Tumgik
#sentirsi capito
lonelygirl-97 · 9 months
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Sentirsi perfettamente capiti da una persona è la cosa più bella che possa mai capitarti.
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klimt7 · 3 months
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Stanotte ho fatto un sogno confuso e pieno di buchi narrativi. Entravamo di nascosto al museo
Poi durante il sogno scopro che eravamo li con una missione. Ma io non ne sapevo nulla.
L'ultimo flash che ricordo eri tu che una volta rientrati in camera tua, mi sveli il contenuto della nostra spedizione.
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E io spiazzato, confuso, incredulo che prendo a ridere, ridere, ridere ridere, ridere, ridere, ridere ridere, ridere, ridere, ridere ridere...
Senza aver capito ancora nulla.
Proprio fuori di testa ti dico pure una cosa
stupida e senza senso:
"Che schiena scolpita!"
Che se ci penso, mi vergogno di come sono stupido, pure in sogno!
😥😱
🙊
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godisacutedemon2 · 4 months
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Varcò la soglia di quel bar coi capelli legati e la mano sventolante vicino al viso: faceva caldo, troppo caldo, nonostante fossero appena le 8 di mattina. Le goccioline che le partivano dalla fronte scendevano giù lungo tutto il viso arrivando alla bocca rimpolpata da quel suo lipgloss appiccicoso che usava sempre. Il locale era pieno, le voci erano alte, tutti di fretta ma non troppo: va bene andare a lavoro, sì, ma con calma, ce n'è di tempo per lavorare, ma per esser felici e spensierati ce n'è troppo poco. Si avvicinò al bancone, a servirla c'era un bel giovane sorridente. «Non ti ho mai vista qui, sei nuova?» il sorriso si fece ancora più ampio, ma come risposta ricevette il sopracciglio inarcato e indispettito di lei. «Buongiorno, innanzitutto» rimbobò. Erano già due mesi che era lì, ma ancora non si era abituata a quella confidenza che chiunque si prendeva. Sapeva non fosse cattiveria, ma un po' l'infastidiva. Tutti conoscevano tutti e lei, a sentirsi dire sempre la stessa frase, si sentiva un po' un pesce fuor d'acqua. «Sì, sono nuova. Ma ricordate tutti coloro che passano o è proprio un vostro modo di approcciare?» continuò quindi lei. Il giovane si passò la mano tra i capelli lisci che gli cadevano sulla fronte «signorina, non mi permetterei mai di approcciarvi... O almeno, mi correggo, non così» rise, era bello. «Scusatemi se mi sono permesso o se vi ho dato fastidio... Diciamo che qui ci conosciamo tutti» botta secca «o comunque, più o meno mi ricordo chi passa, un viso così bello lo ricorderei». Le lusinghe erano tante, ma la pazienza la stava proprio perdendo. «Sì, capito, capito. Mi può portare un caffè, per favore?» «sì, certo, permettetemi di presentarmi almeno, io son-...» dei passi lenti dietro di lei la interruppero «Antò, e falla finita! Ti vuoi sbrigare? Non è cosa, non lo vedi? Portagli 'sto caffè e muoviti, glielo offro io alla signorina». La situazione stava degenerando, la ragazza in viso era ormai paonazza e non di certo per il caldo. «Scusatemi tutti, il caffè me lo pago da sola! Posso solo e solamente averlo?! Si sta facendo tardi, non pensavo che qui fosse un delirio anche prendere un caffè!» per un attimo calò il silenzio che non c'era mai stato, nella mente di lei passò un vento di leggerezza e sollievo, senza rendersi conto che, con quell'affermazione, si era di nuovo sentita come tutto ciò che non voleva sentirsi: un pesce fuor d'acqua. «Scusatemi» bofonchiò, poi di nuovo «potrei avere gentilmente un caffè? Grazie. Mi andrò a sedere al tavolo» il barista la guardò, un po' dispiaciuto «signorì, se permettete, cappuccino e cornetto, offre la casa. Sentitevi un po' a casa, vi farebbe bene» e si dileguò. Non disse nulla e si trascinò verso il tavolino, non poteva combatterli: erano tutti pieni di vita lì in quel posto. Che alla fine, un po' di gioia dopo anni di sofferenze, non sarebbe poi mica guastata.
