Tumgik
#libri rari
libero-de-mente · 2 years
Photo
Tumblr media
BIBLIOTECA MELENSA vol 405
"Nel nome del porco" di Gerard Conlon
Un padre porco, due mamme scrofe, l'adolescenza, la censura, l'età adulta e la conoscenza del sesso, della droga e dell'alcol. Tutto questo ne "NEL NOME DEL PORCO"
Collana: #CinePeppaPig su #Twitter
8 notes · View notes
marcogiovenale · 2 years
Text
libri a piazza vittorio: domenica 18 settembre 2022
libri a piazza vittorio: domenica 18 settembre 2022
cliccare per ingrandire _  
Tumblr media
View On WordPress
1 note · View note
nochkoroleva · 2 years
Text
Tumblr media
583 notes · View notes
Quote
In un’esistenza solitaria, sono rari i momenti in cui un’altra anima si fonde con la tua, così come le stelle sfiorano la terra una volta all’anno.
Madeline Miller, “Circe”.
60 notes · View notes
saveriomarblr-blog · 10 months
Text
0 notes
lunamagicablu · 7 months
Text
Tumblr media
Cercate la saggezza nei libri, in manoscritti rari e poemi criptici se volete, ma cercatela anche nelle semplici pietre, nelle fragili erbe e nel verso degli uccelli selvatici. Ascoltate il sussurro del vento ed il ruggito dell’acqua se volete scoprire la magia, perché è lì che sono nascosti gli antichi segreti. Scott Cunningham ************************ Seek wisdom in books, in rare manuscripts and cryptic poems if you will, but seek it also in simple stones, in fragile grasses and in the calls of wild birds. Listen to the whisper of the wind and the roar of the water if you want to discover the magic, because that is where the ancient secrets are hidden. Scott Cunningham 
28 notes · View notes
susieporta · 5 months
Text
Tumblr media
"Fece un sorriso comprensivo. Era uno di quei rari sorrisi che racchiudono un tocco di rassicurazione eterna, e nel quale ci si imbatte quattro o cinque volte nella vita."
- Francis Scott Fitzgerald (24 settembre 1896 – 21 dicembre 1940), da "Il Grande Gatsby", uno dei 100 libri preferiti da David Bowie
Photo by Carolyn Djanogly, 1999
8 notes · View notes
abatelunare · 1 year
Text
Rammarico di natura letteraria
La casa editrice milanese Coliseum è vissuta sei soli anni: dal 1986 al 1992. L’aveva fondata il poeta Nanni Cagnone, il cui poema Vaticinio figurava nel programma del mio primo esame di Lingua e letteratura italiana. Pubblicava testi rari e preziosi, in una veste grafica elegante e ricercata. Io ne possiedo soltanto tre: Armi senza insegne, dello stesso Cagnone; Difesa della poesia, di Percy Bysshe Shelley (il marito della Mary, quella che si è inventata Frankenstein); Per Louis De Funes, di Valére Novarina. E spero sempre, quando giro per bancarelle e mercatini, di trovarne alcuni. Perché purtroppo è andata così: i libri che ho ripudiato o che non ho acquistato quando ero ragazzo mi interessano adesso. Forse proprio perché non si trovano più.
14 notes · View notes
fashionbooksmilano · 5 months
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
GZ Giuseppe Zanasi
Opere 1997-2009
scritti di Giovanni Grasso-Fravega, Peter Weiermair, Mauro Nasti, Armando Torno, Antonio Faeti
Zanasi Bologna, 2009, 94 pagine, 23,4x32,5cm, brossura editoriale con sovraccoperta illustrata da un labirinto in oro e le iniziali GZ
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
Per gusto ed eleganza è stato il più ‘parigino’ dei nostri librai antiquari. La sua prematura scomparsa ci ha privato non solo di un libraio di indiscusso fascino e competenza, ma pure di un ideatore di libri, anche per la cura e la passione di affidare i grandi classici che amava alla ‘rilettura’ di artisti come Folon, Roberto Innocenti, Giovanni Grasso-Fravega o Antonio Saliola, e alla maestria di rilegatori d’alta gamma, come il riminese Luigi Castiglioni «il nostro unico vero legatore italiano». Gli ultimi due volumi da lui realizzati, ad esempio, Le Petit Chaperon Rouge e il Peter Pan, pubblicato poco prima della morte, resteranno negli annali dei grandi illustrati italiani del secondo Novecento. Perfino i suoi cataloghi di vendita erano rari, preziosi e ricercati: in essi instillava la medesima cura, passione e ricercatezza che amava infondere nei grandi libri che pubblicava, in una strana e fascinosa commistione tra libreria antiquaria, editoria, ideazione di libri, promozione culturale, bibliografia e bibliofilia (memorabili rimangono i cataloghi antiquari di erotica, di gastronomia e sui grandi illustrati Art Nouveau e Art Déco, primo fra tutti l’amato François-Louis Schmied). Negli ultimi anni, però, confidava agli intimi che il mondo dell’antiquariato lo aveva stancato preferendo, alla ricerca dei grandi libri, la realizzazione di quelli che maggiormente amava lui, per condividerli con pochi amici.
