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#Compagno di studio
notebook91286 · 1 year
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vadaviaaiciap · 2 days
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CRIMINI COMUNISTI DURANTE IL SECONDO CONFLITTO MONDIALE. Ecco i liberatori.
Questa pagina è dedicata alla raccolta di testimonianze, aneddoti, racconti, ed episodi inerenti al bagno di sangue che si è verificato nelle nostre zone nell’immediato dopoguerra, successivamente al 25 aprile del 1945, a guerra finita, e alla loro presentazione.
Sul finire dell’ultima guerra mondiale, nel 1945, e anche a guerra già finita, l’Italia ha assistito sul proprio territorio ad una vera e propria escalation di delitti, di stragi, e di vendette, tutti a sfondo politico, che hanno raggiunto punte di ferocia e di malvagità molto elevate.
I responsabili di questa lunga catena di omicidi e di efferatezze, furono i partigiani comunisti, che vollero così imprimere un triste e indelebile segno nella storia dell’Italia, incidendolo con il sangue delle loro vittime.
I partigiani spesso hanno prelevato le persone direttamente dalle loro case e le hanno uccise senza neanche offrire loro un processo sommario, depredandole e infierendo sui corpi con ferocia.
Molti di questi carnefici furono riconosciuti e arrestati, ma a causa dell’amnistia di Palmiro Togliatti furono rimessi in libertà, e spesso si ritrovarono faccia a faccia con i parenti delle loro stesse vittime, potendo così irriderle e dileggiarle impunemente.
Possiamo oggi affermare, nonostante i tentativi degli eredi di Togliatti di nascondere o dissimulare la realtà criminosa, che la vastità dei fatti di sangue imputabili ai partigiani comunisti induca a credere che essi siano stati realizzati seguendo un preciso disegno, uno schema pianificato e organizzato a tavolino, scientemente e criminalmente.
Non è un caso che interi gruppi familiari siano stati sterminati, spesso aggiungendo l’efferatezza della tortura e dello stupro agli omicidi, e che poi i partigiani si siano appropriati dei beni materiali delle vittime.
Non è un caso che dopo la guerra, ci si sia trovati davanti a partigiani improvvisamente diventati ricchi, che poterono così iniziare delle attività imprenditoriali usando i soldi sporchi del sangue delle loro stesse vittime.
La scure comunista si è abbattuta con violenza anche sui rappresentanti del Clero, nel tentativo di decapitare coloro che potevano guidare i cattolici verso destinazioni e percorsi diversi da quelli previsti dal comunismo.
Lo storico Roberto Beretta ci segnala nel suo studio del 2005, “Storia dei preti uccisi dai partigiani”, che il numero dei sacerdoti uccisi dall’odio comunista è stato in totale di 130 vittime !
Dopo aver condotto una vera e propria “caccia alla tonaca”, prodromica ad una lunga serie di esecuzioni, compiute appunto dai partigiani, divenne chiaro il tentativo dei comunisti di impadronirsi “politicamente” della società, mediante la forza e l’intimidazione.
Questa tesi fu sostenuta anche dal Cardinale di Bologna, sua Eccellenza Giacomo Biffi, nel 1995, in occasione del cinquantenario della Resistenza, riprendendo e amplificando ciò che già era stato affermato in precedenza da Don Lorenzo Tedeschi, un coraggioso sacerdote che citò la frase di un comandante partigiano comunista :
"Se dopo la liberazione, ogni compagno avesse ucciso il proprio parroco e ogni contadino il padrone, a quest’ora avremmo risolto il problema. "
Il Partito Comunista Italiano ha provveduto poi a mantenere una totale disinformazione sulle stragi, omettendo di parlarne e di pubblicizzare qualsiasi cosa fosse inerente a tutto ciò, stendendo un velo di minacciosa omertà sull’argomento.
Lo dimostra il fatto che ancora oggi si riferiscano a Togliatti come a : “il Migliore” !!!
i stima che gli uccisi, dopo il 21 aprile 1945 nel bolognese, ammontino a 773, di cui 334 civili (fra cui 42 donne).
Vorrei tentare di dare il giusto ricordo alle vittime, attraverso una serie di rievocazioni storiche, di racconti e di aneddoti, che permetta di collocarle in un contesto non più dimenticato.
Vorrei far riaffiorare le ignobili circostanze attraverso cui sono state messe in atto vere e proprie stragi contro persone spesso innocenti, perpetrate comunque a “sangue freddo”, e cioè a guerra finita, ad armi deposte.
La vigliaccheria è stato il motivo trainante che ha permesso al comunismo di approfittare della violenza insita nei suoi sostenitori per appropriarsi dei beni, oltre che della vita, di centinaia di vittime delle nostre zone.
Sono rimasti in pochi i superstiti, o i figli dei superstiti, o delle vittime, che potrebbero oggi dare luce alle pagine buie degli stermini effettuati dai partigiani nel 1945.
Il 25 aprile non deve essere celebrato per la liberazione dell'Italia perché nella realtà dei fatti passammo dall'occpazione tedesca a quella americana. E, nella sconfitta, ci andò bene perché a Yalta avevano deciso le sfere d'influenza dei vincitori e i comunisti furono esclusi.
(Il sangue dei vinti un bellissimo libro di Pansa)
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ilpianistasultetto · 10 months
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Lo Stato delle cose..
Da una parte abbiamo una politica che ritiene giusto che un lavorarore guadagni 4-5 euro l'ora. E dall'altra abbiamo la coniuge del PATRIOTA IGNAZIO BENITO GRAZIANO BALBO LA RUSSA, e il compagno della PATRIOTA Daniela Garnero in Santanche' in Mazzaro in Sallusti, che in 58 min guadagnano un milione di euro acquistando una casa a 2,5 milioni di euro e dopo 58min, appunto, rivendendola a 3,5 milioni di euro.
Tutto regolare? Gia' moralmente e' una schifezza cosmica ma al Presidente del Senato e alla Ministra una cosa va chiesta..
Una domanda. Quando si acquista un immobile, il notaio certifica il passaggio di denaro a saldo dell'acquisto. In genere sempre un assegno circolare. Si sta dicendo che la moglie del Presidente del senato aveva in quel momento 1 milione e 250mila euro sul conto corrente? E il finto nobile, compagno della Santanche', in quel momento amministratore di una societa' fallita, quindi con fornitori e dipendenti con crediti non onorati, aveva anche lui 1milione e 250mila euro sul suo conto personale?
A diversi miei clienti di studio, agenzia entrate a volte ha mandato lettere di compliance, finche' venisse chiarita la provenienza di soldi usati per acquistare quella loro casa. Certi chiarimenti verranno richiesti anche ai due "volponi"? E perche' agenzia entrate non ha pignorato il conto corrente del finto nobile essendo lui amministratore di una societa' fallita? Certa gente andrebbe menata e invece noi la votiamo (e molti la invidiano pure)..
@ilpianistasultetto
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tettine · 2 months
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Per una serie di sfortunati eventi sono finita a lavorare al McDonald's, nel tavolo di fronte a me sono finiti prima tre tipi appena usciti dalla palestra palesemente ortoressici che parlavano delle calorie del loro hamburger e di che esercizi da fare in palestra, delle 'fighe che si scopano' secondo me manco viste, dei soldi che spendono in vestiti e dei turni stressanti in fabbrica. Successivamente una famiglia con una bimba sugli 8/9 anni che mangiava a bocca aperta pacciolando guardando video su YouTube a volume altissimo mentre la mamma sgridava il padre perché faceva la schedina tutti i giorni buttando i suoi soldi. Poi, sempre la madre, si lamenta perché va sempre a ballare da sola e il compagno non viene mai.
È stato più formativo stare qui anziché in studio a sentire le sedute psicoterapiche della mia tutor.
