Tumgik
#Angelo con la coda
fallimentiquotidiani · 10 months
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Il passato ci prova
Sta giocando una carta impossibile
Per tornare di moda
Non sa che il tempo è irripetibile
Il presente si trova
Motivato e deciso a non cedere
Come ha fatto finora
Senza dire una sola parola
Lo scontro è leggendario
Appena ha inizio
Uno sta zitto e l'altro fa il suo comizio
Non vuol capire di essere troppo in ritardo
Per dare lezioni a chi invece è in orario
Il passato riposa
Bellamente nel letto degli ospiti
O mi segue per casa
Come un'ombra incollato ai miei gomiti
Da buttarlo giù a a calci
Apre bocca e lo fa sempre a vanvera
Con discorsi bugiardi
E la coda di paglia
Lo scontro è proseguito
Anche sul treno
Chi è un abusivo
Chi paga intero
Proprio così se non vi è chiaro il concetto
Il passato non paga nemmeno il biglietto
Il tuo ricordo trova un buco nella rete
Si infila dentro il mio cervello e fa il padrone
Il tuo ricordo quando arriva ha fame e sete
E quel poco equilibrio che ho si disintegra
Il passato è una droga
Che non ho più intenzione di prendere
Mi citofona ancora
Aspettandosi di farmi scendere
Con il richiamo di ieri
Con il tono di voce di un angelo
Impigliato tra i fili
E ignorato nel traffico dai passanti
Il tuo ricordo trova un buco nella rete
Si infila dentro il mio cervello e fa il padrone
Il tuo ricordo quando arriva ha fame e sete
E quel poco equilibrio che ho si disintegra
Il tuo ricordo trova un buco nella rete
Si infila dentro il mio cervello e fa il padrone
Il tuo ricordo quando arriva ha fame e sete
Ma è soltanto un tranello, una trappola
Il passato dichiara di essere pronto a una sfida sul limite
Vuole fargli paura e dimostra infinita energia
Ma il presente prepara la sua corsa
E promette a se stesso che
Arrivato al traguardo non avrà mai più nostalgia
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francescacammisa1 · 6 months
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Se devo morire, tu devi vivere per raccontare la mia storia, per vendere le mie cose per comprare un pezzo di stoffa e delle stringhe, (fai che sia bianco con una lunga coda) cosicché un bambino da qualche parte a Gaza - guardando il cielo negli occhi aspettando suo papà che se n'è andato in una esplosione senza dire addio nemmeno alla sua carne, nemmeno a lui- veda l'aquilone, l'aquilone che tu hai fatto, volare lassù e possa pensare per un momento che si tratti di un angelo intento a riportargli l'amore che ha perduto. Se devo morire, lascia che porti speranza, lascia che sia una racconto.
Refaat Alareer (Poeta palestinese)
Ph Motaz Azaiza
(Fotoreporter Palestinese)
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will80sbyers · 5 months
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Se devo morire
tu devi vivere
per raccontare la mia storia
e vendere le mie cose
per comprare un pezzo di stoffa
e delle corde
(fallo bianco e con una lunga coda)
Così che un bambino, da qualche parte a Gaza
guardando il paradiso negli occhi
mentre aspetta il suo papà che ci ha lasciato in una fiammata
e non ha potuto dire addio a nessuno
nemmeno alla sua carne
nemmeno a sé stesso —
veda l'aquilone, il mio aquilone che hai creato per me,
volare in alto nel cielo,
e pensi per un attimo che un angelo è lì
per riportare nel mondo l'amore.
Se devo morire
fai che ciò riporti la speranza,
e lascia che diventi una storia.
Poem by Refaat Alareer
"If I must die"
Translated in Italian by me
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namelessalessandra · 1 year
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First Meeting
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Charles Leclerc x Reader
Sintesi: Durante una festa a Montecarlo, tua cugina ti presenta degli amici
Warnings: uso di alcohol, eccesso di velocità, Charles e Pierre
Allungo la mano fino al vassoio tenuto in bilico da un cameriere e afferro il primo drink che mi capita a tiro, se ho intenzione di sopravvivere a questa serata sicuramente non lo farò da sobria. Mi muovo per la folla guardandomi intorno alla ricerca di mia cugina che mi ha praticamente pregata di seguirla a questa festa di ricconi presuntuosi di Montecarlo, mi sento totalmente fuori luogo mentre sorseggio dal mio bicchiere con una finta aria sicura. Il vestito lungo, nero e aderente, di seta che ho deciso di indossare non mi aiuta a respirare meglio dato che il corsetto mi stringe la vita, e poi fa un caldo da morire.
-Oh, grazie al cielo ti ho trovata. Quando possiamo andare via?- domando avvicinandomi a lei, qualche ragazzo figlio di papà mi sbatte contro un braccio facendomi quasi rovesciare il drink e vorrei gridargli contro ma non conosco mezza parola di francese quindi mi contengo. Quando ho deciso di prendere l'aereo dall'Italia per arrivare a Montecarlo da mia cugina senza conoscere neanche una frase per presentarmi non mi sono preoccupata più di tanto. E non sarebbe stato un problema se avessi deciso di restare per un paio di giorni o una settimana, ma i tre mesi estivi si sono dimostrati un periodo molto lungo in un paese dove chiunque ti parli sembra che ti dia dello stupido in ogni situazione.
Mia cugina ride quando mi vede alzare gli occhi al cielo e mi circonda le spalle con un braccio
-vieni con me, ti presento dei miei amici. Sono arrivati questa mattina e staranno per qualche giorno- mi avvisa guidandomi verso il punto da cui l'ho vista apparire, come un angelo venuto a salvarmi.
-Ti ricordo che non so parlare francese, come pretendi che io comunichi coi tuoi amici se non so neanche presentarmi?- domando alzando un sopracciglio, la mia perfetta cugina accenna una risata che mi procura solo più confusione
-Eccoli! Ragazzi!- esclama alzando il braccio e muovendosi come una posseduta, seguo la direzione del suo sguardo con il viso totalmente in fiamme dall'imbarazzo dato che alcune persone intorno a noi si sono girate a guardarci, ma quando vedo i due ragazzi a cui si riferisce mia cugina il resto dei figli di papà intorno a noi scompaiono. Sento mia cugina dirmi "vieni con me" prima di tirarmi più velocemente e raggiungiamo i due.
-(Y/N), lui è Pierre- dice mia cugina indicando il primo dei due, ha gli occhi azzurri e le labbra carnose tirate in un sorriso malizioso circondato da una leggera barba incolta. Mi porge una mano che stringo velocemente
-piacere di conoscerti, (Y/N), tua cugina ci ha parlato molto di te, finalmente ti conosciamo- mi dice in un italiano perfetto, io boccheggio totalmente presa alla sprovvista.
-Lui, invece, è Charles- riprende mia cugina indicando l'altro ragazzo. I suoi occhi sono sempre chiari, ma di una sfumatura diversa da quella di Pierre, anche se a causa del sole che tramonta non riesco ad identificarla per bene. Le sue labbra sono meno carnose ma il suo sorriso è circondato da un paio di fossette molto tenere. Mi prende la mano e ne bacia il dorso senza mai staccare gli occhi dai miei, che ancora senza parole, mi limito ad arrossire come una stupida
-ci aveva detto che fossi bella, ma non così tanto- mi dice dopo aver lasciato andare la mia mano, mia cugina sbuffa una risata
-il solito casanova, Leclerc- la sento borbottare divertita, con la coda dell'occhio vedo Pierre circondarle i fianchi con un braccio prima di portarla verso la pista dove dei ragazzi hanno iniziato a ballare. Resto sola con Charles, che mi porge di nuovo la mano
-ti va di ballare? Queste feste non sono il massimo del divertimento, ma c'è alcol e cibo a volontà e ballare è una buona scusa per conoscerti- commenta facendomi ridere, accetto la sua proposta e in pochi attimi ci ritroviamo accanto a Pierre e mia cugina, a muoverci a tempo di un lento non particolarmente allettante. Totalmente l'opposto del ragazzo che mi stringe a sé, riesco a sentire i muscoli delle sue braccia toniche contro il busto e il suo profumo mi entra nelle narici e non so se è per l'alcol bevuto o per altri motivi, ma è così bello da farmi girare la testa.
-Allora, (Y/N), tua cugina ci ha detto che stai passando l'estate con lei, ma non sei di qui. Da dove vieni?- domanda Charles mentre ci muoviamo a tempo. A malincuore mi distraggo dal suo profumo buonissimo per cercare di dare una risposta sensata.
-Sono italiana. Mia madre e sua madre sono sorelle, entrambe italiane, poi però zia ha conosciuto un monegasco e si è trasferita mentre mia mamma è rimasta in Italia- rispondo scrollando le spalle. I nostri occhi si incontrano e il fiato mi si spezza. Sono io, o è il ragazzo più bello che abbia mai visto?
-E tu come fai a sapere così bene l'italiano?- domando di rimando, Charles alza le sopracciglia quasi sorpreso, ma dura un solo attimo perché poi torna a sorridermi
-lavoro con degli italiani e ho dovuto imparare per forza di cose- mi spiega e proprio quando sto per chiedergli che lavoro fa, la canzone finisce e mia cugina mi prende il polso esclamando qualcosa a proposito di stuzzichini. Il mio sguardo resta per un po' incatenato a quello di Charles mentre mi lascio trascinare verso il buffet, mi giro solo quando lo vedo venire verso di noi insieme a Pierre.
-Allora, cosa ne pensi?- chiede mia cugina prendendo una tartina ai gamberetti, io ne prendo una al salmone scrollando le spalle divertita
-i gamberetti non sono proprio il mio genere, sai che preferisco il salmone- scherzo facendole alzare gli occhi al cielo. Mi dà un leggero schiaffo sul braccio prima di sussurrare
-intendevo di Charles. Che ne pensi di Charles- specifica anche se sa che avevo capito. Vengo salvata in tempo dall'arrivo proprio del soggetto del discorso e del suo amico. Mia cugina porge una tartina a Pierre che afferra due flute di champagne. Charles ne porge una anche a me che accetto con piacere. Lo vedo prendere anche lui una tartina.
