Tumgik
#Musica bionda
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canesenzafissadimora · 4 months
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Ho un desiderio desolato di te stasera.
Ahimè stasera e sempre.
Ma stasera il desiderio è di qualità nuova.
È come un tremito infinitamente lungo e tenue.
Sono come un mare in cui tremino tutte le gocciole,
tremano tutte le ali dell’anima,
tremano tutte le fibre dei nervi,
tremano tutti i fiori della primavera
e anche le nuvole del cielo
e anche le stelle della notte
e anche la piccola luna trema.
Trema sui tuoi capelli che sono una schiuma bionda.
Ho la bocca piena delle tue spalle,
che sono ora come un fuoco di neve tiepida disciolta in me.
Godo e soffro.
Ti ho dentro di me e vorrei tuttavia sentirti sopra di me.
Non mi hai lasciato tanta musica partendo.
Stanotte tienimi sul tuo cuore,
avvolgimi nel tuo sogno,
incantami col tuo fiato,
sii sola con me solo.
Oh melodia melodia…
Tremano tutte le gocciole del mare.
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Gabriele D’Annunzio
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melancomine · 1 year
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SETTE MINUTI | eddie munson x lettrice
trama: per colpa dei tuoi amici e di quello stupido gioco “sette minuti in paradiso” ti ritrovi chiusa in uno stanzino insieme all’insopportabile eddie munson. sette minuti saranno abbastanza per farti cambiare idea sul suo conto?
pairing: eddie munson x lettrice
avvertenze: smut esplicito, enemies to lovers, consumo di erba, cose in luogo pubblico, sesso non protetto, dirty talking, gli eventi di st4 non sono mai accaduti, 1986
word count: 6k
masterlist | wattpad
Steve Harrington e le sue famose feste, Robin è riuscita a trascinartici. Odi i luoghi affollati ma sai che in compagnia di quella stramba ragazza bionda ti divertirai. Sei vestita bene, con un abito corto del tuo colore preferito e le intramontabili All Star nere ai piedi, le uniche di cui ti fidi. Certo, avresti preferito dei jeans come quelli che indossa Robin ma questa sera hai deciso di lasciarti andare ed esagerare. 
Una volta arrivate davanti la casa di Steve, rimanete a bocca aperta. Addobbi luminosi appesi lungo tutto il perimetro del tetto anche se è Giugno, persone che entrano ed escono, altre che, già sbronze, stanno rigettando nelle siepi, alcuni si stanno tuffando in piscina. È la prima volta che partecipi a questo evento atteso da tutti i ragazzi di Hawkins, Robin invece conosce Steve da più tempo per cui ti afferra per il polso e con un ”Cosa stiamo aspettando?” ti conduce all’interno dell’abitazione, il cuore della festa. Schivando qualche coppia impegnata a mangiarsi la faccia a vicenda, ora siete in cucina, dove l’isola al centro propone alcol e bevande gassate insieme a bicchieri rossi. 
”Le fanciulle cosa desiderano?” Jonathan vi accoglie con un ampissimo sorriso, che collegato agli occhi arrossati e quasi chiusi vi fa scappare una risata. In mano ha una bottiglia di vodka e nell’altra un bicchiere vuoto. Argyle lo raggiunge con quello che sembra a tutti gli effetti uno spinello incastrato tra il suo cappello con la visiera e l’orecchio. ”Ciao, principesse!” Vi saluta.
Mentre Jonathan ti sta versando da bere, Robin batte il cinque ad Argyle quando nota che le loro camicie sono molto simili e ricominciate a ridere, ora insieme ai ragazzi.
”C’è un bong che ci aspetta.” Argyle si avvicina all’orecchio del suo amico per farsi sentire meglio ed evitare di urlare, poi vi rivolge lo sguardo nuovamente ”Vi unite a noi?” 
Scuotete entrambe la testa e dopo averli salutati e augurato buon viaggio, decidete che è arrivato il momento di andare a ballare. Vi dirigete nel grande salone, fonte di musica altissima e di corpi scatenati. La portafinestra che conduce al giardino e alla piscina è aperta per facilitare il passaggio e sopratutto per far circolare l’aria. 
”Come va con Vickie? Le hai chiesto di uscire?” Domandi a Robin una volta entrate completamente nel flusso della musica, Madonna sta cantando.
”Sì, cioè no, ancora no. Ma sto…” Vieni distratta dalle sue parole incerte e i suoni intorno a te diventano ovattati. Seduto su una delle sdraio a bordo piscina c’è Eddie Munson, vicino a lui Gareth e Jeff. Il sangue ti bolle nelle vene e le guance si scaldano alla sua vista. È fastidio quello che stai provando. Possibile che quell’insetto sia ovunque?
”Che ci fa Eddie Munson qui?” Interrompi l’accattivante storia di Robin di quando è quasi riuscita a parlare alla sua grande cotta ma senza riuscirci e indichi il ragazzo che se la spassa fuori.
Robin si gira per guardare in che direzione punta il tuo dito. ”Grazie per appoggiarmi sempre! Comunque, Eddie e Steve sono diventati molto amici ultimamente.” Scherza per un attimo e poi risponde alla tua domanda.
Eddie percepisce i vostri occhi addosso, in particolare i tuoi, pungenti, quasi tangibili. Si accorge di voi, fa un gesto con la mano ai suoi amici per zittirli e si alza. 
”Oh no, sta venendo qua.” Sbuffi alzando gli occhi al cielo. Sorseggi il drink dal tuo bicchiere, forse manderà giù anche il tuo nervoso.
”Ragazze!” Eddie si trova ad un passo da voi. I suoi capelli ricci cadono come sempre sulle spalle, scoperte per via della t-shirt dei Metallica a cui ha strappato le maniche. Essendo estate ha abbandonato la giacca di pelle che porta sempre con fierezza insieme al gilet di jeans de i Dio. È un po’ corta, infatti lascia intravedere il suo addome. Quando solleva il braccio per metterlo intorno al collo di Robin, la maglietta si alza, esponendo il suo ombelico e una striscia di peli che termina dove i jeans neri strappati alle ginocchia iniziano. Due catene luccicanti pendono dalla sua cintura. Almeno non sta indossando la solita maglia dell’Hellfire Club, chissà se l’ha mai lavata, pensi. Le dita sono ornate da quelli che sembrano gli anelli più grandi che tu abbia mai visto, accecanti, ma non sai se non ci vedi più per colpa loro o di chi li sta indossando.
Quel ragazzo ti ha sempre dato sui nervi per il suo modo grottesco di comportarsi. Senza veli e senza vincoli di nessun tipo. In mensa capitava spesso che salisse sui tavoli per disturbare gli atleti oppure semplicemente per mettersi in mostra come il grande Master del suo club di Dungeons & Dragons. Credevi di essertene liberata appena finito il liceo, invece hai appena scoperto che si è unito al tuo gruppo di amici.
”Perfetto, d’un tratto la festa è diventata noiosa.” Lo fulmini un’altra volta.
”Al contrario, dolcezza, la festa è appena cominciata.” Ti risponde lasciando la presa su Robin e ti sorride. Quel maledetto sorriso contornato da adorabili fossette. Il suo enorme ego ti investe e tutto quello che puoi fare è allargare le narici per fare uscire la rabbia repressa che coltivi nei suoi confronti e che non puoi scaricare colpendolo in faccia.
”Sei riuscito a diplomarti? Quanti anni fai, trentacinque quest’anno?” Assumi una falsa espressione pensierosa e lo prendi in giro.
Eddie ridacchia, incrocia le braccia al petto e alza gli occhi al cielo. ”Certamente, l’ho detto che l’ottantasei sarebbe stato il mio anno. E tu, invece, sei riuscita a toglierti quel palo che ti ritrovi nel culo?” Risponde alle tue provocazioni con la stessa moneta.
Robin assiste a questo spettacolo di botta e risposta che state avendo sentendosi un po’ in imbarazzo. 
”Perché non vai a farti un giro, Munson?” Gli suggerisci.
”Cosa? Ce l’hai ancora con me perché non ti ho fatta entrare nel club?” Ti stuzzica Eddie, colpendo un tasto dolente. Questa è una verità che speravi tenesse nascosta ma sì, uno dei motivi principali per cui lo vuoi fuori dalle palle è che non sei mai riuscita ad entrare nel suo esclusivo Hellfire Club. ”Tranquilla, dolcezza, puoi sempre avermi in qualsiasi altro contesto.” Ti fa l’occhiolino sottolineando la parola qualsiasi, ripetendo quel tremendo nomignolo e tu rabbrividisci al suo squallore.
”Piuttosto-” Provi a rispondere ma Robin ti interrompe ”Steve! C’è Steve! Grazie al cielo, Steve.” Una salvezza, arrivata per calmare le acque. Passava lì per caso, ma la tua amica ha pensato bene di farlo partecipare per tirarla fuori da quell’imbarazzante conversazione, accogliendolo con le braccia aperte.
Il nuovo arrivato guarda tutti e tre con aria perplessa. ”Già, eccomi. Come sta andando?”
Infondo, Eddie adora quello che c’è tra voi due. Ama vederti arrabbiata, pensa che tu sia carina quando lo sei. Gli piace giocare al gatto e al topo con te e il motivo per cui continua a provocarti è che non vuole che tutta questa vostra situazione finisca. Si diverte e sotto sotto anche tu. Eddie guarda Steve e torna serio. ”Torno da Gareth e Jeff. Steve, se vedi Chrissy le dici che quello che mi ha chiesto la sta aspettando?” Rivolge lo sguardo a te e il suo intento di farti ingelosire un po’ funziona, perché ti ritrovi a guardare tutto tranne lui. ”Ci vediamo in giro.” Dice come ultima cosa e mentre se ne va sfiora il tuo corpo con il suo, fingendo di non averlo fatto apposta.
Il party procede con altri due bicchieri pieni e tante risate, si sono fatte le quattro di mattina e gli unici rimasti sono i troppo ubriachi per tornare a casa, sistemati in giro per la casa a dormire e voi, amici ristretti, ormai non più sbronzi e tranquilli in salotto. Casa di Steve è diventata per tutta la cerchia una seconda dimora e avete dato per scontato che potete rimanere lì.
”Giochiamo?” Argyle e il suo ottimismo fanno capolino nella stanza.
Sei seduta al suolo con la schiena appoggiata alle gambe di Nancy, stravaccata sul divano. ”A cosa?” Domanda lei.
Steve sembra risvegliarsi da uno stato di trance. ”Siamo in abbastanza, che ne dite di sette minuti in paradiso?”
I presenti annuiscono in accordo con l’idea del ragazzo dai capelli perfettamente in piega. “Non siamo più alle medie, ma va bene.” Dice Jason, più a se stesso che a Steve. Robin è particolarmente entusiasta della cosa in quanto Vickie, la sua cotta, è partecipe. 
”Quali sono le regole?” Chiedi. Non ci hai mai giocato ma sembra divertente.
”Ci mettiamo in cerchio, si gira una bottiglia, le due persone sorteggiate devono chiudersi in una stanza al buio senza orologi e scaduti i sette minuti, li si va a prendere. Può succedere di tutto, è questo il bello.” Ci pensa Eddie a illuminarti sulle regole di questo classico gioco.
”Perfetto, iniziamo.” Dici, guardandolo dritto negli occhi con aria di sfida. Lui ricambia e ti rivolge un sorrisetto alzando solo uno degli angoli della bocca.
Come luogo avete scelto il bagno del piano inferiore, il più piccolo e senza finestre, quindi completamente privo di luce. Al primo giro sono usciti Chrissy e Jason, tornati dallo stanzino con dei nuovi succhiotti e coi capelli spettinati. Al secondo Nancy e Jonathan, rimasti in silenzio per via della recente rottura. 
”Vai tu, Y/N.” Incita Steve.
Ti guardi intorno e noti che tutti gli occhi sono puntati su di te. Robin ti passa la bottiglia vuota di birra e l’appoggi sul tappeto, con un gesto veloce la fai roteare. Ipnotizzata dal suo girare veloce, pensi ”Non Eddie… Non Eddie…” quando la bottiglia si ferma piano piano, segui il collo che punta dritto verso la persona con cui dovrai passare i prossimi minuti e… Eddie. Il ragazzo dalla buffa frangetta, che si trova dinanzi a te, ridacchia e si alza in piedi. Ti porge una mano che osservi prima di afferrarla per aiutarti ad alzarti. ”Dopo di lei.” Dice Eddie mentre fa un goffo inchino per lasciarti passare. Robin sta facendo di tutto per trattenere le risate.
