Tumgik
#disegnare fa bene
r0silva · 4 months
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Caderno de desenhos. Novembro Dezembro 2023
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Sketchbook. November December 2023
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papesatan · 5 months
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schegge da un pomeriggio d'ordinaria follia
Romeo caracolla verso il banco, in tenuta da calcetto. Controllo il diario: compito di italiano: leggere pagina 6, trasformare il testo descrittivo soggettivo in oggettivo, per poi illustrarlo con un disegno. Guardo il testo: L’elefante. “L’elefante è uno degli esseri viventi più grandi al mondo. Possiede due zanne di 3 metri e una proboscide con cui attacca, se minacciato, e si procura cibo e acqua. Vive prevalentemente in Africa e Asia...” Il testo è già oggettivo. Cosa accidenti devo fare? Scrivo alla madre. Romeo mi guarda, sperso: “Intanto lascia una pagina e fai il disegno” dico “Sai disegnare un elefante?” “Sì, ma alle 4 e mezza me ne devo andare”.
Nel frattempo corro a segnare i compiti di Paolo, gentilmente offerti dal registro elettronico inviatogli da sua madre: compito di aritmetica: pag. 172, es. 160-163-165. Apriamo il libro a pag. 172: il nulla. Paolo gioisce entusiasta, “Forse è giusto così, non bisogna fare niente, mi sa”, cerco di tenermi calmo, la prof ha sbagliato chiaramente pagina. Scrivo alla madre. Indico il problema, chiedo ragguagli. Invito Paolo a svolgere la materia successiva. Jacopo mi chiama a gran voce: “Giuseppe, il bagno è allagato, qualcuno ha fatto pipì per terra!” Non ho tempo d'andare a controllare, perciò lo invito momentaneamente a scansarla. Si mette a ridere e continua: “Sai che somigli a Daniele? Siete fratelli!” Daniele per tutta risposta lo guarda e fa: “Magari Giuseppe fosse mio fratello!” poi fissa mio padre e aggiunge: “E Andrea è mio nonno”. Mio padre gongola felice e in un certo senso lo sono anch’io, se il mio lavoro ha il potere di compensarlo dei nipoti che non ha. “Qui siamo tutti fratelli” conclude Jacopo “e Giuseppe è nostro padre”. Prossimo alla commozione, li invito piuttosto a sbrigarsi. Controllo il telefono, la mamma di Romeo ha risposto: “Dicono che il testo è soggettivo e devono trasformarlo in oggettivo”, “Ma non è vero!” m’incazzo, “Faglielo fare come credi. Non so che dirti”. Getto via il telefono. Sono seriamente tentato di bruciare il libro. Che faccio? Romeo sta disegnando ancora l’elefante. È un elefante bello grosso, quindi ho ancora un po’ di tempo. Ma devo pensare a una soluzione, e in fretta. Nel frattempo entra Melissa, secondo superiore: “Domani ho il compito di letteratura sui Promessi Sposi” vorrei uccidermi “E tu ti ricordi il giorno prima? Sono due settimane che ti ripeto di cominciare a prepararti per il compito. Sai che dobbiamo studiare oltre 30  pagine, vero? Come pretendi di poter fare tutto in un giorno?” Mi guarda sconsolata “Comincia a fare le mappe, mo vengo e vediamo insieme”. Una voce fuori campo grida: “Giuseppe alle 5 meno un quarto me ne devo andare!”. Fingo di non sentire e corro da Paolo. La madre ha finalmente risposto: “È giusto così”. Ma come può essere giusto così? La chiamo. Ribadisco il problema, non capisce, “Ok, non farglielo fare”. Paolo gioisce al settimo cielo. Su tutte le furie, lo minaccio di dargli dei compiti extra se non la smette. Volo da Romeo, ha finito l’elefante, devo farmi venire un accidenti d’idea. Trasformarlo da oggettivo in soggettivo è impossibile, dovrebbe aggiungere delle considerazioni personali, farlo proprio, non voglio spingerlo a sbagliare, data la consegna, in più non c’è più tempo, così gli dico: “Ok, lo vuole oggettivo? Lo facciamo oggettivissimo”. Ricopiamo il testo, estromettendo avverbi e aggettivi, rendendolo così ancor più neutro e scientifico. “Giuseppe tra mezz’ora me ne devo andare!” Mi precipito da Melissa. La professoressa ha stabilito uno schema base per indicare i punti che vorrebbe veder analizzati nel commento del primo e del secondo capitolo dei Promessi Sposi il giorno dopo: biografia dell’autore, cenni storici, analisi del periodo, influenze e ispirazioni, commento al primo capitolo, commento al secondo capitolo. Melissa mi mostra le mappe: “Vanno bene così?” ha appena iniziato la biografia di Manzoni, sarà un lunghissimo pomeriggio. Giankarol intanto langue addormentato, “Giankarol studia scienze” “No” risponde “Non ho il libro”, “Usa quello della compagna”, “NO, non mi va” e si rimette a dormire, “Giankarol, guarda che chiamo tua madre! Studia scienze e non farmi arrabbiare!” “No” sussurra riaddormentandosi, mentre m’allontano. “Giuseppe tra dieci minuti me ne devo andare!”
Squilla il telefono, è la mamma di Paolo. “Giuseppe, avevi ragione, la professoressa ha sbagliato, era pagina 138, grazie”, Paolo smette di ridere e comincia a piangere disperato, dimenandosi matto sulla sedia. Chiedo ad una delle mie dipendenti di metter fine alle sue pene, mentre Giankarol persiste a dormire. “Giankarol, fai scienze”, “No”. Loris mi saluta zaino in spalle: “Giuseppe, ho finito, me ne devo andare” “Ma non ti ho ancora corretto!” “Mio padre mi sta aspettando, è già fuori!”. Bestemmiando, lo costringo a togliersi lo zaino e a farmi vedere i compiti. Lo spedisco fuori a calci e corro da Melissa, in lacrime: “È troppo… ho mal di testa, non ce la faccio”, mi siedo accanto a lei e sottolineo le informazioni essenziali al posto suo, la sprono a continuare. Ha finito la biografia, siamo alle influenze. Il romanzo storico, Walter Scott. So già come andrà a finire, ma non voglio dirlo. Bisogna fare le maledettissime mappe, dopodiché studiarle ed elaborarle infine in un discorso organico (cosa che in secondo superiore non è ancora in grado di fare), creando una bozza di commento, una simulazione di prova. La vedo nera. “Giuseppe alle 5 e mezza me ne devo andare!” Giankarol intanto sogna. All’ennesimo rifiuto, chiamo la madre. Sta arrivando, dice. Il doposcuola si svuota, m'accorgo che Melissa è allo stremo, sono già le sei, non ce la farà. M’avvicino a lei, ha smesso già da un po' di lavorare e, preso esempio da Giankarol, s’è lasciata andare sul banco, atrocemente afflitta. “Chiama mamma” le dico “le devo parlare”. Intanto arriva la mamma di Giankarol. Lo grida un po’, lo redarguisce, fanno teatro, lei lo prega, lui le sibila parole d’odio alle spalle, soddisfatta se ne va. Mentre assisto al bieco spettacolo, la mamma di Melissa chiede spiegazioni al telefono: “Allora domani non la mando a scuola…” Non so che dirle. Per me è un enorme fallimento. Mi siedo accanto a Melissa e le faccio un veemente discorso sul reagire e tramutare la rabbia e le emozioni negative in determinazione e voglia di rivalsa. Se ne va, guardandomi sconsolata. Il compito dovrà comunque farlo, se non quel giorno, un altro ancora. L’appuntamento con Manzoni è solo rimandato, ma almeno avremo tempo per prepararlo con più calma. Giankarol dorme ancora. Mi siedo con lui e lo prego di studiare. Cerco di convincerlo in ogni modo, ma non m’ascolta. Odia la prof di scienze e tutto ciò che ad essa è collegato. “Io non voglio fare lo scienziato” dice “non me ne frega niente”. Non so che fare. Lo supplico, come se ne andasse della mia stessa vita e mi domando se forse non dovrei essere io stesso a instillargli quella voglia che gli manca, inventarmi qualcosa, la differenza fra un bravo maestro ed uno mediocre. Finisce con lui sonnecchiante ed io a ripetergli asmr le varie tipologie di tessuto: epiteliale, connettivo, muscolare e nervoso, sperando entrino in lui per via inconscia. Buonanotte Giankarol, e fai bei sogni.   
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benzedrina · 2 months
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Cronache vagabonde del mio cazzeggiare: sul divano, l'ipad carico che volevo disegnare qualcosa, commenti di Inter Atalanta in sottofondo, TikTok aperto. Un tizio fa la sua lista di artisti che vorrebbe vedere a Sanremo per il post-amadeus, 6/10 li conosco, cerco di segnarmeli ma niente, intervista a una radio, tizio straniero parla di Andrea Laszlo De Simone e di come credeva che La nostra fine fosse da noi un pezzo famosissimo. Apro YouTube, ascolto La nostra fine (che pezzo meraviglioso), nei consigliati c'è una dei 4 artisti che non conoscevo della lista di prima, clicco su Carme di Daniela Pes, piango. Vado su Spotify, metto l'unico disco suo, immagino un cortometraggio, un telo bianco sullo sfondo, in primo piano una persona, luci calde sul volto, chiedo alla persona di fissare la fotocamera e di esprimere diverse emozioni, nel montaggio alterno diverse scene di diverse persone, come musica metterei proprio Carme.
Ho le ginocchia in fiamme, colpa del lavoro, e sono molto stanco. Ho passato periodi peggiori, mi serve un giorno offline e ritorno vivo. Vorrei dipingere un quadro grande, tipo 2 metri per 2 metri e farmi una foto con lui accanto giusto per dirmi "tu hai questo dentro ma ogni tanto te lo scordi", che è il motivo per cui Rothko mi devasta. Quadri semplici al servizio di pensieri complessi. Mi mantengo con pezzi di scotch per pacchi e non so bene che strada sto seguendo, vorrei semplicemente alzare lo sguardo e capirci qualcosa. Alla fine comprendo perché sono legato a 7 miliardi di Massimo Pericolo, quel suo "voglio solo una vita decente" è quasi un piccolo urlo giornaliero.
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nitroglycerin-a · 6 months
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Cosa pensi dei fumetti di fumettibrutti?