-Quindi è così che festeggiate voi?- domando ai tre, che mi guardano confusi. Io scrollo le spalle senza trattenere la mia espressione delusa -da voi così dediti al lusso mi aspettavo feste più divertenti. Insomma, ve ne andate in giro a bordo di Ferrari e Porche, fate il bagno ascoltando musica sui vostri enormi yacht e poi fate feste così noiose?- aggiungo, mia cugina ride divertita. Spesso ci prendiamo in giro sulle differenze di cultura che ci sono tra i nostri paesi.
-Dicci, allora, come festeggi tu, piccola ingrata italiana?- domanda Pierre senza trattenere un sorriso divertito, mia cugina mi guarda sgranando gli occhi e mi prega di non farlo scuotendo il capo. Io porgo la mano al biondo
-forza, dammele- dico divertita, al suo sguardo confuso riprendo: -le chiavi della tua Porche, o Ferrari o quello che è- faccio attenzione a muovere anche le dita della mano per evidenziare la mia attesa. Pierre lancia un'occhiata a mia cugina come a chiedere conferma di cosa stia accadendo. Lei sospira
-(Y/N), ti prego, non farlo. Non sai in cosa ti stai cacciando- il tono che usa è imbarazzato, io alzo le sopracciglia verso il biondo al suo fianco che ancora tentenna
-sai cosa? Ecco le chiavi della mia, vediamo di cosa sei capace- interviene Charles porgendomi le sue chiavi. Sorrido verso di lui, soddisfatta e lo ringrazio prima di muovermi verso il parcheggio seguita da loro. Premo il tasto alla ricerca dell'auto giusta. Una Ferrari grigio scuro opaca con una striscia rossa e una bianca sul cofano. Solitamente non sono brava a riconoscere le auto, ma lo stemma in bella vista mi ha dato l'indizio. Salgo dal lato del guidatore e mi giro verso il proprietario dopo aver messo la cintura di sicurezza.
-Allora, sali o no?- domando sorridendogli, mi sento piena di adrenalina e mia cugina lo capisce perché spinge Pierre verso l'auto accanto
-muoviti saliamo in macchina prima di perderla del tutto- gli dice a voce bassa. Charles prende posto al mio fianco e mette la cintura mentre io faccio accendere l'auto. Mi giro verso il guidatore accanto facendo attenzione a far rombare il motore.
-Il punto di incontro è la pizzeria sul lungomare. Credi di potermi battere?- domando non trattenendo il mio divertimento. Pierre assume uno sguardo come per dire "ma fai sul serio?" prima di partire entrambi. La distanza dalla terrazza della festa alla pizzeria non sarà più di dieci minuti, la macchina decappottabile di Charles fa svolazzare i miei capelli nel vento che si crea con la mia velocità e non riesco a non gridare dall'eccitazione. Pierre al nostro fianco sembra divertito tanto quanto me mentre ci sfidiamo a chi è più veloce. Charles al mio fianco ride incredulo mentre premo di più sull'acceleratore e porto una mano fuori dal finestrino per sentire l'aria scorrere. Pierre mi supera per un minuto, quando stiamo per arrivare, e lo lascio fare tranquilla. Charles mi intima a superarlo e gli lancio un'occhiata. Sorrido maliziosa e quando vedo il cartello della pizzeria premo di nuovo sull'acceleratore superando il suo amico per poi fermarmi proprio davanti all'entrata. Pierre ci affianca dopo un secondo e vedo mia cugina togliersi la cintura di sicurezza e venirmi incontro a grandi falcate.
-Prima di gridarmi contro, come la vuoi la pizza?- domando infilando la mano nella scollatura del mio vestito. Il lato positivo dell'indossare il reggiseno è che non sono costretta a portare la borsa perché posso infilare i soldi al suo interno. Mia cugina alza gli occhi al cielo prima di scrollare le spalle.
-Bene, faccio io. Ragazzi voi avete preferenze?- domando girandomi verso i due amici che mi osservano ancora sconvolti ma divertiti. Entrambi scuotono la testa e così entro nella pizzeria. Nel giro di qualche minuto salgo di nuovo in auto, e passo a Charles i cartoni e le birre.
-Hey Pierre, credi di poter tenere il mio passo? Stiamo per raggiungere la spiaggia libera alla fine del lungomare- alzo la voce per parlare al biondo che fa rombare l'auto in risposta. Così partiamo di nuovo, sfidandoci nei tre minuti di distanza che ci servono per raggiungere il punto designato. Ci fermiamo esattamente nello stesso momento, fortuna che non ci sono auto in giro perché c'è una festa in centro, così riusciamo a parcheggiare con calma e scendiamo dalle macchine.
-Dove hai imparato a guidare, piccola italiana?- domanda Pierre divertito, io scoppio a ridere scrollando le spalle
-se te lo dicessi dove sarebbe il divertimento?- domando prima di togliermi i tacchi perché abbiamo raggiunto la spiaggia. Mia cugina intreccia il suo braccio col mio lasciando che i due vadano d'avanti. Sta per arrivare la ramanzina.
-Adoro il tuo ego smisurato, cugina, e sembra proprio che ti abbia portato fortuna. Davvero non hai capito chi sono quei due?- domanda sgridandomi a voce bassa per non farci sentire, io scuoto il viso prima di guardarla curiosa.
-I tipici figli di papà che mi presentavi anche qualche anno fa quando venivo a trovarti?- domando incerta. Lei sospira alzando gli occhi al cielo, si colpisce la fronte con il palmo della mano.
-Charles Leclerc e Pierre Gasly sono due piloti della Formula 1- esclama sempre a voce bassa e il mio cuore perde un battito. Sgrano gli occhi boccheggiando come un pesce e lei annuisce. Scoppiamo entrambe a ridere perché questa è esattamente una delle cose che entrambe ci aspetteremmo da me, e raggiungiamo i due. Passiamo il resto della serata a mangiare la pizza e bere le nostre birre, parlando del più e del meno, fino a quando Pierre propone di buttarci a mare. Lui e mia cugina si sfilano subito i vestiti e vanno in acqua, lasciamo me e Charles da soli. Mi ricordo della notizia che mia cugina mi ha dato prima di sederci a mangiare e decido di dire qualcosa.
-Non lo avrei mai sfidato se avessi saputo che correte in macchina per lavoro. Non volevo sembrare una buffona o altro, credevo solo che foste i tipici figli di papà che mia cugina mi presentava da piccole- dico a voce bassa, imbarazzata. Charles, che si è appena tolto giacca e camicia, si gira a guardarmi. Il suo busto tonico mi distrae per un attimo mentre lo vedo avvicinarmisi.
-Non credo che l'ego di Pierre sia stato scalfito minimamente, anzi credo che si sia divertito- risponde per rassicurarmi, così io annuisco e gli do le spalle spostando i capelli dalla schiena fino alla spalla
-potresti slacciarmi il vestito?- domando e non devo ripetermi due volte perché un secondo dopo le sue dita mi sfiorano la schiena. Mia cugina grida, poi si sente rumore di acqua e la risata di Pierre.
-Hey voi due piccioncini, vi muovete? L'acqua è bellissima- grida verso di noi proprio lui mentre mia cugina riemerge e gli si getta sulle spalle. Mi giro verso Charles ringraziandolo
-ora sbrighiamoci, o Pierre ci viene a prendere per i capelli- scherza il castano facendomi ridere. Mi sfilo il vestito e lui i pantaloni e corriamo verso l'acqua, dove ci scontriamo in una guerra di schizzi tutti contro tutti.
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fannylady · 6 months
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WE ARE NOT NUMBERS
Se dovessi morire,/tu devi vivere/per raccontare/ la mia storia/per vendere le mie cose/per comprare un po' di carta/e qualche filo,/per farne un aquilone/(fallo bianco con una lunga/coda)/ cosicché un bambino/ da qualche parte a Gaza,/ guardando il cielo/negli occhi/in attesa di suo padre che/se ne andò in una fiamma/senza dare l'addio a nessuno/ nemmeno alla sua stessa/ carne/nemmeno a se stesso/veda l'aquilone, il mio/aquilone che tu hai fatto,/volare là sopra/e pensi per un momento/che un angelo sia li/a riportare amore./Se dovessi morire,/fa che porti speranza/fa che sia un racconto!