Si sedette lì, ad un tavolino accanto ad un immenso finestrone: da lì si vedeva il mare, mozzafiato. Si guardò intorno. Il viavai di gente era irrefrenabile e la mole di lavoro assurda, ma la cosa più bella di quel posto è che nonostante le richieste più assurde dei clienti, venivano accolti tutti con il sorriso più caloroso del mondo.
Sorseggiava il suo cappuccino, lasciando vagare il suo sguardo di tanto in tanto, fin quando non si fermarono inchiodati su quello di un altro. Nell'angolo, in fondo, c'era un ragazzo. Gli occhi scuri tempesta bloccati nei suoi ciel sereno. I capelli un po' arricciati gli scappavano qua e là dalla capigliatura indefinita che portava. Un ricordo è come un sogno lucido, che però puoi toccare, sentire, annusare, vivere ad occhi aperti, vivere senza dormire. In quell'angolo di stanza, c'era lui. I battiti partirono all'impazzata all'unisono, nel bar non c'era più nessuno, solo loro. So potevano quasi toccare co mano, nonostante la distanza a separarli, le loro mani accarezzavano i rispettivi visi come a gridare “sei vera? Sei vero?”. Un impeto di emozioni, un vulcano in eruzione, la pioggia sul viso, il vento che porta il treno che sfreccia, il pianto di un bambino, la risata di un ragazzo. «Signorì, tutto apposto?» il tempo di sbattere le palpebre: lui non c'era più «sì, sì... Pensavo di aver visto qualcuno di mia conoscenza».
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junjourt · 5 months
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A Manuel e Simone
Chi non vi ha seguiti sin dalla prima stagione non potrà capire l'amaro e la delusione che ha lasciato questa seconda stagione a tantissimi di noi. Non può capire quanto amore abbiamo visto nei vostri occhi sin da quella scena meravigliosa in cui Manuel ha tatuato il braccio di Simone, che porterà per sempre un segno di Manuel, il primo amore, sulla pelle. Non può comprendere la paura che abbiamo visto negli occhi di Simone quando ha capito che non era vero che non era capace di amare, perché si era innamorato di uno come lui. Perché si era innamorato di Manuel, un ragazzo che, nonostante gli errori, ha permesso a Simone di dire che innamorarsi è una delle cose più belle del mondo. Un ragazzo spaventato dall'amore che Simone poteva dargli, perché non era abituato a sentirsi amato se non da sua madre, non era abituato a qualcuno che pensasse che lui vale. E questa paura l'ha portato a fare tanti sbagli, ma nonostante tutto ha sempre fatto in modo di proteggere Simone, perché lui è il suo "più amore", perché con lui "è diverso". La paura non li ha separati e li ha resi l'uno il porto sicuro dell'altro. E loro sono poi diventati il porto sicuro di tante persone, di chi sperava di vedere finalmente una degna rappresentazione della bisessualità o di chi, semplicemente, grazie a loro ha ritrovato una passione, qualcosa che lo smuovesse in un periodo buio, o ha trovato degli amici veri. Vedere loro, leggere i commenti e i meme sulla loro storia mi hanno salvata dal baratro dell'apatia in cui ero caduta in quel periodo. Vorrei tanto poter dire "Non prendertela, è solo una serie", ma purtroppo non è così, perché loro e Un professore hanno significato tanto per me.
E invece, dopo le prime puntate che ci avevano tanto fatto sperare tra gelosie, sguardi, un continuo cercarsi e sostenersi reciproco, tutto sembra essere crollato. Simone per un po' è rimasto un personaggio piatto col solo scopo di stare dietro a Mimmo. Manuel, invece, stava avendo la bellissima storia del padre e la sorella ritrovati. Poi il nostro Simone è tornato con la malattia di Dante, mentre Manuel è stato massacrato con la trama del rapimento di Lilli e il suo essere bloccato in una relazione che volevano far passare per grande storia d'amore, ma in realtà è stata solo tossica.
È questo che ci meritavamo?
Manuel dimenticato da Anita, Dante e Simone mentre affrontava DA SOLO il dolore causato da una verità taciuta per 18 anni? Manuel preso dai sensi di colpa per aver accidentalmente messo nei guai una ragazza, che però non fa che sminuirlo e non si preoccupa nemmeno di come sta?
Simone che a lungo ha dovuto affrontare il dolore per la malattia del padre DA SOLO?
