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#ex ragazzo bastardo
lilsadcactus · 2 years
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Allora non so se l’universo mi manda una lezione o cosa ma era la prima volta che davo un’opportunità a “un bravo ragazzo”, un gentiluomo. Uno di quelli che dici mah, ok, persino le red flag se viste bene e parlandone con la tua psicologa sono in realtà yellow ones, parlandone con lui magari scopri che sono addirittura green flags.
Dunque abbiamo qui Sushi, carissimo sushi che al secondo appuntamento non si è spinto oltre il bacio e un abbraccio da dietro in cui ho sentito leggermente la sua erezione premere contro le calze a rete e la gonna, ma leggermente, quasi impercettibile… e già qui ho pensato dio porco, fammi cercare -come la malata che sono, non lo nego- qual è la misura media del pene nei ragazzi del suo paese. Capiamoci, un uomo guarda una vagina munita e si fa subito un’idea delle sue misure: per quanto ci vestiamo largo e non vogliamo farlo notare, tette e culo son lì. Io che già faccio uno sforzo a voler scopare un uomo devo pure avere fiducia nel signor Gesù cristo che questo povero bastardo sia dotato di un pene decente. Pulito prima di tutto, che non soffra di eiaculazione precoce, circonciso già perché è una mia preferenza, dai 15cm in su se non è troppo chiedere🙏🏽
Prima volta che non scopo alla prima uscita con un tizio, per anni l’ho sempre fatto appunto per evitare certe delusioni che dici magari con questa persona mi potrei pure trovare bene però poi sessualmente non siamo compatibili quindi meglio scoprirlo da subito! No, ho dovuto aspettare tre appuntamenti, farmi una piccola idea di com’è questo tipo, caratterialmente già vedevo che non eravamo sulla stessa lunghezza d’onda ma
Scoparci e scoprire che ce l’ha così piccolo che non ho neanche sentito quando me l’ha messo dentro, talmente piccolo che usciva da solo raga il suo pene stesso diceva “no amico, risparmiaci la figura di merda” mentre scivolava via piccolo piccolo vermicello timido
Ah ma direte Mabelle, che stronza sei. Ok, si, avete anche ragione. Però a 28 anni puoi anche aver imparato ad usare bene le mani o la lingua se ti ritrovi con un pene che sembra il fratellino minore del mio dito mignolo. O i giocattoli! Qualunque cosa per farti una scopata decente, o no? No. Perché mi ha messo due dita dentro e mi sono ritrovata con un fottuto taglio che tutt’ora sanguina quando vado a pisciare.
La mattina dopo volevo solo scappare dalla sua casa più veloce di un fottuto fulmine e sarei uscita anche senza svegliarlo per evitare di parlarne ma il fenomeno decide di voler fare il sequel della scopata più triste della mia vita per cui ancora una volta il suo piccolo amico ha cercato in tutti i modi di rimanere dentro di me per circa cinque minuti prima di abbandonare la causa e mentre succedeva tutto ciò l’unico mio pensiero era “adesso capisco perché è così sottomesso e gentile e amabile e paga per tutto e si a tutto ciò che dici e la mia ex Jennifer mi ha trasformato in un completo sottone” poi ho smesso di sentirmi triste per lui e mi sono sentita triste per me stessa dato che intanto lui era già venuto mentre io neanche l’ombra di un orgasmo per cui in tutta la mia tristezza mi sono masturbata, sono venuta e me ne sono andata.
E ha osato chiedermi un bacio prima di andarmene, erano mesi che non desiravo tanto prendere a pugni qualcuno
AH E DATO CHE HO SMESSO DI RISPONDERGLI TUTTO SACCENTE PASSIVO AGGRESSIVO MI SCRIVE 3000 sms MABELLE CI SEI???? Mab????? Sei li?????? Oh ma non farti sempre cercare!!! Va beh🤷🏽
Ma v a b e h 🤷🏽 t u a m a m m a dio porco
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silfideoli · 1 year
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Che schifo ricordare l'ex. Il più bastardo di tutti, dico. Perché il bravo ragazzo non ti manca mai.
No, ma poi ti ricordi che pure il bravo ragazzo alla fine era una lota. Vuoi per la gelosia, vuoi per quel pizzichello di sessismo.
E quel ex lì lo tieni in canna (gola, in napoletano), o anche in una pistola inutile che è sempre a salve.
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ceravolo · 3 years
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DONNE
Quante volte avete sentito lamentele maschili come: "devi dimagrire", "ti vesti male", "sei troppo frigida", "hai le tette piccole", "hai il culo moscio"...
Credo che dovrete iniziare anche voi a dire: "hai il pisello piccolo", "il cervello ancora più piccolo", "stai ingrassando", "sei poco passionale", "sai dov'è il clitoride?" Giusto così per renderli un po' insicuri.
Il mio ex ragazzo è un bastardo.
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capricornhell26 · 4 years
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Non ho mai avuto necessità di raccontare qualcosa di me su un social, qualsiasi esso sia.. Però ne sento il bisogno come una specie di sfogo, è passato quasi un anno ormai dalla mia ultima relazione, è stata intensa, piacevole, intrigante.. Poi però qualcosa è andato storto, le nostre strade si sono separate.. All'inizio non ho affrontato bene il dolore che avevo dentro dopo questa rottura, anzi.. Ero leggero.. Come una piuma, pensavo che se ci siamo lasciati era perché non c'era più sentimento e quindi me lo ripetevo ogni giorno che non c'era più niente da fare ormai.. Forse se me lo ripetevo era per difendermi, per non affrontare quel dolore che ti travolge dopo una relazione importante.. Passarono settimane e quel sentimento invece di svanire come pensavo, era ritornato.. Come se fosse stata una rondine di ritorno al proprio nido.. Io mi sentivo quel nido, un nido però buttato giù da quell'albero.. Ci siamo riscritti, ti ho mandato lettere, ma niente.. Ormai tu avevi preso una posizione, forse in futuro rimpiangeró di averti lasciata andare, perché tu sei speciale.. Ad oggi però mi sento rinato, libero da quella sensazione di disagio e tristezza, io non ti amo più.. Amo ciò che eravamo quando eravamo felici, amo ricordi.. Non più tu.. E la cosa buffa è che ti è successa un po' la stessa cosa anche a te.. Quando ti sei accorta che stavo andando avanti ti sei fatta avanti, hai provato anche tu a riportarmi indietro ma ormai anche io avevo preso questa decisione di lasciarmi tutto alle spalle.. Le minestre riscaldate non sempre sono buone. Ad oggi però a distanza di mesi è rimasto il rispetto, il volersi bene nonostante tutto.. Mi fa strano che a volte mi scrivi perché non sai comportarti con un ragazzo, ed io che sto li a sentire i tuoi lunghi audio messaggi, perché se c'è una cosa che non smetterò mai e ascoltare qualcuno che ha bisogno, mi rende fiero di essere in qualche modo la valvola di sfogo per qualcuno, è buffo darti consigli d'amore quando un tempo stavamo insieme.. Forse è sbagliato.. Forse no.. Ma tutto questo era per dirti che nonostante tutto ti voglio bene, sono dell'idea che rimanere amici con i propri ex non sia saggio.. Si sa, la maggior parte delle volte gli ex portano guai.. Ma per questa volta farò un eccezione per te, perché tu di guai non me ne hai portati e una parte di cuore sarà sempre legata a lei per ciò che abbiamo vissuto
Non leggerai mai queste parole, e forse è meglio così perché sai già quanto ci tengo. Ma sono contento sai? Adesso posso iniziare un nuovo capitolo della mia vita perché l'amore può essere bastardo ma quanto ci rende vivi però?
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mostrogobbo · 6 years
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Analisi del capitolo 108 di Attack on Titan - Sound Argument
Siamo nel cuore ardente di agosto, qui le alte temperature non mollano, io muoio un po' ogni giorno e mi ero ripromessa di aspettare il capitolo in italiano per non incappare in eventuali incomprensioni con l'inglese. Poi, con la stessa coerenza di un pollo arrosto con patate, ho deciso che l'analisi andava fatta oggi, prima dell'autocombustione delle ore diciassette. Quindi via, al galoppo verso il tramonto e gli spoiler: come sempre, se non volete ricorrere nel futuro più immediato alla rimozione delle memorie ad opera di un Reiss o di un Fritz, fermatevi alla gif!
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Iniziamo questo capitolo incontrando la banda degli avvinazzati, ossia i bravi gendarmi del corpo di polizia di qui Nile Dok è fiero esponente. E anche se Nile ci è sempre sembrato molto impegnato a badare ai propri affari ed alla propria serenità (c'ha una faccia, Nile, che non sembra proprio abbia avuto successo negli anni, in questo), devo dire che in questo scambio di battute è in grado di farci cambiare parzialmente idea.
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Mentre gli alti graduati sbevazzano e si sbronzano con il vino Marlean, ricordandoci molto i tronfi Nazisti sicuri della propria potenza bellica (ieri era Marley a ricordarceli, come cambiano le cose, eh!), Nile sembra non solo piuttosto sobrio ma anche preoccupato. E fa bene, visto quello che è appena successo e che molto probabilmente loro non sanno, ossia dell'intervento di Pixis contro Yelena e i suoi uomini. Il gruppo della polizia militare non è contento, sembra che si beva per dimenticare che la loro regina, a quanto si mormora, se l'è intesa con un signor nessuno, un ex ragazzino cattivo che le tirava i sassi da piccola, è rimasta incinta (senza nemmeno sposarsi, sciagurata!) e si fa manovrare come un bambolotto dal corpo di ricerca. Con la scusa dell'essere un po' alticci, le parole fluiscono e i sentimenti emergono nella loro forma più sanguigna: c'è preoccupazione fra i soldati e gli alti gerarchi. E c'è paura. Una paura legata alla presenza di uno Zeke Jaeger Fritz non in catene, bendato e imbavagliato ma libero e difficilmente rintracciabile visto che Levi s'è curato di nasconderlo per bene (e per il bene di tutti, suppongo). Fa paura il potere di Zeke e del suo sangue reale di potersi "impossessare" della mente delle persone e fa paura sapere che il piano di prenderlo appena sbarcato e darlo in pasto alla Regina Historia sia andato un po' in vacca. C'è una sorta di consapevole amarezza nelle parole del militare che retoricamente fa presente quanto la Regina Historia abbia agito (sembra) per essere al sicuro da questo giochetto, quanto sia una signora "nessuno" e una regina solo di nome, senza alcun potere. Nile difende il potere di scelta della Regina ma non possiamo non concordare con il militare dal nome sconosciuto che fa presente quanto questa "scelta" di Historia appaia strana: insomma, parliamo da lettori. Historia ama Ymir, Ymir le lascia una lettera struggente e Historia, suo malgrado, diventa regina. Il carico di responsabilità che le crolla sulle spalle è enorme e benchè sia circondata da persone qualificate per supportarla, questa non è una Repubblica Democratica ma una Monarchia sul cui vertice siede solo lei. Appare piuttosto anomalo che improvvisamente Historia decida di iniziare una relazione con "quel ragazzino che mi tirava i sassi da piccola". E chi è? Perchè? Addirittura restarne incinta? E' evidente che l'abbia fatto per seguire il piano di Zeke in qualche modo e, a questo punto, ci dobbiamo domandare: chi era la figura "ammantata ed irriconoscibile" che ha avvertito Historia e il suo "compagno" sui propositi della polizia?
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La conclusione a cui arrivano i soldati è che si trattasse di Yelena e la sua fisionomia potrebbe anche corrispondere. Ma perchè non Nile stesso? Se dopo tanto aver avversato Erwin e il corpo di ricerca non avesse iniziato ad aprire la sua mente, rendendosi conto di quanto marciume si annidasse proprio sotto il suo naso?
Mentre si discute di un fatto a cui ho pensato tantissimo anche io, ossia: se una donna diventa titanshifter mentre è incinta, cosa succede? Cosa succede a lei? Cosa succede al bambino? Per meglio dire, cosa accade ad una donna incinta a cui viene iniettato il siero per diventare mindless? Sappiamo che i giganti posseggono tutti gli organi interni ma che sono privi di genitali. Nell'immagine qui sotto, Rod Reiss ci aiuterà con uno schema semplice, mostrandoci come nel suo gigante ci fosse davvero tutto, intestino compreso (ma sappiamo che quell'intestino non esce da nessuna parte). 
