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#georgiche
canterai · 2 months
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E l'autunno offre la varietà delle sue creature e in alto matita dolce la vendemmia sulle rupi solatie.
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diceriadelluntore · 1 year
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Inversamente
L'altro giorno @hope-now-and-live aveva chiesto, in maniera ironica ma molto interessante, quante volte ci si è chiesti perchè Orfeo si gira a guardare se Euridice lo segua, nella sua catabasi (nel mondo greco, la discesa dell'anima nell'oltretomba), perdendo definitivamente la sua amata, ritenendolo per questo uno stolto. Il Mito è famosissimo, ed è uno dei più potenti racconti sulla proibizione simbolica.
Nel chiacchierare con lei, mi è venuto in mente che Robert Browning, poeta, scrittore e drammaturgo britannico dell'età vittoriana, si ispirò a questo quadro di Frederic Leighton, Orfeo e Euridice (1864)
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dove è chiaro come sia Euridice che cerca "di farsi guardare" da Orfeo, che tiene disperatamente gli occhi chiusi, per scrivere questi versi:
Sì, dammi la bocca, gli occhi, la fronte, e insieme mi prendano ancora – un solo sguardo ora mi avvolgerà per sempre per non uscire mai dalla sua luce, anche se fuori è tenebra. Tienimi sicura, avvinta al tuo sguardo eterno. Le pene d’un tempo, dimenticate, e il terrore futuro, sfidato – non è mio il passato né il futuro – guardami! Robert Browning, Eurydice to Orpheus, da Dramatis Personæ , 1864
Per chi non lo ricorda, il Mito è diverso: Orfeo s’innamora, ricambiato, della ninfa Euridice, e la sposa. Come racconta Virgilio nelle Georgiche, di Euridice s’invaghisce anche il pastore Aristeo, che l’insegue per farla sua e, mentre scappa, Euridice è morsa fatalmente da un serpente. Nelle Metamorfosi Ovidio sceglie di eliminare dalla scena Aristeo: Euridice è spensierata, in compagnia di una schiera di ninfe, quando viene morsa al tallone dal rettile. Appena Orfeo apprende la notizia, piange la sposa e con coraggio decide di recarsi negli inferi per riaverla. Scende fino allo Stige, vince ogni ostacolo grazie alla lira e si presenta a Persefone e a Ade, i signori dell’oltretomba. Canta il suo amore per Euridice e chiede che gli venga data la possibilità di continuare a vivere con lei. Tale è la forza del suo amore e del suo canto che Persefone, Ade, il cane Cerbero e perfino le implacabili Furie si commuovono. Gli viene quindi accordato di portare con sé Euridice, ma a un patto: lui andrà avanti, lei lo seguirà, e Orfeo non potrà mai girarsi indietro, perché altrimenti Euridice tornerà per sempre tra le ombre dei defunti. Nella risalita, infatti, mentre i due amanti sono quasi arrivati alla luce, Orfeo non resiste alla tentazione e si volta per controllare che la sua amata sia veramente con lui. Nel tempo di un attimo Euridice scompare per sempre nell’abisso. Distrutto e impietrito, Orfeo non trova più pace e vaga per la terra, sublimando nel canto un passato che non può più tornare. Continua a emozionare, sì, ma rifiuta la vita e l’amore delle altre donne; per questo le Menadi – o Baccanti – si vendicano di lui, che pure era legato a Dioniso, e lo fanno a pezzi gettandone i resti nel fiume Ebro. Tutti lo piangono, uccelli, alberi, sassi, ma Orfeo potrà tornare a riabbracciare la sua Euridice.
Molti nel '900 riprenderanno il Mito, soprattutto dal punto di vista di Euridice. Il magnifico Orfeo, Euridice, Hermes di Rainer Maria Rilke, aggiunge la figura del dio dal piede alato che è messaggero delle anime (Psicopompo, uno dei suoi più famosi attributi), con Euridice che non riconosce più Orfeo:
E quando a un tratto il dio la trattenne e con voce di dolore pronunciò le parole: si è voltato –, lei non comprese e disse piano: Chi?
Ma avanti, scuro sulla chiara porta, stava qualcuno il cui viso non era da distinguere. Immobile guardava come sull’orma di un sentiero erboso il dio delle ambasciate mestamente si volgesse in silenzio per seguire lei che tornava sulla stessa via, turbato il passo dalle bende funebri, malcerta, mite nella sua pazienza.
