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#norman g. finkelstein
garadinervi · 6 months
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Blaming the Victims. Spurious Scholarship and the Palestinian Question, Edited by Edward W. Said and Christopher Hitchens, Verso, London and New York, NY, 1988
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Contributors: Ibrahim Abu-Lughod, Janet L. Abu-Lughod, G.W. Bowersock, Noam Chomsky, Norman G. Finkelstein, Muhammad Hallaj, Rashid Khalidi, Peretz Kidron, and Elia Zureik
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holodrome · 11 months
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If I can’t laugh, I don’t want your Revolution.
Norman G. Finkelstein
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aronarchy · 3 months
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A copy of the first reading list, if you dislike clicking on Google docs links:
The liberal news media is working overtime to silence Palestinian voices. As we sit thousands of miles away, witnessing the massacre through social media, the least we can do is educate ourselves and work to educate others. Apartheid threatens all of us, and just to reiterate, anti-Zionism ≠ antisemitism.
Academic Works, Poetry and Memoirs
The Revolution of 1936-1939 in Palestine: Background, Details, and Analysis, Ghassan Kanafani (1972)
Palestinians: From Peasants to Revolutionaries, Rosemary Sayegh (1979)
Popular Resistance in Palestine: A History of Hope and Empowerment, Mazin Qumsiyeh (2011)
My Life in the PLO: The Inside Story of the Palestinian Struggle, Shafiq al-Hout and Jean Said Makdisi (2019)
My People Shall Live, Leila Khaled (1971)
Poetry of Resistance in Occupied Palestine, translated by Sulafa Hijjawi (Baghdad, Ministry of Culture and Guidance, 1968)
On Palestine by Ilan Pappé and Noam Chomsky (2015)
Gaza in Crisis: Reflections on the US-Israeli War Against the Palestinians, Noam Chomsky and Ilan Pappé (2013)
The Politics of Dispossession: The Struggle for Palestinian Self-Determination, 1969-1994, Edward W. Said (2012)
Queer Palestine and the Empire of Critique, Sa’ed Atshan (2020)
Stone Men: The Palestinians Who Built Israel, Andrew Ross (2019)
Ten Myths About Israel, Ilan Pappé (2017)
Blaming the Victims: Spurious Scholarship and the Palestinian Question, Christopher Eric Hitchens and Edward W. Said (2001)
Palestinian Walks: Notes on a Vanishing Landscape, Raja Shehadeh (2010)
The Gun and the Olive Branch: The Roots of Violence in the Middle East, David Hirst (1977)
Gaza: An Inquest into Its Martyrdom, Norman Finkelstein (2018)
Fateful Triangle: The United States, Israel and the Palestinians, Noam Chomsky (1983)
Israel and Palestine: Reappraisals, Revisions, Refutations, Avi Shlaim (2010)
Politicide: Ariel Sharon’s War Against the Palestinians, Baruch Kimmerling (2006)
The Holocaust Industry: Reflections on the Exploitation of Jewish Suffering, Norman G. Finkelstein (2015)
Light in Gaza: Writings Born of Fire, Jehad Abusalim (2022)
Nakba: Palestine, 1948, and the Claims of Memory, Ahmad H. Sa’di and Lila Abu-Lughod (2007)
Peace and its discontents: Essays on Palestine in the Middle East peace process, Edward W. Said (2012)
Three Poems by Yahya Hassan
Articles, Papers & Essays
“Palestinian history doesn’t start with the Nakba” by PYM (May, 2023) 
“What the Uprising Means,” Salim Tamari (1988)
“The Palestinians’ inalienable right to resist,” Louis Allday (2021)
“Liberating a Palestinian Novel from Israeli Prison,” Danya Al-Saleh and Samar Al-Saleh (2023) 
Women, War, and Peace: Reflections from the Intifada, Nahla Abdo (2002)
“A Place Without a Door” and “Uncle Give me a Cigarette”—Two Essays by Palestinian Political Prisoner, Walid Daqqah (2023)
“Live Like a Porcupine, Fight Like a Flea,” A Translation of an Article by Basel Al-Araj
Films & Video Essays
Fedayin: Georges Abdallah’s Fight (2021)
Naila and the Uprising (2017)
Off Frame AKA Revolution Until Victory (2015)
Tell Your Tale Little Bird (1993)
The Time That Remains (2009)
“The Present” (short film) (2020)
“How Palestinians were expelled from their homes”
Louis Theroux: The Ultra Zionists (2011)
Born in Gaza (2014)
5 Broken Cameras (2011)
Little Palestine: Diary of a Siege (2021)
Al-Nakba: The Palestinian catastrophe - Episode 1 | Featured Documentary
Organisations to donate to
Palestine Red Crescent Society - https://www.palestinercs.org/en
Anera - https://support.anera.org/a/palestine-emergency
Palestinian American Medical Association - https://palestinian-ama.networkforgood.com/projects/206145-gaza-medical-supplies-oct-2023
You First Gaza - https://donate.gazayoufirst.org/
MAP - Medical Aid for Palestinians - https://www.map.org.uk/donate/donate
United Nations Relief and Works Agency - https://donate.unrwa.org/-landing-page/en_EN
Palestine Children’s Relief Fund - https://www.pcrf.net/   
Doctors Without Borders - https://www.doctorswithoutborders.org/what-we-do/where-we-work/palestine
AP Fact Check
https://apnews.com/article/israel-hamas-gaza-misinformation-fact-check-e58f9ab8696309305c3ea2bfb269258e
This list is not exhaustive in any way, and is a summary of various sources on the Internet. Please engage with more ethical, unbiased sources, including Decolonize Palestine and this list compiled by the Palestinian Youth Movement.
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gobcorend · 3 months
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"(...) it must be shown to American Jews that the choice between Israel’s survival and Palestinian rights is a false one; that it is in fact Israel’s denial of Palestinian rights and reflexive resort to criminal force that are pushing it toward destruction; that it is possible to resolve the Israel-Palestine conflict so that everyone, Israeli Jew and Palestinian Arab, can preserve their full human dignity; and that such a settlement has been within reach for decades, but that Israel—with critical U.S. backing, largely because of the Israel lobby—has blocked it."