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Possibile quindi che un mindless possa mantenere anche l'utero? E il feto, a quel punto? Questa domanda mi tormenta, lo so che è un po' weird ma dopo essermi domandata cosa ne sarebbe stato dell'economia mondiale di pellicce se il Beast Titan avesse potuto lasciare il suo morbido pelone dopo essere stato smontato tutte le volte, direi che possiamo andare avanti.
Insomma, si beve, ci si fa domande esistenziali, si cerca di convincersi di contare qualcosa nella storia mentre si ordina un'altra, dannata bottiglia di questo vinello che va giù tanto bene. E non so voi, ma che qui fuori ci sia proprio Nikolo e che abbia QUESTA faccia colpevole, mi dà forse l'idea che Yelena se l'aspettasse di essere bloccata da qualche parte. Nella mia testa c'è un'eco che fa, più o meno "The Jaegers send their regards!".
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Passiamo ai nostri ragazzi che, purtroppo, devono starsene in un salottino con le pive nel sacco: mentre loro erano a diventar matti a Marley per salvare Eren e correre dietro forzatamente al suo piano, Pixis aveva già deciso tutto, in patria. Da una parte abbiamo Eren che non parla con nessuno che non sia Zeke e dall'altra abbiamo chi ha il legittimo terrore di far incontrare i due fratelli perchè, l'abbiamo capito tutti (anche Nile, penso), il solo contatto fra i due sarebbe in grado di generare una serie di reazioni incontrollabili se non dai due protagonisti. Come dice Jean "solo loro due sanno come stanno le cose". E io credo che abbia parzialmente ragione ma che, in realtà, la verità sia solo nella testa di Zeke che ha ancora troppe carte nascoste.
Notiamo un particolare interessante: un close up sui volti dei quattro ragazzi presenti, Jean, Mikasa, Armin e Connie. Tuttavia Connie è di spalle, si taglia volontariamente fuori dal gruppo di discussione, guarda fuori dalla finestra, guarda il suo nero riflesso nel vetro e nessuno di noi lo riconosce più tanto quanto lui non riconosce più Eren. E pone una domanda che sembra ingenua ma non lo è, perchè ce la siamo fatta tutti: ma questo tizio senza espressione, chi è? Perchè Eren non era così. Chi è questo bastardo senza sentimenti? E se dovessimo appurare che lavora col nemico? Dovremmo farlo fuori. A questa considerazione fatta freddamente a voce alta, Mikasa reagisce con sgomento ma la sua espressione viene rimbalzata dal DEATH STARE più potente di tutto il manga, anche Lady Tyber si sarebbe inchinata di fronte a questo sguardo.
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Connie. Connie che ha perso l'altra metà di sé stesso per colpa di Eren (inutile girarci attorno, Sasha sarebbe ancora viva): Connie non fa più parte del trio dei "ragazzi normali", Connie non si capacita di come sia diventato Eren, di come ora si fidi solo dell'uomo che ha trucidato il suo villaggio e trasformato i suoi genitori e, presumibilmente, i suoi fratelli, dell'uomo che ha macinato il corpo di ricerca un sasso alla volta, che ha ucciso Erwin e tutti gli altri senza pietà. E che rideva nel farlo.
Eppure Mikasa ci prova a ricordare loro quanto Eren li ami (o li abbia amati) ma nel suo sguardo c'è un tentativo disperato in cui inizia a non credere più neppure lei. L'espediente di Isayama di raccontarci la storia dei quattro anni che non conosciamo con una serie di flashback mirati è molto efficace e ci rende sempre più curiosi visto che smaniamo per arrivare al "punto di rottura", a dove Eren cambia, smette di essere il ragazzo impulsivo ma fondamentalmente buono e "shonen" che conoscevamo. Vediamo i ragazzi costruire una ferrovia in campagna, con Mikasa che come sempre gira in mezzo al gruppetto sfiancato con sulle spalle tipo seicento chili in traversine di legno. Sono giornate faticose ma loro sono insieme, Sasha è viva, sono bei momenti.
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Mentre Jean si sta trasformando sempre di più nel nuovo Kenny Ackerman e dopo aver visto come Isayama non abbia idea di come si maneggi un rastrello (eppure è cresciuto in campagna!) o del fatto per costruire una ferrovia che non sia un modellino ci vogliano più di cinque ragazzi (lo dico con infinito affetto, adoro questi piccoli inciampi del nostro Yams, come le zampe dei cavalli messe al contrario <3), andiamo tutti sul treno per tornare a casa.
Una delle immagini chiave di questi numeri è il sole. Nel numero scorso, Historia fissa un tramonto da far west, qui i ragazzi tornano a casa nello stesso concept da prateria americana, quasi ci si aspetta che una mandria di bisonti attraversi al galoppo tanto è forte la sensazione di essere lontani dai muri, dai tempi in cui tutta quell'isola apparteneva ai Mindless.
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Mentre i ragazzi lavorano, comunque, arrivano Hanji e Levi che riferiscono loro come gli accordi fra Paradis e Hizuru non stiano andando bene: miss Kiyomi con la sua espressione da Maneki Neko non è proprio una filantropa ma è interessata unicamente ad avere un'esclusiva per il proprio paese sulle risorse di Eldia e, soprattutto, di accaparrarsi Mikasa, l'erede dello Shogun più potente di Hizuru. Piccola nota: Kiyomi Azumabito viene spesso disegnata con occhi "stretti" molto orientali (e poco manga) e con un accenno di mano destra solllevata, per questo motivo molti la chiamano "Maneki Neko", ossia simile alla famosa statuetta giapponese del gattino con la zampa alzata. Nella credenza popolare, il Maneki Neko con la zampina destra alzata attirerebbe fortuna per gli affari e salute per la famiglia e... beh, proprio quello che si augura Kiyomi, si direbbe! Che bello Yams che ci insegna un po' di cultura giapponese, adoro questi particolari!
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Sembra quindi che, un anno fa, la situazione non fosse felice per i nostri ragazzi e Eren, suo malgrado, sembra dover restringere le scelte: usare il Rumbling e domandarsi se esista un modo per non sacrificare Historia. Hizuru aveva chiaramente spinto perchè Paradis minacciasse l'umanità e si preparasse con "il piano B" fornito da Historia con i suoi eredi di sangue reale, pronti a prendersi il Beast Titan (e qui torniamo al fatto che Zeke ha pilotato questa decisione sin dall'inizio). E' frustrante per i ragazzi ragionare contro forze estere che non hanno mai visto né conosciuto e che vogliono solo spazzare via gli Eldian pur senza conoscere le loro intenzioni reali: per il mondo gli Eldian sono diavoli pericolosi e divoratori di uomini, vanno sterminati e basta. Ma Hanji è propositiva e anche se la sua autostima fa schifo, io penso che sia un validissimo comandante: siamo degli Scout? E allora facciamo gli Scout. Infiltriamoci, incontriamo, esploriamo. Impariamo e conosciamo. Questa è la sua strategia. Marley compresa.
Il primo ad arrivare alla conclusione, banale eppure non scontata, è come sempre Armin: se il mondo ci conoscesse e conoscesse il nostro desiderio di pace, forse qualcosa cambierebbe. Nel close up dei protagonisti vediamo una Mikasa speranzosa, un Armin pensieroso e un Eren, purtroppo, disilluso perchè non sono loro ad avere poco tempo. Eren oramai conta quello che resta a lui e soprattutto quello che resta a Zeke: c'è da designare un erede qui. E torniamo a Mikasa che ha ricordato questa scena proprio per tenere vivo nel suo cuore e in quello dei suoi amici quanto Eren tenga a loro, quanto non abbia mai voluto constringere nessuno di loro ad attraversare il livido inferno che è stata la sua vita di Shifter. Ma non solo Mikasa non fa breccia in Connie, perde anche l'appoggio (se mai c'è stato) di Jean che non parla più di Eren ma di "quel tizio". Un tempo, forse, si è preso cura della nostra sicurezza, ma ora? La disamina di Jean è lucida e fredda: un tempo Eren ha tenuto i suoi amici al sicuro, lontani addirittura dalla prima linea contro i giganti (vi ricordate la bellissima scena durante Return to Shiganshina quando l'esplosione causata da Bertholdt spazza via letteralmente ogni cosa, uccidendo il povero Moblit? Vi ricordate la cura con cui Eren all'interno del gigante protegge i suoi amici? Vi ricordate di Jean, sulla sua spalla? Ecco. Se lo ricorda anche lui) mentre ora cosa fa? Ha costretto Armin a distruggere il porto e una quantità di vite umane incalcolabile (ad Armin che ha vomitato l'anima dopo aver ucciso uno degli uomini di Kenny) e ha costretto Mikasa ad intervenire sul campo, mettendola potenzialmente di fronte a due shifter molto pericolosi: Galliard e Pieck, con giganti mobilissimi e decisamente anti-uomo.
Mikasa continua a perorare un po' meccanicamente la causa di Eren ma la sua difesa è sempre più fiacca finchè Connie, il più motivato degli oppositori, le fa presente cosa sia accaduto dopo la morte di Sasha: Eren non ha pianto o si è arrabbiato. No. Eren ha riso. Noi che conosciamo tutta la storia, sappiamo che Eren ha riso istericamente come è successo al suo secondo, terribile incontro con Dina Fritz e la sua incapacità di salvare Hannes, divorato lì di fronte. Eren ride come un pazzo quando è frustrato, ride e piange insieme. Lo sappiamo. E' stata la prima reazione genuina che abbiamo visto in lui dopo l'atarassico arco di Marley e l'attacco al Festival di Willy Tyber. Ma a Connie non frega più niente, lui sa che la sua amica del cuore non c'è più, che le hanno sparato in pancia e che è morta di emorragia in poco tempo, soffrendo, soffocando nel suo sangue. Questo sa, Connie. E non gli interessa se Eren ha vari modi di gestire la frustrazione. C'è una palpabile tensione fra i ragazzi e Armin, per evitare che suddetta tensione trascenda, prova a giocarsi la carta dell'incontro con Eren: Armin ci sa fare con le parole e forse, incontrandolo, potrebbe convincerlo a parlare e a spiegarsi. Forse l'attuale portatore del Colossal vuole tranquillizzare i suoi amici ricordando loro che quando Eren ha toccato Dina e ha potuto utilizzare la coordinata, è stato comunque Eren a gestire l'ordine impartito, ossia quello dato ai giganti di divorare Dina. Ma Armin è davvero convinto di ciò che dice? Dina era di sangue reale ma era un Mindless, forse, in cuor suo, desiderava morire. Siamo davvero sicuri che quando Zeke ed Eren accenderanno la coordinata... sarà Eren a comandare?
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Siamo sicuri che Zeke abbia solo fatto un gran lavaggio del cervello ad Eren e sia pronto a giocarsi il tutto e per tutto, sapendo quanto Eren ami i suoi amici e abbia fiducia in loro, quanto sia soggetto a pazzeschi colpi di testa? Siamo sicuri che non abbia solo lasciato credere ad Eren di poter avere il comando ma che invece, alla fine, il comando l'avrà lui e sarà di nuovo un vero, unico Re Fritz a dirigere l' Earth Rumbling?
Ma Armin è andato anche oltre: se Eren dovesse rivelarsi davvero essere andato giù di testa o essere dalla parte di Zeke (e la parte di Zeke) dovesse rivelarsi non del tutto a favore di Eldia, Armin è pronto a far divorare Eren per avere un nuovo Founding Titan. Mikasa ha tipo un colpo quando lo sente. Armin spera con tutto il cuore che Eren dimostri le sue buone intenzioni. Ma visti quegli occhi freddi in cella, non ci scommetterei del tutto. Di fronte ad un altro sorgere o tramontare del sole, Levi e Zeke aspettano, seduti uno di fronte all'altro, separati solo da un fuoco da campo. Zeke sta perdendo ogni traccia di quell'aria un po' tenera, un po' stordita del turista tedesco che s'è perso all'ombra del Colosseo. Il suo sguardo è sempre più attento, il suo corpo è teso, preparato. E' passato un altro giorno e il suo piano non si è fermato con la cattura di Yelena, secondo me. Tutto sta procedendo alla perfezione.