Giganti si sono cimentati con questa storia (tra gli altri, Campana, Pavese, Yourcenar, Magris, Calvino) ma cito Gesualdo Bufalino, che in un racconto beffardo, Il ritorno di Euridice (1986), fa dire alla Ninfa:
L’aria non li aveva ancora divisi che già la sua voce baldamente intonava “Che farò senza Euridice?”, e non sembrava che improvvisasse, ma che a lungo avesse studiato davanti a uno specchio quei vocalizzi e filature, tutto già bell’e pronto, da esibire al pubblico, ai battimani, ai riflettori della ribalta.
In pratica, l'aveva fatto apposta!
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xwhitepolar · 9 months
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💌 | Forget about sims, lets learn about YOU! Tell us one fact about yourself, and then send this to 5 other Simblrs to do the same 👽
Finally getting to reply to this ask!!! I had an intense exam session and after that I was away with family, so... here we are now!
One fact about me: since 2021, I'm a plant mom! Probably not really a fun and interesting fact though 😂
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these are the plants I own! Photos from the Vivai Le Georgiche online shop. I get my supplies from them!! Their soil is THE BEST. I plan on visiting their shop as well someday, but I don't live close by at all so I didn't have a chance thus far. The plants pictured are not necessarily the same variety as mine, but they are the most similar looking! Mine are:
Monstera Adansonii
Hoya Memoria
Asparagus Setaceus
Asparagus Sprengeri
Neon Pothos
Peace Lily
Maidenhair Fern's cousin, probably
Calathea Zebrina
Caladium (mixed varieties)
(not pictured) Avocado!
Whenever I need to unwind, I go outside and look after them. It makes me forget about all my responsibilities for a few minutes :)
The caladium (9) is the one plant I got JUST because it looked terrible. It was forgotten in a corner of my local shop (NOT the one I linked. they are amazing.) and the cashier looked at me like??? why are you buying this??? it's ugly?? But it has made a full recovery since! And the monstera (1) has been with me since the beginning of my plant journey. I'm hyper protective of her lmao
Thank you for asking!! Mwah mwah!!!! 🎀
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Mi sono svegliato questa mattina con una famosa locuzione in testa: Tempus fugit. Inutile dire che la mente è andata alle Georgiche di Virgilio ma lo prendo come spunto per farvi i migliori auguri a tutti per uno splendido 2023. Vorrei ricordare un passo delle Odi di Orazio che penso possa essere uno spunto importante per vivere questo nuovo anno.
Dum loquimur fugerit invida
aetas: carpe diem,
quam minimum credula postero.
È proprio vero: Mentre parliamo il tempo è già in fuga, come se provasse invidia di noi. Afferra la giornata sperando il meno possibile nel domani.
www.matteogiovannini.com
#studiochirurgicogiovannini #matteogiovannini #buon2023 #buonanno #HappyNewYear #HappyNewYearEveryone #happynewyear2023wishes #siamoconvoi #WeAreWithYou #staywithus #staysafe #StaiConNoi #staresicuro #staisintonizzato
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storiearcheostorie · 4 months
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STUDI / Ritrovate le opere perdute di Giovanni del Virgilio, maestro e "corrispondente" bolognese di Dante Alighieri
STUDI / Ritrovate le opere perdute di Giovanni del Virgilio, maestro e "corrispondente" bolognese di Dante Alighieri
A margine del suo progetto di ricerca sul commento inedito di Benvenuto da Imola alla Georgiche di Virgilio Giandomenico Tripodi, dottorando iscritto al Dottorato in Filologia e Critica del Dipartimento di Filologia e Critica delle Letterature antiche e moderne (DFCLAM) dell’Università di Siena, ha riportato alla luce alcuni testi di Giovanni del Virgilio, maestro bolognese e corrispondente…
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klimt7 · 2 years
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Rerum causas
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Felix, qui potuit rerum cognoscere causas atque metus omnis et inexorabile fatum subjecit pedibus.
[ VIRGILIO, Georgiche”, lI, 489 ] 
Fortunato l'uomo che seppe conoscere le ragioni delle cose e mettersi sotto i piedi tutte le paure e il destino inesorabile.
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L'espressione latina "Felix qui potuit rerum cognoscere causas..." tradotta letteralmente, significa 
Felice colui che ha potuto penetrare nell’essenza delle cose.
Virgilio chiama "fortunato" chi sa elevarsi oltre la mentalità ed i pregiudizi della gente comune, spaziando in un’atmosfera di superiore conoscenza filosofica e ontologica.