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gregor-samsung · 6 months
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“ Carismatico, coraggioso, indomito, Lussu è un figlio della Sardegna più profonda. Nato ad Armungia nel 1890, laureato in Giurisprudenza a Cagliari, amatissimo comandante della brigata Sassari (nella prima guerra mondiale ha ricevuto ben quattro medaglie dopo quattro anni di trincea per azioni sull’altipiano del Carso e della Bainsizza), ex deputato del Partito sardo d’azione, ha pagato cara, fin lì, la sua militanza, ma ha anche ottenuto una gran bella vittoria su un regime che sembra inattaccabile. Capelli e occhi neri, slanciato, elegante, occhiali dalla montatura di metallo, baffi e pizzetto, sguardo ironico e tagliente, in quel periodo si fa chiamare ‘Mister Mill’ e vive in clandestinità. Agli occhi dei giovani dell’epoca, lo dice Joyce stessa, è un personaggio leggendario, per le gesta in Sardegna e per la sua avventurosa fuga da Lipari. I fatti della Sardegna sono questi: la sera del primo novembre 1926, centinaia di fascisti hanno assediato la casa dell’avvocato Lussu. Non è un’azione isolata, è solo una delle rappresaglie che bande di fascisti organizzano in tutta Italia – devastando case, sedi di giornali, picchiando e assaltando – non appena si è diffusa la notizia dell’attentato fallito a Mussolini, avvenuto il giorno prima a Bologna per mano del sedicenne Anteo Zamboni. Lussu, che è un antifascista, ha partecipato alla secessione dell’Aventino dopo l’assassinio di Matteotti, è antimonarchico, ha lavorato a un progetto federalista-rivoluzionario per unire azionisti, repubblicani e socialisti, è nel mirino dei fascisti della sua città: l’ordine è di saccheggiarne la casa e linciarlo sul posto. L’organizzazione dell’assalto, nella sede del fascio, è durata tutta la giornata per cui c’è stato tempo e modo, per Lussu, di ricevere informazioni da voci amiche e preparare una reazione. Gli amici gli consigliano di scappare ma lui decide di restare in casa, situata nella piazza più centrale di Cagliari, lasciandola ben illuminata, «per dare un esempio di incitamento alla resistenza».
Scende in strada per vedere che succede, sente gli squilli di tromba che chiamano a raccolta i fascisti mentre la piazza si fa deserta. Risale, manda via la domestica. La città continua a serrarsi, i negozi abbassano le saracinesche, i cinema si svuotano. Al ristorante vicino casa dove va a pranzare, il cameriere – che è stato un suo soldato durante la guerra e ora è diventato fascista ma nutre ancora grande rispetto del capitano – lo scongiura di partire subito. La sentenza contro Lussu è stata emessa e lo sa tutta Cagliari. Persino gli inquilini del suo palazzo, tra cui un magistrato di Corte d’appello, si chiudono e tacciono terrorizzati. «Incominciai a preparare la difesa. Un fucile da caccia, due pistole da guerra, munizioni sufficienti. Due mazze ferrate dell’esercito austriaco, trofei di guerra, pendevano al muro». Due giovani amici e compagni si presentano per aiutarlo ma lui li congeda senza discutere. Spegne la luce e si avvicina alla finestra. Assiste alla devastazione della sede della tipografia del giornale «Il Corriere» all’angolo, poi a quella dello studio dell’avvocato Angius. Quindi risuona il grido «Abbasso Lussu! A morte!». È sorpreso di riconoscere tra gli assalitori persone che conosce bene, di cui è stato amico o compagno di scuola. La colonna si divide in tre parti e l’attacco arriva da tre punti: una squadra sfonda il portone e sale dalle scale, una cerca di entrare da un cortile sul retro, l’ultima si arrampica dai balconi. «Confesso che, nella mia vita, mi sono trovato in circostanze migliori. I clamori della piazza erano demoniaci. La massa incitava gli assalitori dalle finestre con tonalità di uragano». Lussu lancia un primo avviso, grida «Sono armato!» da dietro le persiane. Poi, mira e spara al primo che arriva sul balcone. Un giovane fascista, Battista Porrà, colpito a morte piomba giù, sul selciato della piazza. Gli altri scompaiono in un lampo. Nonostante lo svolgimento dei fatti dimostri la legittima difesa (e infatti verrà assolto) e nonostante l’immunità parlamentare, Lussu viene portato in carcere. Ci vorrà un anno prima di arrivare a sentenza ma l’ordine di scarcerazione immediata è seguito da un ordine di domicilio coatto. Lussu è condannato alla pena di cinque anni di confino per misure di ordine pubblico e definito «avversario incorreggibile del regime». “
Silvia Ballestra, La Sibilla. Vita di Joyce Lussu, Laterza (collana I Robinson / Letture), 2022¹; pp. 31-33.
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mandorloinfiore · 2 days
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Mi sta tornando la "fissa" per un compagno di classe (asilo, elementari e medie) troppo carino. Ho riflettuto sul fatto che il collegamento tra tutti i tipi che mi sono piaciuti nel tempo è sempre quello dello studio.. mi piace troppo chi mi sa insegnare qualcosa e che ne parla perché gli piace
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pettirosso1959 · 1 month
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MA CHI ERA VERAMENTE KARL MARX?
Da Barbara Costa per Dagospia:
Karl Marx era un mantenuto. Lui, la moglie, i figli, addirittura l’amante, vivevano tutti sulle spalle di Friedrich Engels, compagno comunista ricchissimo, rampollo di facoltosi industriali.
In nome del proletariato, Marx non ha lavorato un giorno in vita sua. In nome del proletariato, Marx sdegnava i proletari, non ne ha mai frequentato uno, tranne le prostitute dei bordelli con cui andava a spassarsela con Engels, che pagava per tutti e due. Lo stesso Engels, accusato di stupro da una cameriera, disse che si era trattato di amore non ricambiato.
Karl Marx, piccolo borghese, sposò un’aristocratica, Jenny von Westphalen, una baronessa anglo-tedesca. Jenny e Marx fecero sesso prima del matrimonio, lei felicissima di aver perso con lui la verginità, gioia sparita subito dopo le nozze: Marx si rivelò un marito egoista e fannullone, dedito solo a teorizzare la rivoluzione che avrebbe cambiato i destini del mondo, quel comunismo che nel ‘900 rovinò la vita a popoli interi.
Alla sua famiglia riservò una vita di stenti: più di un figlio morì di malattie e denutrizione. Un’esistenza misera, piena di debiti, una vita a scrocco di Engels, che passava a Marx tre quarti del suo stipendio, e una volta per lui addirittura rubò. Engels gli trovava editori per libri che Marx non consegnava mai (Il Capitale ci mise 23 anni a scriverlo).
Marx fece fallire quasi tutti i giornali cui collaborava o che avevano la sventura di finire sotto la sua direzione. Fogli finanziati da quei borghesi tanto disprezzati, ma che coi loro soldi gli hanno sempre permesso di portare avanti le sue idee. Il suo non era disprezzo, ma rancore per non essere come loro.
Marx parlava male le lingue, il suo accento tedesco era insopportabile e insopprimibile, nemmeno il suo aspetto fisico affascinava: accurate biografie parlano della sua barba ispida e mal curata, del suo odore sgradevole, i suoi modi aspri e aggressivi, le sue unghie lunghe e nere. L’amico dei proletari non era invitato nei lussuosi salotti parigini, e se ne rodeva. I Marx avevano una domestica, Lenchen, che dormiva in un cantuccio nello studio del gran pensatore.
Marx non la pagava ma se la scopava (lo facevano pure per strada). Quando Lenchen rimase incinta Marx, terrorizzato della reazione di Jenny, piagnucolò soldi e aiuto da Engels, il quale accettò di riconoscere lui il bambino e di prendersi in casa Lenchen, pur di salvare il matrimonio al suo amico. Engels gli si ribellò una volta sola, quando rimase vedovo e Marx, invece di confortarlo, gli chiese soldi per comprare un paio di scarpe. Engels s’incazzò, ma gli diede lo stesso 5 sterline.
Marx sosteneva che tutto è determinato dall’economia, anche il sesso, i sentimenti, le passioni: per le sue necessità, lui usava i soldi degli altri. Marx andava avanti a furia di prestiti pur di non mettersi a lavorare per mantenere la sua famiglia: a Londra il poco che avevano finì pignorato. Buttati fuori da ogni tugurio di cui non pagavano l’affitto, alla loro porta bussavano i creditori che Marx chiamava avidi borghesi, ed erano macellai, lattai, farmacisti, gente che viveva di onesto e duro lavoro, quello che Marx non ha mai conosciuto, semmai schifato.
Marx non aveva rapporti con la famiglia d’origine, ma era contento quando un parente moriva e gli lasciava qualche eredità. Rivide sua madre dopo 20 anni e solo per chiederle soldi: la donna rifiutò e Marx ci litigò a morte. Si fece di ogni amico un nemico, scrivendo su chi aveva successo articoli rosari di insulti. Il filosofo Moses Hess, che aveva organizzato collette per aiutarlo, negli scritti di Marx è solo il marito di una prostituta che gli ha attaccato la gonorrea, e altri sono denigrati come pazzi sifilitici per identici motivi. Marx metteva in giro fake-news di sua invenzione per colpire chi era migliore di lui. Invidioso marcio, gli lanciava contro le più infami calunnie.
