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#fernando cerchio
gatutor · 1 year
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Amedeo Nazzari-Jeanne Crain "Nefertiti, reina del Nilo" (Nefertiti, regina del Nilo) 1961, de Fernando Cerchio.
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rwpohl · 16 days
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nefertite regina del nilo, fernando cerchio 1961
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sonnenbarke, einstürzende neubauten, silence is sexy 2000
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micro961 · 3 months
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Albert: Domani
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Il singolo estratto dal disco Micidiale
“Domani” è una presa di coscienza, un atto di consapevolezza in rima che pone l’attenzione su come le emozioni ed i sentimenti cambino di giorno in giorno. Il brano ha un ritmo incalzante, vivace, focalizzato su un ritornello ben definito che rimane subito in testa, condito da un produzione che ti avvolge fin dalle prime note. Albert racconta la sua storia d’amore analizzandone gli aspetti che lo hanno trasformato nel tempo, senza che la malinconia superi la voglia di scoprire cosa riserverà il suo domani.
“Micidiale”, prodotto da Davide Fanelli è una raccolta di emozioni e riflessioni di un ragazzo di 26 anni che si racconta con naturalezza attraverso i suoi ricordi. In ogni canzone l’autore espone la sua vita privilegiando la persona al personaggio così da descriversi nella maniera più pura e sincera. Il disco contiene dieci brani scritti negli ultimi sei anni e rimessi a nuovo per la produzione dell’album, lo stile oscilla tra il cantautorato e il pop urban. Amore Tossico e Dopamina, usciti come singoli, sono esplicativi di come la maturità e la crescita personale sboccino di fronte ad eventi importanti come la perdita di un proprio caro o la fine di un amore che non vuole terminare. Le produzioni sono variopinte, vivaci e corpose di sonorità diverse. La chitarra come strumento la fa da padrone e si accompagna perfettamente alle liriche ritmate del cantautore milanese.
 Albert Leonardo Benedettini, in arte Albert, ha 26 anni e vive a Milano. Il primo approccio con la musica lo ebbe con i grandi classici italiani, in particolare con le canzoni di Bennato e De André, che ascoltava in macchina da piccolo e che inevitabilmente hanno fatto da guida nei gusti musicali. All’età di 16 anni Leonardo perde suo padre, avvenimento che lo spinge sempre di più a scrivere i propri pensieri in musica, pensieri che si concretizzano nelle prime canzoni pubblicate su YouTube all’età di 17 anni. Pubblica il suo primo album da indipendente verso la fine 2016 dal titolo “Alter Ego” e poco tempo dopo entra a far parte della famiglia di Warner Music con il quale pubblica il suo secondo Album nel 2018, “Orme”. Accumula diversa esperienza in questi anni, soprattutto esibendosi all’interno di piccoli locali e grande piazze, fino alle scuole e ai licei Lombardi.  Successivamente pubblica “CASAMIA”, un album uscito indipendente che esprime al meglio la crescita artistica e personale vissuta dal 2013 ad oggi. Albert è un’artista in continua metamorfosi senza un genere definito perché spinto dalla continua necessità di scoprirsi e reinventarsi nuovamente.
Dal 2021 Albert è indipendente e prodotto con un volto nuovo della scena italiana, Davide Capellini. Il primo brano si chiama “Fernando” e racconta la storia di un giovane contadino. Il ragazzo impara presto sulla sua pelle che chi troppo vuole nulla stringe, in un mondo in cui la vendetta va servita fredda ed i giudizi vengono dati a caldo. Attraverso lo storytelling, Albert ci porta con sé nel suo mondo, dove i personaggi prendono vita e dove il contesto sociale ne influenza le decisioni. Il sound è innovativo per Albert, che inizia ad approcciarsi a una produzione molto funky che strizza l’occhio all’Urban Pop, dirigendosi verso sonorità più indie. Fra il 2021 e il 2022 pubblica diversi singoli da indipendente, fra cui “Casa sul mare”, “Di nascosto”, “Pazzo di te “ e “Fare schifo”.
Con il 2023 escono una serie di brani che consolidano sempre più le sonorità Urban Pop sperimentate negli anni precedenti. Sono canzoni come “Amore Tossico”, “Dopamina” e “7:30” ad indirizzarci verso un progetto più amplio e completo. La continuità delle pubblicazioni fanno ben intendere che qualcosa si stia muovendo e che con “Lontana da me” insieme al DUOPOP si chiuda il cerchio con un pezzo che racconta di un amore difficile, a causa della lontananza, e che sa ancora molto d’estate. Produttori nuovi portano nuove sonorità e nuovi colori nella sua musica. I testi sono molto personali e raccontano per lo più la vita di un ragazzo di venticinque anni con i suoi alti e bassi e una storia d’amore complicata e scalfita dal tempo.
IG: https://www.instagram.com/albertoesperto/ SPOTIFY:https://open.spotify.com/artist/50zrW5tO9kPWgsXd8Yuwk9?si=O1o2ncxaQH2NmbNFibEqxg   YOU TUBE: https://www.youtube.com/@Albertooney
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cinemasfutbol · 1 year
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19/11 Wade + Fer Mesa fanno ballare Bolgia - Bergamo 
Chi vuol sentire il ritmo della musica elettronica che fa ballare il mondo ogni weekend fa tappa al Bolgia di Bergamo. Sabato 19 novembre 2022 al top club sull'A4 ecco un altro evento di livello assoluto: sul palco c'è la musica del top dj producer spagnolo Wade e pure il suo connazionale Fer Mesa. 