È una domanda che ha diverse risposte, ho conosciuto in modo (ovviamente) superficiale Yole perché faceva anche lei l’accademia a Bologna, ci ho scambiato due parole una volta, simpatica, gentile, credo sia una ragazza molto intelligente e con tanto carisma, è risaputo anche, detto innanzitutto dai nostri stessi professori, che il modo di disegnare che ha è stato suggerito da questi ultimi perché lei, non volendo usare un font già scritto, scrivesse talmente male che per matchare con il tratto gli dissero di disegnare “più storto”. Per quanto riguarda le tematiche, credo che abbia un grandissimo potenziale e tantissimo potere mediatico per portare alta la voce delle minoranze di cui fa parte, cosa che secondo me sfrutta poco e minimizza ma non le do nemmeno la colpa, il fatto che sia così famosa parte dal fatto che in Italia la gente non legge fumetti, non ha nessuna competenza di lettura dell’immagine e non ha mezzi di paragone per quanto riguarda l’estetica, non legge e non si informa. Personalmente, i disegni non mi piacciono per niente e nemmeno cosa scrive, ma lei deve vendere, quello è il fatto, si è accaparrata una fetta di pubblico che ha un target preciso e ora deve soddisfare i requisiti che sono imposti da editori come Feltrinelli che a tutto pensano tranne a fare le cose fatte bene, l’editoria in Italia questo è; un cumulo di immondizia, se hai firmato un contratto quello che devi e quello farai. Penso possa fare molto di più? Si. Penso abbia molto di più da dire? Si. Penso lo farà? Si dai, lo credo. La stimo come persone e come lavoratrice del settore perché se dovessi dire che non lavora e che non fa un cazzo direi una puttanata e non sarebbe nemmeno da me, si fa assolutamente il culo per la sua carriera e lo riconosco. Il fatto è che non può girare per anni ancora dietro al concetto di troia li succhiacazzi la, boh, sterile, non mi interessa, non è ciò che voglio leggere, a volte alla gente piace comprare cose che già conosce (perché viste sui social), poco impegnative, facili da comprendere, semplici da guardare, e alla fine va bene così, la maggioranza vince sempre dopotutto ed infatti lei è una donna di successo con ormai tanta esperienza e tante opportunità mentre io sono qua a farmelo in mano quindi la cogliona probabilmente so io
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cartacei · 22 days
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oggi mi ha chiamato Valeria per dirmi che, quando riapriranno il lido, posso andare a farci quello che voglio e sarebbero molto felici di ospitarmi in una delle varie idee culturali. ha usato parole molto inclusive e una particolare morbidezza. sono contento arrivi quel che faccio in maniera diretta e non ci siano ambiguità di nessun genere. Lelio B. mi scrive ogni giorno per delineare bene - con tutte le dovute minuziose attenzioni - l’evento degli artisti di strada in collaborazione col comune e con l’autorità portuale. quando penso che dieci anni fa mi vergognavo di non avere un sogno o quella ‘sicurezza’ di credere nelle mie idee mi viene da sorridere. è servito tutto per arrivare ad oggi. davvero ogni cosa. Bianca e Dani si prendono a parole dopo la giornata nazionale della poesia - che poi è anche la giornata dell’albero e pure delle vittime innocenti di mafia e pure il primo giorno di primavera - e gli fa solo bene. è decisamente più maturo e importante mitragliarsi le cose in faccia invece di farlo alla schiena. non so più scrivere. non ho mai saputo disegnare, però nei bigliettini che ti lascio provo sempre a fare qualche animaletto. Geremia vorrebbe leggere le mie cose extrasensoriali e io ho paura possano piacergli e finire in qualche casa editrice. stanno uscendo troppe cose fuori che non so come controllarle e/o frenarle. l’altro pomeriggio con Marco parlavamo di quando compravamo l’erba dal figlio dell’ergastolano e, sicuramente, mi ha sbloccato il chakra della memoria - che sono certo si chiami ajna -. volevo chiederti perché mi hai chiesto se andassi a vedere Marco Castello a Siracusa ma poi non l’ho fatto perché non ti capisco nemmeno un po’. ho comprato le raccolte di Tarkovskij e di Bernhard e parlavano per lo più di morte, timo e amore. e molte altre cose dopo ogni lettura. che poi non è che la poesia non sia fatta per tutti ma sono tutti a non esser fatti per la poesia. certe volte quando mi parli mi spezzi il cuore e faccio di tutto per non farlo vedere e sono diventato bravissimo a nasconderlo. la mia gatta libera ha partorito quattro gattini liberi. vorrei provare molte altre volte lo stesso brivido dopo il finale di another end. ci sono troppə Ale nella mia vita.
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thousandyears3005 · 3 months
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Tutto partito casualmente. Stavo su Twitter (non mi abituerò mai a chiamarlo "X"), e vedo che tra le tendenze c'era, come al solito, qualcosa inerente a Fedez e Chiara, la questione sul perché i figli non passassero il compleanno del nonno (?) insieme perché erano da un altra parte con Chiara, penso sia giusto nel caso sti cazzi, frega poco del gossip quindi non so se sia tutto giusto, sta di fatto che ero nel mio day free dal lavoro, finito palestra, e mi stavo fumando un joint quindi nella nullafacenza dei miei neuroni ho deciso di curiosare sul profilo di Chiara su IG, scrivo "Ch" e come primo nome mi appare il profilo di lei, quella ragazza con cui due anni fa ormai, due anni esatti ora che ci rifletto bene, è finito tutto da un giorno all'altro, letteralmente.
Omonima, motivo per cui mi è uscito cercando la Ferragni, ma il fatto è che lei da appunto due anni era diventata un fantasma, bloccandomi da ogni parte, da ogni social, app, numero di telefono, dovunque.
Ovviamente ho subito cliccato sul profilo, incuriosito come fosse cambiata, chi fosse diventata nel mentre, se aveva gli stessi progetti di due anni fa o se addirittura li avesse già, come dire, realizzati, in un certo qual senso.
Scorri le foto, non sono tante, saranno si e no 9-10 post e quando ci frequentavamo ne aveva 4-5; a riguardare quelli vecchi che già conoscevo come dire la mia mente, il mio cuore, idk, è ritornata a quel momento, a quel periodo, a quanto fossi "felice", prima ancora che accadesse poi tutta la merda obv.
Mezzo sorriso accennato nel riguardare quei post, poi vado in quelli nuovi (per me); noto che è andata in Grecia, con un gruppo di amiche, non ne conoscevo una, al tempo aveva un altra compagnia, ma non vedo nessun viso familiare; la vedo divertita, felice, spensierata, in vacanza insomma.
Poi altri due post con dei disegni, a lei piace disegnare, ancora tutt'oggi a quanto pare, foto di uno shooting, altra passione sua che voleva farlo diventare il suo lavoro, quindi nel caso ci stesse riuscendo son pure contento per lei, e poi l'ultimo post.
Pubblicato circa un mese fa, dove è con il suo ragazzo, dove si capisce la raccolta di foto all'interno dello stesso post che fossero fatte durante un lungo periodo, di conseguenza una relazione che è iniziata da un po', minimo un anno penso; vedo lui e dico tra me e me, boh, ma nel modo più sincero possibile, senza attacchi di gelosia o ego, penso che onestamente non mi abbia dato nessun tipo di fastidio, il che visto come sono, conoscendomi l'ho ritenuto alquanto strano, ero leggermente dispiaciuto, forse perché pensavo che potevamo essere noi due quelli nelle foto che ha con lui.
Esco dai post, cercando di fare attenzione a non fare partire un like senza volerlo, ma prima di uscire e chiudere come dire "per sempre" quel capitolo, di guardare le stories in evidenza, perché aveva una sola cartella due anni fa, ora ne ha sette, la curiosità mi dice che guardare, per vedere se ci fossero altre foto con lui o con le amiche che io conoscevo, prima cartella sono solo disegni quindi skippo instant, poi partono quelle più recenti, dove c'erano viaggi, per varie città o borghi d'Italia, qualche foto con lui, il suo cane, qualche momento di down, classiche foto insomma che si possono trovare bene o make in ogni profilo; poi arriva una foto che dico aspetta, ma questa me la ricordo, quella dopo anche, e guardando la data vedo che erano di 4 mesi prima che noi ci conoscessimo, che me le ero guardate cosi tante volte al tempo che mi son tornate subito in mente, scorro, fino a metà gennaio dove ricordo avesse pubblicato una storia inerente a noi, ma senza la foto fisica nostra, una cosa riguardante euphoria, ma li vedo che dal 13 gennaio fino al 10 aprile c'è un "buco temporale", un vuoto, nessuna storia, e non dico solo tra noi ma anche delle foto, dei viaggi, di tutto auel periodo a prescindere da me, tutto eliminato, continuo a scorrere e vedo le amiche che ora a quanto pare non ci sono più, quelle che conoscevo, e penso tra me e me cazzo, nonostante sia finita tra loro ha tenuto ogni singola foto, e so che rapporto del cazzo c'era tra loro perché giá al tempo lei veniva da me in lacrime per cio che succedeva tra lei e le sue "amiche"; ma con me zero proprio, tre mesi dove tutto è stato nascosto o cancellato. Non credo alla zuppa riscaldata, quindi non è che stavo o sto qui speranzoso in una seconda occasione, non la voglio nemmeno, anzi ora ho qualcun'altra a cui pensare, ma resta di fatto quella sensazione di vuoto. Nonostante io me li porto dentro nel cuore, perché non credo nel rinnegare ciò che è stato, le cose finiscono, tutte le cose prima o poi finiscono, ma nonostante questo può comunque rimanere un bel ricordo con una persona del passato con cui hai condiviso emozioni, situazioni, e ha fatto parte concretamente della tua vita, anche se per un breve lasso di tempo nella tua vita, io la ragiono così, che siano due settimane, due mesi, due anni; ma vedere almeno dal di fuori, perché poi non sono nella sua testa, che io li do comunque valore, senza alcun tipo di dimostrazione che sia chiaro, solo se ci penso non dico "che merda" ma anzi penso a quanto sono stato bene quel periodo, e vedere poi quello stesso lasso di tempo dall'altra parte, su uno stupido social, che è nulla, non esiste.
Non so se a qualcuno capita quella sensazione che anche se sei andato avanti con la vita, hai chiuso col passato, rimane "quell'amarezza" per come è andata una situazione con una persona specifica, relazione, frequentazione o amicizia che sia, e chiedersi semplicemente, ma perché è finita?
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nusta · 10 months
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Grazie @campanauz per il tag ^_^
1. Are you named after anyone?
No, però ho rischiato di ereditare il nome di mio nonno al femminile e ho ricevuto i nomi delle mie nonne dopo il mio al battesimo. Per fortuna ufficialmente ho solo il mio, che amo molto e in famiglia è solo mio e ai miei tempi era un poco raro quindi me lo sono goduta per bene (poi nel tempo ho conosciuto alcune omonime che comunque lo "portano" egregiamente ^_^)
2. Quando è stata l'ultima volta che hai pianto?
Pianto di commozione da empatia mi capita spessissimo, l'ultimo qualche lacrima poco fa vedendo una scena al volo di un episodio di Heidi su youtube. Pianto serio da tristezza, coi singhiozzi, qualche settimana fa in un momento di crisi e sfogo esistenziale. Piango molto comunque, è il mio modo di sfogare lo stress quando sono al colmo della frustrazione.
3. Hai figli?
No.
4.Fai largo uso del sarcasmo?
Boh, largo non direi, cerco di non usarlo con chi non può capirlo, per esempio le mie nipotine o il mio capo in ufficio.
5. Quali sport pratichi o hai praticato?
Nessuno seriamente, mi piace correre per divertimento, non sono in condizioni di farlo per sport. Vado in bici ogni giorno ma anche questo non per sport, anche se vorrei fare ogni tanto giri più lunghi. Da bambina ho fatto qualche anno di ginnastica artistica e poi in quarta o quinta elementare ho convinto mia mamma che non faceva per me. Idem con nuoto, mi sa che ho resistito due anni e comunque non ho mai imparato a nuotare a stile libero. Alle medie ho fatto un corso di canottaggio, ma abbiamo interrotto per mancanza di fondi e iscritti prima di uscire dalla piscina dopo meno di una dozzina di lezioni. Alle superiori sono stata una delle tre ragazze che si è presentata alla prima lezione del corso di calcio, che ovviamente non è proseguito. Il mio compagno ha provato a insegnarmi a usare i pattini ma ha rinunciato per paura che mi facessi male e non posso dargli torto considerata la mia scarsa coordinazione. Mi piacerebbe giocare di più a racchettoni, sto aspettando che crescano le mie nipotine perché per ora in famiglia non piace a nessuno T_T
6. Qual è la prima cosa che noti in una persona?
Lo sguardo.
7. Qual è il colore dei tuoi occhi?
Verde oliva al centro dell'iride con un cerchio grigio intorno.
8. Scary movies or happy endings?
Lieto fine è meglio, però se muoiono tutti ed è una bella storia va bene lo stesso. Non amo gli spaventi, ma la violenza catartica è una delle mie componenti preferite. Alla Spartacus, per dirne una.
9. Qualche talento particolare?
Non credo.
10. Dove sei nato?
A due passi da dove abito.