19/12/23
5 notes · View notes
cinquecolonnemagazine · 4 months
Text
Elefanti e zanzare
Ci sono tanti modi di riempirsi di debiti, dai più nobili ai più beceri. C’è chi firma cambiali per comprarsi l macchinone, chi è costretto ad aprire un mutuo per pagare le spese mediche a un figlio. C’è chi compra una casa per la sua famiglia e chi, moderno Dimitri Karamazov, si sputtana tutto in feste donne alcol e droghe. C’è chi lo fa per se, chi per i propri familiari, chi per investimento e chi per vanagloria. E poi c’è Novello Malatesta, mio nuovo eroe. Siamo nel 1400, a Cesena. Si respira aria di Rinascimento, ma la vita non è affatto facile: l’Europa è devastata da ondate successive di peste nera, l’Italia è dilaniata da guerre. Le condizioni igieniche sono terribili, la mortalità infantile è altissima, l’aspettativa di vita media è di trentacinque anni. La cultura? Roba per pochi. La stampa devono ancora inventarla, la carta è poco diffusa, i libri sono rari e difficili da realizzare. Costosissimi. In un’epoca in cui potere e ricchezza si misuravano in terra, un manoscritto in pergamena arrivava a costare l’equivalente di due o tre poderi. Bene, in questo scenario si svolge la storia di Domenico Malatesta, signore di Cesena, soprannominato Novello. L’emblema dei Malatesta era l’elefante indiano, e Novello scelse come effige un Elefante accompagnato dall’epigrafe: “L’elefante non teme le zanzare” Era un bel personaggio Novello. Costantemente in lite col fratello Sigismondo, signore di Rimini; liti che per anni sfociarono in una sanguinosa guerra, terminata solo grazie all’intervento pacificatore degli Este. Ma le guerre col fratello erano solo una distrazione da quello che era il suo intento principale: far grande la sua città. E così, malgrado le guerre e le liti familiari, durante gli anni illuminati del suo governo commissionò fortificazioni, ospedali, importanti opere di ingegneria civile (tra cui addirittura un traforo nel quale far scorrere un canale che doveva alimentare mulini). E poi iniziò la costruzione di quello che era il suo sogno, e che diventò la sua ossessione: la grande Biblioteca Malatestiana, quella che diventerà la prima biblioteca civica d’Italia. Commissionò la costruzione all’architetto Matteo Nuti, e insieme a lui concepì quella che è uno dei più palpabili esempi di amore per la cultura. Il fuoco, nemico per definizione dei libri, era bandito, quindi niente candele. Per poter leggere serviva la luce, quindi la struttura doveva essere piena di finestre. Anche l’acqua è nemica dei libri, quindi serviva un giusto grado di umidità e un’adeguata areazione. Il risultato è una biblioteca pensata come una chiesa, dove però la divinità venerata sono i libri. I libri, preziosissimi, sono incatenati ai banchi, i meravigliosi “Plutei” in legno, che fanno da panche, scaffali e leggio. La particolarità qui è che non è il libro che viene portato al banco di lettura, ma è lo studioso che deve andare dal libro, che ha una sua posizione fissa. Il libro al centro, più dell’uomo che lo legge; il libro come oggetto di culto di rispetto e venerazione, in una biblioteca che sembra una Cattedrale. Così il nostro Novello, dopo aver definito il progetto, inizia a spendere per le opere di realizzazione. Intanto c’è la Peste, ci sono le guerre col fratello, ci sono le carestie: Novello non si fa distrarre, e porta avanti il suo sogno. La biblioteca sarà dichiaratamente pubblica, a beneficio della cittadinanza, ma ad un tratto le autorità cittadine, spaventate dall’aumentare vertiginoso dei costi, decidono di tagliare i fondi, dirottandoli su capitoli di spesa più concreti, e bloccano il progetto: Novello non si scoraggia, mette mano al suo ingente patrimonio personale, e di tasca sua continua a finanziare i lavori e ad acquistare volumi. I suoi consiglieri finanziari sono molto preoccupati, i fondi, pur abbondanti, sono agli sgoccioli, cercano di dissuaderlo e fermare quel suicidio economico: Novello se ne frega e compra sette rarissimi testi ebraici. Le casse sono ormai vuote, la biblioteca è completa ed inaugurata, ma non porta alcun reddito perché aperta gratuitamente a tutti gli studiosi; Novello riceve una lettera da Costantinopoli dove un suo agente ha reperito quattordici