Tumgik
#sarà lo stress ha un esame domani
elipsi · 1 year
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insomma. ha perso il poco contatto con la realtà che aveva.
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still-a-sketch · 5 years
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22 maggio 2019
Buongiorno. Mi scuso in anticipo se questo post sarà pieno di errori di battitura o simili, ma lo sto scrivendo dal cellulare mentre sono in treno e questo non aiuta (that’s uno dei motivi per cui per tanto tempo non ho scritto più niente: farlo dal telefono è la morte). Sono in direzione Firenze (ma dai), dove rimarrò fino a domani sera per le lezioni in Accademia. Dormirò da mio cugino, come ho fatto qualche volta nei mesi passati. Lui vive là con la sua ragazza, ma non è disponibile ad ospitarmi tutte le settimane perché loro stanno lì assieme solo dal lunedì al venerdì e (giustamente) avere una terza incomoda rovina un po’ la vita di coppia. Solo che ho deciso all'ultimo di rimanere anche oggi alla lezione di quelli del secondo anno, quindi non avevo modo di prenotare il solito ostello perché in stagione turistica ogni luogo economico è strapieno. Da quando ho iniziato l'Accademia ho fatto uno step ulteriore rispetto all'Uni nel campo della mia amata autonomia. Se con l'Uni avevo imparato a riuscire a mangiare fuori da sola a pranzo (portandomi le cose da casa), con l'Accademia ho poi imparato ad essere autosufficiente almeno per tre giorni di seguito dormendo fuori. Questo è stato necessario per via dell'orario delle lezioni, soprattutto quando faceva buio presto. Uscire da lì alle 20 ed arrivare alla stazione mentre sembrava notte fonda era tremendo, ed oltretutto fra ottobre e dicembre ho anche frequentato un corso all'Uni che mi iniziava alle otto e mezza di mattina.
(continua)
La mia routine del martedì e del mercoledì era: treno per Pisa alle 07:30, lezione dalle 08:30 alle 10, treno per Firenze alle 10:42, arrivo a Firenze alle 12 circa, buco fino all'inizio delle lezioni alle 15, fine lezione alle 18, treno di ritorno alle 18:28, arrivo a casa alle 20:30. Il secondo semestre invece non ho frequentato niente all'Uni, perché con gli orari non riuscivo veramente ad incastrarmi… inoltre è abbastanza inutile seguire altri corsi se già ho molti esami arretrati da dare. Purtroppo l'Accademia ha rallentato il mio percorso universitario più di quanto avessi previsto, un po’ per disorganizzazione mia ed un po’ per circostanze inevitabili. Ho dato un esame ad aprile e ne darò uno (spero) a luglio, ma sono parecchio in crisi. Non sono mai stata brava a fare una scala di priorità, perché declassare qualcosa mi fa sentire in colpa. Eppure mi trovo continuamente davanti a scelte, scelte, scelte. Questo mi sta stressando tantissimo, e si riversa pesantemente sulla mia depressione e soprattutto sulla mia ansia. Long story short, devo fare una scala delle priorità con un sacco di elementi e continuo a procrastinare il momento X. Per tornare al discorso del dormire fuori… non sempre va bene. Non ho mai avuto problemi di abbuffate fortunatamente… ma di compensazioni sì. Userò il termine inglese per dirlo, perché dirlo in italiano mi fa rabbrividire. “Throw up”, ecco cosa a volte mi succede. Raramente, per fortuna, dato che lo odio profondamente e mi lascia sfinita sia a livello fisico che mentale. A volte però, se i sensi di colpa e la paura per aver mangiato qualcosa di diverso sono troppo forti, agisco automaticamente e sono rare le occasioni in cui riesco a controllarmi. Chi è dentro questa merda sa di cosa parlo: ci sei ma non ci sei. Nessuno fisicamente ti sta costringendo, ma non puoi non farlo. E se tu che leggi non sai di cosa parlo, beh… ti invidio. Comunque sono diventata più brava a prevenire queste potenziali reazioni, e da questo punto di vista va molto meglio. Lo ripeto, anche se già lo ho accennato: quando cucino per me stessa non riesco a seguire totalmente le dosi del piano, tanto che nei periodi di maggiore stress è capitato che (involontariamente) perdessi peso. Però in linea generale mi mantengo stabile, il che in passato non è mai accaduto. E nemmeno è mai accaduto che mi cucinassi da sola e passassi giorni fuori. Preferisco molto l'ostello al rimanere da mio cugino. Non perché mio cugino e la sua ragazza siano antipatici, ma perché farmi vedere che mangio da persone che conosco è un blocco che ancora nonriesco a superare. In genere di fronte a loro assaggio appena le cose. In ostello invece, anche se il pensiero del giudizio degli altri stile “ma quanto mangia quella” mi opprime di continuo, anche se mi metto nell'angolo più nascosto della stanza, è più facile ignorare. Insomma, ciò che per me più ha funzionato per fare passi avanti è stata la necessità di farli: non avrei potuto frequentare l'Uni se non avessi iniziato a pranzare fuori da sola; non avrei potuto frequentare l'Accademia se non avessi iniziato ad essere in grado di dormire fuori; non sarei potuta andare a Londra con la mia migliore amica, ecc ecc… tutte queste cose mi costano uno sforzo continuo, ma è meno difficile fare qualcosa che ti fa paura se hai un motivo concreto per farlo piuttosto di parlare di eventi futuri ipotetici che ti sembrano impossibili. Detto questo passo e chiudo, perché non so quanto io abbia scritto e non voglio ammorbarvi. Ci sentiamo domani e vi auguro una buona giornata… sperando di non aver annoiato troppo.