11. Quali sono i tuoi hobby?
Disegnare, cucinare, correre, leggere, scrivere, cucire, giocare a inventare le storie con le mie nipoti, guardare serie tv, anime e documentari e film e chi più ne ha più ne metta XD
12. Hai animali domestici?
Non più e soffro molto la mancanza del mio gatto, anche se non vivevamo più insieme da anni. Se potessi prenderei cani e gatti, anche se non ho mai avuto un cane e non so se sarei capace di educarlo e farlo stare sereno.
13. Quanto sei alta?
Meno di quanto sia generalmente previsto da chi vende pantaloni, infatti devo quasi sempre fare l'orlo.
14. Materia preferita a scuola?
A volte italiano, a volte storia. Però nessuna che mi facesse dire "ah, che bello ora arriva l'ora di questa materia".
15. Dream job?
In una storia del Topolino c'era Paperino che finiva a fare il collaudatore di materassi e mi ha sempre affascinato come opzione. Se qualcuno volesse pagarmi per farmi passare il tempo a praticare uno dei miei millemila hobby, ben volentieri.
Non taggo nessuno ma se siete arrivati fino qui sentitevi invitati a partecipare se vi va ^_^
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sciatu · 3 months
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MADAM EFFIE E L’AMORE DI SALVO
MADAM EFFIE E L’AMORE DI SALVO
Camminava a testa bassa da quasi venti minuti, la borsa di Furla tenuta per i manici nella destra e la sinistra nella tasca del soprabito nocciola di Cavalli. Si fermò e alzò gli occhi per capire dov’era. Si accorse stupita che era in via Palermo. Si guardò intorno. Vide che era vicino a quello che sua nonna chiamava “Il palazzo dei morti” e continuava dicendole che in quel palazzo trasandato e banale, passato e futuro si annodavano e nel loro esatto centro c’era Madame Effie,
“A rigina di mavari – e continuava con un filo di voce – si n’hai bisognu, vacci …. Ammia mi canusci”
Si fermò davanti al portone osservandolo. Con un sorriso amaro commentò che forse era il momento giusto di andare a vedere se Madam fosse ancora viva perché la nonna le aveva detto che già allora era più vecchia di lei.
Ci fu uno scatto metallico e il portone si aprì, anzi si spalancò e restò così aperto, quasi aspettando. Lei lo guardò stupita. Guardò l’orologio. Le dieci e trenta, mancava un ora alla messa per il funerale.
“ Ma si, …. Proviamo, tanto peggio di così …”
Si disse ed entrò nell’atrio che aveva su i suoi due lati opposti, due corridoi immersi nell’oscurità.  Si chiese in quali dei due dovesse andare.
Il corridoio di destra si illuminò.
Si incamminò nel corridoio che dopo un angolo finiva davanti ad una porta. Stava cercando il campanello che la porta si aprì ed una vecchina dai capelli bianchi apparve.
“Venga, venga, è in ritardo”
Entrò in una sala d’aspetto dove quasi tutte le sedie erano occupate. Esitò per un attimo.
“È sicura Signora? Non vorrei prendere il posto di qualchedun altro?”
La signora dai capelli bianchi l’osservò sorridendo.
“È la signora Sutera, no? ”
“Si certo …”
“Madam mi ha detto di farla entrare appena arrivava. Doveva entrare cinque minuti fa…”
“Ah, mi scusi….”
E si avviò in un corridoio posto dietro una porta che dava sulla sala, mentre le persone in attesa commentavano sul fatto che una signora, a cui non mancavano i mezzi, dovesse visitare Madam Effie per trovare la pace o la felicità.
Attraversò il corridoio velocemente perché non voleva fare tardi alla messa. Entrò in una stanza buia, che dava la sensazione che fosse immensa. In un angolo c’era una grande scrivania dove alla luce di alcune candele si distingueva appena una signora in un saio di taffetà scuro dai riflessi viola e azzurri.
“Vieni Silvia, ti aspettavo”
La signora Sutera avanzò nella penombra e si sedette davanti all’enorme scrivania.
“Mi aspettava?”
“Si, tua nonna anni fa, mi ha parlato di te e mi ha chiesto di proteggerti”
“Davvero?”
“Ti voleva molto bene visto che porti il suo stesso nome. Guarda, per farmi restare sempre in contatto con te mi ha dato questo tuo disegno.”
Le passò un foglio a quadretti grossi su cui era disegnata, come una bambina di cinque anni poteva fare, una sposa con un lungo velo azzurro. Trasalì a rivedere quel disegno che aveva regalato alla nonna quando era piccolissima. Già dal disegno si intuiva che voleva già fare il lavoro di sua madre: disegnare abiti da sposa
“Nonna è sempre stata molto protettiva con me. È stata lei a dirmi di venire se avessi avuto bisogno.”
“Infatti e mi ha parlato spesso di te. Per lei ti ho fatto molte volte le carte. Mi ha sempre chiesto di usare i tarocchi di Marsiglia perché diceva che i tarocchi siciliani erano troppo paesani. I tarocchi francesi non sono eguali a quelli locali: alcuni trionfi hanno significati diversi, altri  non sono presenti. Tutte le volte che ti facevo le carte però uscivano  sempre gli stessi arcani: l’Arcano senza nome, l’Appeso, il Diavolo. Per questo lei era sempre preoccupata.”
“L’Arcano senza nome?”
“La morte. – rispose Madam e vedendo la faccia spaventata di Silvia continuò - Ma ora dimmi cosa ti ha spinto a venire a chiedere il mio aiuto? Raccontami tutto dall’inizio.”
Silvia mise la borsa sulle ginocchia e appoggiandovi sopra le mani incominciò a parlare.
“Ecco, io e mio fratello abbiamo preso in mano il negozio dei miei genitori quando avevamo meno di vent’anni. Mio padre era morto improvvisamente e mia madre non riusciva a gestirlo, così dopo la morte di papà, fu presto piena di debiti. Vendiamo, confezionandoli o comprandoli da grandi ditte specializzate, abiti da sposa che adattiamo con aggiunte nostre o a seconda dei capricci delle clienti. Con mio fratello abbiamo lavorato giorno e notte, litigando con i fornitori, andando a riscuotere presso i tanti clienti morosi e finalmente abbiamo salvato l’azienda incominciando a fare qualche soldino. Mio fratello si è sposato con una nostra commessa che è rimasta in negozio aiutandoci a farlo crescere e dandogli due bellissimi bambini. Io, che sono la maggiore, sono sempre stata impegnata nel negozio e con il rapporto con le clienti. Ho avuto qualche storia sentimentale importante, ma alla fine se ne andavano via tutti, arrabbiati perché messi sempre da parte rispetto ai veli, all’organza o ai ricami delle mie spose. Ho raggiunto una buona sicurezza economica, conoscenze altolocate, amicizie importanti come grandi stilisti, giudici, primari, ma anche una enorme solitudine. Fino a poco fa, non ci ho mai pensato. I miei nipoti, mio fratello con sua moglie, le mie amiche che ho da quando ero ragazza, sono la mia famiglia e mi bastavano. Più di un mese fa la mia amica Olga, che per me era una sorella, ha organizzato una specie di festa. Doveva raccogliere giocattoli per i bambini dei carcerati ed io le ho dato una mano. Era una festa un po' caotica, molti conoscenti andavano e venivano portando qualche giocattolo spesso già usato. Qualche volontario li incartava mentre io Olga e altri amici intrattenevamo gli ospiti. C’era una banda musicale con dei bei ragazzi che suonavano, un buffè pieno di cibo da spiluzzicare e un enorme quantità di bottiglie da bere. Io avevo attaccato bottone con alcune signore che chiedevano consigli per i matrimoni dei figli. Era il mio modo di fare marketing. La sera tornai a casa ed ero molto contenta, forse per qualche bicchiere di troppo. Mi coricai felice perché avevo conosciuto tanta gente nuova che neanche ricordavo. Incominciai a sognare di essere ancora alla festa e una volta finita, sognai che dei ragazzi propongono a me e a Olga di andare in una discoteca. In verità io ed Olga il tempo delle discoteche lo abbiamo passato da tempo. Alla nostra età è già tanto un the o una tisana e sembreremmo ridicole in discoteca come quelle mamme che accompagnano le figlie a ballare. Ma c’era qualcosa di nuovo e straordinario in quella serata e in quel sogno ed io trovavo tutto naturale. Tra tutti quei ragazzi sentivo che c’era qualcuno che mi era sempre vicino. Non lo vedo dettagliatamente come spesso accade nei sogni, lo “sento” lì accanto a me e questo mi intrigava, mi rendeva quasi sfacciata e mi esaltava l’idea che avrei incontrato qualcuno, qualcuno per cui ero importante. Arriviamo alla discoteca ma la folla di chi doveva entrare era enorme. Premiamo per entrare ma veniamo spinti indietro. Mentre procedo all’indietro con la folla che mi spinge, le mie dita sfiorano quelle del ragazzo che mi seguiva ed allora le stringo e lo trascino via dalla folla. Corriamo via, felici, come se avessimo marinato la scuola e stavamo fuggendo via liberi da tutti i problemi del mondo. Arriviamo sotto un grande albero e ridendo ci fermiamo. Io mi volto e l’osservo curiosa perché fino ad allora non l’avevo visto. È un bel ragazzo. Alto, con i capelli neri, mossi, quasi ricci, gli occhi intensi, espressivi, il naso dritto, le labbra belle, come quelle di una donna, un neo sotto il labbro a destra e un altro piccolissimo a metà tra il primo e le basette. Gli sorrido, chiedendogli il nome e lui mi risponde con una sola parola
“Salvo”
“Tutti i ragazzi che ho amato si chiamavano Salvo”
Sorride felice e dice solo
“Lo so, per questo mi chiamo così – allunga la mano e mi dice - Vieni”
E corriamo mano nella mano verso una spiaggia lì vicino. Il sogno è durato a lungo, con noi due che camminavamo sul bagnasciuga dicendoci cose che ci piacevano o parlando di viaggi. Il mattino dopo mi sveglio felice, pensando a Salvo come se avessi dovuto incontrarlo da un momento con l’altro. Tutto il giorno mi sento come se il mondo fosse il paradiso tanto che mio fratello mi chiede se alla festa avessi conosciuto qualcuno di particolare. La sera quando vado a dormire sogno di essere in negozio e che quando esco per andare a casa trovo Salvo di fronte la porta.
“Posso accompagnarti?”
Mi fa timidamente. Rispondo di sì e andiamo verso piazza Cairoli. Non so perché, visto che sono molto pudica, ma mi viene voglia di baciarlo forse perché so che è un sogno e che sono libera di fare tutto quello che desidero. Appena la strada è vuota lo tiro in un portone e lo bacio con voglia e intensità. Lui mi risponde con ancora più voglia ed intensità. Ha delle labbra morbide, tenere e malgrado sia alto e atletico,  mi sembra soffice. Delicato.  Quando ci stacchiamo mi fa ridendo
“Ora siamo ziti”
“siamo strani come ziti: potrei essere la sorella di tua madre
“È un sogno … nessuno saprà mai nulla”
Mi ripete ridendo. Si, era un sogno, ma a me piaceva avere quel ragazzo contro questo mio corpo tutto tondo che si gonfia anche se non mangio, Da allora, ogni notte l’ho sognato. Camminavamo per Messina immersa in un tramonto infinito, non ancora buio ma con ancora angoli di luce e un cielo dalle nuvole rosa. Una città popolata da gente strana, animali inverosimili, alberi dei tropici, palazzi come quelli di Manhattan o Parigi. Messina è una città particolare, provinciale e caotica, ma nei sogni era il posto adatto per baciarsi salendo su a Cristo Re ed avendo le luci dello stretto ai nostri piedi, oppure per fare l’amore in posti assurdi, come dietro la Chiesa dei Catalani. Era un fare l’amore fatto di sensazioni, come capita nei sogni, ma era bellissimo, come se la mia memoria inconscia avesse conservato, in un forziere nascosto della mia mente, tutto il piacere che avevo provato con i miei amanti, e di cui solo Salvo  aveva la magica chiave, perché solo lui sapeva restituirmi la gioia che il tempo aveva cancellato.
