*in piedi sul piano della cucina* buongiorno φίλοι, φίλαι e φίλα. a grande richiesta.
Il Δύσκολος, noto in italiano intercambiabilmente con il titolo di Misantropo o di Burbero, è una commedia menandrea in cinque atti datata attorno al 316 a.c., nonché unica opera del filone della commedia nuova ad esserci pervenuto quasi per intero. Al centro della narrazione vi sono due vicende parallele, quella del giovane Sostrato, proveniente da una ricca famiglia cittadina, innamorato di un’umile fanciulla contadina della quale, giustamente, non conosciamo neppure il nome; e quella di Cnemone, vecchio scorbutico e asociale - da lui il nome della commedia - e padre della giovane.
Il personaggio di quest’ultimo è caratterizzato molto chiaramente, come un “misantropo (ἀπάνθρωπος, “lontano dall’umanità), collerico con tutti (appunto δύσκολος πρὸς ἅπαντας), che non ama la gente.” [δύσκολος I, vv 6-7]. La sua è un’asocialità fraintesa dagli altri personaggi, la cui immagine di Cnemone è quella di un vecchio selvatico e aggressivo ai limiti della bestialità, che non solo evita ma contrasta attivamente qualsiasi tipo di contatto con il mondo esterno e contemporaneo. In verità, il suo atteggiamento altro non è che una risposta estrema a un bisogno di integrità morale; esso si manifesta in un rifiuto attivo della città, luogo naturale di rapporti umani, sociali ed economici, ma anche simbolo e incarnazione di progresso e modernità, e da un rifugio nella campagna, in una vita spartana e quasi autarchica, umile, povera. Cnemone, come la maggior parte dei vecchi nella letteratura grecolatina, è ancorato agli antiqui mores, alle tradizioni patrie e in ultimis a un’idea di moralità ormai superata e arcaica. L’isolamento di Cnemone dalla socialità corrisponde in larga misura a un isolamento dal presente; e risulta difficile non vedere in questo comportamento un parallelismo con quello dei tre evangelisti. O almeno, risulta difficile a me non pensare ai tre evangelisti per più di cinque minuti di fila.
Il presente, dagli occhi degli evangelisti, è sinonimo di degrado, scardinamento. I sistemi valoriali di tutti e tre (soprattutto di Marc, considerato che fredvargas a quanto pare preferirebbe morire piuttosto che approfondire un minimo introspettivamente Mathias e ancora di più Lucien) paiono anche loro radicati nei rispettivi periodi d’elezione; di nuovo, soprattutto quello di Marc, con tutte le sue seghe mentali sulla nobiltà cavalleresca. Il simbolo maggiormente rappresentativo del loro isolamento completo dal presente e dal progresso è, almeno a mio avviso, l’elemento del telefono - o della sua mancanza. Essa li isola non solo metaforicamente da una tecnologia ormai incompatibile con le loro tendenze al rifugiarsi nel passato, ma fisicamente da qualsiasi contatto con l’esterno. Non a caso il loro unico ponte con la modernità (n.d.a. in questo trip allucinante che mi sto facendo userò presente, modernità e contemporaneità, che storicamente NON significano la stessa cosa, nella loro accezione di uso comune, come sinonimi di, appunto, presente, perché ripetere sempre la stessa parola suonerebbe male) nonché con la rete telefonica è Vandoosler il Vecchio, simbolo del presente, che per telefonare deve uscire dalla casa per recarsi al vicino bar, atto che può essere inteso come un abbandono del passato, di cui la topaia pare intrisa, e una dipendenza da un luogo di rapporto umano come il bar, ma soprattutto luogo moderno. In più, non è difficile riscontrare somiglianze tra i rispettivi stili di vita, entrambi poveri e difficili seppur per diversi motivi.
Come Cnemone rifiuta la contemporaneità, così gli evangelisti, e qualsiasi epoca non sia quella che vedono come “loro”, e una mediazione tra piani temporali non pare possibile. In realtà, la suddetta mediazione tra contesti e epoche avverrà, nel δύσκολος come più discutibilmente nella trilogia degli evangelisti, dalla forza conciliatrice dell’Eros. In Menandro, è l’amore di Sostrato per la figlia di Cnemone a fungere da intermediario nelle contrapposizioni di ordine psicologico, generazionale, ambientale e socioeconomico; in Vargas è altresì l’amore (amore platonico, amicale, fraterno, non assolutamente con sfumature omoerotiche) che comunque si forma tra i tre nonostante le loro evidenti differenze, permettendo loro di superare la barriera temporale dei secoli e fisica delle scale per unirsi tutti in nome di una causa comune. L’amore di Sostrato (come l’amore l’amicizia tra gli evangelisti) attiva un processo comunicativo e conciliatore tra mondi così distanti, in quanto nell’universo menandreo “l’eros [...] si afferma come forza conciliatrice capace di mediare tra le disparità delle condizioni sociali e dei caratteri” [F. Ferrari, Introduzione al teatro greco, Sansoni, Milano, 1996.]
