Tumgik
#ma era abbastanza convinta
emozionidinchiostro · 10 months
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Appena uscita dall’ultimo incontro di diagnosi con la mia psi perché sospetta che io abbia l’ADHD
Mezzo che non so se mi viene da ridere o da piangere
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2stelle · 8 months
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papesatan · 4 months
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E già qualcuno fra i parenti ha osato chiedermi del concorso. Ma come, non partecipi? Vedo già le mie zie insegnanti partir gagliarde con le solite domande cui non saprò cosa rispondere. La verità porterebbe a una bruta discussione, meglio tentar la via della cieca ignoranza o, peggio ancora, della menzogna compiacente. Ogni volta resto muto e interdetto, incapace di soffrirne a voce, perché ho un lavoro, cristo, un lavoro creatomi dal nulla, MI SONO DATO un lavoro e per loro non è abbastanza, perché non è un posto pubblico. Forse chi ha visto Quo vado? ma vive al nord non ha ben chiaro quanto quel film ritragga fedelmente la gretta mentalità della mia terra, ma è davvero così e non fa ridere per niente. Ricordo ancora benissimo i mesi precedenti l’apertura, il silenzio dei parenti, il vuoto intorno, le risatine di mia nonna: “Ma verrà qualcuno?” e l’insistenza di mia zia: “Hai mandato le Mad? Dovresti provare col sostegno, da lì è più facile entrare” (e di questa immonda realtà parleremo un’altra volta). Ci litigai, speravo d’aver chiarito una volta per tutte le mie intenzioni, ma puntualmente dopo qualche mese tornò a chiedermi: “Allora, hai mandato le Mad? Nessuna supplenza?” “Eh, no” mentii “purtroppo nulla”. Ci rinuncio, perché quella dei nostri genitori ormai è una generazione totalmente slegata dalla realtà, convinta di vivere ancora gli anni ‘90, dove tutto era possibile, dove entravi dove volevi con l’aiuto di zio Cosimino, dove il politichino di turno sistemava gli amici di amici, dove una laurea e un concorso significavano qualcosa. Oggi la mia dipendente, povera crista che quando non lavora passa le giornate a studiare, mi ha rivelato che per la sua classe di concorso i posti messi a bando per la Puglia saranno 3. Come dovrei non incazzarmi? Come si può restare calmi di fronte a tanto schifo? Capite perché ho mandato tutti al diavolo, aprendo la MIA scuola? Non possiamo star qui a invecchiare all’ombra di mamma e papà, in attesa che lo stato ci permetta di fare ciò che abbiamo sudato e studiato decenni per fare. In famiglia nessuno sa che ad aprile ho rinunciato all'orale. Non li ritengo stupidi, è probabile che qualcuno abbia capito (forse mia madre?), dall’Usr dell’Emilia Romagna si sono fatti vivi dopo un anno (un anno!) dal superamento dello scritto, questo sì, ma è poco plausibile che venga indetto un nuovo concorso senza aver posto fine al precedente. Almeno il dubbio deve averli sfiorati. Ma non ho il coraggio di dirglielo, lascerò che lo capiscano da sé, se vogliono, non sopporterei la cenere di quegli sguardi delusi, il ricordo di mio padre che dopo lo scritto esulta al telefono: “Volesse Iddio che ti sistemi”, la segretaria dell’Usr che alla rinuncia insiste incredula al telefono ed io che le rispondo: “Non posso, ho cambiato vita”. No, la verità li ammazzerebbe, non so manco perché poi. E la cosa che mi fa più ridere è che proprio loro, le mie care zie insegnanti, gente del mestiere, non capiscono che non potrei affiancarlo in nessun modo a ciò che già faccio, perché è già un lavoro a tempo pieno. Come potrei mai dedicarmi il pomeriggio al doposcuola e preparare al tempo stesso le lezioni del giorno dopo? Partecipare ai consigli, collegi vari, attività pomeridiane ed essere ubiquamente al mio locale? Gestisco un’attività, cazzo, non è mica il lavoretto dell’estate. Ma non lo capiranno mai tanto, meglio che m’abitui sin da ora a ripetere: “Oh, sì, eccome se ho sentito! Non vedo l’ora di tentar la sorte anch’io alla lotteria!”    
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tinxanax · 1 year
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Ho fatto la spesa ad uno sconosciuto.
Sta mattina, mentre andavo a lavoro, passo davanti al solito supermercato. Fuori stava un signore a fare l’elemosina con un cartello. “Non ho soldi, a casa ho una figlia di 5 anni, mia moglie mi ha lasciato.” Mi chino per salutarlo, tiro fuori il portafoglio per lasciargli della moneta. Non ne avevo. Rimango immobile per un secondo, perché ero convinta di esserne piena, lui alza le spalle sorridendo come a dire “non importa, tranquilla”. Ci penso un istante, e decido di invitarlo a entrare con me nel supermercato. Tiro fuori 20 euro, “sono tuoi, li spendiamo insieme adesso”. Mamma mi ha insegnato che chi fa l’elemosina, potrebbe farla per la droga, quindi meglio dargli poco, o offrirgli direttamente del cibo. Prende varie cose. Latte, cereali, biscotti, pasta, pomodoro etc… mentre facciamo la spesa vuole chiacchierare, mi sento un po’ in difficoltà perché lui parlava prevalentemente inglese e il mio inglese era abbastanza scadente, ma mi fa addirittura i complimenti dicendo che anche se parlo un inglese molto basilare, ho un ottima pronuncia.. chissà!Andiamo a pagare, alla cassa ci danno il resto, una cosa tipo tra i 4 e i 5 euro. La cassiera li da a lui, lui li porge a me. “Sono tuoi questi, graziie della spesa”. Lo porto nel bar accanto e do quei soldi al barista, chiedendogli di dare quanto possibile con quei soldi per fare la colazione al signore. Ci salutiamo, ritorno sulla strada per andare a lavoro. Mi ha fatto sentire bene fare questa cosa. Mi ha fatto sentire proprio bene.
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vintagebiker43 · 5 months
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Autentica virilità
Vi è mai capitato di andare a vedere un western e scoprire che il vostro vicino di poltrona, per immedesimarsi, è venuto al cinema vestito da capo indiano, con tanto di penne in testa? O vedere Rashomon in mezzo a un pubblico in costume da samurai? O Ratatouille in una sala piena di persone travestite da ratto?
A Spilimbergo, in Friuli, si è potuta vivere un’esperienza simile. Una specie di “realtà aumentata”, con parte del pubblico convinta di essere nel cast del film. Proiettavano Comandante, ambientato nella Seconda guerra mondiale, e una decina di persone è entrata in sala con l’uniforme nazista.
Li guidava un consigliere locale di Fratelli d’Italia, che ha poi spiegato trattarsi di una “presenza scenica con alcuni elementi delle associazioni d’arma”, tra le quali la nota sezione provinciale del Fante (motto: “I fanti sempre presenti!”). Scopo della “presenza scenica” era rendere onore, in uniforme nazi, alla “autentica virilità” della quale il film offre esemplare testimonianza.
Ovvio che si tratti di fascisti, si spera di una certa età. Meno ovvio come ci si possa esporre, oltre che alla reazione di disgusto di chi ancora crede che il nazismo sia disgustoso, a una figura così ridicola di fronte ai propri concittadini, costernati dalla mascherata.
“Ma quello lì vestito da nazista, sarà mica il Bepi?”. Sì, è proprio il Bepi. Al quale, come eventuale attenuante, possiamo concedere di non avere mai visto quelle puntate di Happy Days nelle quali il capofamiglia Howard Cunningham, per andare alle riunioni del suo club, la “Loggia del Leopardo”, esce di casa con un enorme berretto maculato. E tutti ridono.
Ve lo dico spesso, ma mai abbastanza: questi qui, non bisogna mai smettere di prenderli per i fondelli.
- Michele Serra -
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harshugs · 2 months
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vivo in una città grande ma piccola
nel senso che nonostante sia una città vera e propria, SI CONOSCONO TUTTI manco fosse un paesino di 1000 abitanti
su tiktok ci sta una tipa mezza famosa che sono abbastanza sicura faccia la modella, sta tipa però veniva al liceo con me e anche se faceva un’altro indirizzo rispetto al mio la beccavo tutti i giorni alle macchinette o nelle vicinanze dell’istituto, ma al tempo non era conosciuta in giro
vabbè, poco fa ero appunto su tiktok e mi esce un suo video con una marea di like e commenti, allora per pura curiosità vado a vedere il suo profilo e alcuni suoi video
dopo 2 minuti che scorro mi trovo un tiktok di lei e la sua migliore amica
mi rendo conto di conoscere anche l’altra ragazza, e mi ritorna in mente qualsiasi cosa sia collegato a lei: veniva con me all’asilo ed eravamo stra amiche, poi ci siamo perse per qualche anno cominciando le elementari, e poi me la ritrovai a fare gli scout con me per 4 anni, e anche lì eravamo abbastanza amiche, anche se i nostri caratteri non cozzavano molto bene al tempo, però era stata la vice capo della sestiglia (= squadra) della quale io ero capo
poi io abbandonai gli scout e non vidi più quella ragazza
però cioè mi fa stranissimo che queste due persone che hanno avuto una piccolissima parte nella mia vita in passato, si conoscano e siano migliori amiche tra di loro, potendo scegliere e conoscere letteralmente tutte le persone dell’intera città (fate conto che ci sono più di 800k abitanti)
e una cosa come questa mi è capitata TANTISSIME volte, tipo che sempre una che veniva agli scout con me e che ho frequentato per un po’ di tempo grazie a due ragazzi con cui uscivamo, adesso è fidanzata con una ragazza che conobbi ad un campo estivo (non scout) e che era amica di una mia amica d’infanzia (tra l’altro penso sia stata una delle mie prime crush femmine)
poi tipo un ragazzo con cui ho avuto un bel periodo di amicizia conosceva le mie maestre dell’asilo dove andavo io da piccina perché aveva iniziato a lavorare lì
oppure il vicino di casa (e vecchia crush) della mia migliore amica è l’ex fidanzato della migliore amica di un’altra mia amica, e (grazie a me) tutte loro tre si conoscono perché io le ho fatte conoscere
poi vabbè tutto il resto non mi viene in mente, però io rimango sempre scioccata da queste cose
io ero convinta che in città così grandi non ci si conoscesse tra tutti, e invece boh cioè siamo tutti in qualche modo collegati tra noi anche se veniamo da zone opposte della città
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libero-de-mente · 2 months
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Era una sera d'estate. Faceva caldo e il sole ritardava a tramontare del tutto. Scesi in strada per portare, a fare i suoi bisogni, un'allora giovanissima Minù. Era una sera d'estate in cui camminando stavo pensando a cosa ne sarebbe stato di me. Carico di preoccupazioni e pensieri.
Fu durante quel mio alienarmi dalla realtà, immerso nelle mie riflessioni, che venni riportato nel mondo reale da una voce.
Ero sul marciapiede e un'automobile con a bordo una coppia si accostò a me: - Mi scusi - mi disse la donna seduta dal lato passeggero - Mi scusi, saprebbe dirmi dov'è la Via Roma?
Immediatamente il mio pensiero andò a tutte quelle persone che nella vita mi avevano chiesto informazioni stradali. Mi sono da sempre chiesto che fine abbiano fatto. Finite in una terra di mezzo che sta tra la provincia di Bergamo e l'Islanda. Scomparsi.
Ero nel panico, mi sentivo carico di responsabilità.
- Mi scusi, lei sa dov'è la Via Roma? - incalzò nuovamente la donna, riportandomi di nuovo alla realtà.
- S-sì, sì l'ho sentita ancora questa via, ma adesso mi sfugge dove sia...
- Non è del posto lei?
- Eeeh... - volevo dire di no che ero forestiero, ma sarei stato un grande bugiardo. Da quando sono nato ho sempre vissuto in quella zona - Guardi è una via che ho sentito - risposi con voce flebile mentre mi gratto la testa - Ma ora non mi ricordo... forse è un po' più in giù - indicando in maniera poco convinta con il braccio teso e l'indice ondivago.
- Va bene - mi rispose garbatamente lei - La ringrazio lo stesso.
L'automobile ripartì con quella velocità classica di chi, dal suo abitacolo, cerca di leggere i cartelli delle vie urbane.
Proseguii il cammino con Minù, volevo riprendere i miei crucci. I pensieri tediosi. Ma un tarlo girava nel mio cervello "Via Roma" continuavo a ripetermi. In realtà il nome di quella via del mio paese non mi era affatto nuova. Anzi, ero abbastanza sicuro una qualche relazione con la mia vita quella via l'avesse.
Camminavo con Minù al guinzaglio e il capo chino per quel tarlo.
"Via Roma".
Un lampo passò nei miei occhi, ne sono sicuro perché lo sentii chiaramente.
Alzai la testa. Avevo voglia di urlare eureka. Ma non lo feci.
Anzi, quando rividi quell'automobile transitare dall'altro senso di marcia alzai la mano per attirare l'attenzione.
L'auto si fermò e questa volta fu l'uomo alla guida che mi chiese: - Si è ricordato dev'è la Via Roma?
- Si, certo! Ora me lo sono ricordato - risposi fiero di me stesso.
- Bene - mi disse sorridendo - Allora dove si trova?
- È questa! - risposi con tono solenne.
- Come questa...
Credo che a quel punto il tizio cominciasse a nutrire qualche dubbio sulla mia affidabilità, infatti poi aggiunse - Ma ne è sicuro?
- Certamente - ribattei con tono solenne - Vede quella casa lì? Ecco è casa mia, il mio indirizzo è Via Roma. Quindi questa è Via Roma.
Mi ricordo, mentre l'automezzo si allontanava, il suono delle risate di pancia della tipa in auto.
Fu ascoltandole che divenni rosso e compresi che avevo appena fatto una figura barbina.
Ma del resto questo è anche il mio mondo, l'universo di un neurodivergente.
Che può perdersi in un bicchiere d'acqua, ma sa anche trovare soluzioni per sopravvivere in un oceano di neurotipici competitivi. In un mondo, quello attuale, dove si usano i navigatori e non ci si ferma più a chiedere dove si trova una via, una piazza o un vicolo.
Che era un modo anche per conoscere le voci delle persone e la loro gentilezza.
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whichuniverseisthis · 6 months
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Avrò il mio momento da italiana media, ma voglio commentare questa stagione di Bake Off fin'ora.