Sono oltre 600mila i follower su Instagram del talento spagnolo Wade. Ha conquistato il mondo con uno stile in grado di mescolare i ritmi ipnotici della sua tech-house, influenze hip hop, voci e percussioni che restano in testa. I suoi set, carichi di energia e passione, sono ormai noti in mezzo mondo: dall'America all'Australia, dall'Italia all'Argentina. Il suo nuovo singolo, ipnotico ed evocativo, è "Pan Jabi" (riprende il classico portato al successo da Panjabi MC nel 2003, "Mundian To Bach Ke"), e lo ha pubblicato sulla sua etichetta Criterio Music. 
Dopo il dj set del 19/11 in un top club come il Bolgia, a dicembre 2022 Wade fa scatenare gli USA, tra il Club Space Miami, il 9/12, ed il Petco Park di San Francisco, il 31/12. Classe '91, Juan Carlos Cruz Lopez all'anagrafe, Wade produce musica fin dal 2011. La svolta arriva nel 2015, quando la sua musica inizia a trovare spazio su etichette come elrow, Suara, Musical Freedom, Cr2. 
In main room, al Bolgia  il 19 novembre suona lo spagnolo Fernando Mesa, al mixer Fer Mesa. Sul palco propone un esplosivo mix tra tech-house e influenze latine e pubblica la sua musica su top label come Moonharbour, Toolroom, elrow, Deeperfect. Chiudono il cerchio, in Main Room, Christian Bove e Ferdi.
Nella Garden Room del Bolgia la musica è invece quella del party Groovers, mentre in Lab Room prende vita il party We Know. Il Bolgia di Bergamo apre alle ore 23.30 e fa ballare a fino alle 6 del mattino. 
Quello che vede protagonisti Wade e Fer Mesa il 19 novembre 2022 al Bolgia di Bergamo è soltanto l'ennesimo appuntamento d'eccellenza nel top club. Nelle scorse settimane, e per tutta la stagione passata, si son esibiti top dj della portata di Chris Liebing, Len Faki, Ilario Alicante, Luca Agnelli, Sidney Charles, Sam Paganini, Pan-Pot, I Hate Models, Marco Faraone, Joseph Capriati o Anfisa Letyago.
19/11 Wade + Fer Mesa @ Bolgia - Bergamo 
Info e prenotazioni:  https://www.bolgia.it/wade-fermesa/
Bolgia
via Vaccarezza 9, Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803, dalle 23.30 alle 6 del mattino
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tarditardi · 1 year
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19/11 Wade + Fer Mesa fanno ballare Bolgia - Bergamo 
Chi vuol sentire il ritmo della musica elettronica che fa ballare il mondo ogni weekend fa tappa al Bolgia di Bergamo. Sabato 19 novembre 2022 al top club sull'A4 ecco un altro evento di livello assoluto: sul palco c'è la musica del top dj producer spagnolo Wade e pure il suo connazionale Fer Mesa. 
Sono oltre 600mila i follower su Instagram del talento spagnolo Wade. Ha conquistato il mondo con uno stile in grado di mescolare i ritmi ipnotici della sua tech-house, influenze hip hop, voci e percussioni che restano in testa. I suoi set, carichi di energia e passione, sono ormai noti in mezzo mondo: dall'America all'Australia, dall'Italia all'Argentina. Il suo nuovo singolo, ipnotico ed evocativo, è "Pan Jabi" (riprende il classico portato al successo da Panjabi MC nel 2003, "Mundian To Bach Ke"), e lo ha pubblicato sulla sua etichetta Criterio Music. 
Dopo il dj set del 19/11 in un top club come il Bolgia, a dicembre 2022 Wade fa scatenare gli USA, tra il Club Space Miami, il 9/12, ed il Petco Park di San Francisco, il 31/12. Classe '91, Juan Carlos Cruz Lopez all'anagrafe, Wade produce musica fin dal 2011. La svolta arriva nel 2015, quando la sua musica inizia a trovare spazio su etichette come elrow, Suara, Musical Freedom, Cr2. 
In main room, al Bolgia  il 19 novembre suona lo spagnolo Fernando Mesa, al mixer Fer Mesa. Sul palco propone un esplosivo mix tra tech-house e influenze latine e pubblica la sua musica su top label come Moonharbour, Toolroom, elrow, Deeperfect. Chiudono il cerchio, in Main Room, Christian Bove e Ferdi.
Nella Garden Room del Bolgia la musica è invece quella del party Groovers, mentre in Lab Room prende vita il party We Know. Il Bolgia di Bergamo apre alle ore 23.30 e fa ballare a fino alle 6 del mattino. 
Quello che vede protagonisti Wade e Fer Mesa il 19 novembre 2022 al Bolgia di Bergamo è soltanto l'ennesimo appuntamento d'eccellenza nel top club. Nelle scorse settimane, e per tutta la stagione passata, si son esibiti top dj della portata di Chris Liebing, Len Faki, Ilario Alicante, Luca Agnelli, Sidney Charles, Sam Paganini, Pan-Pot, I Hate Models, Marco Faraone, Joseph Capriati o Anfisa Letyago.