Salvo aveva sempre cose da dire, posti dove andare come al Faro o a Milazzo. Mi portava sempre in campetti di periferia a giocare a basket,  o spesso mi proponeva cose assurde come buttarci da una scogliera, cose normali per la sua età, ma esagerate per la mia. Io gli rispondevo “perché no? È un’idea originale, ma potremmo farci del male” e lui capiva che quanto proponeva poteva essere per me pericoloso. Capiva anche, e questo gli dava piacere, che in ogni caso, io l’avrei seguito e che eravamo sempre un “noi”. Allora mi rispondeva con frasi particolari, come “sei
l’unico papavero rosso di saggezza, nell’immenso campo di grano giallo allucinato della mia follia”, “se tu non esistessi sarebbe come non essere nato”. A me queste frasi facevano morire perché era la poesia ingenua della giovinezza, quella che non avevo mai vissuto persa dietro a spose capricciose e fatture da pagare.”
Si fermò e guardò le sue mani appoggiate sulla borsa
“Lo confesso, per me la realtà era diventata quella dei miei sogni. Quando mi svegliavo, la prima cosa che provavo era l’essere sola, il non avere vicino a me, qualcuno con cui far parlare la mia anima o i miei sensi. Nessuno da abbracciare, coccolare, baciare, ascoltare, contraddire, perdonare …  amare. La vita che facevo quando mi svegliavo era solo l’attesa, noiosa e seccante, di quando sarei tornata nelle braccia di Salvo. Ed ogni sera vi tornavo, sempre più innamorata di lui e sempre più felice in quel mondo irreale, in quello strano luna park notturno che era diventata Messina”.
Restò qualche secondo in silenzio
“Questo durò circa un mese, poi d’improvviso tutto finì. Andavo a dormire ma non riuscivo ad addormentarmi e se dormivo, non sognavo nulla. Il mio sonno era come la morte. I primi giorni mi dissi che forse la mia assenza di sogni era dovuta a problemi del momento, una cattiva digestione, un raffreddore. Poi però la mia insonnia continuò. Dopo qualche giorno, la settimana scorsa, decisi di parlarne con Olga perché forse vi era qualche risvolto psicologico e lei, che era psicologa, poteva darmi qualche indicazione. Quando chiamai non mi rispose. La cercai al centro sociale dove prestava servizio e mi dissero che aveva avuto un incidente sulla Messina-Palermo e che era morta.”
Restò a fissare il vuoto in silenzio.
“Per me è stato un colpo terribile. “
Apri la borsa nervosamente e prese un fazzoletto con cui si soffiò il naso
“Mi scusi – disse quando finì riponendo il fazzoletto – sono ancora sotto shock. Tutto sembra crollarmi addosso, anche quella poca felicità che mi ero inventata. Tra circa mezzora dovrebbe esserci il funerale di Olga. Ero andata in chiesa ma mi sono sentita soffocare, sono dovuta uscire e mi sono messa a camminare per le strade fino a che non sono arrivata qui e sono venuta a chiedere aiuto a lei perché non so più cosa pensare. Incontrerò mai Salvo? Lo sognerò ancora? Ed è giusto pensare al mio supposto amore, alla mia felicità, quando la persona che mi ha sempre aiutato e considerato, non c’è più, è morta? Sono così egoista e cattiva? Non lo so. Non ho più la forza neanche di pensare”
Madam l’osservò mentre si asciugava le lacrime.
“Un’amicizia è un amore minore, non può finire a meno che uno dei due non tradisca, e, per quanto hai detto, nessuno di voi due ha tradito. Chi amiamo non muore mai dentro di noi. Cercala nei tuoi pensieri, nei tuoi ricordi, lei ti risponderà”
Prese una carta che insieme ad altre aveva disposto sulla scrivania.
“Questa è una carta che per te esce sempre: l’Appeso. Può sembrare una brutta carta, analogo all’arcano dell’impiccato delle carte siciliane ma ha un significato diverso. L’Appeso è attaccato da una gamba e vede il mondo dal basso all’alto, vuol dire “vedere le cose in modo diverso”. Guarda il tuo costoso orologio: che ora è?”
Silvia lo guardò e restò stupita
“Segna ancora le dieci e trenta…- Portò l’orologio vicino all’orecchio - e non è rotto. Eppure è più di mezzora che parlo”
“Guarda le cose in modo diverso. Qui il tempo scorre in modo impercettibile e non domina la realtà in cui siamo. Abbiamo il tempo che serve per parlare. Ora dimmi, nei tuoi sogni hai visitato posti che conoscevi?”
“No, erano tutti posti dove Salvo mi portava”
“E quando eri nel tuo negozio, era arredato?”
“Non ricordo, non credo, dentro era buio, solo fuori c’era luce”
“E tutto questo cosa vuol dire?”
“Non capisco”
“quello non era un tuo sogno, ma quello di Salvo. Tu eri presente perché lui ti desidera moltissimo ed è per questo che ti sogna”
“Ma questo vuol dire che Salvo esiste!”
“Sicuramente”
“E perché non mi ha sognato più?”
“Perché è successo qualcosa che lo ha riportato alla realtà. Questo può non essere un male, l’obbliga a incontrarti”
“Vuol dire che mi verrà a cercare?”
“Sicuramente. Condividere i sogni è qualcosa che capita solo alle anime affini, quelle in cui l’amore è una forza indissolubile perché è la loro stessa vita. Capita quando in altre vite, o in altre forme, ci si è amati moltissimo e la morte non può cancellare l’amore avuto. Voi siete predestinati a ritrovarvi e ad amarvi ancora perché siete come una unica vita divisa in due parti che si cercano, per tornare ad essere quell’unica vita da cui derivano, quell’ unico essere che sono. Ora però veniamo alla seconda carta: l’Arcano senza nome. Non spaventarti, non è il male, ma è il cambiamento, il lasciare una vita per un'altra. Se vuoi Salvo, dovrai fare una scelta importante. Una scelta non semplice, una rivoluzione.”
“Oh mio Dio, sono sempre stata un eterna indecisa”
“e poi c’ è un'altra carta che le carte siciliane non hanno: il Diavolo, la carta della passione sensuale, della lussuria! Con ai piedi, legati dalle catene, due amanti”
“Ma io non sono una che vive di sesso?”
“Il sesso non è un fine, è un mezzo e per due anime come le vostre, per cui l’eternità ha già scritto che si ameranno per sempre, il sesso è un modo per riunirvi. Ora ricordati dell’Appeso, vedi le cose da un altro punto di vista: chi è Salvo?”
“Un bel ragazzo!”
Madam sorrise
“No, non in quel senso, perché lo hai chiamato Salvo?”
Restò qualche secondo in silenzio
“Salvo era un bambino che veniva con me all’asilo. Giocavamo sempre insieme così che le maestre alla fine dicevano che eravamo due ziti. Mi voleva molto bene: al mio arrivo mi abbracciava e mi baciava. Lo stesso faceva quando uscivamo. L’anno dopo non venne più all’asilo e a me restò sempre questo senso di vuoto di qualcuno che mi amava e che poi è scomparso. Forse per questo, quando non sognavo più Salvo, mi è venuta l’angoscia Lo stesso mi è successo alle superiori, con un altro Salvo, l’ho incontrato, ci siamo amati e poi l’ho perso, e con l’ultimo mio innamorato di Catania. Alla fine,  mia madre chiamava ogni ragazzo che mi piaceva “Salvo” e questo nome mi è rimasto come sinonimo dell’amore.”
“Per te è sinonimo di amore assoluto e perfetto: questo era nei tuoi sogni chi amavi, ed era per questo che anche tu l’amavi. Salvo non è solo un nome ma l’idea stessa di amore che hai dentro di te. Salvo è quanto unisce le vostre due anime che si cercano e si attirano. Il ragazzo dei sogni rispettava appieno questa tua idea e non poteva non essere Salvo. Nel momento del cambiamento non giudicare la persona, giudica il suo amore perché ognuno di noi può mostrarsi come non è, ma non riusciamo mai a non essere per com’è il nostro amore. La lussuria con il piacere che promette, è una droga, non le interessa la verità, vive di immaginazione, di fantasie da rubare. L’amore invece conosce la verità senza inganni, rivela le bugie, perché l’amore è il seme della fiducia, del credere in una persona, o in un Dio:  sarà lui che ti indicherà cosa fare! Credi in lui! Non esitare: essere amati ed amare è la luce della vita”
“Vuol dire che lo incontrerò”
“Si ed anche molto presto e fai tesoro di quanto ti ha mostrato nei suoi sogni. Ora puoi andare: il tempo deve tornare a scorrere perché il tuo destino si compia. “
Uscì dal Palazzo dei Morti frastornata. Quelli che pensava i suoi sogni erano in verità quelli di Salvo. Lei era un’intrusa che aveva approfittato dell’amore di uno sconosciuto per sentirsi amata. Ma non erano sconosciuti, si amavano già prima che il loro tempo iniziasse. Tutto questo, le sembrava naturale, normale, e la prova era nei sogni che aveva fatto. Quanto l’amava Salvo per sognarla ogni sera per un mese? Quanto aveva bisogno di lei per non stancarsi mai di cercarla ogni notte e di avvolgerla dentro i suoi sogni per darle l’amore che provava. Eppure, di tutto quell’amore che anche  lei aveva provato, lui non ne sapeva nulla. Non conosceva la felicità che provava nel vederlo, la gioia che sentiva quando la portava in giro, il gusto dei loro baci all’ombra di una barca al mare, il sapore di sale della sua pelle dopo i tuffi in acqua, lo splendore del suo corpo che il sole al tramonto colorava d’oro. Tutto questo e mille altre cose che le mancavano e che avrebbe voluto riavere, l’amore puro chiamato Salvo, ancora non le sapeva.
E cosa volevano dire quei tre orribili Tarocchi? Olga le avrebbe spiegato tutto perché lei queste cose le aveva studiate e sapeva come ogni anima, pur nella sua unicità seguiva sempre regole elementari comuni a tutti. Ma Olga ora non c’era più.
Arrivò in chiesa confusa e inquieta. In una panca vide le sue amiche e si accomodò tra di loro
“Dove eri ti abbiamo cercato dovunque?”
“A stare qui mi sono sentita male, avevo bisogno di aria.”
Non dissero altro mentre seguivano la funzione
Silvia si sentì osservata e si girò cercando tra la folla. Molti erano pazienti di Olga, altri conoscenti. Vi era una nutrita pattuglia di bambini e ragazzi a cui Olga aveva portato regali per anni. Tornò a fissare la bara in mogano.
“Olga, c’è anche Salvo – le disse ad un certo punto – sento i suoi occhi su di me.”