manoscritti greci, acquistabili per una somma da capogiro: Novello non ci pensa un attimo, si indebita mettendo a garanzia il suo patrimonio immobiliare personale e, contentissimo, perfeziona l’acquisto. Alla sua morte lascerà per testamento la biblioteca alla città di Cesena, con precise disposizioni sulla pubblica fruibilità e sulla figura professionale che dovrà prendersi cura dei libri (per i quali aveva previsto in pagamento di un fondo a parte). Ho un debole per chi vive di passioni. Se poi queste passioni sono destinate al bene collettivo, mi emoziono. Me lo immagino Novello, dopo aver firmato il mutuo per l’acquisto dei 14 codici greci; mi sembra di sentire la sua impazienza, nell’attesa che i libri arrivino da Costantinopoli; mi sembra di percepire il suo orgoglio, nel pensare a quanti potranno accedere gratuitamente a quella immensa fonte di cultura altrimenti preclusa a tutta l’Italia. Mi sembra di sentire i bisbigli e i mormorii dei suoi grigi burocrati, dei contabili, dei concittadini benpensanti che lo prendevano per pazzo: riempirsi di debiti per regalare libri al popolo, che follia! Ma gli elefanti non temono le zanzare E allora vai avanti Novello, per la tua strada. Da parte di tutti noi , amanti della lettura che hanno la fortuna di vivere in un’epoca in cui i libri sono accessibili a tutti, ti giunga un immenso ed imperituro grazie. E che questa storia possa aiutare tutti noi, ognuno di noi, a ricordarci ogni giorno come vogliamo vivere la nostra vita. Ogni giorno facciamo scelte che in qualche modo definiscono quello che siamo: Sta a noi decidere se essere Elefanti o Zanzare Foto di Andrea Sylos Labini per Cinque Colonne Magazine Read the full article
2 notes · View notes
crazy-so-na-sega · 1 year
Text
Chi non ha messo le mani (o gli occhi) su una bella distopia ultimamente? La distopia negli ultimi dieci-quindici anni è diventato un genere accettato dalla cultura mainstream, e l’uso dell’aggettivo “distopico” non spaventa più chi scrive le fascette dei libri o le descrizioni dei film in streaming. Eppure, proprio questa diffusione sembra aver snaturato da una parte il senso della stessa parola “distopia”, rendendolo più vago e sbiadito, un non-genere capace di contenere storie che a ben guardare di distopico hanno poco o nulla. Proviamo a fare mente locale e stabilire cosa si intende per distopia e perché questo termine viene sempre più spesso usato a sproposito.
“Non è solo distopia”
Tumblr media
Con l’evolversi della narrativa commerciale e la codifica di confini tra i diversi generi, la distopia è stata tradizionalmente posizionata all’interno della fantascienza: trattando infatti delle possibili evoluzioni della società, si colloca a buon diritto all’interno di quella narrativa speculativa che cerca di indagare le possibili conseguenze di sviluppi scientifici e sociali. Non sono rari infatti i casi di distopie basate sull’introduzione di particolari tecnologie o sulle conseguenze di innovazioni nei rapporti sociali.
È successo però che alcuni grandi classici della distopia (e la menzione scontata è per 1984, Il mondo nuovo, Fahrenheit 451) facessero presa su critica e cultura e finissero così per essere isolati dal più ampio contenitore della fantascienza a cui appartenevano. Per quello strano fenomeno per cui se un libro di fantascienza con qualità letterarie “non è solo fantascienza”, per molti la distopia vive come un genere a sé, forse per la sua più esplicita componente politica che la fa assimilare a letteratura più “impegnata”.
Il peggiore dei mondi possibili?
Ma indipendentemente dalla sua classificazione, quali sono i caratteri fondamentali della distopia? Per essere inquadrata come distopica, una storia deve essere ambientata in un qualche tipo di società distorta, in cui alcuni aspetti poco desiderabili che già si trovano nel mondo sono esasperati e costituiscono la base stessa del potere. Razzismo, sessismo, classismo, fondamentalismo religioso, consumismo, capitalismo, complottismo, scientismo: tutti questi -ismi sono materiale valido per l’impostazione di una società distopica, che di solito prevede l’imposizione di questi valori a tutta la popolazione e un severo controllo affinché nessuno si discosti dai precetti del regime.