Marx da ragazzo voleva fare il poeta, non c’era riuscito, per questo odiava gli scrittori affermati e gioiva delle loro disgrazie: come fu contento quando Ferdinand Lassalle venne sfidato a duello e ucciso dal marito della donna che si era portato a letto!
Lassalle morto non poteva più scrivere libri migliori di Marx, non gli intralciava più il comando della causa comunista, soprattutto era uno a cui non doveva più soldi. Marx non perse mai l’amicizia di Engels, il quale assicurò la dote alle figlie di Marx: il padre coi soldi altrui si sentì in dovere di garantirgli “vantaggiosi matrimoni, perché una vita proletaria non fa certo per loro”. Tussi e Laura Marx, sposate a uomini ricchissimi i cui soldi mantennero lo stesso Marx, morirono suicide, disperate per tutte le corna ricevute dai loro mariti.
Andare a letto con Marx doveva essere un vero sacrificio. Si lavava poco, l’igiene gli era sconosciuta. Ferdinand von Westphalen, suo cognato e ministro degli interni di Bismark, gli mise alla calcagna un agente segreto, che stilò questo bel ritrattino: “Uomo disordinato, per Karl Marx lavarsi, prendersi cura della sua persona, cambiare la biancheria, sono eventi piuttosto rari. Spesso è ubriaco, dorme tutto il giorno vestito sul sofà, incurante di tutto”.
Ha ragione Montanelli: cosa non ha detto e scritto Karl Marx? Tutto e il contrario di tutto, tranne la giusta profezia di un fatto storico che si sia poi realizzato. L’era capitalistica finirà con l’esaurimento dei mezzi di produzione che l’hanno determinata, questa e altre cazzate Marx le sosteneva più d’un secolo e mezzo fa, e stiamo ancora aspettando il sol dell’avvenire, l’abolizione della proprietà privata e tutto il potere al popolo, per un’insensata società di individui tutti uguali, immobili come statuine del presepe, senza problemi, tantomeno sessuali, appagati da chissà quale felicità.
#KarlMarx
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susieporta · 10 months
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Tu non sei responsabile della felicità di tua madre.
E non sei responsabile nemmeno della felicità di tuo padre.
Quando un figlio vive la sua vita con l’intento di rendere migliore la vita di uno o entrambi i suoi genitori, sta scegliendo la sua e la loro infelicità.
Da bambini naturalmente ci addossiamo la responsabilità emotiva della felicità degli adulti che ci stanno attorno.
Se da piccoli siamo stati “bravi bambini” sempre pronti a far star bene la mamma troppo stanca o il papà nervoso per il troppo lavoro, probabilmente da grandi continueremo la trafila dei tentativi di mettere questi genitori sulla retta via.
A volte, in maniera impercettibile, alcuni figli fanno scelte di vita condizionate dagli effetti che tali scelte possono avere sui loro genitori: la scelta del partner, dell’indirizzo di studio, del lavoro e del luogo in cui vivere spesso nascondo in modo nemmeno troppo velato una modalità sacrificale di vivere la propria vita che “va restituita a chi ce l’ha donata”.
Alcuni continuano a lungo da adulti ad arrovellarsi su come far capire alla madre che il suo nuovo compagno è un poco di buono o al padre che fumare gli fa male e che deve mettersi a dieta.
È dai nostri genitori che lo abbiamo appreso.
Ma tutto ciò è solo distruttivo.
Manuela Toto
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falcemartello · 1 year
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youtube
Pink Floyd: i magnifici 50 anni del lato oscuro della luna.
Nella storia della musica ci sono i grandi album e poi c’è The Dark Side Of The Moon, che è molto più di un disco: un’opera d’arte che contiene tutte le arti. Un viaggio nel lato oscuro della mente umana che è suono, poesia, avanguardia elettronica e genialità grafica. Non c’è nulla di ordinario nel capolavoro dei Pink Floyd, nemmeno la sua genesi, considerato che la band lo eseguì dal vivo per intero nel 1972, in Inghilterra e Giappone, prima ancora che uscisse nei negozi (nel marzo 1973) e mentre buona parte dei brani stava assumendo la forma definitiva tra le mura degli Abbey Road Studios, a Londra, nelle pause tra uno show e l’altro. È musica “classica” The Dark Side Of The Moon, e non solo perché ha venduto quarantasette milioni di copie nel mondo e ha trascorso, lungo le decadi, 962 settimane nella classifica americana e conquistato quattordici dischi di platino in Inghilterra. In Italia, nel 2021 è stato di gran lunga il vinile best seller, surclassando i giovani virgulti del rap, i Beatles, i Queen, i Rolling Stones e gli Abba.
Non c’è competizione possibile con il disco cult dei Pink Floyd perché i dieci brani che lo compongono sono altro rispetto alle classificazioni musicali standard. The Dark Side Of The Moon è in sé un genere musicale, un volo pindarico in un suono senza tempo né spazio. Ne è la prova il fatto che nessuna delle dieci canzoni che lo compongono è mai diventata veramente un singolo di successo. Perché “il lato oscuro” è un disco che si ascolta tutto dall’inizio alla fine, come un’opera classica che non si può interrompere per chattare con lo smartphone. Inizia con il suono di un vero battito cardiaco e conduce in un viaggio attraverso la vita e le sue contraddizioni, fino al gran finale dove razionalità e follia si incontrano e si scontrano in Brain Damage ed Eclipse. Una chiusura ad effetto che è senza dubbio anche richiamo alla drammatica parabola umana dell’amico e compagno di band, Syd Barrett, costretto ad abbandonare il gruppo dopo due dischi per gravi problemi psicologici acuiti dall’abuso di sostanze lisergiche.
Ne avevano incisi sette di album i Pink Floyd prima di iniziare a registrare The Dark Side. Nel passaggio da gruppo visionario e psichedelico a band adulta pronta a incidere il suo capolavoro, fu decisivo l’ingaggio di Alan Parsons, tecnico del suono e musicista raffinatissimo. L’incontro dei quattro con Parsons è il passaggio chiave. Chiusi in studio di registrazione i fabolous five spingono la musica nel nuovo millennio con ventotto anni di anticipo.
Non c’è album venuto dopo o inciso negli ultimi tempi che non debba qualcosa alle tecniche di registrazione del “lato oscuro”. Le dissolvenze tra una canzone e l’altra, l’uso dei loop, all’interno di un brano, ovvero suoni registrati e ripetuti all’infinito, l’accelerazione elettronica di una parte lenta di pianoforte, l’uso creativo dei nastri di registrazione che venivano tagliati e poi incollati per creare un tutt’uno di effetti sonori cambiano per sempre le tecniche utilizzate in sala d’incisione. Ma non è tutto qui: nel mezzo della loro personale missione “lunare” i Pink Floyd optano per un’altra scelta rivoluzionaria, ovvero fare del loro nuovo disco una fantastica scatola magica di suoni, un mix indissolubile tra musica, voci e rumori di fondo catturati nella vita reale.
E allora ecco che nelle canzoni entra il crepitio delle monete agitate in una ciotola, il suono potente e ripetitivo di un registratore di cassa, una sinfonia di ticchettii vari registrati in un negozio di sveglie ed orologi, il fruscio delle banconote e poi le voci di gente comune di tecnici e impiegati degli Abbey Road Studios invitati davanti ad un microfono a rispondere liberamente a domande elaborate da Roger Waters (bassista, voce e principale compositore della band) sui temi della follia e della violenza in tutte le loro accezioni. Tra i tanti si presentarono anche Paul McCartney con la compagna Linda, ma le loro parti alla fine non vennero utilizzate nel missaggio finale. A chiudere il cerchio la copertina più iconica di sempre probabilmente ispirata ad un esperimento del matematico, fisico e filosofo Isaac Newton alla fine del milleseicento. Un fascio bianco di luce che attraversa un prisma e si scompone in sei fasci di luce che rappresentano i colori presenti in natura. Un concept puramente grafico, asettico, lineare, senza presenza umana, che ha stregato il pubblico e i critici. E che nessuno della band ha voluto mai spiegare nel suo reale significato perché è un luogo dell’inconscio come il monolite nero e lucido a forma di parallelepipedo che troneggia in 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. È l’arte che diventa mistero e capacità di stupire senza usare parole, solo la musica. Un approccio che i Pink Floyd fecero loro anche un anno prima di incidere il loro disco più importante scegliendo di esibirsi, nell’era dei giganteschi bagni di folla come Woodstock, Altamont o l’isola di Wight, da soli, al tramonto, nel cuore dell’Anfiteatro romano di Pompei. Il suono del silenzio.
