Tumgik
#mag 023 schwartzwald
Text
Round Two Part Five - Match 38
Mary, with all her shitty parenting and Leitner collecting skills! But can she beat Albrecht von Closen's Archive (129)?
MAG 062 - First Edition | Spotify - Acast - YT | Wiki | Transcript
Statement of Mary Keay regarding her first Leitner.
MAG 023 - Schwartzwald | Spotify - Acast - YT | Wiki | Transcript
Statement of Albrecht von Closen, regarding a discovered tomb near his estate in the Black Forest.
36 notes · View notes
6-and-7 · 3 months
Text
Spoilers & Theorizing for Magnus Protocols ep. 1
okay this is probably nothing but it's theorizing time
what we know about u/Red_Canary's encounter:
Occurred at the Magnus Institute, a desecrated sanctum of the Eye (one presumes, apparently the Entities are a bit scrambled this go round)
The building was empty of papers and records
Removing an object from the property led to paranoia
Person(s) unknown accused Red_Canary of being a thief
*something* happened to Red_Canary's eyes and presumably also killed them
This strongly reminds me of Schwartzwald, and the Van Closen incidents more broadly. We know that reading those unmarked books led to OGlias' friend's eyes being taken, e.g. Maybe it's a coincidence, or maybe the Eye just has a default security system, but this might be connected to whatever the heck was going on with that tomb in the Black Forest.
20 notes · View notes
falasteeniferret · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media
A Mag a Day Day 24: Episode 023, Schwartzwald
@a-mag-a-day I’ll be the first to admit that the “dear Jonah” episodes aren’t really my favourite. But again, a couple of bits that are interesting with the benefit of hindsight. Martin K “put some pants on” Blackwood, the connection between the letter and Mary Keay… not bad, in conclusion, just not my favourite.
21 notes · View notes
thedupshadove · 4 years
Text
Kind of can't believe "Shwartzwald" didn't end with a reveal that Martin is related to the Von Closens.
40 notes · View notes
tma-traduzioni · 4 years
Text
MAG 023 - Caso #8163103 - “Schwartzwald”
[Episodio precedente]
[pdf con testo in inglese a fianco/ pdf with the english version on the side] 
ARCHIVISTA
Dichiarazione di Albrecht von Closen, riguardante una tomba scoperta nei pressi della sua tenuta nella Foresta Nera. Dichiarazione originale rilasciata  come parte di una lettera destinata a Jonah Magnus, del 31 Marzo 1816. Registrazione audio di Jonathan Sims, Capo Archivista dell’Istituto Magnus, Londra.
Inizio della dichiarazione
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
Mio carissimo Jonah,
Perdonami se ti scrivo questa lettera così presto dopo l’ultima. Dovrai ritenermi terribile per non lasciarti nemmeno la possibilità di rispondermi, ma mi sono ricordato che, durante la tua ultima visita la scorsa primavera hai parlato del tuo interesse per il macabro e il bizzarro, e mi hai chiesto se fossi familiare con qualche storia o leggenda di questo tipo. Wolfgang mi ha scritto che stai mettendo insieme una bella collezione, e credo adesso di avere qualcosa che possa farne parte, molto più di qualsiasi altra storiella sulle fate o superstizioni che ti avrei potuto raccontare in precedenza. In poche parole, ho avuto il più terrificante degli incontri. Due incontri, in realtà, io credo, e prego il Signore, che non ne avrò degli altri. Perché onestamente credo che morirei, per la paura se non per la violenza, se dovessi essere costretto a incontrare nuovamente quella cosa.
Sono sicuro che mi considererai terribilmente noioso, per come sto girando intorno al discorso, ma credo che affinché tu possa capire dovrò iniziare il mio racconto poco prima che l’apparizione comparisse, con il mio viaggio a Württemberg.