19/11 Wade + Fer Mesa @ Bolgia - Bergamo 
Info e prenotazioni:  https://www.bolgia.it/wade-fermesa/
Bolgia
via Vaccarezza 9, Osio Sopra (Bergamo) A4: Dalmine
info: 338 3624803, dalle 23.30 alle 6 del mattino
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movie-titlecards · 3 years
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Nefertiti, Queen of the Nile (1961)
My rating: 6/10
Nice sets and costumes (there was a budget here), and the acting, while occasionally hammy, works well in the kind of epic this is, but apart from that there's nothing really remarkable here - it's the usual mix of love polygon and political intrigue that makes up pretty much all of these old sword and sandal epics. It's perfectly fine, but nothing more.
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giallofever2 · 4 years
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HAPPY BIRTHDAY/ Buon Compleanno...
Glenn Saxon
Glenn Saxson, pseudonimo di Roel Bos (L'Aia, 5 marzo 1942), è un attore olandese.
🇮🇹 È noto soprattutto per aver interpretato il ruolo di Kriminal nel primo e nel secondo film dedicato al personaggio di Max Bunker. Dagli anni novanta inizia a lavorare per la televisione olandese, questa volta utilizzando il suo vero nome.
🇬🇧Roel Bos, better known by his stage name Glenn Saxson, was a Dutch actor and film producer. Bos moved to Italy in 1964 and began starring several Western films as well as the lead in the superhero film Kriminal and its sequel Il marchio di Kriminal. Following these roles he continued acting in Italian and German productions until the late 1960s. He began work in the 1970s as a producer as he had "more artistic ideas in mind", and worked with director Sergio Nasca, producing his films The Profiteer and Vergine e di nome Maria.
Bos was born in The Hague in Netherlands. Bos arrived in Italy in 1964 and began work doing photonovels and television commercials. His first film appearance was an uncredited small role in Luchino Visconti's film Sandra. Bos recalled that the film was onl one day's work but was interested in the project as it involved Claudia Cardinale and was "directed by the great Visconti". Bos then began to star in Westerns, with his first role being the leading man in Edoardo Mulargia's Go With God, Gringo.
Bos recalled the origin of his name due to Western actors being obliged to take on American pseudonyms.
He initally wanted to be credited as Roel Bos but the producer and him only would agree on Glenn Saxson.
Bos would go on to play on of the many Django characters in Italian cinema, including starring in Django Shoots First by Alberto De Martino. Bos would then work on his third film, Kriminal after the two Westerns, he made a screen test with director Umberto Lenzi who Bos recalled wanted an younger character to portray Kriminal than he was presented in the comics. Bos would warned in advance that working with Lenzi could be difficult but later recalled that "working with Lenzi was easy". Bos would return for the sequel film Il marchio di Kriminal released in 1967 and directed by Fernando Cerchio.
Italian film historian and critic Roberto Curti described Curti's career became "somehow stagnated" after the two Kriminal. He followed them with the jungle adventure film Luana, the Girl Tarzan and three more Westerns: Il magnifico texano, Il lungo giorno del massacro, and Carogne si nasce.Towards the end of the 1960s, he began starring in German sex comedies directed by Franz Antel and Sergio Bergonzelli such as School of Erotic Enjoyment before stopping his acting career. Bos explained that he had "more artistic ideas in mind" and began producing during the 1970s. and began work with the television company which produced programs for RAI and the television film Donnarumma all'assalto. Among the films Bos produced were The Profiteer by Sergio Nasca which was shown at Film Festivals around the world including Cannes, San Francisco Brussels and Chicago. Bos then produced Nasca's next film Vergine e di nome Maria which also was shown at various film festivals, but received complaints from censors with Bos exclaiming "for no reason at all because the film was not at all blasphemous as they claimed.
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Marcello Mastroianni.
Filmografía
1939 - Marionette, dir. (Carmine Gallone)
1941 - La corona de hierro (Alessandro Blasetti)
1942 - Regeneración (Mario Camerini)
1944 - I bambini ci guardano (Vittorio De Sica)
1948 - I miserabili (Riccardo Freda)
1949 - Vent'anni (Giorgio Bianchi)
1950 - Cuori sul mare (Giorgio Bianchi)
1950 - Domenica d'agosto (Luciano Emmer)
1950 - Vita da cani (Vida de perros) (Mario Monicelli y Steno)
1950 - Atto d'accusa (Giacomo Gentilomo)
1951 - Parigi è sempre Parigi (París, siempre París) (Luciano Emmer)
1951 - L'eterna catena (Anton Giulio Majano)
1952 - Le ragazze di piazza di Spagna (Tres enamoradas o Las muchachas de la plaza de España) (Luciano Emmer)
1952 - Sensualità (Clement Fracassi)
1952 - Storia di cinque città (episodio: Passaporto per l'Oriente, Romolo Macellini, [RE: 1949])
1952 - La muta di Portici (Giorgio Ansoldi)
1952 - Il viale della speranza (Dino Risi)
1953 - Gli eroi della domenica (Los héroes del domingo) (Mario Camerini)
1953 - Penne nere (Oreste Biancoli)
1953 - Febbre di vivere (Claudio Gora)
1953 - Lulù (Fernandino Cerchio)
1953 - Non è mai troppo tardi (F. W. Ratti)
1954 - Tragico ritorno (Pier Luigi Foraldo)
1954 - La valigia dei sogni (Luigi Comencini)
1954 - Cronache di poveri amanti (Carlo Lizzani)
1954 - Tempi nostri (Nuestro tiempo) (episodio: Il pupo, Alessandro Blasetti)
1954 - La principessa delle Canarie (Tirma) (P. Moffa, C. Serrano de Osma)
1954 - La schiava del peccato (La esclava del pecado) (R. Matarazzo)
1954 - Casa Ricordi (C. Gallone)
1955 - Giorni d'amore (Días de amor) (G. De Santis)
1955 - Peccato che sia una canaglia (La ladrona, su padre y el taxista) (Alessandro Blasetti)
1955 - La bella mugnaia (La bella campesina) (Mario Camerini)
1955 - Tam tam mayumbe (Cuando suena el tam-tam) (Gian Gaspare Napolitano)
1955 - La fortuna di essere donna (La suerte de ser mujer) (Alessandro Blasetti)
1956 - Il bigamo (El bígamo) (Luciano Emmer)
1957 - Padri e figli (Padres e hijos) (Mario Monicelli)
1957 - Le notti bianche (Noches blancas) (Luchino Visconti)
1957 - La ragazza della salina/Harte manner heisse liebe (Frantisek Cáp)
1957 - Il momento più bello (Luciano Emmer)
1957 - Il medico e lo stregone.