Gianni Poglio
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alessiazeni · 1 month
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Capitolo Bonus La Corte Di Fiamme E Argento Feysand
Avviso: Partendo dal presupposto che non ho studiato per diventare traduttrice, quindi ci saranno SICURAMENTE dei possibili errori di traduzione, grammatica, punteggiatura e/o ortografia, questa è la mia versione tradotta in italiano dei capitoli bonus dei libri di Sarah J. Maas.
«Beh, è andata meglio del previsto» ammise Rhys una volta che tutti se n’erano andati, reclinando la testa contro il braccio dell’ampio divano dello studio. Nesta e Cassian erano tornati alla Casa del Vento, dove mia sorella aveva promesso di trovare un modo per iniziare la ricerca del Forziere della Paura. Il mio compagno aggiunse ironicamente “Nonostante il disastro tra Elain e Nesta.”
Ero tornata dalla chiacchierata con mia sorella sul piccolo, il bambino, trovando Rhys sdraiato sul divano, un braccio posato sugli occhi, probabilmente per trovare un momento di pace dopo aver sopportato l’esuberante euforia di Cassian ed Azriel.
Mi sedetti sul divano di fianco a Rhys, alzando le sue gambe muscolose sistemandomi sotto di esse. «Elain ha mostrato un po’ i denti» osservai. «Non me lo sarei aspettato.» O ciò che aveva detto riguardo al suo trauma persistente. Avevo intenzione di parlarne con Nesta, quante volte mi ero concentrata solamente sul mio terrore durante la sofferenza di Elain?
Rhys mi guardò con occhi semi aperti, il ritratto della grazia oziosa. Ma disse lentamente «Come ti fa sentire?» scrollai le spalle, reclinando la testa contro i cuscini «In colpa. Ha addossato tutta la sua rabbia contro Nesta, ma me la merito anche io.»
Elain ed io ci eravamo avvicinate molto dopo la fine della guerra con Hybern. È vero, potrei non essere mai andata a bere qualcosa con lei nello stesso modo in cui lo facevo con Mor e a volte Amren, ma… beh, con un bambino in arrivo, non potevo comunque più bere. E anche se non sono mai corsa prima da Elain con dei problemi o per consigli, avevamo una pacifica, amichevole comprensione. La trovavo una piacevole compagnia.
Mi chiesi se si sarebbe offesa per quel giudizio. Io sicuramente l’avrei fatto.
Rhys chiese «Hai mai visto Elain così?»
«No.» mi morsi il labbro inferiore. Lo sguardo di Rhys seguì il movimento. «Voglio dire, è stata coraggiosa quando serviva, ma non è mai stata polemica.»
«Forse non le è mai stata data la possibilità di esserla.»
Girai la testa verso di lui. «Credi che la stia soffocando?»
Rhys alzò le mani. «Non da sola.» Osservò lo studio mentre pensava. «Ma mi chiedo se tutti hanno costantemente creduto Elain dolce ed innocente, al punto da spingerla a comportarsi così, per non deludere tutti quanti.» Sospirò verso il soffitto. «Con il tempo e la sicurezza, magari vedremo emergere un altro suo lato.»
«Suona pericolosamente simile a quello che Nesta ha detto sul fatto che Elain stia finalmente diventando interessante.»
«Forse Nesta non ha torto.»
Guardai Rhys in cagnesco. «Credi che Elain sia noiosa?»
«Credo sia gentile, e sceglierei sempre la gentilezza alla cattiveria. Ma credo anche che non abbiamo visto tutto ciò che ha da offrire.» Un angolo della sua bocca si alzò. «Non dimenticare che il giardinaggio spesso risulta in qualcosa di bello, ma serve che le mani di qualcuno si sporchino nel frattempo.»
«E che vengano punte da spine» riflettei, ricordandomi di un mattino dell’estate precedente, quando Elain arrivò a casa, il palmo destro sanguinante a causa di diverse ferite causate da un roseto testardo che le aveva bucato i guanti. Le spine le si erano infilate sotto la pelle, lasciando schegge appuntite che dovetti rimuovere.
Non osai menzionare il fatto che se avesse usato i guanti incantati che Lucien le aveva preso per lo scorso Solstizio, niente gli avrebbe forati.
Sospirai, accarezzandomi distrattamente la pancia ancora piatta. «Concentriamoci sull’aiutare una sorella prima di iniziare con l’altra.»
«Concordo.» biascicò Rhys.
Lo fissai. «Dovevi per forza guardare Nesta come se la volessi uccidere, prima?»
Si mise seduto, l’anima dell’innocenza. «Non so di cosa tu stia parlando, Feyre cara.» Si sporse in avanti, l’aria luccicò brevemente quando lo scudo attorno a me venne abbassato. Le sue labbra mi accarezzarono la guancia. «Non farei mai una cosa simile. Devi pensare al tuo altro compagno.»
«Sì. Quello crudele, iperprotettivo, mezzo fuori di testa.» Sorrisi mentre mi baciava la mascella, poi il collo. Mi si piegarono le dita dei piedi.
«Crudele?» mormorò Rhys contro la mia pelle. «Mi ferisci.»
Gli permisi di adagiarmi sui cuscini, assaporando il suo peso mentre si sistemava sui gomiti. «Sembri felice» disse, il suo sorriso dolce e tenero in un modo che in pochi nel mondo fuori Velaris avevano mai visto.
«Sono felice» dissi. «Sono felice che la nostra famiglia possa condividere la nostra gioia.» A prescindere da quanto fosse diventato difficile il rapporto tra me e Nesta, aveva rischiarato qualcosa nel mio petto quando ci aveva fatto le sue congratulazioni.
«Se credi che sono iperprotettivo» disse Rhys, i capelli scuri che gli scivolarono in faccia «allora aspetta solo che Mor torni da Vallahan. Non lascerai mai la casa senza qualcuno che ti accompagni.»
«Credevo che Azriel e Cassian sarebbero stati quelli di cui preoccuparsi.»
«Oh, saranno tremendi. Ma Mor probabilmente aggiungerà un secondo scudo attorno a te e verrà a controllare sei volte al giorno per assicurarsi che mangi e dormi abbastanza.»
Gemetti. «Che la Madre abbia pietà.»
«Hmmm» disse Rhys, gli occhi luminosi mentre giochicchiava con la fine della mia treccia.
Per un lungo minuto, ci sorridemmo a vicenda. Osservai ogni elegante parte del suo volto, ogni punto che risplendeva di calore e felicità che radiavano da lui. «Cassian ha detto che sei stato lunatico. Perché?» 
Credevo a Cassian, ma Rhys non era stato affatto lunatico attorno a me. Ogni volta che il mio compagno mi guardava negli ultimi tempi, solo puro amore risplendeva nei suoi occhi.
Non mi sarei mai scordata il momento in cui avevamo scoperto che portavo in grembo nostro figlio, quel bellissimo bambino che l’Intagliaossa mi aveva mostrato. Ero seduta davanti ad un cavalletto nella galleria, durante la tarda serata, dipingendo un incubo che avevo avuto il giorno prima.
I bambini erano tornati a casa, ed ero restata da sola, il che era inusuale in quei giorni, e mi era rimasta qualche rara energia in eccesso dopo le lezioni. Le cose che i bambini dipingevano spesso mi facevano piangere, anche se ero sempre attenta a nascondere le lacrime. Ma nonostante la quantità di emozioni complesse che quella giornata di lavoro mi aveva scatenato, si era dimostrato gratificante in un modo che non avrei mai potuto immaginare. In un modo che tutta la mia considerevole magia non mi aveva mai fatto provare.
E l’unica cosa da fare con quelle emozioni era dipingerle.
L’incubo mi aveva lasciata sbilanciata tutto il giorno, restando nella mia mente come una specie di livido. Ero tornata Sotto la Montagna, ad affrontare nuovamente la mia seconda sfida, quegli spuntoni irregolari che scendevano per impalarmi se non avessi tirato la giusta leva in tempo. In qualche modo ero tornata analfabeta, incapace di decifrare i segni sul muro, costretta a scegliere a caso la mia salvezza o la mia fine. Rhys mi aveva salvata, allora, ma nel sogno, lui non c’era.