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Forse non distante, Gabi e Falco stanno continuando la loro fuga: non sanno dove sono, non sanno cosa fare, però, almeno, son fuori dalla cella. Un particolare importante della loro conversazione è nel momento in cui Falco le strappa dal braccio la fascia da Eldian e Gabi reagisce con furia omicida. "Se me la togli DIVENTERO' uguale ai diavoli di quest'isola! Io sono un'eldian buona!" dice Gabi. Le sfumature di grigio nel mondo di Isayama sono sempre di più, non esistono davvero buoni o cattivi, solo persone con il loro vissuto e la loro missione, con i loro sogni, amori, desideri e speranze. Mentre i due bambini si accapigliano vediamo comparire un'altra ragazzina che sembra molto la sorella acquisita di Sasha, ossia la famosa bambina salvata dal gigante e adottata dalla famiglia Blouse. Per fortuna che c'è Falco, altrimenti avremmo avuto un nuovo trauma cranico ad opera di Cavallo Pazzo Braun (e non stiamo parlando, purtroppo, di Reiner. A lui ci arriviamo subito.)
A Marley si recuperano i corpi dei morti, genitori in lacrime, bambini maciullati sotto le macerie, è uno scenario impressionante, dominato ad imperitura memoria dall'albero e dallo scheletro, dal campo chiodato creati da Lady Tyber durante il combattimento contro Eren.
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Magath sta resocontando ai suoi Warrior rimasti quel che è successo e come, secondo le deduzioni di Pieck (che sappiamo, ha sempre ragione), Zeke li stia tradendo da almeno quattro anni. In tutto questo, una piccola parentesi su Willy Tyber: alcuni dicono che sia stato una semplice pedina nel grande gioco degli Azumabito ma io credo che in realtà lui sia stato una pedina inconsapevole nell'ancora più grande gioco di Zeke. Prima ha saputo la sconcertante verità sulla sua famiglia, che un secolo prima veniva acclamata come eroica salvatrice degli eldian "buoni" contro le manipolazioni del Re Fritz. Oggi, dopo un secolo, Willy Tyber Martire offre al mondo intero la possibilità di vedere la pericolosità degli Eldian e di dare addirittura un nome al loro nemico: Eren Jaeger. Poi muore, da eroe. E sua sorella, portatrice del Martello da Guerra, muore con lui.
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Non solo ha riabilitato il nome della sua famiglia, probabilmente la piazza principale di tutte le città Marlean (se Marley avrà un futuro, s'intende) porterà il loro nome.
Magath propone nel frattempo ai suoi warrior di ristabilirsi per bene e aspettare che la grande alleanza voluta proprio da Lord Tyber si mobiliti e si prepari a fare guerra a Paradis ma questo vorrebbe dire lasciare Gabi e Falco nelle mani del nemico, chissà in quali pericoli (si noti che Gabi ha fatto più morti nelle file di Paradis di chiunque altro fino adesso...).
Ma questo piano è quello che anche Zeke auspica seguirà Marley e Reiner lo immagina. Zeke ha poco da vivere ed è pronto a vivere la sua poca vita a Paradis mentre il suo Grande Progetto procede macinando tutto sotto le sue ruote dentate. L'unica cosa da fare, secondo Reiner, è colpire rapidamente e immediatamente Paradis facendo così collassare il piano di Zeke prima che sia pronto.
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Reiner è distrutto. Ma riesce a mettere da parte ogni dolore e ogni privazione perchè ha di nuovo qualcosa e qualcuno da difendere. Io non vedo l'ora di rivederlo sul campo di battaglia anche se sono sempre più convinta che stiamo andando verso un grande Armageddon in cui vedremo tutti i giganti sul campo di battaglia e che ben pochi dei nostri amati beniamini ne usciranno interi.
Prossima uscita, il nove settembre, quindi sempre su questi canali speriamo un po' più freschini, per l'analisi e le gif divertenti!
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Io che cerco qualcuno che mi stia accanto, che capisca quando sto male, che si faccia le nottate quando sto male..
Io con te l'ho fatto sempre ma non è lo stesso per te a quanto pare. Io che sono cambiato per te, io che non faccio altro che metterti al primo posto, sopra a tutti ma a quanto pare a te basta solo una persona che ti ha tradita per farti capire che io non sono più niente. Non dire che non è così perché è solo questo che mi stai facendo provare. Io che speravo a quello che dicevi, che non ti saresti mai messa con lui per quello che ti ha fatto e il giorno dopo scopro che mancava poco e scopavate.
Io spero tu legga questo perché io queste cose non riesco a dirtele in faccia perché sai, sei una persona troppo importante per me e questo tuo cambiamento mi fa essere molto fiero di te e ho riscoperto che ti..
Nha meglio tenerlo per me sto segreto. Hai una vita nuova e non sono nessuno, anzi sono io quello più sbagliato e bastardo.
Tu sei felice e lo sono anche io per te e te lo sto dicendo da ex..
Però dai, ho fatto di tutto per aiutarti ogni volta che ne avevi bisogno e tu mi accantoni così come se non avessi mai fatto nulla e adesso tutta la felicità, tutto il tuo cambiamento in cui ci sono stato io ad aiutarti è come se avessi cancellato la mia faccia e messo la sua in questi ricordi. Perché devo essere sempre disprezzato da tutti.. Dimmelo tu. Cosa ho fatto io per meritarmi la seconda scelta. Perché non posso essere la prima scelta per una volta. Una volta lo ero, ma adesso che sono cambiato per te, adesso che ci sono sempre per te, adesso che sto riuscendo a farti cambiare aiutandoti sempre.. Perché mi merito la seconda scelta..
E rimarrò per sempre una seconda scelta..
#exforse #ragazzo #delusione #triste #depressione #confuso #dovreisuicidarmi?
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serieschoice · 4 years
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Odiati dal popolo e considerati degli usurpatori del trono, i Lannister e il giovane Re Joffrey rivendicano il proprio ruolo con la forza quando muove minacce incombono all’orizzonte. Mentre Tyrion torna ad Approdo del Re per mitigare la follia del nipote, a Roccia del Drago, Stannis Baratheon, fratello del defunto Re Robert, forma un esercito per eliminare il bastardo, aiutato da una strana sacerdotessa e da un valoroso ex contrabbandiere. Anche il fratello di Stannis, Renly, pensa di essere il legittimo erede della corona. Amato dal suo popolo, Renly è visto come un potenziale alleato dal Re del Nord Robb Stark. Fuggita da Approdo del Re, la piccola Arya continua a fingersi un ragazzo per non essere catturata dagli uomini della Regina Cersei, i quali stanno dando la caccia anche a Gendry, l’ennesimo figlio illegittimo di Robert. Theon Greyjoy si riunisce al padre dopo la lunga lontananza. L’uomo vuole riportare al suo antico splendore il regno delle Isole di Ferro e chiede al figlio di dimostrargli l’amore sua lealtà opponendosi agli Stark. Al di là del Mare Stretto, una Daenerys quasi abbandonata a se stessa giunge alle porte di Qarth, dove cerca di stringere nuove alleanze che le permetteranno di raggiungere il continente occidentale e restituire il Trono di Spade alla famiglia Targaryen. Preoccupata per le sorti delle sue figlie, Lady Stark si affida alla protezione di una guerriera di nome Brienne per riportare il prigioniero Jamie Lannister ad Approdo del Re. Oltre la Barriera, Non Snow e i Guardiani della Notte esplorano le terre dell’inverno perenne in cerca di una misteriosa minaccia. Stagione 2 ep: 10 voto: 8
#gameofthrones #tronodispade #serietv #tvseries
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CONFUSO - Sky Corgan, RECENSIONE
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Titolo : CONFUSO Autore : Sky Corgan Casa Editrice : Babelcube Inc. Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Recensione
CONFUSO – Sky Corgan Oggi vi parlerò di Confuso, un romanzo di Sky Corgan, non il primo che leggo di questa autrice, e nemmeno il migliore. E’ un bel libro, ma non ha quel qualcosa in più che lo renderebbe speciale, indimenticabile.Kira, ha un bagaglio emotivo decisamente ingombrante, dopo aver scoperto che il grande amore della sua vita in realtà era solo un gran bastardo, non si fida più degli uomini, soprattutto di quelli ricchi.“Faccio un respiro profondo, prima di afferrare la maniglia della porta e spingerla in basso per accedere alla stanza. Qualunque pensiero stesse occupando la mia testa scompare all’improvviso, mentre i miei occhi si posano sulla sua muscolosa carne nuda, Il respiro mi si incaglia in gola, quando lo sguardo mi cade sulla sua grossa erezione pronta a salutarmi.”Parker è un ragazzo che si è fatto dal nulla, ha lavorato sodo fin da ragazzino ed è riuscito a diventare uno dei più giovani miliardari degli Stati Uniti. Ama le belle donne, ma una ha lasciato profonde cicatrici nel suo cuore e lui ancora soffre per lei.“Hanno girato un film sulla sua vita qualche anno fa. E’ uno dei più giovani miliardari degli Stati Uniti e ha fondato la Enkidu Industries dal niente. Proviene da una famiglia povera ed è diventato uno dei ragazzi più ricchi di questa città. Era una storia molto stimolante, per non parlare del fatto che è bello da far male.”Quando Kira si presenta da lui ad un colloquio di lavoro per un posto da segretaria, rischia di morire d’infarto ritrovandoselo davanti completamente e splendidamente nudo, in tutta la sua abbondanza.  Ma lei ha bisogno di un lavoro ed è disposta a dare a questo adone in costume adamitico una possibilità mentre cerca altro.“Pensi che ti lasci andar via ora che ti ho ritrovata?-Fa un passo avanti e mi fa scivolare le mani attorno alla vita. La dolcezza della sua voce mi riporta a giorni più felici, giorni in cui ero  così innamorata; ma so che è stata tutta una bugia. Sei mesi fa, il suo tocco gentile avrebbe evocato una sensazione così  rassicurante. Ora mi fa solo schifo.”Da quel momento per loro il percorso si fa duro, tra ex che non si danno pace, insicurezze causate da amiche un pochino invidiose e paure infondate… Il ritorno del suo ex che la rivuole  per lei è un supplizio. Le poche conferme che ottiene da Parker danno credito alle insinuazioni di Yolanda e di Asher, come può Kira fidarsi solo del suo cuore che già una volta l’ha tradita?Confuso, secondo me poteva dare di più, mi è mancato qualcosa, pur restando una bella storia. La scrittura della Corgan è sempre molto piacevole, ricca di colori e immagini vivide, di espressioni colorite e attuali; Confuso è anche una storia piccante e abbastanza esplicita.Questa è la mia opinione, leggete Confuso e ditemi la vostra. SCOPRI IL NOSTRO TEAM Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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Trama
CONFUSO – Sky Corgan Kira Golden è in cerca di un lavoro e sarebbe disposta a fare quasi qualsiasi cosa per ottenerne uno. Mentre sale i gradini dell'imponente edificio della Enkidu Industries, è convinta che ad attenderla vi sia un colloquio per la posizione di segretaria e non un uomo completamente nudo.Parker Bernier è un imprenditore di fama mondiale, con l'ego che ne consegue. Niente sembra inarrivabile per l'attraente miliardario dai capelli biondi, che non ha paura di fare quanto deve per farsi strada, anche nel corpo di Kira.Affascinata dalle sue capacità e dal suo aspetto, Kira si ritrova a dargli più del suo corpo; ma c'è un altro uomo che brama per il suo cuore e che non ha intenzione di darsi per vinto. Quando i due amanti segreti escono allo scoperto, non c'è modo di sapere se i sentimenti di Parker sono sinceri o se sta solo spingendo Kira verso un burrone CONFUSO – Sky Corgan Buona lettura, Jenny. Se ti è piaciuta questa recensione ti consiglio di acquistare questo libro direttamente su Amazon  Cliccando qui Ringraziamo di cuore a tutti quelli che continueranno a sostenerci seguendoci e per chi farà una piccola donazione! Grazie di cuore! SERVIZI ONLINE PER IL TUO LIBRO Vuoi ricevere in anteprima le nostre uscite ?