Refaat Altrareer, poeta palestinese, ucciso da un bombardamento israeliano il 6 dicembre 2023 a
Gaza
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lamilanomagazine · 1 year
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Campania: "Fuori Campo", il cinema entra nelle scuole campane
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Campania: "Fuori Campo", il cinema entra nelle scuole campane. Il cinema entra nelle scuole della Campania. Prende il via “Fuori Campo – Percorsi di Film Literacy e Cinema diffuso”, progetto curato dall’associazione Arci Movie Napoli, sostenuto dal piano “Cinema e immagini per la Scuola” promosso dal Ministero della Cultura e dal Ministero dell’Istruzione e del Merito http://www.cinemaperlascuola.istruzione.it, e realizzato insieme ad associazioni, scuole, università e mediateche. La Settima Arte raggiunge i più giovani attraverso proiezioni, laboratori, incontri formativi e altre iniziative che si svolgeranno tra marzo e maggio, coinvolgendo registi, docenti e altri esponenti del mondo del cinema e dello spettacolo come Agostino Ferrente, Alessandro Rak, Giacomo Ravesi, Angelo Cretella, Artemide Alfieri, Nazareno M. Nicoletti e Andrea Canova, che incontreranno studenti e inseganti nelle diverse attività così da dialogare con loro. “Fuori Campo” porta in quattro province campane iniziative di educazione all'immagine, promuovendo il cinema dei documentari, dei film indipendenti e del cinema d'autore così da approfondire il linguaggio audiovisivo, affrontare l’attualità e favorire anche la conoscenza del territorio. Il progetto parte dall’idea cinematografica del “fuori campo”, di ciò che non è nell’inquadratura, quindi non al centro dell’attenzione, per valorizzare proprio un cinema non mainstream, coinvolgendo otto istituti scolastici delle aree interne della Campania e della periferia di Napoli: le scuole Pertini Don Guanella, Bordiga e Sauro Errico Pascoli proprio a Napoli, il Sant’Angelo a Sasso, il Virgilio e il Galilei Vetrone a Benevento, il Perna Alighieri ad Avellino e il Liceo Manzoni a Caserta. Trentadue proiezioni di film e documentari per studenti e insegnanti, diversi film in lingua originale, dodici incontri formativi per il personale docente sull’uso dell’audiovisivo nella didattica tenuti da operatori riconosciuti dal Ministero, sei laboratori sull’audiovisivo per sensibilizzare i giovani all’uso degli smartphone con approfondimenti sul linguaggio cinematografico. Quasi 1800 studenti coinvolti tra scuole medie e istituti superiori, insieme a loro oltre 180 docenti. Le iniziative animeranno gli auditorium di numerosi istituti scolastici campani e tre sale: il cinema Astra e il cinema Pierrot a Napoli e il cinema Partenio ad Avellino. In particolare, tra i film scelti per la rassegna ci sono diversi documentari sia nazionali che internazionali, quali “Selfie” di Agostino Ferrente, un intenso racconto della storia due giovani cresciuti nel Rione Traiano di Napoli, “Flee” di Jonas Poher Rasmussen, pluripremiato documentario animato che racconta la tragedia delle guerre in Afghanistan, “La carovana bianca” di Angelo Cretella e Artemide Alfieri, un affresco umano della comunità di un circo al tempo del covid, “Antropocene – L’epoca umana”, quadro lucido sul disastro che l’uomo sta arrecando all’ambiente, “La timidezza delle chiome” di Valentina Bertani, interessante coming of age di due fratelli israeliani con disabilità mentale e con un grande carisma. Per la finzione, invece, ci saranno “Yaya e Lennie – The Walking Liberty” di Alessandro Rak, altra importante opera di animazione made in Naples dell’affermato regista napoletano, “Bangla” di Phaim Nuyan, ritratto giovanile sull’integrazione, “Dolcissime” di Francesco Ghiaccio, opera delicata tutta al femminile sul body shaming e sul bullismo, e, infine, il premio Oscar dello scorso anno “CODA - I segni del cuore” di Sian Heder, previsto in lingua originale. Alla base di “Fuori Campo” l’idea di una formazione, quanto più necessaria rispetto all’audiovisivo, e la ripresa, per Arci Movie, di un lavoro con le scuole messo in campo da oltre trent’anni, questa volta in sinergia con tante realtà territoriali importanti come le associazioni Kinetta Spazio Labus, Arci Benevento, Zia Lidia Social Club e Spaccio Culturale, la cooperativa Mutamenti, la Mediateca il Monello, il Marano Spot Festival e il Centro Linguistico di Ateneo dell’Università Federico II. Tra i moderatori degli incontri, oltre ad Antonio Borrelli (Responsabile Scientifico del progetto) e Roberto D’Avascio (Presidente di Arci Movie), ci saranno Chiara Rigione (regista e montatrice), Michela Mancusi (operatrice culturale e componente della Commissione Ministeriale Direzione Generale Cinema), Francesco Massarelli (operatore culturale e direttore artistico Cinema Teatro Ricciardi di Capua), Simona Genovese (critica cinematografica), Antonella Mancusi (giornalista e scrittrice) e Lorenzo Criscitelli (esperto di cinema). “In un momento di forte criticità per il Cinema, provare a ripartire da un’educazione alle immagini per una platea più giovane, come quella scolastica, è un obiettivo fondamentale per far sì che le nuove generazioni possano guardare all’arte cinematografica come strumento di incontro, di riflessione e di socialità. La pluralità della rete che organizza il progetto insieme ad Arci Movie, composta da otto scuole insieme a tante eccellenze locali, punta proprio a mettere in campo un lavoro formativo sinergico ad ampio raggio sul territorio regionale, per cercare di arrivare in profondità e diffondere, inoltre, un cinema poco visto come quello documentaristico”, afferma Antonio Borrelli, responsabile scientifico di Fuori Campo. “Fuori Campo - Percorsi di Film Literacy e Cinema Diffuso” è un progetto di Arci Movie realizzato nell’ambito del Piano Nazionale Cinema e Immagini per la Scuola e si svolge, in particolare, nell'ambito di CIPS – Cinema e Immagini per la Scuola http://www.cinemaperlascuola.istruzione.it... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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nadiadreamcatcher · 1 year
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Spero che esista un Paradoso dove gli uomini possano rincontrare i propri animali e spero che ora tu sia con il nonno. Grazie per la compagnia che mi hai fatto, per l'amicizia che mi ha donato, grazie perché mentre gli altri se ne andavano tu c'eri sempre. Mi mancherai tanto, e in questo momento fa male la tua assenza. Ma tu ora corri felice, ora non soffrirai più, ora sarai un piccolo angelo con la coda. Buon ponte amore mio ❤️ #googleearth #photographylovers #photoofthedays #portraits   #photographers   #freelancer #italy🇮🇹 #loveyourself #selfietime #instadailyphoto #picoftheday📷 #igersitalia   #instagoods #followforfollowback #travel #holidays #animallovers #naturephotography #umbriatourism #doglover #me #city #tourist #loveit #friendship #smile #life #world #pace #reals https://www.instagram.com/p/CpAE4VRMHM6/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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amicidomenicani · 1 year
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Quesito Buongiorno Padre Angelo, spero di trovarla in ottima salute. Vorrei porle un quesito che mi interessa moltissimo. Un ragazzo, non più tanto giovane, è stato stimolato a confessarsi. Un ragazzo educato al cattolicesimo, che ha frequentato la chiesa e i Sacramenti regolarmente fino all'età universitaria. Ha conosciuto e convive con una persona che non frequenta i Sacramenti, la Messa, ha idee molto personali in materia di fede.  In una Messa pasquale al quale ha partecipato, il ragazzo suddetto, per mio consiglio si è avvicinato a un confessore disponibile in quel momento. Pensavo ricevesse anche se convivente, dei consigli, degli amorevoli ammonimenti, il perdono quantomeno dei peccati estranei alla convivenza e che venisse stimolato da questo a frequentare comunque la Santa Messa domenicale, poi Dio avrebbe provveduto. Invece tempo 30 secondi, è tornato al mio fianco perché appena il confessore ha saputo che conviveva gli ha detto che era inutile confessarsi in quanto non avrebbe potuto dargli l'assoluzione. Io ci sono rimasta proprio male, lui peggio. Ora non so, probabilmente è così che doveva andare, ma spendere almeno 1 minuto per mostrargli l'Amore di Dio secondo me non sarebbe stato tempo perso. La domanda che le pongo è questa: può una persona convivente confessarsi e avere almeno il perdono dei peccati quali il non frequentare la Messa settimanale e può comunque avere dei consigli sul comportamento e il conforto di un Sacerdote? La relazione è andata avanti e ora c'è anche un bellissimo Bambino, dono di Dio anche se in convivenza, ma oltre Pasqua e Natale questo caro ragazzo non frequenta, tanto meno si avvicina alla confessione. Io sono un po’ confusa e davvero non saprei cosa dire in proposito e purtroppo l'argomento non è stato più trattato, non è stato piacevole essere stato respinto in quattro e quattr'otto. Ma forse sbaglio io, vorrei sapere il suo parere e lo affido alle sue preghiere. Un caro saluto augurandoLe ogni bene.  Risposta del sacerdote Carissima, ti domando scusa anzitutto per il gravissimo ritardo con cui rispondo. Solo oggi però sono giunto alla tua mail. 1. Mi spiace per come si sia conclusa la vicenda della confessione di quel ragazzo. Comprendo però come mai il sacerdote confessore sia stato così sbrigativo: era una Messa pasquale e probabilmente aveva davanti a sé una coda di fedeli che attendevano il loro turno per poter fare la Comunione almeno in quella circostanza. Se si fosse attardato con lui, non avrebbero potuto farla. Tuttavia, se io fossi stato al posto di quel confessore, avrei detto a quel ragazzo che a motivo della convivenza c'erano dei problemi nel dargli l'assoluzione, che in quel momento non c'era la possibilità di parlarne perché altri penitenti attendevano per poter fare la Comunione Pasquale. Gli avrei chiesto di tornare di nuovo per parlarne con più calma. E avrei concluso dandogli la benedizione, con la raccomandazione di non fare la Santa Comunione. 2. Tu chiedi se quel sacerdote poteva dare perlomeno l'assoluzione degli altri peccati gravi. Il sacerdote non poteva farlo, perché qui non avviene quello che può succedere in un tribunale civile dove si può essere assolti a rate da vari reati. Si tratta invece di ristabilire la comunione con Dio mediante la grazia. Ora la comunione con Dio non viene ristabilita finché c'è la volontà di permanere in una situazione che è proibita da Lui e che a Lui dispiace. La convivenza, che consiste nell'avere rapporti sessuali fuori del matrimonio, rientra nel genere della fornicazione e fa sì che una persona sia in stato di peccato grave. Non venendo riconciliati con Dio a motivo della permanenza di un peccato grave, si rimane in uno stato di peccato con tutti gli altri peccati. 3. Certo, il Signore vede il pentimento per gli altri peccati commessi. Anzi, sotto il profilo teologico, quel pentimento l'ha suscitato Dio stesso e il fatto che uno vi corrisponda certamente è cosa che gli è gradita.  Quest
a è la dottrina della Chiesa espressa in maniera solenne dal concilio di Trento: “Quella contrizione imperfetta che si dice attrizione, che si concepisce comunemente o dalla considerazione della bruttezza del peccato o dal timore dell’inferno e delle pene, se esclude la volontà di peccare con la speranza del perdono, non solo non rende l’uomo ipocrita e maggiormente peccatore, ma è un dono di Dio e un impulso dello Spirito Santo, che certamente non abita ancora nell’anima, ma soltanto muove; con l’aiuto di tale impulso il penitente si prepara la via della giustizia” (DS 1678). 4. Tornando al comportamento del sacerdote confessore va detto che è una maggiore benignità da parte sua avrebbe avuto l'esito di non dare l’impressione del respingimento. Respingere è come chiudere la porta. L’esortazione a tornare di nuovo avrebbe tenuto aperta la porta. Tuttavia, lo dico ancora una volta, non voglio giudicare quel sacerdote perché capisco quello che si prova quando c'è una fila di persone che attende di essere confessata e il tempo stringe. È una corsa contro il tempo per poter ascoltare la confessione di più persone possibili. Si vivono momenti di grande tensione interiore. 5. La convivenza, come mi dici, è andata avanti ed è nato un bellissimo bambino. Mi auguro che in occasione del Battesimo questo giovane abbia l'opportunità di parlare con più calma con un sacerdote e venga stimolato a regolarizzare la sua situazione con il sacramento del matrimonio. Molto volentieri ricorderò questo giovane, la sua compagna e soprattutto il bambino con la mia preghiera. Li benedico tutti. Per te contraccambio il cordiale augurio di ogni bene accompagnandolo con un ricordo al Signore. Ti benedico. Padre Angelo
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ra-tolkein · 2 years
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Una caccia
Una caccia per Giulio Medici.
