi, ehi, sono ancora vivo)
   Devastato, privo di peso, sospeso come una marionetta attaccata a un filo
Ma non mi arrenderò mai
È un po' che sono solo, che sono in un brutto momento
I lividi rimasti non si vedranno mai e poi mai, no, no
E io lascio perdere, perdere
   Vieni un po' più vicino, più vicino alla fiamma
Il fuoco lo trattengo dentro, la cornice la faccio a pezzi
E sono ancora vivo (Ehi, ehi, sono ancora vivo)
Vieni un po' più vicino, più vicino al dolore
Cenere e desiderio che mi bruciano nelle vene
E sono ancora vivo (Ehi, ehi, sono ancora vivo)
E mi sento vivo (Ehi, ehi, sono ancora vivo)
   Non voglio lasciar perdere tutto
Tirarmi fuori dalla risacca
Ti ho spinto fuori? Ti ho fatto entrare?
Ricominciamo tutto da capo
Ho detto che non voglio lasciar perdere tutto
Tirarmi fuori dalla risacca
Ti ho spinto fuori? Ti ho fatto entrare?
Ricominciamo tutto da capo
   Vieni un po' più vicino, più vicino alla fiamma
Il fuoco lo trattengo dentro, la cornice la faccio a pezzi
E sono ancora vivo
   Vieni un po' più vicino, più vicino alla fiamma
Il fuoco lo trattengo dentro, la cornice la faccio a pezzi
E sono ancora vivo (Ehi, ehi, sono ancora vivo)
Vieni un po' più vicino, più vicino al dolore
Cenere e desiderio che mi bruciano nelle vene
E sono ancora vivo (Ehi, ehi, sono ancora vivo)
E mi sento vivo (Ehi, ehi, sono ancora vivo)
       8. Hole in My Heart
Il buco che ho nel cuore
   Giornate piovose, giornate piovose, andatevene via
Ho detto che non so perché, non so perché mi sento così
E guardo lo specchio e non mi piace quello che vedo
E non mi piace la persona che ci vedo riflessa
Ma devo cercare di riprendermi prima di indebolirmi
   Non c'è niente di male, fatti vedere per quello che sei
Tutti soffrono, tutti hanno delle cicatrici
Non c'è niente di male a trovarsi nel buio
Fai brillare un lumicino dal buco che ho, dal buco che ho nel cuore
   Giornate nuvolose, giornate nuvolose, non se ne andranno tanto presto
Non so, non so perché mi sento così
E non sopporto come mi guardano tutti
Per cui vado in giro a testa bassa e prego che non veda nessuno le lacrime che scendono
Queste lacrime che nascondo per non farti vedere il mio dolore
   Non c'è niente di male, fatti vedere per quello che sei
Tutti soffrono, tutti hanno delle cicatrici
Non c'è niente di male a trovarsi nel buio
Fai brillare un lumicino dal buco che ho nel cuore
Fai brillare un lumicino dal buco che ho nel cuore
Fai brillare un lumicino dal buco che ho, dal buco che ho nel cuore
   Io sono il tuono, io sono la pioggia
Ti libererò dall'uragano
Tra il fuoco e le fiamme
Tutti rimaniamo scottati e impariamo dal dolore
   Ti aiuterò a superarlo
Lo sai che sarò la tua vita
   Non c'è niente di male, fatti vedere per quello che sei
Tutti soffrono, tutti hanno delle cicatrici
Non c'è niente di male a trovarsi nel buio
Fai brillare un lumicino dal buco che ho nel cuore
Non farti atterrare, non farti abbattere
È come un buco che ho nel cuore
Non farti atterrare, non farti abbattere
Come il buco che ho nel cuore
       9. I Need to Know
Lo devo sapere
   Tu hai un bel viso, io questo cuore spezzato
Un amore baciato dalle stelle, era destino che venisse distrutto
Hai detto che avevi bisogno di spazio, a me sono rimaste due cicatrici
Evidentemente sei tu il motivo delle mie lacrime
Le ho lasciate lì da te
   Non volevo possederti
Non volevo tenerti legata
Magari in un altro posto, magari in un altro momento
Fino ad allora diciamoci addio, ci vediamo in un'altra vita
   Sembra sempre di essere da soli
Cerchiamo una vita nuova, ma come facciamo a saperlo?
   E quando arriverà la notte e comincerà a piovere
Te lo ricorderai ancora il mio nome?
E quando starai in giro fino al mattino e continueranno a versarti da bere
Pensi che proverai ancora le stesse cose?
Lo devo sapere, lo devo sapere
Provi ancora le stesse cose? Provi ancora le stesse cose?
   Tu sei il mio universo, io ero la tua stella cadente
Non c'era nessun altro, e lo sapevamo fin dall'inizio
Hai detto che volevi l'amore, un amore che ti facesse sentire viva
Io ti ho dato tutto quello che una persona potesse provare
   Sembra sempre di essere da soli
Cerchiamo una vita nuova, ma come facciamo a saperlo?