Tumblr media
Un’altra caratteristica fondamentale ma spesso trascurata è riassunta dall’adagio “l’utopia di qualcuno è la distopia di qualcun altro”. Questo significa che la distopia deve essere in qualche modo seducente: perché un sistema politico si instauri c’è bisogno infatti che ottenga un certo grado di consenso, e quindi è naturale che una parte (maggioritaria) della popolazione creda nei valori del regime. Una storia in cui l’Impero Del Male, Inc. ha conquistato il potere con la repressione e la violenza e mette a morte chiunque sbadigli non può considerarsi una distopia, perché è evidente che un tale sistema non potrebbe mai avere nessuno dalla sua parte.
Si può obiettare che la storia ha dimostrato che regimi del genere sono stati davvero capaci di arrivare al potere e mantenerlo per anni, ma come sempre la realtà dei fatti è diversa dalla realtà narrativa. Lo scopo di una distopia non è lo stesso del giornalismo d’inchiesta che si occupa di indicare le malefatte dei potenti, ma piuttosto quello di suggerire in maniera più sottile come ciò che per certi versi ci può sembrare giusto e auspicabile potrebbe diventare il cardine di un regime capace di privarci della libertà, magari con il nostro pieno sostegno.
In questo senso, come l’utopia ci mostrava il migliore dei mondi per evidenziare le differenze con il nostro, la distopia ci mostra il peggiore dei mondi per mostrarci le affinità con il nostro.
La distopia è roba da ragazzi
Tumblr media
Le storie young adult sono in sostanza storie di formazione di adolescenti che prendono coscienza del loro ruolo nel mondo. E quindi quale migliore contesto per esplorare l’angst adolescenziale che quello di una società repressiva? La battaglia del giovane protagonista contro il potere costituito rappresenta quella più universale dell’individuo per affermare la propria individualità nei confronti della famiglia e delle pressioni sociali in generale. Non si può quindi condannare come inappropriato il collegamento tra questi due ambiti della narrativa.
Il problema semmai è stata proprio la massificazione di questo tipo di storie, che ha portato inevitabilmente a un ribasso costante nella qualità e nella densità delle opere. Se Hunger Games si può ancora considerare una buona storia distopica, molti dei suoi emuli si limitano a descrivere le avventure di un gruppo di protagonisti in lotta contro un Impero Del Male, Inc. che ha ben poco di accattivante e non si capisce come eserciti il suo potere visto che tiene in prigione metà della popolazione mondiale. In questo caso si assiste spesso a una reductio ad hitlerum, quel cliché narrativo per cui i cattivi sono cattivi sotto tutti i punti di vista, incarnano tutte le peggiori caratteristiche dell’umanità e si configurano come una rappresentazione nemmeno tanto velata del nazismo hollywoodiano. Gli eroi quindi non possono fare altro che combattere visto che è in gioco la loro stessa sopravvivenza, e di conseguenza manca quella componente di seduzione che la distopia dovrebbe esercitare sui suoi cittadini.
Un altro punto di confusione che si ritrova spesso nelle distopie young adult (ma che poi si è diffuso anche a quelle “per adulti”) è la sovrapposizione fra distopia e postapocalittico: se è vero che da una devastazione globale si può innescare un regime distopico, non basta parlare di un mondo in rovina per ottenere la qualifica di distopia. Infatti un asteroide o un’invasione aliena, un collasso climatico o un attacco zombie non si possono considerare come mezzi tradizionali di costruzione di un sistema politico. Possono esserne la causa scatenante, ma non rappresentano di per sé la condizione sufficiente per parlare di distopia, che invece deve essere una scelta cosciente operata da una parte della società.
Se tutto è distopia niente è distopia
Tumblr media
Il problema è che con questo criterio tutto diventa distopia. Poiché non esiste a memoria d’uomo una società perfettamente equilibrata, tant’è che per immaginarle ci siamo inventati appunto l’utopia, va a finire che una qualunque storia ambientata in un qualunque periodo storico o mondo immaginario diventa una distopia. E se tutto è distopia, niente è distopia. Con questa definizione, si potrebbe parlare di distopia anche per X-Files, in cui un governo corrotto nasconde le informazioni ai cittadini; potrebbe essere una distopia Star Wars, perché l’Imperatore ha conquistato il potere e usa la forza per mantenere il controllo; e che dire del Signore degli Anelli, in cui il Signore Oscuro controlla la Terra di Mezzo grazie al potere dell’Anello?
