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#La nostra identità
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"Ma sono qui per dirti che sei una delle persone più forti che io abbia mai incontrato. Hai dovuto esserlo, per fare quello che hai fatto."
La nostra identità - T.J. Klune
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queerographies · 2 years
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[La nostra identità][T.J. Klune]
La famiglia non è sempre definita dai legami di sangue. È definita da chi ci rende completi: sono loro che plasmano la nostra identità.
L’estate è passata e Bear, Otter e Kid sono riusciti a superarla mantenendo anima e cuore integri. Sono andati a vivere nella Mostruosità Verde e Bear è finalmente in grado di ammettere il suo amore per l’uomo che l’ha salvato da se stesso. Ma la loro storia non finisce qui. Come potrebbe? I ragazzi scoprono che la vita non si ferma solo perché hanno trovato il loro lieto fine. Devono ancora…
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Quando finisce un amore, non soffriamo tanto del congedo dell'altro, quanto del fatto che, congedandosi da noi, l'altro ci comunica che non siamo un granché. In gioco non è tanto la relazione, quanto la nostra identità; l'amore è uno stato ove per il tempo in cui siamo innamorati, non affermiamo la nostra identità, ma la riceviamo dal riconoscimento dell'altro; e quando l'altro se ne va, restiamo senza identità. Ma è nostra la colpa di esserci disimpegnati da noi stessi, di aver fatto dipendere la nostra identità dall'amore dell'altro.E allora, dopo il congedo, il lavoro non è di cercare di recuperare la relazione dell'altro, ma di recuperare quel noi stessi che avevamo affidato all'altro, al suo amore, al suo apprezzamento.
Umberto Galimberti
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vintagebiker43 · 30 days
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Indirizzata a Tajani da Vitalba Azzolini su X
"Premesso che ripetono tutti le stesse parole - da Valditara a Salvini a Tajani - come se avessero imparato a memoria un'unica scheda informativa divulgata in una chat privata, il discorso non torna:
1) le scuole hanno a disposizione alcuni giorni di chiusura facoltativi, e possono disporne in relazione al contesto sociale, culturale, educativo in cui operano. Dunque, possono chiudere per carnevale così come per un ponte o in un giorno in cui ci saranno molte assenze;
2) sospendere le lezioni per la fine del Ramadan non significa "santificare" quel giorno, ma prendere atto che, per esigenze didattiche, è meglio chiudere;
3) affermare che in Arabia Saudita le scuole non chiuderebbero per festività cristiane significa dire che il nostro ordinamento giuridico, la nostra cultura democratica, la nostra civiltà istituzionale è pari a quella di tale Paese o di Paesi similari: ma veramente Tajani pensa questo?
4) Inoltre, davvero Tajani reputa che la nostra identità - intesa come religione, tradizioni, cultura giuridica e democratica e molto altro - sia intaccata da uno giorno di chiusura delle scuole per esigenze didattiche determinate da assenze per la festa di una religione diversa dalla nostra?
Caro ministro, «La mente è come un paracadute: funziona solo se si apre» (Albert Einstein). Ecco, la apra."
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lunamagicablu · 15 days
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È la nostra mente a causare i nostri problemi, non le altre persone, non “il mondo esterno” è la nostra mente, con il suo flusso di pensieri pressoché costante, che pensa al passato e si preoccupa del futuro. Noi commettiamo il grave errore di identificarci con la nostra mente, pensando che questa sia la nostra identità, mentre in realtà noi siamo esseri ben più grandi. Eckhart Tolle art by Shannon Freshwater **************** It is our mind that causes our problems, not other people, not “the outside world” it is our mind, with its almost constant flow of thoughts, that thinks about the past and worries about the future. We make the serious mistake of identifying with our mind, thinking that this is our identity, when in reality we are much greater beings. Eckhart Tolle art by Shannon Freshwater
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falcemartello · 8 months
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+++ Breaking Green News+++
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È solo una proposta, al momento. Ma sono proposte che non nascono a caso.
L’onda del progresso pretende un uomo senza radici, volubile, un contenitore senza storia e senza identità, da riempire con i “nuovi” concetti alla bisogna (il green).
