Tumgik
#Frank Giusto
inky-curves · 1 month
Text
Tumblr media
Baffling Mysteries #8 (May 1952) Cover by Frank Giusto
76 notes · View notes
tomoleary · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media
Hand of Fate #16 Cover by Frank Giusto
21 notes · View notes
Text
Tumblr media
Baffling Mysteries, 1952
37 notes · View notes
chouncazzodicasino · 7 months
Note
Ciao ho una domanda per te che mi arrovella da giorni, anzi due. Che mestiere non faresti mai nella vita? Che elemento di arredo vorresti tanto a casa?
Tu considera che oggi ho, stranamente, una giornata pienissima a lavoro ma queste domande mi piacciono così tanto che ho messo in pausa un preventivo.
Dunque ci sono molti mestieri che non farei mai nella vita ma uno tra i più comuni è di sicuro "lavorare nella ristorazione". So cucinare il giusto, alcune cose molto bene altre malissimo, non ho la passione per la cucina ma per mangiare. Detto ciò io penso che pur di non lavorare nella ristorazione in qualsiasi ruolo mi farei implodere. Vivi ad orari che sono quelli della gente che si gode il suo "tempo libero", FAI TARDI. Mai. Mai nella vita. Io poi ho amiche fidanzate che sono state fidanzate per eoni con cuochi e ristoratori e miiii che vita di merda. Ecco.
Eh, un arredo che vorrei tantissimo a casa, come faccio a sceglierne uno? Mi titilli il nervo leso.
sopra ogni cosa: Libreria in stile scandinavo anni '60 tipo Franco Albini / Bodafors (saprei già dove metterla):
Tumblr media Tumblr media
Lampada ad arco di Achille Castiglioni (ho già il posto pure per questa):
Tumblr media
La Lounge Chair degli Eames, la Barcelona di Mies Var Der Rohe, sedie di Mackintosh, Comò Gio Ponti o meglio qualsiasi pezzo di Gio Ponti e qualsiasi pezzo di Frank Lloyd wright. Oltre questi mettine altri mille sto iperventilando l'architettura e i mobili di design che amo mi fanno sfrantare il cuore.
10 notes · View notes
flavio-milani00 · 3 months
Text
Tumblr media
Non bisogna dimenticarsi della vergogna e dello schifo della Shoah. Giusto avere una giornata dedicata a questo periodo tragico, ma bisogna poi continuare tutti i giorni a condannarlo.
Nella frase che ho scelto per questo post, scritta da Anne Frank, si nota anche la speranza che la ragazza aveva nonostante ciò che stava vivendo. Ammirevole senza ombra di dubbio. Tuttavia chiedo, concentrandomi in particolare proprio sul nazismo e sul fascismo: è veramente tutto passato? O è cambiata la forma mentre l'ideologia di base ancora resiste in diverse persone?
Il Giorno della Memoria serve sicuramente a ricordare quel periodo e dunque ciò che è successo in quegli anni. Attenzione però a non fare l'errore di pensare che tutto sta nel passato. Non è assolutamente così. Questa giornata deve servire anche per riflettere sul presente, dove l'ideologia nazista o fascista agisce ancora e ci sono diversi esempi che lo confermano.
5 notes · View notes
100gayicons · 1 year
Text
Tumblr media
GAY ICONS MATT BAKER
Matt Baker is the best known African-American artist from the Golden Age of comics (1940s and early 1950s). He drew in the “good girl” art style, his curvaceous Phantom Lady is a great example. He worked with several comic publishers of the era, including Fox, Quality, and Charleton.
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Baker also created the first black character that appeared regularly in Crown comics - Voodah, a Tarzan-like jungle hero. But during that era, many comic book wholesalers and retails refused to sell comics featuring Black characters on the cover. So to avoid the problem, Voodah was depicted as Caucasian of the covers but African on the inside pages.
Tumblr media Tumblr media
Baker never married and his brother considered him a “Lady’s Man”. But Frank Giusto, one of his close friends, and artist Lee J. Ames (a fellow artist) have said in interviews that Baker was gay.
Baker was inducted into the Will Eisner Comic Book Hall of Fame in 2009.