  L’ardito Giulio, al giorno ancora acerbo,
Allor ch'al tufo torna la civetta,
Fatto frenare il corridor superbo,
Verso la selva con la sua gente eletta
Prese il cammino, e sotto buon riserbo
Seguia de' fedei con la schiera stretta :
Di ciò che fa mestieri, a caccia adorni,
Con archi e lacci e spiedi e dardi e corni,
Già circondata avea la lieta schiera
Il folto bosco; e già con grave orrore
Del suo covil si deslava ogni fiera:
Givan seguendo i bracchi 'l lungo odore.
Ogni varco de' lacci e can chiuso era.
Di stormir, d’abbaiar cresce il romore:
Di fischi e bussi tutto il bosco suona:
Del rimbombar de' corni il ciel rintrona.
  Con tal romor, qualor l'aer discorda,
Di Giove il fuoco d'alla nube piomba:
Con tal tumulto onde la gente assorda,'
Dall'alte cataratle il Nil rimbomba :
Con tale orror del latin sangue ingorda
Sono Megèra la tartarea tromba.
Qual animal di stizza par si roda,
Qual serra al ventre la tremante coda.
  Spargesi tutta la bella compagna,
Altri alle reti, altri alla via più stretta:
Chi serba in coppia i can, chi gli scompagna,
Chi già il suo ammette, ch’il richiama e alletta :
Chi sprona il buon destrier per la campagna,
Chi l'adirata fera armato aspetta :
Chi si sta sopra un ramo a buon riguardo,
Chi ha in man lo spiedo e chi s'acconcia il dardo.
  Già le setole arriccia e arruota i denti
Il porco entro il burron : già d'una grotta
Spunta già il cavriol: già i recchi armenti
De' cervi van pel pian suggendo in frotta.
Timor gl'inganni delle volpi ha spenti:
Je lepri al primo assalto vanno in rotta.
Di sua tana stordita esce ogni belva:
L'astuto lupo vie più si rinselva :
 E rinselvato le sagaci nare
Del picciol bracco pur teme il meschino.
Ma il cervo par del veluro paventare,
Do' lacci 'l porco o del fiero maslino:
Vcdesi lieto or qua or là Volare
Fuor d'ogni schiera il giovan pellegrino:
Pel folto bosco il fier caval mette ale,
E trista fa, qual fera Giulio assale.
 Qual il Centaur per la nev osa selva
Di Pelió o d'Emo va feroce in caccia,
Dalle lor tane predando ogni belia,
Or l'orso uccide, or il lion minaccia:
Quanto è più ardita fera più s'inselva :
Il sangue a tutte dentro al cor s'agghiaccia,
La selva trema, e gli cede ogni pianta:
Gli arbori abbatte o sveglie o rami schianta.
ANGELO POLIZIANOS. Lode G. Medici 
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edida · 2 years
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Lo spartito
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:: di Stefano Angelo :: È facile, ce la posso fare. Devo solo eseguire i passaggi in sequenza come mi hanno insegnato. Due pannelli, un po’ di fili da tagliare e l’allarme sarà disattivato. È facile, ce la posso fare. Peccato che abbia il cuore in gola e le mani sudate. Peccato che se non ci riesco Nick mi taglierà la gola, senza particolari emozioni. A lui le mani non sudano mai. Cazzo sto pensando, basta! È facile, ce la posso fare, incominciamo. La mia respirazione è affannosa. La gola secca. Forzo facilmente e silenziosamente la serratura del primo pannello. Tre fili rossi, li taglio in sequenza. Tutto bene. Apro il secondo pannello, un vistoso filo nero e due azzurri. Ma come!? Nessuno mi aveva detto di un filo nero. Che ci fa quel maldito filo nero in mezzo a due scatole bianche. Cazzo faccio. Lo taglio, non lo taglio? Non capisco più niente. Il tempo passa e non ne ho. Ok lo taglio. No, no no no. Scatta l’allarme. Si accendono le luci del giardino della villa. Mi giro istintivamente verso le finestre della casa di fronte. Vedo, immagino, delle tende muoversi. Mi hanno visto, cazzo mi hanno visto. Il cuore pulsa più forte di prima, sento esplodere le vene della mia testa. Rompo con furia le due scatole bianche, sradico il contenuto senza sapere cosa sia mentre con la coda dell’occhio vedo un terzo pannello, più piccolo, in basso sulla destra. Mi avvento su di lui senza pensare, inizio a tagliare e schiacciare pulsanti come in un delirio privo di senso. All’improvviso l’allarme si spegne e le luci del giardino pure. Una manciata di secondi, lunghi un secolo, si concludono nell’oscurità. Ma il danno è fatto. Nessuno penserà a un errore del sistema. La polizia starà già arrivando. Qui muovono eserciti all’istante per qualsiasi cagata di mosca. E la cacca di mosca, questa volta, sono io. Era il terzo pannello! Era il maldito terzo pannello. Non penso con lucidità. Scavalco velocemente il muretto di cinta, salto sulla bici con cui sono venuto e inizio a pedalare come un matto. Ho lasciato nel giardino la mia piccola borsa per gli attrezzi da pseudo scassinatore, ma in un primo istante non me ne frega niente, devo solo allontanarmi. Dopo un paio di chilometri, rallento, cerco di ricordare il contenuto della borsa rovesciato e abbandonato freneticamente sul suolo, non dovrebbe esserci nulla che la polizia possa utilizzare per identificarmi. Un brivido mi assale, so già che il mio capo si incazzerà lo stesso, come una bestia. Penso ora alla mia gola e al coltello da macellaio di Nick. Intanto pedalo. Scappo via con la mia bici nera. Più nera di me. Una bici un po’ piccola per la mia statura, per la mia età, ma non mi importa. Ha un adesivo di un magnifico dragone appiccicato sul tubo obliquo. La forca con gli ammortizzatori, i freni a tamburo e tre marce, di quelle che si cambiano con la leva montata sul tubo orizzontale del telaio. Sono orgoglioso della mia bicicletta, trovata in una discarica, quasi nuova. I bianchi buttano di tutto, anche cose non usate. I bianchi sono pazzi. Mentre pedalo sul marciapiede di un viale alberato vedo una macchina della polizia bianca, come i due energumeni che ci sono dentro, che accende le luci e parte a tutta velocità, facendo una inversione a U, verso la villa da dove vengo io. Istintivamente svolto sulla destra e pedalo lungo una strada un po’ stretta che porta verso un viale parallelo. Il panico mi assale di nuovo. E se mi hanno visto mentre scappavo con la bicicletta? Scendo e la lascio appoggiata su un albero prima di arrivare all’incrocio con il viale. Continuo a piedi. Bestemmio e mi maledico, ma devo continuare a piedi. Credo di non avere scelta. Sull’angolo vedo ammonticchiate delle cianfrusaglie, abbandonate al lato di un cassonetto, con in cima degli spartiti e dei dépliant di vecchi saggi di scuola di musica. Li prendo senza pensare. Intanto mi giro e vedo che qualcuno sta portando via la mia bicicletta, è una ragazza, intravedo la sagoma. Impreco di nuovo. Vorrei correrle dietro per recuperare la mia bici ma un’altra macchina della polizia sta arrivando. Trattengo il fiato e continuo a camminare lungo il viale tenendo stretti sotto il braccio gli spartiti e i dépliant. Dopo un centinaio di metri vedo una terza macchina della polizia. Ma questa volta è un posto di blocco. Tutto questo per un tentato furto in una casa di un bianco? Non è possibile. Devo continuare, anche se vorrei girarmi e scappare via. Cazzo un ufficiale. Si riconoscono subito quelli. Alto, in civile, col naso aquilino e i capelli lisci, leggermente lunghi, un po’ fuori norma. Quando mi vede mi fa un cenno con la mano per dirmi di avvicinarmi. Lo faccio a testa bassa, mentre mi si gela il sangue. Vede gli spartiti e i foglietti dei saggi musicali stretti sotto il mio braccio. Mi chiede se faccio musica nella parrocchia di don Carlo. Gli dico di sì con la testa, sempre con lo sguardo verso il basso, senza proferire parola. L’ufficiale mi dice che gli piace la musica e che gli piace quel pazzo di don Carlo. Bisogna proprio esserlo per insegnare musica a dei negri in una città comandata dai bianchi. Mi dà un rettangolino di carta. C’è scritto su il grado, il suo nome e un telefono. Mi dice di chiamarlo se mi metto nei guai. Me lo dice come se fosse una cosa “normale" mettersi nei guai. Sono un negro in una zona di bianchi. Mi dà una pacca sulla spalla e mi dice di filare a casa. Sette giorni dopo scoprirò che, quella notte, Nick e il resto della banda avevano svaligiato un’altra casa vicino a quella dove ero io. La villa “Corazón ligero”. Che nome idiota per una casa. Ma l’idiota, in quella notte, ero stato io. Mi avevano usato come esca. Come un verme da sacrificare. Ma l’avevo scampata. Mentre loro no...Sette giorni passati, inutilmente, nella mia stanza. L’ottavo, presi uno dei dépliant dei saggi musicali, conservati senza apparente ragione insieme agli spartiti. L’indirizzo della parrocchia di don Carlo era dall’altra parte della città, in un quartiere in cui di solito non mi avventuravo mai. Uscii di casa e iniziai a camminare, verso la parrocchia, stringendo uno spartito tra le mani. © Testo e foto – Stefano Angelo :: Editing a cura di edida.net :: Read the full article
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Storie di Demoni (Angelo Cieco)
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L'Inferno non lo sentiva, non le pesava torturare gli esseri dei ranghi inferiori, mietere anime per poi trascinarle negli Inferi, sentire le urla delle povere anime non degne prima di essere cancellate.
Era stata spettatrice di molte violenze ed altrettante ne aveva inflitte.
Adesso riusciva a percepire l'eternità che passava, adesso dopo quel drastico cambiamento non riusciva più a svolgere il suo incarico.
Sentiva il calore delle fiamme mentre prima non se ne era mai accorta.
