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#foto antiche
ballettesavary · 9 months
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giornate al mare
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fashionbooksmilano · 4 months
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Foto d'archivio Italia tra '800 e '900
a cura di Maria Raffaella Flory Ceccopieri e Giuliano Manzutto
scritti di Cesare Zavattini e Paolo Monti
Touring Club, Milano 1979, 224 pagine,121 fotografie b/n, 23,5x31,7cm, ISBN 9788836501465
euro 25,00
email if you want to buy [email protected]
Antologia di antiche immagini tratte dalla fototeca del Touring Club Italiano che consentono di leggere alcuni aspetti del nostro paese di ieri. Con in fascino dell’immediatezza, le pagine di questo volume hanno la capacità di ricreare l’atmosfera di un’epoca, il suo stile e il suo costume
15/01/24
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stilouniverse · 8 months
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Firenze nelle foto d'epoca (Ottocento e prima metà Novecento)
Porta Romana – La stazione del trenino del Chianti (1878) Vai alla raccolta delle foto d’epoca di Firenze e dei suoi dintorni
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ilfildiarianna · 2 months
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Pisa .
Porta a Mare ,è una porta facente parte delle antiche mura di Pisa .
Ho fatto una foto 🖤
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devitalizart · 2 months
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Tra le macerie.
Le macerie per quanto sontuose e antiche possano essere, rimangono sempre tali. Resti di qualcosa che non c’è più.
Però per qualcosa che va via c’è sempre qualcosa che nasce o RInasce.
Non è semplice far incontrare due arti vicine eppure distanti ma ci piace pensare che nel nostro caso ci sia sempre un filo invisibile che ci leghi.
Eccoci con una nuova collaborazione, tanto speciale quanto spontanea che vede @elyisetta alla fotografia e @devitalizart al disegno.
Anche in questo caso, la foto e il disegno sono nati separatamente ma si integrano alla perfezione, neanche li avessimo fatti volutamente.
Come quando ti incastri con qualcuno che anche se non è sangue tuo,
sembra essere nato e cresciuto per stare lì vicino a te.
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5 SEGNALI CHE RIVELANO CHE SEI UN’ANIMA ANTICA ✨
- Amore per la Solitudine: "Le anime antiche trovano pace e comprensione nella solitudine. Non è isolamento, ma un momento per connettersi con il proprio io interiore e con l'universo. La solitudine diventa un tempio di crescita e riflessione."
- Saggezza Innata: "Una profonda comprensione delle verità della vita sembra essere innata nelle anime antiche. Posseggono una saggezza che sembra andare oltre la loro età, offrendo consigli e percezioni che risuonano con verità universali."
- Passione per la Storia e le Culture Antiche: "Attratte da epoche passate, le anime antiche sentono una connessione viscerale con la storia e le culture antiche. Questo amore può manifestarsi nella passione per l'archeologia, la mitologia, o semplicemente nel desiderio di viaggiare per esplorare siti storici."
- Empatia Profonda: "Le anime antiche hanno un'empatia che va oltre la superficie, permettendo loro di sentire profondamente le emozioni altrui. Questa capacità di comprendere e condividere i sentimenti di altri crea una profonda connessione umana."
- Sensazione di Non Appartenenza: "Spesso, le anime antiche possono sentirsi fuori posto nel mondo moderno, come se appartenessero a un'altra epoca o dimensione. Questa sensazione di non appartenenza non deriva da un desiderio di fuga, ma da una ricerca di connessioni più profonde e significative
tizianacerra.com
(Foto Iulia Mihailov, unsplash)
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sciatu · 10 months
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Sicilia - la mia isola. Alcune foto sono di Samueles
La mia terra è un’isola e mi è madre ed amante, culla, talamo, banchetto e bara. Nei suoi tratti tra luce ed ombra io trovo i miei pregi e difetti, perché ogni singola goccia della mia anima mediterranea da lei è nato, in lei vive e se l’amo e l’odio è perché, amandola troppo la vorrei perfetta, motivo del mio perfetto amore. La mia terra invece è anche tutti i suoi figli loro la distruggono e la creano come mantidi egoiste ed api laboriose dandole ora abbracci di sangue ora estasi d’amore. Ma nella mia terra resta il mio unico e solo bene il mio male cannibale sua la lingua con cui il cuore mi parla suo il cibo di cui è fatto il mio corpo sue le favole che dipingono la vita suoi i dolori che l’hanno forgiata, e per quanto abbia viaggiato e parli e intenda altre lingue io resto un suo seme un suo verso affidato al mondo. Viaggiando e conoscendo ora so che ognuno porta in se questo prezioso amore assoluto ognuno è le parole antiche imparate dalla sua terra. Ognuno di voi che mi ascoltate ha querce immense negli occhi o vive di monti, spiagge infinite dove il vento della vita fa danzare l’arida sabbia dell’egoismo o fiori colorati della pietà. Ognuno di voi vive intensamente la propria unica madre terra quella che vi fa dire e capire, e soprattutto amare. Perché la vostra terra è la padrona dei vostri ricordi è la misura di quel tempo che lento vi consuma lei è tutto quello che ha nutrito ha reso unica l’anima vostra finché un giorno capirete che non esiste la mia o la vostra amata terra madre ma solo una madre, che è tutta la terra.
