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#amerindi
surroundedbytheworld · 5 months
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Els vostres fills no són vostres. Són els fills i les filles del deler de la Vida per ella mateixa. Venen a través de vosaltres, però no de vosaltres. I tot i que estan amb vosaltres, no són del tot vostres.
–Khalil Gibran, basat en un proverbi amerindi
(citat per Hélène Delforge a Mares (2018) [tr. Núria Sales i Rovira]
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mywifeleftme · 10 months
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75: Zeitgeist (The Reivers) // Translate Slowly
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Translate Slowly Zeitgeist 1985, DB
As urbanites hitting their late 20s always have, in the mid-‘80s many of the original alternative rock vanguard had begun to look wistfully at the rustic beauty and low property values of rural America. The Feelies, Mekons, Dream Syndicate, Green on Red, Replacements and more all took a twirl in front of the changing room mirror at their local country ‘n’ western surplus store, and a lot of them liked what they saw. Formed in 1985, Austin, Texas’s Reivers (originally and worsely named Zeitgeist) were part of the first generation of new rock bands to come together during this trend and, in their minor way, helped form the bridge from jangle pop to the alt. country and Americana of the ‘90s.
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On Translate Slowly, the Reivers first and (by a fair distance) best record, their sound could be described as The Good Earth-era Feelies with Kate Pierson from B-52s riding shotgun: same rhythmic tension beneath the pastoral aesthetics, same pensive mien, like getting a bit lost in your thoughts about whether you should’ve finished your English degree while riding a tractor. My enjoyment of the Reivers is inversely correlated to their level of pep. Co-lead vocalist Kim Longacre has a fine voice, but she’s gratingly full-throated for a band otherwise well-suited to a relaxing beer after work—I feel myself frowning at supposedly fun up-tempo tracks like “Araby,” as though someone is repeatedly jostling my table while I try to read a book at my crowded local (like a jackass).
The record gathers strength as it goes on, with the good advices of the title track and compact workout “Things Don’t Change” being the keepers. The Reivers would sign to a bigger label prior to their next album and immediately wore an onion on their belt (stank), as was the fashion at the time. Eventually there was an Uncle Tupelo, and then a backlash to Ryan Adams, followed swiftly by the heat death of the universe.
BONUS:
REMEMBER SOME GUYS: ‘80s AMERINDIE EDITION
Uncle Green The Chant Dreams So Real House of Freaks The Ferrets The Green Pajamas Primitons Guadalcanal Diary Southern Culture on the Skids Let’s Active Velvet Elvis Ed's Redeeming Qualities The Golden Palominos The Silos Salem 66 Romeo Void Wild Seeds The Connells
Hey, I remember those guys!
75/365
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joanofarc · 1 year
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wedding day, the mommyheads (1992, 2020).
oh, the bigger the idea the harder it will end and you, my dear, i don’t want to hurt at all
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lescroniques · 4 months
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Alaqua Cox supera tots els reptes com a superheroïna sorda de Marvel a 'Echo'
Sergio Burstein / latimes.com Chuck Zlotnick / latimes.com L’última vegada que la vam veure, Maya Lopez continuava embolida en una espiral de venjança de conseqüències impredecibles. La jove sorda d’origen amerindi havia descobert que el seu suposat protector, Wilson Fisk/Kingpin (Vincent D’Onofrio), qui la va criar després de l’assassinat del seu pare, no era precisament una persona de…
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Nella Guyana contesa, tra petrolio e corsa all’oro. “Non ci arrenderemo alla mafia venezuelana”
BARAMITA (Guyana Essequibo) — Sdraiato sull’amaca nel giardino della polizia di Baramita, l’agente Franklin solleva la mano per prendere il passaporto. Con una certa maestria segna il nome sul registro della “immigrazione” appoggiato sulla pancia. Si entra così a Baramita, avamposto della Guyana Essequibo popolato da venezuelani e colombiani, brasiliani, guyanesi e nativi amerindi. Fiumi di birra…
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personal-reporter · 11 months
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Gli altri sport: Il nuoto
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Il piacere di andare a fare una nuotata in un caldo giorno d’estate… Il nuoto è conosciuto sin dai tempi preistorici, infatti alcuni disegni risalenti all’Età della Pietra  sono stati trovati nella Caverna dei Nuotatori, nei pressi di Wadi Sora nell’Egitto sud-occidentale. Un papiro egizio risalente al 3000 a.C. contiene i primi geroglifici con accenni al nuoto e  in alcuni bassorilievi si possono vedere nuotatori disposti orizzontalmente con un braccio avanti e l’altro indietro, che indicano come in quell’epoca l’uomo avanzava in acqua con movimenti alternati. Qualche forma di nuoto fu praticata anche dai Greci, dai nativi delle isole dei Mari del Sud, dagli Indiani d’America e dai Cafri del Sud Africa. Una delle più antiche testimonianze sulla capacità natatorie dell’uomo è il bassorilievo di Ninive proveniente da un palazzo assiro e conservato al British Museum di Londra, dove sono raffigurati tre guerrieri in fuga attraverso un braccio d’acqua e se due si aiutano a stare a galla con otri che gonfiano con la bocca, il terzo pratica qualcosa simile al moderno crawl. Un ipotesi sostiene che in Grecia, durante le feste istmiche, si svolgessero, all’interno delle prove acquatiche, delle gare di nuoto vere e proprie, mentre presso gli antichi Romani il nuoto aveva  un posto importante nei programmi di educazione dei giovani e nell’addestramento militare. In epoca medioevale, si ha notizia di gare disputate a Venezia nel 1315. Nel 1538 Nicolas Wynmann, un professore di lingue tedesco, scrisse il primo libro sul nuoto,  Colymbetes, sive de arte natandi, dialogus et festivus et iucundus lectu. Anche se già nel 1603 nasceva in Giappone il primo organismo per regolamentare il nuoto in forma sportiva, fu verso la fine del Settecento che questo  sport si affermò come tale, con la creazione in Germania del primi stabilimenti balneari e dei primi club di nuoto. Nel XIX secolo invece la spinta arrivò soprattutto dalla Gran Bretagna, dove erano sorte numerose società, così fu proprio a Londra che, nel 1837, si disputarono le prime gare di nuoto e tuffi codificate da un regolamento specifico. Pochi anni dopo, nel 1846, fu organizzato il primo campionato mondiale di nuoto in Australia, mentre il crawl venne  introdotto nel 1873 da John Arthur Trudgen, che si ispirò allo stile degli amerindi. Il nuoto di oggi nacque insieme alla prima edizione dei Giochi Olimpici dell’era moderna voluta nel 1896 da Pierre de Coubertin ad Atene. La prima società natatoria in Italia fu  la Romana Nuoto, fondata da Romano Guerra il 29 giugno 1889  a cui seguì,  nel 1891, la Rari Nantes Roma, per iniziativa dello scultore trentino Achille Santoni che si ispirò per il nome ai versi dell’Eneide di Virgilio (Libro I, verso 118). Invece la prima piscina pubblica della penisola fu  il Bagno di Diana, costruito a Milano nel 1842, che anche se aveva un nome da donna escluse rigorosamente la frequentazione alle donne per almeno 50 anni. Il 14 agosto 1899, a Como, a seguito delle riunioni del collegio pionieri del nuoto e per volere di Achille Santoni, che ebbe il ruolo di primo presidente, nacque la Federazione Italiana Rari Nantes. Agli inizi degli anni venti, la F.I.R.N. modificò la propria ragione sociale per diventare un Ente Morale. Nel 1930, con la nomina a Presidente di Leandro Arpinati, dopo una settimana dall’insediamento, fu cambiata la dicitura della Federazione in Federazione Italiana Nuoto. Read the full article