La mia famiglia vi possiede una piccola tenuta nel cuore della Schwarzwald, quella che tu chiameresti la Foresta Nera, vicina a una piccola città di nome Schramberg. Questa tenuta apparteneva a mio fratello, Henrik, e quando lui è venuto a mancare è passata a mio nipote Wilhelm. Aveva a malapena quattordici anni quando Henrik è deceduto, e sua madre è morta dandolo alla luce, quindi io e Clara da allora abbiamo fatto ogni sforzo possibile per dargli il supporto e l’affetto che aveva perso. Eravamo particolarmente desiderosi di aiutare visto che noi stessi non siamo stati in grado di concepire un bambino, e quindi sentivamo che era nostro dovere insegnare a Wilhelm quello che avremmo trasmesso a un figlio nostro. La sregolatezza della gioventù è sempre un pericolo e ci siamo sentiti in dovere di aiutarlo guidandolo, quando ci era possibile, sulla retta via. Non dovevamo preoccuparci eccessivamente: mai ho incontrato un’anima così seria e prudente come quella che sembra esistere nel giovane Wilhelm. Nonostante ciò, per queste circostanze negli anni siamo rimasti vicini a mio nipote, malgrado la distanza. Quando si ammalò lo scorso inverno, ovviamente ci organizzammo per andare alla sua casa nella Schwarzwald e offrirgli conforto per quanto ci fosse possibile.
Il viaggio fu difficile, come suppongo uno debba aspettarsi quando viaggia in inverno, ma la condizione di Wilhelm non ammetteva ritardi. Inizialmente, la cosa peggiore che dovemmo affrontare, venendo dalla Bavaria, fu la mancanza di provviste nelle locande dove alloggiavamo, visto che, come ci è stato ripetuto più volte, gli ospiti sono pochissimi in questo periodo dell’anno. Comunque, dì quello che vuoi sulla Confederazione Germanica - e so che tu certamente hai molte opinioni sull’argomento, amico mio - ma ha reso gli spostamenti molto più veloci, e di questo ero sicuramente grato. Quando giungemmo a Württemberg, comunque, la nostra strada si fece notevolmente più difficile. La neve cadeva più fitta nella Schwarzwald, costringendoci infine a scambiare la carrozza con una slitta.
Non hai mai provato l’inverno nella Foresta Nera, non è vero? So che tu risponderesti dicendo che anche in Inghilterra avete neve e foreste, ma ho visto quello che voi chiamate foreste e posso dirvi che non c’è paragone con la Schwarzwald, i suoi alberi ricoperti da una spessa volta di neve inviolata. C’è un silenzio laggiù come nessun altro che abbia mai sentito in un qualsiasi altro luogo della Terra, ogni suono sembra morire nell’istante stesso in cui tocca quella soffice bianca coperta di neve vergine. Di giorno, questa serenità è bellissima, questa calma immobile. Ma di notte, oh amico mio, di notte si trasforma in tutt’altro. La quiete della foresta, diventa come se il mondo stesse trattenendo il fiato, aspettando di colpire, e in quelle parti dove i rami si diradano abbastanza da far passare la luce della Luna, questa immerge tutto nelle ombre più spettrali. Persi il conto delle volte in cui avrei giurato di aver visto una figura tra le ombre, brevemente illuminata dal riflesso della luna in quella terra ghiacciata. A un certo punto ordinai anche di fermare la slitta affinché potessi ispezionare l’area con un paio di pistole, ma ovviamente non trovai nulla. Fu in quello stato mentale che arrivammo alla tenuta di Wilhelm presso Schramberg.
Fummo accolti dai servitori di Wilhelm che ci aggiornarono sulle condizioni del loro padrone. Il dottore aveva, apparentemente, affrontato le strade da Schramberg qualche giorno prima e gli aveva somministrato le medicine che poteva. Da allora, ci dissero i servitori, aveva iniziato a migliorare con costanza, ma era ancora molto debole. Confesso che a questa notizia mi sentii leggermente inutile, ma quando entrammo nella camera da letto di Wilhelm, la gioia sul suo volto quando vide me e Clara cancellò quei pensieri.
Wilhelm era sulla via della guarigione, ma non avevo intenzione di rimettermi in viaggio attraverso quella silenziosa desolazione ghiacciata, a meno che non fosse strettamente necessario, e anche Clara era d’accordo. Pianificammo di svernare là con Wilhelm. C’era abbastanza spazio per noi, anche se la nostra camera era piuttosto modesta rispetto a quelle a cui eravamo abituati. Devo ammettere che non mi piaceva poi così tanto l’idea di dover rimanere nella Schwarzwald fino al disgelo primaverile, ma tra tutte le altre opzioni che avremmo potuto scegliere, questa mi sembrava la preferibile.