1958 - I soliti ignoti (Rufufú) (Mario Monicelli)
1958 - Racconti d'estate (Sirenas en sociedad) (G. Franciolini)
1959 - Un ettaro di cielo (Una hectárea de cielo) (Aglauco Casadio)
1959 - La legge (La ley) (Jules Dassin)
1959 - Amore e guai (Angelo Dorigo)
1959 - Contro la legge (Fiavio Calzavara, [RE:1950])
1959 - Il nemico di mia moglie (El enemigo de mi mujer) (Gianni Puccini)
1959 - Tutti innamorati (Papá se ha enamorado) (Giuseppe Orlandini)
1959 - Fernando I, re di Napoli (G. Franciolini)
1960 - La dolce vita (Federico Fellini)
1960 - Adua e le compagne (Adua y sus amigas) (A. Pietrangeli)
1960 - Il bell'Antonio (El bello Antonio) (Mauro Bolognini)
1961 - La notte (La noche) (Michelangelo Antonioni)
1961 - L'assassino (El asesino) (Elio Petri)
1961 - Fantasmi a Roma (Fantasmas de Roma) (A. Pietrangeli)
1961 - Divorzio all'italiana (Divorcio a la italiana) (Pietro Germi)
1962 - Vie privée (Una vida privada) (Louis Malle)
1962 - Cronaca familiare (Crónica familiar) (Valerio Zurlini)
1963 - Otto e mezzo - 8½ (Ocho y medio) (Federico Fellini)
1963 - I compagni (Los camaradas) (Mario Monicelli)
1964 - Ieri, oggi, domani (Ayer, hoy y mañana) (Vittorio De Sica)
1964 - Matrimonio all'italiana (Matrimonio a la italiana) (Vittorio De Sica)
1965 - Casanova '70 (Mario Monicelli)
1965 - La decima vittima (La víctima nº 10) (Elio Petri)
1965 - Oggi, domani, dopodomani (episodios: L'uomo dei 5 palloni, L'ora di punta, La moglie bionda) (E. De Filippo, Marco Ferreri, L. Salce)
1965 - L'uomo dei cinque palloni (Marco Ferreri)
1966 - Io, io, io... e gli altri (Yo, yo, yo... y los demás) (Alessandro Blasetti)
1966 - Spara forte, più forte, non capisco (Dispara fuerte, más fuerte, no lo entiendo) (E. De Filippo)
1967 - Lo straniero (El extranjero) (Luchino Visconti)
1968 - Questi fantasmi (Renato Castellani)
1968 - Amanti (Vittorio De Sica)
1968 - Diamonds for Breakfast (Christopher Morahan)
1970 - Giochi particolari (Franco Indovina)
1970 - Dramma della gelosia - tutti i particolari in cronaca (El demonio de los celos) (Ettore Scola)
1970 - Los girasoles (I girasoli) (Vittorio De Sica)
1970 - Leo the Last (John Boorman)
1971 - Fellini Roma.