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Cani in spiaggia: il caso Baubeach
Cani in spiaggia: basta autorizzare l'ingresso dei nostri amici a quattro zampe agli stabilimenti balneari riservando loro un'area delimitata e una ciotola per l'acqua? Decisamente no. In Italia le spiagge attrezzate per l'ingresso degli animali sono davvero poche. In più quando si parla di spiagge dog friendly si pensa a luoghi in cui i turisti possono accedere in compagnia dei loro cani con l'assicurazione che questi ultimi non daranno fastidio a chi li circonda. Sul litorale romano, a Maccarese, lo stabilimento balneare Baubeach da anni si impegna per creare un ambiente favorevole a una relazione sana tra uomo e cane con iniziative uniche. Ce lo racconta Patrizia Daffinà, presidente dell'Associazione Baubeach. Istruttori di Attività Empatico Relazionali Patrizia Daffinà, lo stabilimento balneare Baubeach ha di recente ottenuto la certificazione ambientale ISO UNI 14001. Quali parametri bisogna soddisfare per ottenere questo tipo di certificazione? Patrizia Daffinà La ISO UNI 14001 è rivolta a tutte le organizzazioni che vogliono evidenziare il loro impegno in ambito ambientale. Noi abbiamo dovuto dimostrare una corretta gestione degli aspetti ambientali associati all'attività aziendale. Faccio un esempio: dal consumo dell'acqua, che deve essere monitorato, all'uso di prodotti che non abbiano impatto, a livello ambientale, sia per le acque che per il terreno e che tutti i servizi siano conformi alle norme relative al rispetto ambientale. Fiore all'occhiello della nostra struttura è il ristoro che è impostato su una cucina vegana. Le motivazioni per una scelta vegana sono implicite: il consumo di alimenti come la carne ha un grande impatto ambientale; in più ci serviamo di marchi e di aziende che non siano multinazionali che fanno sfruttamento ambientale animale. Le scelte che ho appena illustrato hanno dato un valore aggiunto alla nostra certificazione. Baubeach è la prima realtà a servirsi della figura professionale dell’Istruttore di Attività Empatico Relazionali. Di cosa si occupa nello specifico? Quella dell’Istruttore di Attività Empatico Relazionali è una delle figure professionali formate da noi che rientrano nel contesto del dog management turistico ricreativo, che è ciò di cui noi ci occupiamo. L’Istruttore di Attività Empatico Relazionali propone attività che favoriscono la relazione tra persone e cani, cani e cani, e tra cani, umani e natura. Nello specifico vanno a lavorare sul rapporto empatico, vanno a destrutturare le persone che sono sempre molto irrigidite da dogmi e box mentali, da norme e regole da cui siamo tutti soffocati. In questo contesto, invece, si va a ricercare una sorta di relazione primordiale, sia con la natura, sia con il cane. Una relazione scevra da vincoli, dalla pesante rete di regole della cinofilia antropocentrata, cioè fondata sull'assioma che l'uomo è al centro dell'attenzione. Noi mettiamo il cane e le sue esigenze al centro dell'attenzione. Non ci focalizziamo però sul cane, quanto sulla bellezza del contatto tra le persone e ciò che la natura ci offre (visto che siamo in un contesto spettacolare che è quello della riserva del litorale romano). Evidenziamo il contatto con l'acqua, con la sabbia, con il fiume, con le vibrazioni dell'aria, del vento, del sole. Tutto questo attraverso una rilettura di quelle che sono le direttive dei percorsi sciamanici. Ci rifacciamo, cioè, a quella che era la cultura degli amerindi che sono stati tra le popolazioni che più hanno sviluppato una cultura molto attenta alla relazione tra l'uomo e il resto del creato. L'istruttore potrà proporre questi percorsi ai suoi ospiti in una spiaggia per cani, in un agriturismo, o in un qualunque posto dove si crei una sorta di raduno di persone che vogliono dedicarsi al benessere. Una convivenza serena tra uomini e cani, dunque, non è basata solo sul rispetto di regole? Assolutamente no. Le regole vanno rispettate ma dobbiamo essere consapevoli che sono un prodotto dell'uomo che ha "antropocentrato" la problematica. In realtà, per permettere una lettura serena della realtà, occorrerebbe vedere le cose dal punto di vista anche del cane. Questo animale si è introdotto nella vita dell'essere umano circa quaranta-cinquantamila anni fa. Ha dato tutto, in cambio dei resti un pasto e la dedizione che il cane ha per l'umana specie è assolutamente indubbia. Mentre il contrario è molto discutibile. I punti fondamentali in questa convivenza, quindi, sono due: conoscenza e rispetto. E' necessario che le persone abbiano una profonda conoscenza dell'etologia di specie. In molti si pongono di fronte al cane (lo vediamo con il nostro lavoro) senza conoscerlo. Prendono un cane come prenderebbero un motorino, scegliendolo in base ai gusti estetici. Non conoscono la caratteristica motivazionale intrinseca di ogni specie, non conoscono il carattere, le abitudini e i bisogni. Quindi la relazione serena si ha quando la persona è consapevole dell'essere che ha di fronte, ne conosce bisogni e motivazioni e le rispetta. Quanto al rispetto, bisogna dare al cane la possibilità di vivere in un contesto a lui adatto. E' assurdo, vivendo al centro di una città, prendere un Husky, che per natura dovrebbe vivere in mezzo alle montagne, in più senza la possibilità di portarlo a fare passeggiate o escursioni. Questi eccessi incredibili sono legati semplicemente a delle mode. Bisogna pensare alla relazione con il proprio cane non come alla risposta a un proprio bisogno ma come apertura a una relazione con un'altra specie. Il cane purtroppo è diventato uno status simbol. Ogni classe sociale ama accompagnarsi a un determinato tipo di cane. Atteggiamento che, tra l'altro, non alimenta il discorso delle adozioni. Il problema, nel 2022, dovrebbe essere estinto e invece oggi esistono ancora i canili, la necessità di far adottare cani che sono stati generati dall'ignoranza umana e poi sono stati abbandonati. Molti cani spesso si trovano nei canili perché una volta che il cucciolo è cresciuto non sanno come gestirlo. Torna quindi il problema della conoscenza. Per questo motivo da due anni abbiamo attivato la nostra formazione. Nel prossimo corso di studi ci avvarremo della collaborazione della SIUA di Bologna (Istituto di formazione zooantropologica) condotta da Roberto Marchesini, uno degli etologi più famosi d'Italia. Lui guiderà tutta la parte dell'etologia e io e altri discenti cercheremo di creare un programma che dia alle persone che vogliono lavorare in questi contesti la possibilità di imparare per sé e per trasmettere ai loro utenti. Avete messo in campo altri progetti di sostenibilità ambientale. Ce ne parli. L'attenzione a progetti di sostenibilità è sempre stata molto alta. Noi lavoriamo da sempre sulla scelta di prodotti e di aziende che siano in coerenza con la nostra filosofia e la carta dei nostri valori. Negli anni abbiamo lavorato molto per unire la capacità intuitiva delle persone e per raccontare determinate storie. In particolare, raccontiamo quella del colibrì alle prese con un incendio. Tutti gli animali erano impazziti e lui faceva avanti e indietro per cercare di spegnere l'incendio con una goccia sotto l'ilarità degli altri animali. A un certo punto il leone lo interroga: gli chiede, cosa pensa di fare con questa goccia nel becco. Lui risponde: "Io faccio la mia parte". Ecco, noi facciamo la nostra parte, cerchiamo di educare le persone anche nelle piccole scelte quotidiane. Abbiamo avuto per anni il purificatore d'acqua per ridurre il consumo di plastica. Abbiamo messo una pulsantiera alle docce. L'anno della balena abbiamo avuto una balena costruita con materiale da riciclo e all'interno della balena facevamo meditazione sulle scelte quotidiane. Lavoriamo molto sull'alimentazione, cerchiamo di far capire perché mangiare carne è dannoso per la salute e per l'ambiente. Proponiamo anche delle sessioni educative per far capire l'importanza dell'alimentazione anche per i nostri amici a quattro zampe. Read the full article
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samdelpapa · 2 years
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La storia sì ripete.