"Le fiamme ci sono sempre state?"... ripeteva.
Non sopportava più le urla e tutte quelle torture. Perché aveva sempre ignorato ciò?
"Io sono malvagia ho fatto cose orribili."
Si specchiò per un attimo nel portale delle anime, la sua carnagione tendeva al grigio e cicatrici di lava percorrevano il suo corpo; sopra i capelli neri come la pece, si trovavano due corna lunghe e ricurve in avanti. Ripiegate sulla schiena vi erano le ali sottili e bruciacchiate, per non parlare della coda lunga quasi un metro, ma la cosa che spaventava davvero, erano i suoi occhi, due carboni ardenti che rispecchiavano gli Inferi dal quale proveniva.
"Sono un mostro."
Piegò le gambe davanti a se e vi nascose il viso.
Si chiese cosa avesse di così bello; era una creatura orribile eppure quell'essere affermava il contrario,
"Sei bellissima" diceva, lo sentiva ancora, rimbombava nella sua testa, "sei bellissima."
Quell'Angelo cieco incontrato per caso in un mondo parallelo e assai diverso dal suo, la curiosità, il desiderio di qualcosa di nuovo l'aveva spinta a varcare quella soglia che non dovrebbe mai essere varcata, nessun Demone si era spinto tanto oltre fino al punto di infrangere le leggi più importanti dell'Inferno “mai invadere il Paradiso e soprattutto mai rivolgere la parola ad un Angelo."
Lei non solo aveva attraversato quella porta e aveva parlato con un Angelo, ma se n'era persino innamorata perdutamente.
Può un Demone, il Male, provare un tale sentimento?
Tutti la temevano e la trovavano orrenda.
Ma lui appena incrociò il suo sguardo invece di fuggire rimase a guardarla dicendo che era l'essere più stupendo che avesse mai visto e più lei fuggiva più lui l'inseguiva. Nonostante si bruciasse continuava ad abbracciarla, toccava la sua pelle nonostante fosse calda come lava, quell'Angelo Cieco sarebbe potuto morire dalle ferite che lei senza volerlo gli aveva causato.
Non poteva amarlo, non così. Erano troppo diversi.
Mentre guardava il suo corpo pieno di scottature realizzò che doveva andarsene, doveva lasciarlo andare o... l'avrebbe ucciso.
Così approfittando dell'ora di sonno disse "addio" a quell'Angelo Cieco e tornò all'Inferno.
Fra tutti i peccati che aveva scontato questo era il peggiore, chissà se con il passare del tempo l'avesse portata fino alla morte.
-lamiamenteinpocherighe
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22 luglio 2022
Chiaramente mi sto lasciando andare. Io ero furbissima, se facevo cose di nascosto nessuno lo veniva a sapere se non lo dicevo io. Ora mi sembra che il karma si stia prendendo gioco di me. Ero nel giusto e ora come una idiota mi ritrovo a essere dalla parte del torto. È perché sono 90% idiota e 10% vendicativa (ma per questo incolpo il mio Scorpio rising). Vabbè se non si era capito non solo Daniele mi ha sgamato per il fatto del proiettore ma se l’è presa (‘non ti dicevo di no se chiedevi’) e devo starmi pure a sentire come lui è quello che non si sta incazzando. Ok, io ho fatto una cazzata, ma quello che ha sbagliato è lui, oggi ha pure fatto finta di niente (del cinema) quando ile l’ha accennato. Mo lo rivuole pure indietro, perché ha deciso di traslocare le cose sue dall’auletta, tutto oggi ma perché? Vabbè ormai il danno è fatto, non posso fare altro che scusarmi e ridargli il proiettore e i manga già che sto, dato che vuole addirittura passata per la mia città per riprenderseli. Mi scuserò e gli spiegherò la situazione dell’altro giorno sperando capisca qualcosa di ciò che passava nella mia testa in quel momento. Adesso lui mi crede childish e vendicativa e petty e ormai non più affidabile o trustworthy. Ottimo. Almeno al cosa è reciproca. *sigh intensified* sono una idiota!!!
Dopo questa cosa imbarazzante ci siamo salutati fuori alla facoltà in modo ulteriormente imbarazzante. Poi sono fuggita con ile e siamo andate da Stella con dei gelati per festeggiare il nostro inizio ufficiale delle vacanze e la fine della sua sessione estiva. Poi ci ha offerto il pranzo (pennette con zucchine e tonno, doveva svuotare la sua dispensa prima di tornare a casa). Eravamo noi 3 e un altro ragazzo che non so da dove sia sbucato (in quel palazzo si conoscono e sono tutti amici, come fanno?). Vabbè lui tipo simpaticissimo, io sono stata meno introversa del solito e ho interagito nella conversazione e lui mi ha chiamata amica mia a sfottere. Evidentemente emano solo questa sensazione in cui le persone non riescono a fare a meno di prendermi in giro. Ha pure azzeccato il mio nome al primo colpo, kudos to you my friend. Mentre poi ile aveva iniziato a raccontare i miei disagi (anche oggi io sono il free entertainment) è rientrata Stella nella stanza e ha fatto una faccia e cacciato un urlo contemporaneamente perché ha avvistato una blatta. Quelle brutte, enormi. Ile è andata un po’ in panico ed è scappata sul balcone. Poi Angelo (il ragazzo) ha completato l’uccisione dell’intruso dopo che l’ho ritrovata (si era nascosta e non usciva allo scoperto). Come prima impressione almeno non sono sembrata una fifona. La considero una vittoria. Probabilmente l’unica che avrò in tutta l’estate se continuo a pensare di testa mia. Ora sono in treno e mi stavo preparando mentalmente per accettare la sconfitta e scrivere a Daniele che se davvero era serio io mi farò trovare in città per ridargli le cose. Ma lui ovviamente mi batte sul colpo e mi scrive se sono a casa. Io gli dico che sto letteralmente per salire sul treno del ritorno e che ci metterò 20 min. Ora non mi risponde. O si fa trovare fuori alla stazione per una sfuriata nei miei confronti (che accetterò in caso) o si fa sentire più tardi.
[later]
Ho fatto il cartoncino che mi aveva chiesto mia sorella da usare come happy graduation day card per la laurea della sua childhood friend. È uscito discreto nonostante mi fosse arrivato il ciclo e i dolori.
Ci siamo accordati che passa dalla stazione per le 7. Io vado giù e aspetto seduta alle panchine al sole. Alla fine la conversazione è stata mega imbarazzata da parte mia, non ho detto niente di ciò che avevo preparato e avrò detto si e no due frasi di senso compiuto e non sono neanche riuscita a scusarmi dato che con la coda dell’occhio vedevo una ragazza seduta in macchina sua che aspettava. Ovvio che non veniva da solo apposta apposta. Su questo è stato molto chiaro, io non posso avere questo genere di attenzioni. Vabbè mi metto l’anima in pace come è solito dire. Meglio far passare questo mese senza che lo vedo, out of sight and out of mind (solo perché mi ha dato attenzioni all’inizio e forse ha ancora un soft spot per me (almeno davanti a ile) non vuol dire che ci devo cascare). Vorrei cancellare le mie interazioni con lui di questa giornata, a chi devo chiedere? Io non mi sono scusata e lui non si è scusato, bella cosa. Spero non ce la porteremo in futuro questa situazione.
Se per caso ile alla fine riesce ad organizzare un’andata al mare e per caso riesce ad invitarlo e lui riesce a venire, mi comporterò più normalmente che posso. Non sottona, non flirting e soprattutto non awkward. Riprenditi idiota! He’s just a little wet cat version of a boy. I can do better with someone who actually likes me and wants to spend time with me. Io ci sto provando a essere più out of my comfort zone quindi universo se per favore sposteresti la mia persona verso la mia direzione te ne sarei grato.
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" ANDAVAMO AL CINE"  Giovedì 14 e Domenica 17 luglio, ore 21:30 Cortile delle Orsoline Ingresso gratuito Corrado Castagnola ricorda quando la coda per entrare al cinema Cristallo iniziava alla trattoria Bellaria. Il film era «Per qualche dollaro in più». Lucio Cavallini rievoca il trionfo del film «La donna più bella del mondo» con Gina Lollobrigida, al Corso: gli spettatori furono milleduecento. Succedeva negli anni Cinquanta e Sessanta. A rievocare quei lontani fasti di una città che aveva ben tre cinema (il terzo era l’Italia, in piazza Pontida) e poi ebbe il quarto, l’Apollo, sono proprio loro, i due gestori, scomparsi ormai da diversi anni, ma testimoni vivi di quell’epoca nel film «Andavamo al cinema» del giornalista Ivano Sartori. Alle loro testimonianze si aggiungono quelle di altri «persone informate sui fatti», ossia fidentini artefici di numerose iniziative cinematografiche. Passate e correnti. Tra le tante, l’epopea del cineforum, censure episcopali comprese, raccontata da Giorgio Lovili, Enrico Mambriani e Luigi Paini. Alla ricerca di una misteriosa reliquia di quell’esperienza ha simpaticamente partecipato la dirigente scolastica Lorenza Pellegrini. All’appello dei reduci manca solo Angelo Conforti, ma il suo ricordo aleggia sull’intera opera. La scoperta della magia del cinema nell’età infantile è affidata alla sensibilità autobiografica di uno che di bambini se ne intende, il pediatra Giuseppe Boschi, che proprio a due passi del cinema Corso è cresciuto. Il cineasta Daniele Ramenzoni stupirà con le sue deflagranti affermazioni sul cinema legato alla figura di san Donnino e al territorio. Gilberto Berzolla, che raccolse da Castagnola il testimone della gestione del Cristallo e oggi dirige il My Cinema e la rassegna estiva nel cortile del palazzo delle Orsoline, ricostruisce oltre vent’anni di impegno per tener aperta una sala in una città che ne ha persi quattro nel giro di pochi anni. L’ultimo a chiudere è stato il Cristallo nel 2013. Si consiglia di prenotare telefonando al numero 345 919 2180 (presso Fidenza, Italy) https://www.instagram.com/p/Cf_s5l7tIvZ/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Domanda: perché i cani vivono meno delle persone?
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Ecco la risposta:
Come veterinario, mi hanno chiamato per esaminare un cane di 13 anni di nome Batuta.
La famiglia sperava in un miracolo.