   E quando arriverà la notte e comincerà a piovere
Te lo ricorderai ancora il mio nome?
E quando starai in giro fino al mattino e continueranno a versarti da bere
Pensi che proverai ancora le stesse cose?
Lo devo sapere, lo devo sapere
Provi ancora le stesse cose?
Lo devo sapere, lo devo sapere
Provi ancora le stesse cose? Diresti il mio nome?
   A volte quando ami qualcuno devi accettare di perderlo, accettare di perderlo
Proverai le stesse cose sotto la pioggia battente?
Dirai il mio nome gridando?
Lo devo sapere
   E quando arriverà la notte e comincerà a piovere
Te lo ricorderai ancora il mio nome?
E quando starai in giro fino al mattino e continueranno a versarti da bere
Pensi che proverai ancora le stesse cose?
Lo devo sapere, lo devo sapere
Lo devo sapere, lo devo sapere
Proverai ancora le stesse cose? Dirai il mio nome?
       10. The Chase
L'inseguimento
   Da ragazzino avrei dato qualsiasi cosa per arrivare dove siamo arrivati
Un intero futuro davanti a noi, la testa fra le stelle
In certi periodi magari sembrava anche tutto una follia
Risucchiato da questa vita, ma che non mi ha mai cambiato
No, non getto tutto alle ortiche
   Non lo faccio per inseguire un obiettivo
Non vivo per l'emozione del momento
Sapendo che ho una testa troppo cocciuta e un cuore troppo ostinato per mollare
Non lo faccio per inseguire un obiettivo
La mia unica ragione di vita è sapere che non potrei mai farne a meno
Non lo faccio per inseguire un obiettivo
   La vita sa essere come le montagne russe, con alti e bassi
Possono anche cercare di dirmi che non ce la farò mai
Ma loro che cavolo ne sanno?
Lo faccio per amore, sono nato apposta per questo
So che è questa la ragione della mia esistenza
Per cui no, non lascio perdere
   Non lo faccio per inseguire un obiettivo
Non vivo per l'emozione del momento
Sapendo che ho una testa troppo cocciuta e un cuore troppo ostinato per mollare
Non lo faccio per inseguire un obiettivo
La mia unica ragione di vita è sapere che non potrei mai farne a meno
Non lo faccio per inseguire un obiettivo
   La cosa più difficile di quando si cresce
Non si può rinunciare a quello in cui si crede
Continua a perseverare, segui il tuo cuore
Sii tutto quello che vuoi essere
   Non lo faccio per inseguire un obiettivo
Non vivo per l'emozione del momento
Sapendo che ho una testa troppo cocciuta e un cuore troppo ostinato per mollare
Non lo faccio per inseguire un obiettivo
La mia unica ragione di vita è sapere che non potrei mai, non potrei mai farne a meno
Non lo faccio per inseguire un obiettivo
Non lo faccio per inseguire un obiettivo
       11. War
Guerra
   Questo castello di bugie è macchiato di sangue
Stiamo demolendo i nostri monumenti
E adesso la speranza si è trasformata in paura
E sembra tutto incomprensibile
Ci si uccide tra fratelli stanotte
Ma quand'è che capiremo cosa è giusto e sbagliato?
A me sembra che abbiamo perso l'uso della vista mentre siamo accecati dai diritti
E questa cosa ha davvero del surreale
   C'è una pioggia fredda che scroscia sulla cima della montagna
Come un treno in corsa che non si fermerà mai
Una coltellata per un figlio bastardo
È l'amore di una madre in una guerra che non si può vincere
In una guerra che non si può vincere
   Nei pozzi si avvelena l'acqua da bere
Per le strade delle città piovono colpi di pistola
E noi saremmo la terra della libertà?
È il posto che fa per noi questo?
E questa cosa ha davvero del surreale
   C'è una pioggia fredda che scroscia sulla cima della montagna
Come un treno in corsa che non si fermerà mai
Una coltellata per un figlio bastardo
È l'amore di una madre in una guerra che non si può vincere
In una guerra che non si può vincere
Non si può vincere
In una guerra che non si può vincere
   Liberati del peso che ti porti addosso, la nostra croce
C'è un sole nero che sorge, lo si sente nell'aria
Quando siamo davanti ai cancelli perlati ci entriamo direttamente?
È arrivato il giorno del giudizio
   C'è una pioggia fredda che scroscia sulla cima della montagna
Come un treno in corsa che non si fermerà mai
Una coltellata per un figlio bastardo
È l'amore di una madre in una guerra che non si può vincere
In una guerra che non si può vincere
Non si può vincere
In una guerra che non si può vincere
Non si può vincere
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