In tutte queste storie è chiaramente presente un livello di conflitto tra gli individui e il mondo di cui fanno parte, ma questo è un elemento di base di qualunque storia. Si potrebbe in alcuni casi dire che certe opere hanno elementi di distopia, così come si può dire che abbiano elementi del thriller o del romance, ma una distopia vera e propria è quella che costruisce la storia proprio intorno all’idea di società disequilibrata in cui il potere si basa su valori distorti.
La distopia del Covid
Negli ultimi mesi la distopia è diventata un trending topic per via delle misure previste per contenere l’epidemia di Covid19. La parola “distopia” così si è affacciata nei titoli dei giornali, nei talk show politici e nei tweet dei capipartito. L’associazione è diventata immediata nel momento in cui le esigenze sanitarie hanno reso necessaria una (discutibile quanto si vuole) limitazione delle libertà personali.
Questo ha portato la distopia nel dibattito pubblico e ne ha ulteriormente snaturato il senso, perché è diventato argomento di attualità e soprattutto di campagna elettorale.
La verità è che, quando mai ci troveremo a vivere all’interno di una distopia, non ce ne accorgeremmo nemmeno. Anzi, probabilmente saremmo i primi a sostenere l’affermazione di questo Mondo Nuovo che non potrà che portare pace e prosperità.
Di  Andrea Viscusi -6 Agosto 2020
4 notes · View notes
nonmidarefastidio · 2 years
Text
ma se io avessi voglia di leggermi un libro* che su ebay costa un'esagerazione e che non riesco a trovare nemmeno su z-library in ebook... come potrei fare? altri siti interessanti per gli ebook? mercato nero di libri rari sottocosto?
* Lulù Delacroix di Isabella Santacroce
6 notes · View notes
Text
Umberto Eco - La Biblioteca del Mondo - Speciale Tg1 - Puntata del 07/04/2024
Più di 30.000 titoli contemporanei e 1.500 libri rari e antichi: volumi che riempiono i ripiani delle librerie, occupano i tavoli di casa, affollano sportelli e casse, formano pile accatastate sul pavimento, e che costituiscono quell’entità fisica che Umberto Eco ha definito “memoria vegetale”, nella quale si trova la sua anima. Un mondo a sé, una casa – biblioteca – studio che Umberto e Renate…
View On WordPress
0 notes
enkeynetwork · 2 months
Link
0 notes
emilianobertelli · 2 months
Link
0 notes
lamilanomagazine · 4 months
Text
Degrado e abbandono: sequestrata la storica Biblioteca comunale di Capri
Tumblr media
Degrado e abbandono: sequestrata la storica Biblioteca comunale di Capri. I Carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Napoli, lo scorso 26 gennaio, in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Campania, hanno sottoposto a sequestro preventivo la Biblioteca comunale “Luigi Bladier” di Capri. L’operazione rappresenta l’epilogo di una vicenda iniziata due anni fa, quando la Soprintendenza, guidata dal Dott. Gabriele Capone, ebbe modo di ispezionare i locali della Biblioteca comunale, constatando lo stato di degrado e abbandono in cui versavano. Da quel momento ne è intercorsa una serie di intimazioni e direttive da parte della stessa Soprintendenza, tese a salvaguardare il ricco patrimonio librario, senza però sortire alcun effetto migliorativo o propositivo da parte dell’amministrazione comunale caprese. Da qui l’ispezione scattata con i militari del Nucleo TPC di Napoli, guidati dal Cap. Massimiliano Croce, che ha portato al sequestro preventivo d’iniziativa dell’intera biblioteca, con all’interno circa 2000 volumi, di cui 80 mt. lineari di libri antichi, databili tra il XVI e il XIX secolo, ritenuti dagli esperti rari, di pregio e di inestimabile valore. La Procura della Repubblica di Napoli coordinerà le indagini per stabilire eventuali omissioni e responsabilità costituenti un serio rischio per il deterioramento e la definitiva perdita dei beni librari in sequestro, trovati dagli inquirenti in condizioni fatiscenti, tra muffe, calcinacci e insetti infestanti, oltre che privi di qualsivoglia catalogazione, cartellinatura e bollatura, ritenuti indispensabili per il rintraccio in caso di dispersione. Le attività che conseguiranno al sequestro saranno tutte orientate, sotto l’attenta direzione della Procura di Napoli e della Soprintendenza per i Beni Archivistici e Bibliografici della Campania, al recupero del ricco patrimonio librario, in modo da poterlo adeguatamente catalogare, restaurare e conservare, rendendolo definitivamente fruibile alla collettività. https://videopress.com/v/PpmpcbKm... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes