Ieri sera ero a latto e così, di punto in bianco, mi sono messa a piangere lacrime silenziose che mi hanno chiuso la gola.
Mi è bastato un pensiero ed eccole giù a rigarmi le guance.
Ho ancora degli amici?
Quelli che definivo tali, lo erano davvero? Adesso, di certo, non lo sono più. Per colpa mia ma anche loro. Ma prima, lo erano?
Nutrivano forse invidia? O non si fidavano abbastanza? Non condividevano le loro cose, non condividevano l’acquisto di una macchina, figuriamoci sentimenti profondi…
Mentre io mi sono sempre messa a nudo, che scema.
Mi è bastato vedere un paio di foto, per non capire.
Mi è bastato così poco per dire che quest’anno, mentre spengo la torta voglio solo la mia famiglia.
Mi è bastato così poco per maledirmi, per tutte le volte che ho sprecato, per tutti gli abbracci che non ho dato ai miei. Per tutto il tempo che non ho trascorso con loro e quello che non ci passo nemmeno adesso.
Sono stata così poco attenta, a volte fredda. E mi dispiace.
Cosa ce ne facciamo delle belle foto in gruppo, delle serate in fondo tristi?
Quando cerchi di dormire, ma appena chiudi gli occhi inizi a sentire scendere le lacrime. Amare, silenziose, infide, che hanno aspettato tutto il giorno per uscire fuori.
E nella mente appaiono ricordi, immagini, bisogni, paure, desideri.
E cerchi di dormire. E ci provi, a non pensare, ad essere forte sempre, ad andare avanti.
Di leggera foschia e nubi, oggi che sarebbe il compleanno della (bis)nonna E.
Di questa sera così calma ed avvolgente, di ricordi che ti affollano la mente; di quelle foto di noi due, nel mio divenire grande e nel tuo divenire piccina nella vecchiaia.
La tua figura, il tuo sorriso, " La me Mori, la me Mori".
Di questo mese, di questo avvicinarsi tra me e te, tra i vivi ed i morti, tra i ricordi e le lacrime, silenziose e discrete, ma calde, come te ed i tuoi abbracci.
Dicono che c’è una spiaggia dove il mare porta le anime di coloro a cui ha preso la vita. È una spiaggia lunga, dalla sabbia dorata dove le onde leggere e costanti restituiscono al sole chi negli abissi gelati, non potrà più vederlo. Sono marinai e viaggiatori, migranti soli e disperati o famiglie che fuggivano alla morte ma a cui sul mare la morte ha dato l’ultimo passaporto per viaggiare nel mondo, terribilmente liberi dai bisogni, tristemente salvi dalle ingiustizie e dai silenzi in cui altri uomini, li avevano obbligati. Dicono che se chiudi gli occhi e ascolti il vento, su quella spiaggia senti le voci dei bambini giocare, senti le madri chiamarli ed i padri sorridere per le loro corse sulla sabbia intoccata e i tuffi tra le onde ormai loro sorelle. Le nuvole diventano rose quando i loro sogni e desideri li toccano ed i gabbiani scivolano tra le loro speranze ormai orfane. La sabbia piange lacrime silenziose e da loro nascono fiori solari che non muoiono mai. Dove sia questa spiaggia nessuno lo sa, ma se su una spiaggia solitaria chiudi gli occhi e senti la voce di bambini felici, allora è quella la spiaggia di chi è partito e non è mai approdato.
They say there is a beach where the sea carries the souls of those whose lives it has taken. It is a long beach, with golden sand where the constant and light waves return to the sun those who, in the frozen abyss, will no longer be able to see it. They are sailors and travellers, lonely and desperate migrants or families fleeing death but to whom death on the sea gave the last passport to travel the world, finally terribly free from needs, sadly saved from injustices and silences in which other men, they had been forced to. They say that if you close your eyes and listen to the wind, on that beach you hear the voices of the children playing, you hear the mothers call them and the fathers smile as they run on the untouched sand and dive into the waves, now their sisters. The clouds become roses when their dreams and desires touch them and the seagulls glide among their now orphaned hopes. The sand weeps silent tears and from them are born sunny flowers that never die. Where this beach is nobody knows, but if on a lonely beach you close your eyes and hear the voices of happy children, then that is the beach of those who left and never landed.
Che succede quando s’incontra la propria metà mancante?
Che messaggi, che sensazioni, quali impulsi riceve il nostro cervello dal resto del corpo quando si è a non più di venticinque centimetri dalla persona che abbiamo rincorso nelle nostre fantasie? Colui che ha riempito notti insonni bagnate di lacrime, che è stato il soggetto danzante di pagine sporcate d’inchiostro posato in ore silenziose, sotto lo sguardo di stelle curiose ma mute nel rispetto del dolore di chi sa amare? Come dovremmo comportarci quando anche chiudendo gli occhi percepiamo il ritmo regolare e profondo del suo respiro, cadenzato con quello nostro. Quando il sangue impazzisce e batte forte forte alle tempie e corre verso angoli imbarazzanti e piacevoli. E una volta riaperte le palpebre, lui è ancora là. Che ti guarda, sorridente, e sul viso ha quell’espressione – un misto tra il cretino e l’incosciente – che ti fissa, ti ammira, ti desidera, ti rispetta e ti dice, in tutte le sue linee: ti amo.
ꕥ Voglio scivolare con lo sguardo su ogni centimetro di pelle, all'altezza di ogni brivido, di respiri soffocati caldi e avvolgenti, fino al centro
di ogni desiderio, di ogni pensiero, di ogni volontà, di ogni minuto, di ogni secondo, di ogni attimo, di lacrime silenziose, di vita, di fugace felicità...ꕥ
Ps: complimenti per le tante risposte argomentate e sagge che dai☺️
Le persone non si dimenticano.