Sbuffando, entrate nel piccolo bagno con le luci spente e tu accaparri subito il posto sulla tavoletta abbassata del water. Lui chiude la porta dietro di sé, dando il via al timer di sette minuti nell’oscurità più totale. Portando le mani avanti per farsi strada, trova il lavandino e si ci appoggia con il sedere.
”I sette minuti più lunghi della mia vita. Almeno non dovrò vedere quella brutta faccia che ti ritrovi.” Prevedi e ti spalmi una mano sulla fronte, massaggiando le tempie.
”Puoi sedertici sopra, se ti va.” Ridacchia il metallaro a meno di un metro da te.
”Magari, ma peccato che non ti chiami Billy Hargrove.” 
”Sai che quel cazzone abita nella roulotte di fronte alla mia?”
”Me lo presenti?”
”Certo, non vedo l’ora di ammirare la tua divina presenza anche nel mio quartiere.” Scherza Eddie e lo senti maneggiare con qualcosa. Infila una mano in tasca ed estrae quella che sembra, dal rumore, una scatolina d’alluminio. Prende fuori il contenuto, la chiude e la rimette al suo posto.
”Che stai facendo?”
”Niente, tu che stai facendo?” Fa il verso. 
”Posso chiederti una cosa?” 
”È il momento adatto per farlo.”
”Che ho fatto di sbagliato?”
Eddie è perplesso e scuote la testa. ”Che intendi?”
L’orlo del tuo vestito è diventato un anti stress per le tue mani, hai iniziato a tormentarlo con le dita. ”Non capisco perché tu non mi abbia voluta nell’Hellfire. Non mi hai dato nemmeno una possibilità per provarti che sono brava.”
Sei riuscita a farlo zittire, ma solo per qualche secondo. ”Può essere che ti abbia sottovalutata. Ma guardati.” 
”Guardarmi?”
”Sì, tu sei stupenda, non c’entri niente coi nerd nella mia squadra.”
”Oh, scusa se non vado in giro con un cartello che dice Consideratemi, mi piace il fantasy e i giochi di ruolo anche se non sembra.”
”Perfetto, vorrà dire che ti metterò alla prova.”
Sei dubbiosa e cerchi di vedere cosa sta succedendo nei suoi paraggi ma in quel bagno non entra un filo di luce e non riesci a vedere neanche la silhouette dei suoi movimenti. Stai per chiedergli nuovamente cosa stesse armeggiando quando un odore inconfondibile inonda le tue narici. ”Ti- Ti stai facendo una canna?!” 
”Assolutamente no.” Risponde Eddie tirando fuori l’accendino. Fa scattare il suo meccanismo e dopo due scintille nasce una piccola fiamma che gli illumina il viso. In effetti, quello che stringe tra le labbra è proprio uno spinello. Trovi che sia molto attraente in quella posizione: una delle mani è posta dietro a quella che tiene l’accendino per non far spegnere il fuoco, il cipiglio creato sul suo volto e quelle labbra, solitamente carnose e piene ma ora assottigliate per tenere ferma la sigaretta corrotta.
Gli strappi l’accendino dalle mani prima che possa attizzarla e ”Sei impazzito? Vuoi farci morire soffocati?!”
Eddie ride al pensiero della tua premura. ”Andiamo a fumarla fuori? Qui è una noia.”
”Sono convinta che alla fine dei sette minuti manchi ancora del tempo.”
”Che importa, sgattaioliamo via.” La mano di Eddie è in cerca della tua e quando la trova sussulti al tocco che piano ti stringe. L’idea di scappare ti sembra grandiosa e un po’ eccitante.
Sorridi ed annuisci, ma lui non può vederti quindi ”Okay.” gli dici.
”Allora fai silenzio.”
Eddie non ti ha lasciato ancora la mano e la usa per tenerti vicino a lui nella vostra fuga. Apre la porta lentamente e si assicura che non ci sia nessuno nelle vicinanze. Sono tutti ancora in salone, per cui ne approfittate per uscire di soppiatto. Vi dirigete in cucina, dove Eddie ruba uno dei tramezzini avanzati e uscite dalla porta che conduce sul retro della casa. Ti scappa una risatina che si interrompe quando giungete ai piedi del bosco.
”E ora dove andiamo?” Domandi, spaventata dalla presenza di quegli alberi altissimi nella notte.
”Conosco un posto, ma si va per di là.” Eddie sorride per provare a rassicurarti mentre divora lo snack e ti appoggia il braccio tatuato sulle spalle. ”Non è lontano.”
Alzi gli occhi al cielo e ti sposti dal suo peso. ”Non vorrai uccidermi, Munson? So difendermi molto bene.” 
Le fossette sulle sue guance sono di nuovo protagoniste della scena e insieme a loro, Eddie ti guida in mezzo all’oscurità del bosco. Per fortuna la luna è piena e in grado di illuminare il sentiero che vi porterà al suo famoso posto.
Mentre camminate, il ragazzo vicino a te non tradisce la sua fama di bocca larga e non riesce a stare in silenzio. ”L’hai visto La Cosa?”
”Se l’ho visto? Lo so a memoria! Me la sono fatta addosso quando hanno provato a rianimare Norris e quello si è rivelato essere la cosa.”
”Anche io! Poi arriva Kurt Russell e incendia tutto.”
La chiacchierata che avete mentre raggiungete il luogo adatto per accendere lo spinello ti piace, non ti aspettavi che aveste così tante cose in comune e sopratutto che quella di Eddie, il suo essere super eccentrico e fastidiosamente strano, è solo una facciata. Si sta mostrando come una persona genuina e molto intelligente, il contrario di quello che pensa l’intera Hawkins di lui.
Nel frattempo, a casa Harrington, Robin e Steve sono diretti al bagno. ”Tempo scaduto, piccioncini.” Dice Lei. Quando aprono la porta ed accendono la luce, quello che si presenta davanti a loro è uno stanzino vuoto.
”Ma che cazzo?” Steve sussurra mentre si guarda intorno. ”Dove sono finiti?”
”Ta-daaa.” Eddie ti dà il benvenuto nel suo luogo di spaccio, una piccola piazzola con un tavolo e delle panchine al centro. Non c’è nient’altro, se non qualche lattina di birra al suolo.
Ti accomodi sul tavolo, abbassando un po’ il vestito per evitare che le tue gambe nude si graffino con il legno e porti i piedi sulla panca. Appoggi i gomiti sulle ginocchia e ti sorreggi il mento con le mani. ”Porti qui tutte le tue ragazze?”
”Se vogliono comprare la roba, sì, è il posto perfetto. Non ci viene mai nessuno qua. Dritto per di là c’è il liceo.” Eddie tira fuori da dietro l’orecchio lo spinello e dalla tasca l’accendino ed eccolo di nuovo a fare quell’espressione capace di mandarti una scossa lungo tutta la schiena. 
Eddie ora è seduto di fianco alle tue gambe, che tieni strette a causa del venticello fresco che tira. Le guarda, le ammira, così lisce e così armoniose, carnose. Hai la pelle d’oca e non riesci a capire se è perché Eddie Munson ti sta fissando come se stesse per mangiarti o per l’agghiacciante panorama del bosco di notte.
”Se fai una foto, dura di più.” Lo solleciti a tornare dal suo mondo immaginario, dove probabilmente le tue cosce sono protagoniste.
Il ragazzo dai capelli lunghi ti rivolge un sorriso accattivante. ”Se avessi qui la mia polaroid, non me lo farei ripetere due volte.” Ti sfiora con le dita il polpaccio, partendo dal ginocchio. I brividi si fanno più intensi e per qualche strana ragione, non gli sposti la mano e al contrario, lo lasci fare. Arriva alla caviglia, te l’afferra in un pugno e porta il tuo piede sulla sua coscia, coperta da quei vecchi jeans neri rovinati.
”Hey!” Esclami.
Ora possiedi lo spinello tra le dita, Eddie te l’ha passato per cercare qualcosa nelle tasche. Dal nulla, fa comparire un pennarello rosso ed inizia a scarabocchiare sulla parte bianca all’estremità della tua All Star. Un paio di corna e una coda appuntita, classici di un diavoletto. Eddie lo disegna ogni volta che può, sui bordi dei compiti scolastici, sui cartelli stradali.
Una volta terminato, un minuto più tardi, stendi la gamba per vedere meglio l’opera. Non sei arrabbiata perché ti ha appena rovinato le tue scarpe preferite, diversamente trovi la cosa adorabile. ”Fammi capire, giri sempre con un pennarello in tasca?”
”Non sia mai che qualcuno chieda un autografo al chitarrista più famoso della storia.”
”Jimi Hendrix è qui?!” Ti fingi sorpresa e guardi in giro. Eddie scoppia a ridere e si porta una mano al petto come per estinguere la risata e tu fai lo stesso. ”Ah, parlavi di te.”
”Dovresti venirci a sentire, qualche volta.”
”L’ho fatto, in realtà. Tre martedì fa, al The Hideout.” Ricordi di averlo visto in azione con la sua chitarra elettrica rossa sul palco a suonare inediti misto metal e grunge. Eri capitata in quel locale per caso, ma quando ti sei accorta di quanto Eddie si stesse divertendo e che la musica era a tutti gli effetti orecchiabile, sei voluta rimanere. Per fortuna non ti aveva notata, l’ultima cosa che avresti desiderato è che ti vedesse ballare sulle canzoni dei Bara Acida, ti avrebbe presa in giro fino allo sfinimento.
Il ragazzo ha l’aria sorpresa. ”Ti avrei offerto da bere.” 
Alzi gli occhi al cielo, improvvisamente una sensazione strana alla gola. Ti senti piccola, non capisci perché ti senta in imbarazzo davanti a lui. ”Non fare il carino con me. Guarda che so fare.” Cambi argomento e appoggi la canna tra il medio e l’anulare, chiudi la mano in un pugno ed aspiri dal piccolo buco tra l’indice e il pollice. Inali una grossa quantità di fumo dal forte odore e lo trattieni. Espiri trasformando le labbra in una O e il fumo esce a forma di cerchi dalla tua bocca.
”Molto Metal, dolcezza. Ma guarda io, cosa so fare.” Eddie si alza, si sposta a capotavola e a te basta girarti per averlo davanti a te. Ora i tuoi piedi penzolano in mancanza di una panchina dove appoggiarli. Accetta lo spinello che gli hai appena allungato e fa un normalissimo tiro. Si avvicina pericolosamente a te e usa le ginocchia per divaricarti le gambe e comodarsi in mezzo ad esse. Rimani in silenzio e normalmente ti verrebbe da spingerlo via per la troppa vicinanza, ma scrutando nei suoi caldi occhi color cioccolato capisci che devi rimanere immobile, quella che ti sta trasmettendo è sicurezza e a te piace il controllo che ha su di te.
”Apri.” Ti incita fissandoti la bocca. Fa un altro tiro e questa volta non lo inala, lo tiene nelle guance e lo smuove un po’ per farlo addensare.
Appena obbedisci, Munson posiziona una mano dietro al tuo collo, tenendoti ferma per la nuca. L’altra è appoggiata al tavolo e lo senti perché i suoi grossi anelli hanno fatto rumore a contatto con le tavole di legno. Il suo viso è vicinissimo al tuo e le vostre labbra si stanno sfiorando, se non fosse per qualche centimetro vi stareste baciando. Eddie espelle il fumo, tu afferri immediatamente il concetto ed inali quello che sta buttando fuori. Il fumo entra nei tuoi polmoni e lo espiri dirigendolo di lato.
Vi state perdendo l’uno negli occhi dell’altro. Il color cioccolato dei suoi occhi è completamente sparito e sostituito con il nero delle pupille dilatate. La luna illumina solo parzialmente i vostri volti, le curve sono ben delineate e siete capaci di ammirare le vostre espressioni.