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veronica-nardi · 4 years
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Hotel del Luna, Episodi 6, 7, 8, 9 (pensieri random)
Per quanto mi stesse piacendo Hotel del Luna, mi mancava una certa emotività, emotività che è arrivata con l'episodio 8, che mi ha dato una bella botta e mi ha fatto salire un magone non indifferente.
In questi ultimi episodi ho amato molto la protagonista, con cui ho empatizzato molto e che ho anche trovato incredibilmente bastarda.
Ma ci torno tra un attimo. Vado per punti che mi trovo meglio:
Prima di tutto, la storia della ragazza scappata dalla stanza 13 mi ha inquietato un botto, cosa che adoro perché un po' di horror lo gradisco sempre. Ho poi apprezzato come le abbiano dato una "storia" e ci abbiano spiegato perché era diventata così.
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QUANTO HO GODUTO LA FINE CHE HA FATTO QUEL BASTARDO. TE LA SEI MERITATA!!
Molto carina la coppia della studentessa e del ragazzo della reception. Li trovo simpatici e naturali. Lui carinissimo quando l'aiuta a suonare il piano così che le compagne non la prendano in giro, e quando la soccorre nel momento in cui lei si rinchiude in un mobile in preda al panico. Trovo simpatiche le loro interazioni, perché lui è un fantasma quindi gli altri pensano sempre che lei sia una pazza che parla da sola. Mi è piaciuto quando lei si dichiara inavvertitamente, e sono contenta che questi due personaggi stiano avendo la loro storyline distaccata da quella principale.
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La protagonista è incredibilmente gelosa dell'ex di Ku Chan-seong, che spunta all'improvviso e la cui presenza fa subito porconare Jang Man-wol. La gelosia e il bisogno di essere considerata/amata sono tali che, quando crede che Ku Chan-seong sia uscito con la ragazza, Jang Man-wol si rifugia sulla spiaggia dell'Hotel in mood completamente depresso. In realtà Ku Chan-seong era andato a farsi firmare un autografo per lei, e quando la raggiunge sulla spiaggia il mare diventa tutto a un tratto più bello.
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L'arrivo della ragazza di lui scatena un vero uragano di emozioni in Jang Man-wol. La tizia in questione infatti le ricorda (sembra che si sia proprio reincarnata) la Principessa che mille anni prima le ha rovinato la vita. Jang Man-wol è talmente sconvolta che la spinge facendola cadere in acqua.
Veniamo a sapere che mille anni fa il capitano di cui lei era innamorata, l'ha in realtà ingannata e tradita, tutto per catturare lei e il suo clan. Vengono tutti presi e giustiziati, tranne Jang Man-wol che viene risparmiata, ma che è costretta a guardare con i suoi occhi la morte del suo migliore amico/fratello. Questa scena mi ha spezzato il cuore.
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La protagonista si prende poi la sua vendetta uccidendo la Principessa la notte delle sue nozze, e non contenta, vuole sfogarsi su di lei anche nel presente, nella sua reincarnazione. Il problema è che questa ragazza non c'entra nulla con ciò che fece la Principessa mille anni fa, ma questo poco importa a Jang Man-wol, che la invita nel suo Hotel con lo scopo di distruggere la sua vita. Qui è dove l'ho trovata super mega bastarda, e l'ho amata. Sta per condannare la poveretta a una vita piena di dolore e abbandono, ma l'intervento di Ku Chan-seong cambia le carte in tavola: abbracciando la bambina prende su di sé la maledizione, sicuro che Jang Man-wol lo salverà. Ed è quello che fa.
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Ma dopo averlo salvato decide di lasciarlo andare e trasferire l'Hotel del Luna per non averlo più d'intralcio. Peccato che dopo mezz'ora se lo ritrova di nuovo tra i piedi perché ormai ha fatto breccia nel suo cuore.
Sono contenta che la protagonista abbia trovato qualcuno che la ama per quello che lei è, nei suoi lati migliori e nei suoi lati peggiori. E i suoi lati peggiori Ku Chan-seong li ha davvero visti: spendacciona, capricciosa, pessimo carattere, un ex vita da bandita e ricercata, ladra, assassina, vendicativa. E nonostante tutta la sua oscurità, lui non ha intenzione di abbandonarla, perché ha visto anche il buono in lei, ha visto come sia in grado di amare, ha visto il suo sorriso, ha visto le sue lacrime.
Glielo fa capire chiaramente: anche se l'Hotel del Luna è un inferno e una vera prigione per lei da cui non può scappare, Ku Chan-seong sarà sempre al suo fianco.
E mi piace l'incredibile fiducia che lui ripone in lei:
"Non hai paura?"
"Ho te."
Questo significa due cose per la protagonista: 1) lei è importante per Ku Chan-seong, a questo mondo c'è qualcuno che tiene a lei nonostante tutto. 2) lei è di vitale importanza per Ku Chan-seong, perché senza di lei molte volte non potrebbe sopravvivere. Tutto ciò la fa sentire amata, considerata, necessaria, utile. Deve darle un calore incredibile, come si nota nella scena in cui sorride ripensando a lui, o quando lo sfiora delicatamente quando lui è svenuto sul divano.
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Anche se non lo dice, Ku Chan-seong è già completamente innamorato di lei, tanto che la sua paura più grande è quella di perderla.
Arrivata al nono episodio, ho fatto un pensiero: la protagonista è l'anima di questa serie. Senza di lei, senza il suo personaggio dark, tragico e badass che l'attrice riesce a rendere benissimo, senza i suoi meravigliosi vestiti e la sua travolgente bellezza, senza questo personaggio Hotel del Luna non sarebbe niente. Jang Man-wol tiene in piedi tutto quanto, il suo personaggio con la sua evoluzione è il più interessante di tutti.
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lilsadcactus · 2 years
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Sono andata alla cena con quel ragazzo. Doveva passarmi a prendere alle 18:30 e volevo vestirmi come al solito, un maglione grosso e pantaloni che ho da 15anni tutti strappati, poi alle 18 ho detto mh, se invece mi metto qualcosa di più elegante? O meglio ancora slutty? Ha vinto la gonna nera lunga anfibi e una camicia verde taglio 70s e il chiodo, mi sono anche truccata. Quindi arrivano i miei e sorpresi mi chiedono se sto uscendo e con chi? Non ti vestivi così bene da un bel po’!
Un ragazzo mi ha invitato a cena fuori e ora i miei lo conoscono come “sushi”
Ok, cose che non mi son mai capitate prima:
Arriva, parcheggia e scende dalla macchina per presentarsi. Di solito sono io che salgo e subito si va a un bar a bere per poter avere qualcosa di cui parlare.
Durante il viaggio ho tirato fuori subito un paio di topic che potevano finire in una specie di lite o rovinare il mood della serata, lui invece ha risposto sinceramente e abbiamo parlato sul serio di quelle cose, tra cui politica, omofobia, sessismo; “subito ai punti importanti, eh? Mi piace!” Io basita
Arrivati al ristorante ha aperto la porta per me… qui ho capito che i miei standar sono davvero bassi, esageratamente bassi, perché non me l’aspettavo per niente
Turns out che era il suo compleanno ed io tipo???? Bro??? Ma perché invita a cena m e il giorno del suo compleanno? Pazzesco. Mi dice che dopo cena dovrebbe prendere il pullman per Monaco che festeggia coi suoi amici al Oktoberfest. Abbiamo parlato e mangiato e riso e ho passato una serata tanto bella, non ci ha mai provato come chiunque altro… nonostante il vino bevuto. Mi ha accompagnato a casa e siamo rimasti a parlare un attimo fino a quando ho ricordato che ormai si erano fatte le 23 e qualcosa e il suo pullman partiva verso quell’ora. Mentre scendevo ha detto “forse preferirei rimanere qui a parlare con te…” ma l’ho interrotto perché non volevo intromettermi nel suo viaggio, possiamo rivederci quando vuoi e sono scappata ahaha
Per un po’ ci siamo tenuti la mano a tavola… era dal 2015 che non avevo un primo appuntamento che non finisse (o iniziasse) con sesso…
Quindi Sushi ed io abbiamo continuato a parlare e oggi mi ha scritto che vuole rivedermi intanto sabato per andare a Monza a una mostra jappo
Ed io continuo a chiedermi mi fido? Ci provo? Faccio lo sforzo? O lascio stare perché se non è lui un bastardo manipolatore come i miei ex magari ora sono io la bastarda pezza di merda incapace di aprire nuovamente il mio cuore alle possibilità della vita??
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Capitolo 44 - L’appuntamento, il non appuntamento e il mancato appuntamento (Prima Parte)
Nel capitolo precedente: Melanie fa una scenata a Mike al locale davanti a tutti i suoi amici perché non le aveva detto che Meg era la sua ex. Anche Meg, che assiste alla scena, la prende male sentendosi ancora una volta non presa seriamente da Mike e le due finiscono per coalizzarsi contro di lui. Violet ci prova di nuovo con Eddie e lui finalmente le rivela di avere una cotta per Angie, la ragazza ha una reazione insolita: un attacco di risate isteriche. Nel frattempo i membri degli Alice in Chains, con l’aggiunta di Mike McCready, scappato dalla figuraccia con le sue ex, sono alle prese con Jerry, anche lui reduce da un disastro sfiorato, quello dell’incontro con il padre di Angie. Mike Starr lo prende allegramente per il culo, Sean e Layne tentano di convincerlo che non è successo nulla e che Ray non scoprirà niente e Jerry quasi si convince, almeno finché non si ricorda di aver condiviso con l’uomo dettagli intimi su Angie e sulla loro vita sessuale. I Mookie e i Soundgarden, più il papà di Angie, vanno a un falò sulla spiaggia. Ray sorprende la figlia mentre si fa una canna con gli amici e si unisce a loro. Si scopre che la moglie di Ray non è la madre biologica di Angie. Eddie è incollato ad Angie per tutta la sera e si mostra un po’ geloso quando lei, piuttosto brilla, ha uno scambio di battute con Mark Arm.
***
“Hai poi sentito Mike per caso?” domanda con finta noncuranza la mia coinquilina dopo aver salutato cordialmente un cliente del minimarket.
“No. Grazie a dio” borbotto con la bocca piena di fagottini al cioccolato, la mia colazione, appena acquistata qui. Da quando Angie si è messa in testa di fare sport e vita sana non entra più un cazzo di dolce in casa nostra, come se la mia vita non potesse essere peggiore di così. 
“Beh, dovrai parlarci prima o poi. Cioè, secondo me dovresti”
“Ma dai? Veramente? Non sapevo fosse questa la tua opinione. O forse avrei dovuto, visto che è solo l'ottantesima volta che la condividi con me”
Sono giorni che me la mena con questa storia, dalla sera in cui è successo tutto il casino. Ovviamente lo fa a suo modo, cercando di non dare troppo nell'occhio, una domandina qua, una battuta là... dopotutto quella che mette il becco nelle vite degli altri sono io, mica lei!
“Se la condivido vuol dire che la ritengo valida”
“Sarà valida per te, ma non per me. E comunque nessuno te l'ha chiesta” aggiungo sorridendo prima di finire in un boccone il secondo fagottino.
“Stai ben poco velatamente cercando di dirmi che sono invadente?”
“Nooooo, ma va, niente affatto! E poi non lo saresti mai, come potresti? Proprio tu, che odi quando gli altri si intromettono nella tua vita... nah!”
“E' una situazione completamente diversa dalla mia”
“Ah sì, e perché?” sono proprio curiosa di sapere cosa s'inventa.