E così iniziò quello che sarebbe stato un lungo soggiorno vicino a Schramberg, e veramente, non ho mai desiderato tanto di potermi portare dietro la mia biblioteca. Io avevo solo pochi libri con me e Wilhelm, nonostante la sua intelligenza non trascurabile, ne aveva ancora meno. Alla fine facemmo molte partite a carte e ascoltammo Clara suonare molte canzoni al pianoforte. Mia moglie non ha mai avuto una voce eccezionale, ma riesce a compensare con le sue abilità alla tastiera. Io spesso facevo lunghe passeggiate nel bosco circostante, nel primo pomeriggio, quando il freddo era tollerabile. Qualche volta percorrevo le due miglia fino alla vicina Schramberg, ma solitamente sceglievo una direzione a caso per passeggiare tra gli alberi fino a che ne avevo voglia, poi semplicemente seguivo a ritroso la traccia dei miei passi fino a quella che era, almeno per il momento, la mia casa.
Fu durante una di queste passeggiate, dopo alcuni mesi del nostro soggiorno, che mi imbattei in quel cimitero antico. Doveva essere leggermente sprofondato nel terreno stesso, come se tutto quello che potevo vedere delle lapidi al di sopra della neve fosse solamente la parte più alta del granito consumato e sgretolato. Non avrei potuto stimare la dimensione del luogo, poiché ogni pochi secondi, in qualsiasi direzione camminassi, potevo individuare un altro piccolo cumulo di pietra memoriale spuntare come un fiore dal terreno della foresta. Spostai un po di neve da davanti una delle lapidi - aveva sopra un angelo, ma entrambe le ali erano spezzate e cadute - ma le iscrizioni erano fin troppo rovinate per essere lette. Avevo ormai deciso di andare via, in quanto sapevo che avevo poco più di un’ora prima che la luce iniziasse ad abbandonarmi. Proprio mentre mi stavo girando per andarmene, tuttavia, intravidi qualcosa non troppo distante tra gli alberi, molto più grande e molto più interessante delle tombe che avevo trovato fino a quel momento.
Svettava fiero dalla neve di un buon metro e mezzo, e la pietra era di qualità notevolmente migliore rispetto a quello che avevo visto fino ad allora. Un piccolo mausoleo. La porta, una volta un robusto cancello di ferro, era arrugginita al punto tale da essersi staccata dai cardini, lasciando spalancata un’apertura nera che sembrava portare molto più lontano di quanto le dimensioni del mausoleo non consentissero. In cima, a malapena leggibile, ma chiaramente presente, si trovava il nome ‘Johann von Württemberg’. Ero affascinato - conoscevo la storia del posto abbastanza bene e sicuramente non ero al corrente di alcun nobile della discendenza dei Württemberg chiamato Johann. Ero sicuro che non fosse mai stato un conte o un principe. In oltre, non c’era mai stato, per quanto ne sapessi, alcun villaggio o insediamento vicino a quest’area che avrebbe potuto avere un cimitero di questa dimensione. Quindi chi era questo Johann von Württemberg, e perché aveva costruito un mausoleo proprio qui, nel bel mezzo della Schwarzwald, a sei miglia, o più, da Schramberg?
Non mi restava più tempo per indagare ulteriormente, perché realizzai che dovevo partire immediatamente se intendevo tornare da mia moglie e da mio nipote prima del tramonto. Mi rigirai e seguii i miei passi quanto più velocemente osassi. Se normalmente sarei stato felice di inventarmi un nuovo percorso il giorno seguente, qualcosa nell’idea di quella tomba silenziosa mi attirava, e mi ritrovai a segnare gli alberi con il mio coltello, per ritrovare la strada con più facilità l’indomani.
Quella sera a cena chiesi a Wilhelm se avesse mai sentito parlare di Johann von Württemberg, o se fosse al corrente del mausoleo qualche miglio più a nord della sua casa. Rispose a entrambe le domande di no - raramente trascorreva del tempo nella foresta circostante, se non per la caccia, e la caccia era piuttosto mediocre al nord, in quanto gli alberi erano troppo vicini tra loro per potervi passare comodamente a cavallo. E non aveva mai sentito questo ‘Johann’.  Mi informai su dove potessi documentarmi meglio sulla storia locale, ma non c’era alcuna biblioteca di dimensioni decenti nei pressi di Schramberg, e come ho già menzionato, Wilhelm aveva pochi libri, quindi lasciai perdere.