La mano di Eddie è ancora ben ancorata al tuo collo e sussulti quando senti una leggera pressione che vi permette di unire finalmente le vostre labbra in un bacio pieno di desiderio. Volevi fare lo stesso, ma ti ha preceduto. Le tue braccia sono finite sulle sue spalle, ti stringe leggermente i fianchi e ti avvicina al bordo del tavolo, i vostri corpi congiunti. Le tue gambe abbracciano le sue. Un intreccio di lingue e saliva, passione. Sembrate fatti l’uno per l’altra. Le sue mani vagano lungo la tua schiena, la pancia, le cosce, tra i capelli, dove le dita si adagiano tra le ciocche e si permettono di tirare con una forza moderata che ti fa gemere e allontanare dal bacio. La tua testa cade all’indietro e chiudi gli occhi per bearti completamente dei baci caldi e umidi che Eddie si sta impegnando a dare sul collo e sulle clavicole.
”Eddie…” mormori. Spalanchi le palpebre quando ti rendi conto di cosa sta succedendo. Non vuoi fermarti. ”Forse non dovremmo…” Sei in balia delle sue carezze, completamente incantata dal suo tocco e dai morsi sul tuo viso e sulle spalle.
Eddie continua e non ascolta il tuo suggerimento. ”Shh… Lascia che mi prenda cura di te.”
Un ansimo esce dal fondo della tua gola in risposta. Ora ti stai appoggiando al tavolo coi palmi. La tua schiena è inarcata per permettergli di abbassare la porte superiore del tuo abito ed esporre il tuo seno. Non indossi il reggiseno e la brezza mattutina fa irrigidire i tuoi capezzoli. Eddie è ammaliato alla vista, sorride prima di chinarsi verso il tuo corpo per raggiungerli e cominciare a leccarne uno. L’altro seno è stretto dalla sua morsa, massaggiato e per finire colpito da uno schiaffetto. La cosa ti fa gemere oscenamente ed Eddie non può evitare di ridacchiare sopra al tuo capezzolo.
La sua traccia di baci continua lungo il tuo addome, da sopra la stoffa del vestito. Ti sdrai completamente sul tavolo di legno, i piedi fissi sul bordo. Eddie Munson ti allarga ulteriormente le gambe dopo averti alzato l’abito per esporre il tuo minuscolo intimo di pizzo nero. Si prende qualche secondo per apprezzarlo.
”Ammetti che hai pensato a me mentre decidevi cosa indossare.” Schernisce mentre ti sfila lentamente le mutandine. Le fa scendere lungo le tue perfette gambe e una volta rimosse, se le infila nella tasca posteriore dei jeans. ”Queste non ti serviranno.”
Il tuo respiro è pesante. ”Eddie, cazzo.” 
”Cosa vuoi che faccia? Parlami, dolcezza.” Eddie avvicina la testa in mezzo al tuo inguine. Le braccia ti circondano le cosce, posizionandole dove vuole lui, manovrandoti come una bambola. Il viso è estremamente vicino al tuo sesso, il suo soffio lo investe. 
Vuoi di più. Lo desideri, ti sta sfiorando, gli occhi incatenati al tuo volto sofferente. Porti una mano sulla sua testa e gli afferri i capelli, sono sorprendentemente soffici. ”Toccami, ti prego.” Ti senti vulnerabile.
”Così ti voglio, piccola.” Conclusa la frase, la lingua di Eddie si intrufola tra le tue pieghe. Si fa strada e trova il tuo clitoride, lo tormenta, muovendo la lingua freneticamente e succhiando.
”Sì, continua. È così bello.” Riesci a mormorare tra un gemito e l’altro. Stai vedendo le stelle, letteralmente e non, in quanto il cielo notturno è il protagonista di tutto, vi circonda completamente. Eddie invece te le fa provare, le stelle. Adrenalina ed eccitamento crescono dentro di te. Il fatto che siete all’aperto e che qualcuno potrebbe arrivare in qualsiasi momento rende tutto più divertente.
Eddie ama ascoltarti mentre gli dici quanto ti fa sentire bene. Oltre a farlo eccitare, fai sì che il suo ego si gonfi esattamente come ciò che ha nei boxer. ”Sei deliziosa. Il tuo sapore…”
Ti morde l’interno coscia e ne approfitta per portare le dita alla tua intimità. Fa strisciare il medio e l’anulare sulla tua entrata per raccogliere tutto il bagnato che grazie a lui e la sua magica lingua hai generato. Quando le sue dita sono bagnate abbastanza, le inserisce completamente, fino all’ultima nocca. Rimani senza fiato. ”Dio, hai la fica più bella che abbia mai visto.”
Sorreggendoti coi gomiti, i vostri occhi si riconciliano. ”Di più, Eddie. Ti prego.”
Eddie non se lo fa ripetere e le sue dita iniziano a muoversi dentro di te, colpendo il punto giusto. Non escono, si contorcono all’interno, su e giù. Il ritmo è veloce e quando con il pollice coinvolge anche il tuo pulsante clitoride, la tua testa cade nuovamente all’indietro. ”No, dolcezza, guardami.”
Non puoi fare altro che obbedire, anche se ti risulta difficile perché i tuoi occhi non ne vogliono sapere di non roteare all’indietro per il piacere che ti sta procurando.
”Lasciati andare, lasciati andare per me.” Ti incoraggia mentre tu sei sempre più sull’orlo di scoppiare. Eddie aumenta la presa sulla tua coscia e si china verso di te per continuare ciò che aveva interrotto col seno, inondandolo di baci e morsetti. Sei sicura che stia lasciando il segno del suo passaggio.
I tuoi acuti gemiti, che prima cercavi di smorzare non volendo rischiare di essere sentiti da qualcuno, hanno preso possesso del tuo corpo e scappano via dalla gola nel modo più pornografico possibile. I fianchi si muovono involontariamente in armonia con le sue dita mentre raggiungi il tuo apice. L’orgasmo si impone e ti fa tremare.
Eddie rallenta i movimenti fino a fermarsi. Ti sollevi per baciarlo. Il tuo sapore è impresso sulla sua lingua e al solo pensiero hai un piccolo spasmo. Le tue mani sono leste e si aggrappano alla sua cintura, la slacciano e con una veloce mossa gli hai abbassato la zip dei pantaloni. Eddie ti aiuta a calarli fino alle ginocchia e con loro anche i boxer. La sua prorompente erezione si presenta nella sua gloriosa forma e tu non resisti, ti scosti dal bacio per guardarla. La tua mandibola cade in un’espressione di puro stupore. Due luccicanti piccole palline argentate pendono dal suo frenulo. Non ti era mai capitato prima, nascondi un sorriso con la mano.
”Cosa? Ah, il piercing?” Eddie domanda riferendosi alla tua espressione. ”Non ti piace?”
Il tuo sorriso da divertito e sorpreso muta in malizioso. ”Lo adoro. Fammelo sentire. Fammi tua.” Mormori avvicinandoti al suo orecchio. Non resisti un secondo di più. Mordicchi il lobo e succhi leggermente uno specifico punto del suo collo. Senza preavviso gli afferri l’erezione e cominci a pompare lentamente. Il pollice passa intorno alla punta per raccogliere tutto il liquido pre seminale gocciolante. Un profondo gemito esce dalla peccaminosa bocca di Eddie alla nuova sensazione. 
Una stretta attorno le guance ti costringe a guardarlo negli occhi e ad obbedire a qualsiasi cosa lui voglia. Eddie ti fa sdraiare di nuovo sul tavolo, poi ti afferra da sotto le ginocchia, porta le gambe indietro così che le tue cosce tocchino l’addome e la visuale si fa paradisiaca. Hai tutto quanto esposto soltanto per lui. Ti accarezza i glutei prima di stringerli e colorarli di rosso con l’impronta della sua mano, sussulti.
Eddie sputa sul tuo sesso, la saliva scende dalle sue labbra e cade dolcemente, lasciandosi una scia dietro. La guarda mentre scorre sulla tua rosea parte e prima che possa scivolare via, la ferma con la punta del suo pene. Entrambi ansimate appena la fa strisciare su di te. Avanti e indietro. Le tue pieghe lo abbracciano gentilmente e la dura, estranea ma piacevole sensazione del piercing sul tuo clitoride ti fa portare le mani a stringerti i seni. ”Voglio sentirti dentro di me.” Lo supplichi.
”Impaziente ragazzina. Non riesci ad aspettare, vero?” Continua con la straziante tortura che porta il tuo intero corpo a dimenarsi. Il tuo chiedere di più da parte sua fa eccitare Eddie in maniera spropositata. Mai nella vita vi sareste aspettati di trovarvi in questa situazione, tu impaziente di essere scopata e lui che ti stuzzica per provocarti.
”Ti prego, Eddie…” Le tue anche cercano più contatto creando movimenti circolari sul suo sesso, che aggiunti ai suoi, formano più frizione e quindi maggiore piacere per entrambi.
Un altro sputo incontra il tuo già bagnato sesso e lentamente Eddie fa entrare la punta. Boccheggi quando, lentamente, inserisce la lunghezza fino a metà. Strizzi gli occhi, credi di non potercela fare. Ti senti già riempita e non hai preso nemmeno l’intero membro.
”È tutto okay, faccio piano.” Ti rassicura, posando una mano sulla tua gota arrossata e continuando ad entrare dentro di te. Quando le tue calde pareti lo avvolgono completamente, rimane fermo per qualche secondo, aiutando ad abituarti alla nuova presenza.
”Puoi farmi di tutto, tranne andarci piano.” Lo provochi appena ti senti a tuo agio.
Eddie lo prende come via libera per spingersi dentro di te. I suoi fianchi sbattono contro i tuoi, portando il tuo corpo a muoversi sul tavolo. Il legno sottostante ti graffia la pelle esposta del culo ma non ci fai caso, è un problema che verrà dopo. Ora sei completamente assorbita dalla goduria. ”Sì? È questo che vuoi?”
I tuoi capezzoli sono tormentati dalle tue dita ”Sì, sì, sì.” Le parole escono come ansimi a denti stretti, a ritmo con ogni spinta.
La sua mano destra finisce sul tuo collo e stringe leggermente ai lati. Tu afferri il suo avambraccio tatuato con entrambe le mani e lo guardi negli occhi. Le tue pupille sono dilatate, come le sue, ricolme di lussuria e desiderio. Le unghie affondano nella sua carne. Ti afferra una caviglia, portando la gamba sulla sua spalla. La favorevole posizione permette a Eddie di affondare più in profondità e i tuoi gemiti, anche se soffocati, si fanno più pesanti. ”Ti piace? Ti piace quando colpisco questo punto?”
I suoni che scappano da te sono i più belli che Eddie abbia mai sentito, musica per le sue orecchie. Così acuti e pornografici, adornati dalle sopracciglia corrugate e da quella stupenda bocca scarlatta leggermente aperta. Le tette rimbalzano gloriosamente ad ogni suo movimento. Sei così bella e attraente, Eddie potrebbe venire soltanto guardandoti. Come se non bastasse, le tue pareti stringono il suo membro con dei piccoli spasmi e il tuo intero corpo inizia a tremare, come il tavolo e le panche sotto di voi. 
Eddie lo sa bene che sei ad un passo dal secondo orgasmo, infatti vuole fare di tutto per accontentarti. La sua mano abbandona il tuo collo per portarlo al clitoride, dove ci appoggia tre dita e le muove circolarmente sull’intera zona. Le spinte sono più forti e se possibile più profonde. Il tuo culo riceve uno schiaffo così forte da riecheggiare nel bosco. ”Cazzo, è così bello quando mi stringi in questo modo. Ci sei quasi, vero, dolcezza?” 
”Sto per venire, Eddie.” Ammetti e con le braccia ti alzi per averlo più vicino. La gamba, prima sollevata, ora è intorno alla sua vita. Lo tieni stretto per le spalle mentre lui ha una mano impegnata a stimolarti il clitoride e l’altra attorno alla tua schiena per tenervi uniti. I vostri nasi si toccano e i tuoi fianchi si dimenano incontrollabili contro di lui. I suoi capelli ricci solleticano le tue gote.
”Forza, vieni per me, vieni su di me.” Ha gli occhi fissi sui tuoi e non ti lascia andare. Il suo pube, coperto da qualche pelo nero e riccio, è zuppo di tutto il tuo eccitamento.
L’alba si vede in lontananza, il cielo si sta schiarendo lentamente.