Solo Amarantha era presente, il re di Hybern un’ombra dietro di lei, ed in qualche modo nessuno sapeva dove fossi, che ero stata riportata lì perché lei aveva capito che la prima volta ne ero uscita imbrogliando, e non sarei mai uscita, mai uscita, mai uscita…
Quello era stato l’ultimo pensiero che ho avuto prima di costringermi a svegliarmi, madida di sudore, il cuore che mi martellava nel petto. Rhys si mosse, mettendomi al suo fianco, la sua ala che copriva entrambi, e nonostante mi accoccolai al suo calore ed alla sua forza, il sonno non mi ritrovò.
Quindi attesi finché i bambini non avevano lasciato lo studio quel giorno, prima di prendere una tela nera e la mia tavolozza. Mi preparai una tazza di the alla menta piperita e radice di liquerizia, poi presi il pennello.
Avevo dipinto quell’incubo per quasi due ore, la schiena rivolta alla porta, quando Rhys entrò. Rimase completamente in silenzio. Non era l’appagato silenzio in cui rimaneva a volte mentre mi osservava dipingere. Era puro silenzio scioccato.
Mi girai verso di lui in tempo per vederlo crollare sulle ginocchia.
E poi si mise a piangere e a ridere e l’unica cosa che riuscii a capire dal suo balbettare estatico fu una parola: bambino. Mi alzai dallo sgabello. Stavo piangendo anche io quando mi lanciai tra le sue braccia, buttandoci a terra entrambi, e mi appoggiò una mano sulla pancia, in meraviglia.
Qualcosa era cambiato nel mio odore da quando l’avevo lasciato quella mattina, forse anche da quando se n’erano andati i bambini. Alla fine la vita si era radicata dentro di me.
Restammo stesi sul pavimento, le nostre risate e le lacrime mischiate assieme e, una volta che ci calmammo, lo baciai. I nostri vestiti svanirono subito dopo e lo cavalcai sul pavimento dello studio, lasciando che la luce dentro di me brillò sufficientemente forte da proiettare ombre nella stanza.
Ricominciò a piangere guardandomi muovere, lacrime silenziose che scivolavano lungo la notte stellata da lui emanata, e quando mi inclinai per leccarle via, venne così intensamente da far raggiungere anche a me l’apice del piacere.
Ed ora, proprio come aveva fatto quella volta nello studio, le sue dita iniziarono a tracciare pigri cerchi sul mio ventre, sui seni, già pesanti e doloranti in un modo che non aveva niente a che fare con il desiderio che stava crescendo tra le mie gambe. Era stato uno dei primi segni, oltre il vomito che nell’ultimo periodo era continuativo: i miei seni si erano gonfiati e facevano male.
Rhys fece un cerchio attorno ad uno dei miei capezzoli, che divenne turgido sotto il suo tocco. Lo osservò diventare un rilievo sotto la maglia, come un gatto osserva un topo.
«Rhys» dissi quando la mia domanda rimase senza risposta. «Perché Cassian ha detto che sei stato lunatico?»
Chiuse la bocca attorno ad un mio seno, i denti che mi graffiavano attraverso la maglia. «Non c’è un motivo.»
«Bugiardo.» gli tirai i capelli, costringendolo a tirare su la testa. «Dimmelo.»
Si liberò dalla mia presa e mise il viso contro il lato del mio collo, abbassando il proprio corpo abbastanza da mostrarmi come sarebbe andata a finire. Non riuscii a fermare i miei fianchi dallo scontrarsi con i suoi. Un altro segno: Ero stata tremendamente affamata. E non solo di cibo.
C’erano state notti in cui avevo a malapena aspettato che Rhys entrasse in camera da letto prima di strappargli i vestiti di dosso, prima di crollare sulle ginocchia per prendere in profondità nella mia bocca il suo membro, o chiedergli di scoparmi contro il muro. C’erano giorni interi in cui scoprivo di avere bisogno di averlo dentro di me, che usai i miei poteri da daemati per chiedergli di incontrarmi alla casa di città per pranzo, dato che era più vicino allo studio, rispetto alla nostra nuova casa.
Quella adorabile, perfetta casa che avevamo costruito, con una camera per bambini che, volesse il Calderone, sarebbe stata occupata verso la fine della primavera.
Rhys fece combaciare la mia interminabile fame con la sua. A volte lo facevamo lentamente, assaporando ogni centimetro dell’altro, l’incarnazione di quello che significa fare l’amore. Altre volte, solitamente, erano pure, rudi scopate. Solo quella mattina, ero stata così assalita dal desiderio che eravamo a malapena riusciti a fare colazione in privato nella nostra stanza, prima che gli andassi sopra cavalcandolo fino a che non restammo entrambi privi di sensi dal piacere.
Chiesi a Madja a riguardo il giorno precedente, se fosse una cosa… normale volerlo così tanto.
«Sì» aveva risposto, con gli occhi che luccicavano. «Molte gestanti non ne parlano, ma ha a che fare con l’essenza alterante del tuo corpo. Non so dirti perché succede, ma è normale. Goditi ogni momento.»
Rhys disse contro il mio collo «Sono stato lunatico perché non ho dormito.» Mi leccò lungo la gola e la sua mano si fece strada nei miei pantaloni. Non lo fermai, non quando le sue dita trovarono l’umidità che lo attendeva. Emise un ringhio soddisfatto. «Visto?»
Sapevo che stava cercando una copertura e lo lasciai fare. Avevo imparato che Rhys mi avrebbe detto cosa lo preoccupava quando sarebbe stato pronto a farlo. Forse Cassian aveva interpretato male il suo comportamento, forse era rivolto verso mia sorella.
Sapevo che era improbabile.
Ma mentre Rhys fece scivolare le sue dita dentro di me, seguendo un perfido ritmo lento, lasciai stare. Era sempre stata una parte della nostra amicizia: darci a vicenda il tempo di decidere quando eravamo pronti a parlare.
E poi c’era il nostro accordo finale, marchiato con l’inchiostro su di noi da quando avevamo sconfitto Hybern… Gli diedi un bacio profondo, la lingua che si aggrovigliava alla sua. Non avremmo passato un momento in questo mondo senza l’altro. Potevo solo pregare che il nostro bambino, un giorno, trovasse un amore del genere.
Rhys mi portò sull’orlo dell’orgasmo e poi la sua mano ed i miei vestiti sparirono. Si sbottonò i pantaloni con tremenda lentezza, guardandomi in faccia mentre liberava la sua considerabile lunghezza. Continuò a guardarmi per tutto il tempo mentre scivolava dentro di me in un’unica, potente spinta, sembrava assaporare ogni mio gemito e supplica senza fiato mentre si muoveva dentro di me.
Come se lo stesse memorizzando, tutto quanto.
Quando fummo entrambi ansimanti, il viso di Rhys ancora affossato contro il mio collo, le mie dita che si aggrovigliavano pigramente nella sua maglia madida di sudore, dissi «Sembra reale ora che anche gli altri lo sanno.»
Rhys sapeva a cosa mi riferivo. «C’è ancora una persona de informare.»
Sorrisi, tirandogli i capelli per costringerlo a guardarmi. Rhys obbedì, guardandomi in faccia. «Vuoi essere te a dirlo a Mor o posso farlo io?»
Lui la conosceva da più tempo, ma io la consideravo la mia più cara amica.
Una sorella, forse anche più di quelle che avevo già.
«Credo che dovremmo lasciare che glielo dica lui» disse Rhys, indicando la mia pancia.
Alzai un sopracciglio. «Come?»
Sorrise ironicamente. «La prossima volta che Mor sarà a casa, lasceremo scendere lo scudo attorno a te. Vediamo quanto ci vuole prima che ti senta. E che senta lui.»
Ricambiai il sorriso. «Mi piace.» Già desideravo avere modo di catturare la faccia di Mor in quel momento. Feci scorrere una mano lungo i capelli setosi di Rhys. «Hai qualche nome in mente?»
Rhys fece un sorrisino. «Oh, sì.»
«Non mi fido affatto di quel sorriso.»
«Perché?» si tirò indietro e con un’ondata della sua magia, ci trovammo entrambi puliti. Repressi la crescente fame che mi si era scatenata guardandolo risistemarsi nei pantaloni. «Non gli darei mai un nome ridicolo.»