1971 - Correva l'anno di grazia 1870 (TV) (Alfredo Giannetti)
1971 - Permette? Rocco Papaleo (Ettore Scola)
1971 - Scipione detto anche l'africano (Luigi Magni)
1971 - La moglie del prete (Dino Risi)
1971 - Ça n'arrive qu'aux autres (Nadine Trintignant)
1972 - Liza / La cagna (Marco Ferreri)
1972 - What? (Roman Polanski)
1973 - L'événement le plus important depuis que l'homme a marché sur la lune (Jacques Demy)
1973 - Allonsanfan (Paolo y Vittorio Taviani)
1973 - Mordi e fuggi (Dino Risi)
1973 - La Grande Bouffe (Marco Ferreri)
1973 - Muerte en Roma (Rappresaglia, de George P. Cosmatos)
1973 - Salut l'artiste (Yves Robert)
1974 - Ne touche pas à la femme blanche (Marco Ferreri)
1974 - C'eravamo tanto amati / Una mujer y tres hombres / (Nos habíamos querido tanto) cameo (Ettore Scola)
1975 - La pupa del gangster (Giorgio Capitani)
1975 - Per le antiche scale (Por las antiguas escaleras) (Mauro Bolognini)
1975 - La donna della domenica (Salvatore Santamaria)
1976 - Todo modo (Elio Petri)
1977 - Una giornata particolare (Ettore Scola)
1978 - Bye bye monkey (Marco Ferreri)
1978 - Cosi come sei (Alberto Lattuada)
1980 - Città di donne (Federico Fellini)
1981 - La piel (Liliana Cavani)
1983 - Gabriela, Cravo e Canela (Naib)
1983 - Historia de Piera (Marco Ferreri)
1985 - Le due vite di Mattia Pascal (Mario Monicelli)
1985 - Maccheroni (Ettore Scola)
1986 - Ginger e Fred (Federico Fellini)
1987 - Ojos negros (Nikita Mikhalkov)
1987 - O melissokomos (El apicultor) (Theo Angelopoulos)
1989 - Splendor (Ettore Scola)
1990 - Stanno tutti bene de Giuseppe Tornatore .... como Matteo Scuro
1991 - Le voleur d'enfants (Christian de Chalonge)
1992 - Used People (Romance otoñal), de Beeban Kidron
1993 - Un, deux, trois, soleil, de Bertrand Blier
1993 - De eso no se habla (Maria Luisa Bemberg)
1994 - Prêt-à-porter (Robert Altman)
1995 - Al di là delle nuvole (Michelangelo Antonioni y Wim Wenders)
1995 - Sostiene Pereira (Roberto Faenza)
1995 - Trois vies & une seule mort (Tres vidas y una sola muerte) (Raúl Ruiz)
1995 - Las cien y una noches (Agnès Varda)
1997 - Viagem ao Princípio do Mundo (Viaje al principio del mundo) (Manoel de Oliveira).
Premios y nominaciones
Premios Oscarː
1963 - Mejor Actor: Divorcio a la italiana
1978 - Mejor Actor: Una jornada particular
1988 - Mejor Actor: Ojos negros
Festival Internacional de Cine de Cannes
1970 Mejor actor
1987 Mejor actor
Distinciones honoríficas
- Caballero Gran Cruz de la Orden al Mérito de la República Italiana (1994)
- Gran Oficial de la Orden al Mérito de la República Italiana (1987).
Créditos: Tomado de Wikipedia
https://es.wikipedia.org/wiki/Marcello_Mastroianni
#HONDURASQUEDATEENCASA
#ELCINELATELEYMICKYANDONIE
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gatutor · 9 months
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Carmen Sevilla-Gino Cervi "Los amantes del desierto" 1957, de Goffredo Alessandrini, Fernando Cerchio, Leon Klimovsky, Gianni Vernuccio.
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cavegirl66 · 4 years
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TOTO’ E CLEOPATRA (1963), con Totò e Magalì Noel; regia di Fernando Cerchio; sceneggiatura di B. Corbucci; G. Grimaldi, F. Cerchio; scenografia di Amedeo Mellone; costumi di Giancarlo Bartolini Salimbene
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ca-la-bi-yau · 4 years
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1.12.1931 "All'improvviso oggi ho dentro una sensazione assurda e giusta. Ho capito, con una illuminazione segreta, di non essere nessuno. Nessuno, assolutamente nessuno. Nel balenìo del lampo quella che avevo creduto essere una città era una radura deserta; e la luce sinistra che mi ha mostrato me stesso non ha rivelato nessun cielo sopra di essa. Sono stato derubato del poter esistere prima che esistesse il mondo. Se sono stato costretto a reincarnarmi, mi sono reincarnato senza di me, senza essermi reincarnato. Io sono la periferia di una città inesistente, la chiosa prolissa di un libro non scritto. Non sono nessuno, nessuno. Non so sentire, non so pensare, non so volere. Sono una figura di un romanzo ancora da scrivere, che passa aerea e sfaldata senza aver avuto una realtà, fra i sogni di chi non ha saputo completarmi. Penso in continuazione, sento in continuazione; ma il mio pensiero è privo di raziocinio, la mia emozione è priva di emozione! Da una botola situata lassù, sto precipitando per lo spazio infinito, in una caduta senza direzione, infinutupla e vuota. La mia anima è un maelstrom nero, una vasta vertigine intorno al vuoto, un movimento di un oceano senza confini intorno ad un buco nel nulla e nelle acque, che più che acque sono turbini, galleggiano le immagini di ciò che ho visto e sentito nel mondo: vorticano case, volti, libri, casse, echi di musiche e spezzoni di voci in un turbine sinistro e senza fondo. E io, proprio io, sono il centro che esiste soltanto per una geometria dell'abisso; sono il nulla intorno a cui questo movimento gira, come fine a se stesso, con quel centro che esiste solo perché ogni cerchio deve possedere un centro. Io, proprio io, sono il pozzo senza pareti ma con la resistenza delle pareti, il centro del tutto con il nulla intorno. E in me, è come se l'inferno ridesse, senza neppure l'umanità di diavoli che ridono, la follia starnazzante dell'universo morto, il cadavere girante dello spazio fisico, la fine di tutti i mondi che fluttua oscuramente, senza un Dio che l'abbia creata, senza neppure se stessa che sta girando nelle tenebre delle tenebre, impossibile, unica, tutto. Poter saper pensare! Poter saper sentire! Mia madre è morta molto presto, ed io non l'ho conosciuta..." Citazione presa da "Il libro dell'inquietudine" di Bernardo Soares, eteronimo di Fernando Pessoa. La traduzione è di Maria José de Lancastre e Antonio Tabucchi.