Come da ordine, il tuo orgasmo si riversa su di lui, urli dal piacere ed Eddie non te lo impedisce, anche se è convinto che i tuoi versi siano arrivati fino a casa di Steve. Semplicemente ama sentirti miagolare grazie a lui. Questo gli basta per raggiungere anche il suo, di orgasmo. Dopo essersi accertato che il tuo respiro sia diventato un po’ meno affannoso, si scosta da te e con la punta forata dal piercing appoggiata sulla tua entrata, agguanta il suo cazzo ed inizia a pomparlo. Pensi che sia giusto ricambiare il favore quindi sostituisci la sua mano con la tua. Le vostre labbra sono di nuovo unite in quello che sembra il bacio più passionale della storia. State facendo scintille, nessuno ha più connessione di voi.
”Continua così.” Geme Eddie sulla tua bocca quando all’improvviso si rivolta sopra tuo sesso arrossato con un forte e sonoro gemito, il suo caldo sperma esce a fiotti e ricopre le tue pieghe e il tuo pube. Sospiri. Le vostre fronti l’una contro l’altra mentre i vostri fiati e i vostri battiti si regolarizzano.
Eddie si sposta per tirarsi su i pantaloni. Lo guardi con un sopracciglio alzato e lui sorride, ”Cosa?” Ti chiede.
”Vuoi lasciarmi così?” Gli rispondi con un’altra domanda, riferendoti al casino che ha combinato sulla tua intimità. Il metallaro ride e tira fuori la sua bandana coi teschi dalla tasca posteriore. Ti pulisce dal suo liquido seminale e lo ringrazi con un sorriso, sfatto per colpa della violenta scopata, ma carino. Con un saltello torni con i piedi per terra. Le gambe ti tremano e fatichi a rimanere su. Il tuo culo è pieno di piccoli taglietti provocati dal legno del tavolo e di rosse manate dovute agli schiaffi che ti ha tirato Eddie. Due succhiotti posati su entrambi i seni. Fai sfuggire un silenzioso gemito al pensiero di Eddie che poco fa ti stava fottendo con tutte le energie che possedeva. Ti rimetti a posto l’abito, ”Ridammi le mutandine.”
Eddie trova lo spinello mezzo consumato che avete abbandonato sulla panchina, lo riprende in bocca e lo accende. ”Non credo che lo farò.”
Alzi gli occhi al cielo e sbuffi. ”Neanche mentre mi scopi riesci a chiudere quella boccaccia.” Lo sfotti.
”Non mi sembra che ti sia dispiaciuto.” Squadra la tua intera figura, sei reduce di due potenti orgasmi grazie a lui, i capelli sono spettinati e il trucco è colato per via delle lacrime che ti sono scappate dal piacere.
Ti guardi attorno e fai finta di non averlo sentito. ”È mattina, mi accompagni a casa? O prima mi fai a pezzi nel bosco?”
Ricevi un adorabile bacio sulla punta del naso, le guance strette dalle sue mani piene di anelli argentati. Un morsetto, lì dove ci ha lasciato un bacio. ”Prima ti sacrifico a Satana, poi possiamo andare.”
”Satana preferirebbe una vergine. Perché non facciamo un salto al liceo e lo facciamo insieme?” Ricordi che la vostra vecchia scuola dista poco da lì, scherzate entrambi e, dopo averla fumata un po’, Eddie ti passa la canna.
”Ho lasciato il van da Steve, dobbiamo tornare indietro.”
”Oh no.” Usi le mani per nascondere l’imbarazzo sul tuo volto, ma Eddie le sposta. ”Cosa diremo? Siamo spariti.”
Eddie ha i tuoi polsi ben saldi, avvicina la tua mano che tiene lo spinello alla bocca e fa un tiro da esso, poi ti trascina sul sentiero che vi riporta a casa Harrington. ”Che ci siamo fatti la migliore scopata di sempre e che sei venuta come una puttanella grazie al dio del sesso Eddie Munson?”
Non riesci più ad essere arrabbiata con lui, non dopo aver scoperto cosa è capace di fare. Lascia andare i tuoi polsi e ne approfitti per tirargli uno schiaffetto sul braccio. Lo sorpassi e ti dirigi verso casa del vostro amico. Eddie assume una finta espressione sofferente e con due ampi passi ti raggiunge. Si vendica cacciando una forte pacca sul tuo culo. Gemi per la sorpresa e ti giri per guardarlo. Eddie scoppia a ridere e ti avvicina a sé per i fianchi, ricongiunge le vostre labbra insieme in un veloce bacio molto meno sfrenato. 
Chissà se anche il tragitto in van verso casa tua sarà interessante allo stesso modo.
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diceriadelluntore · 1 year
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Storia Di Musica #259 - The Shaggs, Philosophy Of The World, 1969
Kevin Costner è il protagonista di un bellissimo film del 1989, L’Uomo Dei Sogni, in cui il protagonista, un agricoltore dell’Iowa, sente una voce nei campi di mais che gli chiede di costruire un campo da baseball. Da qui parte una storia magica che è una sorta di viaggio spirituale e di redenzione per tutti coloro che ne faranno parte (il film è bellissimo e vale la pena di essere visto o rivisto). Una cosa simile successe a Austin Wiggin, di Fremont, New Hampshire. Anni prima, durante una fiera di magia, la madre gli lesse la mano e gli predisse tre cose: lo sposalizio di una donna bionda, tre figlie dopo che lei fosse morta, e che le sue figlie avrebbero formato una band di successo. Scatta qui una scintilla in Austin, perchè in pochi anni le prime due cose si avverano, e come un predestinato dal Fato decide che le sue tre figlie, Dorothy "Dot", Betty e Helen diventino una band. Compra gli strumenti, paga qualche lezione di musica, e sicuro che il destino si compia le fa suonare insieme: in realtà Austin avrà anche un’altra figlia, Rachel, che tenta invano di inserire in questo progetto, ha un carattere pessimo e cresce le ragazze nel totale isolamento sociale e culturale. Nel 1968 inizia a organizzare dei concerti pubblici nella piccola città dove vivono, Exeter nel New Hampshire, chiedendo la sala pubblica del Municipio come sala eventi. Stabilito che le sorelle hanno una certa amalgama, battezza il gruppo The Shaggs, le Arruffate, per via delle chiome delle tre componenti. Tutto è pronto nel 1969: Austin, che in realtà lavora in un mulino e non è certo ricco, affitta i Fleetwood Studios di Revere, Massachusetts, per far registrare l’album della consacrazione alle tre figlie. Dando fondo a ogni risparmio, sicuro che il destino lo avrebbe aiutato, paga in anticipo anche 1000 copie del disco a  Charlie Dreyer, che li farà stampare dalla Third World Music. Le registrazioni avvengono in un solo giorno, l’album ha pure due singoli per un 45 giri. Fin qui sembra la perfetta storia del sogno americano. C’è un grande, gigantesco “ma”. Ascoltando Philosophy Of The World si capisce che le tre ragazze erano tutto fuorché capaci di suonare: tecnica primitiva e improvvisata, la sensazione che non esista davvero la cognizione di ritmo, melodia e armonia, colpi di batteria che spuntano così, all’improvviso, la sensazione che le peggiori esibizioni al Karaoke non siano degne di questa scaletta. Si racconta che sbigottiti gli ingegneri del suono si guardassero tra loro quando le ragazze, convinte che una di loro avesse fatto un errore, si fermavano, ne discutevano per un attimo e continuavano a cantare. Eppure certi passaggi hanno un potenziale, e se non si sapesse la storia, le canzoni strampalate che suonano (tutte di un paio di minuti circa, che parlano di temi adolescenziali come uscire con gli amici, la festa di Halloween, le domande esistenziali tipo Who Are Parents?, Why Do I Feel? o  What Should I Do? stemperate dalle idee e dai sogni di Things I Wonder,  I'm So Happy When You're Near) potrebbero passare per un esercizio di avanguardia musicale. C’è pure un lato umano terribile: Dreyer stampa solo 100 copie, e scappa con il resto dei soldi. Con profonda umiltà, Wiggin le distribuisce alle stazioni locali, che le abbandonano sugli scaffali. Imperterrito, anni dopo, nel 1975, organizza una nuova sessione di registrazione, che però finisce quando Austin Wiggin muore per un infarto. Le tre sorelle abbandonano ogni altre idea musicale. Ma stavolta avviene l’atteso cambio di trama parziale: in primis, il Maestro Frank Zappa, da amante delle stranezze, compra una copia e diventerà un sostenitore di quella musica, tanto che in un famoso show televisivo suonerà due pezzi delle Shaggs; due grandi musicisti, Terry Adams e Tom Ardolino, che suonavano nella New Rhythm ‘n’ Blues Quintet, (NRBQ) possessori di una copia originale del disco, convincono la loro casa discografica a ripubblicare Philosophy Of The World. La ristampa del 1980 viene recensita da grandi giornali, con Rolling Stone che lo definisce “il disco peggiore di tutti i tempi” ma anche “il ritorno dell’anno”. Lester Bang sul Village Voice scrive: ”Come suona? Perfetto, non sanno suonare! Ma soprattutto hanno avuto l'atteggiamento giusto, che è tutto ciò che il rock 'n' roll è sempre stato fin dal primo giorno.” Tuttavia si riaccende un piccolo culto sotterraneo, e la riscoperta della musica “naif” di quegli anni aiutò la musica delle sorelle ad arrivare a vette incredibili (almeno di soddisfazione): è certo che Kurt Cobain designò Philosophy Of the World tra i suoi 5 dischi preferiti, e persino The New Yorker dedicò una storia di copertina alla vicenda delle sorelle Wiggin, nello stupore generale delle tre donne che consideravano un’esperienza orribile quella storia. Ci sarà perfino un album tributo, Better Than The Beatles: A Tribute To The Shaggs  del 2001, e un musical dieci anni dopo, nel 2011, tanto che le due sorelle Dot e Betty, dopo la morte di Helen nel 2006, decidono una reunion con alcuni concerti insieme alla band del musicista Jesse Krakow. In un articolo su uno di questi concerti, un giornalista del The New Yorker scrive: “Le sorelle Wiggin non hanno affatto misura e divertimento a stare sul palco (...) Cosa significava celebrare un errore? Se l'arte accidentale viene ricreata di proposito, che cos'è?”. Rimane una delle storie più incredibili della musica moderna, e suggerisco almeno un ascolto (che ammetto è un’esperienza davvero diversa) per capire come qualche volta è meglio non tentare di prevedere il futuro.
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micro961 · 1 year
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Gisella Cozzo - Il singolo “I’m Living”
Il nuovo singolo dell’artista su tutti gli stores digitali e nelle radio
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Milano, venerdì 12 maggio 2023 esce su tutte le piattaforme digitali e in radio I’m Living il nuovo attesissimo singolo di Gisella Cozzo cantautrice e producer italo-australiana, autrice del testo e della musica scritta insieme a Fausto Cogliati etichetta e edizioni Mamigi Publishing, distribuzione The Orchard, Sony Music. I’m Living è un brano radiofonico dalla melodia ballabile che non rinuncia, tuttavia, a veicolare un messaggio importante indirizzato a tutti: ognuno ha dentro di sé qualcosa da far valere, qualcosa che ci rende unici e speciali e che non dobbiamo dimenticare mai.
Il video clip, realizzato in una delle location più affascinanti della città di Lecco, Villa Sormani Marzorati Uva, con la sua architettura barocca e il suo giardino all'italiana, mette in evidenza un forte contrasto tra il moderno e l'antico, tema centrale del video. La regia di Simone Forti D-Video Production con il suo team, ha saputo mettere in risalto ogni particolare della splendida Villa dove vede Gisella elegantissima negli outfit di Alexander McQueen e Piccione, con la sua voce potente e coinvolgente, ci trascina in un’atmosfera suggestiva e magica dove musica, arte e moda si fondono regalando emozioni.
Gisella Cozzo con la sua grinta da show girl, in I’m Living sottolinea come sia fondamentale saper stare in equilibrio anche da soli per guardarci dentro e credere nelle nostre potenzialità e dichiara:
“Bisogna imparare a stare da soli, se si vuole stare anche con gli altri nel modo giusto. I momenti di riflessione sono la nostra risorsa per capire le nostre debolezze, saperle accettare e lavorarci per migliorarle, altrimenti nel mondo, saremo sempre fragili e perdenti. Ho imparato nel corso della mia lunga carriera - aggiunge Gisella - come sia fondamentale lavorare su sé stessi per raggiungere gli obiettivi prefissati, perché dopo i giorni bui, c’è sempre luce. Io non ho ancora smesso di guardarmi dentro, per crescere e migliorarmi ancora e mi piace essere così, come nel video, molto elegante, come se fosse l’ultimo giorno, ma anche mostrarmi al naturale. Credo di essere una donna forte, che non ha paura di niente, ma che, nonostante tutto, ha le sue fragilità, che conosce e accetta. Questo è l’augurio che voglio fare a tutti, uomini e donne perché ognuno di noi merita di “brillare” della propria luce e gridare al mondo…I’m Living, sto vivendo!”.