La vera sapienza è infatti definita in questo modo: "cognitio rei per causas" (Conoscenza delle cosa in sè, attraverso le cause)
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iphisesque · 4 years
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mannaia al cazzo se il prof di latino mi interroga io mi butto dal balcone
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Jean Deville ~ Orpheus
After being torn apart and decapitated by bacchanales (female followers of the God Bacchus) Orpheus’ head and Lyre where thrown into the river where they eventually washed up on the shore of Lesbos. Here his head became an Oracle. According to Virgil’s version of the myth while being carried by the waters Orpheus’ head kept calling the name of his long lost lover, Eurydice.
~~~ ~~~
“Tum quoque marmorea caput a cervice revulsum gurgite cum medio portans Oeagrius Hebrus volveret, Eurydicen vox ipsa et firgida lingua “A miseram Eurydicen!” anima fugiente vocabat “Eurydicen” toto referebant flumine ripae.“
( Even after his head has been ripped of his neck Even then, whilst the Oeagrian Hebrus bore it and rolled it down the tide His voice and his cold tongue kept calling Eurydice “Ah miserable Eurydice!” as his soul abandoned him, And all the rocks repeated “Eurydice” trough the whole river)
~Virgil~
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abatelunare · 2 years
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Tutti siam trascinati da un cupo nostro istinto.
Publio Virgilio Marone, Bucoliche e Georgiche
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canterai · 6 months
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ignoscenda quidem, scirent si ignoscere Manes
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art-now-italy · 2 years
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Honey, Irene Russo
"Honey," the work of bees, illustration for Georgiche Book 4th verses 105-115 and 345-246.
https://www.saatchiart.com/art/Painting-Honey/818047/2960886/view
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blogexperiences · 3 years
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Fortunato colui che ha potuto conoscere il perché delle cose - Chi l’ha detto?
Fortunato colui che ha potuto conoscere il perché delle cose – Chi l’ha detto?
L’irrequietezza che porta a voler dare una risposta alle mille domande della vita è spesso così prepotente che per antitesi gli antichi credevano felici solo coloro che possedevano il dono della cultura, secondo la sentenza virgiliana: Felix qui potuit rerum cognoscere caussas (Virgilio, Georgiche, lib. II, v. 40o): Fortunato colui che ha potuto conoscere il perché delle cose. Invece non è…
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hollandersecondo · 4 years
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Felix qui potuit rerum cognoscere causas.
“Felice chi poté conoscere le cagioni delle cose”
Publio Virgilio Marone
Georgiche   (II, 490)
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yugen3 · 4 years
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Felix qui potuit rerum cognoscere causas. [Virgilio, Georgiche, II, 490]
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eumorfia · 4 years
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Architetture georgiche
La forma della terra cruda
Gernot Minke - EcoVillage Kassel (1993)
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levysoft · 4 years
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Mancano poco più di due settimane all’8 dicembre, giorno in cui molte famiglie, per tradizione, allestiscono il proprio albero di Natale. Secondo un’indagine commissionata l’anno scorso da Coldiretti, l’81 per cento delle famiglie italiane addobba un albero in casa propria. Per la maggioranza – sette italiani su dieci – si tratta di un albero finto, di plastica, da andare a recuperare in cantina o in soffitta insieme alla scatola delle decorazioni. C’è però anche chi preferisce un abete vero, magari per ragioni estetiche. E poi forse c’è chi, proprio in questo periodo pre-natalizio, si sta chiedendo quale tipo di albero di Natale abbia un minor impatto ambientale: la risposta è quello vero, ma deve avere le radici.
Tutta la faccenda era stata analizzata un paio di anni fa da un articolo di The Verge, che aveva intervistato il botanico della Saint Joseph’s University di Philadelphia Clint Springer. Gli alberi finti, di plastica e metallo, causano emissioni di anidride carbonica – il principale gas serra – nell’atmosfera sia quando vengono prodotti che quando vengono trasportati, cosa che spesso avviene per lunghe distanze dato che molti alberi sono prodotti in Cina. Al contrario gli alberi veri, soprattutto se sono cresciuti poco lontano da casa, assorbono anidride carbonica, invece che emetterla.
Molte persone si trattengono dal comprare un abete vero perché sradicare (o tagliare) un albero per usarlo per meno di un mese fa un po’ impressione. Springer però ha sminuito l’impatto di questa scelta, spiegando che gli alberi in questione non crescono in una foresta tropicale, ma sono fatti crescere con l’unico scopo di essere venduti per Natale. Quasi sempre, fra l’altro, quando il vivaio ne vende uno se ne ripiantano altri: spesso quattro o cinque, per essere sicuri che almeno uno cresca solido e bello. In più, mentre crescono gli abeti possono essere un utile habitat per diversi animali, soprattutto uccelli.