“Perché io non ti sto suggerendo di perdonare Mike o rimetterti con lui”
“Anche perché se così fosse saresti da ricoverare seduta stante”
“Ti sto semplicemente consigliando di incontarlo per parlarci e chiarire, poi starà a te decidere” spiega facendo spallucce e continuando a disegnare i suoi quadratini sul blocco per appunti davanti a lei sul bancone.
“Decidere cosa? Come ucciderlo? Ok, forse potrei accettare consigli anche sulla scelta dell'arma, te lo concedo”
“Meg”
“Senti, Angie, non ho niente da dirgli e non voglio sentire cos'ha da dire lui, mi sembra tutto fin troppo chiaro”
“Beata te che hai le idee così chiare, io penso di non aver ancora capito del tutto Mike, forse solo un pochino”
“Io sì e te lo spiego volentieri. Anch'io all'inizio ero confusa, pensavo fosse solo uno che non sa cosa cazzo vuole dalla vita, che come si muove fa danni, ma fondamentalmente non una cattiva persona, uno che ti ferisce per sbaglio, senza cattiveria, soltanto perché non sa come evitarlo. Come un gattino che non ha ancora imparato a ritrarre le unghie e ti massacra le braccia quando in realtà vuole solo giocare con te” spiego e Angie posa la penna, incrocia le braccia sul bancone e comincia a sorridermi come credo di non averla mai vista fare da quando la conosco. Mi fa quasi spavento.
“Ah sì?”
“Sì. E perché cazzo sorridi così?”
“Hai appena paragonato Mike a un gattino”
“Un gattino che graffia”
“Un tenero micetto”
“Un micetto rognoso del cazzo che ti dissangua con indifferenza”
“Ma pur sempre un cucciolo”
“No, pensavo fosse un cucciolo, invece ora ho capito che lo fa apposta. Si diverte proprio a giocare coi sentimenti degli altri, da sadico bastardo”
“Ahahah ma chi?? Mike?”
“Certo. E non c'è niente da ridere. Non farti ingannare da quell'aspetto dolce e innocente, la sua anima è nera come la notte”
“Dolce eh?” chiede ammiccando ripetutamente con le sopracciglia.
“Vaffanculo, Angie”
“Meg, secondo me stai esagerando”
“Ah sto esagerando? La prossima volta che avrai problemi con un ragazzo ti riderò in faccia come stai facendo tu con me, dicendoti di non esagerare” ribatto imbronciata, appallottolando l'incarto dei fagottini e lanciandolo verso la faccia di Angie, che però lo acchiappa al volo. Questi allenamenti con la versione fitness di Henry Rollins le avranno migliorato anche i riflessi.
“Guarda che io non sto ridendo di te, è solo che Mike non mi sembra questo spietato genio del male, tutto qui. Io sono più per l'ipotesi gattino rimbambito inconsapevole” risponde buttando la carta nel cestino alle sue spalle dietro il bancone.
“Beh, anche se fosse, ha quasi 25 anni il micio, sarebbe anche ora che si svegliasse un attimo”
“Secondo me dei segnali di risveglio ci sono stati... si tratta solo di coglierli” commenta Angie col chiaro intento di insinuare qualcosa che sicuramente sto per scoprire.
“E io non li avrei colti?”
“Piuttosto li hai interpretati in modo sbagliato”
“Spiegati meglio”
“Davvero pensi che Mike non abbia detto di te a Melanie perché per lui non sei importante?”
“Se non per questo allora perché?”
“Beh, forse proprio perché sei importante, perché sotto sotto prova ancora dei sentimenti per te e non voleva che la sua ragazza si intromettesse nella vostra amicizia, che alla fine era tutto ciò che gli rimaneva con te”
“Quello che dici è già un controsenso: ha ancora dei sentimenti per me, ma ha un'altra ragazza? Dovrebbe stare con me allora, e invece no. Perché?”
“Ehm... forse perché tu l'hai sfanculato quella famosa sera del concerto all'Off Ramp?”
“Ok, tecnicamente sì. Ma anche prima di allora non stava con me, non voleva impegnarsi, quindi il motivo è un altro”
“Probabilmente non vuole impegnarsi perché è insicuro, ha paura di fare casini e, visti gli ultimi sviluppi, direi che è una paura piuttosto fondata. E poi... non hai mai pensato che potrebbe non sentirsi alla tua altezza?”
��Alla mia... che cazzo stai dicendo?” McCready coi complessi? Questa non l'avevo ancora sentita!
“Beh, tu sei bellissima, simpatica, intelligente e forte, conosci un mondo di gente, sei molto corteggiata e qualsiasi ragazzo darebbe un rene per uscire con te”
“Ci stai provando con me?”
“Ahahah no, era per dire che, insomma, a volte gli uomini possono farsi venire dei complessi di inferiorità, che ne abbiano motivo o meno. E non solo loro. E' un po' come me con Jerry... ok, è una situazione diversa, ma non parlo del triste epilogo, parlo dell'inizio, del prima: quando l'ho conosciuto pensavo fosse bello come un dio e non mi sarebbe passato nemmeno per l'anticamera del cervello di farmi delle illusioni su lui e me perché, voglio dire, mi hai vista?”
“E infatti eri una stupida e te l'ho sempre detto”
Ecco che riattacca con la solita solfa! Non che mi dispiaccia che la conversazione si sposti un po' più su di lei e Jerry eh, visto che di parlare di Mike mi sono anche un po' rotta le palle. Però non la tollero quando si butta giù così, è più forte di me. A parte il fatto che è molto carina e potrebbe avere qualsiasi ragazzo, non riesco a credere che una ragazza in gamba come lei possa veramente attribuire così tanta importanza all'aspetto fisico.
“E anche quando lui ha iniziato, come dire, a provarci, io l'ho sempre schivato perché, figurati, meglio lasciar perdere! Che poi, forse, sarebbe stata anche la cosa giusta da fare in quel caso... ehm ehm, ma non è questo il punto. Jerry probabilmente non è mai stato veramente innamorato di me, ma in tutti i mesi che siamo stati assieme sarà stato almeno vagamente attratto da me per un minuto, no? Beh, io ancora non riesco a concepirlo, non lo capivo allora e non lo comprendo nemmeno adesso. Poi va beh, il fatto che mi abbia cornificato non mi ha aiutata a convincermi di piacergli davvero”
“Angie tu stai completamente fuori, se Jerry ha fatto lo stronzo non è di certo perché non fosse attratto da te, non c'entra niente” ribatto sconcertata. Ok, quella merda di Jerry non sarà stato il fidanzato ideale, ma non è possibile che ancora abbia dei dubbi sul fatto di piacergli o no. I casi sono due: o la sua autostima è più bassa di quanto credevo o è completamente deficiente.
“Lo so, ma... ecco, non posso fare a meno di pensare che se fossi stata più bella tutto questo non sarebbe mai successo. E' un po' un pensiero che faccio sempre, non solo quando si tratta di essere scaricata da un ragazzo. Se fossi bella nessuno mi avrebbe abbandonata...” la voce le si alza leggermente e diventa più incerta, mentre elenca le sue stupide convinzioni “se fossi bella Drake il quarterback non avrebbe voluto vedermi solo di nascosto, se fossi bella non mi avrebbero fatto fare la parte del cespuglio nella recita di Natale in terza elementare, se fossi bella mi avrebbero presa come receptionist in quell'albergo figo vicino allo Space Needle, se fossi bella qualcuno mi offrirebbe spontaneamente il suo aiuto per prendere le cose dai ripiani più alti al supermercato e non dovrei arrampicarmi sugli scaffali rischiando la vita ogni volta”
“Ma lo capisci anche tu che non c'è alcuna correlazione tra la bellezza e queste cose che hai elencato, vero?” come se fossero solo le persone belle ad andare avanti nella vita. E poi belle in base a cosa, secondo quale criterio?
“Razionalmente sì, però... però no, perché in me è radicata la consapevolezza che se fossi bella la mia vita sarebbe diversa, invece la mia vita è imperfetta perché non lo sono ed è una cosa che mi accompagna sempre. Non nel senso che sto sempre lì a pensarci, non ce n'è bisogno, è come respirare o ascoltare, non è che tu stia continuamente lì a ragionare su inspirazione ed espirazione e sul fatto di avere le orecchie, ma allo stesso tempo respiri e senti i rumori e non hai bisogno di rifletterci più di tanto per sapere che dopo quattro piani di scale avrai il fiatone, perché sai già di essere fuori allenamento, lo sai già dal primo gradino, ma non ci pensi perché tanto saranno i tuoi limiti a farsi sentire al momento opportuno. Non ho bisogno di ricordare di continuo a me stessa che non sono abbastanza bella perché prima o poi andrò a sbattere contro qualcosa che me lo farà presente”
“Tu pensi che la vita di una persona bella sia perfetta?”
“No, solo più facile in alcuni contesti”
“Beh, allora la tua vita è molto facile, Angie, perché sei bellissima”
“Ci stai provando con me?” domanda ripetendo la mia battuta di qualche minuto fa.
“Ahah no, ma lo farei se non fossimo entrambe fortemente etero”
“Sarebbe comunque inutile perché io non mi sentirei alla tua altezza, come Mike” Angie è bravissima a rivoltare la frittata e ributtare su me e Mike il discorso.
“Mike non ha complessi sul suo aspetto fisico, almeno non credo”
“Non deve essere per forza l'aspetto fisico, magari non si sente abbastanza figo o forte, abbastanza fedele, abbastanza simpatico, abbastanza alto, potrebbe essere qualsiasi fottuta cosa, che so, potrebbe non sentirsi abbastanza mancino perché suona la chitarra da destro” Angie impugna di nuovo la biro e disegna sulla pagina del blocco una serie di pallini in fila, uno per ogni punto che sta elencando.
“Sì, ma in quel caso io che ci posso fare? E' un problema suo, io non ho mai fatto nulla per renderlo insicuro”
“Per l'appunto, è un suo problema e lui ha cercato di risolverlo da solo, ma nel modo sbagliato. Per esempio, raccontando versioni alternative sul vostro stare insieme agli altri, compresi i nuovi arrivati, vedi scena con Eddie all'Off Ramp. Un po' come una certa ragazza che ha tenuto segreta la sua storia con un chitarrista dalla folta chioma bionda fino alla fine...” dal primo pallino parte una linea verso sinistra, che si conclude con una punta di freccia, subito dopo seguita da una identica tracciata verso destra.
“Mmm”
“Oppure tentando il chiodo scaccia chiodo con Melanie, una ragazza che lo ha sempre venerato facendolo sentire figo. Un po' come ha fatto sempre la nostra anonima ragazza lasciandosi andare a baci sconsiderati con una sua vecchia fiamma estiva” altre due freccie si allungano dall'ultimo pallino.
“Ma io ho fatto la stronza con Mike perché se lo meritava, il chitarrista dalla bella chioma ha fatto lo stronzo perché è stronzo”
“Infatti non sto dicendo che le due storie siano uguali, anzi. Però ci sono delle cose di Mike in cui riesco a rivedermi e, in fin dei conti, come ti ho già spiegato, anche se per motivi diversi, sia io che lui pensiamo di esserci meritati ciò che ci è successo, per quanto distorto tutto questo possa sembrarti” le frecce a sinistra puntano su un triangolo, mentre quelle a destra su un rettangolo.
“Quindi stai dalla sua parte?”
“No, sto dalla vostra parte. Io sono convinta che lui ti voglia bene, ma la cosa più importante è cosa provi tu. Perché puoi anche aver passato le ultime serate a bere e parlare male di Mike con Mel, ma in fondo io credo che tu sia ancora innamorata di lui, penso che tu non abbia mai smesso di esserlo altrimenti l'avresti già archiviato come una vecchia pratica e non ti saresti arrabbiata così tanto sentendoti cancellata dalla sua vita sapendo che non aveva detto nulla di te a Melanie” prosegue mentre è ancora impegnata ad annerire con la biro l'interno delle due figure geometriche ai lati del foglio.
Odio quando ha ragione, quindi la odio molto spesso. Praticamente sempre.