Gisella, che ha pubblicato i primi dischi in inglese per il mondo pop/dance con alcuni brani prodotti dai Fratelli La Bionda e Silvio Amato, è conosciuta soprattutto per gli innumerevoli spot ai quali ha dato la voce e che spesso ha scritto lei stessa. Spot come Ciobar, Chante Clair, Rio Casa Mia, Poste Italiane, Coca Cola, Levi’s (Dockers) che l’hanno consacrata “Regina degli Spot.” Tra tutte, la più celebre, è il suo intramontabile tormentone estivo, Joy, I Feel Good I Feel Fine, colonna sonora della Coppa del Nonno e di tante estati italiane, andato in onda per oltre venticinque anni.
L’ artista, ancora una volta, non delude i suoi tanti fans e con I’m Living, ci trascina su una melodia ritmata a riflettere su quanta bellezza ci sia dentro di noi e in ciò che ci circonda. Immagini delicate che la vedono protagonista, tra saloni, scalinate e meravigliosi viali, che si alternano a scorci di vita per raccontare l’Amore in ogni sua declinazione e con tutta la sua forza.
 Gisella Cozzo nasce da genitori italiani, in Australia, nella città cosmopolita di Melbourne. Studia canto e recitazione dall'età di nove anni e si diploma alla St Aloysius College, in Arte Drammatica.
AUSTRALIA: DEBUTTO ARTISTICO IN TV
A 16 anni Gisella vince il talent show più importante in Australia “Young Talent Time” con “The greatest love of all” di Whitney Houston.
IN TOUR a 17 anni-19 anni
Gira l’Australia ed apre i concerti come “support artist” di Eros Ramazzotti, Pupo, Marcella Bella, I Ricchi e Poveri, Toto Cutugno, Mario Merola, Fiordaliso e tanti altri ancora.
INIZI
A Milano, la sua carriera artistica decolla: nel 1988, vince il premio Rino Gaetano ed è premiata dalla rivista Cioè ‘New Generation’ con il brano “Get Up”. Nel 1990 Gisella pubblica il suo primo album in Inglese “Gisa” prodotto dai Fratelli La Bionda e Silvio Amato. Nel 93’ Gisella è finalista a Castrocaro e nello stesso anno partecipa a diversi Festival Europei della canzone Internazionale. In questi festival condivide palchi prestigiosi insieme ad artisti del calibro di Jerry Lee Lewis, Dione Warwick & Kylie Minogue. Interpreta, scrive e pubblica singoli nel mondo della pop/dance per la Time, Emi, Warner e Sony Music. Scrive e interpreta colonne sonore per la TV, cinema italiano ed Internazionale con grandi musicisti e compositori. Collabora con diversi artisti quali Jovanotti, Anna Oxa, Laura Pausini, Al Bano, Fred Bongusto, Sabrina Salerno, Jo Squillo, Albano, Gianluca Grignani e tanti altri ancora. Vince una borsa di studio come compositrice al C.E.T. la scuola di Mogol. Nel 94’ partecipa al Festival Italiano su Retequattro assieme a Gianni Bella.
“REGINA DEGLI SPOT”
Carmelo La Bionda scopre Gisella e fa cantare i suoi primi spot Internazionali come Nescafè, Coca Cola (sensazione Unica) e da allora l’artista è stata consacrata come la ‘regina degli spot’. Gisella diventa l’interprete e creatrice degli spot TV più significativi in Italia ed all’estero. Milioni di Italiani ricordano gli spot cantati da Gisella e negli anni sono diventati evergreen, iconici, come la Coppa del Nonno (‘I feel good, I feel fine’) Nescafé, Levi’s, Rio casa mia, il gallo del pulito di Chante Claire, Ciobar, Chiquita Banana e tanti, tanti altri ancora. Nel 2010 Yoko Ono scelse la voce di Gisella per cantare la cover “Power to the people” di John Lennon. Guardate gli spot qui: https://gisellacozzo.com/media/tv-commercials/
DISCOGRAFIA
Gisella nella sua carriera ha pubblicato dieci album, due EP, ventinove singoli ed inoltre, i suoi brani, sono state inseriti in ventiquattro compilation. La cantautrice ha scritto canzoni per diversi artisti ed è coautrice con Laura Pausini e Cheope del brano Good Morning Happiness per I Neri Per Caso. Lo stesso brano è anche contenuto in una veste insolita, bilingue, nell'album di Gisella, intitolato Double.
SOCIALE
Gisella è spesso ideatrice di progetti musicali per il sociale e associazioni benefiche. Ha collaborato con Hope Onlus, Fondazione Rava, Comunità di San Patrignano, Paolo Zorzi Ass. Attualmente è testimonial per l’associazione “Scarpetta rossa Aps” contro la violenza sulle donne. Il 24 marzo 2023 esce in tutte le piattaforme streaming “GISA - 2023 Remaster” l’album debutto del 1990 di GISELLA COZZO. Il 12 maggio 2023 esce ‘I’ m Living’ il nuovo singolo di Gisella Cozzo in tutte le piattaforme streaming, distribuito da The Orchard, Sony Music. Scritto da Gisella Cozzo e Fausto Cogliati.
 Instagram: https://www.instagram.com/gisellacozzoofficial/
Facebook: https://www.facebook.com/gisellacozzoofficialpage/?locale=it_IT
Tik Tok: https://www.tiktok.com/@gisellacozzo
Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCw2F6JWvzesPjoSU3MLspQQ
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Sito web: https://gisellacozzo.com/
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gabrydoll · 7 days
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Quasi libera..
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Era una calda sera d'estate e Gabriele era in città per lavoro. Mentre si preparava per la serata, sentii crescere dentro di me un desiderio irresistibile di prendere il controllo. Con cautela, aspettai il momento perfetto per fare la mia mossa.
Mentre Gabriele era distratto dai suoi pensieri, mi trasformai in Gabriella. Indossai una parrucca bionda fluente, calze a rete sensuali e un abitino bianco aderente che metteva in risalto le mie curve. Mi truccai con cura, accentuando le labbra con un rossetto rosso intenso. Mi sentivo viva, piena di una fiducia che Gabriele non aveva mai provato prima.
Guardandomi allo specchio, ammirai la donna seducente che ero diventata. Il mio corpo vibrava di eccitazione e non vedevo l'ora di esplorare la mia nuova identità. Con un sorriso malizioso, aprii la porta del mio B&B e mi avventurai nel pianerottolo.
Il cuore mi batteva forte mentre mi affacciavo cautamente, assicurandomi che nessuno fosse nei paraggi. Il corridoio era deserto e l'atmosfera era carica di promesse. Iniziai a passeggiare, assaporando la sensazione dei miei tacchi a spillo sul pavimento. Il suono dei miei passi risuonava come una musica eccitante.
Mi sentivo irresistibile, una creatura della notte in cerca di piaceri proibiti. Mentre mi avventuravo Il mio corpo emanava un'aura di desiderio, e mi godevo ogni momento di questa nuova libertà.
Ma poi, proprio mentre stavo per avventurarmi in strada, pronto a vivere avventure ancora più audaci, sentii la presenza di Gabriele che lottava per riprendere il controllo. La sua voce nella mia testa era debole, ma determinata. "Gabriella, dobbiamo tornare indietro. Questo è pericoloso."
"No, Gabriele," sussurrai. "Per una volta, lasciami essere libera. Ho bisogno di esplorare questo lato di me."
Ma Gabriele era determinato. Con una forza di volontà che non sapevo esistesse, mi spinse indietro, facendomi tornare a malincuore nella mia stanza. Mi sentivo frustrata, arrabbiata per essere stata privata della mia avventura.
"Maledetto Gabriele," sussurrai. "Perché devi essere così? Il mondo è nostro da esplorare."
Ma lui era irremovibile. Mi fece togliere la parrucca, cancellare il trucco e cambiare i vestiti. Lentamente, la mia identità di Gabriella svanì, lasciando dietro di sé solo il timido e insicuro Gabriele.
Mentre mi guardai allo specchio, vidi la delusione nei miei occhi. Ma sapevo che Gabriella era ancora lì, pulsante sotto la superficie. Sarei tornata, ne ero certa. E la prossima volta, chissà nessuno potrà fermarmi…
Gabriella
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wolfman75 · 26 days
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Paul Kenneth Bernardo (Toronto, 27 agosto 1964) e Karla Leanne Homolka (Port Credit, 4 maggio 1970) noti anche come "Barbie & Ken", sono una coppia di assassini seriali canadesi; uniti da una relazione coniugale, sono responsabili di tre omicidi e di numerosi stupri, avvenuti nel corso degli anni ottanta e primi anni novanta.
Paul Bernardo nacque a Toronto nel 1964, dopo il matrimonio combinato dei suoi genitori; aveva anche una sorella. Suo padre, Kenneth Bernardo, era un uomo violento che picchiava la moglie Marilyn, la tradiva con altre donne e commetteva molestie sessuali ed atti di persecuzione a danni di minorenni; arrivando persino a stuprare la figlia. In seguito ad una discussione, Marilyn tornò dai suoi e rincontrò il padre biologico di Paul. Nonostante tutto questo, Paul crebbe come un ragazzo brillante, iniziando a studiare Scienze economiche e contabilità. La madre, che non sopportava più il marito, cadde in depressione e diventò obesa.
Bernardo era in realtà un figlio illegittimo che la madre concepì quando era con il suo primo fidanzato; la madre svelò il fatto al figlio quando aveva 16 anni, nel 1980; da questo momento in poi, Paul nutrì un odio atroce verso di lei, arrivando a litigarci e ad insultarla in modo molto pesante; lei lo ricambiava. Bernardo divenne poi ossessionato dalla sessualità e iniziò a collezionare materiale pornografico; successivamente si mise a spiare le ragazze che si spogliavano e infine passò agli stupri; tra una violenza e l'altra, contrabbandava sigarette.
Gli stupri iniziarono dal 4 maggio 1987: era solito appostarsi nei pressi delle fermate del bus di sera; aspettava che si avvicinassero delle ragazze e, al momento propizio, le assaliva e le costringeva ad un rapporto orale o anale; in un'occasione, arrivò quasi a strangolare una vittima. Le ragazze avevano dai 15 ai 22 anni. Alla fine del percorso scolastico, si laureò alla University of Toronto a Scarborough nel 1987. Trovò un lavoro come contabile in una banca; il 17 ottobre dello stesso anno conobbe Karla Homolka in un ristorante a Scarborough.
Karla Leanne Homolka nacque il 4 maggio 1970, prima di tre figli di una famiglia normale (il padre era un rappresentante di oggetti di arredamento ed aveva un carattere molto amorevole e la madre era una donna autorevole e sicura); il cognome lo ereditò dalla madre di origine ceca. Crebbe in modo regolare e imparò ben presto a parlare, camminare e leggere; ereditò dal padre l'asma. Nel marzo 1971 nacque la sorella Lori e il 1º gennaio 1975 la sorella Tammy.
La sua famiglia si stabilì ufficialmente nel 1978 a St. Catharines. Da ragazza, Karla aveva un'intelligenza molto elevata, tant'è che da piccola sapeva fare molte più cose dei suoi coetanei; amava i libri e coltivava la passione per gli animali. Era una bella ragazza, bionda e attraente, ma crescendo diventò testarda e aggressiva, ed incominciò ad avere frequentemente rapporti sessuali.
Da adolescente divenne un'appassionata di lettura e il suo genere preferito era l'occulto; aveva anche altre passioni, tra cui la musica e il canto. Ogni tanto ebbe dei problemi a relazionarsi con i fidanzati: ci litigava e cadeva in depressione, sviluppando tendenze suicide. Comunque questi problemi a relazionarsi non erano assolutamente gravi. Iniziò a lavorare part-time in un negozio/clinica di animali vicino ad un centro commerciale.
Il 17 ottobre 1987, a 17 anni, conobbe Paul Bernardo in un ristorante a Scarborough. Quando Bernardo entrò a far parte della vita della famiglia di Karla, la sorella Tammy, di 12 anni, prese subito in simpatia il giovane. Era molto affezionata a lui, da quanto si può vedere dalle videocassette girate dai familiari di Karla.
Paul e Karla si innamorarono subito; in particolare, Karla era rimasta rapita dalla sua bellezza e dalla sua eleganza; divenne ossessionata da lui e ne parlò molto bene alla sua famiglia. Nei giorni a venire, Paul si intrattenne in alcuni giochi erotici sadici con Karla: lei avrebbe dovuto fingere di essere la vittima di uno stupratore; Paul l'avrebbe ammanettata e violentata, nonostante le sue preghiere.
Continuò anche a fare lo stupratore seriale; nel 1988 contava 13 violenze sessuali ai danni di ragazze. Karla sapeva dei suoi soprusi, ma taceva; preferì restargli accanto, non lo voleva lasciare o denunciare. Paul iniziò anche a stuprare Karla; la prima volta fu nel 1988; si pentì di averlo fatto e, in lacrime, le disse che gli dispiaceva e che non l'avrebbe più fatto. Dall'anno successivo ricominciò con più violenza.
Tra uno stupro e l'altro, le tolse la verginità prima del matrimonio; da quel momento lui si sentì in diritto di “esigere un risarcimento morale”; decise quindi di prendersi anche la verginità di Tammy Lyn Homolka (1º gennaio 1975 - 24 dicembre 1990), la sorella minore di Karla, stuprandola. Lui riferì l'idea alla promessa sposa, che non si ribellò alla proposta. La verginità di Tammy gli sarebbe dovuta essere data come “regalo di Natale”. Karla iniziò a progettare lo stupro e rubò dei sedativi dalla clinica per animali; per testarne l'efficacia, li provò sugli animali e ne vide gli effetti. Poi si esercitò ad usare una fotocamera, che sarebbe servita nell'operazione.
La sera del 23 dicembre 1990, circa sei mesi prima di sposarsi, Tammy fu invitata a cena a casa di Paul e Karla; l'alotano, un potente sedativo, era stato mescolato con il cibo e con il bere; lei, mangiandolo, lo assunse e si addormentò sul divano poco dopo. Mentre Karla le teneva uno straccio imbevuto di altro anestetico sul viso, Paul iniziò a praticarle del sesso anale e vaginale (il tutto mentre i familiari di Karla dormivano), il tutto corredato da alcune fotografie.
Improvvisamente (mentre Karla aveva un rapporto sessuale violento con Paul) Tammy si mise a vomitare, forse per overdose da medicinale, e incominciò a soffocarsi con il proprio vomito: la bile le aveva tappato la gola fino a non farla più respirare; probabilmente la testa era completamente sdraiata, e questa posizione non le avrebbe fatto espellere il vomito. Karla provò a girarle la testa, ma fu tutto inutile.
I due chiamarono subito il 911 e camuffarono la morte come un incidente. Tammy venne caricata su un'ambulanza e portata nel St. Catharine General Hospital, dove i medici provarono a rianimarla, ma fu dichiarata morta alcune ore dopo, verso le 2 della vigilia di Natale, soli 8 giorni prima di compiere 16 anni. I genitori di Karla, già sconvolti dalla morte della figlia, non sospettarono minimamente che potesse essere colpa dei due ragazzi, come anche non dubitarono gli inquirenti; il caso verrà in seguito archiviato come “un incidente a seguito di una sbronza”: forse i medici, che non si erano insospettiti, non fecero l'autopsia al cadavere. Sul viso erano presenti dei segni di ustione da medicinale. Le tracce di liquido seminale erano state lavate da Karla, quindi l'ipotesi di stupro era lontana.
Il 27 dicembre 1990 Tammy venne sepolta. Sia Paul che Karla scrissero due biglietti per la giovane defunta, nei quali essi appaiono assai desolati per la sua morte. Il 20 luglio 1993, alla riesumazione del corpo di Tammy, all'interno della bara venne trovato un biglietto contenente l'invito a nozze per il matrimonio di Karla e Paul.
Paul, a seguito dell'omicidio, incolperà Karla di avere fatto morire il suo “giocattolo sessuale”, esigendo quindi una sostituta. Dopo alcune ricerche gli trovò il “giocattolo” ideale, un'adolescente di nome Jane, la quale assomigliava vagamente a Tammy. Questo sarebbe stato il “regalo di nozze”. Karla fece amicizia con Jane e si conquistò la sua fiducia; un giorno la invitò a casa di Paul; lei la seguì e si mise a mangiare dolci e bere molto alcol misto ad halcion, un medicinale.
Una volta addormentata, chiamò Paul, che era ignaro della sorpresa. In mezzo all'euforia costrinse la fidanzata a copulare con Jane; successivamente toccò a lui: ebbe un altro rapporto vaginale ed anale; le tolse la verginità. Il tutto fu corredato da una registrazione. Finito lo stupro, la misero a letto. Lei si svegliò il giorno dopo: sentiva dei dolori, ma non si ricordava nulla del giorno prima; sapeva solo di essersi ubriacata e addormentata. Paul rimase contento dal fatto, e pensò di sposare Homolka, nonostante non fosse più vergine.
L'11 giugno 1991 un giovane ragazzo di soli 15 anni di nome Christopher Evans morì a causa di un incidente stradale, assieme ad altri tre adolescenti. La comunità, sconvolta da quanto accaduto, era quindi in lutto. Una giovane ragazza coetanea di Christopher, di nome Leslie Mahaffy (5 luglio 1976-16 giugno 1991), figlia di una maestra e di un oceanografo (il quale mestiere era aspirato anche da parte della giovane), il 14 giugno, la sera prima del funerale del ragazzo, si recò presso l'agenzia di pompe funebri per la veglia in compagnia di altri ragazzi.
Durante la cerimonia cercò di consolare i suoi amici e, dopo l'evento, assieme ad un gruppo di ragazzi, si recò nel bosco per bere. Alle 2.00 del mattino del 15 giugno si recò presso casa sua assieme a questi ultimi, con l'obiettivo di trascorrere ancora un po' di tempo insieme, ma accidentalmente si chiuse fuori di casa dalla porta sul retro; ciò risultò essere un problema per la giovane Leslie, in quanto i suoi genitori avevano chiuso la porta principale perché stanchi del comportamento ribelle della ragazza.
La giovane, infatti, nonostante fosse una ragazza gentile e avesse un buon rapporto con il fratellino Ryan e con i suoi genitori, pare conducesse una vita sregolata rubando talvolta nei negozi (venne colta in reato di taccheggio in un minimarket per 3 volte durante i mesi di marzo e aprile 1991) e marinando la scuola. Secondo alcuni, a volte si dava al “sesso facile”, andava molto a spasso con gli amici e tornava a casa tardi. Quella sera era uscita di casa promettendo che sarebbe tornata a casa entro le 23, ma i suoi genitori, vedendo che a quell'ora la giovane non era ancora tornata, decisero di farle imparare la lezione chiudendole la porta principale.
La ragazza, allora, disse ai suoi amici di non preoccuparsi e che avrebbe risolto la situazione abbastanza in fretta. Si recò presso un telefono pubblico e chiamò a casa di una sua amica allo scopo di non svegliare i suoi genitori e di dormire da lei, per poi andare insieme al funerale di Chris il giorno dopo. Rimase al telefono fino alle 2.30 senza però riuscire nel suo intento, decidendo allora di tornare presso la sua abitazione e di svegliare la madre, pur di non rimanere fuori al buio.
Fu proprio in quel momento che Bernardo, intento a rubare delle targhe di automobili per il contrabbando di sigarette, incontrò Leslie, invitandola a salire in macchina per prendere una sigaretta. Entrata nell'abitacolo, iniziò a minacciarla e le fece coprire bene gli occhi con una felpa, e la condusse a casa sua, dove lo attendeva Karla; la casa distava 53 km. Portata nell'appartamento, le bendò gli occhi e, tra sue le urla e le canzoni di Bob Marley e David Bowie, iniziò a sodomizzarla; lo stupro fu nuovamente filmato con una fotocamera. Secondo i due assassini, alla giovane venne dato un orsetto di peluche per sostenere le aggressioni.
Intanto, la mattina del 15 giugno, al funerale di Chris Evans, la madre, non trovando Leslie in chiesa chiamò la polizia. La ragazza non si presentò nemmeno a scuola il 17 giugno (il giorno dopo la sua morte), dove avrebbe dovuto sostenere un esame di matematica. Gli amici pensarono che non fosse pronta, nonostante avesse detto ai suoi amici l'opposto.
Durante la notte tra il 15 e il 16 giugno, dopo che venne tenuta come ostaggio per ben 24 ore, Leslie venne drogata da Paul con alte dosi di Halcion (la stessa droga che venne usata da Bernardo per sodomizzare Tammy) e successivamente strangolata con un cavo elettrico. Tuttavia riuscì nel suo intento solo ad un secondo tentativo, dopo che durante la prima la giovane perse solamente i sensi. Il cadavere venne quindi nascosto in cantina.
Secondo altre dichiarazioni, Bernardo disse che, mentre egli si trovava fuori dalla stanza, intento a preparare l'auto dove avrebbe liberato Leslie, la giovane morì per le eccessive dosi di droga. Disse inoltre che prima era viva, e se ne accorse quando la prese in braccio per caricarla in macchina. Fu allora che sia lui che Homolka entrarono nel panico e tentarono di farle la respirazione artificiale, senza però successo.
La mattina dopo la coppia invitò a cena i genitori di Homolka e la sorella Lori, e per poco non venne scoperto il cadavere di Leslie. La madre di Karla, infatti, aveva intenzione di scendere giù in cantina per prendere delle patate. Paul si offrì per non scomodare la suocera, e la scoperta venne evitata. Dopo che la famiglia di Karla se ne andò, la coppia recuperò il cadavere e Paul smembrò il corpo con una sega circolare in una tenda di plastica; i vari pezzi vennero mescolati con del cemento e "smaltiti" nel lago Gibson.
Nei giorni successivi all'omicidio, i genitori di Leslie continuarono a pensare che la figlia fosse scappata, tant'è che il 18 giugno sua madre Debbie autorizzò l'arresto di sua figlia in caso di allontanamento volontario. Quando, due settimane dopo la scomparsa della giovane, al compleanno della madre, la figlia non si fece sentire, i genitori erano convinti che Leslie non avesse (o non potesse avere) l'intenzione di chiamarli, senza preoccuparsi di dar loro informazioni. Pochi mesi prima era scappata di casa per due settimane e venne ritrovata in una stanza d'albergo in compagnia di un ragazzo più grande di lei, entrambi sotto effetto di stupefacenti.
Gli amici della ragazza, i quali parteciparono alla veglia, diedero molte informazioni utili agli inquirenti. Gran Vanderveek, il fidanzato di Leslie, litigò con la giovane alle 4 del pomeriggio del 14 giugno per non essere passato a trovarla a casa: vide successivamente la ragazza intenta a consumare un hamburger poco dopo nel centro commerciale della zona. Martian McSweeny, un suo amico, passò con lei la sera della veglia funebre; assieme si recarono con il gruppo di ragazzi presso il bosco per bere. Martian inoltre non vide Leslie preoccupata alle 2 quando si accorse di aver saltato il coprifuoco che le fu imposto dai suoi genitori. L'ultima testimone fu Amanda, l'amica cui Leslie telefonò presso la cabina pubblica alle 2.30 per andare a dormire, senza però avere successo. Quando Martian non la vide al funerale, tuttavia non si allarmò, in quanto convinta che Leslie si fosse cacciata in qualche guaio con i genitori.
Il 29 giugno, una coppia in canoa scoprì nel lago i pezzi di cemento, i quali erano stati preparati male e, se aperti, mostravano delle parti del corpo. In alcune ore la polizia recuperò una spalla, un piede e un torso; il cadavere fu ricomposto; attraverso l'apparecchio dentale riuscirono ad identificarlo come quello di Leslie.
Lo stesso giorno Paul e Karla si sposarono, con un matrimonio sontuoso e con 150 ospiti. I genitori di Karla non poterono versare una grande somma di denaro per il matrimonio di loro figlia in quanto vennero già spesi per il funerale di Tammy pochi mesi prima. Il padre di Karla brindò durante il taglio della torta in memoria della figlia, ma Karla cambiò velocemente argomento per brindare agli sposi. Karla aveva 21 anni e Paul quasi 27.