Ho esaminato Batuta e ho scoperto che stava morendo di cancro e che non potevo fare nulla...
Batuta era circondato dalla sua famiglia.
Il bambino Pietro sembrava così tranquillo, accarezzando il cane per l'ultima volta, e mi chiedevo se avesse capito cosa stava succedendo.
In pochi minuti, Batuta cadde serenamente in un sogno per non svegliarsi mai più.
Il bambino sembrava accettarlo senza difficoltà.
Ho sentito la mamma chiedersi: “Perché la vita dei cani è più breve di quella degli esseri umani?”
Pietro disse: “So perché.”
La spiegazione del bambino ha cambiato il mio modo di vedere la vita.
Ha detto : “Le persone vengono al mondo per imparare a vivere una bella vita, come amare gli altri tutto il tempo ed essere una brava persona, eh?!
I cani nascono già sapendo fare tutto questo, quindi non devono vivere per forza tanto tempo quanto noi."
Capito?
La morale della storia:
Se un cane fosse il tuo maestro, impareresti cose come:
✨ Quando i tuoi cari tornano a casa, corri sempre per salutarli.
✨ Mai lasciarsi sfuggire l'occasione per andare a passeggiare.
✨ Permetti che l'esperienza dell'aria fresca e del vento sul tuo viso sia di pura estasi!
✨ Fai pisolini, riposati.
✨ Stenditi bene prima di alzarti.
✨ Corri, salta e gioca quotidianamente.
✨ Evita di ′′ mordere ′′ quando basterebbe solo un grugnito.
✨ In un clima molto caldo, bevi molta acqua e sdraiati sotto l'ombra di un albero rigoglioso.
✨ Quando sei felice, balla muovendo tutto il tuo corpo.
✨ Goditi le cose semplici, una lunga camminata.
✨ Sii fedele.
✨ Non fingere mai di essere qualcosa che non sei. Sii autentico!
✨ Se quello che vuoi, è ' ' sepolto ", cercalo, persisti fino a trovarlo.
✨ E non dimenticare mai:
Quando qualcuno sta passando una brutta giornata, resta in silenzio, siediti vicino e dolcemente fagli sentire che ci sei."
Dal web
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angelictranslation · 3 years
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GUIDA OBEY ME: personaggi, Lucifer.
“Il sadico perfettamente impeccabile ma malizioso.
Il potente primogenito.”
"Conosciuto nel Devildom per essere l'amico intimo e il braccio destro di Diavolo. È il più vecchio dei 7 fratelli demoni"
allert: questa descrizione contiene degli spoiler! man mano verrà aggiornata a seconda degli eventi e della storia.
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Lucifer è l'Avatar dell'orgoglio ed è il più anziano tra i sette fratelli demoni. È uno dei personaggi principali di Obey Me! Un maestro che li governa. Tutto ciò che è coinvolto anche nel sistema di intimità del gioco, quindi, gli utenti possono interagire e aumentare il loro rapporto con lui.
APPARENZA
Lucifero è il secondo più alto dei sette fratelli, raggiungendo quasi l'altezza di Belzebù. Ha i capelli neri con punte colorate di bianco che sono divise sul lato destro del viso e occhi neri con una sfumatura rossa verso l'esterno.
Come tutti i fratelli demoni, indossa lo smalto per unghie del colore rosso.
FORMA DEMONIACA
Nella sua forma demoniaca, Lucifer rivela due grandi corna che si arricciano fuori dai lati della sua testa e quattro ali nere da angeli caduto. Una voglia di diamante nero appare sulla sua fronte. Indossa un cappotto a coda di colletto alto con motivi di piume di pavone rosso e oro. Sotto, indossa un gilet nero con riflessi rossi. Ha un ciondolo decorato con piume di pavone nere e rosse infilate nel colletto del panciotto. Indossa semplici pantaloni neri e scarpe di cuoio, con due catene d'argento vaganti che pendono da un ornamento alla cintura. Contrariamente ai suoi soliti guanti neri, indossa guanti rossi nella sua forma demoniaca.
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RAD UNIFORM
Lucifer indossa l'uniforme RAD standard nel modo corretto. A differenza di altri studenti, la sua uniforme è visibilmente più lunga, abbastanza da coprire le ginocchia. Sotto di essa, indossa una camicia nera con un colletto alla coreana sovrapposto e sette bottoni (uno nero, uno rosso e cinque neri) visibili. Indossa anche un paio di guanti neri.
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VESTITI CASUAL
Nel suo abbigliamento casual, Lucifero indossa un gilet rosso e nero con bottoni bianchi, con una lunga cravatta rossa infilata dentro. Le sue lunghe maniche grigie sono ammanettate in bianco con bottoni neri, e indossa un paio di guanti neri. Indossa semplici pantaloni neri con una cintura a catena d'oro e scarpe di pelle marroni. In cima, completa l'outfit con un cappotto nero con collo alto foderato di pelliccia, il cui interno è a rombi grigi, indossato drammaticamente sulle spalle.
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PERSONALITÀ
essendo il maggiore dei fratelli è il capo della famiglia, Lucifero si presenta come una persona calma, composta e intimidatoria. I suoi fratelli commentano spesso quanto può essere spaventoso Lucifero. È un demone molto severo e spietato e non esita quando distribuisce punizioni ai suoi fratelli minori. Il suo sadismo è evidente nelle sue punizioni. Tuttavia, nonostante sia così nervoso, fa ancora lo sforzo di scherzare con i suoi fratelli, specialmente quando si tratta di prendere in giro Mammon - per il quale gli altri fratelli dicono che abbia un debole.
In qualità di Avatar of Pride, mostra un tremendo senso di orgoglio. Diversi esempi lo dimostrano, come quando, intrappolato nel corpo di Satana, si rifiutò di lasciare che suo fratello tenesse il discorso nel suo corpo perché era preoccupato che Satana potesse rovinare la sua reputazione, ed era scontento del fatto che avesse bisogno di Satana (nel corpo di Lucifero) in ordine di viaggiare nel mondo umano poiché non poteva passare attraverso il sigillo. Un esempio è che ha tenuto segreta la reincarnazione di Lilith ai suoi fratelli perché sentiva che solo lui avrebbe dovuto assumersi la responsabilità. Un altro è stato quando ha maledetto l'attico, era sicuro che MC non sarebbe stato in grado di vedere Belphegor.
Lucifero ha giurato la massima lealtà a Diavolo, il futuro re del Devildom e il suo più caro amico, migliaia di anni fa. I fratelli demoni, in particolare Satana, spesso sottolineano che a Lucifero non gli importa altro che Diavolo e che mantiene la buona immagine e reputazione di Diavolo.
Essendo il più anziano, Lucifero è anche il più forte dei fratelli demoni. Ciò è stato dimostrato durante la lotta con i cuscini nel Castello dei Demoni, quando, dopo aver perso la calma, ha praticato un buco in uno dei letti gettando un cuscino. Nella lezione 9, quando Satana e Lucifero si scambiano corpo, Lucifero (nel corpo di Satana) colpisce Mammon. Tuttavia, Mammon ride e commenta che a causa della presenza di Lucifero nel corpo di Satana, la sua forza è stata ridotta a quella di Satana. Satana implica anche che i fratelli siano stati messi in ordine dal più vecchio al più giovane dalla forza e dal potere piuttosto che dall'età biologica, il più vecchio è il più potente.
Lucifero tende anche a essere sottilmente iperprotettivo nei confronti dei suoi fratelli, dimostrando a modo suo che si prende cura di loro. Nella lezione 10, vede che Satana è in pericolo dato che sta per venire attaccato da Cerbero, e Luciferer immediatamente minaccia Cerbero, dicendo che farà cose non specificate se un dito viene messo su Satana. Tuttavia, la sua natura iperprotettiva è spesso percepita come più soffocante e controllante, piuttosto che confortante. Mammon si lamenta spesso di questo atteggiamento di Lucifero nei confronti di MC e degli altri. Nonostante tutto, Lucifero vuole solo il meglio per i suoi fratelli.
Come angelo, parlava in modo abbastanza ruvido se non scortese, ma era molto diretto con i suoi sentimenti.
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ALCUNE CURIOSITÁ GENERALI
Il suo animale simbolico è un pavone, che simboleggia l'orgoglio, la bellezza e la fiducia.
Il suo palcoscenico di danza ha una mazza. I pipistrelli sono comunemente associati ai diavoli e all'oscurità nella tradizione biblica.
Il suo nome su Devilgram è "Lucifero". È l'unico personaggio che ha il suo vero nome e non un soprannome o un gioco di parole.
La copertina del suo D.D.D. è nera.
Nell'evento di Natale 2019, ha regalato a MC una rosa di un genere completamente nuovo che ha incrociato lui stesso, usando la magia in modo che la rosa non appassisca per un anno.
Nel capitolo 20, se MC trascorre l'ultima notte nel Devildom con lui, Lucifer la prenderà in giro  dicendo che MC gli appartiene
Nel fandom TSL, il Signore della Corruzione è basato su di lui.
Ha affermato che il suo tipo è qualcuno di "puro, genuino e degno di rispetto", sebbene abbia scherzosamente descritto un'anima invece di una persona.
Secondo Little D. No. 2, è abile nel sollevare maledizioni. Ha anche talento nel lanciare incantesimi complessi come quando ha rinchiuso Belphegor in soffitta e l'ha reso invisibile a chiunque tranne che ai demoni, e ha lanciato un incantesimo sulla tromba delle scale della soffitta che ha impedito ai demoni di entrare.
Lucifero ha anche una forte immunità alle pozioni rispetto agli altri suoi fratelli, ma lo sciroppo di tritone d'oro infernale ha avuto un effetto così forte su di lui che era difficile controllare il suo desiderio di MC.
Lucifero ama la musica classica, specialmente quelle maledette, e spesso le ascolta sui dischi; in effetti, questo suo vizio è stato usato da MC per distrarlo in modo da poter entrare in soffitta.
Il dipinto nella sua stanza era la rappresentazione di Simon Bisley di Lucifero che cade dal cielo. Il dipinto è cambiato in astratto nel maggio 2020 perché è protetto da copyright.
STORIE SU DEVILGRAM
Come angelo, una volta aveva sei ali - questo è menzionato da Satana in The Search for Self / Devilgram e anche da Luke nella storia principale. Ha perso un paio di ali nella Grande Guerra Celeste.