Forse occorre chiedersi se la nostra identità, di persone e di popolo, vale più o meno di un appartamento in classe A in periferia.
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susieporta · 3 months
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L'impronta dei nostri genitori dentro di noi lascia un segno nella nostra anima che è difficile da cancellare.
Ci appoggiamo ancora sui loro piedi, con i nostri, per camminare, senza rendercene conto.
Ci aggrappiamo alle loro gambe, quando siamo sconvolti dal terrore, come se potessero davvero aiutarci.
I loro modi di essere e di fare, più o meno sottili, ci vengono trasmessi quasi per osmosi.
Spesso fisicamente, a livello non verbale, e quindi in modo inconscio.
Così come ci hanno trattato loro da piccoli, così noi tratteremo gli altri, e noi stessi, da grandi.
Tuttavia, contrariamente a quello che si pensa, non sarebbe neanche auspicabile liberarsi di questi modi di fare e di essere, come quando ci liberiamo in quattro e quattrotto di qualche vecchio scatolone buttandolo in soffitta.
Questi schemi genitoriali, vanno in realtà elaborati, integrati e rinegoziati, per trovare dentro di noi altre modalità di essere nel mondo, che rispecchino maggiormente la nostra essenza.
Non è auspicabile sbarazzarsene in primis perché non è possibile farlo subito, né completamente, né in profondità.
Neanche con cinquant'anni di terapia.
E due, essendo state le nostre ancore di salvezza per vivere, in un periodo della nostra vita molto delicato, rimarremmo come vermi nudi nella terra se esse ci venissero tolte di botto.
Essere significa divenire.
Diventa ciò che sei significa infatti questo: creare se stessi dal passato, continuamente, cercando di avvicinarci sempre di più alla verità nel presente, per un futuro migliore.
Non basta togliere il velo da ciò che non ci appartiene.
Occorre scolpire la nostra vera identità giorno dopo giorno, come si scolpisce un sasso quando lo si fa diventare una statua.
Essere significa spogliarsi dei vecchi abiti che non ci appartengono, e rivestirsi di nuovi abiti che sentiamo più nostri.
Significa cercare, dismettere, e creare di nuovo.
Il lavoro da fare segue queste due vie all'unisono.
Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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ragazzoarcano · 1 year
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“A volte è più semplice parlare a uno sconosciuto che alle persone che ti sono vicine. So che a volte le cose si complicano, perciò fammi sapere se hai bisogno di sfogarti.”
— T.J. Klune, La nostra identità
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canesenzafissadimora · 2 months
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Se mi chiedessero di scrivere una lettera a una bambina che sta per nascere, lo farei così [...] Vorrei che gli adulti che incontrerai fossero capaci di autorevolezza, fermi e coerenti: qualità dei più saggi. La coerenza, mi piacerebbe per te. E la consapevolezza che nel mondo in cui verrai esistono oltre alle regole le relazioni e che le une non sono meno necessarie delle altre, ma facce di una stessa luna presente. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a inseguire le emozioni come gli aquiloni fanno con le brezze più impreviste e spudorate; tutte, anche quelle che sanno di dolore. Mi piacerebbe che ti dicessero che la vita comprende la morte. Perché il dolore non è solo vuota perdita ma affettività, acquisizione oltre che sottrazione. La morte è un testimone che i migliori di noi lasciano ad altri nella convinzione che se ne possano giovare: così nasce il ricordo, la memoria più bella che è storia della nostra stessa identità. Mi piacerebbe che qualcuno ti insegnasse a stare da sola, ti salverebbe la vita. Non dovrai rincorrere la mediocrità per riempire i vuoti, né pietire uno sguardo o un'ora d'amore. Impara a creare la vita dentro la tua vita e a riempirla di fantasia. Adora la tua inquietudine finché avrai forza e sorrisi, cerca di usarla per contaminare gli altri, soprattutto i più pavidi e vulnerabili [...] Mi piacerebbe che la persona che più ti amerà possa amare il tuo congedo come un marinaio che vede la sua vecchia barca allontanarsi e galleggiare sapiente lungo la linea dell'orizzonte. E tu allora porterai quell'amore sempre con te, nascosto nella tua tasca più intima.