Gli alberi di Natale veri sono una fonte di inquinamento – per quanto meno impattante rispetto a quelli di plastica – nel caso in cui non abbiano le radici e vengano gettati subito dopo l’Epifania. Invece se possono essere ripiantati dopo la stagione delle feste (magari nello stesso vivaio in cui li si è acquistati, se possibile) non si trasformano in un rifiuto, a condizione di prendersene cura in modo corretto. Ad esempio, bisogna ricordare che far passare un albero dai 22 gradi centigradi di un salotto agli zero di un giardino non è l’ideale. Prima di farlo bisognerebbe tenere per qualche giorno l’albero in una zona intermedia, ad esempio in una veranda o in un garage illuminato.
In generale poi le temperature domestiche possono danneggiare gli abeti, normalmente abituati a vivere in zone fresche. Secondo l’ISA, la società internazionale di arboricoltura, sarebbe meglio tenere l’albero in casa per non più di 5-7 giorni. Volendolo tenere più a lungo, bisogna fare attenzione a tenerlo lontano da fonti di calore (anche per evitare il rischio di incendi) e innaffiarlo regolarmente; possibilmente anche vaporizzando dell’acqua sui rami. Nelle case con il riscaldamento a pavimento, l’ambiente può essere particolarmente ostile per un albero e quindi bisogna avere particolare cura.
Un’altra cosa che è bene fare, se si programma di ripiantare un albero con le radici, è informarsi sul tipo di albero che si è scelto e scavare un buco in cui piantarlo prima che il terreno geli. Oppure, se non si ha un giardino a disposizione, cercare se ci sono scuole, parchi o associazioni disposte a ritirarlo e ripiantarlo.
Dove acquistare un albero di Natale, vero
In un vivaio, ma anche in alcuni grandi supermercati nei centri commerciali e da alcuni fiorai. Gli abeti più piccoli, quelli che non superano il metro e mezzo, si trovano in vendita a prezzi variabili tra i 10 e i 60 euro; rispetto ad alberi finti delle stesse dimensioni costano circa il doppio. Il prezzo dipende dalla grandezza, dalla presenza delle radici e, in alcuni casi, dal vaso. Per un albero più grande, più verso i due metri di altezza, si possono arrivare a spendere 200 euro.
Tra i grandi negozi che vendono alberi veri c’è Ikea, che dal 16 novembre (e da oggi a Brescia, Genova e Torino) vende piccoli abeti alti 140 centimetri a 15 euro. Sono tutti alberi senza radici, tagliati. Hanno però un vantaggio: riconsegnandoli al negozio tra il 3 ed il 12 gennaio 2020, insieme allo scontrino, si ottiene un buono di importo pari al loro prezzo d’acquisto, che si potrà spendere in un negozio Ikea fino al 31 gennaio. L’azienda si impegna inoltre a donare 2 euro per ciascun abete restituito a un’iniziativa di riqualificazione forestale in una zona del comune di Corvara, in provincia di Bolzano.
Online gli abeti veri si possono acquistare dai vivai Le Georgiche di Brescia, molto affidabili per comprare piante online (le vendono anche su Amazon) e il prezzo varia a seconda della dimensione. Per quelli più piccoli, alti circa un metro, si spendono più o meno 50 euro con la spedizione. In questo caso si tratta di alberi con le radici, venduti in vaso. Sebastiano Guarisco, titolare dei vivai, ha spiegato al Post che facendo dei rinvasi in primavera – ogni anno in un vaso un po’ più grande – queste piante possono vivere in vaso per anni. Non smettono di crescere, ma lo fanno lentamente se vengono tenuti in un vaso: anche in un appartamento quindi, se si ha un terrazzo, si possono tenere per i Natali futuri.
Dalla parte degli alberi finti
Gli alberi finti sono una scelta responsabile dal punto di vista ambientale se li si possiede già. Secondo uno studio del 2009 realizzato dalla società di consulenza Ellipsos (citato dal New York Times qui), per essere ecologicamente più conveniente di un vero abete, un albero finto deve essere usato almeno per 20 anni. Secondo lo stesso studio poche famiglie riuscivano a farlo, ma di per sé, soprattutto con gli alberi finti prodotti più di recente e tendenzialmente fatti meglio, non dovrebbe essere impossibile. Continuando a usare un albero che si ha già, peraltro, non si generano rifiuti.
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