35 notes · View notes
thehauntedrocket · 2 years
Text
Tumblr media
Vintage Comic - Hand Of Fate #016
Pencils: Frank Giusto
Inks: Frank Giusto
Ace (Feb1953)
54 notes · View notes
Text
Pur non essendosi concretizzato il sogno dell’opera rock, Baglioni trova in Vangelis l’uomo giusto al momento giusto: a Parigi realizza E TU…
Il disco, che è caratterizzato da arrangiamenti all’avanguardia, conferma il grande consenso del pubblico nei confronti dell’autore.
E TU… è un trionfo; in pochissimi giorni permette a Baglioni di tornare al primo posto delle classifiche di vendita: undici settimane per il singolo E TU… – CHISSÀ SE MI PENSI e tre mesi per l’intero LP.
Tutto ciò regala a Baglioni il suo primo Disco d’oro📀.
Segnaliamo che le copie della prima immissione del disco regalano un poster in bianco e nero contenente anche i testi delle canzoni e che la copertina è apribile – all’interno c’è una foto sfocata di Baglioni e Paola Massari.
--------------------------------
E TU...
Interprete: Claudio Baglioni
Etichetta: RCA Italiana
Catalogo: TPL1 1067
Data di pubblicazione: Giugno 1974
Matrici: DKAY 27856/DKAY 27857
Supporto:vinile 33 giri
Tipo audio: Stereo
Dimensioni: 30 cm.
Facciate: 2
Note: Copertina apribile / Fotografia di Lucky / Registrato da William Flageollet con Alain Aubert e Alain Testu nello Studio A + MIX DVOUT di Parigi / Distribuito da RCA Italiana - Roma / La successiva ristampa non ha la copertina apribile
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
BRANI
Lato A
E TU...
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
OH MERILÙ
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
E ME LO CHIAMI AMORE
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
AD AGORDO È COSÌ
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
NINNA NANNA NANNA NINNA
Autori: Claudio Baglioni, Trilussa
Lato B
CHISSÀ SE MI PENSI
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
A MODO MIO (A MODO MIO - Gianni Nazzaro)
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
IL MATTINO SI È SVEGLIATO
Autori: Claudio Baglioni
QUANTA STRADA DA FARE
Autori: Claudio Baglioni, Antonio Coggio
CANTO
Autori: Claudio Baglioni
PRODUTTORE
Antonio Coggio
ARRANGIATORE
 Vangelis
EDIZIONI MUSICALI
RCA Musica
MUSICISTI
Claudio Baglioni percussioni
Claudio Baglioni chitarra
Aurelie Benazra coro
Jean-Charles Capon violoncello
Rosa Carnier coro
Marc Chantereau vibrafono
Jean-Louis Chautemp flauto
Jean-Louis Chautemp sax
Antonio Coggio pianoforte
Antonio Coggio celesta
Lilian Davis coro
Aldo Frank pianoforte
Aldo Frank piano elettrico
Frederique Gegenbach coro
Pepe Gilbert coro
Raymond Gimenes chitarra elettrica
Raymond Gimenes chitarra acustica
Georges Gireno sax
Pierre Gossez sax
Patrick Hernandez coro
Alekos Karakantas coro
Vasilis Konstantinidis coro
Graziella Madriga coro
Patrick Margueron coro
Paola Massari voci
Philippe Patron coro
Slim Pezin chitarra 12 corde
Antoine Russo tromba
Jean-Pierre Savelli coro
Toto Torquati pianoforte
Martine Tourreil coro
 Vangelis vibrafono
 Vangelis effetti sonori
 Vangelis piano elettrico
 Vangelis Hammond
 Vangelis 
 Vangelis marimba
 Vangelis clavinet
 Vangelis batteria
 Vangelis tumbas
 Vangelis sintetizzatore Fender
 Vangelis flauto
 Vangelis clavicembalo
 Vangelis bongos
 Vangelis harpsicord
 Vangelis timpani
5 notes · View notes
londranotizie24 · 19 days
Link
0 notes
jazzerbourget · 2 months
Text
“- John Givings: Allora una coppia come voi due da cos'è che deve scappare?
- Frank Wheeler: Forse stiamo scappando. Noi scappiamo dal vuoto disperato di tutta la vita qui, giusto?
- John Givings: Il vuoto disperato... Ora l'ha detto, molte persone sono coscienti del vuoto ma ci vuole un gran fegato per vedere la disperazione.”
Revolutionary road
0 notes
federicodeleonardis · 2 months
Text
Bilbao: Anselmo vs Ghery
Tumblr media
Se nella terza decade del XXI secolo ha ancora senso usare l’aggettivo “figurativo”, è giusto applicarlo all’enorme ragno della Bourgeois che, ondeggiando sulle sottilissime zampe, percorre lo spiazzo antistante il fiume attorno al Guggenheim di Bilbao: chi durante una delle malattie infettive che perseguitano l’infanzia non ha sognato di essere imprigionato nella rete di Aracne e di finire nelle sue grinfie? Invece non ho remore a usare la parola “incubo” per connotare l’enorme edificio progettato da Frank Ghery.
Tumblr media
Mi dispiace per questo fantasioso architetto americano, rappresentante principe del postmodern internazionale, ma dal Ria, dal ponte che lo attraversa e da tutte le strade che lo circondano non si capisce proprio cosa sia destinato a contenere: un asilo per pazzi scatenati? anzi il principe degli asili per claustrofobici? il municipio di amministratori di una città uscita fuori dalla fantasia di uno Swift? Invece è il quarto e più famoso contenitore dell’immensa e prestigiosa collezione d’arte appartenente a una famiglia americana, raccolta soprattutto negli anni del surrealismo da Peggy, ricchissima erede di un magnate perito nel disastro del Titanic (e amante, se non vado errato -anche- di Max Ernst, l’unico di quel movimento di cui forse vale ancora la pena parlare; la collezione è poi stata arricchita successivamente di opere molto importanti un po’ di tutti gli artisti emergenti sulla scena). Il Guggenheim museum è emblema e baricentro di quella Svizzera marina che è la regione basca, di cui Bilbao è chiaramente la capitale (finanziaria e industriale).
La città, circondata da colline verdi e attraversata da un fiume, mostra chiaramente di essere una sede adatta agli agi di quella piccola borghesia che ormai trionfa su tutto il pianeta e in particolare in Europa. Qui si dimenticano volentieri le contraddizioni che ci propina quotidianamente internet, le guerre, le favelas, i mucchi di garbage in cui frugano “i dannati della terra”. A Bilbao, con un portafoglio tutto sommato medio, si vive bene: vino eccellente, alta cucina nei numerosissimi pubs sparsi un po’ dovunque (fortissima l’influenza dell’epoca vittoriana inglese coi suoi cottages e le sue ville revivals nel porto affacciato sul Golfo di Biscaglia), donne fresche di parrucchiere, marciapiedi immensi, non un graffito, parchi senza un filo d’erba fuori posto dove pullulano panchine e sculture rigorosamente del bronzo più retorico comune in tutto il mondo, ecc.  Sarà un caso che il quarto Guggenheim sia stato localizzato qui?
Basta con le maligne analisi urbanistiche, qui sista bene e tutte le strade conducono a Roma, pardon, al museo (non un angolo che non ne faccia pubblicità, anche nel centro storico (dove qualche graffito, è la prima volta vi confesso, mi tira un po’ su). Tutte, compresa quella che attraversa il Ria sul ponte frutto dell’’inventiva di un Calatrava, forse il più leggero che mi sia stato dato di attraversare. Ma che ci sta a fare questo tocco di eleganza nerviana (onore a te, Pierluigi, padre e mentore dello spagnolo) accanto al mostro gheryano, uno sputo nel mare ondeggiante dei suoi contorti e un po’ ridicoli volumi?
Per essere espliciti una volta per tutte e spero chiari: l’architettura è chiamata, sempre, a proteggere la vita nelle sue forme più varie e, nel caso di un museo, quella dell’arte e delle memorie dello spirito inventivo dell’animale più curioso sulla faccia della terra. L’architettura è decisamente un mestiere difficile, proprio a causa del suo diretto coinvolgimento con il sociale; insomma deve essere anche pratica, alla portata di ogni più elementare bisogno e non solo quello di proteggerci dalla pioggia o dai terremoti. Nel caso di un edificio museale è chiamata a conservare ed esporre la memoria della punta di diamante dello spirito, l’arte, di cui essa stessa fa parte. Ma per riuscirci deve fare non uno bensì più passi indietro. La sua funzione è quella di dare spazio ai colleghi, coloro che dovranno occuparlo, sia pure momentaneamente. L’ha avuto ben chiaro uno come Zumthorn a Bregenz, dove ha progettato un museo che rappresenta uno splendido esempio nel contempo di modestia, funzionalità e bellezza minimale. “Reduced” direbbe Wiener (un connazionale dell’architetto americano che campeggia in una sala a piano terra del G., a commentare le splendide e un po’ eccessive spirali di un altro americano, Richard Serra che, come tutti loro, pensa alla grande, alla rinascimentale. Il conflitto moderno-postmoderno, è un’invenzione recente di menti incolte: alla faccia di Ghery, Borromini muove lo spazio inventato da Brunelleschi e Piero, perché la vita, comunque precaria e difficile, non perde il suo rapporto con la religiosità. La tensione spirituale che dovrebbe impegnare l’arte contemporanea è il corrispettivo laico della fede dei secoli di Monteverdi e Bach: è un fatto innegabile. Ma se l’americano s’è agitato forsennatamente nello spazio è solo per esprimere la propria singolarità, la propria originalità, impedendo in qualche modo di parteciparla ai colleghi che espongono nelle viscere di quello da lui esibito. E’ proprio una questione di misura, la stessa che distingue i pesantissimi orpelli del S. Nicola di Bilbao dal S. Carlino o il S. Ivo di Roma. Una misura che manca del tutto all’edificio progettato da Ghery. Basta un’occhiata a denunciarlo: il museo mette a disposizione dell’esposizione forse nemmeno un terzo dello spazio occupato dai suoi contorti volumi: qualsiasi fotografia lo rende evidente senza bisogno di ricorrere a piante e prospetti.  
Tumblr media
E qui chiudo con il tanto osannato edificio. Ma ancora una domanda: che ci fa Giovanni Anselmo lì dentro? Come ha potuto confrontarsi con l’americano? Come ne è uscito?
2°  Oltre l’orizzonte
Tumblr media
Se ho tirato in ballo Piero, Filippo e il Francesco d’un secolo dopo è perché questo connazionale contemporaneo ne conserva la memoria. E che altro deve fare un artista se non ridire quanto già affermato dai colleghi che lo hanno preceduto e ridirlo con parole comprensibili nel secolo in cui è vissuto? Magari aggiungendo qualcosa per cui non si possa più tornare indietro? Sì, perché Giovanni Anselmo è stato il poeta che, col suo pallino dell’energia fisica, ha fatto tramontare definitivamente i “valori plastici”, faticosamente tenuti in vita dall’arte del secolo scorso, e lo ha fatto con la semplicità di un Piero della Francesca e la fantasia spaziale di un Borromini. Non ci sarebbe altro da aggiungere per commentare la sua retrospettiva ospitata al secondo piano dell’immenso edificio di cui ho parlato nel post precedente e mi auguro che questo sia sufficente a convincere tutti gli artisti che oggi intendono ancora lavorare a muovere le chiappe per constatare de visu la verità di quanto ho affermato: c’è trippa per gatti, per tutti, ad esclusione di quelli floreali di quel zuzzerellone di un Koons (davanti all’ingresso del monstrum).
Tumblr media
Ma la mia fiducia nella perspicacia dei visitatori non pigri può ingannarmi e mi rimane il compito certamente difficile di argomentarre un po’ queste affermazioni, senza tradire quanto deve prima essere constatato coi propri occhi. Sono venuto apposta da Milano nella lussuosa Bilbao perché il lungo sodalizio spirituale avuto con il torinese lanciato da Germano Celant lo esigeva: una retrospettiva completa è ben più complessa da organizzare di una sia pur impeccabile mostra come quella recente dalla Lia Rumma a Milano. Il compito dei suoi curatori è stato arduo, non solo perché si è trattato di mettere in piedi 70 anni di attività dell’artista, ma anche di farlo in un luogo che, l' ho cercato di dimostrare, fa a pugni con chi ospita in generale, ma in particolare con l’opera di quest’artista.
Tumblr media Tumblr media
Ho parlato di semplicità, ma devo specificare esclusivamente visiva e suffragarlo con qualche esempio: non basta dire energia della sofficità, bisogna vederla coi propri occhi in azione attraverso un cespo d’insalata piuttosto che una spugna; non basta sentire la stretta di un panno strizzato, occorre verificarlo attraverso la resistenza della sua massa compatta; non basta dire tramonto, ma dispiegare l’evento attraverso una sequenza di quanto più banale si possa inquadrare in cornicette modeste in fila indiana; e ancora, non basta parlare di paesaggio grigio  verso oltremare, ma occorre metterlo in scena nella sua drammaticità pesante (i tempi sono questi, ahimé) e a ciò è sufficiente la posizione audace e la dimensione ridottissima di un rettangolo spatolato di colore denso.
Tumblr media
Tutto è tensione nella retrospettiva, anche quella dolce della capillarità o di un panno tirato in orizzontale. Dico solo che vale la pena di un viaggio di cinque ore per immergersi in questo mondo poetico proprio per la sua semplicità, per la sua elementarietà, oserei dire per il suo ottimismo. L’orizzonte oltre il quale Anselmo ci invita ad andare (“Beyond the horizon” il titolo della mostra) è di una semplicità sconcertante, di un naturalismo calmierante (tutti oggi parlano di ecologia, ma chi lo fa senza tradirla?) L’architettura di riferimento per lui è l’universo attraversato dal lieve magnetismo indicato dall’ago di una bussola immerso nella pietra più dura della terra: il granito. I massi incombenti retti da un assembramento di tele intelaiate (lo strumento principe dell’arte del passato - sottolineo passato) sono dinamica pura, senza ambiguità, al limite del banale.
Tumblr media
Castello di Rivoli: sulla sinistra il sunset, sulla destra la mano che lo indica
Nella retrospettiva gli esempi si sprecano e io ora non ho nessuna voglia di proseguire nell’elenco. Ho parlato di ottimismo, un atteggiamento che, insieme alla convinzione che l’energia non sia solo fisica ma anche psichica, accomuna Anselmo a un altro grande artista, il tedesco Joseph Beuys. E poi, a girare attorno al concetto, ma questa volta senza alcun ottimismo, dobbiamo annoverare il lavoro di un altro italiano, Fabio Mauri che, in apparente contrapposizione, afferma essere l’energia anche politica, nel senso più nobile della parola. Essa cioè deve fare i conti con la storia, quindi l’ideologia, pena il precipitare inesorabilmente nei disastri planetari che nulla hanno a che vedere con quelli naturali; ne sono prova addirittura due guerre mondiali con un paio di olocausti di mezzo. Ma questo è un discorso che impegna uno spazio ben più ampio.
Devo proseguire?
Due parole ancora sul rapporto di Anselmo con l’architettura, quest’ancilla delegata a ospitare il suo grande teatro. Il penchant per il naturalismo lo porta oltre, appunto: beyond. L’architettura è l’universo del cielo stellato, delle forze elementari come la peso o la magnetica (mi stupisce che non abbia mai fatto niente con l’elettrica o la cristallizzante (l’energia intuita da Euclide 2500 anni fa): l’architettura è un incidente di percorso, che sia un Guggenheim, un Rivoli o un Maxi, non importa: il concetto di energia è puro, è quello offertoci da una mano disegnata a punta d’argento su un grande foglio di carta spolvero; la storia che coinvolge l’architettura, la memoria che si porta pesantemente appresso, sono fatti contingenti.
E le stelle stanno a guardare,
 le stelle che lo hanno accolto circa due mesi fa.
FDL
0 notes
culturaoltre · 3 months
Text
GIORNO DELLA MEMORIA – Per non dimenticare – “Ciao Anna Frank” di MYRIAM AMBROSINI
<Diventerò mai una giornalista … Una scrittrice? Scriverò un romanzo, qualcosa di grande … Magari questa mia storia, questa mia vita di adesso? Qui rinchiusa da più di due anni . “La casa sul retro …” Sì, il titolo più giusto ” La casa sul retro”>! Povera Anna … Così scrivevi in quel tuo sofferto diario … Vero tessuto della tua vita. Mi sento piccola.e tanto fortunata di fronte a te, perché io…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
dettaglihomedecor · 4 months
Text
Come utilizzare al meglio i colori neutri nel design degli interni
Tumblr media
Minimalisti ma di classe: il potere dei colori neutri
Ti stai preparando a rinnovare il soggiorno o a cambiare colore alle pareti della camera da letto? Il nostro consiglio è di prendere in considerazione i colori neutri. Queste tonalità sono tutt’altro che noiose, e sceglierle ti faciliterà nel restyling della casa. Infatti, sono la base migliore per sperimentare l’accostamento di tessuti e accessori dai colori più audaci e vivaci. Ma non solo, perché l’uso di colori neutri più luminosi può dare alla tua stanza un aspetto più aperto, pulito e fresco. Inoltre, se stai pensando di vendere la tua casa, i toni neutri sono la scelta giusta in quanto sono rilassanti e consentono agli acquirenti di vedere il potenziale delle stanze.