Da Maurizio Barozzi
STATI UNITI UN IMPERO MALVAGIO
DEDICATO AI PENNIVENDOLI E LINQUIVENDOLI CHE PER CARRIERA E LAUTI STIPENDI HANNO IN QUESTI GIORNI VENDUTO L'ANIMA E TUTTO IL RESTO, FACENDOSI PORTAVOCE, PER LA GUERRA IN UCRAINA, DI UNA SQUALLIDA E MENZONIERA PROPAGANDA DI GUERRA pro YANKEE - OCCIDENTE.
E DEDICATO ANCHE A QUEGLI IMBECILLI, BORGHESI IDIOTI PATENTATI CHE GLI HANNO CREDUTO-
RINFRESCATEVI LA MEMORIA E LA COSCIENZA
STATI UNITI UN IMPERO DEL MALE
GLI STATI UNITI SONO UN IMPERIALISMO DI STAMPO LIBERAL CAPITALISTA SOTTO CONTROLLO ED EGEMONIA DI POWER ELITES FINANZIARIE. SI SONO FORMATI ATTRAVERSO LA RAPINA DI TERRE ALTRUI E IL GENOCIDIO DEI POPOLI AMERINDI LOCALI.
Nel corso degli ultimi tre secoli sono sempre stati in guerra, tranne una manciata di anni che non arrivano a contarsi con le dita delle mani, in genere aggredendo, invadendo e depredando nazioni da soggiogare o sfruttare.
Dopo aver dominato nel loro continente, considerando il centro America e il sud America, il loro giardino di casa, dove esercitare qualsiasi razzia ed egemonia senza che altre nazioni ci mettessero becco e dietro il loro impegno a non interessarsi di altri continenti (dottrina Monroe) con il XX secolo decidono di proiettare il loro dominio verso il Pacifico. Devono quindi far guerra alla Spagna sfruttando uno scoppio con morti auto procuratosi a bordo di una sua Nave, il Mine, nel porto dell’Havana, di cui vengono incolpati vilmente e falsamente gli spagnoli. Questo gli consentirà di arrivare ad impossessarsi di zone e basi fin nelle Filippine.
Pochi anni dopo, nel 1915, faranno in modo che un transatlantico con molti turisti, ma anche un carico segreto di armamenti, il Lusitania, finisse in acque belliche e venisse silurato dai sottomarini tedeschi, che pur avevano avvertito del pericolo.
La grande stampa americana, giorno dietro giorno monterà un clima di guerra contro gli Imperi Centrali che stanno guerreggiando in Europa contro gli anglo francesi e nell’Aprile del 1917 avranno la scusa per intervenire nel continente europeo.
Un'altra provocazione gli riuscirà nel 1941, mettendo il Giappone con le spalle al muro e costringerlo a dichiarargli guerra. Ma la spedizione aereo navale giapponese contro la base di Pearl Harbour, sebbene avvistata, venne nascosta per fare in modo che gli Stati Uniti fossero attaccati e far passare l’azione bellica come una sorpresa proditoria. Gli yankee possono così intervenire anche nella guerra europea da dove ne usciranno nel 1945 padroni assoluti e come prima grande potenza.
I bombardamenti, due atomici, e i crimini che commetteranno resteranno epocali.
ED ECCO COME DA ALLORA, SI GARANTIRANNO IL POSSESSO ASSOLUTO DI CIRCA L’80 PERCENTO DELLE RISORSE E BENI DELLA TERRA, CHE CONSENTONO AL LORO POPOLO, CIRCA L’1 PERCENTO DELLA POLAZIONE MONDIALE, DI MANTENERE UN TENORE DI VITA DI ALTA LEVATURA (TRANNE SACCHE DI POPOLAZIONE, CHE IL LORO SISTEMA SPIETATO IPER CAPITALISTA RIDUCE ALLA MISERIA).
In questa loro sporca storia si paleseranno come una nazione e un popolo di gangsters, non solo per la malavita, ma in tutto il loro complesso.
1. COREA (1950-1953)
Gli Stati Uniti, in possesso della bomba atomica che hanno sganciato sul Giappone, inaugurano il loro ruolo acquisito di grande potenze sui due oceani. Prendendo spunto dalla guerra civile interna alla Corea, tra nord e sud, a cui aveva interferito la Cina gli Usa, coprendosi con un mandato Onu, decidono di intervenire a favore del sud, senza neppure chiedere l’autorizzazione del Congresso. Saranno impiegati 300 mila soldati americani in un sanguinoso conflitto che sancirà la presenza di due Coree, del nord e del Sud (Seul) filo americana e circa 2 milioni e 800 mila tra morti, invalidi e feriti.
L’arrivo dei soldati americani in Corea farà conoscere a quegli orientali, assieme alla Coca Cola, il vizio, le droghe e la corruzione.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera: il democratico Harry Truman
2. VIETNAM (1964-1975)
Con la false flag del Golfo del Tonkino, gli Usa che erano da tempo impegnati a sostenere un governo fantoccio sud Vietnamita, incolpando navi vietnamite di aver sparato contro navi americane (una sfacciata montatura) e così trovano il modo di intervenire una sanguinosa guerra nel lontano Vietnam per anni seppellendolo di bombe. Ma saranno sconfitti e dovranno fuggire dalla guerra e il governo fantoccio Sud vietnamita di Saigon sarà spazzato via.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera: il democratico Lindon B. Johnson
3. GRENADA (1983)
I Marines sbarcano a Grenada e rovesciano il governo di Hudson Austin, per il timore che in futuro l’isola possa diventare una base sovietica. L’invasione è criticata anche da vari alleati che ritengono che gli Usa hanno solo trovato un pretesto per rifarsi della sconfitta e fuga dal Vietnam
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera: il repubblicano Ronald Reagan
4. PANAMA (1989)
Invadendo Panama con 24 mila soldati gli Stati Uniti intendono assicurarsi il controllo totale del Canale di Panama e rimuovere il dittatore, loro ex amico-alleato, Manuel Noriega. Moriranno molti civili inermi.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera: il repubblicano George H. W. Bush
5. IRAK (1991)
E’ la prima guerra del Golfo. Gli Usa, che intendono mettere lo zampino in un area che possiede immensi giacimenti energetici e distruggere uno stato, quello irakeno, che mostra di volersi modernizzare, si fanno guida di una grande coalizione internazionale di 500 mila soldati che vuole impedire che l’Irak si riprenda il Kuwait. Per coinvolgere l’Arabia saudita vengono truccate foto satellitari per far credere che i soldati Irakeni stavano passando dal suo territorio, mentre poi, a guerra iniziata, una commediate in televisione fa piangere il mondo inventando la storiella dei soldati irakeni che nell’ospedale pediatrico distruggono le incubatrici. L’Irak è parzialmente invaso. Decine di migliaia di soldati irakeni vengono uccisi e 400 mila civili trovano la morte alla faccia delle bombe chirurgicamente guidate.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera:
il repubblicano George H. W. Bush
6. SOMALIA (1993)
Con l’operazione Restore Hope gli Usa guidano un'altra coalizione e si arrogano il diritto di restaurare l’ordine (il loro) in Somalia e dividere i contendenti in lotta e dove varie nazioni hanno loro sporchi interessi. Per gli americani è una presenza di prestigio per suggellare i loro interessi nella regione. Ma sostanzialmente l’impresa sarà un fiasco.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera:
il democratico Bill Clinton
(sebbene l’intervento Usa, sotto l’egida dell’Onu inizia quando a dicembre 1993 in cui, almeno formalmente, è ancora presidente George H. W. Bush)
7. BOSNIA (1992 – 1995)
Gli americani aggrediscono la Bosnia-Erzegovina con attacchi aerei avendo interesse che il disfacimento della Jugoslavia non prenda pieghe a loro sgradite, in prospettiva del disegno di un nuovo ordine europeo. Essendo una palese intromissione in questioni europee che non dovrebbero riguardarli, ovviamente si parano con la scusa della coalizione internazionale per ragioni umanitarie e imporre ai serbi di sedersi Alle trattative di Dayton.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera: il democratico Bill Clinton
8. JUGOSLAVIA (1999)
L’aggressione ai serbi della Federazione Jugoslavia, con i brutali bombardamenti su Belgrado (anche con uranio impoverito), mascherata come al solito da intervento Nato, che inaugura la nuova strategia militare, dicesi per ragioni umanitarie, a seguito di presunti massacri compiuti dai serbi che saranno poi giudicati invenzioni. Ha lo scopo di piegare la Serbia del Presidente Slobodan Milosevic alla prese con i terroristi del Kossovo (Uck) e costringerli a sgombrare l’area. Ne uscirà fuori il costituirsi di una Stato indipendente del Kossovo emporio protetto dagli americani che diverrà un centro internazionale di ogni genere di traffici criminali.