“Magari mi sono arrabbiata perché lo odio e basta”
“L'odio non è il contrario dell'amore, lo sanno anche quelli che selezionano le frasi da mettere nei cioccolatini, che è poi uno dei lavori che vanno a fare quelli che non sono abbastanza belli per fare altro”
“Il contrario dell'amore è l'indifferenza”
“Brava! Allora il semestre di psicologia è servito a qualcosa!” esclama passandosi brevemente la penna nella mano sinistra e allungando la destra verso la mia per stringerla sarcasticamente.
“Non ti allargare, tesoro”
“Comunque, quello che volevo dire è che sì, scoprire cosa passa davvero nella testa di Mike non sarebbe male, ma ciò che conta veramente sono i tuoi sentimenti”
“Che tu conosci meglio di me, immagino”
“Li conosci benissimo anche tu, ma fai di tutto per mascherarli. E con scarsissimi risultati aggiungerei”
“Quindi? Cosa dovrei fare a questo punto secondo te?”
“Beh io... non voglio intromettermi nelle tue scelte, devi fare quello che pensi sia giusto per-”
“Piantala con le cazzate e spara, coraggio” io quando voglio farmi i cazzi degli altri intervengo e basta, senza farla tanto lunga.
“Beh, per citare testualmente le parole che una mia cara amica mi ha rivolto tempo fa, direi che... Mike in un modo o nell'altro ti deve una spiegazione, no? Proponigli di incontrarvi, stasera magari, e mettilo alle strette e se quello che ti dice non ti piace... puoi sempre far partire una rissa” Angie mi sta rigirando il consiglio che le avevo dato io quando era saltata fuori la faccenda di New York e Jerry era andato a prenderla da Roxy. Era un buon consiglio, e non lo dico solo perché era da parte mia, anche se col senno di poi avrei fatto meglio a suggerirle di evirarlo e friggergli l'uccello nell'olio delle patatine.
“Di fronte a una rissa non mi tiro mai indietro”
“Che coincidenza, anche la cara amica ha detto una cosa del genere a suo tempo”
“Potrei invitarlo a casa nostra... che dici? Meglio in campo neutro?” alla fine non posso che capitolare, dopotutto non posso rifiutare un mio consiglio.
“Nah, meglio un campo dove hai un leggero vantaggio. E da dove lui non possa fuggire troppo facilmente”
“Giusto”
“E non ti preoccupare, cercherò di stare alla larga, magari mi infilo in biblioteca a studiare. O male che vada rompo un po' le scatole a Chris e Matt con una scusa”
“Ah già! Tu non lavori stasera! No dai, faccio un altro giorno” mi ero completamente dimenticata del suo cambio di turno.
“Non trovare scuse, parlaci stasera e basta”
“Ok... però... c'è un però”
“Sarebbe?”
“Melanie. Abbiamo stretto amicizia adesso”
“Un'amicizia solida, costruita sul disprezzo per Mike McCready”
“Esatto. Se sapesse che lo vedo mi farebbe il culo con disprezzo”
“Va beh, ma... non è che sia obbligatorio dirglielo subito subito”
“La brava ragazza mi sta consigliando di mentire?”
“Certamente, io mento in continuazione. Ma questa non sarebbe neanche una bugia vera e propria alla fine, si tratterebbe solo di omettere una piccola informazione, che tra l'altro è ancora incompleta, visto che non sai come andrà a finire la cosa. Quando avrai il quadro completo della situazione, penserai a cosa dirle. Questo sempre secondo la mia opinione, poi vedi tu...”
“Capisco, è solo che-”
“E poi chi ti dice che non lo farebbe anche lei? Anzi, secondo me è molto probabile. Potrebbe anche averlo già fatto in fondo”
E' brava, devo ammetterlo.
“Ok, mi hai convinta”
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Non appena metto il naso fuori dalla galleria, mi tiro su il cappuccio istintivamente, prevedendo la solita pioggerellina di Seattle delle quattro e mezza del pomeriggio. Quale il mio stupore nel constatare non solo la totale assenza di gocce, sia nell'aria che sull'asfalto, ma addirittura la presenza di non poi così timidi raggi di sole che mi puntano dritto in faccia, ora che sono lì lì per tramontare. Come un paio di chicche da veri fan piazzate giusto alla fine di una setlist tutto sommato tradizionale. Mi tiro giù il cappuccio mentre faccio lo sforzo di perdonarmi mentalmente per la forzata metafora musicale, dando la colpa all'imminente tour e alle ultime fasi della composizione dell'album. In realtà la mole di pezzi che abbiamo basterebbe tranquillamente per tre dischi... va beh, non esageriamo, facciamo due album e un ep. Ma visto che la nostra vena creativa è ben lontana dall'esaurirsi non vedo perché ci dovremmo fermare. La metà di quello che stiamo facendo potrebbe finire nel gabinetto, o più probabilmente nella cantina dei miei, ma chi lo sa, magari il pezzo migliore del nostro primo album dobbiamo ancora iniziare a scriverlo, magari lo scriveremo proprio oggi.
Dopo essere uscito come un razzo, decido invece di rallentare il passo, un po' per far durare un po' di più l'ormai inedita esperienza solare, un po' perché dopo un'ora e mezza passata in uno scantinato, seppur a fare la cosa che più ami al mondo, si sente anche il bisogno di respirare un po' d'aria, anche per riordinare le idee. Mi godo Seattle nella sua luce ottimale e, anche se il panorama dei negozi che danno sul vicolo tra Belltown e Blanchard non è certo da cartolina, devo dire che ha il suo fascino. Perfino il rosso e il verde dell'insegna del 7-Eleven dove vado a comprare le sigarette sembrano più brillanti. Di ritorno verso la galleria me la prendo un po' meno comoda, perché Jeff all'inizio della sessione di prove ha accennato a un riff che gli gira in testa da ieri sera e non voglio che approfitti della mia assenza per farlo sentire prima agli altri. Quando sono quasi arrivato all'edificio colorato di graffiti però, la presenza femminile seduta sul marciapiede di fronte mi spinge a rallentare, fino a fermarmi del tutto.
“Oh mi spiace piccola scout, ho già comprato una decina di scatole dei vostri biscotti, non posso provocarmi la fame chimica ogni volta solo per aiutare la vostra causa” scherzo ironizzando sul colore verde dell'abito che vedo spuntare da sotto la giacca bianca di Grace e sulle sue treccine in stile Laura Ingalls.
“Ciao anche a te, Stone! Come va?” risponde senza alzarsi, ma limitandosi a sollevare gli occhi al cielo prima di salutarmi.
“Abbastanza bene, dai! A parte la glicemia. Colpa di quei fottuti biscotti...”
“Sai, noi piccole esploratrici camminiamo tanto e gli zuccheri li bruciamo facilmente, mica come i musicisti cannaioli”
“Considerando il tuo senso dell'orientamento, se tu sei un'esploratrice io sono cintura nera di karate”
“Hai anche cose carine da dirmi o pensi di concentrarti solo sulle prese per il culo per oggi?”
“In realtà non mi ero preparato nulla da dirti, visto che non ho avuto alcuna premonizione medianica sul fatto che ti avrei incontrata casualmente per strada questo pomeriggio, quindi calcola che sto improvvisando con le prime cose che mi vengono in mente pensando a te”
“Grazie, anch'io sono contenta di vederti. Ma... non lo definirei un incontro completamente casuale”
“Nel senso che il destino ci ha fatti incontrare facendoti venire il mal di piedi proprio qui davanti a dove suono spingendoti a fare una sosta?”
“Eheh non ti sei sbagliato più di tanto, sai? Comunque, più semplicemente, sono venuta appositamente a trovarti”
“Davvero? Beh, grazie per la visita. Quindi i biscotti sono in regalo?”
“Come va col disco e tutto il resto?” chiede ignorando le mie stronzate, mentre mi siedo accanto a lei.
“Bene, siamo riusciti a sganciarci definitivamente dalla vecchia casa discografica, non so se te l'avevo già detto. Comunque, continuiamo a registrare demo di pezzi nuovi, quando verrà il momento di scegliere cosa andrà nell'album sarà un bel problema”
“Problema che risolverai scegliendo tu per tutti, immagino”
“Esattamente! Non sarai un granché come esploratrice, ma il tuo intuito è imbattibile. E tu come te la passi?”
“Tutto ok, non mi lamento”
“Ottimo! E... novità?”
“Che novità?”
“Novità, non so, cose nuove che ti sono successe e che reputi interessanti, eventi che si raccontano in una conversazione normale tra due persone”
“Mmm no, nulla di che. Solite cose”
“Ok...” è venuta a trovarmi appositamente per non dirmi nulla?
“Ahimé, non ho la vita frenetica dell'artista come te, sai?”
“Siamo già arrivati al punto della conversazione in cui mi insulti anche tu per bilanciare la mia cattiveria?”
“E non sono fortunata come certi miei amici, che possono raccontare aneddoti divertenti a riguardo di clienti, come dire, particolari”
“Clienti? Particolari? A chi ti riferisci?” so benissimo a chi si riferisce, ora ho capito perché è venuta fin qui.
“Oh stavo pensando a un mio amico, si chiama Pete, non so se te ne ho mai parlato”
“No, temo di no, non ne ho mai sentito parlare. A meno che non faccia Townshend di cognome. O Sampras, ma non mi pare siano mai saltati fuori nei nostri discorsi”
“Fa il commesso in quell'enorme negozio di scarpe a downtown Seattle, hai presente? Di fronte al ristorante vegano”
“Mmm sì, forse...” mi è bastato un mini-giro di telefonate per scoprire dove lavora il mentecatto con cui esce, una decina di minuti in tutto e avevo l’indirizzo.
“Beh, comunque mi ha raccontato un aneddoto davvero curioso”
“Wow, non vedo l'ora di sentirlo” dico distrattamente, con un entusiasmo palesemente finto, mentre apro le mie sigarette appena acquistate e me ne accendo una.
“Sì, di un tizio che è stato lì ieri mattina e l'ha praticamente fatto uscire fuori di testa”
“Ah davvero? Dopotutto si sa, i lavori a contatto col pubblico sono così” chiedo ridendo sotto i baffi e nascondendolo con difficoltà.
“Del tipo che gli ha fatto tirare fuori quasi tutte le scarpe che aveva in negozio e non gliene andava bene neanche una. E tirava fuori motivazioni tecniche sempre più assurde, come la suola troppo sottile o troppo spessa, il colore troppo colorato, la punta troppo a punta, ma solo dopo avergli dato ogni volta l'illusione di aver trovato il paio giusto. Quella era la bastardata più grossa secondo me!”
“Beh, le scarpe sono importanti, una scarpa scomoda ti rende la giornata impossibile se ci pensi”
“Già, infatti è uscito dopo un'ora senza comprare niente e Pete lo voleva uccidere”
“Povero Pete” in realtà è stata un'ora e un quarto.
“Dopo averne provate un centinaio di paia, ha chiesto se avevano solo quelle”
“Addirittura?”
“E il colpo di grazia gliel'ha dato mentre usciva dal negozio, quando ha precisato che comunque era entrato solo per farsi un'idea perché era in giro senza soldi”
“Adesso, Pete non vorrà mica mettersi a fare i conti in tasca alla gente...”
“E tu... immagino che tu non ne sappia niente, giusto? Di questa storia, intendo...”
“Ne so eccome invece!”
“Allora lo ammetti?!” esclama voltandosi completamente verso di me a occhi spalancati, pensando di avermi preso in castagna.
“Certo, ovvio che ne so qualcosa, me l'hai appena raccontata tu!”
Ingenua.
“Ah-ah, divertente...”
“Non era una battuta”
“Quindi tu non c'entri? Non eri tu il cliente misterioso rompipalle?”
“Assolutamente no, chi te l'ha detto?”
“Nessuno, è che la descrizione di Pete mi ricordava qualcosa: magro, capelli lunghi, occhioni, sorriso stronzetto, bei denti, gilet leopardato. A te non dice niente?” torna a sedersi come prima, guardando dritto di fronte a sé.
“Se questa è l'esatta descrizione che ti ha fatto, comincerei seriamente a farmi delle domande sull'eterosessualità del tuo ragazzo, Grace”
“E' una descrizione rimaneggiata da me. E comunque chi ti ha detto che Pete è il mio ragazzo?” chiede guardandomi storto.