--- Norman G. Finkelstein in the book 'Knowing Too Much'
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palmiz · 6 months
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I crimini di Israele
e la mission del Sionismo
Quello che i vergognosi media occidentali non dicono
«Ma se gli israeliani non vogliono essere accusati di essere come i nazisti, devono semplicemente smettere di comportarsi come i nazisti»
[Norman G. Finkelstein, intellettuale ebreo i cui genitori furono vittime dell’Olocausto]
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«Alla fine degli Anni Cinquanta, quel grande pettegolo e storico dilettante che era John F. Kennedy mi disse che nel 1948 Harry Truman, proprio quando si presentò candidato alle elezioni presidenziali, era stato praticamente abbandonato da tutti. Fu allora che un sionista americano andò a trovarlo sul treno elettorale e gli consegnò una valigetta con due milioni di dollari in contanti. Ecco perché gli Stati Uniti riconobbero immediatamente lo Stato d’Israele».
Gore Vidal, prefazione del libro “Storia ebraica e giudaismo: il peso di tre millenni” di Israel Shahak
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Una piccola striscia di terra lunga circa 45 chilometri e larga 10 in cui vivono un milione e mezzo di palestinesi è martoriata da oltre 60 anni.
Tsahal, il fiero esercito israeliano da settimane sta letteralmente sterminando una popolazione inerme, come ripercussione, dicono, a lanci di missili da parte di Hamas in territorio israeliano.
Razzi che avrebbero provocato la morte di 5 militari (altri 4 sono stati uccisi dal “fuoco amico" , cioè dagli stessi soldati), mentre nelle fila degli arabi, gli assassinati dal democratico stato di Israele sarebbero oltre 900 con diverse migliaia di feriti.
Numeri purtroppo destinati ad aumentare con il passare del tempo e delle incursioni.
I crimini attuali dell’esercito israeliano
I bersagli preferiti dall’esercito israeliano in diciassette giorni di guerra sono scuole, moschee, abitazioni private e soprattutto ambulanze, queste ultime per impedire il soccorso e il salvataggio di migliaia di feriti, che muoiono agonizzando per le strade.
Quindi non solo obiettivi militari ma soprattutto civili, e questo non a caso, visto che tale strategia si chiamata “guerra psicologica”.
La cosa non deve sorprendere, perché l’85-90% dei morti in tutte le guerre che si ‘rispettino’, sono infatti civili (uomini, donne e soprattutto bambini).
L’esercito di Sion sta utilizzando a Gaza armi vietate dalle Convenzioni internazionali, come le bombe al fosforo bianco (usate in grande quantità in Iraq dalla colazione anglo-statunitense). Lo riporta anche il “Corriere della Sera” dell’11 gennaio.
Nonostante la smentita del portavoce dell’esercito, il quotidiano Times di Londra ha pubblicato delle foto che non lasciano spazio a dubbi sull’uso appunto di queste vergognose e criminali bombe. Arriva infine la conferma da una fonte israeliana, ripresa dalla Radio svizzera italiana e riportata dall'agenzia Ansa (oggi 12 gennaio 2009) secondo la quale si tratta solo di bombe fumogene. Il tutto ovviamente per giustificare il fumo strano prodotto (vedi immagine sotto) dai bombardamenti dell'esercito.
Ma la fonte continua dicendo che "un po' di fosforo nelle munizioni c'è".
Non solo, ma a testimonianze di medici, a Gaza verrebbero utilizzate anche armi a forte potere esplosivo come quelle a base di stando lega di tungsteno.
Insomma i “territori occupati” sono un ottimo “campo di battaglia” per decimare da una parte la popolazione araba e dall’altra per sperimentare nuove armi.
Perché tale guerra?
Qualcuno sostiene che tale criminoso attacco militare da parte di Israele sia per ripicca a causa della grama figura fatta contro Hezbollah in Libano nel 2006.
Purtroppo non è questo il motivo: si tratta di un progetto chiaro e lineare che stanno portando avanti da oltre un secolo i sionisti.
L’attuale attacco è stato preparato infatti con 6 mesi di anticipo, quindi molto tempo prima del lancio di razzi da parte di Hamas!
Lo confermano canali ufficiali come la CNN e giornali come il britannico The Guardian.
Il canale televisivo CNN ha denunciato che la tregua tra Hamas e Israele ha iniziato a vacillare agli inizi di novembre, quando un commando israeliano ha ucciso durante un’incursione sei membri di Hamas, scatenando la ovvia reazione.
Anche il quotidiano Guardian del 5 novembre ha confermato la notizia.
Quindi esistono le prove che a rompere la tregua non è stato Hamas ma bensì lo stato di Israele a novembre del 2008!
Ma per comprendere il quadro generale è necessario fare un passo indietro.
Nascita del Sionismo
“Nell’Europa della fine del XIX secolo una convergenza di ragioni storiche, fra cui le persecuzioni antisemite, spinse un gruppo di intellettuali ebrei a teorizzare la necessità della nascita di una nazione ebraica dove quel popolo potesse finalmente trovare maggior pace e sicurezza.”
Questa teoria, che non è rimasta tale ma è diventata una triste realtà, prende il nome di sionismo.
Il sionismo è per così dire un «movimento» molto complesso, ma dagli obiettivi semplici, nato verso la fine del XIX° secolo qui da noi in Europa.
Il “sionismo” è suddivisibile in tre categorie:
- «Sionismo» propriamente detto, organizzato dal dottor Theodor Herzl, con lo scopo di ricostruire lo Stato ebraico di Gerusalemme in Palestina.
- «Sionismo territorialista», organizzato da Israel Zangwill, con lo scopo di costituire una «terra ebraica» in qualunque parte del mondo, privilegiando però la Palestina.
- «Sionismo socialista», organizzato da Moses Hess, che vuole conservare agli ebrei nel mondo l’identità nazionale, sforzandosi però tutti per un ritorno a «Eretz Israel».