Il presidente Milosevic verrà imprigionato per essere sottoposto a ridicolo processo, ma anni dopo, un opportuno “suicidio” in carcere lo toglierà di mezzo.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera: il democratico Bill Clinton
9. AFGHANISTAN (2001)
Con la false flag degli attentati dell’11 settembre 2001 si inventa un capro espiatorio inventando un ectoplasma ex colluso con la Cia, Osama bin Laden e lo si ritiene nascosto in Afghanistan con la sua organizzazione Al Qaeda. Con questa scusa il paese afghano viene aggredito, bombardato ed infine invaso. Si installa un governo fantoccio e il grande paese viene sottomesso. Ma la gestione negli anni si rivela cosa troppo dispendiosa e dopo 20 anni gli Usa saranno costretti a tirarsene fuori.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera: il repubblicano George W. Bush
10. IRAK (2003)
Con il nuovo millennio gli Usa intendono avviare il loro “nuovo secolo” di dominio incontrastato nel mondo, approfittando della fine dell’Urss. A farne le spese è di nuovo l’Irak di Saddam Hussein che viene aggredito, invaso e rapinato delle sue risorse petrolifere, inventando la favoletta che sarebbe stato in possesso di armi di distruzione di massa, ed oltretutto presentando all’Onu una provetta che sarebbe stata la prova che l’Irak stava conducendo negli Usa azioni di terrorismo spargendo Antrace una polvere che può essere letale respirandola. In realtà era stato tutto creato dai laboratori della Cia. L’invasione e la sottomissione dell’Irak costerà la vita al presidente Saddam Hussein e a quasi un milione di irakeni, sotto le bombe, mentre l’utilizzo dell’uranio impoverito farà nascere per anni bambini deformi. Il paese, intanto, viene riportato alle condizioni dell’età della pietra.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera: il repubblicano George W. Bush
11. LIBIA (2011)
Un altro Stato indipendente e sovrano, che fa gola per le ricchezze petrolifere ed è una minaccia per la sua politica di indipendenza anche finanziaria, viene brutalmente aggredito, dopo aver creato incidenti con mercenari e ribelli vari inscenando una “rivoluzione colorata”. Sono sempre gli Usa che guidano la coalizione sotto le insegne della Nato. Letteralmente sventrato dalle bombe, il paese sarà messo in mano a coalizioni politiche tribali raccogliticce a garanzia del potere imposto dall’Occidente, mentre il presidente Gheddafy verrà brutalmente assassinato.
Il Presidente criminale di guerra yankee all’opera: il democratico Barack Obama
ARRIVATI AD OGGI, LA RUSSIA, ACCERCHIATA DI BASI MILITARI AGGRESSIVE, HA DETTO BASTA E SI E’ POSTA DI TRAVERSO.
PRIMA HA IMPEDITO LA DISTRUZIONE DELLA SIRA GIA’ IN PROGETTO E ORA HA POSTO UN FERMO ALLE PROVOCAZIONI IN UCRAINA.
E QUESTA VOLTA GLI USA NON SONO ALLE PRESE CON UNA NAZIONE NOTEVOLMENTE E MILITARMENTE INFERIORE.
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scogito · 2 years
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Tutto ciò che è intervenuto nella creazione della specie umana, non ha istituito alcuna "regalità" sulla terra, bensì dei culti manipolativi e illusori, delle tradizioni degenerative e violente. Non c'è niente di regale in specie superiori che ne creano un'altra per tenerla in catene a loro uso e consumo. Rettiliani, Annunaki solo tra le più citate, esseri con sapienza e tecnologia a noi inimmaginabile, totalmente privi di emozioni e di empatia.
L'uomo è il frutto di DNA generati da varie specie, la maggioranza purtroppo da specie di merda.
--- Testo originale dal sito di unoeditori:
Di fronte ad alcuni fatti o reperti della storia antica che non sembrano avere una spiegazione, in molti si sono convinti che nelle epoche passate sia avvenuto un contatto tra i nostri antenati e popolazioni extraterrestri. I sostenitori della teoria degli antichi astronauti – detta anche teoria del paleocontatto o paleoastronautica – stanno da tempo ricercando delle prove concrete attraverso i numerosi manufatti e le fonti letterarie di Sumeri, Egizi, civiltà precolombiane e amerindie e dall’India. Tra questi vi è Zecharia Sitchin, autore di numerosi libri che trattano la mitologia Sumera, la loro cosmologia e l’origine dell’essere umano come frutto di esperimenti di ibridazione genetica condotti dagli Annunaki.
Zecharia Sitchin nacque a Baku il 9 ottobre 1920. Conseguita la laurea in Storia dell’Economia presso l’Università di Londra, fece ritorno in Israele dove lavorò come giornalista e poi come editore. Fu allora che intraprese gli studi sulla scrittura cuneiforme.
Nei suoi libri, scritti in oltre quarant’anni di ricerca, Sitchin pone all’attenzione dei suoi lettori sulle incredibili somiglianze tra il testo della tradizione ebraica e i testi sumeri, e tra questi e la mitologia presente presso altre culture del mondo (da quella dell’Antico Egitto a quella greca, da quella cristiana sino a quella indiana e sudamericana).
L’intuizione del ricercatore è semplice ma sconvolgente al contempo: i racconti mitologici delle antiche popolazioni non sarebbero il frutto di una spiccata fantasia, ma una confusa e frammentaria memoria collettiva di fatti realmente accaduti.
Gli scritti di Sitchin rappresentano ancora oggi un benchmark per chiunque intenda trattare con un approccio “non accademico” aspetti relativi al tema delle antiche civiltà e delle loro divinità che «dal cielo portarono la regalità sulla terra», le divinità che il popolo dei Sumeri fece coincidere con il nome collettivo di Anunna.