Manuel e Simone che avevano una storia già scritta, Manuel che aveva un percorso che sembrava già pronto e che invece, non si sa per quale motivo, sembrano aver voluto dare a Mimmo (introdotto forzatamente, portando a un buco di trama enorme) creando, tra l'altro, continui parallelismi con la trama dei Manuel e Simone della prima stagione?
Eppure quelle poche scene che ci sono state di Manuel e Simone insieme, anche se durate pochissimi secondi come se avessero paura di farceli vedere (certo, che senso avrebbe far vedere che ti stanno privando di una cosa così grande?) sono riuscite a farmi emozionare più di qualsiasi altra interazione avuta dai loro personaggi.
Non riuscirò mai a farmene niente di qualsiasi altra coppia quando so che avremmo potuto avere loro, Manuel e Simone. Perché loro dovevano essere i nostri Pol e Bruno. Ma sembrano essersi dimenticati di Pol.
Spero solo che questo non sia davvero un addio. Vi amerò sempre, in tutti gli universi. E anche voi vi amerete in tutti gli universi, anche se in questo non avranno il coraggio di mostrarcelo.
Non vi lascio, va bene? Non vi lascio perché vi voglio bene.
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Un mio amico oggi,
mi ha detto che sono tanta...
Allora io gli ho detto:
"Ahh!! Ecco, dici che sono tonda, grazie eh..."
Lui ha alzato gli occhi al cielo
e ha scrollato la testa ridendo.
"Ma noo! Che hai capito!!
Tu sei tanta roba, sei di spessore,
sei impegnativa.
Sei una donna che sa cosa dice
e cosa vuole sentirsi dire".
L'ho guardato di sottecchi poco convinta: "Giura!" gli ho detto,
puntandogli il dito contro il petto.
Lui rideva e poi si è spento,
così... all'improvviso.
Mi ha guardata di nuovo negli occhi,
proprio dentro.
"Ecco, vedi, anche adesso, anche qui.
Tu lo sai cosa intendevo dire,
lo hai capito subito, ma hai mosso il vento.
Hai fatto finta di fraintendere,
di sviare l'ostacolo
e ne è uscito un moto scherzoso.
Tu sei fatta così,
tu sai cosa vali e cosa sei,
ma vuoi che gli altri se ne rendano conto,
senza che gli venga spiegato.
Perché a te spiegare costa."
"Se devo spiegarti come sono fatta,
cosa desidero e chi sono,
tu non fai per me"
gli dico seria, dentro i suoi occhi.
"Lo so, ed è questo
che a molti uomini fa paura.
È più facile restare fuori,
passare, prendere e poi salutare.
Fa paura conoscere l'essenza di una persona, fare a botte con le sue ombre,
con i suoi demoni.
Oppure, semplicemente,
conoscerne l'intelligenza, la sensibilità".
"È vero. Gli uomini oggi,
non vogliono più
responsabilizzare un neurone,
non vogliono impegno nel capire,
nel confrontarsi, nel mettersi in discussione.
Si contornano di amiche,
meglio se fidanzate o sposate,
così non danno noie,
si limitano a frequentarti
quel tempo che basta a rotolarsi un po'
e poi ognuno per la sua strada.
Le donne che sanno quello che vogliono,
le donne che credono
ancora in qualcosa di vero e di autentico,
fanno paura, sono spesse, pericolose.
Sono quelle che faticano a farsi comprendere, a farsi sentire, a farsi considerare."
Il mio amico ora guarda le mie mani
e le prende fra le sue:
"Non cambiare mai,
rimani così, tanta come sei..."
(web)
Dalla pagina di Claudio Del Pizzo
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haiku--di--aliantis · 4 months
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T'arriva all'improvviso e cambi tutto. Giri la tua vita repentinamente di novanta gradi... all'insù! Sono l'ispettrice regionale di una multinazionale alimentare. Sposata, due bimbi piccoli, un marito d'oro: bello come un ballerino, dal fisico perfetto e molto intelligente. Generoso e con un ottimo lavoro. Innamorata persa e gelosa di lui. Una volta a settimana ispeziono tutti i punti vendita delle due province a me assegnate. E gestisco gli altri due colleghi in regione.