La sentì risponderle dentro di se così come aveva detto Madam
“È qui perché non ha messo davanti ai suoi sentimenti il dovere, come hai fatto tu che hai pensato solo a realizzare i sogni dei tuoi genitori senza vivere completamente la tua creatività, la tua vita”
Si mortificò. Era questo quello che le aveva detto quando il suo ultimo zito di Catania, l’ultimo Salvo a cui aveva voluto bene,  l’aveva lasciata pochi anni prima. Fissò ancora Olga
“Olga, hai ragione. Ma cosa devo fare? tu dicevi che se non vi fosse l’amore, la morte sarebbe l’unico evento importante di ogni persona in un mondo di anime sole. Per questo voglio trovare Salvo, non voglio vivere solo per i sogni degli altri o nell’attesa di dover morire. Salvo mi donerà l’eternità, mi darà un motivo per vivere le mie aspirazioni trasformando i miei giorni, in un paradiso, con la sua passione, la sua poesia, il suo fare l’amore. Madam dice che ci siamo sempre amati. Dentro di me sento che è così , che potrò finalmente amare solo Salvo e per sempre”
Quando la cerimonia finì si avviarono verso il carro funebre aspettando che la bara uscisse. La gente riempiva tutta la strada ed incominciò a muoversi attorno al carro ma i bambini, e le loro madri tatuate, avevano circondato il mezzo e non permettevano a nessuno di avvicinarsi. Volevano essere loro a salutare e custodire la loro “Dutturissa” come chiamavano Olga. Quando la bara uscì vi fu un grande applauso mentre la folla incominciò a muoversi per avvicinarsi alla barra e salutarla,  ma le madri dei bambini, ed i loro compagni, la spinsero indietro, in malo modo. Nessuno avrebbe potuto vincere il rispetto che volevano mostrare ad Olga scortandola fino all’ultima dimora. Nell’ondeggiare della folla Silvia venne spinta indietro e perse ogni contatto con le amiche, preoccupata com’era di non cadere e di non farsi travolgere. Indietreggiava con la borsa in spalla stretta da un braccio e l’altro proteso all’indietro per evitare di finire contro una macchina. Sentì un dito che sfiorava le sue dita.
“Salvo”
Si disse con un tuffo al cuore. Era lo stesso dito che in sogno l’aveva sfiorata quando aveva incontrato Salvo. Lo strinse e senza vedere afferrò poi la mano stringendola. Si sentì tirare indietro mentre qualcuno spostava la gente dietro di lei per farla passare nel mezzo del vociare e delle grida. Si girò per vedere chi la stesse portando via e vide di schiena una figura alta, con le spalle larghe, una chioma fatta di ricci e vestita con una tuta sportiva. Seguì la figura fino al marciapiede sul lato opposto della strada dove la folla era diradata. Arrivata si voltò a veder partire Olga mentre la sua mano stringeva forte quella di Salvo che in quel momento non vedeva. Il carro funebre si mosse e tutti i bambini incominciarono a lanciargli fiori. Erano rose bianche, quelle che Olga preferiva. Sentì una goccia sulla sua mano. La guardò, era una lacrima. Salvo stava piangendo.
“Non piangere, Olga diceva che aveva scelto il suo lavoro per non far più piangere nessuno”
“Le lacrime portano via il dolore più velocemente del tempo”
“Solo Salvo può dire queste frasi.”
Si voltò felice per poterlo finalmente rivedere.
Restò senza parole
I capelli erano quelli di Salvo, come gli occhi intensi, le labbra carnose i due nei sotto il labbro e lungo la guancia, ma il suo corpo era quello di una donna. Un corpo asciutto, tonico, con le spalle larghe e una tuta aperta da cui spuntava una maglietta bianca a disegnare un seno presente ma non importante. Guardò stupita quel corpo che le sembrava noto, conosciuto in ogni sua parte eppure estraneo, alieno. Ecco quale era il senso delle tre carte. Un'altra prospettiva, un cambiamento, una invincibile passione.
“Mi chiamo Santina, piacere di conoscerti signora Sutera.”
Sorrise.
Era il sorriso di Salvo, bello come il sole e gli occhi ancora umidi di lacrime erano due perle nere.
Le venne voglia di abbracciare quel corpo e baciare quelle labbra ritrovate anche se le sembrava un peccato mortale, qualcosa di osceno e sporco,  da non fare assolutamente.
Ma lei era Salvo, lo sentiva.  Era l’amore perfetto che aveva sognato ed era venuto a cercarla,  perché era il suo Salvo e non poteva giudicarlo con gli occhi di sempre, doveva ritrovarlo con l’amore che aveva dentro di se, come diceva Madam.
“Ah piacere”
disse con un filo di voce.
“Ti senti bene? Mi sembri come spaventata.”
Disse Salvo preoccupato.
“Eh che la morte di Olga mi ha scioccato  – pensò velocemente e decise che doveva sapere di più – perché non ci sediamo al bar e ci conosciamo meglio? Devo bere un the, mi sento mancare. Vieni”
E se la tiro dietro stringendo ancora la sua mano
Salvo la guardò e sorrise andandole dietro
“Dobbiamo per forza tenerci per mano?”
“Ho paura di perderti – disse con il suo tono preoccupato voltandosi a guardarla negli occhi – ho bisogno di te.”
gli occhi neri di Salvo la guardavano, persi di piacere nell’azzurro dei suoi. Sull’estremità della sua bocca apparve quello che apparentemente era un ghigno, mentre lei riconobbe il modo con cui Salvo dimostrava la sua gioia
“Anch’io”
commentò semplicemente Salvo
E lei senti la sua mano stringere più forte.
“Allora dimmi cosa fai nella vita?”
“Niente lavoro in un supermercato e gioco a basket in una squadra di Barcellona Pozzo di Gotto.”
“Ah in quale? Una volta ci hanno proposto di sponsorizzarne una”
“Nell’Atlas Pozzo, siamo primi in classifica”
“No non la conosco e in che ruolo gioco”
“Sono il playmaker e il capitano”
“Davvero? – fece con stupore esagerato e sedendosi ad un tavolino di un bar vicino la chiesa – è una grossa responsabilità e come mai conoscevi Olga?”
“Ero una sua paziente”
“E per caso c’eri anche tu alla raccolta dei giochi.”
Chiese mentre indicava al cameriere due the
“Si Olga mi ha chiesto di partecipare all’evento per socializzare, perché a stare sempre in campo avrei perso il contatto con la realtà”
“Mi sembrava di ricordarti”
“Bhe sono venuta diverse volte a chiederti cosa volevi bere”
Silvia la guardò attentamente. Era vero. Ora si ricordava che le girava intorno con una falsa indifferenza. Pensava che volesse informazioni su i suoi abiti da sposa che, chi indossa una tuta sportiva non poteva sicuramente comprare. L’aveva però colpita per quel suo corpo androgino e quel sorriso quasi di sfida, eppure puro ed innocente.
L’osservò meglio
“Si mi ricordo, ti avevo detto la prima volta che non bevevo, ma tu sei tornata portandomi un aranciata”
“volevo vederti da vicino e starti accanto”
Fece sporgendosi in avanti sul tavolino ed osservando i suoi lunghi capelli biondi e la pelle curata e bianchissima. Aspetto che il cameriere se ne andasse
“Perché eri in cura da Olga?”
Sbuffo e tornò indietro a sdraiarsi sulla spalliera della sedia
“Un idea del mio allenatore per risolvere dei conflitti caratteriali con qualche avversario sportivo”
La guardò da sopra la tazza di the
“Posso chiederti che conflitti?”
“Quando si è in partita, qualcuno gioca duro per intimorirti e fare quello che vuole. Quando le avversarie facevano il gioco duro con le mie compagne io reagivo come un lupo capo branco, punivo chi aveva fatto del male alle mie compagne. Gli arbitri mi espellevano e noi perdevamo. Il mister mi ha mandato da Olga per controllare il mio carattere ed evitare di rompere nasi e denti appena qualcuno giocava con troppo agonismo. Lei ha lavorato molto su di me e mi ha fatto capire che la logica del capo branco deve essere adattata al contesto in cui il branco si muove. Ma mi ha fatto anche capire chi sono, perché sono sempre stata una dominante, competitiva, irregolare in campo e nella vita. Le devo molto. Da quando ho incominciato a parlarle sono cambiata.”
Silvia finì di bere lentamente e mentre metteva giù la tazza,  chiese a bassa voce
“Quando dici “irregolare nella vita”? Vuoi dire che giri attorno alle signore per conoscerle”
Si fece seria
“intendo dire che sono cresciuta per strada imparando a difendermi e a sopravvivere. Intendo dire che ho le mie regole e che seguo solo quelle. Quello a cui alludi  è che sono omosessuale, e in questo non trovo nulla di irregolare, io lo sono e per me è una cosa normale”
“Ed era per questo che mi stavi attorno?”
“Si, tra tutte quelle mummie eri l’unica che brillava di luce propria”
“Ah, ero la più bella del reparto di geriatria: bel complimento”
sorrise
“no, sai bene che non volevo dire questo. Quando i miei occhi hanno incontrato i tuoi è stato come quando ho fatto il canestro all’ultimo secondo nella partita che abbiamo vinto per un solo punto per il passaggio di categoria. Ho sentito lo stesso brivido, la stessa gioia immensa, la stessa forza e sono rimasta senza parole. Prima di te l’amore era solo una delle tante frasi delle   canzoni o delle poesie, un sinonimo di sesso noioso e spesso ipocrita. Il ragazzo che avevo,  mi chiamava sempre “amore”. Però quando gli ho detto che lo lasciavo perché preferivo le ragazze è passato dall’amore alla violenza dicendo che gli facevo fare una brutta figura. Per fortuna so come difendermi, altrimenti forse non sarei più qui, ma da allora con l’amore avevo chiuso. Con le mie partner occasionali, si fa come per le partire: si gioca, ci si diverte, poi, si vince o si perde, ognuno a casa sua. Con te però è stato tutto diverso, già dall’inizio. Ti osservavo durante la festa ed era come se ti avessi sempre conosciuta. Come se ti sapessi in ogni minima cosa. Come ridevi, come parlavi, come giocavi con i bambini o ascoltavi le loro madri parlarti in dialetto stretto. Eri sempre a posto, sempre perfetta, sempre bellissima. Guardavo i tuoi capelli, le tue mani, il modo come sorridevi e mi sentivo senza forze, senza voglia di pensare. Olga mi ha spiegato che era l’effetto dell’amore …. perché in quel momento stesso in cui ti ho visto, ho incominciato ad amarti”
Si fermò a guardare la tazza del the.
Bevve un sorso e guardò Silvia con l’aria di chi voleva capire che effetto aveva fatto quello  che aveva detto.
“E da allora ti fai viva adesso? Un gran sentimento vedo”
Salvo si fece seria
“No, ero impegnata per delle gare in Sicilia e fuori. Però ti ho sognato moltissimo”
“A si? E cosa facevamo nei tuoi sogni”
“Di tutto , andavamo in giro, vedevamo posti e cose del genere. La prima volta andavamo in giro per Messina, senza fare nulla di particolare, come due ragazze che avevano marinato la scuola. La sera dopo mi sono detta che dovevo baciarti invece d’improvviso, mentre camminavamo per strada,  mi hai preso, schiacciato in un angolo e mi hai baciato. Il tuo corpo che premeva sul mio, la tua lingua che circondava la mia, i tuoi occhi che brillavano dentro di me: è stato il bacio più bello di tutta la mia vita, mi sono svegliata tutta eccitata, ho dovuto fare  cento flessioni per calmarmi e da allora la solitudine ha incominciato a farmi male .”
“allora, nei sogni, … mi amavi”
Salvo si fece serio
“Anche adesso ti amo”
La guardò. Era sincera. Era veramente innamorata, era veramente Salvo.
“Anche adesso mi sogni?”
“No. Ad un certo punto, quando ho avuto un minuto di tranquillità sono andata da Olga a parlagliene”
“E lei?”
“Si è arrabbiata, ha detto che ero rimasta prigioniera dei miei sogni, che volevo fuggire la realtà, che mi ero costruita un mondo alternativo per fare quello che il mio ego voleva. Ma non era così, nei miei sogni eri esattamente come sei qui adesso, non ti inventavo per come volevo”
“Capisco … e di me Olga, non ti ha detto niente”
“Ha detto che eri sola e che stavi dimenticando cosa era l’amore ma che eri l’unica persona che lei sentiva veramente amica. Mi ha detto che dovevo incontrarti e parlarti di quello che sentivo”
“Ma non sei venuta a parlarmi”
“Sono arrivata fino al tuo negozio e dalla vetrina ti ho visto muoverti attorno a una ragazza con un vestito da sposa che sembrava una balenottera bianca e parlavi a una signora che era un arancino chi pedi. Mi sono immaginata di entrare dentro e dirti che ti amavo. Io, la mia vita l’ho scelta perché è la mia storia, la mia natura, ma non posso imporla a qualcuno. Tu nel negozio eri troppo bella, troppo perfetta, troppo regolare. Eri la partita in cui io non potevo giocare perché non ero all’altezza e nessuno mi aveva insegnato come far girare la palla in quell’ambiente  così diverso dalla baracca dove sono cresciuta. Mi sono detta che eri solo un illusione.  Non pensavo che mi avresti preso per mano per portarmi a farmi parlare di me, così come parlavo con Olga”
Si fece seria
“Dopo che ero venuta a cercarti   volevo dimenticarti …”
Esitò, come se nella furia di dire, avesse preso una strada sbagliata. Restò zitta qualche secondo.