Il «Sionismo territorialista», quello più recente, è stato fortemente voluto da Israel Zangwill (1864–1926), membro di prestigio della società sionistica l’«Antico Ordine dei Maccabei» (1891) e fondatore della rivista umoristica «Ariel». Alla “Dichiarazione Balfour”, che vedremo dopo, rivendicò per tutti gli ebrei del mondo il diritto inalienabile di colonizzare la Terra di Israele.
Il «Sionismo» per così dire ufficiale, è nato nel 1897 durante il primo «Congresso Sionista» di Basilea in Svizzera.
Fu però nel 1895/96 che compare per la prima volta il «Der Juden Staat» («Lo Stato degli Ebrei»), il manifesto scritto da Theodor Herzl in persona.
Più che manifesto si tratta di un vero e proprio libro «scritto in poche settimane, in una specie di delirio misto di fervore mistico e considerazioni pratiche», dove veniva esposto il piano ben preciso per una organizzazione ebraica mondiale.
Un piano precisissimo e completo di rimozione di tutta la popolazione araba, cioè non ebraica, dal futuro stato sionista: la “Gerusalemme liberata” (cioè “liberata” dai goym, dai gentili, dai “sub-umani”, dagli arabi).
Come mettere in atto questo spietato e criminale progetto?
Semplicemente attraverso l’espropriazione dei terreni e delle proprietà!
Quindi l’origine del gravissimo dissidio “israelo-palestinese” non si trova nel XXI° secolo, ma risale alla fine del XIX secolo. E’ proprio in quegli anni che fu ideato il progetto spietato di cacciare dalla Palestina tutti gli arabi, nessuno escluso, quindi ben cinquant’anni prima della nascita stessa dello Stato d’Israele e oltre un secolo prima dell’ennesima e ultima strage di stato che stiamo assistendo impotenti in questi giorni.
L’affare Dreyfus
Il periodo storico quando Theodor Herzl scrisse “Der Juden Staat” era molto caldo perché erano passati solo due anni dall’«affare Dreyfus».
Un affare delicatissimo perché riguardava le accuse (inventate ad hoc per scatenare appositamente l’antisemitismo…) di alto tradimento a carico di un capitano d’artiglieria ebreo (poi reintegrato nell’esercito dal tribunale), il francese Alfred Dreyfus: accusato di passare informazioni segrete all’esercito tedesco.
L’altro sionismo, quello «socialista» e l’«affare Dreyfus» hanno proprio nella Francia il comun denominatore: fu proprio a Parigi che Moses Hess, il padre spirituale del «socialismo sionista», lavorò come corrispondente per alcuni giornali socialisti di Germania e Stati Uniti. Moses Hess viene anche ricordato per la sua opera omnia: «Roma e Gerusalemme», considerata un classico della teoria sionista, e pubblicata in Germania nel 1862.
L’Alleanza israelita universale
Sempre nella capitale francese nasce una delle principali organizzazioni internazionali che promuove l’insegnamento e la cultura ebraica: l’«Alleanza Israelita Universale» (l’«Alliance Israélite Universelle»).
I fondatori di questa «Alleanza» furono «17» giovani e il «17» maggio 1860, grazie ai fondi di Sir Moses Haïm Montefiore e Lord Rothschild, organizzarono un manifesto politico sintetizzando le idee massoniche della «Rivoluzione Francese» del 1789 (il motto: «Liberté-Egalité-Fraternité» era scritto nelle logge massoniche francesi ancora 50 anni prima della Rivoluzione) e i principi del giudaismo.
«L’Alleanza Israelita» promosse nel 1870 a Jaffa (Palestina) la nascita della prima colonia ebraica «Mikweh o Mikiveh Israel». Ma le costruzioni in Palestina erano iniziate qualche tempo prima: il «Misgav Ladach Hospital», è un ospedale sorto nel 1854 e il cui nome originario era «Rothschild Hospital».
E’ facile comprendere che il sionismo non è un semplice movimento politico e/o religioso, come vogliono farci credere, ma un vero e proprio movimento pericoloso il cui obiettivo è quello di liberare, con ogni mezzo lecito e illecito, la “Terra Promessa” dagli arabi (goym) per consegnarla nelle mani del popolo eletto.
Il tutto nell’attesa della venuta del Messia…
La dominazione turco-ottomana
Alla fine del 1800 la Palestina era nelle mani dell’Impero turco-ottomano.
Nel 1915 il governo britannico chiese aiuto militare allo sceriffo della Mecca Hussein (esistono a tal proposito lettere firmate da Thomas Edward D’Arabia, famoso Lawrence d’Arabia, che confermano questo) per cacciare i turchi-tedeschi dalla regione.
In cambio promise la creazione di uno stato arabo indipendente!
Questo è un punto chiave: la promessa agli arabi da parte del governo di Sua Maestà di uno Stato arabo indipendente, in cambio di aiuto.
Gli arabi, vista l’importante promessa, parteciparono in massa e moltissimi persero la vita in combattimento proprio per questo motivo: la liberazione della Palestina assieme alle truppe inglesi.
L’esercito britannico, nonostante la Grande Guerra in corso, spostò un milione di soldati per portarli in Terra Santa. Ci deve essere stato un ottimo motivo per movimentare, cioè togliere dal fronte europeo, tutti quei soldati?
Il motivo c’era eccome!
Accordo Sikes-Picot
Dopo la scontro con l’esercito turco-ottomano, nel 1916 Russia, Francia e Inghilterra siglarono l’accordo di Sikes-Picot, il piano alleato per dividersi l’Impero ottomano in disfacimento.
Nell’accordo la Palestina doveva rimanere internazionalizzata sotto l’amministrazione di tutte e tre.
Il tradimento al popolo arabo
Il vero e proprio tradimento del popolo arabo avviene il 2 novembre 1917 con la «Dichiarazione Balfour»: una lettera che Arthur Balfour, Ministro degli Esteri della Gran Bretagna, inviò al capo della Federazione sionista Lord Rothschild, dove Sua Maestà riconosceva ufficialmente ai sionisti , il diritto di formare uno Stato indipendente in Palestina.