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A volte, per coprire qualche assenza, devo andare io stessa in una provincia non di mia competenza. Nel corso di una di queste supplenze ho conosciuto Laura: una semplice cassiera cinquantenne. Divorziata. Tre figli grandi. Morbida, culo generoso, bassina. Cellulite sulle cosce, nasino... asimmetrico! Quinta di seno. Capelli corti e occhi che ti bucano. Non dice una parola che sia una. Però sorridendo, lei incredibilmente sprigiona molto eros e voglia di essere amata.
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Almeno questo è quello che mi ha colpita sin dalla prima volta che l'ho vista. Certo, non è una top model. Eppure me ne sono invaghita. Ho fatto carte false, per rimescolare le provincie tra noi tre, così da includere il suo supermercato nel mio giro. Sono tornata più spesso del necessario a ispezionare quel punto vendita, con scuse varie. Da Laura ottenevo di volta in volta, chiedendoli con nonchalance, i suoi turni. Un giorno ha capito, è avvampata e ha abbassato gli occhi.
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Aveva voglia di me anche lei, era evidente. Ero fuori di senno e le ho chiesto di vederci. Mi ha chiesto con voce tremante ma piena di passione se fossi impazzita: le ho detto di si! Che la desideravo. Tra mille suoi e miei scrupoli ci siamo viste a casa sua. Una mattina. Abbiamo iniziato immediatamente a fare sesso. Ho scoperto che posso essere innamorata e gelosissima di mio marito, ma anche di essere disperatamente cotta di Laura. Non posso vivere senza leccarle il seno e la passera. Ho sete del suo liquore vaginale.
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Al solo pensarla ho un tuffo al cuore e mi bagno. Ci scambiamo messaggi, foto e clip assolutamente disdicevoli. Voglio il suo odore intimo sul mio viso. Desidero che mi succhi il seno, mentre mi sgrilletta e mi fa sua. Lei è una cosiddetta 'lima sorda', cioè nella quotidianità appare calma, silenziosa, umile e remissiva. Ma con me diventa una vera domina. Mi comanda. Esige obbedienza immediata e mi fa fare cose assurde, che ho man mano imparato a desiderare di compiere. Devo presentarmi a lei sempre già con il collare e il guinzaglio.
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Non vuole trovare neppure un pelo, sul mio corpo. E deve sentirsi libera di sgridarmi, torturare i miei capezzoli, di palettare, frustare e mordere il mio culo. E io per questo lo voglio rosso. Con evidenti tracce e segni. Devo sempre trovare il modo di non farmi scoprire da mio marito. Ma per me è facile: mi basta inginocchiarmi e fargli un pompino, che lui placa le sue voglie di esplorarmi.
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Ho imparato ad apprezzare di essere schiava intimamente e mio marito mi sfrutta appieno anche lui. Anche perché Laura m'ha insegnato a prendere un uccello di gomma tutto in gola fino alla radice, senza dar di stomaco. E lui è felicissimo: ho ingoiato più sperma in questi tre mesi di quanto non ne abbia preso in corpo in otto anni, tra fidanzamento e matrimonio. Laura: uno strano incontro, sul mio percorso. Che vera droga...
Aliantis
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Strange meeting (Bill Frisell)
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nitroglycerin-a · 5 months
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I fumettisti/illustratori sono gli essere peggiori che abbiano mai popolato la terra, ho amico su Facebook questo quarantenne che comunque lavora, fa anche bei soldi, è sempre ovunque ed è sempre a far roba, e porcodio, è l’essere più fastidioso di cui abbia mai testimoniato l’esistenza, ragiona come una ragazzina di 14 anni che vuole far ingelosire il morosino, post chilometrico su fb in cui dice a tutti gli amici che se ne va, che loro fanno schifo, che nessuno fa il suo lavoro come lo fa lui, con la passione e la dedizione che ci mette lui e che nessuno lo apprezza, che Facebook fa schifo, risponde e insulta tutti perché dice che non capiscono niente della sua arte (non è un granché e lo dico con obiettività), fa lo stizzito con la scopa nel culo con chiunque e risponde male a tutti, TUTTI, anche quelli gentili e cordiali e poi il giorno dopo continua a sfornare post a macchinetta perché ha bisogno di sentirsi cagato e apprezzato, post in cui si fa le mega pugnette da solo ma poi dice che la sua roba non gli piace e che non bisogna mai accontentarsi, su Instagram dice che insta fa schifo e si sposta su Facebook e viceversa, solo per aspettare che i suoi conoscenti lo implorino su entrambi i social di non andarsene, “ti prego nooo era un piacere leggerti” leggere cose che ho capito io l’anno scorso lavorando per due anni con voi coglionazzi vittimisti lamentosi rottinculo che non sapete fare altro che spruzzare provincialismo da ogni poro, fate una vita di merda lo so questo, siete soli e l’unica cosa che avete è disegnare ma dopo un po’ vi lascia svuotati senza niente e con un senso di frustrazione incanalabile in nessuna illustrazione, non voglio assolutamente diventare come voi
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telefonamitra20anni · 2 months
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La dolce vita: Il punto più alto il punto più fragile.