Non successe nulla degno di nota quella notte, e quindi, scusandomi, il mattino seguente mi avviai presto verso il cimitero abbandonato. Non nascosi la mia destinazione, anzi offrii sia a Wilhelm che a Carla la possibilità di accompagnarmi, ma nessuno dei due ritenne il viaggio degno delle fredde ore di camminata che sarebbero servite a raggiungerlo. Quindi fu da solo che mi incamminai verso quel luogo dimenticato. I segni che avevo lasciato sugli alberi si rivelarono superflui, in quanto la sera precedente non era caduta altra neve fresca, e le mie impronte del giorno precedente erano ancora chiare e molto facili da seguire.
Il mausoleo era esattamente come lo avevo lasciato, la sua porta ancora aperta come se in uno sbadiglio, e la luce del sole sembrava riuscire a spingersi solo per poco oltre la soglia, prima che l’oscurità la inghiottisse nuovamente. Lo avevo previsto, e mi ero portato una lanterna per esplorare il luogo. Stavo giusto per accenderla quando notai una figura osservarmi tra gli alberi. Forse questo luogo dopotutto non era poi così dimenticato. Avevo sentito storie di briganti che usavano luoghi come questo per gli omicidi, e fui improvvisamente felice di avere anche pensato di portarmi una pistola e delle munizioni. Mi avvicinai all’uomo, ma lui non fuggì via. Avvicinandomi, notai più dettagli. Era basso e tarchiato, indossava abiti in vecchio stile, un redingote nero e calzoni al ginocchio, mentre il suo volto era nascosto da un cappello nero dalla falda larga. Dal suo abbigliamento dedussi che si trattava di un vecchio, forse un guardiano di questo luogo, o più semplicemente un recluso che viveva nelle vicinanze. Quando lo salutai, tuttavia la voce che rispose non aveva il tremore della vecchiaia. Mi chiese, con un tono basso, in un tedesco gradevole, se avessi intenzione di esplorare la tomba. Risposi di sì, e gli chiesi se fosse il guardiano di questo luogo. A questo lui si mise a ridere, un’esclamazione tagliente, gutturale che mi sorprese, e mi disse che la cripta che cercavo era un luogo pericoloso. Gli chiesi perché dovessi aver paura dei morti, e lui mi fissò. Non riuscii a scorgere i suoi occhi sotto il bordo del cappello, ma sentii ugualmente il suo sguardo su di me. Lui rise di nuovo, e mi disse “No, signore, non dovete aver paura dei morti.”
Sentendo queste parole iniziai a indietreggiare, assicurandomi che la mia mano fosse sulla mia pistola, senza togliere gli occhi da questo strano uomo fino a che non raggiunsi l’angolo del mausoleo. Solo allora guardai giù per assicurarmi che la mia lanterna fosse ancora dove l’avevo lasciata, e quando riguardai verso gli alberi, lui era sparito. Francamente rimasi abbastanza scosso da questo incontro, e presi in considerazione se tornare indietro e riprovare un altro giorno, ma parte di me si rifiutò di vedere tutto il mio lavoro e preparazione essere in vano a causa di un singolo contadino che non si era fatto gli affari suoi. Accesi la mia lanterna e-
ARCHIVISTA
Martin! Buon Dio, se proprio devi rimanere negli Archivi, abbi almeno la decenza di metterti dei pantaloni!
MARTIN
Oh Cielo, scusa, scusa! Pensavo che saresti arrivato più tardi; non sono neppure le sette.
ARCHIVISTA
Sono arrivato prima sperando di poter uscire di qui prima che faccia buio.
MARTIN
È passata una settimana e non ho visto nulla. Credi davvero che lei sia ancora là fuori?
ARCHIVISTA
Non ne ho idea, ma non ho intenzione di correre alcun rischio.
MARTIN
[Sospira] No, direi di no...
ARCHIVISTA
Ora, se non ti dispiace.
MARTIN
Oh giusto.
ARCHIVISTA
Ripresa della dichiarazione.
ARCHIVISTA (DICHIARAZIONE)
All’inizio ero confuso, l’interno sembrava essere vuoto. Dentro non c’era nessun monumento o sarcofago, nessuna targa commemorativa o stemma ad adornare le pareti. C’era solo un blocco di marmo, adagiato al centro, come un altare. Inizialmente credevo che forse la bara si sarebbe dovuta trovare lì sopra, e che qualcuno l’avesse semplicemente presa, ma camminandoci intorno vidi che cosa stava nascondendo. Dietro il blocco dagli angoli ben definiti si trovava una scalinata che discendeva in una qualche cripta sotterranea.
Riderai di me, Jonah, quando ci incontreremo di nuovo, ne sono sicuro. Sbeffeggerai la mia spavalderia e mi chiamerai un avventuriero sconsiderato, ma la verità è che ho sceso quelle scale senza quasi un pensiero. Ogni paura che avessi potuto avere era rivolta a quell’uomo che avevo incontrato fuori, e non immaginavo alcun pericolo all’interno della cripta. Quindi sollevai la mia lanterna e scesi le scale.
Erano vecchie, su questo non c’è dubbio, ma non erano consumate e avrei scommesso che ero la prima anima a scendere là sotto in almeno un secolo. Scendevano per un un bel pezzo, al punto tale che ero alquanto sicuro di trovarmi nel fondo del terreno ghiacciato della Schwarzwald. Infine, i gradini si interruppero in un breve corridoio, e io potei vedere che i mattoni che formavano le pareti e il soffitto ad arco si erano sbriciolati ed erano franati in alcuni punti, facendo entrare le spesse radici degli alberi sovrastanti, le quali si attorcigliavano e si distendevano su quelle parti del passaggio in cerca di riparo. Dopo circa un minuto di cammino, il passaggio si aprì in una larga stanza. Al centro si trovava un altro blocco di marmo, quasi identico a quello che avevo visto al piano superiore, ma sopra questo si trovava, sigillato, un sarcofago di pietra. Il nome ‘Johann von Württemberg’ era inciso anche qui, anche se si era preservato con maggior nitidezza, senza gli elementi a consumarlo.
Mentre lo stavo osservando, notai che le pareti della sala non sembravano essere fatte di roccia, come quelle del corridoio o il mausoleo stesso. Mi avvicinai con cautela, fino a che la mia lanterna non potè illuminarli con chiarezza. Le pareti erano ricoperte da scaffali. Riempiti al punto tale che era impossibile capire se dietro ci fosse una parete vera o se i libri stessi fossero l’unico confine contro il terreno. Erano, sfortunatamente, irrimediabilmente marci. I secoli non erano stati gentili con loro, e quando provai a spostarne uno mi resi conto che l’umidità, col tempo, li aveva fusi in un’unica massa di carta e pelle. Per quanto questo fosse stato prevedibile, provai ugualmente una stretta al cuore. Vedere una tale quantità di sapere, possibilmente unico al mondo, completamente distrutto, fu incredibilmente doloroso per me. Gli scaffali veri e propri erano fatti dello stesso marmo dei due blocchi, e sembravano essersela cavata meglio. Guardandoli notai una piccola decorazione, incisa a intervalli regolari lungo il bordo di ogni scaffale. Era un piccolo occhio, che osservava spalancato.
Per qualche motivo, solo in quel momento iniziai ad avere paura. Di cosa, non saprei dirti, ma quei piccoli occhi mi riempirono con un terrore che ora stento a descriverti. Ovviamente indietreggiai allontanandomi dalla libreria, ed ero deciso ad andarmene quando la mia lanterna illuminò qualcosa nell’angolo della stanza. O più precisamente due cose: la prima era una piccola moneta d’oro che scintillava sul pavimento. Il secondo era un libro, forse caduto dagli scaffali tanto tempo prima. Era in condizioni nettamente migliori rispetto agli altri, forse a causa di dove si trovava, e fui in grado, con molta attenzione, di aprirlo. Rimasi molto deluso nel vedere che non era scritto in tedesco, o neppure francese o latino, ma apparentemente in arabo. Sembrava essere un qualche tipo di manoscritto illuminato, scritto a mano e a dir poco bellissimo, anche se non sarei riuscito a dire che cosa riguardasse, dovesse dipenderne la mia vita.