Secondo l’autore, circa 445.000 anni fa gli Anunna sarebbero giunti sul nostro pianeta dai cieli e la loro storia sulla Terra sarebbe stata scandita per millenni secondo il loro conto del tempo. Prima che si abbattesse sul pianeta l’evento che oggi è a tutti noto come il Diluvio universale, queste divinità avrebbero istituito il loro potere regale sulla Terra. Poi, in seguito a diatribe interne causate da una condizione di sudditanza degli uni rispetto agli altri, avrebbero dato inizio, intorno al 300.000 a.C., a un processo di ibridazione per “creare l’essere umano” che li avrebbe sollevati definitivamente dalle fatiche del lavoro.
Dopo altre migliaia di anni, le divinità si sarebbero nuovamente e più volte scontrate tra loro e avrebbero generato figli e figlie con gli esseri, “gli uomini”, da loro stessi creati.
Se vuoi approfondire c'è l'articolo completo QUI.
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sancane · 6 years
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4 Giugno 1763
Gli Indiani Chippewa catturano Fort Michilimackinac facendo finta di giocare a pallone.
Gli astuti amerindi, in occasione del compleanno di Re Giorgio III, organizzano la partita Ojibwe contro Sauks invitando tutti i soldati a venir fuora dal presidio per assistere allo svago.
Poscia, fingendo di rincorrere la palla all'interno delle mura, si chiudono dentro e conquistano il Forte.
Sbeffando a gran foggia il Comandante Maggiore Etherington, che punto dall'aspro orgoglio pianse.
ONORE
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corallorosso · 7 years
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Las Vegas, il terrorismo (quello vero) made in Usa di Gianluca Ferrara L’ennesima ecatombe che giunge da Las Vegas è soltanto l’ultima strage di un impero decadente, senza etica e senz’anima. Un Paese avvinto alle lobby, in particolare quelle degli armamenti. Secondo il Sipri di Stoccolma, nel 2015 sono stati spesi 1.800 miliardi in armamenti. Quasi la metà di questa cifra è da attribuire agli Stati Uniti. Una cifra astronomica che alimenta quella macchina mostruosa che il presidente Dwight D. Eisenhower definì: “Complesso militare industriale”. Una macchina destinata a crescere sempre di più e a infrangere il sogno di un mondo pacificato. Una violenza che non si è declinata solo all’esterno, ma anche all’interno dei propri confini. La lobby degli armamenti è talmente potente che neanche dinanzi a stragi in asili o scuole è stato possibile mitigare la vendita di pistole e di fucili d’assalto. Negli ultimi anni (svanito il “pericolo” comunista) si è innescata volutamente un’isteria di paura contro il “terrorismo”. Iniezioni di rabbia e insicurezza hanno permesso nuovi investimenti che hanno gonfiato ulteriormente l’industria degli armamenti. In realtà, i veri terroristi gli Usa li hanno in casa propria e sono coloro che si arricchiscono sempre di più seminando timori fallaci per vendere sempre più armi. Oggi, gli Stati Uniti sono un immenso Far West. La campagna elettorale di Trump è stata finanziata generosamente dalla National rifle association (Nra), ovvero una potentissima associazione a tutela dei detentori di armi da fuoco. Il tycoon promise persino che, una volta eletto avrebbe eliminato le gun free zone, cioè in quegli spazi pubblici come scuole, chiese e uffici in cui non è permesso portare pistole o fucili. Dopo la strage di Las Vegas, è da prevedere che le lobby degli armamenti, per rendere più flebile l’ondata di proteste da parte di chi desidera una regolamentazione più severa sull’acquisto delle armi, gonfieranno la “fake news” che Stephen Paddock, il sessantaquattrenne colpevole dell’eccidio di Las Vegas, era legato all’Isis. Alcuni, ancora una volta tenteranno di trovare un capro espiatorio, di innescare dubbi. La realtà è che oggi in molti Stati negli Usa è possibile anche a squilibrati, fanatici e delinquenti acquistare legalmente armi micidiali come se fossero bibite gassate. Il germe della violenza è stato un elemento costitutivo degli Usa. La nascita degli Stati Uniti è stata preceduta da un genocidio, quello degli amerindi e poi dallo sfruttamento di milioni di schiavi di colore rapiti dalla loro terra per essere sfruttati fino all’ultima goccia di sudore e di sangue. A prevalere è la stupida legge del taglione, una legge che alcuni anche in Italia vorrebbero sempre di più innestare dimenticando che però con “l’occhio per occhio” si diventa tutti ciechi. Gli Usa è un Paese accecato dalla violenza, senza più luce che sta conducendo con la sua arroganza imperialista l’intero pianeta nelle tenebre.
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muatyland · 4 years
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Wolves Coast | Ornella Calcagnile
Wolves Coast | #OrnellaCalcagnile #Dunwich Amazon -> https://amzn.to/2VegTe7
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Lunghezza stampa: 200
Editore: Dunwich Edizioni (9 marzo 2018)
Cartaceo -> 14€ | Ebook -> 3,99€
Wolves Coast è una ridente località che ai turisti appare come un semplice luogo di vacanza. Nessuno penserebbe mai a una terra di conflitti che ha visto affrontarsi coloni e amerindi, nessuno si aspetterebbe che quella faida si sia trascinata in sordina per secoli fino a esplodere in una battaglia…
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thesinglesjukebox · 7 years
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THE NATIONAL - THE SYSTEM ONLY DREAMS IN TOTAL DARKNESS [6.40] And with this we wrap up inter-National Friday (ha ha... ha...).