Oui, Je suis content! È il 1960, Marcello vive uno dei momenti più belli della sua vita di attore e di uomo, inizia cosi, la sua "dolce vita". Tutto scorre veloce, il successo gli piomba addosso e d'improvviso, si ritrova ad essere riconosciuto come il latin lover di fama mondiale, l'attore simbolo italiano da mettere in vetrina. In questo vortice di successo, l'uomo viveva il punto più alto e il punto più fragile della sua vita, Marcello riscopre le sue più tangibili inettitudini e debolezze, ritrovandosi per un momento smarrito, in uno status di felicità incosciente. Vive lo spericolato viaggio di una crisi personale che mette alla prova, la conoscenza il perdono e l'accettazione del suo essere uomo virtuoso, inetto, umano, fragile. Lui, fino ad allora, sentiva di essere in qualche modo sbagliato. Eppure, quella dolce vita la accoglie, complice in causa Federico, che riscopre amico, confidente, complice, anima affine. Fino a quel momento, Marcello non sapeva che nome dare alla filia, alla felice libertà di sentirsi se stesso, senza quel retrogusto amaro del senso di colpa. Federico lo guida, lo ascolta e lo comprende. Gli dice che guardarsi come dentro uno specchio può far certamente paura ma, può essere capace di raccontarti bellezza. Marcello lo ascolta, cresce, evolve, si conosce. È il 1960 e per lui, è un nuovo battesimo. Dal punto più alto lui, ha capito che tanto valeva essere, e che il giusto rifugio dal punto più fragile sarebbe stata la cura della comprensione. Da quel momento tutto ha avuto un sapore diverso, sebbene un uomo non possa conoscersi mai abbastanza, Marcello ha capito di essere solo un uomo libero alla ricerca di se stesso, con la giusta cinica comprensione, con il piu adeguato spirito critico che lo contraddistingueva.
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itsmyecho · 7 days
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Sono arrivato ad un periodo della mia vita in cui metto tutto in dubbio. La verità è che non ho più certezze. Mi sveglio la mattina e mi sento vuoto; ho sempre parlato di questo e più vado avanti nella vita, più vedo che il sentirsi vuoti può solo andare peggiorando. Ho l'ansia se studio e le volte in cui non sto studiando è perché l'unica forza che riesco a trovare è quella che mi permette di stare coricato con gli occhi aperti a guardare il soffitto, eh sì anche lì mi sale l'ansia per non star facendo niente di produttivo o buono nella vita. Prima mi tagliavo e il mio malessere lo sfogavo in qualche modo, avevo tanti sogni e riuscivo ancora ad aggrapparmici. Adesso ho smesso da 8 anni e ogni tanto ci penso. Penso a quanto fosse facile prima piangere per una ragione, sì una ragione che io stesso procuravo ma almeno era una valida ragione. Vorrei andare da uno psicologo ma il solo pensarci mi fa perdere tempo, ultimamente non riesco a trovare il tempo neanche per lavarmi i capelli o per fare le cose più stupide, anche mangiare è diventato difficile figurati parlare con qualcuno. La verità è che lo so quanto questi non siano i veri problemi della vita e so anche che sicuramente questa sensazione di vuoto sono in molti a provarla o che sicuramente tutto questo è solo svogliatezza e basterebbe solo impegnarsi di più. E allora perché se so queste cose non ci riesco comunque? Perché seppur me le ripeta ogni cazzo di giorno la mia mente si blocca e si risveglia dopo ore. A che scopo continuo a vivere se tutte le cose che mi impunto a fare non vanno mai a termine o finisco per rovinare i rapporti con chi ho intorno? Non devi rispondere per forza, volevo solo dire queste cose a qualcuno che forse può capirmi. Non ho detto tutto ma è quanto basta per sentirmi più leggero. Ho provato a parlarne con alcuni ma o mi bloccavo o non riuscivano a capire il mio sentimento, e lo capisco benissimo. Scusa per lo sfogo
Come posso non rispondere a questo sfogo quando percepisco benissimo quello che stai provando in questo preciso istante? Stai vivendo la tua vita tra la corsa e la pigrizia, dove ti sembra di fare troppo ma non stai facendo tanto. Dove il tempo sembra scorrere troppo veloce per le azioni che compi o che stai per compiere. Purtroppo quando arrivi ad uno stadio di malessere interiore così grande, cadi in questo limbo dove diventi una persona appesa tra la vita e la morte su un filo sottile. Il fatto che non riesci a comunicare perché senti di non essere capito, aggrava la situazione. Hai mai provato ad esprimerti in altri modi? Con dei disegni, delle fotografie, dei dipinti, delle canzoni, dei versi? La scrittura e il dialogo non sono sempre l'unico modo per avere vita salva. Non devi permettere alla società di metterti pressione su ciò che devi o non devi diventare nella vita, ricorda che basta già la tua singola esistenza a contribuire allo sviluppo nel mondo, sia nel bene che nel male. Sei riuscito da solo a dedurre la tua posizione e il tuo status mentale e questo non è da tutti, anzi. Hai già la chiave per guarirti, perché ti riconosci, conosci i tuoi errori e il tuo blocco mentale. Ora manca solo la tua forza di volontà nell'applicare il tuo sapere. Ti posso dare un consiglio per alleviare quella sensazione di vuoto. Vai in un parco dove ci sono dei bambini che giocano, o se riesci.. Sarebbe ancora meglio se ti circondassi per un attimo da loro. Osservali bene, cerca di studiare le loro azioni e prova a capire cosa c'è di diverso tra le tue emozioni e le loro. Scatterà qualcosa dentro di te, ne sono certo!
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frammenti--di--cuore · 8 months
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Io non posso mai lasciarmi andare, devo sempre restare attenta e vigile, è questo quello che ho imparato. E non sai quanto fa male sentirsi costantemente in bilico su qualcosa che potrebbe traballare e farti cadere in una manciata di secondi. Sono stanca di essere importante oggi, il nulla cosmico domani, di non sapere come mi vedranno gli occhi degli altri, perché in un momento potrei essere il nemico numero uno e in quello dopo una persona stupenda-fanatstica-favolosa-altri aggettivi a caso super wow. Sono stanca di sentirmi sempre confusa, di non sapere come comportarmi, di avere sempre paura di essere fraintesa, di essere odiata, ignorata, di sentirmi sbagliata senza nemmeno aver capito il perché,
senza che ci sia davvero un perché.
zoe, sfoghi.
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crazy-so-na-sega · 3 months
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C'è anche questa tendenza, che vede le persone sentirsi malate, patologiche; pur in assenza di patologie e malattie. Ma il volersi sentire malati equivale, per loro, a sentirsi compatiti o a sentirsi unici. Si ricerca l'unicità quando si è capito di essere come tutti.
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-Nardò Delle Lande
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arreton · 4 months
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Non ho capito perché è così difficile dare attenzione al fatto che "mi guardo allo specchio e non mi riconosco". Letteralmente. Mi danno i loro giudizi: ma a me non sembra, ma a me non sembra, a me sembra una esagerazione. Ma hai presente quanto può essere frustrante non riuscire a riconoscersi? Sentirsi come in un film o in un sogno dove sembra tutto impalpabile e irreale? Figuriamoci se dicessi che mi capita anche di non riconoscere quello che ho intorno, quello che sto facendo, le persone che ho intorno.
Una cosa che non sono riusciti a capire questi psicologi che ho frequentato è che il mio è un racconto frammentario, devono mettere insieme i pezzi, fare domande e non dare giudizi o pareri; devo supporre, interrogarmi ed interrogare perché io ricordo poco, male e a volte in maniera contraddittoria quindi quello che dico è vero e falso allo stesso tempo, i ricordi sono delle immaginazioni e non "dei fatti realmente accaduti".
Vorrei sapere cosa scrivono nei manuali universitari e come impostano i protocolli delle varie psicoterapie perché qua manca proprio la base: mettere in discussione, indagare, cercare di capire. Ma che lingua parliamo?
Cos'è che dicevo? Ah: gli psicologi sono come i genitori, finita la fase di idealizzazione capisci che non puoi farci affidamento.
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kon-igi · 2 years
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A TUTTI QUELLI CHE
vivono nel disprezzo del diverso da loro
trascinano le loro misere esistenze imbalsamate nella paura del mondo che gli cambia inesorabilmente attorno
negano il diritto di essere e di amare, quando concedere questo diritto ad altri non significherebbe mai vederselo negare a loro
celebrano un dio che se dovesse tornare sputerebbe loro in faccia 
puzzano come sepolcri imbiancati senza che mai l’odore dei soldi, del botox o della tappezzeria dell’auto nuova possa nascondere il fetore della loro anima 
deridono gli ultimi perché non hanno gambe abbastanza robuste per arrivare dove loro credono di essere arrivati
credono in un amore fatto di utilità, in un’amicizia fatta di ritorno, in un rispetto fatto di forza bruta e in una generosità fatta di tornaconto
A tutte queste persone dico di RICORDARE
Di ricordare il momento in cui vi siete voltati, avete ritratto la mano e avete sbuffato, per poi tirare a dritto per la vostra strada
Perché qualcuno lo ha fatto al vostro posto.
Qualcuno si è fermato ad aspettare, ha allungato la mano e ha detto - Potete essere felici insieme a noi, perché dare la propria felicità a qualcuno è l’unico momento in cui nessuno perde qualcosa e tutti hanno di più.
E voi DOVRETE capire, altrimenti affonderete come sassi nell’implacabile marea del cambiamento che nessuna religione, dogma, credenza o credo politico è mai riuscito ad arginare nella lunga storia dell’essere umano.
E se, nonostante tutto, vorrete continuare a difendere la vostra tomba sabbiosa, sempre più lenti nei movimenti per le bende che vi intrappolano nel vostro sarcofago, allora sappiate che molti degli ultimi che avete escluso non saranno come voi e vi compatiranno e proveranno la tenerezza che si prova davanti al vecchio generale che racconta gloriose storie andate, decrepito sulla sua rugginosa carrozzina.
E allora tremerete, sperando che vi tendano quella mano che avete loro negato.
Non ve lo meritereste ma loro sono andati oltre e hanno capito che nel loro nuovo mondo, conquistato con l’amore e non con l’odio, c’è abbastanza posto perché possiate addormentarvi non più soli ed essere ricordati con la tristezza di un piccolo capitolo in un libro di storia che nessuno si prenderà la briga nemmeno di sottolineare.
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Questo mio pensiero lo dedico a quelle due madri di Parma, una biologica e l’altra adottiva, che finalmente possono sentirsi chiamare entrambe ‘mamma’ dalla propria bimba, anche davanti alla legge. Grazie di averci ricordato che oggi possiamo essere migliori delle persone che eravamo ieri.
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e-ste-tica · 1 day
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ho capito che nel sistema accademia, se non sei un* spocchios* arrogante, la sindrome dell'impostore è di default, il non sentirsi all'altezza è un sentimento previsto dal funzionamento della macchina per farti sviluppare l'ansia da produttività e farti partorire paper, scrivere interventi, sviluppare fomo per i convegni. ricordarmelo mi aiuta a contestualizzare l'ansia pervadente e pesante che provo. non ho neanche la vaga pretesa di essere particolarmente originale, mi importa dire cose sensate che non siano stronzate anche se banali. nella ricerca sociale 9 volte su 10 vengono dette cose che dice già chiunque altr* in contesti di attivismo, solo che non viene ascoltat* perché non parla da una cattedra. ricordarmi che non conto niente mi fa sentire meglio, non ho il peso di dover produrre chissà quale teoria enorme e incredibile. voglio solo creare spazio: portare un po' di mondo transgenere nei convegni che non lo prevedono, dare rilevanza a saperi che solitamente non vengono considerati, dire due cose basilari che sa benissimo chiunque abbia frequentato degli spazi queer ma che i mammuth in università non conoscono. voglio essere un tramite per altre voci e altre persone che hanno cose molto più importanti da dire, non aspiro a essere un genio né uno particolarmente brillante. e allora mi dico: stai calmo che due cose da dire a sta maledetta conferenza le accrocchi, una scaletta ce l'hai, e se farai schifo imparerai dove hai sbagliato e farai di meglio. così vado a dormire un po' meno agitato, la consapevolezza di non essere nessuno mi rasserena sempre.