Altra analogia può essere trovata nella scena del pozzo. Durante l’atto IV, a causa di un errore della vecchia serva fidata (dunque per colpa di una donna più matura con la quale la persona ha un rapporto di fiducia stretta e quasi familiare non so se vedete la mia visione o se sono io che sto uscendo di testa) Cnemone precipita in un pozzo, dove resta, ferito e quasi moribondo, incapace di uscirne. A salvarlo sono Gorgia, figlio di primo letto della ex moglie di Cnemone stesso, e Sostrato; Gorgia si cala nel pozzo e soccorre Cnemone, mentre Sostrato regge la fune per trascinarli di nuovo in superficie. Se fisicamente i ruoli corrispondenti sono chiari (Mathias-Cnemone, Marc-Gorgia e Lucien-Sostrato) metaforicamente parlando le figure si confondono, tanto da poter affermare che tutti e tre gli evangelisti siano in qualche misura tutti e tre gli eroi comici.
Cnemone è nel pozzo, nuovamente e ancor più isolato, sprofondato in strati di terreno che effettivamente risalgono a epoche passate; e Cnemone rappresenta l’anzianità, rappresenta il rifugio nel passato e nella solitudine - che, con il caso del pozzo, potrebbero trasformarsi dal suo riparo alla sua tomba - il rifiuto del presente, e tutto quello che è stato detto in precedenza. Gorgia, al contrario, rappresenta la gioventù contrapposta alla vecchiaia del patrigno. Quello di Gorgia è un personaggio completamente positivo, portatore di valori etici quasi progressisti e che nella sua giovinezza porta al tempo stesso novità e maturità. I tre evangelisti stessi, nonostante i trent’anni suonati, sono sempre descritti come dei giovani, da Sophia, da Armand, da Adamsberg, et cetera. Nonostante la loro vocazione da storici, gli evangelisti sono comunque, volenti o nolenti, membri più o meno attivi di un presente che cercano di cambiare e migliorare, a partire dalla loro situazione finanziaria sino al complesso dell’eroe che emerge potentemente quando si ritrovino invischiati in un caso di omicidio. L’immagine del nuovo che soccorre il vecchio, nel momento in cui entrambi gli spiriti coesistano all’interno dei tre evangelisti, può essere intesa come se i tre, vicendevolmente, si salvassero da sé stessi. Le loro vite prima dell’incontro e della coabitazione sono sempre descritte come deprimenti, faticose e soprattutto solitarie [Fred Vargas, Debout les Morts, capitolo III]. L’aiuto che si prestano a vicenda, anche inconsciamente, non è solo monetario ma soprattutto morale, psicologico, e per quanto siano incapaci di esprimerlo a parole in quanto uomini alfa testosteronici l’affetto che provano l’uno per l’altro, di qualsiasi natura esso sia, è senza dubbio presente, e sincero.
Per ultima, viene la dimensione erotica. Le motivazioni di Sostrato, lasciato a reggere la fune, sono in realtà le più semplici: ingraziarsi il padre e, speranzosamente, la figlia. Più volte descrive, nella sua ῥῆσις ἀγγέλλικε, come durante l’intera operazione di salvataggio e subito dopo non sia in grado di staccare gli occhi dalla giovane, trattenendosi a stento dal baciarla. Similmente, persino dopo essere riemerso ed essere stato estratto dal pozzo, Mathias ripensa a Juliette (uomo etero alert) e al fatto che nonostante fosse un’assassina (e probabilmente pure lesbica) per farla breve lui aveva sempre voluto portarsela a letto e anzi, quasi quasi in fin dei conti era un peccato che non fosse successo. Invece Lucien - che è patologicamente incapace di comportarsi da eterosessuale - alla fine di questa serie di eventi fortemente traumatici, quando ci è finalmente dato uno spaccato dei suoi pensieri, anziché imparanoiarsi per tutto quello che è appena successo, fissa il suo coinquilino (uomo) bagnato fradicio, con tanto di descrizione del modo in cui i capelli gli ricadano sulle spalle. Comunque, se Sostrato riesce a ottenere la benedizione di Cnemone e a sposare l’amata, nessuno dei tre evangelisti tromba né verosimilmente tromberà mai. Choose celibacy !!!