“Ho tirato a indovinare. Non lo è?”
“No”
“Ah no?”
“Ci sono uscita un paio di volte, ma mi sono accorta subito che non è il mio tipo e la cosa è stata reciproca. Quindi siamo solo amici”
“Uhm ok, capito. Comunque io non sono andato dal tuo amico” replico fingendomi totalmente indifferente alla rivelazione.
“Peccato” osserva lei alzando le spalle, sfregandole contro le mie.
“Peccato?”
“Beh, per un attimo avevo pensato che potessi essere stato tu e che, geloso o semplicemente infastidito, ci fossi andato col preciso intento di rompergli i coglioni”
“Cosa?! Ahahah geloso io? E di ch-” mi alzo producendomi in una risata molto esagerata, fin troppo, ma quel che viene dopo è talmente inaspettato che mi zittisce immediatamente.
“Cosa fai stasera, Stone?”
“Stasera? Beh, dopo le prove coi ragazzi, boh, andrò a mangiare qualcosa e poi vedremo che c'è in giro”
“E se invece mangiassi qualcosa con me e poi facessimo una passeggiata?”
“Con te?”
“Sì. Ti va?”
“E dove?”
“Mmm non saprei, sarei curiosa di provare quel ristorante vegano, che ne dici?”
“E' una trappola! Vuoi portarmi da Pete per fare un riconoscimento?”
“Ahahah no, Pete non c'è, te lo giuro. E comunque, non avresti nulla da temere, no?”
“Offri tu?” le domando dopo aver finto di pensarci un po' su, mentre anche lei sembra volersi alzare.
“Se io offro la cena, tu paghi il cinema” risponde allungando la mano verso di me per farsi aiutare.
“Cinema? C'è anche il cinema? Non basta la passeggiata?”
“Cena+passeggiata+cinema”
“In quest'ordine?”
“Prima si cena, poi passeggiando si digerisce e al cinema si sta seduti, tutto ha un preciso senso logico”
“Sicura di farcela? Sei già stanca, non riesci neanche ad alzarti”
“Va beh, io ti aspetto alle sette davanti al ristorante vegano, poi vedi tu. Ciao Stone!” scuote la testa, mi fa ciao ciao con la mano e fa per allontanarsi.
“Ho le prove fino alle sette, facciamo sette e mezza” la smetto finalmente di fare il cretino e le do una risposta sensata, al che Grace si blocca e si volta molto lentamente verso di me.
“Allora ti aspetto per le sei e mezza” ribatte facendomi l'occhiolino, per poi dileguarsi prima che io possa replicare, non perché sia veloce, anzi, se ne va a passo lento, ma perché mi ha lasciato senza parole. E non è una cosa che mi capita di frequente, tutt'altro, quindi il mio restare senza parole mi fa ulteriormente rimanere senza parole, in un sommarsi di meravigliato e meraviglioso mutismo.
A un certo punto mi riscuoto dal mio stato e torno alla normalità, si fa per dire, tanto che mi dirigo verso l'entrata principale della galleria, dimenticandomi momentaneamente che oggi è chiusa e che devo entrare dal retro. Mi do dell'idiota da solo prima di fare il giro dell'edificio e quando sto per bussare sul portone, per un pelo non mi arriva dritto in faccia.
“Ehi Stone, capiti giusto a proposito. Hai da cambiare?” Eddie esce guardando il cielo, probabilmente anche lui meravigliato dall'assenza di pioggia, e mi sventola una banconota sotto il naso.
“Sì, aspetta, ho il resto delle sigarette”
E, da quel che ho capito, ho anche un appuntamento.
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Le monete che mi ha appena dato Stone mi tintinnano nella tasca mentre esco velocemente dal vicolo per andare a mettere i soldi nel parchimetro per Jeff. Io sono venuto coi mezzi, che funzionano alla grande e sono anche piuttosto puntuali qui a Seattle. Ciononostante il numero di macchine è impressionante, praticamente chiunque qui ha un auto, tutti quelli che conoscono ne hanno una e la usano per andare ovunque, anche sotto casa. Poi magari prendono anche l'autobus o la monorotaia, vanno a lavorare in bici o in skate, ma la macchina ce l'hanno comunque. Io la prendo raramente per venire qui, soprattutto per il problema parcheggi. L'unico parcheggio un po' ampio, e gratuito, qua attorno è quello di Roxy ed era già zeppo quando sono arrivato. Mentre faccio queste considerazioni do una breve occhiata al piazzale di fronte alla tavola calda, per poi procedere a inserire le monete nell'apparecchio per aggiungere un paio d'ore. Mentre giro la manopola per mandare giù l'ennesimo quarto di dollaro, mi rendo conto di un dettaglio che sul momento mi era sfuggito: allungo di nuovo lo sguardo verso il ristorante e inquadro meglio la Mini blu scintillante parcheggiata sulla sinistra. Che diavolo ci fa al lavoro a quest'ora? Finisco di mettere i soldi nel parchimetro in modo che Jeff sia al sicuro dalle multe e attraverso velocemente la strada. Non devo neanche avvicinarmi troppo per individuarla attraverso il vetro, di spalle, mentre prende nota delle ordinazioni di una coppia di mezza età che occupa un tavolo proprio accanto alla vetrina. Faccio giusto qualche passo avanti e posso apprezzare meglio la curva dolce del suo collo, scoperto grazie alla coda di cavallo d'ordinanza, da cui fuoriescono alcuni capelli più corti sulla nuca ed è quello il punto in cui si concentra tutta la mia attenzione, mentre lei annuisce, sorride e scrive sul taccuino e non ha la più pallida idea che sono qui, che la sto osservando e che è proprio lì che vorrei affondare il naso e farle venire la pelle d'oca con baci leggeri. Mi risveglio dai miei sogni da romanzo d'appendice quando Angie si allontana dal tavolo e si dirige dietro al bancone, probabilmente per passare le ordinazioni alla cucina. Sospiro rassegnato alla mia pateticità e mi dirigo verso l'entrata.
Quando varco la soglia della tavola calda, Angie è già dall'altra parte della sala, intenta a liberare un tavolo dalle tazze vuote lasciate dai clienti andati via. Si volta al suono del campanello della porta e mi regala uno dei suoi soliti sorrisi a cui non mi abituerò mai del tutto, credo.
“Ehi Angie” la saluto quando ci incontriamo a metà strada, entrambi diretti verso il bancone.
“Ciao Eddie, da dove vieni?” domanda guardandomi in modo strano, fermandosi con me davanti al bancone per poi appoggiarci su il vassoio con le cose da lavare.
“Dalla galleria, siamo sotto con le prove, come sempre”
“E hai litigato con i tuoi compari della band?” continua strofinando i palmi delle mani sul grembiule, come per pulirsi.
“No, perché?” le chiedo perplesso.
“O sono diventati ciechi? Perché chiaramente non ti hanno degnato di uno sguardo”
“In che senso?” insisto e continuo a non capire anche quando Angie mi scosta leggermente i lembi della giacca aperta e comincia a sbottonarmi la camicia. Probabilmente lo sguardo che le rivolgo deve essere allucinato perché nel momento in cui incrocia il suo lei scoppia a ridere.
“Eheh non vedi che sono tutti sfalsati, li hai allacciati storti”
“Ah... non me ne sono accorto... mi sono vestito un po' di corsa” rispondo imbarazzato, mentre le punte delle sue dita tracciano involontariamente una linea delicata dal mio petto alla pancia, sfiorandomi appena nel riallacciare ogni bottone.
“Lo vedo. Ecco, ora sei presentabile” sentenzia a lavoro finito, mentre mi raddrizza anche il colletto, già che c'è.
“Grazie mamma”
“Non ero una regina, sono stata declassata a genitrice?” domanda ancora aggrappata al collo della mia camicia.
“Sei la regina madre!”
“Ahah ok, comunque prego.” fa per staccarsi da me per riprendere il suo lavoro, ma qualcosa va storto, non che mi dispiaccia ovviamente “Ops! Cazzo, mi sa che ho tirato un filo!”
Angie cerca di staccare la fibra incastrata nel suo orologio che la tiene ancora agganciata a me e io la guardo e sorrido, senza fare assolutamente nulla per aiutarla.
“Sarò ugualmente presentabile?”
“Sì, tranquillo, non mi sembra niente di che,” Angie riesce a sganciare il filo dal cinturino, per poi arrotolarlo un po' attorno alle dita, spezzandolo con un gesto rapido “non rimarrai nudo, tranquillo”
“Era un po' come se mi avessi al guinzaglio” commento ancora dalle nuvole.
“Ahah come un cane?”
“Sì. O come una tavola da surf”
“Le tavole da surf hanno il guinzaglio?”
“Volendo sì. Ci sono questi cavi di sicurezza che volendo puoi attaccare alla tavola e dall'altro capo c'è un anello da allacciare alla caviglia”
“Così non la perdi quando cadi in acqua, geniale” Angie smette di esaminare la mia camicia, convinta che non sia stato fatto effettivamente nessun danno, e gira dietro al bancone, prende il vassoio con le tazze e i cucchiaini sporchi e si allontana verso la cucina.
“Farebbe comodo anche a noi, così non ti perdo quando fai orari alternativi al lavoro” riprendo quando si riaffaccia dietro il bancone.
“Quindi sarei io la tavola? Pensavo il contrario”
“Il surfista sono io” le ricordo sedendomi su uno degli sgabelli al bancone.
“Ma l'anello allacciato al polso ce l'avevo io” ribatte agitando il braccio su cui ha l'orologio.
“Comunque perché sei qui? In genere non lavori mai a quest'ora”
“E tu che ne sai?”
“Davvero devo ancora ribadirti che sono un acuto osservatore? Sono molto deluso”
“Ho fatto a cambio con Steffy, un'altra mia collega, non so se l'hai mai vista. Bionda, con la frangetta e gli occhiali. Molto carina”
“Mmm no, o forse sì, non ricordo”
“Fa sempre il pomeriggio, oggi aveva un impegno e mi ha proposto di scambiarci i turni. E' anche molto single, sai? Se vuoi te la presento” aggiunge rovinando definitivamente il momento.
“No, grazie”
“Ma guarda che è davvero simpatica”
“Scusa se non mi fido del tuo metro di giudizio, visto che a te era simpatica pure Violet” ribatto mentre la porta scampanella di nuovo.
“No, lei è simpatica sul serio, alla mano e non squilibrata. Almeno, non all'apparenza. Comunque, perché non provare a scoprirlo?”
“Onestamente non sono in vena di scoperte in questo periodo, sono concentrato su altro” infatti, in questo preciso istante, tutta la mia attenzione è focalizzata sui riccioli all'insù che si è disegnata con la matita sopra gli occhi. Sembrano identici, ma uno, il sinistro, è leggermente più basso del destro, che deve essere anche più spesso di qualche frazione di millimetro.
“Lavoro immagino, col tour e il resto, posso capire” sì, infatti, hai capito tutto.
“Già. Ma quindi che turno stai facendo, a che ora finisci?”
“Oh un'oretta e sono libera” risponde mentre si dirige verso il tavolo degli ultimi arrivati, dopo avergli dato un tempo ragionevole per guardare il menù.
“Quindi finisci alle sei?” le chiedo quando mi passa di fianco, porgendo le nuove ordinazioni e prelevando i piatti pronti che le hanno passato dalla cucina.
“Esatto” conferma prima di allontanarsi di nuovo.
“Che concidenza, anche noi finiamo le prove a quell'ora” mento spudoratamente quando torna verso di me.
“Davvero?”
“Eh sì, tecnicamente oggi la galleria è chiusa e ci hanno dato quest'orario”
“Capisco” risponde apparentemente sovrappensiero mentre carica la macchinetta del caffè.
“Se vuoi possiamo fare qualcosa... insieme... se ti va”
“Del tipo?” Angie alza la testa e il suo sopracciglio è già inarcato in segno di sospetto.