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un-intruso-nel-mondo · 5 months
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C'è l'ho fatta! è tutto vero. Ancora non ho realizzato, ma nei prossimi giorni senz'altro lo farò. E' stato un cammino moooolto lungo e impegativo, pieno di insidie. Sono stato il primo ad esporre la tesi e l'emozione dentro di me era molta ma son riuscito a non farlo vedere alle persone "sembravi non renderti conto di ciò che stava accadendo, sembravi freddo" mi ha detto papà alla fine di tutto. Tornando all'esposizione era andata bene, i professori soddisfatti, il pubblico e gli altri laureandi pure, tranne...il prof di ortopedia. Lui ha voluto mettere zizzania, dicendo la sua opinione e facendomi una domanda come giusto che sia. Peccato che era tutt'altro che fuori luogo, dato che mi ha """""""accusato""""" di aver fatto una tesi su un argomento che non aveva senso, anzi, non ci ha capito nulla e lo ha detto esplicitamente. Fortunatamente sono intervenute sia la mia relatrice che la presidentessa di commissione nel prendere le miei difese e puntualizzando che i tempi di "oggi" sono diversi da quelli della sua epoca (si, perchè il prof era "anziano" e dunque ragionava ancora "ai suoi tempi"). Mi è dispiaciuto queste sue parole, perchè anche se annuivo e cercavo di spiegargli il mio punto di vista, lui era fermo sulla sua. Vabbè...
Tornando a posto è stato bello sentirsi dire dalla mia relatrice "bravo, complimenti" dopo quello che mi ha fatto passare in questi sei giorni. Anche le persone che mi hanno ascoltato, come detto prima, mi hanno fatto i complimenti, così come gli altri colleghi che dovevano esporre dopo di me.
Quando alla fine di tutto, la prisidentessa mi ha chiamato, sentendomi pronunciare la nomino dottore in Scienze Motorie, Sport e Salute, dentro di me ero un mare di gioia e soddisfazione pura. Pensai evvai! ci sono riuscito e i miei sforzi mi hanno ripagato. Sono riuscito a regale questa grande gioia ai miei genitori, finalmente!
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Ho passato una vita a sentirmi a disagio per il mio fisico, anche mostrandone alcune parti in pose tattiche e prendendo complimenti, non ho ancora cambiato idea. Anche tra le mie amiche ero sempre quella messa peggio. E ovviamente non è colpa mia se ho delle insicurezze che altri mi hanno appioppato, forse ho solo la colpa di non essere stata abbastanza forte da fregarmene. Cioè lo vedo che non tutte sono perfette, ma cazzo, certe sono davvero belle e io non mi ci sentiró mai, perché capisco che non è questione di diventare bella ma di sentirsi bella. È una cosa che ho con me stessa, perché se una è grassa o magra a me non fa differenza, non sto lì a pensar male di loro, ma solo di me stessa. A volte penso che chi mi abbia mai voluto (ex, ragazzo ecc) non abbia mai capito un cazzo oppure non poteva puntare a di meglio e ha puntato basso perché anche loro non sono tipi strafighi. Non diciamoci cazzate, le persone ben fisicate stanno con quelle come loro e viceversa, ci si basa tanto sull'apparenza, infatti se vedo i 14enni di oggi stanno insieme solo perché sono belli fisicamente, io a 14 anni ero considerata un cesso mentre le mie compagne con tette grosse e culo avevano la fila dietro. Certo, maturando poi qualcuno cambia gli standard e capisce, però non so, d'estate mi viene una rabbia per non piacermi così come sono che divento arrogante e criticona. Non ho fatto nulla di male a nessuno per meritarmi lo schifo che mi hanno fatto sentire perché non ero sviluppata come una modella. E ora mi sento tutta questa insicurezza addosso che a volte mi viene da piangere ma so che non avrebbe senso quindi sto zitta. Ma fa male.
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