Presi il libro e la moneta per studiarli più tardi e lasciai la cripta in fretta, la paura persistente mi faceva sentire come se un inseguitore invisibile mi avrebbe raggiunto se avessi esitato. Lasciando il mausoleo tirai fuori la mia pistola, nel caso in cui quello strano uomo basso di prima mi stesse aspettando per assalirmi, ma fuori non c’era traccia di nessun altro nella chiara luce del giorno.
Tornai indietro velocemente, anche se mi rimanevano molte ore prima del buio. Mentre procedevo notai che la neve sugli alberi stava iniziano a sciogliersi, e provai sollievo nel sapere che Clara e io saremmo probabilmente ritornati presto a Closen. Wilhelm si era ripreso totalmente dalla sua febbre, e per quando mi ritrovai a cena, tutte le tracce della mia paura di prima erano sparite ed ero di ottimo umore.
Dopo mi ritirai per fumare una o due pipe e per esaminare ulteriormente i miei ritrovamenti. Il libro, per quanto bello, si rifiutava testardamente di offrire qualche indizio sui suoi contenuti. Con il tuo permesso, lo porterò da te per il tuo sguardo esperto la prossima volta che avrò il piacere della tua compagnia. La moneta, d’altro canto, era più interessante. Su una faccia c’era inciso il profilo di un un giovane uomo dal volto affilato e con lunghi capelli fluenti. In cima c’erano le lettere JW e in fondo il numero 1279. Se questa era la data in cui la moneta era stata coniata, allora non ho bisogno di dirti quanto eccitante questa scoperta sarebbe potuta essere. L’altra faccia era vuota, salvo che per tre parole, molto piccole e consumate, ma, anche se a stento, sono riuscito a leggerle. Dicevano “Für die Stille”.  (‘per il silenzio’)
Stavo per andare a coricarmi, quando una delle nostre cameriere, Hilda - o era Helga, non ricordo - mi chiese un secondo del mio tempo. Accettai e lei mi chiese se avessi fatto domande sul vecchio cimitero nella foresta. Le dissi di sì e lei impallidì leggermente. Mi disse che lei non si avvicinava mai al luogo, nessuno nel villaggio vi si avvicinava.
Vedi Jonah, a quanto pare c’era un vecchio a Schramberg di nome Tobias Kohler. Aveva vissuto per quasi ottant’anni, e raccontava storie di quando era un bambino e lui e i suoi amici giocavano a un gioco che chiamavano “I passi di Johann”. Era una prova di coraggio, dove dovevi scendere lentamente per più gradinipossibile nella tomba di Johann von Württemberg fino a che non eri visto, a quel punto dovevi correre indietro il più velocemente possibile. Tobias non diceva mai da chi o cosa dovevi essere visto, e ha sempre ignorato le domande. Beh, a un certo punto i genitori di quei bambini scoprirono questo gioco e una di loro, la madre dell’amico di Tobias, Hans Winkler, decise di porvi fine. Marciò nel cimitero e, vedendo Hans entrare nel mausoleo per il suo turno, lo inseguì dentro correndo e poi giù per le scale. Nessuno dei bambini vide che cosa successe, ma tutti udirono l’urlo. Scapparono via fino alla cittadina e quando raccontarono quello che era successo, il prete della città - il cui nome Tobias non ricorda - semplicemente annuì, e radunati sei uomini forti, anche se profondamente spaventati, si avviarono verso il cimitero. Nessuno del gruppo parlò mai di quello che videro o trovarono là, ma Hans andò a vivere con la  famiglia dei Becker nella loro piccola fattoria. Nessuno giocò più a  “I gradini di Johann” e ancora una volta il cimitero venne lasciato deserto.
L’unica altra cosa che Tobias ricordava era che una volta aveva sentito un prozio riferirsi a Johann von Württemberg come “il bastardo di Ulrich”, il quale, se la data sulla moneta fosse esatta, potrebbe riferirsi a Ulrich I o Ulrich II, ma in entrambi i casi la storia di quel luogo deve risalire a quasi seicento anni fa.
Comunque, mi sembra di averci girato intorno abbastanza. Potrei riempire un’altra dozzina di pagine con preamboli e ricerche, eppure nessuna di queste è il motivo per cui ti ho scritto tutto questo. No, ti sto scrivendo per descriverti quello che ho visto durante l’ultima notte del mio soggiorno da Wilhelm, gli eventi che hanno spinto me e Carla ad andare via una settimana prima del previsto.