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nusta-diari · 5 years
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Il disordine del dopo e del durante e del sempre
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Ieri ho voluto immortalare la mia scrivania prima di rimettere in ordine. Poi non ho rimesso in ordine, ma questo è un altro punto. Il punto di ora, anzi, di quando ho fatto la foto, è che ancora una volta sul tavolo ci sono pezzi di me che mi rappresentano in tanti dei miei aspetti di ora. Non capita spesso di avere in una inquadratura così tante sfaccettature in vista, così tanti pezzettini del mosaico tutti insieme.
Ci sono i resti del mio esame di lingua e letteratura araba: quando sono tornata ieri e ho fatto la foto avevo appena sostenuto l’orale ed ero euforica e imbarazzata allo stesso tempo, come mi è successo anche per l’altro esame che ho fatto quest’estate. E’ andata bene, è andata alla grande, anzi, ma non posso fare a meno di sentirmi inadeguata nei panni della studentessa ormai. Mi piacerebbe poterci rientrare e farli di nuovo miei, al 100% delle mie forze, ma non è più questa la mia realtà e ormai l’ho accettato. Fa un po’ male, ma la nostalgia è una vecchia amica, ormai so che quando mi viene a trovare è bello perdersi in chiacchere, magari fare un piantino, qualche risata e poi salutarsi senza troppe remore. Intanto per quel che posso, non sarà il 100% ma comunque qualcosa ancora posso investire. Prossimo passo: Storia della Cina dell’ultimo secolo, mi devo inventare una tesina in due settimane e se ci penso mi viene di nuovo l’orticaria, quindi per oggi meglio se non ci penso e mi metto direttamente a leggere qualcosa di utile e vediamo che riesco a trovare.
La mantella sulla sedia me l’ha regalata una mia cara amica per il compleanno. In questi giorni l’ho usata spesso, sia per tenermi caldo dato che in questa casa il riscaldamento non è granché, sia per tenermi conforto (oltre che per fornirmi spunti per immedesimarmi nel ripasso della poesia tradizionale araba del VII secolo) Anche i due braccialetti appoggiati sui libri sono regali porta-conforto: ieri nei parlavo con i miei, uno me lo regalò un’amica di mia mamma qualche giorno prima del mio primo esame all’università e siccome si abbinava all’altro, che era il primo regalo del mio fidanzato, li misi in coppia in occasione di quell’esame e da allora mi hanno fatto compagnia ad ogni appuntamento universitario. Non sono portafortuna, sono porta-conforto, nel senso che quando sono nervosa li guardo e mi viene da ridere pensando che mi prendo troppo sul serio e non casca il mondo se qualcosa va storto ad un esame, sono altre le cose che è bene cercare di mantenere dritte.
Tutti i barattoli di vetro e le caraffe e compagnia sono i pezzi della me che cerca di prendersi cura di sé stessa, che cerca di mangiare decentemente, di bere abbastanza, di rendersi comoda la gestione di una casa che è sempre perennemente in disordine e che a volte purtroppo sfora anche il limite della mia sopportazione, che è decisamente fin troppo allenata. C’è sempre un domani, c’è sempre un’altra cosa a cui dare la priorità, ma a volte mi rendo conto che non mi fa bene, che non mi sta bene, che non è una questione di principio, ma una questione di sanità mentale, di pace mentale e che la priorità deve diventare quella, in qualche modo. Che devo ancora trovare, evidentemente.
Nella foto non si vedono, ma da qualche parte ci sono pure dei blister di ibuprofene. Sono tre giorni che ho bruciore alla gola e sono perennemente circondata da qualcuno che si è ammalato o si sta ammalando, a lezione, in ufficio: mi sono presa un po’ di ibuprofene e pensavo fosse lo stress. Ieri sera brividi. Sarò stanca, mi dico. Stamattina mi sentivo un po’ di febbre ed ero indecisa se andare al lavoro. Sono andata dal dottore, più per parlargli dell’orticaria che della gola, ma lui ha quasi fatto un passo indietro quando mi ha visto la gola e mi ha detto “Antibiotico subbbbbito!!!”. Che brutto essere fuori forma. So bene che ci sono cose ben peggiori di cui stare male, ma questa cosa che la mia reazione allo stress è così fisica è frustrante per me. Forse è un circolo vizioso? Forse ho solo troppe faccende irrisolte.
In questi giorni di ripassi e tempi strutturati mi sono riguardata Hip-Hop evolution e ho recuperato le ultime stagioni di Elementary. Da cui i telecomandi e il tablet per il Chromecast, oltre che per le mille traduzioni dall’arabo con google translator e le mille ricerche dei testi delle mu’allaqat e di qualche altro esempio di rime arabe del V e VI secolo. Mi sono tolta la soddisfazione di accennare al mio prof dei parallelismi tra i primi artisti hip-hop e i poeti preislamici, ma mi ci vorrebbe un po’ di tempo e spazio ed energia per andare oltre la suggestione e costruire un discorso sensato. Mi manca costruire dei discorsi sensati su ciò che vedo, su ciò che leggo. Mi manca Serialmente, mi manca dedicarmi a quel genere di analisi, mi manca quel genere di discussione. Dopo la Cina, chissà. 
Ultimo indizio, ma non per importanza del significato, la seconda tovaglietta ripiegata in fondo, che testimonia la necessità di apparecchaire per un ulteriore inquilino. Finora è stata una conivenza part-time, un part-time più che altro notturno e finesettimanale, ma forse nei prossimi mesi questa cosa cambierà. E se devo essere onesta, ma proprio onesta, tra le faccende irrisolte non è mica in fondo alla lista. Vedremo.
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