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cinemasfutbol · 1 year
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giornalepop · 4 years
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MEGLIO TOTÒ CON SCENEGGIATURA O A RUOTA LIBERA?
Arrangiatevi (1959) di Mauro Bolognini, uno dei migliori film interpretati da Totò, contiene numerosi riferimenti alla futura commedia erotica. Tra gli interpreti ci sono Peppino De Filippo, Laura Adani, Cristina Gajoni, Vittorio Caprioli, Franca Valeri, Achille Majeroni, Adriana Asti e Mimmo Poli.
  Bolognini gira una pellicola critica nei confronti del perbenismo piccolo borghese e del…
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di-biancoenero · 5 years
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Adriano Rimoldi è il contrabbandiere Gian in Gente Così (1949) diretto da Fernando Cerchio, tratto da un racconto di Giovannino Guareschi che partecipò alla sceneggiatura
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matildelegge-blog · 6 years
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Libro 14. David Foster Wallace, “Infinite Jest” (Stile Libero Einaudi)
“L’ho finito. L’ho letto in tutti i modi che ho trovato [9] e l’ho finito. Mi sento strana, un sacco, come se niente fosse più come prima o come quando ti manca l’aria e tipo vai veloce veloce da sott’acqua ed esci e prendi un sacco di aria e tossisci. Niente è più come prima” (sms Marta a Giuseppe, 18 Dicembre 2017).
Una delle mie attuali ossessioni è contare tutto. Di questo forse dovrebbe parlarne Giuseppe – che ne ha più coscienza di me - ma ad ogni modo so di aver letto un quantitativo di libri che sfugge al mio controllo e ai miei conteggi. Libri belli, libri lunghi, libri senza i quali non posso immaginarmi a vivere alcunché, libri di cui vergognarsi, libri noiosissimi, libri simpatici, libri istruttivi. Una smania consumistica che mi ha fatto passare da un libro all’altro per accrescere il mio egocentrismo culturale – la mia erudizione - e poter dire “ecco: sono nella cultura, sono nel giusto, sono nell’intelligenza e nella coscienza critica” in questa smania opprimente di investimento immaginario secondo cui la libreria è vista come luogo di culto, il libraio come un santone in quanto sempre nell’inopinabilità, l’oggetto libro come reliquia e il tempo di lettura come l’unico che valga davvero la pena vivere in quanto “arricchimento”. È molto difficile scrivere quanto detto “ad alta voce” perché sono consapevole di stare mettendo in evidenza tutta la mia miseria in modo assolutamente inassolvibile. E continuo dicendo che quando ero bambina preferivo stare ferma in un luogo a leggere Roal Dahl piuttosto che mettermi a giocare con altri bambini. A otto anni lessi Jane Eyre e m’immersi nella dimensione temporale del romanzo ed ero l’orgoglio dei più, sfoggiandomi come una me necessariamente staccata dalla realtà e dalla necessità, dunque “più” di tutti gli altri e di tutto il resto. Quando ero adolescente iniziai a frequentare le persone che non avevano niente in contrario a parlare con me con cui parlavo poco perché per parlare e per ascoltare qualcuno prendevo un libro e col senno di poi io non posso che guardare con una certo disaccordo e disappunto questo approccio di cui purtroppo la maggior parte dei lettori – convinti del proprio fondamentale ruolo all’interno della società – non si rende neanche conto. E forse è anche giusto così.
Per quanto questa mia consapevolezza sia estremamente fresca, non posso che guardarmi indietro e comprendere (e contare) tutti quei crash nel mio sistema che hanno interrotto questo vizioso trastullarsi in se stessi. Il problema reale di questi crash risiede in quello che una volta disse Deleuze: “[…] quello in cui credo sono gli incontri. E gli incontri non si fanno con le persone. Si crede sempre che gli incontri si facciano con le persone, ma è terribile, quello fa parte della cultura […]. […] gli incontri non si fanno con le persone, ma con le cose: incontro un quadro, un’aria musicale, una musica. Ecco cosa sono gli incontri”. E il 12 Dicembre 2017, in una catarsi senza rimedio, scrissi banalmente un post su Facebook in cui elencai tutti gli incontri che cambiarono il mio quotidiano (cosa significherebbe d’altronde “Vita”?) e dopo il quale mi è stato praticamente e fisicamente impossibile leggere per un lasso di tempo prolungatissimo qualsiasi altra cosa. Scrissi:
“In ordine, i motivi per cui No U Turn e rabbie e dolori sparsi: Fernando Pessoa, Il Libro dell'Inquietudine; Gilles Deleuze, Differenza e ripetizione; James Joyce, Ulisse; la Bibbia; Friedrich Nietzsche, Così parlò Zarathustra; Dante Alighieri, La divina commedia. HO DIMENTICATO L’ETICA DI SPINOZA!”
Quarantanove mesi – in un totale sezionato in parti ineguali nel tempo – in cui abbandonai la letteratura (per la vita? per la quiete?). Ma il primo libro di questo elenco (omesso appositamente nel copiato del post in quanto oggetto di questo articolo/recensione) il cui incontro ha spazzato via tutto il resto, altri titoli compresi, è Infinite Jest di David Foster Wallace.