-Mi dispiace ma la ship esiste ed è innegabile. Ho convinto la mia migliore amica a guardare Bake Off letteralmente solo facendole vedere Gabriele e Tommaso insieme.
-Tommaso è tutto piccolo e carino, ma ogni volta che apre bocca tira fuori one-liner dietro one-liner e ogni volta mi spezza (per non parlare dei suoi commenti su Twitter).
-A proposito di Twitter. È. Così. Tossico. L'avevo già capito l'anno scorso con l'odio ingiustificato verso Ginevra, ma il modo in cui si offendono ogni volta che Giovina viene salvata. Dio mio, calmatevi, è uno show, non vengono ammazzati gli altri concorrenti.
-Sono abbastanza convinta da quello che ho visto che il momento in cui Gabriele dice di non conoscere Micheal Jackson sia inscenato.
-Giovanni è un mood di vita, non so da dove sia uscito fuori ma lo amo. Quando uscirà piangerò tanto.
-Idem Davide, ma più per la sua ansia che per il mood.
-Sofferto tanto per l'uscita di Xi. Per me lei, Gabriele, Tommaso, Fabio e Irene erano la top 5. Immaginatevi la mia reazione quando due di loro sono uscite una di seguito all'altra.
-Ora punto su Danila per la quota femminile della semifinale. E per orgoglio bresciano, come l'anno scorso con Davide.
-Altro mood per me era Dany. Una regina, è uscita solo per sfiga. Idem Aurèlien.
-Gli occhiali di Eleonora erano bellissimi.
-Unpopular opinion, scommetto che se Gabriele e Tommaso fossero stati insieme nella prova a squadre sarebbero andati male, tipo Chiara e Davide l'anno scorso.
-Il tema dei sogni mi piace un sacco, e fin'ora lo stanno rispettando benissimo.
-In generale amo l'amicizia che c'è fra tutti i concorrenti quest'anno. Non sono divisi in gruppetti, il che è proprio bello. Amo vedere i loro post il venerdì sera mentre guardano le puntate tutti insieme.
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pizzettauniversale · 11 months
Note
Ciao auri, spero di non disturbarti.
Leggo molto spesso il tuo blog e mi piace la tua sincerità e il tuo modo di raccontare le cose.
Non so perché sto scrivendo a te questa cosa, forse perché tutte le persone che conosco nella vita reale sono di parte e vorrei un parere esterno e perché ho visto che hai pochi anni più di me e che convivi con il tuo ragazzo.
Io ho 22 anni e sto da parecchi anni con un ragazzo, quando abbiamo cominciato la relazione era ovviamente un giochino di ragazzini che non credevo sarebbe durato più di qualche mese e che invece è cresciuta pian piano insieme a noi.
Lui abita da solo, io abito con i miei e sto ancora frequentando l'università, mi mancano 3 anni e, a parte qualche lavoretto saltuario, non lavoro.
Lui vorrebbe che andassimo a convivere, io non mi sento assolutamente pronta in questo momento e questo ci porta a discutere davvero tanto perché io non riesco a fare capire che il mio dire di no non significa che non voglia un futuro con lui o che non lo ami abbastanza, ma semplicemente per me non è questo il momento.
Insomma ho 22 anni, ancora sto studiando, ho paura di affrettare le cose.
Secondo te sbaglio? Tu eri subito convinta?
E se non sbaglio, come posso fargli capire che davvero è solo questione di tempi magari diversi che abbiamo e che non è mancanza di amore/fiducia?
Spero di non essere stata indiscreta, in caso contrario ti chiedo scusa.
Buonanotte!
Buongiorno, non è una domanda indiscreta tranquilla.
Allora io dopo un mese che stavo con il mio ragazzo ho pensato che avrei voluto stare con lui tutta la vita, però ci siamo sempre detti che al primo posto ci siamo noi stessi, poi ci siamo noi come coppia. Per questo motivo, nonostante io mi sia trasferita a Roma nel 2020, non siamo andati a convivere, perché volevamo finire l’università, concentrarci su di essa e solo nel momento in cui saremmo diventati indipendenti sarebbe arrivata la convivenza. Così è stato, mi sono laureata a luglio, ho trovato lavoro a Roma, avevo bisogno di una nuova casa perché a 25 anni con i coinquilini anche basta (soprattutto con quelle dell’anno scorso), lui si è laureato a dicembre ma già lavorava e siamo andati a convivere.
Tu non sbagli, tu vuoi i tuoi tempi ed è giusto così, non puoi essere forzata a fare qualcosa che non ti va, soprattutto perché non sono dei buoni presupposti per convivere. Non si può forzare una persona alla convivenza.
Devi parlarci a cuore aperto, dire la verità: io ti amo, però non sono pronta a convivere, non è il momento. Ti prego di capire e di rispettare i miei tempi.
Non ci sono altre alternative e ricorda che gli ultimatum non sono un buon segno.
Buona giornata 🌸
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lacanzonedi · 2 years
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Marsupializzazione del Bartolino.
L'operazione a cui mi sono sottoposta è la Marsupializzazione del Bartolino e all'inizio di questa storia non trovavo abbastanza info/testimonianze sul post operatorio di gente che lo aveva, per cui ho deciso di fare questo post per fare chiarezza e magari essere di aiuto e tranquillizzare qualcuno.
Cos'è e com'è iniziato??
Le ghiandole di Bartolino sono piccole ghiandole che si trovano nella vulva ai lati dell'orifizio vaginale la cui funzione è quella di produrre i fluidi per la lubrificazione nei rapporto sessuali. In sostanza, si trovano nella patata, nel gergo 'di paese'. Un anno fa, del tutto all'improvviso, ho notato questo gonfiore laterale. Durante la visita, la ginecologa mi ha detto che era una ciste ma che non era la ghiandola. Che era grande quanto una noce ma non mi dava fastidio, quindi decidiamo di lasciarla stare per ora. Dopo 2 settimane, tutta la zona, tutta la vulva, si gonfia all'improvviso, impedendomi di camminare, sedermi, perfino usare i vestiti, mi toglieva anche il respiro dal dolore assurdo e continuo, un dolore che non mi lasciava nemmeno pensare. Durante un visita mi è stato detto che era una allergia, a cosa non si sa, dovevo cambiare sapone intimo, detergenti, ammorbidente, detersivo, bagnoschiuma, assorbenti, tutto. e l'ho fatto. In quel momento la ciste era sparita e durante la visita il medico mi disse che non avevo nessuna viste del Bartolino. Mi sembra strano, due settimane fa c'era, due giorni fa c'era, ora non c'è più??? L'allergia mi passa, la ciste ricompare, ma cambia forma, essendo una zona di mobilità, è come se si spostasse (in realtà era grande e cambiava forma quindi un giorno era qua, un giorno era là). Passano i mesi, l'allergia ricompare, la cisti scopare di nuovo. Dalla sensazione che ho (e ho avuto anche alla prima allergia) nel momento in cui ha inizio l'allergia, è come se 'qualcosa' si spostasse proprio dove mi si gonfia il tutto, ed io ero convinta fosse la cisti che, cambiando forma di nuovo, si posizionasse esattamente al centro della vulva postando un gonfiore generale ed estremamente doloroso. Niente, nessuno mi credeva, eppure la ciste era sparita dalla zona laterale mentre avevo l'allergia. Penso a questa teoria anche perché ho usato gli stessi prodotti per anni e proprio ora mi fanno allergia? li cambio e per 6 mesi vanno bene e ora mi fanno allergia? strano. Vivo tutti questi mesi coi farmaci in borsa con la costante paura di sentirmi male all'improvviso. Non ho dolore, ma costante fastidio e io ho una paura matta degli ospedali fin da piccola, per cui penso che finché non ho dolore va bene così, anche perché nessun medico mi disse di andare in ospedale anche se io espressamente chiedevo se fosse il caso di andarci.