«Non ti credo.» Gli toccai il naso. «Il tuo cognome…»
«Non parliamo del mio cognome» disse, mordicchiandomi la punta del dito.
Risi. «Va bene.»
Ma i suoi occhi si oscurarono «E se lo chiamassimo come tuo padre?»
Il mio cuore si tese. «Ti andrebbe davvero bene?»
«Ma certo.»
Dovetti inghiottire il nodo che mi si era formato in gola mentre mi tirai su per sedermi, fronte a fronte con lui. «Magari come secondo nome, ma… no. Voglio che nostro figlio abbia un nome suo.»
Nostro figlio. Le parole erano strane, ma splendide sulla mia lingua.
Rhys annuì, il viso si addolcì, come se le parole avessero commosso anche lui.
Potevo già vedere il padre che sarebbe diventato, lo vedevo ridere mentre lanciava il nostro bambino per aria, lo vedevo sonnecchiare con il bimbo su quel divano, un libro aperto sulle gambe. Nostro figlio non avrebbe mai, neanche per un istante, dubitato di essere amato ed apprezzato. E Rhys sarebbe andato fino alla fine del mondo per proteggerlo.
Sorrisi a quel sogno ad occhi aperti, le mani che già volevano disegnare quelle scene.
Rhys emise un mormorio di contemplazione. «Che ne dici di Nyx?»
Sbattei le palpebre. «Nyx?»
Rhys indicò una delle pareti di libri nello studio. Un tomo rilegato in pelle fluttuò verso le sue dita aperte. Senza dire una parola aprì su una pagina e me lo passò.
Lessi il testo all’interno. «Un’antica dea della notte?»
«Più o meno dei tempi del Forziere, in realtà» disse Rhys. «È per lo più dimenticata, ora, ma mi piace come suona il suo nome. Perché non usarlo per un maschietto?»
«Nyx» riflettei ancora, il nome che riecheggiava nel silenzio dello studio. Mi passai un dito tatuato sulla pancia. La mano di Rhys si sovrappose alla mia ed entrambi sorridemmo alla piccola vita che si stava formando nel mio corpo.
«Nyx» dissi un’ultima volta, e avrei potuto giurare che un potere baciato dalla notte emerse in risposta.
Rhys trattenne il respiro, come se avesse sentito anche lui quel nucleo di potere.
Insieme, guardammo le nostre mani congiunte, il mio ventre sotto di esse.
Insieme, guardammo nostro figlio, ed offrii i miei silenziosi ringraziamenti alla Madre per il bellissimo futuro che era sbocciato di fronte a noi.
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notebook91286 · 1 year
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omarfor-orchestra · 8 months
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Film italiani in uscita a settembre
Io Capitano (Matteo Garrone): 07/09
Una fiaba omerica che racconta il viaggio avventuroso di due giovani, Seydou e Moussa, che lasciano Dakar per raggiungere l’Europa. Un’Odissea contemporanea attraverso le insidie del deserto, i pericoli del mare e le ambiguità dell’essere umano
Il più bel secolo della mia vita (Alessandro Bardani): 07/09
Un'assurda legge impedisce a Giovanni, figlio non riconosciuto alla nascita, di sapere l'identità dei suoi genitori biologici prima del compimento del suo centesimo anno di età. Per riuscire ad attirare l'opinione pubblica, la sua unica speranza è ottenere la complicità di Gustavo, unico centenario non riconosciuto alla nascita in vita. Il solo che avrebbe il diritto di avvalersi di questa normativa ma che sembra non aver alcun interesse a farlo. Il più bel secolo della mia vita racconta l'incontro tra un centenario proiettato nel futuro e un giovane ancorato al passato e della loro inaspettata amicizia
Uomini da marciapiede (Francesco Albanese): 07/09
Siamo in giugno e i tifosi più appassionati si preparano ai trenta giorni di partite degli Europei di calcio 2021, un manipolo di squattrinati per sbarcare il lunario si mette a fare il mestiere più antico del mondo per mogli e fidanzate annoiate alla ricerca di qualche avventura facile. Ma un piano che sembra facile si trasforma ben presto in una vicenda paradossale e piena di imprevisti divertenti, infatti i nostri "uomini da marciapiede" avranno alle calcagna la polizia e la mala di tutta la città.
L'expérience Zola (Gianluca Matarrese): 13/09
Anne è una regista teatrale. Si è separata dal marito e sta cambiando casa. È spenta, senza desideri. Conosce Ben, vicino di casa servizievole e attore senza scritture. Lui la guarda con occhi appassionati, lei non vuole mai più legarsi a un uomo. Ma quando decide di mettere in scena "L'assommoir" di Zola, è a lui che propone il ruolo di Coupeau, riservandosi quello di Gervaise. Man mano che la storia si sviluppa, il confine tra la vita reale e la rappresentazione teatrale si riduce sempre di più. Tra letture e prove, tra ricerca e studio, la realtà sfuma nella finzione e i due sembrano ripercorrere esattamente tutti i passaggi della storia di Coupeau e Gervaise, fino alla rovina.
Patagonia (Simone Bozzelli): 14/09
Nonostante abbia una ventina d'anni, Yuri viene trattato come un bambino dalle zie con cui vive in un paesino sulla costa adriatica dell'Abruzzo. Sarà l'incontro con Agostino, l'animatore che viene a lavorare a una festa per il cugino piccolo, a far scattare qualcosa in lui. Attrazione, desiderio di libertà, un interesse per lo stile di vita di un ragazzo che vive in camper e sembra non dover sottostare a nessun legame. Scappato di casa, Yuri si stabilirà in una comunità di gente simile ad Agostino, che vive alla giornata tra un rave e l'altro.
L'invenzione della neve (Vittorio Moroni): 14/09
Carmen ha un passato non facile. Da bambina è stata tolta alla madre, insieme alla sorella Sonia, e inserita in una casa famiglia. Ora è a sua volta madre di una bambina, Giada, che ha avuto con il suo compagno Massimo. La bambina è stata affidata dal giudice al padre e Carmen la può vedere solo al sabato ogni 15 giorni. Ma lei non intende accettare questa decisione perché, nonostante gli errori commessi in passato, si sente e vuole essere madre a pieno titolo.
Una sterminata domenica (Alain Parroni): 14/09
Estate. Roma e zone limitrofe. È in quest'area che si muovono tre adolescenti. Kevin, sedicenne, Alex che di anni ne ha appena compiuti diciannove, e Brenda che è incinta. Il loro è un girovagare tra città, campagna e periferia, costantemente insieme e apparentemente uniti fino a quando un'allusione modifica gli equilibri. Il loro processo di crescita privo di bussola passa a una nuova fase.
Mamma qui comando io (Federico Moccia): 14/09
Filippo e Michela sono marito e moglie prossimi alla separazione e genitori di Francesco, che ha nove anni, un carattere vivace ed è molto furbo. Mentre si trovano in tribunale, i due iniziano a litigare riguardo a chi debba spettare la casa i famiglia e su chi sia il genitore più adatto ad avere la custodia del bambino. È così che il giudice inaspettatamente decide di assegnare la casa a Francesco, mentre la madre e il padre dovranno alternarsi ogni inizio settimana nell'abitazione.
Goffredo e l'Italia chiamò (Angelo Antonucci): 15/09
La vita, gli amori, gli ideali di libertà del giovane poeta e patriota Goffredo Mameli, autore dell'inno degli Italiani, morto a soli 21 anni, il 6 luglio del 1849, combattendo per l'indipendenza dell'Italia.
Felicità (Micaela Ramazzotti): 21/09
Roma. Desirè lavora come truccatrice nei set cinematografici e da quando era adolescente ha sempre messo i soldi da parte. È ingenua e disponibile e molti se ne approfittano come il padre che la sottopone a continui ricatti morali o il compagno Bruno, un professore universitario narcisista che la fa sentire spesso inadeguata. Quando il fratello Claudio, per il quale ha firmato dei documenti su pressione dei genitori per poter pagare una Mercedes nera con cui il ragazzo avrebbe dovuto iniziare un lavoro come autista, entra in depressione, Desirè capisce che è l'unica che lo può aiutare e, per riuscirci, deve allontanarlo dalla sua famiglia che ha sempre trascurato i suoi problemi psichiatrici. E per farlo può contare solo su sé stessa
Infiniti (Cristian de Matteis): 21/09
Roberta e Davide stanno felicemente insieme da quattro anni da quando si sono incontrati e innamorati al Museo di Casa Leopardi a Recanati: oggi Davide sta cercando di affermarsi come pittore, mentre Roberta, nonostante la sua passione letteraria, è diventata un agente immobiliare e lavora nell'agenzia di Davide, sposato alla ricca e annoiata Greta ma segretamente innamorato di lei. Quando Roberta scopre che Davide all'inizio della loro relazione l'ha tradita, il rapporto tra i due entra in crisi profonda e la ragazza comincia ad interessarsi a Lorenzo, il commesso del supermercato che ha un tatuaggio "leopardiano" sul polso. Ma anche nelle relazioni non tutto è come sembra e come nel nastro di Moebius due persone possono camminare nello stesso spazio ma ritrovarsi alla fine in punti diametralmente opposti.