Da Satan's Be You Devilgram, Lucifero rivela che la sua più grande paura è morire e ascendere al Regno Celeste.
Nel suo Seven Rulers of Hell Devilgram viene rivelato che è molto appassionato di teatro e dopo una buona commedia non riesce a smettere di divagare e di citare le sue parti preferite anche se il suo interlocutore non condivide l'eccitazione.
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paoloxl · 3 years
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Lo strano comportamento della Procura di Roma - Osservatorio Repressione
La Procura di Roma accusa Paolo Persichetti di avere diffuso informazioni riservate ma ignora le ripetute fughe di notizie segretate che hanno contrassegnato l’attività della commissione Moro presieduta da Fioroni
I tre anni di attività della seconda commissione parlamentare sul rapimento e l’uccisone di Aldo Moro sono stati contrassegnati dalle ripetute violazioni del protocollo interno che regolava il regime dei documenti da mantenere riservati o segretati. Durante i suoi lavori abbiamo assistito ad una continua rincorsa all’anticipazione di notizie, o presunte tali, dove il più delle volte roboanti effetti d’annuncio servivano a colmare l’assenza di fatti nuovi. E’ andata avanti così fino al febbraio 2018 quando a causa della conclusione della legislatura la commissione ha dovuto chiudere anticipatamente i battenti senza essere in grado di produrre una relazione conclusiva. Nel frattempo commissari e consulenti avevano intrattenuto relazioni privilegiate con la stampa, fatto filtrare veline, notizie, documenti, fake news, avvalendosi anche di giornalisti che svolgevano la funzione di house organ, e ognuno come poteva si era avvalso di consulenze esterne e informali. Normale amministrazione di un organo eminentemente politico che però nella legge istitutiva si era dato anche delle prerogative giudiziarie, dando vita ad un ibrido dalle molte e irrisolte ambiguità.
Le ripetute fughe di notizie riservate ignorate dalla procura
Nonostante queste continue fughe di notizie siano avvenute sotto gli occhi di tutti la procura di Roma, che pure con la commissione intratteneva continui scambi, ha sempre girato il capo altrove ignorando le ripetute irregolarità.
Una rapida inchiesta ci ha permesso di individuare almeno cinque episodi (ma il numero è probabilmente superiore) nei quali esponenti della commissione hanno diffuso sui media notizie o documenti riservati o segretati. Queste violazioni, due delle quali avvenute prima del dicembre 2015, hanno riguardato la diffusione di verbali segretati di tre testimoni, due escussi dai consulenti della commissione e dallo stesso presidente, uno audito in seduta segreta dalla commissione stessa, e due notizie riservate raccolte dai consulenti. Si trattava di materiale documentale di prima mano funzionale allo sviluppo di successivi approfondimenti investigativi la cui divulgazione poteva nuocere allo sviluppo degli ulteriori accertamenti. A questa prima circostanza bisogna aggiungere che la divulgazione sui media è avvenuta spesso attraverso un uso sapientemente selezionato di stralci e notizie tale da distorcere il contenuto stesso delle informazioni presenti nei verbali e nei documenti, dandone in pasto all’opinione pubblica una versione finalizzata ad avvalorare ipotesi cospirazioniste che i commissari o i consulenti protagonisti di queste indiscrezioni appoggiavano. In questo modo accanto alla violazione delle regole di riservatezza si è dato corpo anche alla circolazione di fake news, in taluni casi di vere e proprie azioni di depistaggio informativo.
Primo episodio
Il 13 marzo 2015 il deputato Gero Grassi, membro tra i più attivi della commissione, rivelava l’acquisizione da parte della commissione di alcune musicassette ritrovate nell’aprile del 1978 in via Gradoli. L’informazione era contenuta in una informativa riservata prodotta dal magistrato Antonia Gianmaria, una consulente che lavorava per la commissione. La notizia appariva sui maggiori quotidiani, Corriere della sera, Repubblica, Stampa. «Da quel che si conosce dagli atti – spiegava imprudentemente Grassi – erano 18 le cassette registrate ritrovate nel covo e mai ascoltate: ad oggi ne manca dunque una. Per il momento le cassette sono nella cassaforte della Commissione, presto ne conosceremo il contenuto e valuteremo la rilevanza per le nostre indagini». L’entusiasmo appena velato di Grassi era dovuto alla convinzione che le audiocassette contenessero gli interrogatori di Moro. Non era affatto vero: i nastri provenivano da tre sequestri avvenuti in epoche diverse nelle basi brigatiste di via Gradoli, via delle Nespole e nell’abitazione di viale Giulio Cesare. Contenevano in prevalenza selezioni musicali, come riferivano i verbali dell’epoca acquisiti successivamente dalla prima commissione Moro. All’appello non mancavano cassette: alcune erano vuote, altre contenevano canzoni di Francesco Guccini, Gabriella Ferri, Bob Dylan, Enzo Jannacci, il duo di Piadena, canti rivoluzionari, gli Intillimani, il sax di Fausto Papetti, una – recitava il verbale – era «registrata da ambo le parti in lingua inglese», senza specificare se si trattasse di canzoni, discorsi, corsi di lingua o cos’altro. Altre due cassette repertate in viale Giulio Cesare, dove Faranda e Morucci avevano trasferito l’archivio della “Brigata contro” dopo la loro uscita dalle Br, contenevano il messaggio telefonico di un mitomane e le dichiarazioni di una teste (Chiarantano) interrogata da un membro delle forze di polizia nel corso di indagini condotte contro ambienti della estrema sinistra genovese. Si trattava di materiale di provenienza processuale e le dichiarazioni della teste erano riportate integralmente sulle pagine di Lotta continua dell’epoca.
Un testo dell’Ansa del 16 marzo 2015, ore 8,27, che riprendeva le affermazioni di Grassi raccoglieva anche le proteste del vicepresidente della commissione Gaetano Piepoli: «Il riserbo e la prudenza – dichiarava – sono l’unica bussola che la ricerca della verità ha per non smarrirsi nel labirinto delle infinite ipotesi».
Secondo episodio
Per due giorni consecutivi, il 17 e il 18 novembre 2015 sulle pagine di Repubblica il giornalista Paolo Berizzi ebbe modo di riportare ampi stralci del verbale segretato dell’escussione di Raffaele Cutolo, avvenuta il 14 settembre precedente nella sezione 41 bis del carcere di Parma. Le ennesime dichiarazioni dell’ex capo della Nuova camorra organizzata sulla vicenda Moro erano state raccolte dal tenente dei carabinieri Leonardo Pinelli e dal magistrato Gianfranco Donadio, entrambi consulenti della commissione e che il giorno successivo protocollarono il verbale insieme alle osservazioni e proposte di approfondimento investigativo. Qualche manina interessata farà pervenire due mesi dopo a Repubblica il documento segretato. La vicenda provocò anche una coda polemica: un membro della commissione, il deputato Fabio Lavagno, denunciò la fuga di notizie in una dichiarazione pubblica sottolineando per altro come fossero riportate in modo distorto. Il giornalista di Repubblica replicò che le fonti che avevano ispirato i suoi articoli erano interne alla commissione.
Terzo episodio
Il 5 settembre 2017 viene audito dalla commissione in seduta segreta Pietro Modiano, ex direttore generale di Intesa san Paolo, divenuto nel frattempo presidente della società che gestisce gli aeroporti milanesi. Modiano viene sentito in relazione all’ipotesi di legami tra le Brigate rosse e la ‘ndrangheta calabrese durante il rapimento Moro. Il contenuto dell’audizione era stato anticipato all’Ansa il giorno precedente dal solito Gero Grassi: «uno dei commissari che ha segnalato la volontà di Modiano di far conoscere quello che apprese anni fa spiega quello che potrebbe essere almeno uno degli elementi rilevanti dell’audizione» – scriveva l’Ansa: «Modiano era molto amico di Don Cesare Curioni (Il capo dei cappellani delle carceri italiane utilizzato come canale di trattativa con le Br dal Vaticano) e quindi potrebbe rivelare particolari inediti sulla conoscenza che il sacerdote aveva del mondo brigatista. Ricordando anche che don Curioni era presente all’obitorio quando fecero l’autopsia ad Aldo Moro». Secondo quanto riportato da Gero Grassi nel suo Aldo Moro, la verità negata, Pegasus edizioni 2018, durante l’audizione segreta Modiano avrebbe rivelato che poco dopo l’omicidio Moro il sacerdote suo amico gli avrebbe riferito «che chi ha sparato materialmente è Giustino De Vuono, calabrese». Al netto del gioco di specchi dei de relato, dove amici e conoscenti riportano fantasmagoriche affermazioni di defunti, assolutamente non verificabili, ciò che qui interessa è la circostanza che il contenuto dell’audizione segretata, oltre ad essere anticipata appare su due lanci dell’Ansa del 5 settembre, ore 17,37 e in un libro.
Quarto episodio
Il 20 Settembre 2017 è lo stesso presidente della commissione, Giuseppe Fioroni, a rivelare all’Ansa il ritrovamento del corpo di Giustino De Vuono nonostante l’informazione fosse contenuta in un atto da lui stesso classificato riservato. L’episodio, alquanto surreale, viene raccontato da Fabio Lavagno nel volume, Moro. L’inchiesta senza finale, Edup ottobre 2018, scritto insieme a Vladimiro Satta. A p. 56 si riportano gli stralci essenziali della dichiarazione di Fioroni: «Il Presidente della commissione d’inchiesta sull’assassinio di Aldo Moro, Giuseppe Fioroni, a proposito della figura del criminale Giustino De Vuono […] rende noto che ‘tramite l’Arma dei Carabinieri è stato possibile stabilire con certezza la sua data di morte e il luogo di sepoltura: De Vuono, ristretto, nel carcere di Carinola dal 16 marzo 1991, venne ricoverato il 1 novembre del 1994 nell’ospedale di Caserta, già operato per aneurisma fissurato, e lì morì il 13 novembre dello stresso anno. La salma di de Vuono venne tumulata nella tomba di famiglia presso il cimitero di Scigliano […]». La figura di De Vuono, come abbiamo visto, è ritenuta centrale da alcuni narratori complottisti. A loro avviso infatti era presente in via Fani e sarebbe stato l’esecutore materiale dell’uccisione di Moro, per questo aiutato dai Servizi ed esfiltrato all’estero. Da qui le strenue ricerche condotte dalla commissione per infine ritrovarlo inumato in un paesino della provincia di Cosenza.