My land is an island, and it is my mother and lover, cradle, bed, banquet and coffin. In her features between light and shadow, I find my strengths and weaknesses, because every single drop of my Mediterranean soul was born from her, lives in her, and if I love her and hate her, it is because, loving her too much I would like it perfect, reason for my perfect love. My land, on the other hand, is also all her children, they destroy it and create it like selfish mantises and hard-working bees, now giving it embraces of blood, now ecstasy of love. But in my land my one and only good remains my cannibal evil, her is the language with which my heart speaks to me, her is the food my body is made of, her are the fairy tales that paint life, her are the pains that forged it, and however much I have traveled and speak and understand other languages, I remain one of her seeds, one of her verses entrusted to the world. Traveling and knowing now I know that everyone carries within himself this precious absolute love, everyone is the ancient words, learned from his land. Each of you who listen to me has immense oaks in his eyes, or he lives on mountains, endless beaches where the wind of life makes you dance the dry sand of selfishness or colorful flowers of pity. Each of you lives intensely, your only mother earth, the one that makes you speak and understand, and above all love. Because your land is the owner of your memories, it is the measure of that time that slowly consumes you, it is all that it has nourished, it has made your soul unique, until one day you will understand, that mine or yours does not exist. your beloved mother earth, but only one mother, which is the whole earth.
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mezzopieno-news · 11 months
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DECIFRARE OGNI SCRITTURA: ARRIVA IL PROGRAMMA CHE LO FA
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Un nuovo software sviluppato grazie all’intelligenza artificiale è ora in grado di decifrare qualsiasi testo scritto a mano e renderlo leggibile. La piattaforma Transkribus, creata presso l’Università di Innsbruck, in Austria, ha messo questa tecnologia a disposizione di tutti, pubblico e studiosi, per accedere a scritti e archivi di difficile lettura, prima d’oggi pressoché incomprensibili.
La scrittura a mano è individuale come lo sono le persone e assume inflessioni e influenze di tanti tipi, modificandosi ed evolvendo nel tempo. La nuova tecnologia riconosce automaticamente la scrittura a mano in un’ampia varietà di lingue, anche antiche, e gestisce i testi interpretandoli e organizzandoli per la consultazione. La piattaforma ha già permesso a oltre 90.000 utenti da tutto il mondo di leggere e ricostruire la storia della propria famiglia e dei propri antenati dai registri ecclesiastici, contratti, lettere e altri documenti storici. “La ricerca e la traduzione manuale di questi documenti può essere un compito molto difficile. Questa tecnologia ora rende la ricerca genealogica molto più semplice”, afferma Günter Mühlberger del gruppo di lavoro sulla digitalizzazione e l’archiviazione digitale dell’Università di Innsbruck.
Con Transkribus si possono cercare e interpretare rapidamente enormi raccolte di dati e documenti custoditi in archivi e biblioteche, scritti storici di immenso valore spesso sconosciuti o incompresi. I documenti dell’Archivio di Stato austriaco, per esempio, riempiono 350 chilometri di scaffali e per la maggior parte sono disponibili solo in forma manoscritta chiamata kurrent, un’antica forma di calligrafia in lingua tedesca basata sulla scrittura corsiva tardo medievale, oggi non più utilizzata.