Ian Mathers: Six weeks from now I'd probably give this another point or two; the National's little grace notes always grow on me, whether it's Matt Berninger's halting delivery of the title against the piano or those little guitar licks or everything about Bryan Devendorf's drumming, and it's exciting that after a trio of good (maybe great, depending on your demographics, genre interest, and mood) records that sounded pretty much the same, their palette feels like it's expanding a bit. And of course they've lost none of their knack for weirdly relatable, gnomic turns of phrase. If they feel a bit adrift, even confused by life in 2017, they're somewhere in a long, long line of people feeling the same. Did anyone else see it in those clouds at the end? First Nixon, then a frowning cartoon dog, then nothing. [7]
Joshua Copperman: After a series of projects post-Trouble Will Find Me, which branched off into dance-pop and zoney six-minute jams, in addition to a several-hour Grateful Dead tribute, The National have reunited and brought the spirit of those projects with them. "TSODITD" is something of a massive send-up, with a fuzzy guitar solo from an almost-always-solo-averse Dessner brother, an unusually bouncy bass line from Scott Devendorf, and Bryan Devendorf's normally tasteful drum fills replaced with a big, dumb entrance. Most of all, Matt Berninger is intentionally incomprehensible here; the punchline of "I can't explain it any other way" is so National, coming as it does after a series of surreal, even-vaguer-than-usual lyrics. The run-on line "...ALSO no other faith is light enough for this place" is one such example, which seems to emphasize trust in one another over trust in a higher power. Even as it takes multiple listens to understand what he means at first, the intensity of the arrangement gives his pleas for solace some actual urgency. "TSODITD", for all the ways it stretches their sound, retains the qualities of their best music; the times when every individual member locks in with one another, and densely layered textures creep in to the mix until the final product becomes grandiose, yet still intimate. [8]
Tim de Reuse: The National were supposed to try a different approach on this album, no? That's what I vaguely remember from some interview a year or two ago, which is just as well, because I think the band were quietly hoping we'd forget they ever mentioned it. There are, to their credit, timid, surface-level evolutions in sound: the open-faced production, the barely perceptible "oohs" underneath it all, the carefully manicured guitar solo. For the most part, though, this is a song by The National, with The National structure and The National chord progressions and The National melancholia courtesy of Matt Berninger's ever-strong penchant for stream-of-consciousness that occasionally happens to rhyme -- none of which are things I usually dislike, mind you! -- but there is still some strange sense of restraint through the whole tune that prevents it from reaching the levels of oblivious sentimentality necessary for this whole The National machine to function. I mean, guys, if you want so badly to repeat yourselves, whatever, follow your hearts; but I'd rather you just write "Sea of Love" again than this weird, flimsy compromise. [5]
Alfred Soto: "We're in a different kind of thing now," Matt Berninger avers, and I admire his delusions. Other than a dark and stormy guitar squall, garrulous title, and more prominent piano, "The System..." sulks as defiantly as any other release in the band's catalog. At this point you care or you don't, and I'm bored of claiming they don't matter -- the sound of post-thirty white angst, I suppose, deserves an airing too. [6]
Alex Clifton: I've never really got The National--something about Matt Berninger's voice is both beautiful and too unsettling for me--but I found myself tapping my foot while listening to this. There's something alive about this track that I've found lacking in indie rock over the last few years. My favourite acts--the Killers, Franz Ferdinand, the Arctic Monkeys--wrote fast, furious songs, stuff that leaves you breathless. Yet in recent years, that drive from rock music has disappeared; everything's a quiet dirge on the radio, sparse and unfulfilling. This song, however, is catchy and pulsating and moves forward, with a killer guitar solo in the middle to boot. It's the the best of mid-2000s indie rock mixed with something more dramatic, with trumpet and synths colliding with an edgy guitar to produce a song that's gripping and propulsive. It's urgent and breaks up the monotony of the charts. If this is what The National has to offer these days, sign me up. [8]
Edward Okulicz: The National's sound makes the distinctly non-lucid sound lucid, and in that sense this even beats the one about being afraid you might eat someone's brains. But played like this and sung like that it comes across as like a page out of an intriguing novella, or its audiobook form read by a serious narrator who's the only one aware of the terror ahead. [8]
Maxwell Cavaseno: Slowly, I crept through the dark shrubs, into the topiary prison. There I found the corpse of Ian Curtis, 85 percent of his body removed by Anton Corbijn still convincing people he has artistic talent over the last 30-odd years, and the plants moving over to take over the remainder. His one eye looked at me all mournful while moss had not only emerged in his pores to make him look more rancid than possible, but formed a beard with Errol Flynn mustache. Beneath this cadaver of a man the vines were snared around a dead boom-box playing "Lust for Life," but likewise the shrubs had claimed the carcass of the device so that the drum fill came out as a polite pulse and the guitar occasionally squalled out to sound like AOL dial-up. Solemnly, I turned away in disgust, knowing this would be a perfect tourist trap for indie dads across the world, who would take solace in how much they felt like he looked. Later, that tatterdemalion horror became a single released for a National album. [4]
Josh Love: The guys in The National were past 30 when they broke through to widespread notice and acclaim, so I guess it shouldn't be a surprise that they haven't gone all gooey and benign like so many other bands at this stage of their life cycle. Matt Berninger thankfully still seems like a miserable bastard, laying out an exquisite tableau of romantic and spiritual isolation while a jagged guitar riff scrawls his real, ugly feelings on the wall. [7]
Thomas Inskeep: The rumbling rhythm track is reminiscent of "Ballroom Blitz," of all things. Matt Berninger's vocals are kind of bass-y and British; I can't necessarily explain what that means, exactly, they just come off kind of British to my ears. Then I remember that I was rather fond of his side project EL VY, and it starts to come together for me. This is a bit late '80s college rock, less Amerindie and more Bad Seeds. These guys find a groove and lock into it, and let Berninger do his thing above it: wise choice. [7]
Austin Brown: It feels like every album, The National moves further and further away from making full use of Bryan Devendorf's drumming, the thing that always made them far more interesting than the mope-rock they got pigeonholed as. Here, the neurotic precision that defines Devendorf's best work ("Bloodbuzz Ohio," "Apartment Story," "Squalor Victoria," "Graceless") is absent, replaced by a far less exciting rollicking slacker pose. This was a little true of some of the songs on Trouble Will Find Me, but there the rest of the band picked up the slack, with Matt Berninger turning in some of his most specific and acute songs yet. Here, though, he's on autopilot, droning through his lyrical habitus without letting anything distinctive poke up above the surface--and the rest of the band follows suit. Even the midpoint guitar solo feels like an empty exercise. I know the band is supposedly more relaxed now, far more at ease in their songwriting, and good for them. But it's starting to look like there was a lot of productive value to the tense recording sessions that produced Boxer and High Violet. [4]
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opsikpro · 4 years
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MAGNET Television: Q&A With Scott McCaughey (Minus 5, Baseball Project, Young Fresh Fellows, R.E.M., Filthy Friends, No Ones, Robyn Hitchcock, Tuatara)
MAGNET Television: Q&A With Scott McCaughey (Minus 5, Baseball Project, Young Fresh Fellows, R.E.M., Filthy Friends, No Ones, Robyn Hitchcock, Tuatara)
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If and when we ever grow up, we want to be Scott McCaughey. For the past four decades, this Amerindie treasure has collaborated with all those listed above. And many more. McCaughey suffered a life-threatening stroke in 2017 and came back with the Minus 5’s Stroke Manor—possibly his best work to date—two years later. His …
Continue reading “MAGNET Television: Q&A With Scott McCaughey…
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ludilabel-it · 4 years
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DIY : un grazioso acchiappasogni da fare con i bambini
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Sai cosa sono gli acchiappa sogni ? Potrai fabbricarne uno facilmente con il nostro piccolo laboratorio creativo.  In alcune culture amerindie, un catturasogni o acchiappasogni, in inglese dream catcher, è un oggetto artigianale decorato con piume, e altri ornamenti che rendono ogni oggetto unico.  Secondo la credenza popolare, il cattura sogni impedisce ai brutti sogni di invadere il sonno. Funge da filtro, capta i sogni inviati dagli spiriti, conserva le belle immagini della notte e brucia le cattive visioni nelle prime luci del giorno*.
Materiali :
Un paio di forbici, della colla in stick o liquida, dei pezzi di spago o del nastro in tessuto:
1 di circa 40 cm per la sospensione.
6 di circa 15 cm per chiudere il rombo.
3 di circa 20 cm max per appendere le piume.
Scarica adesso il modello da stampare.
Lo scarico !
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Stampa il documento. Avrai quindi due fogli, uno per il fronte e uno per il retro dell’ acchiappasogni.
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Taglia gli elementi con cura.
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Fai dei piccoli fori per far passare lo spago o il nastro.
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Inserisci i 6 pezzi di spago o di nastro di 15 cm in modo da tenere insieme il cerchio con il rombo centrale legandoli come preferisci.
Inserisci i 3 pezzi di spago o di nastro di 20 cm nei 3 fori in basso e incollaci i fiori o le false piume. Per dare un effetto più autentico, abbiamo aggiunto delle vere piume decorative.
Inserisci il pezzo di corda o nastro di 40 cm nel foro superiore e fai un nodo in modo da poter appendere il tuo acchiappasogni.
Non ti resta che appendere questo grazioso acchiappasogni nella stanza, per delle dolci notti !
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Scarico il modello
* fonte : Wikipedia.