Lettera importantissima perché legittimò e riconobbe il diritto internazionale ai sionisti di creare un «focolare nazionale del popolo ebraico…» in Palestina.
Tale dichiarazione venne firmata da Pichon per la Francia , Wilson per gli Stati Uniti e Sonnino per l’Italia.
Pochi ricordano però come tale «Dichiarazione», cioè lo storico tradimento di tutta la popolazione araba della Palestina da parte inglese, specificava anche che per il raggiungimento dello scopo: «nulla dev’essere fatto a pregiudizio dei diritti civili e religiosi delle comunità non ebraiche esistenti in Palestina…».
E’ avvenuto esattamente il contrario.
Nel 1919 gli inglesi entrano in possesso della Terra Santa e dal 1920 con gli accordi di Sèvres, inizia ufficialmente l’immigrazione ebraica.
La terra indipendente araba rimane una promessa non mantenuta!
Trattato di Sèvres
Nel 1920 il Trattato di Sèvres sancì la spartizione dell’area mediorientale che vide: la Siria assegnata alla Francia e la Palestina alla Gran Bretagna.
Nel 1922 l’Inghilterra ricevette dalla Società delle Nazioni il Mandato per l’amministrazione della Palestina, sotto la cui egida nacque la Jewish Agency (Agenzia Ebraica) per promuovere l’economia ebraica nell’area.
E’ a questo punto che il padre del sionismo, Theodor Herzl, disse di voler: «sospingere la popolazione [ palestinese ] in miseria oltre le frontiere»
Lo scopo dal 1895 ai nostri giorni è sempre stato questo espresso da Herzl.
Peel Report, White Paper e la “Soluzione a due Stati”
Gli anni che vanno dal 1936 al 1947 videro crearsi le basi per la storica guerra arabo-israeliana del 1948.
Cominciano infatti le proposte di formazione di due Stati separati.
Gli inglesi pubblicano il Peel Report (1936) che prevede una separazione di ebrei e arabi secondo la divisione demografica del momento. La proposta non soddisfa le ambizioni territoriali dei sionisti e neppure gli arabi l’accettano perché chiedono che sia fermata l’immigrazione e che s’impedisca l’acquisizione di ulteriori terre.
Sempre gli inglesi pubblicano il White Paper sulla Palestina nel 1939, dove accettano di limitare l’immigrazione ebraica e l’acquisto di terre e promettono la transazione verso un futuro governo palestinese. Solo e sempre promesse come quella tradite dalla Dichiarazione Balfour del 1917.
Il terrorismo in Terra Santa
Prima dell’intervento britannico gli arabi e gli ebrei ottomani (ebrei assoggettati all’Impero ottomano turco) convivevano in una pace secolare, con alti e bassi, ma pur sempre pace.
Quando iniziò l’immigrazione ebraica, cioè quando i sionisti iniziarono a comperare terre e soprattutto dopo il gravissimo tradimento della Dichiarazione Balfour, era pressoché scontato che iniziassero gli scontri tra arabi ed ebrei.
Cosa che avvenne infatti dal 1920 in poi.
Nel 1921 per esempio gli scontri feroci fra arabi ed ebrei (a Jaffa 200 morti ebrei e 120 arabi) furono interpretati dagli inglesi come “scontri spontanei”, ma ovviamente non era così.
Nel 1940 gli ebrei arrivarono a formare il 33% della popolazione in Palestina, e i sionisti già organizzati in gruppi di guerriglia, cominciano gli attacchi terroristici contro gli inglesi e contro i civili palestinesi.
I gruppi più noti furono l’Irgun, l’Haganah e lo Stern.
Questo ultimo, chiamata “Banda Stern” è nata nel 1942 per opera dell’ebreo polacco Abraham Stern.
Una banda che incarnò la variante più violenta e terroristica del movimento sionista.
La loro azione più eclatante fu l’attentato alla sede dell’amministrazione britannica all’Hotel King David di Gerusalemme nel luglio 1946, dove venne fatta saltare una intera ala, con un bilancio di circa 200 vittime!
Tra i capi del comando vi era un certo Menachem Begin[26], che fu Primo Ministro israeliano e Premio Nobel per la Pace con il presidente egiziano Sadat…
Dopo questo e altri avvisi, nel 1947 gli inglesi rinunciano al mandato e lo consegnano nelle mani dell’ONU.
L’Organizzazione delle Nazioni Unite propone nella Risoluzione 181 l’ennesima divisione in Stati separati, gli arabi la rifiutano e di nuovo non senza motivo: agli ebrei sarebbe andato il 54% delle terre anche se erano solo il 30% della popolazione presente all’epoca.
Nella primavera del 1947 iniziano gli scontri militari tra arabi ed ebrei, dove i gruppi terroristici sionisti si distinguono per una lunga serie di crimini efferati: massacri, assassini e pulizia etnica documentati oltre ogni dubbio.
E’ infatti in questo periodo il massacro di 200 palestinesi a Deir Yassin, strage (di civili palestinesi) che passò alla storia e che fu perpetrata sotto la diretta responsabilità sempre di Menachem Begin.
Nascita dello Stato d’Israele.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale e la Guerra d’Indipendenza (1948-49) nasce il 14 maggio 1948 ufficialmente lo Stato d’Israele con la «Dichiarazione d’indipendenza» firmata dal Primo Ministro David Ben-Gurion, e preceduta da una risoluzione ONU, la numero 181 del 29 novembre 1947, che decise la spartizione (che non rispettava la demografia dell’epoca) dei territori.
Inutile dire che tale spartizione territoriale ha accentuato gli scontri tra popolazione, perché più che spartizione possiamo parlare di vera e propria razzia: il 73% della Palestina era diventata territorio ebraico, con oltre 750.000 rifugiati palestinesi.
Dopo soli 2 anni, nel 1950, Israele vota la Legge sulla Proprietà degli Assenti (5710-1950), una legge vergognosa che espropria la terra a tutti i profughi fuggiti durante la guerra.
I palestinesi vengono espropriati di tutto: case, terreni e attività commerciali.
In totale violazione della Risoluzione ONU 194 (12/1948) che sancisce il diritto dei profughi di tornare e di essere risarciti da Tel Aviv. Non solo i risarcimenti non sono mai avvenuti, ma i profughi si sono visti privare della propria casa.
La guerra del 1947/48 era stata preconizzata dal Presidente (dal 1926) dell’Università ebraica di Gerusalemme, Judah Magnes, il quale ha dichiarato che la creazione di uno stato ebraico in Palestina avrebbe condotto «alla guerra contro gli arabi».
Judah Magnes si riferiva al «Programma Biltmore» stilato a New York nel maggio del 1942 presso l’omonimo Hotel Biltmore, da un gruppo di sionisti americani appoggiati sia dai democratici che dai repubblicani statunitensi.
Tale programma del 1942 (ben prima che finisca la Seconda Guerra Mondiale) era appunto l’ennesimo tassello piazzato al posto giusto per la creazione dello Stato ebraico in terra palestinese!
Tra il 1917 e il 1948, e cioè tra la «Dichiarazione Balfour», il «Programma Biltmore» e la «Dichiarazione d’Indipendenza» avviene qualcosa che avrà ripercussioni in tutto il mondo e soprattutto nella causa ebraica: la Seconda Guerra Mondiale con l’Olocausto e l’immigrazione di massa.
Nel 1956 Israele, in accordo con le mire strategiche e gli interessi economici di Gran Bretagna e Francia attacca l’Egitto (che guarda caso aveva nazionalizzato il canale di Suez) conquistando Gaza e il Sinai, ma gli Stati Uniti costringono Tel Aviv a ritirarsi.
Nel 1964 gli stati arabi creano l’OLP (l’Organizzazione per la liberazione della Palestina), e presto questo gruppo darà inizio ad azioni di guerriglia contro Israele.
Nel 1966 la Siria permise a guerriglieri palestinesi di operare sul proprio territorio. Israele ovviamente minacciò ritorsioni per cui la Siria fece un patto di difesa con l’Egitto. In seguito a rappresaglie israeliane in Cisgiordania, Cairo assume un atteggiamento bellicoso, ma non va oltre.
Nel maggio del 1967 Nasser, il presidente egiziano, stringe un patto di difesa con la Giordania , che sembra mirare solo ad un rafforzamento strategico, e non a un effettivo attacco contro Israele.
Israele non aspetta e nel giugno del 1967 attacca l’Egitto, ben sapendo che avrebbe vinto in pochi giorni.
Questa è la nota Guerra dei 6 giorni, che segna l’umiliante disfatta araba.
In un attimo Israele occupa illegittimamente la Cisgiordania , Gaza, Gerusalemme Est, le alture del Golan ed il Sinai (poi restituito all’Egitto) e non si ritirò mai più nonostante le numerose risoluzioni dell’ONU (ad oggi sono circa 70).
Nel novembre dello stesso anno, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU condanna la conquista dei territori con la Risoluzione 242 imponendo il ritiro immediato dai Territori Occupati.
Israele accetterà 3 anni dopo tale Risoluzione senza però evacuare i territori, alla faccia del Consiglio di Sicurezza.
Il resto è storia…
Storia sono le condotte di Israele chiamate per ben tre volte “un insulto all’Umanità” dalla Commissione dell’ONU per i Diritti Umani (1977, 1985 e nel 2000).
Storia è anche la Risoluzione ONU A7RES/37/133 che nel dicembre del 1982 definì il massacro di Sabra e Chatila sotto la “personale responsabilità di Ariel Sharon” un “atto di genocidio”
Stiamo parlando di 1700 civili massacrati per due lunghissimi giorni dentro i campi profughi, protetti dall’esercito israeliano, a colpi di machete dai cristiano-falangisti.
L’elenco potrebbe continuare a lungo.
Sionismo cristiano
L’altra cosa da sapere, che non tutti conoscono, è il movimento dei «sionisti cristiani (Christian Zionists).
Anzi, spesso e volentieri, sono stati proprio dei cristiani (come George Walker Bush junior per esempio) che si sono rivelati i più forti sostenitori del ritorno degli ebrei a Gerusalemme.
“La teologia dei cristiani fondamentalisti d’America professa e attende la seconda venuta del Cristo con la conseguente fine del mondo, secondo una interpretazione della bibbia (…)”.
“Ma quell’evento sarà possibile solo quando gli ebrei avranno stabilito uno Stato ebraico su tutta la Palesino , e cioè ben oltre gli odierni confini di Israele "
L’«International Christian Embassy Jerusalem» ha tenuto fino ad oggi almeno quattro congressi internazionali sionisti cristiani: uno a Basilea e tre a Gerusalemme (la città madre del sionismo religioso).
Quindi il sionismo non è solamente un fenomeno ebraico, ma anche cattolico; non è solo un movimento politico ebraico, ma anche occidentale.
Esiste una forte corrente sionista pure tra i membri dell’amministrazione statunitense di ieri e oggi.
Basta leggere con attenzione i nomi della squadra “scelta” dal futuro presidente Obama per capacitarsene.
Pensate che nel 1978 la Camera dei Rappresentanti americana proclamò l’«Education Day USA», cioè il «giorno dell’istruzione». Una festa mobile che un anno cade il 24 marzo, un altro il 2 aprile, il 13 aprile, ecc. Tale data non è fissa perché segue il calendario giudaico-babilonese invece del classico giuliano. La data coincide con l’anniversario del rabbi Menachem Mendel Scheerson, il cosiddetto «rebbe», considerato dalla setta assidica dei Lubavitcher, il vero «Messia».
Come mai tutti i presidenti, da Carter fino a George Walker Bush, hanno ripreso e mantenuto una tradizione «culturale» assai poco laica, per non dire ebraica?
C’è da dire che Carter, mediatore non ufficiale nel 2008 nei processi di pace in Medioriente, ha dichiarato ultimamente che Hamas ha tenuto fede al patto di 6 mesi cessando il lancio di missili, Israele invece no!