Quinto episodio
Il 17 marzo 2016 Francesca Musacchio sul Tempo riportava ampi stralci del verbale segretato di escussione che Angelo Incandela, ex maresciallo delle guardie di custodia del supercarcere di Cuneo, aveva rilasciato dieci giorni prima, il 7 marzo, nei locali della questura di Torino davanti al presidente della commissione Giuseppe Fioroni e al consulente Guido Salvini (p. 200 della relazione sull’attività svolta dalla commissione, dicembre 2017). Incandela avrebbe riferito di un incontro con il generale Dalla Chiesa, presente anche Pecorelli, e poi di carte che il generale gli avrebbe chiesto di nascondere all’interno del carcere e successivamente ritrovare con una perquisizione camuffata. L’ex maresciallo lasciava intendere che si trattasse del memoriale Moro o di parte di esso ritrovato dagli uomini del generale in via Monte Nevoso a Milano.
Lo strabismo investigativo della procura e la caccia al reato
Dopo cinque anni di assoluta inerzia davanti alle continue fughe di notizie provenienti dall’interno della commissione Moro 2, alla fine del 2020 la procura di Roma si è improvvisamente interessata ad alcune mie mail. Si trattava dell’invio ad una cerchia ristretta di persone di alcune pagine della prima bozza di relazione annuale nelle quali si affrontava l’abbandono delle macchine del commando brigatista in via Licinio Calvo. La trasmissione era avvenuta l’8 dicembre 2015, meno di 48 ore prima della sua pubblicazione ufficiale. Secondo la procura quella spedizione costituiva una fuoriuscita di documentazione riservata, nonostante fosse di natura ben diversa rispetto ai documenti segretati resi pubblici nei cinque episodi prima descritti. La relazione è un testo politico, sottoposto ad emendamenti e voto finale, che riassume per sommi capi audizioni – già pubbliche – e l’indirizzo delle indagini intrapreso dalla commissione non un verbale di interrogatorio o una relazione su indagini in corso scritta dai consulenti.
L’inchiesta della procura partiva da una serie di informative della polizia di prevenzione realizzate dopo una lunga attività investigativa, nata almeno un paio di anni prima e scaturita dal monitoraggio dei rifugiati politici degli anni 70. In un rapporto del novembre 2020 la Dcpp ipotizzava la presenza del reato di rivelazione di segreto d’ufficio (326 cp), accusa mossa contro ignoti. In un nuovo rapporto del mese successivo venivo identificato come il responsabile della divulgazione di questo materiale e contemporaneamente veniva modificato il titolo del reato da rivelazione di segreto d’ufficio a favoreggiamento (378 cp). Dopo le dichiarazioni del presidente della defunta commissione Moro 2, Giuseppe Fioroni, sentito come teste informato, il pubblico ministero titolare dell’inchiesta introduceva una nuova imputazione: associazione sovversiva con finalità di terrorismo (270 bis) a corredo del favoreggiamento. Nello scorso mese di luglio, il tribunale del riesame, chiamato a pronunciarsi sulla legittimità del sequestro del mio materiale d’archivio, dei miei strumenti di lavoro e dei documenti e materiali amministravi, sanitari e scolastici dei miei figli, avvenuto l’8 giugno precedente, riteneva la sottrazione del materiale legittima se inquadrata sotto un diverso titolo di reato: la rivelazione di notizie riservate stabilite dall’autorità (262 cp), smontando di fatto il quadro accusatorio disegnato della procura. Nel giro di 8 mesi ho così assistito alla successione di ben quattro imputazioni per un unico episodio. Questa difficoltà nell’inquadrare giuridicamente il presunto fatto-reato addebitatomi rivela quanto sia fragile e pretestuosa l’inchiesta condotta dalla polizia di prevenzione e dalla procura di Roma che con tutta evidenza mira ad altro.
Le insinuazioni del presidente della commissione Moro 2
Tra i contatti a cui avevo inviato alcune pagine della bozza di relazione, tutti legati al lavoro di ricerca storica che stavo conducendo insieme a Marco Clementi e Elisa Santalena in vista della pubblicazione di un libro sulla storia delle Brigate rosse e del sequestro Moro uscito nel 2017 (Brigate rosse, dalle fabbriche alla campagna di primavera, edizioni Deriveapprodi), erano presenti persone coinvolte nel sequestro. Si trattava di ex militanti delle Brigate rosse a cui avevo chiesto di vagliare il capitolo della “Relazione” e fornire la propria versione dei fatti, spunto da cui partire per una ricostruzione minuziosa poi sfociata in un capitolo del libro.
Nel corso della sua testimonianza Giuseppe Fioroni aveva insinuato un diverso scenario, sostenendo che fossero le informazioni contenute nella bozza il vero movente della divulgazione anticipata. Secondo l’ex presidente, le indagini condotte dalla commissione sulla possibile presenza di un garage compiacente o di una base dei sequestratori nei pressi della zona di via Licinio Calvo, avrebbero messo in allarme l’ambiente degli ex brigatisti. Da qui l’insinuazione che la diffusione in un circuito ristretto di quelle pagine non fosse dettata da ragioni di polemica storica, ovvero l’intenzione di contrastare le ricostruzioni dietrologie promosse dalla commissione perché travisavano i fatti, ma dalla necessità di carpire notizie in anticipo (48 ore sic!) sulla direzione delle indagini. Io sarei stato dunque una sorta di agente infiltrato!
Il capitolo su Licinio Calvo non conteneva anticipazioni o notizie riservate
Fioroni tuttavia dimentica di dire che il capitolo su via Licinio Calvo non conteneva notizie riservate ma fantasie ampiamente note. Il teorema del garage compiacente e di una base brigatista prossima al luogo dove vennero lasciate le vetture utilizzate per la prima fase della fuga e addirittura – secondo alcuni oltranzisti – prima prigione di Moro, è un clamoroso falso che circola da diversi decenni. Ne parlò già nel dicembre 1978 un articolo della rivista glamour Penthause, divenuta una delle maggiori referenze della commissione Fioroni. Soprattutto entrò nella sfera giudiziaria quando il pm Amato raccolse questa voce durante le udienze del primo processo Moro. Successivamente se ne occupò la prima commissione Moro e la leggenda fu ripresa nella pagine del libro di Sergio Flamigni, La tela del ragno, pubblicato per la prima volta nel 1988 (Edizioni Associate p. 58-61), divenendo uno dei cavalli di battaglia della successiva pubblicistica dietrologica. Alla luce di questi precedenti, con buona pace del povero Fioroni, l’allarme tra gli ambienti vicini ai brigatisti sarebbe dovuto scattare diversi decenni prima.
Il presunto favoreggiamento
C’è un altro aspetto davvero singolare di questa vicenda che merita di essere sottolineato: nelle informative della polizia di prevenzione mi viene contestato di aver riportato nelle pagine del libro dedicate a via Fani solo parte di quanto contenuto nelle mail intercorse tra me e uno dei partecipanti al rapimento Moro. Ad avviso dei funzionari di polizia avrei trattenuto dei passaggi che avrebbero consentito di attenuare il ruolo di Alvaro Loiacono Baragiola nella vicenda. Affermazione davvero ardita perché oltre a non esser vera in punto di fatto, nel volume si ricostruisce nel dettaglio – come mai era avvenuto in precedenza – il ruolo avuto da “Otello” in via Fani, dal punto di vista giuridico (che poi è l’argomento dirimente in questa circostanza) l’eventuale difesa di una persona, per giunta condannata in via definitiva per quei fatti, non comporta alcun favoreggiamento penale. Altrimenti quanti scrittori o giornalisti che hanno scritto libri o preso le difese pubbliche di un imputato o di un condannato avrebbero dovuto essere accusati di favoreggiamento? Mi pare superfluo ricordare che l’intento del mio lavoro non era quello di difendere o condannare qualcuno ma ricostruire, il più fedelmente possibile, contesto e dinamica dei fatti.
«Chi controlla il passato controlla il futuro»
La vera questione che questa indagine solleva è l’inaccettabile intromissione del ministero dell’Interno e della procura della repubblica nel lavoro complicato e complesso di ricostruzione del passato. In una delle ultime relazioni dei servizi di sicurezza (2019) si puntava l’indice contro la ricerca storiografica indipendente sugli anni 70. A preoccupare gli apparati era la presenza di una lettura non omologata di quel periodo, etichettata come «propaganda», rispetto alle versioni storiografiche ufficiali. Il pericolo – scrivevano gli estensori del testo – è quello di «tramandare la memoria degli “anni di piombo” e dell’esperienza delle organizzazioni combattenti», un «impegno divulgativo, specie attraverso la testimonianza di militanti storici e detenuti “irriducibili» che – sempre secondo i Servizi – rischia di trovare consensi «nell’uditorio giovanile».
Siamo un Paese dove polizia e magistratura pretendono di decidere cosa un ricercatore debba scrivere in un libro
Nonostante il quasi mezzo secolo trascorso gli anni 70 fanno fatica a ritagliarsi un posto nella storiografia suscitando ancora grossi timori in settori di peso delle istituzioni che pretendono di mantenere una tutela etica su quel periodo, estendendo all’infinito la logica dell’emergenza antiterrorismo fino ad occupare il campo della conoscenza del nostro passato. Da alcuni anni è venuto meno il monopolio delle fonti sugli anni 70, un accesso più fluido alla documentazione (direttiva Prodi e Renzi) ha democratizzato la ricerca storica, in passato nelle mani della magistratura e delle commissioni parlamentari con la loro scia di consulenti e periti. Agli apparati, come ai dietrologi, tutto ciò non piace. Per decenni l’accesso riservato alle carte aveva messo nelle loro mani un formidabile strumento per mistificare la storia, costruire un discorso funzionale ai poteri, una narrazione ostile alla storia dal basso, che nega alla radice l’agire dei gruppi sociali fino a negare la capacità del soggetto di muoversi e pensare in piena autonomia, secondo interessi legati alla propria condizione sociale, politica, culturale, dando vita ad una sorta di nuovo negazionismo storiografico. Recintare lo spazio storiografico degli anni 70, stabilire chi può fare storia è l’obiettivo di fondo di questa inchiesta giudiziaria.
Paolo Persichetti
da insorgenze.net
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