L'operazione:
La situazione diventa insostenibile, la ciste cresce e non posso andare in bici o mettere più i jeans perché ho fastidio. Niente di visibile, ma molto fastidioso anche ogni tanto quando mi sedevo. Dopo aver parlato con 3 ginecologi diversi che mi dicevano mille cose diverse, tento la sorte. Mi affido alla mia solita ginecologa che mi manda in ospedale. Faccio gli esami preparatori al ricovero (ecg, analisi del sangue) e due giorni dopo vado in ospedale. In sala operatoria fanno l'anestesia locale, ma la ciste è più profonda del previsto, per cui marsupializzazione del Bartolino sia (questa potete vederla su google, c'è scritto come la fanno e a cosa serve). L'operazione può essere in day hospital e spesso è così, ma la mia era più grande (il medico che mi ha operato mi disse che dovevo andare prima, perchè era bella grande. la mia riposta: ho girato 3 medici diversi, è a loro che deve dirlo non a me, io mi affido a voi che siete dottori, se voi non me lo dite e anche mi dite che posso stare tranquilla e aspettare, significa che non è grave e non è nulla di che. non deve dirlo a me e che cazzo) per cui rimango ricoverata 3 giorni. L'operazione è durata 20/3O min e ho sentito dolore per tutta l'operazione nonostante l'anestesia. Ho sentito dolore eccome li mortacci. tornata in stanza, ero abbastanza tranquilla. dopo 1h decido di alzarmi per mangiare (potevo perché avevo fatto anestesia locale) e quindi mi alzo. MA ATTENZIONE: non mi avevano detto che avrei perso così tanto sangue. Alzandomi, nonostante ti facciano mettere un assorbente per le perdite NORMALI post operazione, io ho sporcato pigiama, gambe, e mezzo pavimento del bagno col sangue che copiosamente usciva dalla mia vagina. è stato impressionante, ma senza dolore. mi sdraio ancora dopo aver mangiato ed essermi pulita, mi rialzo dopo 3 h e di nuovo mi riempio di sangue e sporco tutto. Tant'è che hanno dovuto portarmi un altro pigiama. Non ero pronta a rimanere 3gg, perché mi avevano detto che sarebbe stato in day hospital, ma giustamente era più sicuro per me rimanere lì, specie dopo tutto quel sangue perso in mezza giornata. La zona era leggermente dolorante e TANTO GONFIA. Tantissimo, tant'è che ho tenuto il ghiaccio per tanto tempo per quei 3 gg. Piegarmi, sedermi, camminare mi erano difficoltosi e dolorosi.
POST operatorio.
Ho avuto perdite di sangue per una 20ina di giorni e gonfiore per circa 18/20gg (normale). Non potevo piegarmi, sedermi o camminare bene e ci ho messo un mesetto per poter camminare di nuovo bene. In realtà sparito il gonfiore sono riuscita a piegarmi di nuovo, ad alzarmi e sedermi senza problemi, arrivavo senza problemi a squat profondo insomma. Ho seguito la terapia farmacologica per 15 gg + sapone adatto che ancora ora uso. La visita di controllo va fatta dopo 30gg, ma io al 34esimo giorno ho iniziato ad avere dei problemi nella zona. La ginecologa mi visita e dice che sono i punti interni che si stanno cicatrizzando e mi dà fastidio. Questo perché i punti in questo caso si riassorbono dopo 30/40gg.
Cose che nessuno mi aveva detto/non trovavo su internet:
le prime due copiose perdite di sangue facevano paura, era un lago davvero, e mi aveva spaventata, sarebbe stato meglio saperlo prima onestamente. Ma non abbiate paura, è normale ed è solo la prima/le prime volte, la sera stessa vedrete un miglioramento enorme (sembra di avere il ciclo normale, a flusso medio i primi 2 giorni, poi basso per i successivi). Lavarsi post operazione è possibile, anzi molto consigliato perchè con le perdite di sangue e il gonfiore, si deve evitare di avere proliferazione batterica. OK che abbiamo gli antibiotici per i primi 7gg e più però bisogna mantenere la zona pulita e cambiare l'assorbente più volte per questo motivo. Il lavaggio è normalissimo, ovviamente con più delicatezza. Nel mio caso ho rifiutato il catetere, ma in alcuni casi lo mettono (o se volete voi, se è dolorosa la minzione), la minzione non è dolorosa ma sicuramente non è come sempre, la zona è indolenzita e come fastidio direi 6 o 7/10, idem espletare l'altro bisogno. Non sforzatevi, ma riposate più che potete, non tentate nemmeno di dormire girat*, perchè anche solo provandoci sentirete un dolore disumano, evitatelo almeno voi. Tenete il ghiaccio i primi giorni, perchè aiuta moltissimo davvero a sgonfiare la zona. A vederla conciata in quel modo post operazione fa impressione e paura, è normale, il gonfiore sparirà nell'arco dei 15/20giorni. Avrei voluto sapere anche che forse era meglio presentarmi prima, quando la ciste è più piccola, ma qui devono essere i medici a dirlo.
IN GENERALE è una operazione non tanto dolorosa, i primi due giorni sono i più difficili, il primo giorno io ero bianca come un lenzuolo e sono quasi svenuta per la debolezza dopo aver perso tanto sangue, ma il secondo giorno già stavo meglio. MANGIATE TUTTO quello che vi danno e CHIAMATE sempre infermir* e oss se ne avete bisogno e la prima volta chiedete espressamente di essere lavati da loro, così da capire bene come fare voi stess* come fare, se avete paura. Io ho fatto così.
NON abbiate vergogna, è il reparto di ginecologie e ostetricia, lì le patate sono tutte al vento e sono dottor* e infermier* e oss che ogni giorno ne vedono mille. la mia patata l'hanno vista in +27 persone in 3 giorni, quindi non fatevi paranoie inutili, guardano la vostra patata come se fosse una mano o un piede. Io sono stata sola, non potevo ricevere visite per le normative covid, e come prima esperienza in ospedale da una che ne ha paura, e dopo la prima giornata a inondare il bagno del mio sangue diciamo che non è stato bello, la prima notte ho pianto per ben 7 ore ininterrotte.
IN SINTESI scrivo questo post per raccontare la mia esperienza, sperando possa essere utile a qualcun*
ciao! - non rileggo perché se no piango a ricordare l'ultimo anno di sofferenza, qui l'ho riassunto molto levando tutto il peso psicologico che ne è derivato, con la frustrazione di 10 mesi tra medici diversi che mi dicevano Bartolino si Bartolino no, ciste c'è ciste non c'è, non è stato facile come ho descritto, ma l'operazione invece comprende tutto ciò che è successo davvero, idem il post operatorio. L'operazione è avvenuta a settembre. se dovesse venirmi in mente altro, lo aggiungo! per le domande, sentitev* liberi di chiedermi qualsiasi cosa. credo che ci siano poche info in merito ed è giusto parlarne perché in realtà è una cosa super comune ma tutti tacciono.