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jamariyanews · 5 years
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Spaventosa futura distruzione del Bacino dei Caraibi
di Thierry Meyssan
Mentre il presidente Donald Trump ha annunciato il ritiro delle truppe dal Medio Oriente Allargato, il Pentagono prosegue invece la messa in atto del piano Rumsfeld-Cebrowski. Adesso tocca agli Stati del Bacino dei Caraibi essere distrutti. Non si tratta, come negli anni Settanta, di rovesciare regimi filo-sovietici, ma di annientare le strutture statali della regione, senza distinzioni di amici e nemici politici. Thierry Meyssan segue la preparazione di questa nuova serie di guerre.
Rete Voltaire| Damasco (Siria) | 8 gennaio 2019
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In una serie di articoli precedenti abbiamo presentato il piano del SouthCom per provocare una guerra tra latino-americani e distruggere le strutture statali degli Stati del Bacino dei Caraibi [1].
Preparare questa guerra, che nella strategia Rumsfeld-Cebrowski dovrebbe seguire i conflitti del Medio Oriente Allargato, richiede un decennio [2]. Dopo un periodo di destabilizzazione economica [3] e di preparazione militare, l’operazione vera e propria dovrebbe iniziare nei prossimi anni, con un attacco al Venezuela da parte di Brasile (sostenuto da Israele), Colombia (alleata degli Stati Uniti) e Guyana (ossia il Regno Unito). Dopo di che dovrebbe toccare a Cuba e Nicaragua: la «troika della tirannia», secondo John Bolton. Il piano iniziale potrebbe però subire modificazioni per il riaccendersi delle ambizioni imperiali del Regno Unito [4], che potrebbe condizionare il Pentagono. Ecco il punto della situazione:
Evoluzione del Venezuela
Il presidente venezuelano Hugo Chavez aveva incrementato le relazioni con il Medio Oriente Allargato su una base ideologica. In particolare, si era avvicinato al presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad e al presidente siriano Bashar al-Assad. I tre presidenti avevano ipotizzato di fondare un’organizzazione intergovernativa, il Movimento dei Liberi Alleati, sul modello del Movimento dei Paesi Non-Allineati, ridotto all’immobilismo dall’allineamento agli Stati Uniti di alcuni Stati membri [5]. Se a parole Nicolas Maduro è sulla medesima linea di Chavez, ha in realtà optato per tutt’altra politica estera. Ha certamente continuato il riavvicinamento alla Russia e ha altresì accettato il posizionamento di bombardieri russi in Venezuela. Ha firmato un contratto d’importazione di 600 mila tonnellate di grano per fronteggiare la carestia. E, soprattutto, si accinge a ricevere 6 miliardi di dollari d’investimenti, di cui 5 nel settore petrolifero. Gli ingegneri russi prenderanno il posto lasciato vacante dai venezuelani. Maduro ha riorganizzato le alleanze del Paese su nuove basi. Ha così allacciato stretti legami con la Turchia, Paese membro della NATO, le cui truppe occupano il nord della Siria: Maduro si è recato quattro volte a Istanbul, Erdoğan una volta a Caracas. La Svizzera era un alleato di Chavez, di cui era stata consulente nella stesura della Costituzione. Paventando di non poter più raffinare l’oro venezuelano in Svizzera, Maduro ora lo manda in Turchia, dove il minerale grezzo viene trasformato in lingotti. In passato, l’oro rimaneva nelle banche svizzere, a garanzia dei contratti petroliferi. Oggi anche le liquidità sono state trasferite in Turchia, l’oro lavorato invece ritorna in Venezuela. Quest’orientamento di Maduro non può ritenersi fondato su un’ideologia, bensì su interessi prettamente economici. Si tratta di stabilirne la natura. Il Venezuela è contestualmente oggetto di una campagna di destabilizzazione, iniziata con le manifestazioni dei guarimbas, continuata con il tentativo di colpo di Stato del 12 febbraio 2015 (Operazione Gerico), e poi con gli attacchi alla moneta nazionale e l’organizzazione dell’emigrazione. In simile contesto la Turchia ha consentito al Venezuela di aggirare le sanzioni USA. Nel 2018 gli scambi tra i due Paesi si sono moltiplicati di 15 volte. Quale che sia l’evoluzione del regime in Venezuela, niente può giustificare quello che si sta preparando contro la sua popolazione.
Coordinamento dei mezzi logistici
Dal 31 luglio al 12 agosto 2017 il SouthCom ha organizzato una vasta esercitazione di oltre 3.000 uomini provenienti da 25 Stati alleati, tra cui Francia e Regno Unito. Lo scopo era preparare un rapido sbarco di truppe in Venezuela [6].
La Colombia
La Colombia è uno Stato ma non una nazione. La sua popolazione è separata geograficamente in armonia con le classi sociali, caratterizzate da enormi differenze di livello di vita. Pressoché nessun colombiano si è mai avventurato in un quartiere di una classe sociale diversa dalla propria. Questa rigida separazione ha favorito la moltiplicazione di forze paramilitari e, di conseguenza, di conflitti armati interni che hanno causato oltre 220.000 vittime in trent’anni. Al potere dal 2018, il presidente Iván Duque ha rimesso in discussione la fragile pace interna conclusa dal predecessore, Juan Manuel Santos, con le FARC – ma non con l’ELN. Duque non ha escluso la possibilità di un intervento armato contro il Venezuela. Secondo Maduro, in questo momento gli Stati Uniti stanno preparando 734 mercenari in un campo di addestramento situato a Tona, in previsione di un’azione sotto falsa bandiera per scatenare una guerra contro il Venezuela. In considerazione della particolarità sociologica colombiana, non è possibile stabilire con certezza se il campo di addestramento sia o no controllato da Bogotà.
Rex Tillerson era direttore di ExxonMobil quando furono scoperti i giacimenti petroliferi della Guyana. Poco dopo divenne segretario di Stato degli Stati Uniti.
La Guyana
Nel XIX secolo le potenze coloniali hanno concordato i confini tra la Guyana britannica (l’attuale Guyana) e la Guyana olandese (l’attuale Suriname), ma non esiste accordo scritto che stabilisca la frontiera tra la zona britannica e la zona spagnola (l’attuale Venezuela). La Guyana gestisce di fatto 160.000 chilometri quadrati di foreste, che contende al grande vicino, il Venezuela. In virtù dell’accordo di Ginevra del 17 febbraio 1966, i due Stati si sono rimessi al segretario generale dell’ONU, all’epoca il birmano U Thant. Nulla però è cambiato: la Guyana è incline a sottomettere la questione alla Corte d’Arbitraggio dell’ONU, il Venezuela privilegia invece negoziati diretti. Questa disputa territoriale non sembrava rivestire carattere d’urgenza, dato che la zona contestata è una foresta spopolata e che si credeva priva di valore. Si tratta però di un’area immensa che rappresenta i due terzi della Guyana. La Guyana ha violato l’accordo di Ginevra 15 volte autorizzando, in particolare, lo sfruttamento di una miniera d’oro. Una sfida di enorme rilievo è sorta nel 2015 con la scoperta da parte di ExxonMobil di giacimenti petroliferi nell’Oceano Atlantico, proprio nelle acque territoriali della zona contestata. Il 40% della popolazione della Guyana è composto da indiani, il 30% da africani, il 20% da meticci e il 10% da amerindi. Gli indiani sono molto numerosi nella funzione pubblica, gli africani nell’esercito. Il 21 dicembre scorso è stata depositata una mozione di censura contro il governo del presidente David Granger, generale filo britannico e anti venezuelano, al potere dal 2015. Nella sorpresa generale, un deputato, Charrandas Persaud, ha votato contro il proprio partito e, in un’indescrivibile bagarre, ha provocato la caduta del governo, maggioritario per un solo voto. Da allora regna la più grande instabilità: non si sa se il presidente Granger, in trattamento chemioterapico, sarà in grado di assolvere alla gestione corrente, mentre Persaud ha lasciato il parlamento sotto scorta, da un’uscita secondaria, ed è scappato in Canada. Il 22 dicembre, senza un governo nelle sue piene funzioni, il Ramform Thethys (battente bandiera delle Bahamas) e il Delta Monarch (battente bandiera Trinidad e Tobago) hanno iniziato per conto di ExxonMobil esplorazioni sottomarine nella zona contestata. Poiché questa intrusione vìola l’accordo di Ginevra, l’esercito venezuelano ha fatto allontanare le due navi. Il ministero degli Esteri della Guyana, in esercizio solo per gli affari correnti, ha denunciato l’iniziativa venezuelana, qualificandola di atto ostile. Del resto, il ministro della Difesa del Regno Unito, Gavin Williamson, ha dichiarato al Sunday Telegraph del 30 dicembre come la Corona intenda mettere fine alla decolonizzazione che, dalla crisi del Canale di Suez del 1956, è stata la dottrina di Whitehall. Londra si sta preparando ad aprire una nuova base militare nei Caraibi (al momento ne possiede solo a Gibilterra, Cipro, Diego Garcia e nelle Isole Falklands), forse a Montserrat (Antille) o, più probabilmente, in Guyana. La base dovrebbe essere operativa dal 2022 [7]. La Guyana confina con il Suriname (la Guyana olandese), il cui presidente, Dési Bouterse, è perseguito in Europa per traffico di droga, una vicenda anteriore alla sua elezione. Suo figlio, Dino, è stato però arrestato a Panama nel 2013, benché fosse entrato con passaporto diplomatico. È stato estradato negli Stati Uniti, dove è stato condannato a 16 anni di reclusione per traffico di droga; in realtà perché stava insediando in Suriname lo Hezbollah libanese.