“Non so, andare a mangiare un boccone da qualche parte e poi, boh, fare un giro” ci riprovo, per l'ennesima volta, e mentre lo faccio e la guardo e vedo come mi guarda penso già alle battute che farà, magari mi proporrà di chiamare Stephanie o come ha detto che si chiama la sua cazzo di collega, mi chiederà se c'è qualche problema, se devo dirle qualcosa, se sono triste, se mi sento solo, se ho una crisi creativa o qualche altra stronzata, mentre io voglio solo uscire con lei perché mi piace da matti e non so più come cazzo farglielo capire.
“Va bene, ci sto” risponde per poi tornare serenamente ad armeggiare con la macchina del caffè e io ci metto un po' ad elaborare la risposta perché all'inizio credo di non aver capito bene, ma me la meno a richiederlo e soprattutto ho paura che facendo la domanda di nuovo potrei ottenere una risposta diversa o una delle frasi tipo di Angie a cui mi riferivo prima. A un certo punto però capisco che si rende necessaria un'ufficializzazione, una conferma della cosa, perché non posso mica lasciarla cadere così nell'aria senza alcun tipo di certezza.
“Quindi ci vieni?”
“Sì, perché no? Hai già in mente un posto?” ribadisce lei e la sua voce ha l'effetto di un pizzicotto, che mi fa capire che no, non sto sognando.
“Beh, ne ho in mente qualcuno, però decidiamo insieme ovviamente. Se hai qualche preferenza...”
“Ho un'ora per farmi venire in mente qualcosa, poi decidiamo insieme, ok?” Angie viene chiamata dalla cucina e procede a portare le ordinazioni ai clienti.
“Perfetto! Allora, ehm, ci vediamo qui alle sei, insomma, passo a prenderti, cioè, passo qui al volo” esclamo cercando di contenere l'entusiasmo quando torna, dondolandomi sullo sgabello e appoggiandomi coi gomiti sul bancone, quasi arrampicandomici sopra.
“Va bene, fai pure con calma comunque, calcola che mi devo cambiare eccetera”
“Ah ok, quindi non dobbiamo neanche passare prima da casa sua, usciamo direttamente”
“Sì sì, ho gli abiti civili con me, tranquillo”
“Bene”
“Non è ora di tagliarli questi capelli?” Angie inclina leggermente la testa e mi guarda con un sorriso pieno, subito censurato dal solito scatto del labbro a coprire il canino sporgente.
“Dici che sono troppo lunghi?” le domando prendendo a esaminare una ciocca dei miei capelli ingarbugliati, cercando di districarla con le dita.
“No, parlavo di questi” Angie allunga la mano sulla mia testa e accarezza la parte della rasatura laterale, che avevo evidentemente lasciato scoperta senza accorgermene, buttando tutti i capelli dall'altra parte mentre mi agitavo come un deficiente per il suo sì, cercando invece di apparire tranquillo e imperturbabile.
“Ah”
“Sono cresciuti un bel po'” continua lei, tenendo la mano ferma sulla mia testa e muovendo solo il pollice in pelo e contropelo tra i miei capelli e io penso che se non la smette subito sono fregato, perché il suo tocco è così dolce da dare assuefazione immediata e io devo tornare dagli altri e devo trovare una scusa per scaricarli con un'ora d'anticipo e poi devo anche farla passare quell'ora e non posso di certo trascorrerla sognando il momento in cui Angie mi sfiorerà di nuovo. Anche perché non è detto che lo farà e sarebbe patetico passare il nostro primo appuntamento a escogitare metodi per farmi toccare da lei.
“Sì, ma ho pensato di farli crescere, non li raso più”
“No?”
“Nah, quel taglio mi ha stufato, li lascio crescere tutti uguali e vaffanculo” spiego passandomi una mano tra i capelli incriminati e così facendo sfiorando appena le punte delle sue dita con le mie.
“Beh ogni tanto fa bene cambiare. Io non ho mai fatto niente ai miei capelli, a volte ho la tentazione di darci un bel taglio o fare qualche colore, prima o poi lo farò” Angie si stacca di nuovo da me e io ne sento già la mancanza.
“Una bella rasatura laterale anche per te?”
“Ahah perché no? E perché non una bella cresta?” ridacchia e io vorrei dirle che tanto sarebbe bellissima anche calva coi capelli disegnati con il pennarello indelebile, ma decido di aspettare stasera per lanciarmi nei complimenti.
“Qualsiasi cosa scegli di fare con la tua chioma, sono con te”
“Grazie del supporto! Meg mi minaccia di morte ogni volta che le chiedo un consiglio su un cambio di look”
“Beh, magari comincia con qualcosa di meno drastico, poi si abituerà. Adesso... ecco, adesso dovrei andare, gli altri mi aspettano” mi alzo dallo sgabello, ma in realtà io non mi muoverei di qui. Oppure me ne andrei, ma me la porterei appresso alla galleria, possibilmente appiccicata a me o comunque il più vicina possibile, magari in spalla come al ritorno dalla festa in spiaggia. Rifarei quella strada avanti e indietro otto volte pur di sentirmela ancora addosso in quel modo.
“E vai via così?” mi chiede perplessa e io non capisco.
“Eh?”
“Non prendi niente? Non sei entrato per il tuo solito caffè?”
“Ah! No, veramente no”
“E allora perché?” già, perché? Per vederti, adorabile testa di cazzo.
“Beh per... per questo!” tiro fuori il portafoglio dalla tasca e tiro fuori una banconota da un dollaro “Ho bisogno di moneta per il parchimetro”
Angie mi cambia i soldi e ci salutiamo, dandoci appuntamento proprio qui tra un'ora circa.
La porta della tavola calda sembra come un portale dimensionale, la via di ritorno alla realtà, tanto che quando sono fuori ho bisogno di voltarmi e guardare di nuovo all'interno del locale per accertarmi che Angie ci sia veramente e che quindi ci ho veramente parlato e non ho sognato tutto. Solo mentre attraverso la strada mi rendo conto che ha iniziato a piovigginare, la solita pioggerellina pomeridiana di Seattle, fenomeno che rimarca ancora di più lo stacco tra la parentesi con Angie da Roxy e il mondo esterno. Mentre finisco di attraversare decido di sostare un attimo nei pressi del parchimetro, fingendo di armeggiare con la macchinetta, nel caso in cui Angie stesse guardando e penso di non essermi mai sentito tanto deficiente in tutta la mia vita. Sicuramente non mi sento molto meglio quando trovo chiuso il portone sul retro e nessuno risponde al mio bussare, sempre più insistente. Stanno suonando e non mi sentono e la pioviggine si sta trasformando in pioggia vera e propria. Provo a bussare di nuovo e con più vigore sul portone metallico, per poi restare con l'orecchio teso, non tanto per sentire cosa stanno suonando, ma semplicemente per approfittare dei momenti in cui smettono di suonare e riprovare a bussare per farmi aprire. Tuttavia il tempo passa e nessuno mi caga e ovviamente finisco per interessarmi al brano, un pezzo che non riesco a identificare. Dopo qualche minuto di ascolto stabilisco con certezza che questo pezzo non lo conosco, deve essere nuovo, forse partito da quel riff di basso di cui parlava Jeff. E neanche a farlo apposta, l'unica cosa che riesco a sentire da fuori è il basso, e più lo sento più mi sembra abbia qualcosa di magico, ma allo stesso tempo di solido, che si può toccare. Più che un giro di basso mi sembra una melodia. Mentre mi appoggio al muro dell'edificio più che posso, cercando un riparo inesistente dalla pioggia, infilo le mani in tasca e sento da una parte le monete ricevute da Angie, dall'altra un pezzo di carta. Tiro fuori il foglietto e ricordo immediatamente il mio piccolo furto: la pagina con i triangoli e i quadratini disegnati da Angie strappata dal blocco al mini market. Visto che sono bloccato qui fuori, tanto vale provare a combinare qualcosa di buono. Prendo una penna dalla tasca interna del chiodo. Fortunatamente ho sempre una penna con me, posso scordare il portafoglio, le sigarette, mettere calzini scombinati, abbottonarmi la camicia a cazzo di cane, ma non dimenticherò mai di infilarmi una penna in tasca prima di uscire. Piego la pagina in quattro e mi appoggio al muro, con la penna in mano, pronto a ricevere l'ispirazione: tutto quello a cui riesco a pensare è Angie, il suo sguardo tenero su di me, le sue mani, il desiderio di sentirle ancora, il filo che ci univa fisicamente e quello che ci unisce simbolicamente e che ci porta a ritrovarci sempre e non perderci, tra le onde del mare, dell'oceano. Come il mio preferito, quello che porta il suo nome.
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febkrause-blog · 7 years
Text
“Dolcemente complicate”
La famosa canzone di Fiorella Mannoia... a volte risulta essere particolarmente azzeccata. No, non è il solito sproloquio del tipo che le donne sono tutte uguali, eccetera. O forse si, lascio a chiunque stia leggendo il giudizio.
Tutto inizia quando una mia conoscente si lascia con il suo ormai ex ragazzo, e per una ragione non ben precisa me ne parla apertamente, magari per sfogarsi semplicemente. Fin qui tutto bene, se non fosse che PORCA PUTTANA, QUEL POVERO RAGAZZO AVEVA RAGIONE.
Senza troppi dettagli, questa bella fanciulla si sente la dea onnipotente che si trova al centro dell’universo, e non esiste altra entità al di fuori di lei. Questo significa che la povera vittima che cadrà nelle sue grinfie dovrà essere consapevole di:
Non poter usare il telefono senza che lei non lo abbia sezionato dettagliatamente
Non poter guardare nessuna ragazza, altrimenti saresti un figlio di puttana porco bastardo senza cuore e senza dignità
Non poter guardare nessun ragazzo, altrimenti saresti un bugiardo di merda falso che non le ha confessato apertamente di essere omosessuale
Non poter salvare i parenti più cari/amici con nomignoli in rubrica, pena il suo sproloquio con un bel “CHI E’ STO/A FIGLIO/A DI PUTTANA” iniziale e talvolta la chiamata verso queste persone, che ovviamente verranno riempite di insulti gratuiti.
Ottimo, ho spiegato in 4 punti ciò che mi ha raccontato questa pazza scatenata. Ora voglio solo dire una cosa: Va bene essere gelosi, è pur sempre una caratteristica umana. Va bene che può dare fastidio che il proprio partner abbia attenzioni altrove, talvolta. Ma la malattia no, cazzo. Perché ragazzi, QUESTA E’ MALATTIA PURA.
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ilmiodolceinferno · 7 years
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Raccontami un raccordo felice ed uno triste susu
Ricordo felice e anche triste: ne ho tanti, ma ultimamente la mia felicità dipende dai miei amici, che, fanno di tutto per vedermi sorridere. Quasi 4 mesi fa, il mio ragazzo (ormai ex) mi ha lasciato prendendomi a voci, tutto questo è successo in pubblico, nel deposito dei pullman. Dicendomi che io per lui non ero niente, che gli stavo sul cazzo io e i miei amici, solo perché loro mi hanno protetto da una persona del genere. Lui urlava, se ne sbatteva dei miei sentimenti, delle mie lacrime, e della gente che ci guardava. Allora, io disperata e terrorizzata, chiamai due miei amici per venirmi a prendere perché non ce la facevo più. Un mio amico gli ha detto che era un coglione, e l'altro mi teneva tra le sue braccia e mi hanno portato via da lui. Dopo, hanno chiamato tutto il resto del gruppo dicendomi che si sarebbero occupati loro di me, che mai e poi mai mi avrebbero lasciato da sola. E così è stato, è grazie a loro se ora sorrido ed ho dimenticato quel bastardo che mi ha trattata come una merda, umiliandomi, usandomi e poi gettandomi via.Un grazie va proprio a loro, la mia seconda famiglia.
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trovamiora · 4 years
Note
È l'ultimo ragazzo con cui sei stata sua il tuo ex l'ultimo ex. Ovviamente negherò come non so cosa sto bastardo.
Mi dispiace ma l’ultimo è impossibile dato che questi insulti partono da quando ho lasciato il mio primo ragazzo. Poi fai te..
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