Tumblr media
appartamento di Fantastic Frank
Colori neutri, quali sono?
Nel mondo dell'interior design, neutro significa senza colore. I neutri come beige, avorio, tortora, nero, grigio e le gradazioni di bianco sembrano essere senza colore. In realtà queste tonalità spesso hanno delle sfumature. Quando si abbinano i colori o si sceglie la vernice è opportuno valutare le diverse gradazioni di ciascun colore per trovare quello giusto. C’è chi preferisce i colori neutri caldi, oppure nuance più fredde. Ad esempio, il beige potrebbe avere un sottotono rosato, marrone chiaro, oro o grigio, che costituisce il greige, un neutro più nuovo e molto apprezzato. Il bianco potrebbe essere leggermente avorio, giallo, bluastro o pesca. I neutri possono essere utilizzati nell'arredamento in due modi: completamente neutro o come colore di sfondo per contrasti d’effetto.
Tumblr media
immagine via Fantastic Frank
Arredare solo con i toni neutri
​Se desideri donare alla tua casa un look completamente neutro, sovrapponi diverse tonalità dello stesso colore. Così facendo otterrai un effetto elegante e coerente. Questa combinazione di colori si abbina perfettamente con tutto ciò che è in legno (arredi e finiture) ma anche mattoni e pietra a vista. Elementi, questi, che aggiungeranno una nota di calore all’ambiente neutro. Ecco alcuni suggerimenti per la scelta e l'accostamento dei colori neutri: - Scegli una tonalità più chiara per le pareti e più scura per i pavimenti. - Aggiungi un tappeto in un colore che si abbini al pavimento ma che non sia troppo più scuro rispetto alla tonalità delle pareti. In questo modo si valorizzeranno gli arredi. - Crea armonia nella stanza con accessori che includano alcune o tutte le tonalità che hai utilizzato.
Tumblr media
appartamento di Fantastic Frank
Colori neutri come base
In questo caso, come per l'ambiente completamente neutro, parti dalle pareti. Scegli la tonalità neutra tenendo presente quali altri colori desideri utilizzare, la quantità di luce naturale presente nella stanza e al tuo gusto personale. Preferisce pareti più chiare o più scure? Tieni presente che le pareti più scure sono adatte a spazi luminosi perché fanno sembrare più piccoli gli ambienti. Quindi, se la tua stanza è ampia e luminosa, puoi valutare qualsiasi tonalità. Se, invece, la stanza è piccola e poco luminosa, una tonalità neutra più chiara sarà la scelta migliore. Se ti piace il grigio, decidi se preferisci puntare verso una tonalità calda o fredda. Lo stesso vale per le sfumature del bianco.
Tumblr media
immagine Depositphotos Supponiamo che tu scelga un grigio chiaro per dipingere le pareti, puoi valorizzarlo inserendo una poltrona o un divano colorato, ad esempio verde bosco. Aggiungi un tappeto bianco o nella stessa tonalità di grigio delle pareti (va bene anche un po' più chiara). Abbina le tende al colore delle pareti per un look coerente. Inserisci qualche oggetto decorativo o complementi in verde per aggiungere ulteriori tocchi di colore alla stanza. In questo modo, le pareti di colore grigio e il tappeto bianco sono la base neutra alla quale aggiungere dettagli colorati in verde.   Read the full article
1 note · View note
pianobench · 1 year
Video
vimeo
Petite Suite, L. 71a - Claude Debussy.mp4 from TimeWarp Technologies on Vimeo.