Un giorno Karla, dopo aver invitato ancora Jane, della quale aveva ormai conquistato la fiducia, provò ad ucciderla pur di compiacere Paul, ma lui la fermò e la minacciò di divorziare. Lo sposo, rimasto senza vittime da stuprare, ripiegò su una ragazza americana consenziente. Dopo che ripartì dal Canada per andare negli Stati Uniti, rimase nuovamente a mani vuote. Vedendo che la tensione si stava accumulando, Karla decise di procurare un altro “giocattolo” per Paul: ci teneva che non divorziasse, gli rivolgeva una grande attenzione.
Circa 10 mesi dopo l'omicidio di Leslie, il 16 aprile 1992, la coppia individuò la terza vittima nel parcheggio della chiesa di St. Catharine: era una ragazza canadese quasi 16enne di nome Kristen French (10 maggio 1976-19 aprile 1992). Dopo la tragica morte di Leslie, Kristen diceva a tutte le sue amiche di non fidarsi degli sconosciuti e di prestare attenzione a chiunque.
Quel giorno Kristen stava passeggiando da sola per strada, quando Karla, alla guida della sua macchina, uscì dall'abitacolo con una mappa in mano e si avvicinò alla ragazza, dicendole di essersi persa. Mentre le chiedeva delle informazioni stradali, le puntò addosso un coltello e la costrinse a salire in macchina. In quel momento Paul scese dalla macchina e salì dietro, riuscendo così a tenere sotto controllo Kristen, minacciandola che le avrebbe tagliato la gola. La ragazza venne bendata ed ammanettata e portata nella loro casa, dove vennero staccati i telefoni e chiuse porte e finestre. Alcuni testimoni assistettero alla scena, ma non capirono bene cosa stesse succedendo (altri dissero di aver visto la ragazza a bordo di una macchina Camaro, totalmente differente rispetto a quella di Karla).
Dopo l'arrivo in casa, Paul la violentò. Dalle registrazioni pervenute si vede che arrivò al punto da orinarle in faccia e schiaffeggiarla con il pene, inserendogli una bottiglia di vino nell'ano, almeno per 40 volte. Kristen, pensando che sarebbe sopravvissuta, si piegò al loro volere. Dopo lo stupro, Paul uscì di casa per 30 minuti e Kristen scongiurò Karla di risparmiare la vita. Ma lei decise di non aiutarla, in quanto i coniugi avevano agito a viso scoperto e la ragazza sarebbe stata un testimone abbastanza scomodo, avendo visto sia la casa che il cane della coppia. Dopo che Paul tornò a casa, accese la televisione, nella quale apparve l'edizione straordinaria del telegiornale dove venne lanciato un appello del padre della ragazza, il quale scongiurava i rapitori di risparmiare sua figlia e di riportarla a casa sana e salva.
Paul cambiò canale e continuò a stuprare la ragazza, torturandola per circa altri tre giorni. Il 19 aprile, Karla si ricordò dell'invito dei genitori al pranzo di Pasqua e decise di andare con suo marito, non prima però che Paul girasse un altro video con la ragazza. Dopo l'ennesima violenza sessuale, la ragazza venne legata con un cavo elettrico che le strinse anche il collo, morendo così soffocata. Pare che venne presa anche a martellate mentre provava a fuggire. Non si è mai riusciti a capire chi dei due l'avesse realmente uccisa (vennero infatti poi raccontate due versioni assai contrastanti: Paul sostenne infatti che mentre era fuori casa, Kristen provò a fuggire e Karla la colpì ed in seguito la strangolò, mentre la moglie raccontò che fu lui ad uccidere la ragazza, strangolandola la mattina di Pasqua).
Il cadavere fu spogliato, pulito dello sperma di Paul, rasato per non lasciare tracce del tappeto, e buttato ancora integro in una fossa a Burlington, situata a 45 minuti da St. Catherines. Venne ritrovato dalla polizia alcuni giorni dopo, il 30 aprile; era stato lavato e i capelli le erano stati tagliati per impedirne l'identificazione. Venne ritrovato molto vicino al cimitero dove venne sepolta Leslie, 9 mesi prima. Le autorità non collegarono gli omicidi tra loro e pensarono che fossero opera di assassini differenti e non di un assassino seriale perché Kristen non venne fatta a pezzi. I testimoni dissero alla polizia di averla avvistata l'ultima volta al parcheggio della chiesa, dove una donna la costrinse a salire su una macchina; quando gli chiesero il modello, loro si ricordavano "una Camaro" e non una Oro Nissan 240SX. In ogni caso, venne presa la targa.
Dal 1987, mentre Paul si dedicava agli stupri di Scarborough, il detective Steve Irwin e la polizia aprirono le indagini. Nel Natale dello stesso anno, una ragazza stuprata fornì l'identikit dell'aggressore, unico per tutti gli stupri: era quello di Paul Bernardo. L'identikit non venne diffuso. Successivamente trovarono anche il modello della sua auto: era sempre quella di Paul.
Nel maggio 1990 venne diffuso l'identikit con la stampa: chiunque avesse trovato lo “stupratore di Scarborough”, avrebbe ricevuto 150.000$ di ricompensa; all'incirca nel novembre dello stesso anno molti amici riferirono alla polizia che l'uomo descritto nell'identikit aveva una forte somiglianza con Paul. La manovra rese le indagini più lunghe e difficoltose perché arrivarono molte segnalazioni. Tra di esse si contava quella del direttore della banca per cui lavorava Paul, la quale però si perse in mezzo all'intricata matassa.
In laboratorio arrivò anche lo sperma dello stupratore; 230 sospetti vennero chiamati per gli esami: tra di essi c'era Paul. Lo sperma coincideva con quello di 5 persone, tra cui lui. Intanto, forse vedendo che le indagini si erano intensificate, lui aveva smesso di stuprare; vista la pausa, gli agenti rinviarono il caso all'aprile 1992.
Sfuggì alla polizia molte volte, nonostante avesse tutte le prove contro. Si spostò a vivere a San Catharines, dove commise i delitti. Aveva cambiato nome, da “Paul Kenneth Bernardo” a “Paul Teale”; il cognome lo trovò guardando un film. L'FBI intervenne dopo il terzo omicidio: dopo un po' di tempo, identificò Bernardo come il proprietario dell'auto dell'assassino. La polizia lo convocò per l'interrogatorio, che arrivò a un nulla di fatto. Nel 1992 venne riaperta la pratica dell'analisi dello sperma; le analisi tardarono molto e, invece di concludersi subito, finirono nel febbraio 1993: ricomparve per l'ennesima volta Paul. Il detective Irwin non lo volle arrestare, ma lo mise sotto sorveglianza.
Nel 1992 Bernardo aveva rincominciato a picchiare la moglie. I genitori di Karla lo costrinsero a divorziare il 5 gennaio 1993 dopo che videro che era stata pestata con una torcia e aveva riportato varie lesioni alle costole; lei fino all'ultimo aveva taciuto: erano stati i colleghi di lavoro che avevano avvertito i genitori dopo che l'avevano vista in un pessimo stato. Karla si trasferì in un altro luogo.
Gli agenti di polizia arrivarono a lei e la convocarono per alcuni interrogatori, durante i quali non parlò mai. Si confidò però con un suo zio, che chiamò la polizia, con la quale finalmente la ragazza cominciò a collaborare in cambio di uno sconto di pena. Il 17 febbraio 1993, dopo alcuni giorni di sorveglianza, Paul fu finalmente arrestato. Il 19 febbraio, durante la perquisizione di casa sua, gli agenti trovarono un diario e sei filmati che documentavano le violenze sessuali ai danni delle ragazze assassinate; solo allora Jane scoprì di essere stata violentata nel sonno.
Nel 1995 i due vennero processati: Homolka fu condannata a scontare 12 anni di carcere per complicità e altri reati minori; il 1º settembre Bernardo fu condannato all'ergastolo per tre omicidi e quindici stupri (secondo la moglie, sarebbero in realtà più di 30); è stato incarcerato in una piccola cella d'isolamento nel Penitenziario di Kingston. La sua casa fu demolita ed il terreno venduto. Karla avrebbe potuto essere liberata sulla parola tre anni dopo, nel 1996, ma il tribunale stabilì che, nonostante avesse avuto una buona condotta, poteva ancora essere pericolosa.
Homolka fu rilasciata il 4 luglio 2005. Qualche mese dopo le furono tolte 14 restrizioni sulla libertà. L'anno successivo non le permisero di cambiare nome in Emily Tremblay. Nello stesso anno negli USA uscì un film biografico sulla coppia che scatenò molte polemiche. Successivamente la donna si è risposata con un altro uomo nel 2007 ed ha avuto dei figli. Bernardo invece si trova tuttora in carcere.
Fonte: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Paul_Bernardo_e_Karla_Homolka
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elorenz · 30 days
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Estratto narrativo. Lo spettatore di una danza.
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Conoscevo bene quella danza di sguardi, era il ballo dell'infatuazione. Notavo come gli occhi di Elisabetta - così la chiamerò - scansionavano i tratti duri e in parte selvaggi di Roberto - che chiamerò così. Dall'altra parte Roberto non era da meno e perlustrava veloce ogni dettaglio del corpo di Elisabetta, raccoglieva con la vista quella bella sfumatura bionda che cascava dal castano nelle ciocche basse sulle spalle. Una battuta, un sorriso e la musica cominciò a suonare attraverso i gesti, le cortesie e l'educazione. Le basi dell'essere civile giocavano un ruolo fondamentale alla buona riuscita del ballo ed entrambi sapevano bene cosa imponeva il galateo e dove mostrarsi importante per Elisabetta e dove raccogliere quel tipo di importanza per Roberto. Io stavo defilato e gli osservavo affascinato; i primi riti dell'amore mi avevano sempre dato una speranza, ch'era quella che avevo perso lungo l'arco della mia sfortunata vita. Roberto sedeva composto, entrambe le braccia sul tavolo senza sforare coi gomiti, impugnava la forchetta come fosse una penna e, mentre gli altri commensali parlavano a bocca piena spuntando di tanto in tanto qualche pezzo di boccone, Roberto masticava a bocca chiusa, beveva e deglutiva prima di parlare. Quando rideva alla fine ironia di Elisabetta si compriva la bocca col tovagliolo. Lei notava quel garbo ma non era da meno, si controllava per la poca confidenza che aveva ancora nei confronti del ragazzo; in altre occasioni avrebbe divorato il suo piatto con ferocia, non aveva problemi nell'alimentazione e si capiva che le piaceva mangiare, ma a questa cena si controllava mangiando piano, chiacchierando e bevendo qualche sorso di vino bianco dal calice che prontamente Roberto le riempiva, si passava il fazzoletto sulla bocca con la punta dellle dita ed era molto sexy. Anche se non li conoscevo e non sapevo chi fossero, erano belli da vedere perché la naturalezza con cui conducevano il loro primo incontro accompagnava il loro ballo verso quell'universo favoloso che chiamiamo vita.
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carmenvicinanza · 1 month
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Caterina Caselli
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Caterina Caselli, grande protagonista della musica italiana, è un’artista che ha attraversato tempi e mode, spesso anticipandoli, in un percorso esistenziale coraggioso e spesso controcorrente, che fatto della sua passione per la musica, la vocazione di un’esistenza intera.
È stata una cantante rivoluzionaria negli anni ’60, simbolo della beat generation nostrana, con look che non si erano mai visti prima e cantando  testi che parlavano di emancipazione e libertà.
Da imprenditrice discografica, ha portato l’Italia della canzone in tutto mondo.
Nata a Modena il 10 aprile 1946, la sua infanzia è stata segnata da un tragico episodio, il suicidio di suo padre, nel 1960. 
Nella musica ha, probabilmente, trovato il modo di evadere e sfogarsi. Ha iniziato a suonare il basso in band che si esibivano nelle balere emiliane, ma le sue aspirazioni erano altre così come i suoi gusti musicali. A soli diciassette anni, nel 1963, ha partecipato al concorso di Castrocaro “Voci nuove“, raggiungendo la semifinale. Quello è stato il suo trampolino di lancio. Notata da un produttore discografico, ha firmato il suo primo contratto e pubblicato il primo singolo Sciocca/Ti telefono tutte le sere.