NOTA BENE la mia non è una descrizione medica, come si può notare, ma la mia sola esperienza da paziente.
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astraeaboann · 1 year
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Sono sempre stata considerata 'emotiva', 'drammatica', 'complicata' ed 'esagerata'. Nonostante mi sforzassi, ero 'pigra', 'disordinata', 'menefreghista'.
Qualunque fosse il motivo o la situazione che mi portava ad avere questo tipo di reazioni, era sempre implicito che la colpa fosse mia, che lo facessi apposta.
Non mancava un giorno in cui mi sentissi incompresa e sola, non mancava un giorno in cui il mondo mi ricordava che le cose che mi infastidivano fino al punto di farmi scoppiare a piangere o urlare, per gli altri non erano altro che piccoli dettagli, come moscerini sul parabrezza.
Questo ha fatto sì che io mi convincessi che ci fosse qualcosa di fondamentalmente sbagliato in me.
Con gli anni ho maturato il bisogno di capire cosa causasse questa sensazione, il desiderio di scoprirmi, di capirmi, di analizzarmi, di trovare l'errore di fabbrica nel mio cervello.
Ho iniziato a scrivere a 12 anni, riversando nel mio diario le mie emozioni, dando voce ai miei pensieri nei romanzi incompiuti e su questa pagina. Ho letto il DSM-5, studiato psicologia dai libri delle mie amiche, visto psicologi e psichiatri, provato diversi farmaci, nessuna soluzione.
Questo malessere che non poteva essere spiegato, che non aveva causa, che sembrava nato con me era sempre li.
Ho iniziato a farmi del male e dal dolore ho iniziato a creare. Per un po' ha funzionato, per un po' e bastato. Ma come tutte le cose, proprio come dicevano tutti, non avevo abbastanza 'forza di volontà, non avevo abbastanza 'voglia di fare', di spingermi, di spronarmi. Quindi non bastava, qualsiasi soluzione era temporanea, perché dopo pochi mesi smettevo. La soluzione non è mai stata mangiare sano, fare esercizio, coltivare i miei interessi.
Sforzarmi di stare bene, seguire i consigli di persone che non avevano un vissuto simile al mio, spingermi oltre i miei limiti, fingere che fosse tutto a posto aveva creato una spaccatura, mi aveva allontanato da me stessa e dagli altri.
Ovunque mi voltassi, qualsiasi cosa facessi rinforzava l'idea che fossi sbagliata, senza speranze e inutile.
In un disperato tentativo di salvarmi, mi sono trasferita all'estero. Ho iniziato a lavorare, a vivere come tutti gli altri, sperando che avere una struttura alle mie giornate potesse aiutarmi, continuando a stare male, ma senza avere tempo di chiedermi come stessi.
Poi il 2020, ho iniziato a studiare stregoneria, astrologia, divinazione, lettura della mano. Forse l'occulto aveva le risposte, forse quell'Altro poteva darmi le risposte che cercavo, e per un certo senso le ho trovate.
Ho iniziato ad indagare più intensamente, facendo shadow work, parlando con la mia bambina interiore, cercando di non litigare con la mia adolescente interiore, rileggendo i miei diari e parlando con i miei genitori e finalmente qualcosa ha iniziato ad averse senso.
La chiave era confrontarsi con gli altri, cercare persone che avessero avuto un'esperienza simile fin dall'infanzia. Riuscire a capire e accettare che non è mai stata colpa mia se il mio cervello funziona diversamente dalla maggior parte delle persone intorno a me.
Ho imparato ad accettare che avrò sempre bisogno di più riposo degli altri, che a volte le mie emozioni sono così forti che mi distruggono dall'interno e ci vogliono giorni per riprendermi. Ho imparato che il mio cervello ha bisogno di regole e strutture, ma allo stesso tempo desidera attività interessanti e coinvolgenti, e va bene così.
Sono convinta che i miei problemi siano causati da disfunzioni neurobiologiche e non da fattori psicologici, da deficit delle funzioni esecutive, da anomalie nel modo in cui il mio cervello risponde alla stimolazione e come utilizza dopamina e serotonina.
Non era disturbo bipolare, distimia, disturbo borderline di personalità, disturbo d'ansia, ma qualcos'altro.
Dicono che non ci si possa autodiagnosticare, ma riuscire a dare un nome al disagio che ho provato da quando ero bambina mi offre conforto.
Credo fermamente che tutto quello che ho vissuto possa essere spiegato da due condizioni e faro tutto ciò che è in mio potere per ottenere una diagnosi e una terapia adeguata.
Auguratemi buona fortuna.
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ilgiornoprima · 1 year
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Mi sono svegliata presto oggi, il sole però era già sorto e scaldava piano le stanze della casa. Stamattina sento il mio cuore battere lentamente, senza una direzione verso cui farlo. Di cose verso cui tendere ne avrei, eppure. No, oggi no: ho bisogno di una pausa. Anche le emozioni, alla lunga, possono rischiare di asfissiarci.
Ci tenevi a me, ci tenevo a te. Ma, come lessi una volta, "Esiste una legge universale che se amiamo tendiamo ad ignorare. Ognuno di noi si muove alla spasmodica ricerca di felicità. Chi non l'ha ancora trovata, neanche in noi, non può fermarsi qui. Serve a poco amare."
L'altro giorno ho fatto un sogno: ero qualcuno che sono stata, ero una persona infelice. Perché ero angosciata. Questo perché ero sola - di nuovo. O così mi credevo, così mi percepivo. E non parlo di solitudine umana, parlo di solitudine cosmica: essere sola al mondo, non sola nel momento o nel periodo.
Mi sono sempre sentita, da che io ricordi, in esilio. Straniera in terra promessa. Ed ho sempre pensato tutti fossimo soli. C'erano solo persone e persone: quelle distratte e quelle (poche, rare) coraggiose abbastanza da ammetterlo. Anche I. me lo diceva sempre: il trucco è solo distrarsi. Faceva però un errore, nel suo ragionamento: distrarsi dalla solitudine e dal dolore, sosteneva lui, poteva essere solo scappatoia. Oggi so come distrarmi, e c'è questo film famoso, Inception, che era il preferito di I. In esso nel finale il film si conclude prima che si scopra se la trottola continuerà a girare oppure se si fermerà. Quella vita, quel finale, era reale? Io sono convinta non abbia importanza: l'infelicità può essere reale tanto quanto la felicità. Dov'è il vero, dove il falso? Dov'è l'inganno? Ad oggi lo so: la mia felicità è reale, non è distrazione. La felicità lo è sempre, se è autentica... Certo, esistono infinite cose che mi tengono lontana dal rimuginio eccessivo su me stessa e sul senso delle cose. Ma potrei rimuginarci ugualmente. Certo, eppure non lo faccio. E ad oggi lo so: non siamo condannati a essere soli e non siamo condannati a essere uniti. Siamo ciò che scegliamo di essere quando incontriamo qualcun altro che sceglie di essere nel nostro stesso modo. Con te eravamo entrambi soli e perciò assieme. Con lui siamo entrambi assieme e perciò entrambi noi stessi, nel massimo delle nostre potenzialità.