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Paolo Crepet
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"Se ci preoccupiamo troppo di cosa potrebbe succedere, non saremo mai pronti per cosa succede."
La nostra identità - T.J. Klune
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smokingago · 2 months
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Il tradimento non è solo un esercizio di sessualità a bassa definizione, io penso che abbia una sua dignità e soprattutto che non debba essere giudicato da figli adulti che, nel condannarlo, pensano di più alla loro quiete perduta che al percorso anche drammatico in cui chiunque di noi, a un certo punto della sua vita, può venirsi a trovare. Tradire un amore, tradire un amico, tradire un'idea, tradire un partito, tradire persino la patria significa infatti svincolarsi da un'appartenenza e creare uno spazio di identità non protetta da alcun rapporto fiduciario, e quindi in un certo senso più autentica e vera. Nasciamo infatti nella fiducia che qualcuno ci nutra e ci ami, ma possiamo crescere e diventare noi stessi solo se usciamo da questa fiducia, se non ne restiamo prigionieri, se a coloro che per primi ci hanno amato e a tutti quelli che dopo di loro sono venuti, un giorno sappiamo dire: "Non sono come tu mi vuoi". C'è infatti in ogni amore, da quello dei genitori, dei mariti, delle mogli, degli amici, degli amanti a quello delle idee e delle cause che abbiamo sposato, una forma di possesso che arresta la nostra crescita e costringe la nostra identità a costituirsi solo all'interno di quel recinto che è la fedeltà che non dobbiamo tradire. Ma in ogni fedeltà che non conosce il tradimento e neppure ne ipotizza la possibilità c'è troppa infanzia, troppa ingenuità, troppa paura di vivere con le sole nostre forze, troppa incapacità di amare se appena si annuncia un profilo d'ombra. Eppure senza questo profilo d'ombra, quella che puerilmente chiamano "fedeltà" è l'incapacità di abbandonare lidi protetti, di uscire a briglia sciolta e a proprio rischio verso le regioni sconosciute della vita che si offrono solo a quanti sanno dire per davvero "addio". E in ogni addio c'è lo stigma del tradimento e insieme dell'emancipazione. C'è il lato oscuro della fedeltà che però è anche ciò che le conferisce il suo significato e che la rende possibile. Fedeltà e tradimento devono infatti l'una all'altro la densità del loro essere che emancipa non solo il traditore ma anche il tradito, risvegliando l'un l'altro dal loro sonno e dalla loro pigrizia emancipativa impropriamente scambiata per "amore". Gioco di prestigio di parole per confondere le carte e barare al gioco della vita. Il traditore di solito queste cose le sa, meno il tradito che, quando non si rifugia nella vendetta, nel cinismo, nella negazione o nella scelta paranoide, finisce per consegnarsi a quel tradimento di sé che è la svalutazione di se stesso per non essere più amato dall'altro, senza così accorgersi che allora, nel tempo della fedeltà, la sua identità era solo un dono dell'altro. Tradendolo l'altro lo consegna a se stesso, e niente impedisce di dire a tutti coloro che si sentono traditi che forse un giorno hanno scelto chi li avrebbe traditi per poter incontrare se stessi, come un giorno Gesù scelse Giuda per incontrare il suo destino. Sembra infatti che la legge della vita sia scritta più nel segno del tradimento che in quello della fedeltà, forse perché la vita preferisce di più chi ha incontrato se stesso e sa chi davvero è, rispetto a chi ha evitato di farlo per stare rannicchiato in un'area protetta dove il camuffamento dei nomi fa chiamare fedeltà e amore quello che in realtà è insicurezza o addirittura rifiuto di sapere chi davvero si è, per il terrore di incontrare se stessi, un giorno almeno, prima di morire, con il rischio di non essere mai davvero nati. Umberto Galimberti
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belladecasa · 7 months
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Quanto dolore lascia il rifiuto da parte di una persona a cui si era dato anche un valore medio basso nella propria vita? Perché si vive il rifiuto di sé stessi così profondamente ?