Strano a dirsi, ma Israele non ha mantenuto la pace…
L’antisemitismo
Dopo questa delicata trattazione è doverosa una parentesi sull’antisemitismo.
I «semiti» sono: «(…) gli Accadi (Assiri, Babilonesi), i Cananei, gli Arami (fra i quali emergono i Fenici e gli Israeliti), infine gli Arabi».
«Affermare che gli ebrei sono semiti è pressappoco come affermare, per esempio, che i francesi sono europei»
Da questa precisazione si evince che pochissimi ebrei sono veramente dei semiti e che non tutti i semiti sono ebrei (infatti gli arabi sono effettivamente dei semiti).
Come non tutti gli ebrei sono sionisti, anzi i sionisti sono pochissimi, per fortuna!
Siccome oggi tra la popolazione ebraica non esiste praticamente quasi più nessun discendente originario di Sem, accusare qualcuno di antisemitismo equivale accusarlo di antiarabismo.
La conseguenza logica di questa affermazione è che oggi tra i più antisemiti - ironia della sorte – sono proprio i governi d’Israele!
L’antisionismo
Per fortuna anche nel mondo ebraico il sionismo non è, e non era ben visto, ecco cosa diceva nel 1935 lo scrittore israelita Ettore Ovazza: «il miglior alleato della politica razzista è oggi, suo malgrado, il sionismo nazionalista. E’ nostra ferma convinzione che mai la politica antisemita sarebbe giunta agli estremi che ha toccato, se non avesse avuto fra i suoi principali argomenti probatori, il cosiddetto focolare nazionale ebraico. Lo stesso ideale ebraico, dal punto di vista puramente religioso, predica il ritorno a Sion come un ritorno spirituale; ma poiché la nostra dottrina nega il proselitismo, le minoranze ebraiche nel mondo rimangono le legittime depositarie dell’idea monoteistica e della legge mosaica che sta alla base della Bibbia e della moderna civiltà. Nel 1934, voler interpretare il ritorno a Sion in senso strettamente territoriale è segno d’incomprensione storica e religiosa. Noi, per funzione religiosa storica e civile, siamo e dobbiamo essere interamente cittadini delle nazioni dove viviamo da secoli e di cui formiamo parte indissolubile ed integrante. Noi respingiamo nettamente i sionisti nazionalisti che vivono rispettati in parità di diritti civili e politici con tutti gli altri cittadini nelle nazioni d’Europa, e che sospirano invece verso la Palestina ; che con un occhio guardano a Roma e con l’altro a Gerusalemme
Concludo con una grande speranza, quella che riguarda naturalmente la grande pacificazione in Palestina, l’abbandono di ogni crimine e soprattutto l’abbattimento del «muro della vergogna» che è stato innalzato per impedire la creazione de facto dello Stato palestinese.
«Udite governanti…della casa d’Israele, che costruite Sion sul sangue e Gerusalemme con il sopruso!» perché «a causa vostra, Sion sarà arata come un campo e Gerusalemme diverrà un mucchio di rovine…».
L’antisionista e antisemita che ha fatto questa affermazione è il profeta Michea, originario della Giudea e contemporaneo del grande Isaia (VIII a.C.)
Per approfondire l’argomento, consiglio di leggere questi due libri:
- “Perché ci odiano”, Paolo Barnard, ed. BUR
- “Storia ebraica e giudaismo: il peso di tre millenni”, Israel Shahak, ed. Centro Librario Sodalitium
Per approfondire:
- “Il Tradimento degli intellettuali”, Paolo Barnard www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=86
- “Una guerra non necessaria” Jimmy Carter www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5453
- “Gaza chi ha violato la tregua?” Miguel Martinez www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5455
http://www.disinformazione.it/crimini_di_israele.htm
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duckiemimi · 6 months
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versobooks has made six e-books on Palestine free to download on their website (click), including:
• “Ten Myths About Israel”
By Ilan Pappe
• “Palestine Speaks”
Edited by Mateo Hoke and Cate Malek
• “Blaming the Victims”
Contributions by Ibrahim Abu-Lughod, Janet L. Abu-Lughod, G.W. Bowersock, Noam Chomsky, Norman G. Finkelstein, Muhammad Hallaj, Rashid Khalidi, Peretz Kidron and Elia Zureik
Edited by Christopher Hitchens and Edward W. Said
• “The Case for Sanctions Against Israel”
Contributions by Ra'anan Alexandrowicz, Merav Amir, Hind Awwad, Mustafa Barghouthi, Omar Barghouti, Dalit Baum, Joel Beinin, John Berger, Angela Davis, Nada Elia, Marc H. Ellis, Noura Erakat, Neve Gordon, Ran Greenstein, Ronald Kasrils, Jamal Khader, Naomi Klein, Paul Laverty, Mark LeVine, David Lloyd, Ken Loach, Haneen Maikey, Rebecca O'Brien, Ilan Pappe, Jonathan Pollak, Laura Pulido, Lisa Taraki, Rebecca Vilkomerson, Michael Warschawski and Slavoj Žižek
Edited by Audrea Lim
• “The Punishment of Gaza”
By Gideon Levy
• “The Palestine Laboratory”
By Antony Loewenstein
they were very easy to download; just input your payment details and it’ll cost you nothing.
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remember, the enemy of fascism and its propaganda is the thirst for knowledge and knowledge itself.
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The Gaza Strip is among the most densely populated places in the world. More than two-thirds of its inhabitants are refugees, and more than half are under eighteen years of age. Since 2004, Israel has launched eight devastating “operations” against Gaza’s largely defenseless population. Thousands have perished, and tens of thousands have been left homeless. In the meantime, Israel has subjected Gaza to a merciless illegal blockade.
 
What has befallen Gaza is a man-made humanitarian disaster.
 
Based on scores of human rights reports, Norman G. Finkelstein's new book presents a meticulously researched inquest into Gaza’s martyrdom. He shows that although Israel has justified its assaults in the name of self-defense, in fact these actions constituted flagrant violations of international law.
 
But Finkelstein also documents that the guardians of international law—from Amnesty International and Human Rights Watch to the UN Human Rights Council—ultimately failed Gaza. One of his most disturbing conclusions is that, after Judge Richard Goldstone's humiliating retraction of his UN report, human rights organizations succumbed to the Israeli juggernaut.
Finkelstein’s magnum opus is both a monument to Gaza’s martyrs and an act of resistance against the forgetfulness of history.
This book was published in 2018.
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gideonthefirst · 4 months
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2023 Books
favorites bolded, least favorites have an [x], rereads have an *
January
The Flash: The Death of Iris West by Cary Bates, Frank Chiaramonte, Jack Abel, Vince Colletta, Frank McLaughlin
The Only Good Indians by Stephen Graham Jones [x]
When the Angels Left the Old Country by Sacha Lamb
Princess Floralinda and the Forty-Flight Tower by Tamsyn Muir
February
Annihilation by Jeff Vandermeer [x]
We Have Always Lived in the Castle by Shirley Jackson
The Love Song of Ivy K. Harlowe by Hannah Moskowitz
March
Go Ahead in the Rain: Notes on a Tribe Called Quest by Hanif Abdurraqib
April
The Assassin's Apprentice by Robin Hobb
May
They're Going to Love You by Meg Howrey
June
July
Where Are Your Boys Tonight?: The Oral History of Emo's Mainstream Explosion 1999-2008 by Chris Payne
The Screaming Staircase by Jonathan Stroud*
Skulduggery Pleasant by Derek Landy, books 1-7*. specifically book 7 gets a [x] for being so bad it killed the reread
Nimona by N.D. Stevenson*
You Feel It Just Below the Ribs by Jeffrey Cranor and Janina Matthewson
August
Good Omens by Neil Gaiman and Terry Pratchett*
September
Poison for Breakfast by Lemony Snicket
A Little Devil in America: Notes in Praise of Black Performance by Hanif Abdurraqib
Lolita by Vladimir Nabokov
A Punkhouse in the Deep South: The Oral History of 309 by Scott Satterwhite and Aaron Cometbus
October
Trick to Catch the Old One by Thomas Middleton
The Haunting of Hill House by Shirley Jackson
Stephen Florida by Gabe Habash
Wage Labor and Capital by Karl Marx
November
Imperialism: The Highest Stage of Capitalism by Vladimir Lenin
Trust by Hernán Diaz
Pale Fire by Vladimir Nabokov
December
The Holocaust Industry: Reflections on the Exploitation of Jewish Suffering by Norman G. Finkelstein
A Master of Djinn by P Djèlí Clark [x]
Prosper's Demon by K.J. Parker
Blackouts by Justin Torres
Gone Girl by Gillian Flynn
The Book of Eels: Our Enduring Fascination with the Most Mysterious Creature in the Natural World by Patrik Svensson [x]
Hangsaman by Shirley Jackson
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Across the political spectrum, American Jewish intellectuals proved especially indifferent to Israel's fate. Detailed studies of the left-liberal New York Jewish intellectual scene through the 1960s barely mention Israel. Just before the June war, the ACJ sponsored a symposium on "Jewish Identity Here and Now." Only three of the thirty-one "best minds in the Jewish community" even alluded to Israel; two of them did so only to dismiss its relevance. Telling irony: just about the only two public Jewish intellectuals who had forged a bond with Israel before June 1967 were Hannah Arendt and Noam Chomsky.
Norman G. Finkelstein, The Holocaust Industry
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ansburg · 6 months
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— from Norman G. Finkelstein's Beyond Chutzpah: On the Misuse of Anti-Semitism and the Abuse of History (14-16) (text below)
Yet if, as I’ve suggested, broad agreement has been reached on the factual record, an obvious anomaly arises: what accounts for the impassioned controversy that still swirls around the Israel-Palestine conflict? To my mind, explaining this apparent paradox requires, first of all, that a fundamental distinction be made between those controver- sies that are real and those that are contrived. To illustrate real differences of opinion, let us consider again the Palestinian refugee question. It is possible for interested parties to agree on the facts yet come to diametrically opposed moral, legal, and political conclusions. Thus, as already mentioned, the scholarly consensus is that Palestinians were ethnically cleansed in 1948. Israel’s leading historian on the topic, Benny Morris, although having done more than anyone else to clarify exactly what happened, nonetheless concludes that, morally, it was a good thing—just as, in his view, the “annihilation” of Native Americans was a good thing—that, legally, Palestinians have no right to return to their homes, and that, politically, Israel’s big error in 1948 was that it hadn’t “carried out a large expulsion and cleansed the whole country—the whole Land of Israel, as far as the Jordan” of Palestinians.9 However repellent morally, these clearly can’t be called false conclusions. Returning to the universe inhabited by normal human beings, it’s possible for people to concur on the facts as well as on their moral and legal implications yet still reach divergent political conclusions.