Non credo in niente (Alessandro Marzullo): 28/09
Una pianista e un violinista che lavorano in nero per un ristoratore dispotico. Un aspirante attore che alterna i rari provini alle frequenti a scopate senza futuro. Una hostess che disegna, canta, balla da sola e non crede (più) all’amore eterno, considerandolo un sentimento che si possono permettere solo i ricchi. Sono i quattro protagonisti, tutti alle soglie dei trent’anni, di una storia crepuscolare che si svolge in una Roma sporca e ostile, soprattutto ai giovani, cui offre solo umiliazioni della loro dignità e l’invito costante ad accantonare i propri sogni e le proprie aspirazioni artistiche.
Nata per te (Fabio Mollo): 28/09
La storia di Luca e Alba: un uomo e una bambina che hanno disperatamente bisogno l'uno dell'altra, anche se il mondo intorno a loro non sembra ancora pronto a vederli insieme. Il tribunale di Napoli è alla ricerca di una famiglia per Alba, che ha la sindrome di down e, appena nata, è stata abbandonata in ospedale. Luca, single, omosessuale, cattolico, da sempre mosso da un forte desiderio di paternità, lotta per ottenere l'affidamento di Alba. Quante famiglie "tradizionali" devono dire di no prima che Luca possa essere preso in considerazione? Può una bambina rifiutata dal mondo diventare il premio di una vita?
Documentari
Tiziano Terzani: il viaggio della vita (Mario Zanot): 11/09
Enzo Jannacci - vengo anch'io (Giorgio Verdelli): 11/09
Le mie poesie non cambieranno il modo (Annalena Benini, Francesco Piccolo): 14/09
La storia di Patrizia Cavalli è il cammino di una donna totalmente libera, bisognosa di pubblico e di amicizia, bisognosa di giocare seriamente con la vita. Una ragazza che scappa dalla provincia e dalle sue regole ordinarie per diventare, avanti e indietro nel tempo, regina di se stessa. Con grande talento, innocenza e sense of humour. Il documentario restituisce allo spettatore la carnalità, la libertà e il calore delle poesie di Patrizia Cavalli, l'esperienza di un'autentica ispirazione poetica fondata sulla vita quotidiana, e il senso profondo di un'esistenza che rifiuta la banalità delle definizioni. Patrizia Cavalli è morta il 21 giugno 2022, durante la post-produzione di questo film, che custodisce la sua ultima testimonianza.
Zucchero Sugar Fornaciari (Valentina Zanella, Giangiacomo De Stefano): 25/09
The years we have been nowhere (Lucio Cascavilla, Mauro Piacentini): 27/09
Il filo conduttore del film, sono le storie di Sulemain, Fatima Kamakuye e Patrick che hanno lasciato la Sierra Leone in cerca di un futuro migliore, riuscendo a costruirsi delle nuove vite e delle famiglie in Europa e negli Stati Uniti. Ma, a causa di problematiche dal carattere burocratico ed alcune infrazioni amministrative, vengono condannati e strappati alle loro famiglie per essere rispediti nel paese d'origine, dove ormai hanno perso i contatti con amici e familiari di una volta
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l-incantatrice · 1 year
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Se l’anno scorso mi avessero chiesto che programmi avevo per l’anno nuovo avrei risposto che l’unico era quello di sopravvivere limitando il più possibile i danni. Se me lo chiedessero quest’anno invece risponderei che ho diversi progetti. Innanzitutto riguardano mio figlio: a maggio diventa maggiorenne farà la patente e a luglio andrà negli Stati Uniti per una vacanza studio. Visiterà New York,Baltimora,Philadelphia e Washington. Sono contenta per lui,sarà una bellissima esperienza. Per quanto riguarda me,oltre che proseguire le cose intraprese negli ultimi mesi, il progetto più bello che realizzerò la prossima estate è quello di sposarmi. Ormai convivo col mio compagno da 25 anni,non ci ho mai tenuto particolarmente al matrimonio,ma in questi ultimi 3 o 4 anni mi è balenata l’idea,anche per coronare un amore che dura da tanti anni. Inoltre dopo tutte le cose brutte che mi sono capitate in questo ultimo periodo,voglio concentrarmi solo su cose belle,ora che la mia vita sembra aver ripreso un corso positivo.
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dottssapatrizia · 1 year
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Violenza sulle donne: chiama 1522
Gli uomini che compiono violenza sulle donne sono tanti, troppi.Gli uomini aggressivi presentano in genere determinati comportamenti che vengono messi in atto non solo nei confronti della loro partner, ma anche verso altre persone. La violenza verbale e psicologica che porta alla denigrazione di chi lo circonda è un tipico atteggiamento dell'uomo violento. La gelosia e possessività ossessive (vietare alla propria compagna di uscire o di vestirsi in determinati modi, isolarla dal contesto o di studio) rappresentano un'altra caratteristica di questi uomini proprio come l'irascibilità e l'aggressività anche verso gli oggetti. L'abuso di sostanze stupefacenti o di alcol può essere un fattore scatenante come un'eccessiva intolleranza a situazioni di normale stress. Anche il vittimismo, il non sentirsi capito e la forte insicurezza non sono da sottovalutare. Ma il campanello di allarme più grave è la VIOLENZA FISICA: spinte, schiaffi o sberle seguiti da scuse insistenti.
Il problema è che, spesso, noi donne li giustifichiamo arrivando addirittura a colpevolizzarci perché, magari, abbiamo fatto innervosire il nostro compagno.
Coloro che si trovano a vivere questo umano degrado non saranno mai sole a combattere ma devono sapere che qualsiasi giustificazione o scusa per un atteggiamento VIOLENTO non sarà mai sufficiente a impedire la PROSSIMA VOLTA. Ricordiamoci sempre che SI AMA FORTE E NON CON LA FORZA!!
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Wonka il Film
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✔️ 𝐒𝐓𝐑𝐄𝐀𝐌𝐈𝐍𝐆 𝐎𝐑𝐀 𝐐𝐔𝐈 ▶ https://megavids.online/movie/787699/wonka
:: Trama WONKA ::
Questo film racconta la storia delle origini di Willy Wonka, un personaggio del romanzo Charlie e la fabbrica di cioccolato di Roald Dahl, pubblicato nel 1964. Questo film descrive i primi giorni di Wonka come eccentrico cioccolatiere. Confezionato come "compagno" dell'adattamento cinematografico di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, questo film ha come protagonista Timothée Chalamet. È supportato da Calah Lane e altri attori famosi come Keegan-Michael Key, Paterson Joseph, Matt Lucas, Mathew Baynton, Sally Hawkins, Rowan Atkinson, Jim Carter, Tom Davis, Olivia Colman e Hugh Grant.
Il processo di sviluppo del film è iniziato dopo che la Warner Bros. La Pictures, che aveva precedentemente pubblicato un adattamento del romanzo del 1964 nel 2005, ha acquisito i diritti sul personaggio di Wonka nell'ottobre 2016. Hanno annunciato che il film si sarebbe concentrato sulla storia delle origini di Wonka. Timothée Chalamet è stato confermato per interpretare Wonka nel maggio 2021 e il cast di supporto è stato annunciato nel settembre dello stesso anno. Le riprese principali sono iniziate nel Regno Unito nel settembre 2021. Le location delle riprese includono Warner Bros. Studios, Leavesden, Watford, così come a Oxford, Lyme Regis, Bath, St Albans e al Rivoli Ballroom di Crofton Park, Londra. Le canzoni originali del film sono state fornite da Neil Hannon, con la musica originale di Joby Talbot.