Successe tre giorni dopo aver sentito la storia di Tobias. Avevo messo via la moneta e il libro in un moto di superstizione, e avevo deciso di fare una breve passeggiata visto che il sole stava tramontando. Era bello, il cremisi del cielo danzava su quel poco di neve che rimaneva, tingendola del rosso più intenso. Passeggiai intorno alla casa, fumando la mia pipa, fino a che non giunsi sulla traccia che avevo lasciato quando ero andato al cimitero abbandonato. La neve sciogliendosi aveva trasformato le mie impronte in chiazze di terra e ghiaccio che sembravano quasi brillare nella luce morente del giorno. Le guardai e mi bloccai. Avevo fatto due viaggi verso il mausoleo quell’inverno, e infatti c’erano due scie di impronte che procedevano verso nord. Ma che ritornavano verso la casa ve ne erano tre. Avvertii una presenza alle mie spalle, e mi voltai.
Era l’uomo del cimitero. Si era tolto il suo largo cappello e mi stava fissando. La sua testa era completamente calva, e non aveva gli occhi. C’erano solo delle orbite vuote, ma mi stavano fissando. Mi vide. Credi o ignora pure tutto il resto della mia lettera come desideri, Jonah, ma ti giuro che mi sono ritrovato faccia a faccia con un uomo senza occhi e che lui mi ha visto.
Indietreggiai troppo velocemente e scivolai, cadendo pesantemente sul terreno. In un secondo lui era sopra di me, e sorrise. Mi disse qualcosa, ma la mia mente era inondata dal panico e non riuscii a sentire cosa. Lentamente allungò una mano verso di me, con arroganza, come se volesse assaporare questo momento e non avesse intenzione di essere affrettato. Poi, senza preavviso, si bloccò, la sua testa si girò di scatto per guardare  qualcosa, come un cane da riporto quando sente uno sparo. Si rialzò, la mano ferma come se indecisa. E poi… e poi svanì, come se non vi fosse mai stato, io rimasi disteso sul terreno, affannato e spaventato.
Era già calata la notte quando riuscii finalmente a ricompormi abbastanza da correre nella casa e iniziare a fare i bagagli. Dissi a Carla che dovevamo andarcene il prima possibile, anche se rimasi vago sulle motivazioni. Ancora oggi non le ho detto perché. Come puoi dire a tua moglie che ti è successo qualcosa del genere?
Prendemmo la prima carrozza il mattino seguente e non ci fermammo. Non mi accorsi nemmeno che la moneta era sparita fino a quando in seguito non controllai i miei bagagli. Che sia a causa di un servitore dalla mano lunga o per la mia sbadataggine, è andata, quindi mi scuso, visto che non sarò in grado di condividere con te questo strano pezzo di storia. Devo anche scusarmi per la mia grafia; sto mettendo per iscritto tutto questo come meglio posso durante un lungo viaggio in carrozza. Comunque, attendo con ansia di mostrarti il libro che ho trovato, e le rivelazioni che tu senza dubbio ne trarrai.
Con fiducia,  
Albrecht
ARCHIVISTA
Fine della dichiarazione.
È sempre un piacere scovare un pezzo di storia nascosto nella sezione sbagliata dell’archivio. In ogni caso non posso dire di sapere molto su Jonah Magnus o le origini dell’Istituto, quindi questa è stata in un certo senso una scoperta alquanto gradevole. Ovviamente non c’è molto su cui indagare, ma per togliermi la curiosità ho fatto un po’ di ricerche io stesso, che includerò qui per amor della completezza.
Ho trovato un unico accenno a ‘Johann von Württemberg’ in tutto il materiale di riferimento che abbiamo qui sulla storia tedesca. “La culla della Germania - Württemberg attraverso i secoli” riporta delle voci sul fatto che Ulrich I, Conte di Württemberg avesse avuto un secondo figlio al di fuori del matrimonio nel 1255. Non è stato aggiunto alcun nome, ma alcuni nemici del conte erano noti spargere voci che questo figlio esiliato fosse solito “frequentare delle streghe”. Il 1279 fu anche l’anno in cui il successore di Ulrich I, Ulrich II morì. Questa potrebbe anche essere stata semplicemente una coincidenza, comunque, gli succedette il fratellastro Eberhard I.