On March 1, 1889, 26-year-old Claude Debussy and his former Paris Conservatory classmate 24-year-old Jacques Durand sat down at a piano in the Durand family salon in Paris to premier Petite suite, CD 71a for piano, four-hands. The four-movement work had recently been published by the publishing company of Jacques’ father, Durand-Schoenewerk & Cie in Paris, France on February 12, 1889.
Jacques recalled that Debussy was nervous before the performance, and he had urged Jacques not to go too fast. But no sooner than they had started, Debussy began to hurry. Jacques simply could not hold Debussy back.
The suite has four movements:
I. En bateau (By Boat): Andantino II. Cortège (Procession): Moderato III. Menuet: Moderato IV. Ballet: Allegro giusto
This SuperScore edition, including MIDI performances and a 76-page commentary (with French translations), was researched and performed by Dr. Frank Pittman, NCTM.
Resize the music for comfortable viewing and study the model performances by the editor. Performers can mute or unmute the playback of left or right hands of either the Prima or Seconda parts. A separate pedal track (including both damper and una corda pedals) is available to mute or to unmute. Play along with one or both hands while the MIDI performance plays the other tracks at any tempo.
The album includes 3 versions of the suite:
1. A modern engraving of the 1889 holograph manuscript (urtext)
2. A thoroughly researched, edited, and corrected version
3. The edited version with suggested fingerings
0 notes
clamarcap · 1 year
Text
Oration
Frank Bridge (1879 - 10 gennaio 1941): Oration, concerto elegiaco per violoncello e orchestra H 180 (1929-30). Alban Gerhardt, violoncello; BBC National Orchestra of Wales, dir. Richard Hickox . I movimenti si succedono senza soluzione di continuità: Poco lento – Lento e ritmico – Allegro – Ben moderato (poco lento) – Poco lento – Allegro giusto – Tranquillo – Ben moderato, mesto e tranquillo –…
youtube
View On WordPress
0 notes
gcorvetti · 1 year
Text
Arte, AI e Zappa.
Sta notte non ho potuto dormire, come capita spesso ultimamente, ma non per i pensieri che si affollano ma perché oramai lei russa sempre e non posso dormire. Ero Contento perché avevo guardato un docufilm su Zappa di quando fece il tour nel 82 in Italia con finale a Palermo, un tizio amico di Frank lo portò dove nacque il padre a Partinico e poi ci portò Dweezil, Moon, Diva e Gail, infatti mi fece strano e oggi ho controllato che il suddetto docu è del 2013, perché Gail è morta nel 2015. Tutto molto bello, quando si parla dello zio Frank, tranne il concerto, un disastro, le forze dell'ordine che sparano i lacrimogeni senza motivo, il pubblico messo sugli spalti a 20-30 metri dal palco, un palco montato a minchia nel mezzo del campo ecc ecc, una tragedia che concluse il tour europeo di Frank e compagnia bella, Steve Vai giovanissimo che poi in una breve intervista odierna disse che fu la sua prima volta in Italia e da italo-americano ne fu entusiasta. Il casino per loro era di trovarsi nel posto giusto al momento sbagliato, c'erano i mondiali che vincemmo noi, il 14 Luglio a Palermo c'è la festa di santa Rosalia e guai se tocchi i santi ed infine in quel periodo c'era una faida tra le cosche e quindi l'aria era tesissima. Nel filmato si vede che dopo il concerto, finito dopo poco più di un'ora, i musicisti furono relegati negli spogliatoi della Favorita e Frank era visibilmente nervoso, tanto che la guardia del corpo gli fece mettere il giubbotto anti proiettili per rassicurarlo. Incredibile documento. C'è anche il fatto che il sindaco di Partinico ha dato la cittadinanza onoraria agli Zappa americani e la scuola ha dedicato l'aula di musica a Frank, anche la via dove era nato il padre è ora intitolata a Frank, la prossima volta che vado in Trinacria ci faccio un salto.
Ma cosa ci azzecca l'intelligenza artificiale in tutto questo? Ieri avevo risposto ad un post su FB dicendo che potrebbe essere una manna dal cielo perché gli artisti possono scrivere "fatto da un umano e non da una macchina" e dare più valore al loro operato, nessuna obiezione da parte di nessuno anzi uno scambio simpatico di opinioni. Oggi trovo un post della stessa persona che condivide l'opinione di un artista che si lamenta del fatto che anche i grafici che usano photoshop copiano o ricalcano o modificano un pò foto esistenti o comunque cose già fatte da altri e le impastano con le proprie e che è da ipocriti prendersela con le AI.