Certo; il tempo potrà alterare la tonalità della sua voce, o l’esatto calore della sua pelle, quando accarezzava la tua. E molto probabilmente, non riuscirai più a tracciare perfettamente le ragnatele dorate che si formavano nei suoi occhi, mentre il sole si scioglieva all’orizzonte, con le ultime luci che restavano impigliate tra le maglie sottili delle sue iridi prima di essere inghiottite dal buio.
Tuttavia, se concedi a qualcuno di entrare nel tuo cuore, l’impronta che imprimeranno nella tua anima durerà in eterno; oltre ogni spazio, aldilà degli anni, tratterrai pezzi di loro in te per sempre.
Saranno in un profumo che respirerai all’improvviso un giovedì mattina, camminando di fretta per strada, e che ti spingerà a voltarti, col cuore che batterà a mille e le pupille che schizzeranno di volto in volto alla ricerca ossessiva dell’unico che non sarà presente.
Li troverai quando guarderai l’orologio e le lancette segneranno le due della mattina, e ti torneranno in mente le vostre conversazioni, quelle lasciate interrotte é mai più continuate, e il petto comincerà a formicolarti fino a farti male.
Saranno disseminati fra le pagine dei libri che ti aveva consigliato, e nei posti che avete visitato, intagliati nelle panchine in cui vi siete seduti e nei caffè in cui entraste per ripararvi dalla pioggia, e che poi divennero il vostro punto fisso di incontro.
Saranno lo scarabocchio che formeranno le tue labbra, quando parlando del passato ti ritroverai a parlare anche di loro.
Quei pezzetti ti si cuciranno addosso, fin dentro le ossa, facendotele tremare, quando realizzerai che quei film che avevate deciso di andare a vedere assieme saranno già usciti dalla programmazione. Come i musei che vi eravate segnati, e in cui ora cammini solo, lungo quei corridoi in cui avevate fantasticato di baciarvi tra le pitture, la cui statura mastodontica ti fa sentire ora così piccolo. E ti stringerai nelle spalle, scuotendo la testa e abbassando lo sguardo, sussurrandoti in punta di labbra che non era poi così importante. E ti stropiccerai le palpebre con le mani, cercando di levare via la polvere dei sogni infranti che te li starà irritando… o per impedire alle lacrime di scendere.
I frammenti di tutte le persone che hai amato si scioglieranno nel tuo sangue, allo stesso modo in cui il sale si scioglie nell’acqua, e diventeranno parte di te, costringendoti a imparare a convivere con loro, trasportandoli ogni giorno, fino a quando non ti graffieranno più la gola, consumandoti tutta la voce, e diventerai così bravo che finalmente ti sembreranno leggeri. E non ti faranno più male.
Le persone non si dimenticano; si perdonano, facendole diventare così silenziose da credere che non sia rimasto più nulla di loro in noi.
voi che siete senza voce in un angolo sperduto, piegate in due,
cariche dei ricordi, nascosti nel mucchio dei rimpianti
se tra i ricordi vedete il sorriso
ditelo:
Non avete più voglia di aprire le labbra,
ma magari tra le nostre lacrime e urla
ogni tanto facevate apparire
la parola meno limpida.
(Nadia Anjuman, da Poesie scelte, Torino, Edizioni Carta e Penna, 2008).
La poesia, di cui sopra, è di Nadia Anjuman, giovane donna uccisa in Afghanistan, massacrata di botte dal marito, nel 2005, seguace della sharia imposta dai talebani. Era madre di una bambina. Una delle tante donne uccise dal fanatismo religioso, da una serie di precetti religiosi imposti con la forza dal regime talebano. La sua morte mi ha ricordato quella di Mahsa Amini, in Iran, per mano della polizia religiosa, del regime teocratico iraniano. Morta perché non indossava adeguatamente il velo. Il foulard, infatti, non nascondeva integralmente i suoi capelli neri. Al suo funerale urla di protesta si sono presto sollevate dalla massa di donne partecipanti, che si sono liberate dell’hijab e molte di loro l’hanno innalzato su bastoni di legno come una bandiera. Nelle stesse ore, anche nella città di Teheran una folla marciava al grido degli stessi inni e con le stesse donne svelate pronte a sfidare il braccio della “polizia morale”, che a sua volta interveniva pesantemente per sedare la rivolta uccidendo, arrestando e sfigurando le "donne ribelli". Stasera il mio pensiero va a queste donne meravigliose, coraggiose, impavide, determinate. Mamme, mogli, compagne, ma soprattutto DONNE , a lettere maiuscole, simbolo di vita. Un attentato ad una donna è la negazione della vita. A loro la mia profonda ammirazione.
Amore non è tradimento, ma a volte il cuore si spezza in mille pezzi. È come se il mondo intorno a te si fermasse, mentre tu affronti la tempesta dentro di te. Le lacrime scorrono silenziose lungo le guance, mentre il dolore si fa strada nel profondo dell'anima.Ci sono momenti in cui vorresti solo dimenticare, cancellare ogni ricordo e far svanire quel sentimento che ti ha ferito così profondamente. Ma l'amore non è solo gioia e felicità, è anche tristezza e malinconia. È il rischio che si corre quando si decide di aprire il proprio cuore.Eppure, nonostante tutto, l'amore continua a bruciare dentro di te. È come un fuoco che non si spegne, nonostante le lacrime versate. È la speranza che un giorno tutto tornerà come prima, che il dolore svanirà e lascerà spazio a un nuovo inizio.Quindi, nonostante la malinconia che avvolge il mio cuore, continuerò a credere nell'amore. Perché anche se può ferire, è anche la forza che ci fa sentire vivi. E chissà, forse un giorno troverò la felicità che tanto desidero.