[...] Benny Morris, although approving the ethnic cleansing of Palestine and nearly pathological in his hatred of Palestinians,28 nonetheless anchors Palestinian opposition to Jewish settlement in a perfectly rational, uncomplicated motive: “The fear of territorial displacement and dispossession was to be the chief motor of Arab antagonism to Zionism.”29 What’s remarkable about this formulation isn’t so much what’s said but, rather, what’s not said: there’s no invoking of “Arab anti-Semitism,” no invoking of “Arab fears of modernity,” no invoking of cosmic “clashes.” There’s no mention of them because, for understanding what happened, there’s no need of them—the obvious explanation also happens to be a sufficient one. Indeed, in any comparable instance, the sorts of mystifying clichés commonplace in the Israel-Palestine conflict would be treated, rightly, with derision. In the course of resisting European encroachment, Native Americans committed many horrendous crimes. But to understand why doesn’t require probing the defects of their character or civilization. Criticizing the practice, in government documents, of reciting Native American “atrocities,” Helen Hunt Jackson, a principled defender of Native Americans writing in the late nineteenth century, observed: “[T]he Indians who committed these ‘atrocities’ were simply ejecting by force, and, in the contests arising from this forcible ejectment, killing men who had usurped and stolen their lands. …What would a community of white men, situated precisely as these Cherokees were, have done?”30
To apprehend the motive behind Palestinian “atrocities,” this ordinary human capacity for empathy would also seem to suffice. Imagine the bemused reaction were a historian to hypothesize that the impetus behind Native American resistance was “anti-Christianism” or “anti-Europeanism.” What’s the point of such exotic explanations—unless the obvious one is politically incorrect? Of course, back then, profound explanations of this sort weren’t necessary. The natives impeded the wheel of progress, so they had to be extirpated; nothing more had to be said. For the sake of “mankind” and “civilization,” Theodore Roosevelt wrote, it was “all-important” that North America be won by a “masterful people.” Although for the indigenous population this meant “the infliction and suffering of hideous woe and misery,” it couldn’t have been otherwise: “The world would probably not have gone forward at all, had it not been for the displacement or submersion of savage and barbaric peoples.” And again: “The settler and pioneer have at bottom justice on their side: this great continent could not have been kept as nothing but a game preserve for squalid savages.”
It was only much later, after the humanity of these “squalid savages” was ratified—in any event, formally—that more sophisticated rationales became necessary. In the case of the United States, the “hideous woe and misery” inflicted could be openly acknowledged because the fate of the indigenous population was, figuratively as well as literally, in large part a dead issue. In the case of Palestine it’s not, so all manner of elaborate explanation has to be contrived in order to evade the obvious. The reason Benny Morris’s latest pronouncements elicited such a shocked reaction is that they were a throwback to the nineteenth century. Dispensing with the ideological cloud making of contemporary apologists for Israel, he justified dispossession on grounds of the conflict between “barbarians” and “civilization.” Just as, in his view, it was better for humanity that the “great American democracy” displaced the Native Americans, so it is better that the Jewish state has displaced the Palestinians. “There are cases,” he baldly states, “in which the overall, final good justifies harsh and cruel acts that are committed in the course of history.” Isn’t this Roosevelt speaking? But one’s not supposed to utter such crass things anymore.32 To avoid outraging current moral sensibilities, the obvious must be papered over with sundry mystifications. The elementary truth that, just as in the past, the “chief motor of Arab antagonism” is “[t]he fear of territorial displacement and dispossession”—a fear the rational basis for which is scarcely open to question, indeed, is daily validated by Israeli actions—must, at all costs, be concealed. To evade the obvious, another stratagem of the Israel lobby is playing The Holocaust and “new anti-Semitism” cards. In a previous study, I examined how the Nazi holocaust has been fashioned into an ideological weapon to immunize Israel from legitimate criticism.33 In this book I look at a variant of this Holocaust card, namely, the “new anti-Semitism.” In fact, the allegation of a new anti-Semitism is neither new nor about anti-Semitism. Whenever Israel comes under renewed international pressure to withdraw from occupied territories, its apologists mount yet another meticulously orchestrated media extravaganza alleging that the world is awash in anti-Semitism. This shameless exploitation of anti-Semitism delegitimizes criticism of Israel, makes Jews rather than Palestinians the victims, and puts the onus on the Arab world to rid itself of anti-Semitism rather than on Israel to rid itself of the Occupied Territories.
9. Ari Shavit, “Survival of the Fittest,” interview with Benny Morris, Haaretz (9 January 2004). For perceptive commentary, see Baruch Kimmerling, “Is Ethnic Cleansing of Arabs Getting Legitimacy from a New Israeli Historian?” Tikkun (27 January 2004); for Morris’s recent pronouncements, see also Finkelstein, Image and Reality, pp. xxix–xxx. 28. He’s called the Palestinian people “sick, psychotic,” “serial killers” whom Israel must “imprison” or “execute,” and “barbarians” around whom “[s]omething like a cage has to be built.” See the Haaretz interview and the pages on Morris’s recent pronouncements in Image and Reality cited above. 29. Benny Morris, Righteous Victims: A History of the Zionist-Arab Conflict, 1881–1999 (New York, 1999), p. 37. 30. Helen Hunt Jackson, A Century of Dishonor (New York, 1981), p. 265. 31. For these and similar formulations, see Theodore Roosevelt, The Winning of the West (New York, 1889), 1:118–19, 121; 4:7, 54–56, 65, 200, 201. 32. In fact, one isn’t even allowed to remember that Roosevelt said them: one searches recent Roosevelt biographies in vain for any mention of the pronouncements of his just cited, or scores of others like them pervading his published writings and correspondence. 33. Finkelstein, Holocaust Industry.
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whatevergreen · 6 months
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“it must be shown to American Jews that the choice between Israel’s survival and Palestinian rights is a false one; that it is in fact Israel’s denial of Palestinian rights and reflexive resort to criminal force that are pushing it toward destruction; that it is possible to resolve the Israel-Palestine conflict so that everyone, Israeli Jew and Palestinian Arab, can preserve their full human dignity; and that such a settlement has been within reach for decades, but that Israel—with critical U.S. backing, largely because of the Israel lobby—has blocked it.” ― Norman G. Finkelstein, Knowing Too Much
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tashabilities · 7 months
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Not me thinking Norman G. Finkelstein is sexy Because I love a man who has conviction and stands 10 toes down for what's right. Like, I'm over here heart eyes-ing a man old enough to be my dad.
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bocceclub · 6 months
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Gaza: An Inquest into its Martyrdom, Norman G. Finkelstein, preface.
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bremont · 2 days
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(via (102) "The Holocaust Industry" By Norman G. Finkelstein - YouTube)
Antisemitism no longer works out of busines "KAPUT" holocaust industry, bankrupted, 〽️⚠️Has Lost All Meaning" | Yvonne Ridley | Zarrar English (102) "Antisemitism Has Lost All Meaning" (102) "The Holocaust Industry" By Norman G. Finkelstein
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elevenxvii · 4 months
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szalacsi · 9 months
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