“Un grosso libro vuol dire che il lettore passerà molto tempo a leggere […]*: 17 mesi, per l’esattezza.
Definire la struttura di Infinite Jest è estremamente difficoltoso. La storia (che può essere descritta così solo a posteriori, in quanto il libro è strutturato in un processo di presentazione dei fatti dal minuscolo al gigantesco e avvolgente tutto) si sviluppa attorno a un nucleo centrale, cioè la presenza fantomatica di un film d’intrattenimento - dal titolo omonimo – “così appassionante  e ipnotico da cancellare in un istante ogni desiderio se non quello di guardarne le immagini all’infinito, fino alla morte” (come troviamo scritto nella quarta di copertina). Il nucleo centrale snoda da sé due macrostorie a sé stanti (ma confluenti nel nucleo stesso): la vita all’interno dell’Eta, un’accademia tennistica agonistica, e la vita all’interno dell’Ennet, un centro di recupero dalla dipendenza da qualsiasi sostanza. Di fianco, quasi come collante e rimando continuo tra le due parti tra loro e tra loro col nucleo, vi è la vita sotto copertura di coloro che disperatamente cercano Infinite Jest. Da queste due macrostorie (più appendice) si sviluppano a propria volta davvero non so quante altre storie e quanti altri racconti, ognuno assolutamente indipendente dagli altri, ma rientranti necessariamente in un quadro che serve a riportarci - per intreccio, simbologia, riferimento, citazione - alla propria macrostoria di riferimento o alla seconda, per sfociare nel nucleo e chiudere un cerchio che ad una prima lettura sembra non poter aver quadratura. Potremmo persino dire che l’intrattenimento filmico Infinite Jest sia il cuore di tutto l’apparato libro, un cuore da cui parte strutturalmente una grande vena e una grande arteria e da cui le storie si diramano capillarmente ed entro cui ritornano – grazie alle valvole (le storie sottocopertura) - in un ciclo infinito dal movimento rotatorio di ripetizione senza il rischio di collasso. O ancora una struttura a piramide che dalla vetta si dirama sempre più giù, sempre più in basso, dall’ “idea filmica” Infinite Jest alla merda che tocchiamo con mano di un dato tossico cacatosi nelle mutande o alla disperazione di pori dilatati e sudore di quel giocatore ragazzino. O ancora, potremmo usare la spiegazione convincentissima tratta da una conversazione del 1996 tra Michael Silverblatt e l’autore (https://www.youtube.com/watch?v=DlTgvOlGLns):
M.S.: “Non so come, esattamente, parlare di questo libro […] ma a volte mi è venuta in mente questa idea, magari immaginaria, cioè che il libro è scritto in frattali. […] Ho pensato che il materiale sia presentato in modo da permettere a un argomento di essere introdotto in piccolo, dopodiché si apre un ventaglio di tematiche, di altri argomenti, e poi eccoli di nuovo presentati in una seconda forma che include, anche loro in piccolo, altri argomenti e poi presentati di nuovo come se quello che viene raccontato fosse…. Non sono molto pratico di questa scienza, è solo che mi sono detto che i frattali dovevano essere così”
D.F.W.: “Avevo sentito che sei un lettore in gamba. È una cosa presente a livello strutturale. In effetti è strutturato come una cosa che si chiama Triangolo di Sierpinski che è un genere di frattale piramidale anche se a essere strutturata come un Triangolo di Sierpinski era la bozza che consegnai a Michael [Pitch, editore] nel 1994 e che ha subito alcuni tagli provvidenziali e mi sa che ne è venuto fuori un Triangolo di Sierpinski un po’ sbilenco. Ma è interessante, è uno dei modi strutturali in cui bene o male dovrebbero comporsi”
[…]
M.S.: “[…] mi sembra che in questo libro - che contiene sia la banalità sia la straordinarietà di veramente molti tipi di esperienza, oltre alla banalità dell’esperienza straordinaria … -”
D.F.W.: “E alla straordinarietà dell’esperienza banale”
M.S.: “… andava trovato un modo [di organizzarsi] e mi entusiasmava il fatto che fosse strutturale, che il libro trovasse un modo di organizzarsi capace di farti sapere. Sono analogie che poi ricorrono in tutto il libro […]”
D.F.W.: “Si tratta di capire se una cosa è vera o no. […] Voglio dire che molta della struttura che c’è dentro è più o meno decisa lì per lì a seconda di cosa mi sembrava vero e cosa no. […] è solo quando arrivi all’incirca a metà [del libro] che secondo me si comincia a vedere il barlume di una struttura. Poi, certo, il grande incubo è che la struttura la vedi solamente tu mentre per gli altri è un gran casino”.