“Sei andata con un'altra?”
Guardò le sue mani senza rispondere
“Comunque non è servito. Non riesco a dimenticarti a non pensarti. Eri diventata la mia droga, quella che mi faceva credere in un mondo migliore, quella che faceva volare o piangere la mia anima. Anche adesso sono felice di vederti qui vicino a me, ma ho le mani che mi tremano dall’emozione che provo. Se mi guardi mi sento la febbre, se non ci sei, distruggerei il mondo per trovarti. – si fermò guardandosi intorno con la bocca semi aperta come se soffocasse – lo vedi? Sto continuando a parlarti pur di restarti vicina, pur di non farti andare via, e non provo nessuna  vergogna ad essere  qui ed elemosinare un po' della tua considerazione”
Cercò di finire il thè per spezzare il nervosismo.
Silvia pensava a come avrebbe reagito se Salvo fosse entrato in negozio. L’avrebbe cacciata via. Avrebbe guardato la tuta sportiva, le scarpe da ginnastica, il fatto che era una donna. Non avrebbe giudicato il suo amore, quello con cui, per oltre un mese, anche lei si era nutrita e drogata per fuggire la realtà. Quella realtà in cui contava solo avere la borsetta dello stesso colore delle scarpe e i capelli appena fatti dal parrucchiere. Se Santina era . suo Salvo, lei era il Salvo di Santina e per quanto tutto fosse contro di loro, non sarebbero mai riuscite a lasciarsi o dimenticarsi perché provavano le stesse emozioni.  Perchè se le mani di Salvo tremavano, le sue non erano da meno. Olga, aveva ragione: aveva dimenticato l’amore. Quello vero, quello che trasforma gli attimi in estasi ed un corpo in un paradiso, quello che ferma il tempo e ti sazia di vita. I tre tarocchi avevano ormai mostrato il loro domino sulla casualità umana, ora toccava al suo libero arbitrio fare la sua scelta, se mettere al passato tutte le notti d’amore che aveva avuto e navigare verso il nulla che si era divorato Olga, o vedere tutto differentemente, rinascere con una ragazza, non per legarsi nel semplice piacere, ma per amore. Perché lei, a quel Salvo che aveva sognato, con la sua giovinezza, la sua gentilezza, le sue voglie e le sue mani calde che scivolavano sul suo corpo maturo, lei, la signora attempata di bell’aspetto, a Salvo, quel ragazzo atletico, poetico, ora determinato ed ora insicuro, lei l’amava veramente, e non perché  metà del suo letto di notte era fredda e aveva bisogno che qualcuno la scaldasse. Piuttosto perché le donava la luce della vita, il miele del tempo, il calore del cuore sul cuore. La vita vera era lui. Tutto il resto era una recita, un cerimoniale vuoto che l’Arcano senza nome osservava ironico dall’alto, come un bambino guarda un formicaio prima di calpestarlo.
Aprì la borsa e prese il suo portafoglio rosso Valentino. Scelse una banconota da venti euro e la mise sul tavolino. Ripose il portafoglio, chiuse la borsetta, si alzò e chiuse il soprabito. Mise la borsetta al braccio sinistro, si sistemò i capelli e guardò Salvo.
Salvo l’osservava stupito per tutto quel movimento improvviso.
Silvia allungò la mano destra verso Salvo come a salutarla e lei la guardò come se con essa fosse arrivata una condanna a morte
“Dai, andiamo!”
Le disse invece e Salvo la guardò sorpresa prese la sua mano, si alzò e la seguì.
“Hai una bella struttura ossea, hai mai pensato di fare la modella? Sei alta e slanciata, con le spalle larghe, il seno giusto, faresti un figurone con i vestiti lunghi a tubino. Gli abiti da sposa a tubo non vanno! troppo aderenti, si vede la pancia, il sedere e non tutte ne hanno il coraggio. Ma su di te sarebbero perfetti.”
Guardò la mano di Salvo stretta alla sua
“Però devi sistemarti queste unghie, le hai rovinate tutte”
“Lavorando e giocando è inutile curarle”
“No, devi fare qualcosa, hai mani grandi, da uomo, devi ingentilirle, aggraziarle un po'… vieni”
Concluse facendola entrare nel portone di un vecchio palazzo
“Ciao Josè – fece passando davanti alla guardiola del custode, e continuò sottovoce – In realtà non si chiama Josè ma ha un nome impronunciabile. Però è una brava persona.”
Si fermò davanti ad un vecchio ascensore e premette il bottone di richiamo. Si voltò verso Salvo e la vide imbronciata
“Ti ho detto che ti ho sognata per un mese, che ti amo, che non riesco a levarti dalla testa e tu mi parli di unghie, di Josè e di stronzate simili. Perché ho la sensazione che non mi ascolti?  - si guardò intorno – e qui dove siamo?”
Chiese incazzata
“Stiamo salendo a casa mia”
Il suo volto si fece ancora più scuro
“Se è per prendere un altro thè o vendermi un abito o mettere una storia su Instagram, lascia stare.  Non sono venuta a cercarti, per diventare un ricordo inutile. Ho detto che ti amo, forse non capisci o non vuoi capire o è inutile che tu capisca?”
E, arrabbiata, lascio la sua mano.
Silvia guardò i suoi occhi furiosi e pensò che lei era così, una leonessa sempre pronta a colpire per nascondere la sua anima da agnello e soprattutto notò che arrabbiata, così com’era,  era bellissima e questa scoperta la sconvolse perché adesso non ci trovava nulla di male, anzi...
La guardò cercando nei suoi occhi quella rabbia che la faceva brillare come una stella
“L’amore non si elemosina, si conquista. Devi sedurmi, affascinarmi, bruciarmi con la tua passione. Oppure ti sedurrò io, ti riempirò di promesse per farti sognare e di tradimenti per umiliarti e farmi riconquistare. –  sorrise perché pensò che certe cose del cuore non possono essere spiegate solo a parole -  La nostra partita è già iniziata e tu non te ne sei neanche accorta”
La strinse lentamente a se, e la baciò. Intensamente, vogliosamente, schiacciando contro la griglia dell’ascensore il suo corpo atletico con il suo di donna matura, perché lo sentisse e lo desiderasse, perché si ricordasse quel primo bacio che si erano date in sogno e capisse che era tempo di vivere la loro realtà, non quella dei sogni, ne quella del mondo.
Stacco le labbra e apri gli occhi fissando le labbra umide di Salvo
“ma con me la partita non durerà una notte, e non sarà  per soddisfare un capriccio o una curiosità  come con le altre. ”
Si stacco da lei prese un fazzolettino di carta e levò il rossetto lasciato sulle sue labbra .
“Io non so come si ama una donna, ma sono una donna e voglio essere sedotta con parole dolci e baci appassionati e ti sedurrò con una peccaminosa passione e una bruciante innocenza come scrivono i poeti perché il nostro amore sarà poesia, solo banale ma bellissima poesia. – si fermò guardandola negli occhi e con le dita le sfiorò le labbra quasi a  voler accarezzare tutti i baci che quelle labbra le avrebbero dato - Se mi hai sognato, se ti ho sognato, ora non conta più niente.  C’è solo l’adesso, questo eterno “adesso”  che si chiama amore e che dobbiamo vivere  sinceramente, insieme”
Mise il fazzoletto in tasca e, presa nuovamente la mano di Salvo, entrò in ascensore.
L’ascensore era stretto ed erano attaccate l’una con l’altra. Salvo la guardava cercando di capire come d’improvviso l’avesse travolta con la sua passione, tanto che  la sua anima di guerriera si sentiva chiamata alla battaglia che più preferiva, mentre si sentiva bruciare il corpo ed i suoi desideri, le sue voglie urlavano dentro le gabbie della decenza a pretendere ancora, e di più
“Sei più pazza di me che mi faccio portare mano nella mano come se fossi un aquilone fatto volare da una bambina”
“Non ti preoccupare, è un effetto collaterale dell’amore.”
Rispose Silvia con non curanza guardandola dritta negli occhi.
Salvo le sbottono il soprabito mise le sue braccia intorno ai suoi fianchi, stringendola e guardandola negli occhi.
“Ti amo, perché se sono un aquilone, tu sei l’azzurro in cui volo, perché con il tuo cinguettare di parole, sai spegnere le mie ansie, perché  riempi di gioia ogni vuoto della mia vita. Perché ti ho sognata così e tu  così sei: passione, saggezza, eleganza e bellezza”
la baciò di nuovo, semplicemente, cercando anche in quel bacio il profumo, il sapore, l’ebrezza del suo corpo.
“Stai solo amando una donna più vecchia, più ricca e più capricciosa di te…”
“… E più elegante, più affascinante, capace di parlare alla mia anima con semplicità e naturalezza. -  la guardò negli occhi stupita che dentro di loro vi fosse tutto il suo universo -
Tu dai un senso alla parola amore.”
Arrivarono al piano e Silvia usci dall’ascensore tirandosi dietro Salvo, così come lei aveva detto: come una bambina che trascina nell’azzurro del cielo un aquilone.
“Levati le scarpe “
Le disse una volta entrata a casa.
“Questi sono tutti tappeti persiani antichi. Questo è un kermanshah, quello è un Isfahan, costano moltissimo. Ecco, questo è il salotto, i mobili vengono da una villa francese dell’800 tengo le persiane semichiuse perché il sole potrebbe rovinarli. Il tappeto è un Kashan di inizio secolo, i quadri sono di alcuni amici pittori, qui vedi ci sono le foto della mia vita. Questa è una foto della mia classe alle superiori. C’è Olga e le mie amiche. Questo qui è … Salvo, il mio primo amore, ci volevamo bene. Poi è andato a studiare a Milano, io lavoravo già nell’ atelier di mia madre. Ci siamo un po' persi e quando mi hanno detto che si era fidanzato, ho pianto tutto il giorno”
Guardò la foto come se le parlasse. Salvo gliela prese delicatamente dalle mani e  facendo attenzione,  l’adagiò al suo posto sulla tovaglia in pizzo del tavolino.
Silvia la guardò
“Erano altri giorni, ormai sono passati, non ci riguardano più. Ora conta l’eterno “adesso” di cui mi hai parlato – le spiegò Salvo cercano nei suoi occhi quel lampo di tristezza che aveva attraversato la sua anima  –  io, non ti farò piangere mai, te lo prometto. Mai!”
E le baciò la mano con cui  la stava portando dentro i fermo-immagine della sua vita.
Silvia  guardò ogni dettaglio del suo volto come se riassumesse tutte la bellezza con cui si era circondata durante tutta la sua vita
“ Lo so, tu sei l’amore perfetto, e non puoi dare ne lacrime ne dolore – disse con un filo di voce, poi continuò con la voce indebolita dall’emozione - queste sono le foto che ho fatto con i vari stilisti, in questa in particolare c’è la firma di Domenico Dolce, che mi ringrazia per aver fatto ricamare dalle mie ricamatrici  un loro abito. Qui ci sono i miei nipoti, non sono bellissimi? Lei poi assomiglia a me da piccola. Vieni”
Salvo la guardava, complice in quell’intimo denudarsi da ogni difesa, di ogni convenzione per rivelarsi a lei per com’era semplicemente,  serenamente.