Alla fine, in fin dei conti, si tratta solo di questo... Amare una versione di noi stessi felice e amare quella di qualcun altro.
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seaunknown · 1 year
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L’ho scritto ieri notte e mi ci è voluto un po’ per postarlo…
Dove abito io sono le due di notte passate (si, dall’altra parte dell’Atlantico) e non vado mai a letto così tardi ma mi sento così sopraffatta dalle mie emozioni che non riesco davvero a pensare ad altro che a quanto io abbia incasinato la mia vita pensando di renderla più semplice.
E sto scrivendo qua come valvola di sfogo, senza filtri e senza pensare troppo a come mi escono le parole, ed anche questa è una cosa che non faccio mai. Mi spiego meglio, condivido senza filtri le mie emozioni qua su Tumblr ma ciò che scrivo è sempre comunque elaborato in modo che sia coerente e il più “piacevole” da leggere possibile. O quantomeno ci provo.
No stanotte è diverso, stanotte scriverò come se stessi condividendo i miei pensieri con un’amica e lo farò qua perché la mia situazione è decisamente troppo incasinata e non voglio parlarne con nessuno. Non voglio che nessuno sappia come sto, quantomeno nessuno che io conosca.
Cominciamo dall’inizio e prometto che cercherò di tenerla breve.
Più di un anno e mezzo fa ho conosciuto un ragazzo e me ne sono innamorata perdutamente. Ci siamo fidanzati un mese dopo esserci conosciuti e insieme a lui mi sentivo al settimo cielo. Non avevo mai provato fino in fondo una cosa del genere, sebbene quattro mesi prima avessi avuto una specie di storia con un ragazzo di cui mi stavo innamorando e che mi ha trattata abbastanza male.
Tornando a Lui, che da adesso in poi avrà la lettera maiuscola, ci fidanziamo in piena estate e dopo un mese e mezzo di discorsi su quanto fosse innamorato di me e avesse trovato la persona perfetta per lui, mi lascia in maniera anche piuttosto brusca perché non è più sicuro dei suoi sentimenti e vuole concentrarsi sullo studio.
Mi cade il mondo addosso e provo per la seconda volta in un anno quella lacerante sensazione di abbandono di quando ti fidi di una persona e questa prende la tua fiducia e la getta nel cestino.
Passano le settimane e per una sfortunata concatenazione di eventi, ci ritroviamo a lavorare insieme per una settimana. In quella settimana io ho un crollo nervoso ed iniziano ad amplificarsi tutta una serie di problemi che da sempre ho, sia mentalmente che fisicamente perché arrivo ad un punto in cui le mie gambe vanno in paralisi psicosomatica e non riesco più a camminare per un pomeriggio.
Dopo questo evento culminante che dopo un periodo così difficile si presenta appena lo rivedo, capisco che così non può funzionare e provo a indossare una maschera di indifferenza che mi avrebbe dovuta accompagnare per il tempo che avremmo dovuto passare insieme.
Nel frattempo i giorni passano e capisco che lui è molto geloso, l’ultimo giorno decide di parlarmi e chiedermi di tornare insieme.
Gli dissi di si ma ricordo con una lucidità allucinante che non ero affatto convinta di voler tornare con lui ma che gli dissi di si non tanto per quello che provavo in quel momento (era ormai passato un mese da quando ci eravamo lasciati) ma per quello che avevo provato per lui. Inutile dire che avrei dovuto dare più ascolto a me stessa.
In ogni caso inizia un periodo strano e anche abbastanza tossico in cui io sono perennemente a disagio con Lui che ha inoltre anche un po’ la tendenza a giudicare chiunque, me compresa. Litighiamo spesso e come molte relazioni che non funzionano, the lows where pretty low and the highs where pretty high.
Decidiamo a fine Febbraio, subito dopo il suo compleanno, di prenderci una pausa di riflessione fino alla mia laurea che sarebbe stata a metà Aprile. Questa pausa di riflessione alla fine dura poco più che tre giorni e io mi rendo conto che forse posso tornare a fidarmi di lui anche dopo quello che aveva fatto e soprattutto capisco che lo amo, davvero, profondamente e come non avevo mai amato nessuno.
In questo periodo le cose vanno molto meglio, fatta eccezione per una grossa litigata a fine Marzo. Io però mi sento sempre giudicata in sua presenza perché molto spesso lui mi dice delle cose poco carine. 
Arriva un giorno, il 5 Maggio, in cui siamo insieme e mi arrivano nello stesso giorno tre notizie bellissime, la prima un impiego di lavoro per 2 mesi fuori Italia, la seconda un’offerta di un concerto da solista con orchestra (sono musicista) e la terza, forse la più bella delle tre, la conferma di ammissione in un’università prestigiosa in America.
Le prime due notizie arrivano la mattina letteralmente una dopo l’altra, la terza il pomeriggio. Ricordo ancora come fosse ieri che mentre con gli occhi lucidi di gioia gli raccontavo le cose, il suo volto si spegneva quasi non fosse felice per me.
Ci rimasi molto male ma non ne feci una grande tragedia, specialmente non gli feci pesare troppo la cosa.
Passa l’estate e io sto via due mesi, lui mi raggiunge l’ultima settimana e per coincidenza viene assunto con un contratto di 10 giorni per una sostituzione improvvisa.
Io nel frattempo torno in Italia per lavoro e lui invece va in Germania per studio per una settimana.
Prima di partire per la Germania però riusciamo a passare un paio di giorni insieme in Italia e quei giorni vanno di merda. Ricordate che ero tornata in Italia per lavoro? Ecco, in quei due giorni non fa altro che criticare come avevo suonato o dirmi che avevo sbagliato o altre cose di questo tipo, al che io finalmente sbotto e gli rispondo male il giorno prima di partire.
Appena atterrato in Germania gli parlo e lui inizia a dirmi che forse pensa di essersi sempre sbagliato su di noi, al che io gli domando cosa volesse fare, se avesse intenzione di lasciarmi. Lui prende un po’ la palla al balzo e ci lasciamo.
Apparentemente non è una rottura vera e propria perché l’intenzione sarebbe stata quella di lavorare sui nostri problemi per poi tornare insieme, pertanto a mente lucida lo chiamo due giorni dopo e gli dico letteralmente “ci amiamo, che senso ha fare così? Ci facciamo solo del male e non ha senso, cerchiamo di risolvere i problemi all’interno della coppia”. Lui mi risponde “Io non credo di amarti più”.
In quel momento vedo un anno della mia vita ma peggio ancora il futuro che avevo progettato insieme a lui passarmi davanti agli occhi.
Piena di odio per la facilità con cui aveva calpestato la nostra relazione, piena di dolore e di frustrazione, quattro giorni dopo esco con due miei amici, bevo e finisco a letto con uno dei due.
Lui torna dalla Germania tre giorni dopo e io lo vado a prendere in aeroporto, lo porto a casa e onestamente sono talmente tanto confusa e stordita che non capisco un cazzo di quello che succede, tutto quello che riesce a dirmi però, dopo un anno di relazione, è “è ovvio che ti bacerei, perché sei una bella ragazza” come se mi avesse appena conosciuta.