Wonka è stato presentato in anteprima alla Royal Festival Hall, Southbank Centre, Londra, il 28 novembre 2023. Il film è uscito nel Regno Unito l'8 dicembre e negli Stati Uniti il ​​15 dicembre 2023 dalla Warner Bros. Immagini. Il film ha ricevuto recensioni generalmente positive da parte della critica.
Lancio :
Timothée Chalamet nel ruolo di Willy Wonka, un aspirante inventore e cioccolatiere.
Calah Lane nel ruolo di Noodle, l'assistente di Willy
Keegan-Michael Key nel ruolo del capo della polizia
Paterson Joseph nei panni di Arthur Slugworth, un uomo d'affari corrotto e leader del cartello del cioccolato
Matt Lucas nel ruolo di Prodnose
Matthew Baynton nel ruolo di Fickelgruber
Sally Hawkins nel ruolo della madre di Willy Wonka
Rowan Atkinson nel ruolo di Padre Julius, un prete.
Jim Carter nel ruolo di Abacus Crunch,e altri
Wonka ha tenuto proiezioni speciali allo ShowEast il 24 ottobre 2023 e all'auditorium Naval Support Activity Hampton Roads il 19 novembre. Una première speciale a Tokyo si è tenuta il 20 novembre, alla presenza del regista Paul King, dei produttori David Heyman e Alexandra Derbyshire e delle star del cinema Timothée Chalamet e Hugh Grant. Il film è stato presentato in anteprima alla Royal Festival Hall, Southbank Centre, il 28 novembre 2023. Distribuito nelle sale dalla Warner Bros. Immagini nel Regno Unito l'8 dicembre 2023, il film è stato seguito dall'uscita negli Stati Uniti il ​​15 dicembre 2023, nei cinema convenzionali, Dolby Cinema e IMAX.Inizialmente, l'uscita del film era prevista per il 17 marzo 2023.
Il film è un artefatto culturale creato da una specifica cultura, riflettendola e, al tempo stesso, influenzandola. È per questo motivo che il film viene considerato come un'importante forma d'arte, una fonte di intrattenimento popolare ed un potente mezzo per educare (o indottrinare) la popolazione. Il fatto che sia fruibile attraverso la vista rende questa forma d'arte una potente forma di comunicazione universale. Alcuni film sono diventati popolari in tutto il mondo grazie all'uso del doppiaggio o dei sottotitoli per tradurre i dialoghi del film stesso in lingue diverse da quella (o quelle) utilizzata nella sua produzione.
Le singole immagini che formano il film sono chiamate “fotogrammi”. Durante la proiezione delle tradizionali pellicole di celluloide, un otturatore rotante muove la pellicola per posizionare ogni fotogramma nella posizione giusta per essere proiettato. Durante il processo, fra un frammento e l'altro vengono creati degli intervalli scuri, di cui però lo spettatore non nota la loro presenza per via del cosiddetto effetto della persistenza della visione: per un breve periodo di tempo l'immagine permane a livello della retina. La percezione del movimento è dovuta ad un effetto psicologico definito come “fenomeno Phi”.
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diceriadelluntore · 1 year
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Puntatori
Nel 1891, Sir Arthur Conan Doyle pubblica il primo dei 56 racconti con protagonisti Sherlock Holmes e John H. Watson. Il titolo è Uno scandalo in Boemia ed è, non solo a mio parere, una delle avventure più belle del detective londinese e del suo amico medico reduce di guerra. In particolare, questo racconto ha tre particolarità: la prima è che fu il primo, sulle pagine del The Strand, illustrato dalla matita elegante di Sidney Paget; la seconda, è che uno dei personaggi centrali è Irene Adler, cantante d’opera, avventuriera e amante dell’uomo che si presenta nello studio di Baker Street per chiedere aiuto, Wilhelm Gottsreich Sigismond von Ormstein, erede al trono di Boemia. La Adler finirà per raggirare il nostro eroe, tanto che il Dottor Watson senza malcelare la sua soddisfazione dirà che Holmes è “fallace di fronte all’arguzia di una donna”. Ma il terzo punto è quello che è davvero interessante: Holmes chiede a Watson di prendere notizie su questa Adler dal suo schedario, “un sistema di catalogare ogni trafiletto riguardante nomi e fatti notevoli, cosicché era difficile che venisse nominato qualcosa o qualcuno su cui Holmes non avesse qualcosa da aggiungere. Nel caso specifico trovai la biografia della signora infilata tra quella di un rabbino ebreo e quella di un comandante di stato maggiore, autore di una monografia sui pesci di mari profondi” (Sherlock Holmes, Tutti I Racconti, a cura di Luca Lamberti, Einaudi, 2011).
Holmes aveva uno schedario, che usava come un database, una sorta di indice in versione libera, che è uno dei punti più eccentrici che Dennis Duncan, professore di Inglese all’University College di Londra, racconta in questo splendido saggio, che è stato il mio compagno di viaggio nelle gite della settimana scorsa
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Duncan racconta la storia di una delle più grandi invenzioni della conoscenza: l’indice analitico. Infatti, prima dell’indice a noi più comune, cioè “l’elenco dei titoli che distinguono le varie parti in cui l’opera è suddivisa o dei titoli dei brani, dei componimenti poetici che vi sono raccolti, talora soltanto della numerazione progressiva dei capitoli, disposti nell’ordine di successione con indicata a lato la pagina in cui si trovano; può essere posto prima o dopo il testo” (voce Indice, Enciclopedia Treccani)”, e che sembrerà strano è pratica comune solo da un 150 anni in editoria, l’umanità culturale si è interrogata spesso sulla costruzione di un indice analitico, o sommario, cioè un elenco strutturato di parole o locuzioni, le voci, trattate o citate all'interno di un testo e corredate da uno o più indicatori, i puntatori, che rimandano alle parti di testo dove è menzionata la voce relativa. 
Tutto nasce, tra Storia e Leggenda, ad Alessandria, presso la maestosa Biblioteca del Mouseion, quando Callimaco di Cirene, che erroneamente ne è considerato bibliotecario (la storia è particolare, è probabile che non lo fu mai, si sa che fu Zenodoto di Efeso il bibliotecario storicamente attestato nel III secolo a.C.) si pose una domanda di fronte alla leggendaria ricchezza dei testi di quella biblioteca: tra quelle centinaia di opere, come era possibile trarre velocemente un’informazione? La sua soluzione furono i Pinakes, una sorta di prima opera bibliografica: pinax vuol dire tavola, in senso stretto le tavolette dove si scriveva, e l’opera di Callimaco, di cui non ci sono arrivati che frammenti da altre opere che la citano, doveva essere organizzata per genere di opere (retorica, legge, epica e tra cui il miscellaneo, dove si parla di plaukuntopoiika, che è l'arte di cucinare le focacce), disponendo gli autori in ordine alfabetico, da Alfa a Omega, aggiungendo piccole informazioni: il patronimico, il luogo di nascita, l’epiteto, la professione, dati biografici, spesso un elenco delle opere o un incipit. Questo fu il primo passo di una storia che passa per le corrispondenze medioevali, che aiutavano a cercare nella Bibbia i riferimenti per i sermoni e le prediche, ai numeri di pagina (la cui prima apparizione avviene solo nel 1470), alle dispute sull’uso dell’indice, visto come un’escamotage per non leggere davvero i libri, fino a cose sorprendenti, come l’uso satirico degli indici analitici, nel’700, per attaccare avversari accademici, politici e che fanno scoprire personaggi sconosciuti adesso come William King, che scriverà cose meravigliose attraverso indici satirici di altre opere di suoi contemporanei. E se la cosa può sembrare antica e melanconica, vi scrivo come inizia la pagina di Google che si intitola “In che modo la Ricerca Google organizza le informazioni”: È come l’indice alla fine del libro, con una voce per ogni parola visualizzata su ciascuna pagina web che indicizziamo. Quando indicizziamo una pagina web, la aggiungiamo alle voci per tutte le parole che contiene. Il mega indice del mondo moderno insomma. O di tutto quello che il mondo mette nel web.
Tra romanzi tutti giocati sull’indice (uno su tutti, il magnifico Fuoco Pallido di Nabokov), passando per monasteri innovativi del XIII secolo, fino a politici conservatori, scrittori narcisi e gli ebook, un viaggio straordinario su come, dice Duncan, “abbiamo imparato con fatica e ostinazione a rendere leggibile il grande e vitale caos di conoscenza che ogni giorno produciamo”.
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