“Questo il mio studio. Qui disegno, creo i vari abiti. Guarda questo bozzetto: è un abito lungo che a te starebbe benissimo, promettimi che se lo faccio lo indosserai. Sarai uno splendore magari aggiustiamo i capelli che sembra ti sei pettinata con i mortaretti. A vederti mi vengono in mente nuovi modelli da fare – la guardò mentre la faceva ruotare su se stessa – per te disegnerei ogni giorno un abito diverso, è come se tu fossi la primavera della mia creatività. Guarda quest’altro, l’ho disegnato per una principessa austriaca che si sposerà a Palermo tu lo renderesti ancora più bello. Di qua si va nella camera da letto, vieni. Ho unito due stanze, volevo stare comoda. I mobili vengono da una villa a Como. Aiutami a levarmi la collana per favore, ecco qui sul comò, guarda, questa è la foto del matrimonio di mamma. Aspetta che metto qui gli orecchini. L’abito l’ha disegnato papà e lei l’ha ricamato. Hai visto che bello?”
Si levò la giacca del tailleur e incominciò a sbottonarsi la camicia avvicinandosi a Salvo. L’abbracciò
“Ora siamo nel centro esatto del mio cuore. Ti ho portato fino al mio mondo mano nella mano, ora tocca al tuo cuore  portare il mio dove il cielo finisce, dove potremo vivere tutti i nostri sogni.”
Salvo la guardò felice negli occhi e fu capace solo di sussurrarle
“Vicino a te, non ho più bisogno di sognare”
e la baciò con la stessa intensità che Silvia le aveva donato mentre aspettavano l’ascensore, poi le sue labbra si spostarono sul suo collo, lasciandole una scia di piacere. Le sue mani grandi e ruvide diventarono di velluto, violarono la sua camicia e aggirarono la sottoveste per raggiungere la sua pelle. Un brivido intenso di piacere corse lungo tutto il corpo di Silvia e l’obbligò a chiudere gli occhi.
Apri gli occhi e osservò i riccioli di Salvo. La sua testa era appoggiata sul suo petto e il suo corpo nudo stringeva il suo quasi fosse un naufrago attaccato ad un relitto in mezzo al mare. La stanza era illuminata dalla piccola abbaju del comodino accanto al letto mentre nella penombra arrivavano soffusi i rumori che nascevano in strada nel tardo pomeriggio.
“Che ora è”
Chiese Salvo senza aprire gli occhi
“Forse le cinque”
“Devo andare, ho gli allenamenti, ma non ho voglia”
“Sei il capitano, devi dare l’esempio”
Salvo sbuffò annoiata
“Cosa fai dopo gli allenamenti? “
“Faccio la doccia e di solito vado a mangiare una pizza con la squadra”
Silvia si immaginò lei tutta nuda nel mezzo di un harem di donne nude dentro una doccia piccolissima.
“Pensavo che mangiavamo insieme”
Salvo restò qualche secondo in silenzio
“Allora faccio la doccia e vengo”
“Non vuoi farla qui?”
Alzò la testa fissandola negli occhi
“Perché devo fare la doccia qui?”
“Perché la faresti con me: voglio sapere che gusto ha la tua pelle sudata”
rispose con falsa lascivia
Salvo sorrise e  sdraiò di nuovo la chioma sul suo petto.
“Va bene, allora puzzolente e attaccaticcia, finiti gli allenamenti con i vestiti tutti sporchi, vengo qui a farmi la doccia, per calmare la tua gelosia. Ma sarà solo per questa volta. Un capitano deve stare nello spogliatoio”
Nel rispondere, cercò di mostrarsi seccata
Silvia appoggiò la testa sui suoi riccioli chiudendo gli occhi
“non  arrabbiarti se ho paura di perderti, amami e io sarò certa che non  vuoi lasciami ”
Salvo si accoccolò ancor di più tra le sue braccia e restò qualche secondo in silenzio.
“Non te lo sto chiedendo, perché quando mi sei vicina, non so pensare a nient’altro e mi allenerei da schifo, ma se ti chiedessi di accompagnarmi agli allenamenti, tu ci verresti?”
“Si, perché se me lo chiedi, vuol dire che per tè è importante”
“Anche se poi tutto il tuo mondo incomincerebbe e pettegolare?”
“Tu chi ami? Me o tutto il mio mondo?”
“ lo amo e amerò sempre solo te”
“allora tu vieni prima del mio mondo e devo preoccuparmi solo di quello che ti potrebbe rendere felice”
Restò in silenzio accarezzando il braccio di Silvia fino a raggiungere la sua mano e a intrecciare le dita con le sue.
“Posso dormire qui stanotte?”
“Devi!”
penso Silvia dentro di se
“Decidi tu, io oggi ho già deciso tante cose per noi due”
Rispose con voce stanca ed attendendo con ansia nascosta la sua reazione.
Salvo restò immobile e in silenzio, come se la decisione, per un cane sciolto come lui, abituato ai soli rapporti provvisori, fosse veramente difficile.
“Allora passo da casa e mi prendo un ricambio”
Restò ancora in silenzio
“Ogni notte senza di te era un incubo: dove non ci sei tu, inizia la solitudine, quella cattiva ed io mi perdo in lei come se fossi in un deserto e faccio solo minchiate”
alzò la testa e la guardò felice
“Grazie”
“Per cosa?”
“Per la tua saggezza e per tutto il tuo amore”
E la baciò ancora, delicatamente, come se ancora fosse il loro primo ed unico bacio.
Silvia cercò di far durare quel bacio più a lungo che poteva, perché, nei sogni e nella realtà, non era mai stata baciata cosi. Nei sogni e nella realtà nessuno le aveva mai detto grazie per l’amore che dava e che fino ad allora tutti avevano preso per scontato e dovuto. Fu felice di aver ritrovato finalmente, dopo  chissà quante altre vite in cui si erano cercate,  l’amore di Salvo.
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klimt7 · 2 years
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Sapessi il bene che mi fai, per il solo fatto di esistere. Per il fatto che so che esisti sotto il mio stesso cielo stellato - pensò un sabato sera di fine settembre.
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Tu non lo saprai, oppure sì, lo avvertirai in modo sotterraneo , (come capita , così spesso a me, per ciò che ti riguarda), ma la tua attenzione, la tua luce, ogni volta che si manifesta, mi fa esultare il cuore.
Come il traboccare di una coppa di vino.
Come se, per davvero tutte le stelle, allo stesso istante, pulsassero di una luce più intensa, ogni volta che mi arriva la prova di questa inspiegabile sintonia.
Fin dall'inizio, succede in questo modo. Il cuore silenzioso esulta.
Non chiede fenomeni appariscenti. Non esige nulla. Non pretende nulla, se non la tua presenza. Ma nei piccoli messaggi che condividiamo, nelle prove di questo comune sentire, si esprime una gioia inspiegabile, che sconfina nella gratitudine.
C'è qualcuno nell'universo che viene da lontano, luoghi remoti, sconosciuti, territori di neve e di purezza che non si può spiegare, ma solo raccontare, disegnare, dipingere, eppure dentro i giorni, perfino oggi, scopriamo di parlare la stessa lingua. Di percepire le stesse vibrazioni.
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Rideranno le stelle diceva il piccolo principe...
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"Gli uomini hanno delle stelle che non sono le stesse.
Per gli uni, quelli che viaggiano, le stelle sono delle guide.
Per altri non sono che delle piccole luci.
Per altri, che sono dei sapienti, sono dei problemi.
Per il mio uomo d'affari erano dell'oro.
Ma tutte queste stelle stanno zitte.
Tu, tu avrai delle stelle come nessuno ha..."
"Che cosa vuoi dire?"
"Quando tu guarderai il cielo, la notte,
visto che io abitero' in una di esse
visto che io ridero' in una di esse
allora sara' per te
come se tutte le stelle ridessero.
Tu avrai, tu solo,
delle stelle che sanno ridere!"
E rise ancora.
"E quando ti sarai consolato (ci si consola sempre), sarai contento di avermi conosciuto.
Sarai sempre il mio amico. Avrai voglia di ridere con me.
E aprirai a volte la finestra, cosi', per il piacere...
E i tuoi amici saranno stupiti di vederti ridere guardando il cielo."
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r0silva · 22 days
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Caderno de desenhos, Março 2024
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Sketchbook, March 2024
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sudokulife · 1 year
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11.17 giovedì 16 febbraio
A volte capita che la vita riservì sorprese, già ma non quelle degne di chiamarsi tali anzi.. a volte sono talmente sorprese che sembra ti crolli il mondo addosso, ti continui a dire che non doveva andare così, che la vita è lunga ma continui a non darti pace coi soliti pensieri. Ti odi, ti incazzi con te stesso, ti aggrappi al nulla più totale nella speranza che sia solo un brutto sogno perché non hai buttato via il tempo con qualcuno ma sapevi che era speso bene perche quella persona per te è davvero tutto allora ti incazzi ancora di più perché d’ora in avanti non ci sarà più in nessun modo, ho giocato male le mie carte e basta, mi mancherà sempre più dell’aria che respiro, mi mancherà tutto, penso durerà in eterno credo un eterno che non è ben comparabile ma sarà comunque troppo tempo e starò sempre peggio, il male d’amore con la friend zone sono una brutta accoppiata me sa.. io celho messa tutta e va bene così, farò questo crogiolo di dolore parte presente della mia vita è basta che devo fa, non avrei mai creduto potesse succedere.. invece è successo, saranno solo tanti bei ricordi, litigate epiche e niente alti e bassi come tutto ma quando si ha prospettive diverse purtroppo è quello che fotte, non incontrarsi e separarsi per forza di cose nonostante tutto il bene. Giuro sono bloccato sul letto a scrivere e sto sbadigliando da ore, non penso nelle prossime ore avrò più voglia di far nulla, ho perso qualsiasi tipo di estro potesse venirmi e Tumblr sarà nuovamente il mio compagno di avventure per un po’ credo. C’è il sole, un sacco e ho un caldo allucinante come spesso accade, devo poi chiamare mia zia per chiederle due cose dato che domani tornerò nella mia città natale per un paio di giorni giusto per andarla a trovare, fare un giro con mio cugino e chissà che altro poi il giorno dopo penso andrò a trovare mia mamma che nn sta nulla bene, ma questa è un’altra storia e nulla per la sera poi credo tornerò a casa mia.
Sento solo che sto di merda in questo momento e vorrei che le cose in generale fossero andate diversamente, mi dispiace per tutto ma non posso nascondere i miei sentimenti al mondo, non riuscirò mai a farlo, in questi casi c’è spesso che si fa aiutare ma alt i miei amici più cari sono meno di tre e più di uno e uno di loro è mancato quindi.. è il rimanente è lontano e lavora, bello schifo che sono: solo soletto mazziato e cazziato, giuro ora non sento più incentivi come prima, nessuno..lo so è difficile e brutto credere in un rapporto con una persona che c’è la possibilità che si trasformi un casino un giorno ma ho fatto il solito errore di crederci troppo perché avevo davanti una delle persone più belle mei conosciute in mia vita e voillà le merd son fé.. siinizia sempre con le amicizie più belle e poi uno si innamora(spoiler stavolta io), e la cosa brutta è che l’altra persona crede solo nella stessa bella amicizia che c’era un tempo e che tu man mano hai però da parte tua fatto diventare altro.
Non so quanto durerà sto monologo senza fine perché non voglio nemmeno fermarmi a pensare, non so che fare a parte deprimermi e ripensare al tempo passato mentre sto in lacrime, non riesco nemmeno a giocare ai videogiochi o ascoltare musica, ne disegnare.. non mi viene nulla se non stare sul latto a piangere ancora, spero solo non mi ricomincino le crisi di qualsiasi cosa, se sono solo mentre ho crisi ho una fifa boia che possano crescere a tal punto dal farmi del male..spoiler sono da solo e sto tremando, chissà come andrà a finire se in una tachicardia o attacco di panico boh lo scopriremo in questa favola..