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Fonte: Read Coop; foto di Pixabay
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istanbulperitaliani · 4 months
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L'imperatore Michele III l'Ubriacone
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L'immagine dell'imperatore Michele III (840-867) è stata a lungo screditata tanto da passare alla Storia con il soprannome l'Ubriacone.
Le fonti antiche per giustificare l'assassinio dell'imperatore da parte di Basilio riportavano Michele III come un imperatore che trascurava gli affari di Stato perché impegnato in lunghe bevute, corse dei cavalli e al sesso orgiastico.
Gli storici moderni hanno dimostrato che non era un imperatore inattivo, soprattutto in campo militare. Durante il suo regno fu fermata l'espansione araba, incrementate le finanze dello Stato, la cristianizzazione dei bulgari e degli slavi che abitavano i Balcani imponendo anche il pagamento di un tributo.
Tutto questo grazie al fatto che era circondato da abili consiglieri come Bardas, il Patriarca Fotios e lo stesso Basilio che ne usurpò il trono.
Con l'imperatore Basilio I ha inizio nell'867 la Dinastia Macedone che governerà l'impero fino al 1056.  L'impero bizantino conobbe sotto la dinastia macedone un periodo di sviluppo conosciuto come "Rinascenza macedone" ed in parte i meriti ad aver dato delle ottime basi furono anche di Michele III. Foto: Autoproduzione digitale in AI realizzata il 15/01/2024 by Istanbulperitaliani.
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Istanbul per italiani é la tua guida turistica per Istanbul!
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gcorvetti · 6 months
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51/15
Il tempo passa e oltrepasso la soglia dei cinquanta oggi, qualcuno in passato mi ha detto che ho la sindrome di Peter Pan, solo perché in ambito lavorativo cerco di scherzare sempre per fare buon viso a cattivo gioco, ma l'animo giocoso è insito in me, sarà per via della scuola elementare che ho frequentato che mi ha dato una base forte Montessoriana e quindi in tutto trovo un lato ludico, sarà questo che mi ha tenuto vivo e a differenza di altri vispo e fresco mentalmente, mentre per il fisico ci ha pensato mammà a darmene uno atletico e asciutto, certo anche io c'ho messo del mio evitando di rovinarlo anche se per moltissimi anni ho fatto una vita autodistruttiva ma quello è legato ad un passato infame, non che il presente sia diverso ma è più rilassato, il futuro? Lo devo ancora scrivere. Ma l'altro giorno la mia compagna cercava un libro che ha fatto moltissimi anni fa con una sua amica, una cosa sui simboli delle famiglie antiche estoni, roba tribale, da cui ha ricavato anche dei quadri, quindi ci siamo messi a controllare svariati cd e dvd masterizzati d'epoca, tra gli anni 90 e i primi 2000, roba che faticava ad aprirsi, trovato il libro fortunatamente dopo qualche ora di ricerca, c'erano anche dei floppy ma non sapevamo come aprirli. In alcuni cd ci sono foto e video dei ragazzi quando erano all'asilo e varie feste di compleanno di quando erano piccoli, che strano vedere i propri figli adesso più alti di noi e con una vita loro appena iniziata che va oltre la soglia di casa così piccoli e casinisti, eh il tempo passa. In uno di questi cd c'erano le mie prove musicali di quel periodo quando ancora loro non erano in questo mondo e noi avevamo preso il primo pc, lo ricordo ancora con lo schermo catodico e un sistema operativo che faceva le bizze ogni giorno e la mia ricerca di programmi per fare musica. In una cartella le prove fatte con alcuni programmi più o meno intorno al 2000/2002, il suono è orribile anche se non del tutto schifoso, avevo trovato sto programma, di cui non ricordo il nome, che permetteva di scrivere sul pentagramma ma non di esportare in nessun formato, ma non c'era limite di tempo, alcuni erano di prova quindi dopo 15gg non si aprivano più, ma questo no, allora mi misi a scrivere qualcosa, registrandola col famoso registratore di suoni di winzoz e poi cercando di equalizzarla in qualche modo, niente di speciale, ma ricordo che passai bei pomeriggi dietro a quel programmino.