Questi erano i miei due centesimi (documento google di 1400 parole). Valgono gli stessi disclaimer del muro di testo dell’altra volta io sono solo un omino su tumblr e sono pronto a scommettere che anche se fredvargas avesse letto Menandro di sicuro non ha creato volontariamente questa gigantesca metafora che invece ho allucinato io. Questa volta l’elaborazione arriva DOPODOMANI non rompetemi il cazzo sulla grammatica io questa roba non l’ho neanche riletta.
bibliografia: xenia 3 (il mio libro di letteratura greca); la mia insegnante di greco (grazie monica); fonti terze citate nel testo. per lo spelling delle parole greche ringrazio poesialatina punto it e olivetti greco dizionario online quindi se accenti e spiriti sono messi a cazzo di cane o manca uno iota sottoscritto sappiate che per una volta NON è colpa mia.
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The Milindapañha
“The Milindapañha ("Questions of Milinda") is a text from the Pali Canon that records a dialog between the Buddhist sage Nagasena and Bactrian-Greek King Milinda (Menander).
Composed around the beginning of the Common Era, and of unknown authorship, the Milindapañha is set up as a compilation of questions posed by King Milinda to a revered senior monk named Nagasena. This Milinda has been identified with considerable confidence by scholars as the Greek king Menander of Bactria, in the dominion founded by Alexander the Great, which corresponds with much of present day Afghanistan. Menander's realm thus would have included Gandhara, where Buddhism was flourishing at that time.
What is most interesting about the Milindapañha is that it is the product of the encounter of two great civilizations — Hellenistic Greece and Buddhist India — and is thus of continuing relevance as the wisdom of the East meets the modern Western world. King Milinda poses questions about dilemmas raised by Buddhist philosophy that we might ask today.[1]
In his dialog with the King, the monk Nagasena uses the now famous simile of the chariot to explain the Buddhist concept of the not-self (anatman). Just as the chariot is not one singular independent thing, but it is composed of parts, in the same way, that which we call the "self" (atman) is not a singular independent entity, but it is likewise composed of parts. Just as the chariot comes into being based on mulitple causes and conditions, so does the "self."”
Portrait of Menander I
“King Malinda
Kind Malinda has been identified as the Indo-Greek king Menander I of Bactria, who reigned from Sagala (modern Sialkot, Pakistan).
Menander I
According to the Milindapanha, Milinda/ Menander, indentified as Menander I,[13] embraced the Buddhist faith. He is described as constantly accompanied by a guard of 500 Greek ("Yonaka") soldiers, and two of his counselors are named Demetrius and Antiochus.
In the Milindanpanha, Menander is introduced as the "[k]ing of the city of Sāgala in India, Milinda by name, learned, eloquent, wise, and able". Buddhist tradition relates that, following his discussions with Nāgasena, Menander adopted the Buddhist faith "as long as life shall last"[14] and then handed over his kingdom to his son to retire from the world. It is described that he attained enlightenment afterwards.[14]”
Indian-standard coinage of Menander I. Obv ΒΑΣΙΛΕΩΣ ΣΩΤΗΡΟΣ ΜΕΝΑΝΔΡΟΥ "Of Saviour King Menander". Rev Palm of victory, Kharoshthi legend Māhārajasa trātadasa Menandrāsa, British Museum.[12]
Source: https://encyclopediaofbuddhism.org/wiki/Milindapa%C3%B1ha
See also on Menander I Soter, his career and his relation with Buddhism https://en.wikipedia.org/wiki/Menander_I
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Ancient Greek gold coinage.
Hellenistic Kings and Queens ruled an area from Greece in the west till India in the east.
From left to right:
1) King Asandros, Kingdom of Bosporos/Pontos (Black Sea region), 36 BC
2) King Demetrius I Poliorketes, Kingdom of Macedonia, 3rd BC
3) Seleukos II, Seleucid Empire, 3rd BC
4) Antiochos III o Megas (the Great), Seleucid Empire, 3rd-2nd BC
5) King Ptolemaios II, Kingdom of Egypt, 3rd BC
6) King Alexandros IV (the young Prince/Son of Alexander the Great), Kingdom of Macedonia, 323-315 BC
7) King Achaios (usurpator), Seleucid Empire, 220-213 BC
8) King Menander I Soter, Kingdom of Indo-Greeks (appr. modern Afghanistan -parts of India), 165-130 BC
9) Queen Arsinoe II, Kingdom of Egypt, 283-246 BC.
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