Un’altra cosa che ho trovato quasi per caso durante le mie ricerche si trova in “Storie lugubri, l’esplorazione di H.T. Moncreef di macabre morti inspiegabili nell’Europa del primo Ottocento”. Riporta una morte che ebbe luogo a Schramber nel 1816. L’uomo, un certo Rudolph Ziegler, venne trovato morto nella sua casa al confine della città. La cosa interessante è che dice che lavorava per una tenuta vicina. Poco dopo il suo decesso Wilhelm von Closen venne indagato per l’omicidio, in quanto si era scoperto che il defunto aveva rubato dei gioielli dalla villa. Comunque l’accusa cadde dopo che quattro dottori attestarono che le ferite inflitte a Herr Ziegler erano, e qui cito: “oltre la capacità della violenza umana”. Venne dichiarato un attacco animale.
Ho cercato di scoprire che cosa ne sia stato di Albrecht von Closen e del suo manoscritto, ma non sono riuscito a trovare alcuna menzione di lui né in alcun libro di storia né su internet. Forse potrei scoprire di più se passassi mesi a rovistare tra le dichiarazioni storiche nel retro degli Archivi, ma semplicemente non ho tempo per indugiare la mia curiosità in questo modo.
Però ho trovato la discendenza di Wilhelm von Closen. Si è sposato e ha avuto dei figli, e la famiglia è rimasta a Schramberg e dintorni per quasi un altro secolo, prima che un ramo non emigrasse in Inghilterra nel 1908. Hanno avuto una figlia, Elsa, che poi sposò un uomo di nome Michael Keay nel 1920. Nel 1924 hanno avuto una figlia, il cui nome era Mary Keay. Potrebbe essere una semplice coincidenza, ma… mi preoccupa.
Fine della registrazione.
[Traduzione di: Victoria]
Episodio successivo
12 notes · View notes
Text
Redemption Round 2 - Match 38
Our previous Archive at Schwartzwald earned 143 votes in Round Two and a total of 272 votes! It's against evil mosquitoes in Blood Bag, which had 104 votes in Round One.
MAG 023 - Schwartzwald | Spotify - Acast - YT | Wiki | Transcript
Statement of Albrecht von Closen, regarding a discovered tomb near his estate in the Black Forest.
MAG 045 - Blood Bag | Spotify - Acast - YT | Wiki | Transcript
Statement of Thomas Neill, regarding his experiences working in malarial research during the spring of 2010.
26 notes · View notes
Text
Round One Part Five - Match 43
Memento mori baby!
MAG 099 - Dust to Dust | Spotify - Acast - YT | Wiki | Transcript
Statement of Robert E. Geiger regarding a dust storm in Boise City, Oklahoma, and the death of Stefan Brotchen.
MAG 023 - Schwartzwald | Spotify - Acast - YT | Wiki | Transcript
Statement of Albrecht von Closen, regarding a discovered tomb near his estate in the Black Forest.
19 notes · View notes
Text
The Magnus Tournament: Round One Part Five Masterpost
So as to not create horrifically long masterposts, there will be a Round One Masterpost (pinned) which links to the subgroup Masterposts.
Round One Part Five is open for voting March 28-April 3
Find the full Round One Masterpost here!
Tumblr media
[Image ID: Matches 37-45 of Round 1 and the following matches (113-120) of Round 2. The content of the bracket is described below. End ID]
The Matches:
MAG 144 Decrypted vs. MAG 150 Cul-de-Sac
MAG 73 Police Lights vs. MAG 195 Adrift
MAG 139 The Architecture of Fear vs. MAG 018 Confession
MAG 38 Lost and Found vs. MAG 180 Moving On
MAG 105 Total War vs. MAG 016 Arachnophobia
MAG 140 The Movement of the Heavens vs. MAG 175 Epoch
MAG 099 Dust to Dust vs. MAG 023 Schwartzwald
MAG 187 Checking Out vs. MAG 013 Alone
MAG 015 Lost Johns' Cave vs. MAG 074 Fatigue
Polls will be linked once they are posted and when I have time to edit this post (within 24 hours maximum, I have a day job). Each poll will have links to the episodes, wiki pages, and transcripts.
1 note · View note