Ps anche se poi dopo il tutto non riuscissi più ad alzarmi se finisco a terra non sarebbe poi così male dato il periodo, vedremo chi ci sarà a raccogliermi col cucchiaino e a sbattermi in faccia che la vita può essere meglio di così. SPOILERONE nessuno perché nessuno ci tiene a me a tal punto anzi si forse lo farebbe mia madre ma è convalescente operata di tumore a 60 km da me quindi ciccia si vedrà .
Buon periodo di merda,spero ce lo abbiate almeno un minimo migliore del mio dai alla prossima se ci sarà
Leo
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vefa321 · 2 years
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🌊𝗡𝗮𝘂𝗳𝗿𝗮𝗴𝗮𝘁𝗮 𝘁𝗿𝗮 𝗶𝗹 𝗱𝗶𝗿𝗲 𝗲𝗱 𝗶𝗹 𝗳𝗮𝗿𝗲.
Io...non so cantare, il ritmo non mi segue, insomma siamo discordanti.
Non so neanche disegnare, mettere i colori, dare armonia ai miei pastrocchi.
Non so ballare, sento il corpo che si fa anarchico sotto la musica e forse va bene anche così.
Non so correre, nemmeno quello so fare, però so marciare velocemente, camminare certamente, andare incontro alle persone ed inciamparci...
Per tutte le tantissime cose che non so fare, per tutte quelle che dovrei ancora imparare sono piena di lividi colorati,
un po' come avere la pelle arcobaleno e le mani tese ad apprendere come si prende il sapere, l'arte quello da mettere da parte.
Mi capita di pensare quale servono davvero, poi penso che questo lo so fare, 𝗽𝗲𝗻𝘀𝗮𝗿𝗲...
Magari anche troppo, anche storti, anche strani, ermetica e spalancata, tra mente fresca e le stagioni della mia mente.
Tra gli anni trascorsi spensierati, i giorni pensierosi ed i pensa un po'...
Non so fare un mare di cose, ma come si dice finché la barca va tu non ci pensare.
Dopotutto i miei sono pensieri in bottiglia sulle spiagge del mattino quando al posto dell'oro in bocca io preferisco il caffè.☕
J.D
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benzedrina · 10 months
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In questo mese di nulla, di attesa dei bandi, di scazzo, di pausa (in realtà da febbraio), ho preso un mazzo dei tarocchi e ho letto un po' di libri. Sta che alla fine ho cominciato a leggere i tarocchi. 2 anni fa comincia con le cose dell'oroscopo e del tema natale. Funzionano? Non sta a me dirlo. L'oroscopo lo trovo un buon rompighiaccio e un modo per poter dire cose alle persone che non direi mai così de botto. I tarocchi sono divertenti, quasi un gioco di dinamiche e incastri. Al momento le carte che mi perseguitano sono "il papa" e l'asso di spade.
Perché inizio sempre cose? Non lo so bene. Questo è anche il periodo dell'uncinetto e dei costumi ma sento la mancanza del treno e di quelle 2 ore al giorno perse nel viaggio. Sto leggendo poco, roba che mi porto un libro da mesi e non tocco un fumetto da un po'. Per i manga levando i soliti, l'ultima infoiata è stata monster. Serie non ne seguo, i film cadenza di uno ogni due/tre giorni. Che faccio allora? Boh
Domani voglio andare al mare, prendo la macchina, vado al mare 30/40 minuti, leggo un po', faccio due foto, disegno un paesaggio che non so disegnare. Poi vado a dipingere in quel buco che ho affittato. Ho circa 50 fogli a3 fatti con lo smalto e qualche tela. Il prossimo step è comprare il rotolo della tela e poi farci dopo il telaio. Ma sai che bello un quadro 1 metro x 1 metro? Una cosa stupenda. Di venderli boh, non ho conoscenze e non faccio mostre. Sono quadri che stanno lì, alcuni mi piacciono altri piacciono più ad altri, penso che funzioni così. Dovrei sistemare quel sito che ho, mettere le foto e sapere che è lì come base, però io sono un totale casino. Sul sito metterei fotografie, disegni e altre robe che sarebbe tipo ordinata come casa, cioè a cazzo.
A febbraio ho conosciuto una tizia. A una cena a casa di tipello finiamo sullo stesso divano a vedere la finale di Sanremo. Lei mi propone di tornare e passare la notte insieme, io le rispondo che non la conosco. Capitano altre due occasioni del genere, intervallate da un bacio random, e la risposta mia è sempre quella. Se non ho una conoscenza profonda, un rapporto affettivo, una chimica forte di cui tendo a fidarmi, nada, non se ne fa nulla.
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spettriedemoni · 2 years
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Festa di fine anno scolastico
Ieri ho passato il pomeriggio al parco per salutarci tutti insieme noi della classe di Tigrotto al termine dell'anno appena trascorso.
Appena arrivato Tigrotto mi ha chiesto ha preteso di fare il giro lungo perché dovevamo entrare dall'ingresso principale del parco. Il perché lo ignoro, ma è stato irrevomibile. Non oso immaginare da adolescente cosa sarà questo piccolo demonio.
Poiché Tigrotto praticamente può usare un braccio solo a causa della frattura rimediata diverse settimane fa all'omero sinistro, ho portato fogli, matite e pennarelli per disegnare così se c'erano troppi giochi proibiti per lui (altalene, bici, monopattino e simili) almeno poteva disegnare per distrarsi un po'.
Hanno avuto un successo sorprendente tra tutti i bimbi, roba che in meno di dieci minuti avevo finito i fogli. Fortuna che consorte ci ha raggiunto con altri fogli dopo che lei ha finito di mettere gli ultimi voti sul registro elettronico per preparare le schede consegnate oggi. Per inciso: ha continuato a ricevere messaggi e telefonate dalle colleghe (una in particolare) pure nell'ora in cui è stata lì.
Ognuno ha portato qualcosa, chi un ciambellone fatto in casa, chi delle pizzette prese in un forno-pasticceria, chi un rollé di Nutella, chi i Fonzies. Io ho portato i Kinder Fetta al Latte. Scaduti. La prossima volta porto la birra con la borsa termica, sicuro la apprezzano di più tutti.
La rappresentante ha provato nuovamente a vendermi il suo ruolo di rappresentante di classe. Le ho risposto elegantemente col cazzo che non me la sentivo mettendo avanti il lavoro di mia moglie, quello di insegnante nello stesso istituto comprensivo anche se in un altro plesso. Tanto tornerà alla carica, già lo so.
Una bimba di genitori africani mi ha chiesto una mano a disegnare un cuore. Ha scelto il rosa poi mi ha chiesto di scrivere "Mamma ti voglio bene".
Successivamente si è avvicinata Margherita, una bella bimba bionda dagli occhi chiari, che mi ha chiesto di aiutarla a disegnare. Mi ha detto la madre che mi "vede dappertutto" nel senso che come passeggiano per le strade davanti casa nostra (abita al portone a fianco al mio) alla bimba capita spesso di vedere qualcuno e di scambiarlo per me.
Praticamente ho fatto colpo su questa piccoletta che mi ha tenuto vicino a sé per disegnare quasi tutto il tempo. Tra l'altro è pure esigente perché mi rimproverava ogni volta che non seguivo le sue direttive. Ho i suoi genitori nel cuore.
Tigrotto ha dato I disegni che ha fatto in questi giorni ai suoi compagni di classe. Giacomo è quello che ne ha avuti più di tutti.
Prima di tornare a casa sono dovuto ripassare in aeroporto perché Tigrotto vuole vedere gli aerei. Ieri abbiamo pure beccato il volo Ryanair in decollo. Direi che ci è andata di culo... Finché non mi chiederà di salirci sopra.
Ci restano altri due compleanni: il primo di Giacomo, il secondo di Margherita. La madre di Margherita mi ha detto che se faccio stare tranquilla la figlia con i disegni evita di chiamare l'animazione per i bimbi.
Credo volesse essere un complimento, però potrei pensare a una carriera alternativa come animatore di feste per bambini.
Chissà quanto prendono
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fuxx-normal · 11 months
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È appena iniziata sta giornata e per me è iniziata come 5 anni fa. L'altro giorno G. ha fatto un disegnino a scuola dove doveva disegnare le persone che gli vogliono bene e che lo aiutano a crescere, ha messo anche me, ha scritto "zio Salvo", forse io "zia Tina" non l'ho mai scritto, ma l'ho sempre pensato che fossi un esempio da seguire. Nonna ha detto "eh gli zii sarebbero contenti che ti vuole così bene", ho trattenuto come sempre le lacrime. Tuo nipote è sveglio e sensibile come te, ha gli stessi tuoi occhi grandi e sa scaldare il cuore con gli abbracci come facevi tu, non fa trasparire molto i sentimenti, se non per iscritto o con gli sguardi, era una nostra caratteristica, tranne quel giorno in cui hai percepito il mio stare male nel vederti così e mi hai abbracciato. Io non ci passo più sotto casa, ho pianto guidando andata e ritorno l'ultima volta. Chissà dove sei? Forse su una spiaggia con zio Nello e nunzio, come in quella foto. Un pezzo di me è andato via con te quel giorno e non so se lo riavrò mai. Sono un po' rimasto in quel corridoio dove ho corso con le lacrime agli occhi pensando che ti avrei persa.
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voidcore-italia · 1 year
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in your opinion, what color is objectively the best one?
(secondo te, quale colore è oggettivamente il migliore?)
. il colore migliore? ottima domanda! bisogna pulire la frutta prima di mangiarla. è importante lavare bene e accuratamente la frutta, se si mangia con la buccia. se la buccia non si mangia non c'è bisogno di lavarla accuratamente. se la frutta non si mangia non c'è bisogno di lavarla affatto. se la frutta è brutta si butta tutta.
. il colore migliore? ottima domanda! mi ha stretto la mano una volta? non lo so. e poi mi ha chiesto di fare qualcosa, così ho iniziato a disegnare frattali (figure a dimensione frazionaria.) non lo so. ho dovuto cercare la dimensione di quel frattale che parte da un segmento per poi dissolversi in una polvere infinitamente piccola, perché non la sapevo. è stata una bella serata.
. il colore migliore? ottima domanda! almeno tre volte nella mia vita, forse di più. due volte cadendo dall'altalena al parco giochi! prima succedeva più spesso, ma è da un po' che non vado al parco giochi perché ho sempre impegni e non ce n'è tanti qua vicino. l'altra volta è stata mentre stavo correndo troppo velocemente per non perdere un autobus (alla fine l'ho perso), morale della favola non indossare i sandali quando vai di fretta.
. il colore migliore? ottima domanda! sinceramente non l'ho trovato troppo interessante? cioè l'ho guardato più che altro perchè ne parlavano tutti ed era un modo per rompere il ghiaccio, ma in sé non mi è piaciuto particolarmente. non dico che è un brutto film ma non fa per me. alcuni personaggi erano interessanti però, e la parte con gli orologi era carina.
. il colore migliore? ottima domanda! praticamente il personaggio principale era una fata magica che volava sulle nuvole, e aveva sempre una bisaccia di polvere magica, e le nuvole erano tutte rosa e sapevano di zucchero filato. poi non l'ho mai scritta però mi piaceva immaginare come sarebbe stato stare lontano dalla terra, oltre le nuvole!
. il colore migliore? ottima domanda! nel 2004, prima che si diffondessero gli smartphone a livello di massa. a quei tempi c'era skype con tutte quelle emoji animate carine, io le adoro, specie quella con gli occhiali scuri e quella che balla!! e poi il bibup delle chiamate di skype è troppo carino.
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