In prima istanza, arrivati come dice Wallace a metà del libro, è dunque la struttura – oltre alla grandezza/lunghezza del volume  (“I libri grossi sono più una sfida, sono intimidatori. […] Infinite Jest all’inizio non era pensato per essere così lungo. Iniziò come una narrazione frammentata, multipla, con alcuni personaggi principali e  […] a un certo punto diventò chiaro che sarebbe stato molto lungo”*) – a rendere certamente cerebrale e affascinante la lettura. Il fascino è amplificato dalla presentazione caotica di nomi di sconosciuti che raccontano la propria personalissima storia di abuso, violenza, aggressione, disperazione, gioia fittizia, quotidianità spicciola e bellezza in una frammentazione davvero difficile da digerire e tremendamente spiazzante. Le microstorie scorrono veloci (nella prima parte del libro) come sangue nei capillari fino a raggiungere i vasi sempre più grossi, sempre più grossi per arrivare al cuore (3/4 del libro) e vivere il ricircolo, tornando indietro (fino alla fine del libro, ricominciando). È questo un movimento che si percepisce non solo leggendo, ma anche fisicamente: una spinta frenetica, un trascinamento - ecco, sì - un trascinamento forzato che ostacola la parte dentro di te che continua a dire NO NO NO BASTA COSì NO NON POSSO LEGGERE PIÙ! E il perché di tutti questi no - quantomeno all’inizio, perché poi subentra una sorta di rassegnazione e abbandono totale alla lettura – è non tanto il modo in cui Wallace ironizza gli avvenimenti, rendendoli ancora più disperati, ma la normalità violenta e la violenza normalizzata che permea il quotidiano in e di ogni persona che respira in tutti i qui e in tutti gli adesso del pianeta. Per quanto Wallace abbia detto come Infinite Jest volesse essere “qualcosa che avesse la stessa densità mentale dell’America di oggi, una sorta di gigantesco tsunami di roba che ti travolge”*, questo distacco che confinerebbe tutto il travolgente agli Stati Uniti è totalmente annullato, ritrovandoci in una globalizzata impotenza che ci fa rientrare in una dimensione in cui tutto il descritto “è proprio così” e non potrebbe essere vissuto altrimenti. Credo sia corretta l’affermazione di David Lipsky secondo cui “leggere David Foster Wallace era come spalancare gli occhi sul mondo”: vediamo davvero Kate Gompert a digrignare i denti e provare pietà mai per se stessa, ma per uno psicotico depresso uguale a lei; vediamo e sentiamo davvero il respiro di Joelle sul suo velo; sentiamo davvero l’odore acido della sostanza uscire dai pori di quella prostituta senza denti, per le troppe pipe fumate, che partorisce il suo bambino morto che porterà sempre attaccato a sé e che puzzerà nella sua graduale decomposizione sotto il sole cocente dell’estate. “[…]ho provato una specie di … non lo so … tenerezza nei confronti dei personaggi e il narratore per lo straordinario sforzo impiegato a scriverlo. Non sembrava una difficoltà fine a se stessa. Sembrava come una difficoltà immensa ben spesa perché c’era qualcosa di importante da dire riguardo alla difficoltà di essere umani. Aveva bisogno di essere triste e non c’erano altre vie per raccontare ciò” (Michael Silverblatt).
Potrei scrivere moltissimo sull’intreccio della storia, sulla personalità dei personaggi, sui nove modi possibili per leggere questo libro, sulla voluta assenza di narrazioni sessuali (due sole eccezioni) ad evidenziare un’impossibilità empatica nel controsenso per cui  raccontare una storia a persone troppo prese a narrare se stesse rende ogni narrazione puro fiato. Potrei parlare delle note (la più lunga è di 19 pagine) o potrei incentrarmi sulle specifiche pedantesche e maniacali di ogni farmaco/sostanza riportati nel volume o la precisione di Wallace nella descrizione degli stati emotivi verbali di alcuni personaggi [es. Hal Incadenza: pag.3: siedo _  pag.1023: ero _  pag.1039: camminai _  pag.1076: stavo _ pag.1089: forse sonnecchiai / forse avevo sonnecchiato / pensai _ pag.1130: .... _  pag.1140-41: ricordavo/ricordo/ricordavo]. Non lo farò. Leggerlo?
Infinite Jest è un libro geniale non tanto per gli elementi descritti, non solo per gli elementi non descritti, non esclusivamente per questa enorme fatica dell’autore. Credo che lo sia perché davanti al Povero Tony (il personaggio che ho amato di più non solo per la sua storia, per la descrizione, ma soprattutto per il modo in cui è perennemente inserito in tutto il testo) e alla sua disperazione così lontana dalla mia io non posso far altro che zittirmi. Non si ride. Non si piange. Qualche volta un ghigno. Ma è il silenzio a caratterizzare ogni pagina, questo silenzio invadente, questa tenerezza sconcertante che elimina la possibilità di giudicare anche l’atto più meschino, anche la situazione più repellente, a favore di una nuda consapevolezza della miseria mia, tua, di tutti loro, di tutti noi.
“Un libro per tutti e per nessuno” è questo Infinite Jest che non lascia tregua, ti fracassa il cranio e spezza il cuore. Non leggetelo. Fatelo per voi. Perché dopo non si torna indietro. A meno che non accettiate la possibilità di non leggere alcunché, dopo, continuando a vivere questo silenzio, almeno per un po’.
M.
Ci rivedremo in Gennaio
 * THE END OF THE TOUR (tratto dal libro intervista di David Lipsky a David Foster Wallace)
*Charlie Rose intervista Wallace https://www.youtube.com/watch?v=9lVHhliP5s4
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#1 : "Leggo, io"
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#2 : "imparate"
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#3 : luoghi comuni
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#4 : "che cazzo è l'acqua?"
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#5 : cicloide
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#6 : "quando il sangue esce davvero"
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#7 : urlare
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#9 : "il mondo delle arti degli Usa"
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#10 : la Cosa = depressione
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#11 : i tossicodipendenti eterosessuali
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#12 : credetemi
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