Il battesimo di Jair Bolsonalo nelle acque del Giordano (Israele).
Il Brasile
A maggio 2016 il ministro delle Finanze del governo di transizione del libanese-brasiliano Michel Temer, Henrique Meirelles, nominò l’israeliano-brasiliano Ilan Goldfajn alla direzione della Banca Centrale. Meirelles, che era presidente del Comitato per la Preparazione dei Giochi Olimpici, fece altresì ricorso allo Tsahal per il coordinamento di esercito e polizia e garantire così la sicurezza dell’Olimpiade. Con in mano Banca Centrale, esercito e polizia brasiliani, Israele non ebbe difficoltà a sostenere il movimento popolare esasperato dal disinteresse del Partito dei Lavoratori. Benché le accuse contestate alla presidente Dilma Roussef non fossero accertate, ad agosto 2016 i parlamentari la destituirono, giudicandola colpevole di aver truccato i conti pubblici nell’ambito dello scandalo Petrobras.
Eduardo e Carlos, i figli del presidente Jair Bolsonaro.
Durante la campagna per le elezioni presidenziali del 2018, il candidato Jair Bolsonaro è andato in Israele per essere battezzato nelle acque del Giordano. Ha così conquistato il voto massiccio degli evangelici. Bolsonaro è stato eletto insieme al vicepresidente, generale Hamilton Mourão. Nel periodo di transizione Mourão ha dichiarato che il Brasile avrebbe dovuto prepararsi a inviare uomini in Venezuela, una «forza di pace» necessaria dopo che Maduro sarà rovesciato: una minaccia a malapena velata che il presidente Bolsonaro ha tentato di minimizzare. In un’intervista del 4 gennaio 2019 alla rete SBT, il presidente Bolsonaro ha fatto riferimento a negoziati con il Pentagono per l’installazione di una base militare statunitense in Brasile. La dichiarazione ha suscitato una forte reazione in seno delle forze armate, che si ritengono in grado di difendere il Paese da sole.
Benjamin Netanyahu all’investitura del presidente Bolsonaro. Israele ha rafforzato la propria presenza in Brasile.
Durante la cerimonia d’investitura del 2 gennaio 2019, il nuovo presidente brasiliano ha accolto il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu. È la prima vota che una personalità israeliana di tale livello si reca in Brasile. Per l’occasione, il presidente Bolsonaro ha annunciato il prossimo trasferimento dell’ambasciata brasiliana da Tel Aviv a Gerusalemme. Il segretario di Stato USA, Mike Pompeo – anch’egli presente all’investitura , dove ha incontrato anche il ministro degli Esteri peruviano, Néstor Popolizio – e il presidente Bolsonaro hanno annunciato la volontà di lottare insieme contro i «regimi autoritari» del Venezuela e di Cuba. Sulla via del ritorno negli Stati Uniti, Pompeo ha fatto scalo a Bogotà per incontrare il presidente colombiano Duque. I due uomini hanno concordato di lavorare insieme per isolare diplomaticamente il Venezuela. Il 4 gennaio 2019 i 14 Stati del Gruppo di Lima (tra cui Brasile, Colombia e Guyana) si sono riuniti per dichiarare «illegittimo» il nuovo mandato di Maduro, che inizierà il 10 gennaio [8]; il comunicato non è stato firmato dal Messico. Sei Stati membri del Gruppo di Lima presenteranno inoltre un esposto al Tribunale Penale Internazionale contro il presidente Maduro per crimini contro l’umanità. È oggi assolutamente chiaro che il processo verso la guerra è avviato. Forze enormi sono in gioco e ormai poche sono le cose che potrebbero fermarle. È in questo contesto che la Russia sta studiando la possibilità di installare una base aeronavale permanente in Venezuela. L’Isola de La Orchila – dove il presidente Chavez fu tenuto prigioniero durante il colpo di Stato dell’aprile 2002 – permetterebbe il dispiegamento di bombardieri strategici. Sarebbe per gli Stati Uniti una minaccia ben più grave di quella prospettata nel 1962 dai missili sovietici installati a Cuba.
Thierry Meyssan
Traduzione Rachele Marmetti Giornale di bordo
[1] « Plan to overthrow the Venezuelan Dictatorship – “Masterstroke” », Admiral Kurt W. Tidd, Voltaire Network, 23 février 2018. “Il “colpo da maestro” degli Stati Uniti contro il Venezuela”, di Stella Calloni, 13 maggio 2018; “Gli Stati Uniti preparano una guerra tra latino-americani”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 18 dicembre 2018. [2] The Pentagon’s New Map, Thomas P. M. Barnett, Putnam Publishing Group, 2004. “Gli Stati Uniti e il loro progetto militare mondiale”, di Thierry Meyssan, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 24 agosto 2017. [3] “Declaration of a National Emergency with Respect to Venezuela”, “Executive Order – Blocking Property and Suspending Entry of Certain Persons Contributing to the Situation in Venezuela”, by Barack Obama, Voltaire Network, 9 March 2015. [4] “Brexit: Londra assume una nuova politica coloniale”, Traduzione Rachele Marmetti, Rete Voltaire, 4 gennaio 2019. [5] “Assad e Chavez chiedono la formazione di un movimento di liberi alleati”, Traduzione di Alessandro Lattanzio, Rete Voltaire, 3 luglio 2010. [6] “Grandi manovre attorno al Venezuela”, di Manlio Dinucci, Il Manifesto (Italia) , Rete Voltaire, 23 agosto 2017. [7] “We are opening new overseas bases to boost Britain”, Christopher Hope, Sunday Telegraph, December 30, 2018. [8] «Declaración del Grupo de Lima», Red Voltaire , 4 de enero de 2019. Preso da: http://www.voltairenet.org/article204653.html
http://bit.ly/2ASLXW9
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