Due giorni dopo ci vediamo per parlare e finiamo a letto, lui è tutto carino con me e dormiamo insieme. La sera vedo delle notifiche su Tinder e scopro che lo aveva messo già quando stavamo insieme ma comunque non gli dico nulla. Lui durante la notte mi prende il cellulare e legge dalla chat con la mia migliore amica della sera in cui ero ubriaca, scopre che ci siamo baciati e incazzato inizia a darmi la colpa per ogni cosa, sebbene non stessimo insieme.
Due settimane dopo parto per l’America e prima di partire sul volo per Amsterdam (dove facevo scalo per JFK) mi arrivano dei messaggi da parte sua che a quanto pare sono importante per lui e che vuole provare a ricucire il rapporto.
Si sussegue un periodo strano in cui lui non vuole tornare con me fino a dicembre (da agosto) ma mi impone di non conoscere nessuno. A me sembra un po’ strano e manipolatorio ma le cose sul piano “relazionale” funzionano e quindi decido di dirgli la verità su quello che era successo quella notte. Lui sbotta dicendo che non può più fidarsi di me anche se io non l’ho mai tradito, né ho mai dato modo di pensare che non fossi fedele. Letteralmente stravedevo per lui, avrei fatto di tutto.
Tra l’altro scopro più avanti che in quel periodo lui ha fatto preliminari con l’ex…
Non ci parliamo per qualche giorno e io metto una storia su instagram con una tazza di caffè per la giornata mondiale delle coppie. Al che Lui mi scrive qualche giorno dopo che le cose non possono funzionare. Io vado nel panico ma cerco di ricompormi e finalmente gli do un ultimatum “io sono qua, se vuoi una relazione eccomi pronta per te, altrimenti se non la vuoi è no ma non ti deve interessare della mia vita privata”. Lui risponde di no e mi insulta dicendo che sono in America perché sono raccomandata (chi volete che conosca in America, sul serio ma dai…).
Passano i mesi e conosco un ragazzo americano con il quale inizio a uscire senza impegno e due mesi dopo Lui mi scrive dicendo che sente di aver perso l’occasione della vita lasciandomi e mi chiede di smettere di vedere questo ragazzo fino a quando non sarei tornata in Italia (un mese e mezzo dopo). Inizialmente gli dico di si ma subito dopo realizzo che è semplicemente una cosa folle e gli dico che avrebbe dovuto pensarci quando lo imploravo di tornare insieme perché lo amavo. Arriva dicembre e con l’altro ragazzo decidiamo di smettere di vederci perché lui si stava innamorando di me e voleva una relazione mentre io no. Torno in Italia per il Natale ed io e Lui ci vediamo passando praticamente quasi tutte le vacanze insieme, specialmente l’ultima parte è davvero bella. Appena rientro in America lo chiamo per una sorta di resa dei conti, del tipo “ma allora cosa siamo?” e lui continua a dire di non essere sicuro e che vuole aspettare maggio quando torno per decidere. Ovviamente io nel frattempo non devo conoscere nessuno.
Questa cosa dura una settimana al termine della quale capisco che così non può funzionare e gli mando un messaggio in cui gli spiego che questa situazione mi fa male, che non posso investire sentimenti in lui senza la garanzia di una relazione e lo blocco ovunque per una settimana durante la quale scopro tramite le mie amiche che lui è uscito con una tipa. Mentre cerco di andare avanti, le cose con il ragazzo americano riprendono e dopo diversi discorsi sul fatto che lui volesse una relazione io decido di provarci.
Il problema è che io non sono convinta più che altro perché da quando stiamo insieme (pochissimi giorni) lui sta sviluppando una gelosia decisamente al di là delle righe e vuole ad ogni costo farmi postare foto con lui sui social, cosa che io non faccio mai. Alla fine ho acconsentito a una sul mio profilo privato e anche lì non gli andava bene perché non era quello pubblico che tengo quasi solo esclusivamente per lavoro. Lui ovviamente non ha postato niente sui suoi social.
Ora sono in una situazione in cui sento di volere un distacco di tutto ciò, un po’ mi sono ritrovata a pensare al mio ex e un po’ mi sento affogare in questa situazione che mi toglie il respiro.
Ho paura di aver acconsentito a qualcosa di più grande di me che al momento non sono in grado di gestire.
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danilacobain · 1 year
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Selvatica - 59. Un’opera d’arte
Nel momento esatto in cui l'aveva vista entrare, tutto il suo mondo aveva ripreso a girare, come se da quando Corinna era uscita dalla sua vita tutto si fosse inceppato e avesse iniziato un lento declino.
Seguì la ragazza lungo un corridoio illuminato da faretti color violetto e poi giù per una scala stretta e buia. Corinna aprì una porta e accese la luce. Era una sala enorme, piena di tele appoggiate ai muri, statue, cornici, teloni a perdita d'occhio. C'era odore di tempera e di altre sostanze chimiche.
«Sono passata a casa tua, stamattina.» Ante smise di guardarsi intorno e fissò gli occhi su di lei. Indossava una camicetta bianca e una gonnellina a pieghe nera. Negli occhi passò un guizzo di malinconia. «Mi hanno detto che ti sei trasferito.»
Annuì, pensando a quanto presto le avrebbe fatto vedere la casa nuova. «Sì. Come mai sei passata?»
«Volevo ringraziarti, per tutto quello che hai fatto per me. Ieri ho incontrato Isotta e mi ha detto di Antonio. E poi l'altra volta ho detto cose che non pensavo.»
Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e baciarla. Non gliene fregava niente di tutto quello che era stato, di tutto quello che si erano detti. Sentiva solo il suo cuore battere forte e una voce che gli diceva di non lasciarla mai più. Prese un bigliettino dalla tasca e glielo porse.
«Tieni.»
Corinna lo strinse tra le dita. «Cos'è?»
«È il numero di un gallerista.»
Lesse il bigliettino e sorrise. «Lo conosco, sono andata a molte sue mostre.»
«Chiamalo quando vuoi, ti aspetta per un colloquio.»
Lei lo guardò incredula. «Stai scherzando?»
«No.»
Il sorriso di gioia che apparve sul suo viso fu la gratificazione più grande. Era sicuro che le avrebbe fatto immensamente piacere.
«Oh mio dio, Ante... Non so cosa dire.»
«Corinna, sono venuto per dirti anche un'altra cosa.» Fece un piccolo passo verso di lei. «Mi manchi moltissimo. So di essere stato veramente duro con te, però capisci...»
«No, aspetta, Ante.» Corinna aveva il volto serio e per un istante il suo cuore tremò. «Tutto quello che è successo è colpa mia. Tu sei sempre stato perfetto, sono stata io a farmi influenzare dalle esperienze passate. Se non ti ho parlato di certe cose non è stato perché non mi fidassi di te. E adesso lo so che non te ne saresti mai andato, ma allora... mi sentivo troppo vulnerabile. Mi vergognavo del casino in cui mi trovavo ed ero convinta che ce l'avrei fatta da sola.»
Lui sospirò. «Vedi, questo è un lato che ho sempre amato di te, fin dalla prima volta che ci siamo visti. Mi piace tantissimo questo tuo essere forte e fiera. Vorrei solo che capissi che condividere i problemi con il tuo ragazzo non è un segno di debolezza. Non è che se tu me ne avessi parlato io ti avrei guardato con occhi diversi.»
«Ora lo so.» Corinna gli sorrise, con quel sorriso carico di aspettative che lo faceva impazzire.
«Credo di aver parlato abbastanza.»