Penso che non è questo il punto, le AI sono frutto di quella porzione di persone che lavorano per migliorare la nostra vita, questo è quello che ti dicono, un pò come quelli della robotica che dicono che i robot aiuteranno l'uomo nei lavori faticosi e ripetitivi, forse, intanto milioni di persone negli anni hanno perso il lavoro rimpiazzati da una macchina che lo fa più velocemente e senza sbagliare, non ha bisogno di pause e non si lamenta, questo è il progresso che ci stanno regalando illudendoci che la tecnologia ci possa aiutare come ha fatto fin ora.
Penso che questa sia una di quelle situazioni invasive dove la tecnologia non ci aiuta ma ci penalizza. Riguardo il mondo dell'arte a me sembra che si è perso il senso stesso della parola, un computer può in qualche secondo creare un quadro, digitale, con lo stile di un pittore e far si che quel quadro sembra fatto da quell'artista, impressionante vero? Ma è una mera illusione, il vero artista spende anche anni della sua vita per creare un opera che è unica nel suo genere e inimitabile, anche se delle copie dei capolavori si perde il conto. Una macchina non ha la sensibilità che ha una persona, non ha il tocco della mano di quella persona, ma se già si pensa che un artista è unico perché è lui e nessun altro possono riprodurre le sue opere figuriamoci un computer. Poi c'è da dire che questo mondo digitale parallelo ha un problema di fondo, oppure se vogliamo dirlo in modo diverso dipende dall'elettricità, i server, i pc, il costo che sale può determinare anche una flessione verso il basso, oppure se vogliamo essere catastrofisti, se brucia una farm (quelle dove ci stanno i server) il lavoro di anni di un programmatore potrebbe essere perso, di solito hanno dei backup quindi niente paura, oppure se capitasse un cataclisma e tutto tornerebbe come all'inizio del 1800 chi lavora nell'IT e i maniaci tecnologici cadrebbero in depressione, per non dire dagli sgabelli con una corda al collo. Certo questi sono scenari apocalittici e poco, pochissimo, reali, ma sono comunque da tenere in considerazione se pensiamo che c'è una (veramente sono 52) guerra che potrebbe inghiottire tutto il mondo e quindi azzerare le cose.
Penso che siamo stati fregati, che la tecnologia (internet compresa) siano solo uno specchietto per le allodole e che la società abbia preso troppo a cuore questa cosa che oramai non ne può più fare a meno. Personalmente ho un rapporto di odio e amore per le tecnologie, amore perché in qualche modo mi hanno dato anche da lavorare e mi ha fatto anche se per poco spalmare la mia arte, odio perché so benissimo che sono soggette ad obsolescenza, tipo i telefoni, e che quindi hanno un range di vita molto breve, metti che ti compri un pc spendendo 2k€ con tutti i componenti di ultima generazione, dopo un anno il tuo favoloso pc varrà 500€ perché nel frattempo ne è uscito uno più potente, questa è una spirale a morire, nel senso che moriremo noi convinti di avere sempre le tecnologie di ultimo grido. Certo mia nonna sarà stata contenta quando è stato portato il frigo in casa, o le montarono il citofono così non doveva affacciarsi dal balcone e andare giù per aprire il portone, ma in questi casi si parla di un vero aiuto e non un modo di fare soldi sulle spalle ignare della gente.
Concludendo dico che ho comprato una chitarra nel 1999 (dal codice sono risalito all'anno di fabbricazione 1995), questa chitarra è ancora con me ed è la mia Excalibur è perfettamente funzionante e ci suono benissimo, stessa cosa per la pedaliera che presi nel 2005 e che è ancora una macchina perfetta, certo adesso ci sono chitarre con materiali migliori, parlando di legno e bobine dei pickup, ci sono pedaliere fenomenali che riescono a copiare il suono di un amplificatore soltanto collegandole a tale ampli, il costo è sicuramente lievitato, i suoni saranno anche migliori, ma a me sta bene così, perché per fare i miei brani non ho bisogno di tecnologia ma di fantasia che non è tecnologica.
0 notes