Si lo so cosa stai pensando che è il mio compleanno e sto qua a scrivere invece di ... di cosa? Non ho mai pensato che il giorno della nascita, della mia nascita sia poi così speciale, è un giorno come tanti, adesso siamo 8 miliardi nel mondo e tutti con un ego esagerato che ogni cosa o evento che fanno è da celebrare come un evento storico, nel 1972 eravamo decisamente meno e saranno nate altre persone nel mondo perché io dovrei essere speciale solo perché sono io? Magari qualcuno di loro ha scoperto qualche nuova cura o ha fatto qualche scoperta particolare che ha aiutato l'umanità, forse no, sarà che non ho l'ego esagerato e mi accontento di essere speciale per le persone che mi circondano, in questo momento solo lei. Quindi oggi farò le stesse cose che faccio di solito, anzi c'è da pulire la casa, farò la sauna e magari un pò più di sesso, vi lascio con una di quelle composizioni prova fatte più di 20 anni fa.
Che curioso, all'epoca usavo uno pseudonimo anglosassone che va bè è un pò la traduzione di Guglielmo Corvetti, la J ci stava per suono, tra i brani ho scelto quello con un suono migliore anche se non proprio il più bello, quanti ricordi dietro.
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awesomeredhds02 · 1 year
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lucilla.jiggly
Impressioni di questi primi giorni a Kyoto e a Nara 🌷 A differenza di Tokyo sono ovviamente meno frenetiche e con meno persone in giro (Kyoto è comunque molto popolosa) e le ho forse apprezzate di più in quanto esteticamente più antiche rispetto alla capitale. Ci sono bellissime architetture in legno e con un po’ di fortuna si può incontrare una geisha (non è la ragazza in foto, ma ha comunque un abito tradizionale). A Nara si può dare da mangiare ai cervi e fare delle passeggiate nella natura incontaminata. Ps: abbiamo assaggiato la pizza a Kyoto, ed era davvero buona! Il pizzaiolo è un ragazzo giapponese che parla italiano con l’accento napoletano ahahah
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ballettesavary · 9 months
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io sono michele 1893/1941, fratello di adele e giulia.
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ho viaggiato, mi sono innamorato, ho avuto molti figli.
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sono morto per fatto di guerra in mare durante l’affondamento dell’incrociatore “da barbiano”
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fashionbooksmilano · 6 days
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Filo, Ricamo, Nodi e colore
La creatività al femminile
Giuseppe Bergamini, Marialisa Valoppi Basso
Provincia di Udine Assessorato alla cultura
AG Friulane , Tavagnacco(UD) 2005, 212 pagine, 24x27cm, brossura, ISBN 978-8878570177
euro 18,00
email if you want to buy [email protected]
Mostra Udine, Chiesa di San Francesco 15/7/ 21/8 2005 a cura di Giuseppe Bergamini
Il libro prende in esame il ricamo della regione Friuli, partendo dalle testimonianze più antiche, ancora oggi conservate nei musei regionali, sino ad arrivare ad interpretazioni attuali di ricami eseguiti ai giorni nostri. Tanti sono i riferimenti storici e le fotografie a colori dei capi che ci trasportano a epoche lontane, che ci hanno tramandato tecniche e punti molto belli. Interessante è notare come l’arte del ricamo, spesso definita “arte minore”, abbia conservato inalterato il suo fascino e possa vantare ancora una grossa popolarità a dispetto di altre arti, forse più rinomate, ma meno praticate. Il libro spazia attraverso diverse tecniche di ricamo, senza finalità didattiche, anche se i soggetti, per le più esperte, risulteranno copiabili anche dalle foto.
25/04/24
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diceriadelluntore · 1 year
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Ingioiellare
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Questa foto non è la dimostrazione di un vandalismo (benchè in parte lo sia). Proviene da uno dei salon privè di uno dei ristorante più famosi di Parigi, Lapérouse, 51 di Quai des Grands Augustins, aperto addirittura nel 1756. Divenuto famoso nell’800 quando in cucina c’era un certo Escoffier, era il ritrovo di aristocratici, artisti, avventurieri. E delle donne più famose della città. Lì si scambiavano anche preziosi gioielli gli amanti, e le dame erano solite “verificare” la natura delle gemme graffiando i vetri, che altro non sono che prove di “autentico amore”.
Questo è uno dei gustosi aneddoti di un libro fenomenale, scritto da una grande etnologa americana, Wendy Doniger
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In questo saggio, in cui sin dalle prime pagine ho avvertito il piacere dell’autrice nello scriverlo, Doniger traccia un percorso di studio mitologico riguardanti il triangolo simbolico tra uomo, donna e anello. Non si tratta qui, come nota l’autrice, di anelli scambiati tra pari (come simbolicamente, ma non politicamente, si fa nel matrimonio) o in un gruppo per il potere (come può essere la contesa dell’anello nella saga de Il Signore Degli Anelli di Tolkien), ma di storie\mito dove l’anello svolge alcune funzioni principali. In quelle più antiche, è simbolo di riconoscimento, e serve come chiave di svolta in una situazione di dubbio: un figlio o una figlia di nobili natali abbandonati per i più vari motivi, vengono riconosciuti tali perchè avevano nella culla l’anello con il sigillo del padre, dando così all’anello funzione di riconoscimento di identità; altro filone ricchissimo è quello dell’anello ritrovato in un pesce, dopo essere stato perso, sia in circostanze fortuite sia in circostanze volute, che in questo caso indica la volontà del destino di segnare il suo possessore: si pensi al mito di Policrate, ricchissimo, a cui fu chiesto da Amasis, faraone d'Egitto, di rinunciare a qualcosa di veramente prezioso. Policrate decise di gettare in mare un preziosissimo anello a cui era molto affezionato. Tempo dopo, un pescatore pescò un pesce di dimensioni notevoli e decise di farne dono a Policrate, ma, mentre i cuochi lo cucinavano, ritrovarono nella sua pancia l'anello che aveva gettato in mare. Quando Amasis seppe che Policrate era riuscito a recuperare l'anello, capì che il tiranno era un uomo troppo fortunato e che prima o poi sarebbe stato colpito da una grave disgrazia. Non volendo essere travolto anch'egli dalla rovina di Policrate, decise di rompere l'alleanza. Tempo dopo, i timori di Amasis si avverarono. Nel 522 a.C., il satrapo persiano Orete attirò con l'inganno Policrate presso di sé e lo fece giustiziare mediante crocifissione. Da allora e per oltre un secolo i Persiani mantennero il controllo di Samo; il terzo tipo di anello è quello magico che strega la memoria e l’oblio, centrale per esempio nelle saghe norrere di Sigfrido, Gunther e Brunilde. 
Un anello ha di per sè significati simbolici potentissimi: la sua forma, il gesto di essere indossato tramite il passaggio al suo interno, il cerchio come simbolo magico dell’infinito. Ma ovviamente c’è la sua simbologia di oggetto femminile per cui la Doniger individua degli idealtipi in cui rispetto all’anello è:
1. dono di un favore sessuale, cioè che la donna riceva il gioiello dagli uomini con cui va a letto, tema centrale di decine di romanzi dell’ottocento e ancora presente in certe visioni culturali contemporanee;
2. l’uso astuto del gioiello, cioè le donne usano il gioiello per conquistare (o riconquistare) mentre spesso gli uomini lo usano per svincolare le proprie promesse;
3. l’anello del riconoscimento identitario come strumento principe per un padre rispetto al proprio figlio;
4. il ruolo di equilibratore del mito e del gioiello, e della sua valenza per l’amore sessuale, sia in termini di durata della relazione sia della sua potenza;
5. l’anello e le sue storie come indirizzatore, seguendo Claude Levi-Strauss, tra i principi logici della ragione, cioè la dura realtà, che viene sopraffatta nel mito dalla razionalità, cioè il potere intrinsecamente “attendibile” del mito che serve in questo anche come regolatore della comunità;
6. Lo studio delle varianti, secondo il metodo Stith Thompson di classificazione (per cui sono identificati in un un catalogo numerato dei "motivi" ricorrenti nelle fiabe, per cui tutte le successive varianti o aggiunte possono essere descritta dalla somma di ogni motivo), ci fornisce “una massa cumulativa di dettagli psicologici diversi che, nel loro complesso, ci indirizzano verso i significati più profondi del mito, E il confronto di varianti precedenti e successive ci consente di cogliere i miti in formazione, un processo che possiamo ritrovare anche in esempi contemporanei” (pag. 22).
Lo studio, vertiginoso, parte dai più antichi testi indiani e arriva fino a Sex & The City, in un percorso che chiaramente fa capire come le esigenze posteriori, sebbene decisive, alla fine non riescano ad intaccare più di tanto dei meccanismi culturali che cambiano vestito, ma sono ancora presenti da noi. A questo proposito, è illuminante la vicenda di come la più grande compagnia di commercio dei diamanti abbia creato, dal nulla, la tradizione dell’anello di fidanzamento (operazione che nel mondo occidentale riguarda l’80% delle coppie che arrivano al matrimonio, di qualunque rito si tratti)  facendo in modo che sembri un rito senza tempo.
Ellizabeth Taylor aveva una grande passione dei gioielli, tanto che la sua collezione, andata all’asta dopo la sua morte in beneficenza, fruttò la cifra incredibile di 100 milioni di dollari. Tra i suoi gioielli preferiti, c’era questo anello
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un diamante di 33 carati, taglio Asscher, che Richard Burton, uno dei suoi 6 mariti (il suo amore più travolgente, e che sposerà due volte) le comprò nel 1968 per 305 mila dollari, cifra folle all’epoca. il diamante apparteneva a Vera Krupp, seconda moglie del famoso industriale tedesco Alfried Krupp, famiglia le cui acciaierie erano uno dei vanti della Germania di Hitler. Sposatisi nel 1956, la loro unione sfociò qualche anno dopo in un divorzio molto chiacchierato, in seguito al quale la donna si trasferì in America in un ranch di 500 acri poco distante da Las Vegas: nel 1959 l’anello fu rubato durante una rapina e i diamanti smontati furono ritrovati dall’FBI in differenti parti degli Stati Uniti sei settimane dopo. Il più grande fu comprato dal noto gioiellerie Harry Winston, che lo propose ai suoi migliori clienti, tra cui Burton che sempre per la Taylor comprò da lui la leggendaria collana con un diamante da 66 carati (venduta dopo il loro secondo divorzio da Liz all’asta, con il ricavato usato per costruire un ospedale in Africa). Ma da questo anello la Taylor non volle mai separarsi, e si dice malevolmente che se lo volesse portare per sempre con sé anche da morta, per questo principio morale: ”Mi piaceva l’idea che un simbolo legato la nazismo stesse così bene al dito di una ragazza ebrea”.
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libriaco · 2 years
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Una storia di Nonni, di Maremma e di Lucchesia
" A (Travale?) c'era un prete - raccontava mio nonno - che sapeva parlare proprio bene. Ti c’incantava. E le vecchie, in chiesa, l’ascoltavano a bocc’aperta. Dice che una sera, di venerdì santo, s'era accalorato così tanto nel raccontare delle sofferenze e della morte di Gesù Cristo, che tutte le donnine che erano in chiesa s’erano messe a piange’. Dice che quando se n'accorse, non sapendo come farle smette’ gli disse 'Oh, donne, via, che piangete a fa’: so’ cose tanto vecchie e poi non so’ mica vere!' " Mio nonno, da vecchio socialista, ci si divertiva a raccontarla, e "Fai come il prete di (Travale?)" era diventato un modo di dire. Immaginate il mio stupore nel leggere, in una raccolta di articoli giornalistici di Luciano Bianciardi, “Chiese escatollo e nessuno raddoppiò”, la stessa storiella (pubblicata per la prima volta sull'Unità nel 1956). [E che fosse ne “Il lavoro culturale” me ne ero proprio dimenticato e l’ho ritrovata adesso.] Escludendo categoricamente che mio nonno l’avesse letta sul quotidiano comunista (ha comprato e letto l'Avanti! tutti i giorni della sua vita, anche la domenica in cui è morto, a 86 anni), o era una storia vera (improbabilissimo!) o la storiella circolava in quegli anni in Maremma e gli immancabili mangiapreti si divertivano a diffonderla. Dieci anni fa, per puro caso, ho chiarito l'arcano: ho trovato la fonte del raccontino: uno pressoché identico era stato pubblicato ne “I cento racconti popolari lucchesi” da Idelfonso Nieri, nel 1891-94, ed è la novella numero LXXXIV: "Son cose tanto antiche!". Evidentemente era lì che l’avevano letta sia mio nonno che, decenni dopo, anche Bianciardi il quale, nel suo rifacimento, ne ha trasportato l’ambientazione a Travale, sulle Colline Metallifere grossetane.
Dedicato @dorettaus, che parla QUI di Bianciardi e pubblica le foto di alcuni dei suoi libri, tra i quali quello che mi ha fatto tornare in mente tutta la storia.
Di Idelfonso Nieri dicevo ieri sera, QUI.
L. Bianciardi, Il lavoro culturale [1957], Milano, Feltrinelli, 1974
L. Bianciardi, Chiese escatollo e nessuno raddoppiò, Milano, Baldini & Castoldi, 1995.
I. Nieri, Cento racconti popolari lucchesi [1891-1894], Livorno, Raffaello Giusti Ed., 1908.
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chez-mimich · 1 year
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RECYCLING BEAUTY
Che questa mostra non si possa leggere indipendentemente dal luogo che la ospita, lo si evince già dalle parole di Rem Koolhaas nel catalogo. Non dimentichiamo che Koolhaas è l’architetto che ha curato il restauro dell’antica distilleria della periferia sud di Milano che, come d’incanto, si è trasformata nella meraviglia che conosciamo. Tutto questo è pertinente con la mostra? Lo è, visto che il curatore Salvatore Settis ha voluto intitolarla “Recycling Beauty”. Non si tratta della semplice esposizione di una serie di sculture di epoca classica, bensì di un progetto più sottile, così come di grande acume fu la prima mostra con cui fu inaugurata la Fondazione Prada nel 2015, quel “Serial Classic” che proponeva una lettura molto originale della statuaria greco-romana, come grande creazione “collettiva”. Questa volta, la tesi, brillantemente sostenuta dalla qualità dei pezzi esposti, è che nulla si crea e nulla si distrugge, per usare uno slogan di facile comprensione. Non è ovvio, come si può credere, che l’arte classica abbia avuto momenti di grande fortuna e di oblio. Dopo la fine dell’Impero Romano d’Oriente la circolazione di reperti classici prende vigore, prima ancora della grande rivalutazione concettuale che ne farà il Rinascimento. Monumenti, decori, arredi cominciano ad essere riutilizzati, qualche volta, addirittura, cambiandone l’iconografia, come nel caso, per fare un esempio, del magnifico tondo marmoreo di età romana (nella foto qui sotto), che da sepoltura di un soldato, diventa in epoca medievale, una deposizione di Cristo. Insomma non è proprio una novità dei nostri giorni quella di ritrovare antiche porte a capo del letto o tavolini da salotto il cui piano è un bassorilievo. Del resto è un luogo comune piuttosto radicato quello di considerare l’arte classica come un “unicum” intoccabile. Le sculture greche e romane (ma anche le decorazioni musive o ad affresco), vennero distrutte e disperse, ma anche disprezzate almeno fino al Cinquecento (a volte anche oltre), fino a quando le rovine di Roma non divennero fonte inesauribile di scoperta; ricordo solo “en passant” il rilievo di Roma antica, vecchio pallino di Raffaello e del suo incisore Marcantonio Raimondi. Anche nel Medioevo tuttavia, qualche “ricordino” veniva talvolta portato a casa, magari cambiandone il significato o addirittura la valenza simbolica, come nel caso del “Leone che azzanna un cavallo” , tuttotondo del IV secolo a.C. appartenuto ad un gruppo scultoreo con scene di caccia che ritraggono Alessandro Magno, scultura che Michelangelo definì “meravigliosissima” e trasportato, già dal Medioevo, in Campidoglio per celebrare la grandezza di Roma, quindi in tutt’altro contesto storico ed iconografico. Tante le decontestualizzazioni di oggetti, come il pavone in bronzo di che faceva bella mostra di sé presso il Mausoleo di Adriano (130-140 d.C.) e “ricollocato” nella basilica vaticana. Una mostra affascinante, con pezzi ricercati con cura ed esposti e valorizzati con grande rigore, in uno spazio come quello del “Podium” dal nitore delle superfici e dei volumi. Nella “Cisterna” poi una ricostruzione un po’ didattica del cosiddetto “Colosso di Costantino”, gigantesca scultura in marmo e bronzo dorato del 300 d.C. circa, di cui alcuni “frammenti” sono anch’essi conservati in Campidoglio a Roma. Forse, benché accurata è un po’ poco convincente per la sua collocazione in uno spazio, che certamente decontestualizza troppo l’immensa scultura. Mostra imperdibile per chi ama la classicità, non quella algida e da teca museale, ma quella che riesce a permeare di sé il Tempo e tutti i tempi.
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