La afferrò per un braccio e la strinse a sé, accarezzandole il volto con il dorso della mano, specchiandosi nei suoi occhi marroni. La bocca sfiorò quella di Corinna mentre sentiva le mani di lei circondargli la vita e rimettere tutto a posto. Il cuore tornava a battere senza più fare male, il suo odore era un balsamo che scendeva dritto nello stomaco e ammorbidiva la tensione accumulata, il suo calore scioglieva il sangue fino a farlo pulsare in parti del corpo rimaste sopite troppo a lungo. Rimaste in attesa di lei.
Infilò le dita tra i suoi ricci ribelli, baciandola con urgenza e fame. Ante lasciò le sue labbra solo per poter trovare un posto dove appoggiarsi. Vide un pilatro dietro di lui, prese Corinna per mano e la guidò dietro la colonna, schiacciandola contro il cemento. Le sbottonò un paio di bottoni della camicetta.
Lei sospirò mentre la baciava lungo il collo. «Ante, che vuoi fare?»
Le accarezzò la gamba, infilando poi la mano sotto la gonna. «Voglio scopare con te, amore mio.»
Corinna ridacchiò. «Non possiamo farlo qui, se dovesse entrare qualcuno...»
Ante si allontanò di poco, iniziando ad accarezzarla tra le gambe, facendo scivolare le dita lungo la sua apertura calda. Corinna si morse il labbro e chiuse gli occhi, trattenendo il fiato. Li riaprì mentre le dita di Ante la riempivano ed emise un gemito sommesso.
«Sicura che non possiamo?» Corinna strinse la mano attorno al polso di Ante, spingendo le sue dita più dentro. «Te la ricordi la nostra ultima volta?»
Sollevò gli angoli della bocca in un sorriso complice, annuendo. «In macchina.»
«Lasciati andare come facesti quella sera.»
Corinna premette le labbra sulle sue in un bacio casto che si trasformò subito in un groviglio di lingue infuocate e mani che si infilavano sotto ai vestiti, che stringevano la pelle, che accarezzavano con delicatezza sensuale e tormentosa le parti del corpo che pulsavano e desideravano unirsi.
Quando finalmente lei lo accolse dentro, Ante si lascio andare a un lungo sospiro. «Sto impazzendo.»
Lei gli avvolse le braccia intorno al collo. «Dimmi che sei tornato per restare.»
E come avrebbe potuto essere diversamente? Ante non riusciva neanche più ad immaginare un singolo istante della sua vita senza Corinna. Pensò che quel posto fosse perfetto per la loro riconciliazione. I loro corpi uniti, i cuori che battevano all'unisono, le loro bocche che si incontravano con dolcezza e passione. Loro due erano un'autentica opera d'arte. E Corinna era la parte più bella, più luminosa.
La sentì tremare tra le sue braccia, vicina all'apice del piacere tanto quanto lui. La amava con tutto se stesso, amava quella creatura come mai aveva amato prima. La tenne stretta a lungo, dopo aver raggiunto l'orgasmo, quasi come a volersi accertare che fossero insieme davvero e non nei suoi sogni.
«Posso passare a prenderti quando finisci? Andiamo a cena fuori, ti va?»
Corinna sollevò lo sguardo su di lui mentre si riabbottonava la camicia. Quanto era bella dopo aver fatto l'amore. «Sì.»
Ante le diede un bacio sulle labbra. «Allora vado.»
Lei lo trattenne per un braccio. «Ehi. Grazie per avermi perdonato.»
Ante la guardò un istante, sorridendo. «Ne parliamo a cena. Ci sono anche altre cose che ti devo dire.»
Le strizzò l'occhio e uscì da quella stanza che conteneva tante meraviglie e qualche segreto, come quello che era appena successo tra loro due.
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gregor-samsung · 2 years
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“ Uscirono nel giardino che circondava la scuola, e camminarono fra le aiuole fiorite senza curarsene, attente soprattutto l'una all'altra. Bonaria osservava la maestra con brevi occhiate dirette, Luciana si limitava a guardare di tanto in tanto il profilo segnato di quella donna, quando pensava di non essere vista. – È strano sa, questa cosa del figlio d'anima. – Perché è strano? – il tono di Bonaria era inespressivo. Maria non sembra averne affatto risentito. Vede spesso la sua famiglia d'origine? – Sì, ogni volta che lo chiede. Perché doveva risentirne? Luciana Tellani rispose di getto, come se quella frase se la fosse rimuginata da molto prima, nell'attesa che la vecchia si presentasse all'appuntamento. – Non lo so, è che mi sorprende che per esempio, quando le chiedo di fare un disegno dei suoi genitori, Maria disegni lei, e non la vera madre. Bonaria non mostrò sorpresa a quella rivelazione, e rimase in un silenzio che invitò l'altra a proseguire imbarazzata. – Be', è che mi sembra una cosa così insolita che una bambina venga sottratta. consensualmente, per carità, ma comunque che venga via dalla famiglia così, senza mostrare traumi. – Non è strano, in questa zona succede ogni tanto, se va a Genari ci sono almeno tre fillus de anima, una ha all'incirca l'età di Maria –. Bonaria si fermò per ribadire il concetto: – Non è strano. La piemontese non sembrò convinta, ma lì per lì non aggiunse altro. Fecero scivolare il discorso sui risultati scolastici meno brillanti della bambina, e una volta tornate alla porta della classe la maestra fece per congedarsi. Ma Bonaria aveva un'ultima domanda. – Volevo chiederle, a proposito dei disegni che fa Maria. cosa intende esattamente quando dice che dovrebbe disegnare la vera madre? La maestra rimase interdetta, dallo sguardo più ancora che dalle parole dell'anziana sarta. – Non mi fraintenda, mi riferivo alla madre naturale, non volevo certo svilire il vostro rapporto. – La madre naturale, per Maria, è quella che lei disegna quando le chiedono di disegnare sua madre. Forse fu il tono della vecchia, così lieve e pacato. O forse lo sguardo, assolutamente vitreo su di lei, come se le guardasse attraverso. In ogni modo, Maestra Luciana reputò più saggio non replicare, stringendo le labbra in una rigida parodia di sorriso. Le due donne si separarono in un silenzio reso pesante da una tensione ambivalente: una di loro rimpiangeva di non aver detto abbastanza, proprio dove l'altra era convinta di aver sentito anche troppo. “
Michela Murgia, Accabadora, Einaudi (collana Super ET), 2014; pp. 21-23.
[1ª Edizione originale: Einaudi (collana Supercoralli), 2009]
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Mia madre un giorno mi ha detto "ma sai, la mia psicologa era convinta che mia madre fosse depressa. Sai poi comunque c'è la genetica, forse la mela non cade davvero lontana dall'albero" e io la guardo e penso e io? Quella doveva essere la nonna "buona", all'altra per la depressione le facevano gli elettroshock. Quindi io che dico, 2 su 2?
E. Un giorno mi dice che ha dimenticato di prendere le medicine ed è stata malissimo, piangendo disperatamente e avendo questi pensieri paranoici di essere un disturbo e un problema per tutti, convinta che le persone attorno a lei stessero solo fingendo di volerle bene e averla "perdonata"
Torno a casa e ci penso e prima o poi mi arrenderó al fatto che i miei neurotrasmettitori fanno abbastanza cagare
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