Perché, nonostante l’ideologia individualista contemporanea ci voglia esemplari emotivamente indipendenti e impermeabili, la nostra identità non è un nucleo preformato, ma il risultato di una relazione costante tra il Sé e l’Altro. In generale ciò che pensano gli altri di noi ci determina, e questo vale per tutti, anche per coloro che hanno un’autostima solida. Nel caso di persone per cui si prova affetto più o meno intenso questa dipendenza si amplifica e nel momento in cui a rifiutarci, non apprezzarci o ignorarci è qualcuno a cui teniamo non solo soffriamo per l’impossibilità di stare con una persona che amiamo nel senso più ampio del termine, ma soffriamo perché mettiamo in dubbio il nostro valore, dobbiamo necessariamente ricostituire il rapporto con il nostro sé, e per molti questo vuol dire affossamento della propria autostima, non sentirsi abbastanza amabili, desiderabili, deficitari delle presunte qualità che avrebbero portato quella persona ad amarci. Tutto ciò ce lo portiamo dietro anche quando dimentichiamo chi ci ha rifiutati stabilizzando i sentimenti estemporanei del rifiuto in tratti identitari: da mi sento inamabile, a sono inamabile; da non mi sento abbastanza a non sono abbastanza ecc.
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miciagalattica · 3 months
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La rabbia e l'orgoglio
“Io non vado a rizzare tende alla Mecca. Io non vado a cantar Paternostri e Avemarie dinanzi alla tomba di Maometto. Io non vado a fare pipì sui marmi delle loro moschee, non vado a fare la cacca ai piedi dei loro minareti. Quando mi trovo nei loro paesi (cosa dalla quale non traggo mai diletto) non dimentico mai d’ essere un’ ospite e una straniera. Sto attenta a non offenderli con abiti o gesti o comportamenti che per noi sono normali e per loro inammissibili. Li tratto con doveroso rispetto, doverosa cortesia, mi scuso se per sbadatezza o ignoranza infrango qualche loro regola o superstizione. (…) noi italiani non siamo nelle condizioni degli americani: mosaico di gruppi etnici e religiosi, guazzabuglio di mille culture, nel medesimo tempo aperti ad ogni invasione e capaci di respingerla. Sto dicendoti che, proprio perché è definita da molti secoli e molto precisa, la nostra identità culturale non può sopportare un’ ondata migratoria composta da persone che in un modo o nell’ altro vogliono cambiare il nostro sistema di vita. I nostri valori. Sto dicendoti che da noi non c’ è posto per i muezzin, per i minareti, per i falsi astemi, per il loro fottuto Medioevo, per il loro fottuto chador. E se ci fosse, non glielo darei. Perché equivarrebbe a buttar via Dante Alighieri, Leonardo da Vinci, Michelangelo, Raffaello, il Rinascimento, il Risorgimento, la libertà che ci siamo bene o male conquistati, la nostra Patria. Significherebbe regalargli l’ Italia. E io l’ Italia non gliela regalo.”
da “La rabbia e l’orgoglio” di Oriana Fallaci
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latuaamicaimmaginaria · 2 months
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Da cosa nasce questo bisogno di perderci nella ripetitività dei gesti, nel formulare e riformulare incessantemente chi siamo affinché nessuno lo dimentichi o lo fraintenda? Forse, a volte, ci spaventa così tanto perdere la nostra identità, che siamo disposti perfino a fabbricarcela.
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la-scigghiu · 1 month
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La vita non è un insieme di fogli bianchi da calpestare. La vita è una drammatica prosa. Quando ci consideriamo persi, come se niente potesse portare un cambiamento, c’è sempre la linea del viso di qualcuno da proteggere. È questa la nostra identità, che fa rifiorire agli occhi la speranza. Non si perde l’umanità con la scusa che è stata percepita da una sola persona.
.🦋.
🔸La fata ignorante ~ ph. Steven Shames
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mancino · 1 month
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E' la nostra mente a causare i nostri problemi, non le altre persone, non il mondo esterno. E' la nostra mente, con il suo flusso di pensieri pressochè costante, che pensa al passato e si preoccupa del futuro. Noi commettiamo il grave errore di identificarci con la nostra mente, pensando che questa sia la nostra identità, mentre in realtà noi siamo esseri ben più grandi.
Ekhart Tolle
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