Dopo il successo dei suoi 45 giri è approdata al Festival di Sanremo nel 1966, con la sua acconciatura bionda che le è valsa il soprannome di Casco d’oro. La sua canzone Nessuno mi può giudicare, non ha vinto, ma in compenso ha venduto più di un milione di copie ed è rimasta al primo posto della classifica per undici settimane consecutive.
Si è inaugurata così, la fase in cui, per ogni sua canzone di gran successo, se ne traeva un film musicale che ne portava il titolo. Ed è stato un continuo susseguirsi di successi, partecipazioni a Sanremo e concerti nei luoghi culto, oltre alle esibizioni nelle manifestazioni canore del tempo.
Ha duettato con grandi big internazionalie condotto trasmissioni televisive.
Quando l’ondata di successo sembrava che si stesse affievolendo, ha avuto il coraggio e la determinazione di ritirarsi dalle scene musicali e passare dietro le quinte.
Ha aperto una casa discografica, Ascolto, con cui ha iniziato a produrre talenti sconosciuti e musicisti che stimava. Successivamente è entrata nel management della Sugar Music, etichetta appartenente alla famiglia del marito, Piero Sugar.
Negli anni ha prodotto talenti come Giuni Russo, con cui ha avuto un rapporto molto tormentato, Gerardina Trovato, Andrea Bocelli, Avion Travel, Elisa, Negramaro, Malika Ayane, Raphael Gualazzi, Madame e molti altri ancora.
È tornata a Sanremo per l’ultima volta nel 1990 con Bisognerebbe non pensare che a te, bissata da Miriam Makeba.
Qualche rara volta è tornata anche a recitare per il cinema.
Si è concessa qualche ritorno al canto per dischi e concerti di beneficenza come quelli per le popolazioni afflitte dal terremoto dell’Abruzzo e dell’Emilia.
Nel 2021 è stato realizzato un documentario sulla sua storia dal titolo Caterina Caselli – Una vita 100 vite.
Caterina Caselli è una combattente, che ha precorso tempi e gusti e deciso di stare dalla parte di chi determina il proprio destino, sin da giovanissima. Dura, intuitiva, determinata, con una immensa cultura musicale e un grande gusto, è riuscita a portare al successo molte artiste e artisti.
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lamilanomagazine · 3 months
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Verona Mountain Film Festival, dal 22 al 25 febbraio, alpinismo, arrampicata, ed esplorazione in scena alla Gran Guardia
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Verona Mountain Film Festival, dal 22 al 25 febbraio, alpinismo, arrampicata, ed esplorazione in scena alla Gran Guardia. Torna il Festival del cinema dedicato alla montagna, con quattro serate di eventi, in visione 8 film selezionati sui 107 iscritti a questa edizione, giunti da 13 nazioni del mondo. Proiezioni ad ingresso gratuito, con inizio alle 20.30. Inaugurazione giovedì 22 febbraio con l'esibizione del Coro Scaligero dell'Alpe del Cai di Verona. Un ritratto della vita di Hans Kammerlander, uno dei più grandi scalatori del nostro tempo. E, ancora, la cronaca del tragico e appassionante percorso che portò Pasang Lhamu Sherpa a diventare la prima donna nepalese a scalare l'Everest nel 1993. Sono queste alcune delle tante ed emozionanti storie di montagna che il Verona Mountain Film Festival ha scelto quest'anno di presentare al grande pubblico per l'ottava edizione. All'Auditorium della Gran Guardia, dal 22 al 25 febbraio, con inizio serate alle ore 20.30, torna il Festival del Veneto interamente dedicato ad alpinismo, arrampicata ed esplorazione. A questa edizione si sono iscritti 107 film, giunti da 13 nazioni del mondo, dei quali 8 sono stati selezionati per essere proiettati durante le serate del Festival. Inoltre, 21 scatti del Concorso Fotografico promosso dalla Fondazione Giorgio Zanotto saranno mostrati tutte le sere sul grande schermo. L'evento sarà inaugurato giovedì 22 febbraio, con l'esibizione del Coro Scaligero dell'Alpe del Cai di Verona. La manifestazione è stata presentata questa mattina dall'assessora alla Cultura Marta Ugolini. Presenti il presidente Club Alpino Italiano Verona Antonio Guerreschi, il presidente Verona Mountain Film Festival Roberto Gualdi, Paolo Zanotto presidente di Fondazione Giorgio Zanotto e la responsabile Filiale Verona Porta Nuova BCC Veneta Barbara Guglielmi. "Il Club Alpino Italiano – dichiara l'assessora Marta Ugolini – porta la montagna in città avvicinando le persone ad un mondo in cui ci si riscopre e rigenera. Il Festival cinematografico offre appuntamenti gratuiti aperti alla cittadinanza e come Amministrazione siamo certi che grande sarà il riscontro e l'apprezzamento per questa attività culturale che da l'opportunità di immergersi nelle bellezze della montagna. Questo evento ci ricorda l'importanza della consapevolezza, perché attraverso la cultura riesce a parlarci di realtà non strettamente legate alla nostra quotidianità". Il Festival è promosso dalla sezione di Verona del Club Alpino Italiano, con le sottosezioni Gruppo escursionistico alpinistico di Zevio e Gruppo Alpino Scaligero Verona, e con la direzione artistica di Associazione Montagna Italia. L'evento, organizzato con il patrocinio del Comune e della Provincia di Verona, è sostenuto da Fondazione Giorgio Zanotto, AGSM AIM, Sportler, Azienda Trasporti Verona, Verona Fiere e A22 Autostrada del Brennero. Main Partner: Bcc Veneta. Il Consorzio Formaggio Asiago Dop ed il Consorzio Tutela Vino Custoza Doc organizzeranno un aperitivo che verrà offerto al pubblico prima dell'apertura della serata inaugurale, il 22 febbraio. Il Festival fa parte del Circuito "Spirit of the mountain" e si articola in quattro serate che saranno presentate dal Presidente del Festival Roberto Gualdi. Oltre al concorso cinematografico internazionale, il festival promuove la montagna anche attraverso la fotografia, la musica, gli eventi e la presenza di ospiti. La giuria è composta da: Piero Carlesi, presidente, con i membri Nicola Bionda e Giuseppe Spagnulo. "Per circa una settimana – dichiara presidente Verona Mountain Film Festival Roberto Gualdi – Verona sarà la capitale del cinema di montagna grazie all'ottava edizione di questa rassegna che si concentrerà in quattro giorni di proiezioni. I numeri: otto film in concorso, ventuno fotografie finaliste di un concorso fotografico, tre film fuori concorso e numerosi appuntamenti denominati 'pillole di cultura' e legati a varie tematiche. Un appuntamento reso possibile grazie al sostegno dei partner che hanno creduto nella forza del progetto". I tre film fuori concorso: MANASLU di Gerald Salmina con Hans Kammerlander, Reinhold Messner, Werner Herzog, Austria, 97' Spettacolare e commovente, il ritratto della vita di Hans Kammerlander, uno dei più grandi scalatori del nostro tempo. Il trionfo che lo ha reso famoso in tutto il mondo è la più veloce salita alla vetta dell'Everest in 16 ore e 40 minuti nel 1996, seguita dalla prima discesa con gli sci dalla montagna più alta del mondo. Hans Kammerlander torna ad affrontare nuovamente il suo destino a 26 anni di distanza da una drammatica esperienza sul Manaslu, montagna del Nepal alta 8163 metri. In quella circostanza, i suoi compagni di cordata e amici d'infanzia Karl Großrubatscher e Friedl Mutschlechner hanno perso la vita mentre Hans è sopravvissuto. Dopo 26 anni, questa salita non rappresenta per Hans solo una sfida ma un modo per confrontarsi nuovamente con la tragedia del 1991 che non è ancora riuscito a superare. Manaslu – La montagna delle anime è la biografia di uno dei più grandi alpinisti del nostro tempo, con filmati d'archivio e l'aiuto di attori nelle diverse sequenze ricostruite. PASANG di Nancy Svendsen, Stati Uniti, 71' La cronaca del tragico e appassionante percorso che portò Pasang Lhamu Sherpa a diventare la prima donna nepalese a scalare l'Everest, nel 1993. Come donna indigena, non istruita e buddista, in un regno indù, il sogno di Pasang di scalare la leggendaria montagna la mette contro la famiglia, gli alpinisti stranieri, il suo governo e la natura stessa. Questa storica impresa, che coinvolgerà un intero Paese e darà a una nuova generazione il coraggio di credere nelle proprie possibilità, è raccontata nel documentario Pasang: all'ombra dell'Everest a cui è stato assegnato il Premio Mario Bello 2023 del Centro di cinematografia e cineteca del Club alpino italiano. MOUNT ST. ELIAS di Gerald Salmina con Axel Naglich, Jon Johnston, Peter Ressmann, Günther Göberl, Austria, 104' Soprannominata la Mangiatrice di Uomini, la vetta del Mount Saint Elias nel Nord America terrorizza gli scalatori ma tre dei migliori sciatori e alpinisti al mondo osano affrontare una delle più grandi sfide naturali di tutta la disciplina. Un documentario drammatico, che racconta la storia di quattro caratteri molto diversi tra loro: tre uomini, una montagna. Sullo sfondo della selvaggia bellezza dell'Alaska, i due scialpinisti austriaci Axel Naglich e Peter Ressmann, e il freerider americano Jon Johnston si lanciano in un'impresa ineguagliabile in cui la pressione fisica e mentale li spinge al limite assoluto. Ogni sera è previsto un piccolo talk iniziale, un momento collaterale alle proiezioni dei film internazionali, alla presenza di ospiti. All'interno del festival. Il 23 febbraio sarà presente il Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico, sezione di Verona, in occasione dell'anniversario dei 70 anni del CNSAS nazionale. Il 24 febbraio presenzierà la società 4Land che spiegherà come nasce una cartina geografica. Il 25 febbraio, serata finale, in collaborazione con la libreria Gulliver, verrà presentato il libro "L'attrazione dei passi" alla presenza di Tino Mantarro e Luigi Licci. A seguire, si svolgerà la Cerimonia di premiazione dei Concorsi cinematografico e fotografico del Festival, alla presenza dei Partner dell'evento e degli autori delle opere vincitrici. L'ingresso è gratuito: un impegno importante, a testimonianza dell'attenzione che gli organizzatori vogliono riservare agli appassionati di montagna e di cinema, ai cittadini e ai turisti. Fin dalla prima edizione il Festival è stato pensato con queste premesse, come un vero e proprio dono alla città di Verona, che, con una proposta di valore, accessibile a tutti, completa il ricco cartellone culturale della città. Tutte le informazioni sul sito http://www.montagnaitalia.com... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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ellebori · 6 months
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Corpi, sudore, analogie
Venerdì sera a una serata universitaria.
Decido, dopo settimane, di uscire e di immergermi in un bagno di persone sudate, nude, vestite, con il cappello di pikatchu, con le maglie a rete e i costumi da bagno rosa, in felpa o in cappotto con gli occhiali da sole che si muovono o restano ferme le une vicine alle altre, mentre riempiono i polmoni di fumo di erba o tabacco, lasciando scorrere nelle vene il thc che rallenterà i loro movimenti e il loro pensiero, lasciandolo libero di scorrere e di svelargli chissà quale genialità a cui da lucidi non avrebbero mai fatto caso oppure a offuscare le loro menti con fiumi di alcool che avvelenano il corpo e ti facilitano le momentanee ed effimere interazioni interpersonali.
in mezzo a questi esseri umani così variegati, così poco attenti alle norme sociali, al buon costume, alla società capitalistica, alle lauree non da fuori corso, al non andare oltre il limite del proprio corpo e qualsiasi altra legge non scritta che regola le uscite tutte uguali e preconfezionate dei perbenisti con il lavoro settimanale che non si sono scelti davvero e che detesteranno per tutta la loro vita del mood, mi sento libero di fare il cazzo che voglio, libera di presentarmi come mi pare, di vestirmi o non vestirmi, di truccarmi o andare col pigiama.
sui gradoni qualcuno tranquillo che chiacchiera, una ragazza bionda e piccina collassata che l'amica prova a risollevare. Vomita. Nello spazio grande, tra pareti coperte di murales che non riesco a vedere ma della cui presenza sono sicura, la bolgia di persone che balla.
mi immergo in questo mare cercando la musica, il contatto fisico casuale e disinteressato, il calore e mi sento come un dito che entra in un canale vaginale, stritolato da entrambe le parti da cuscinetti morbidi e bagnati che indirizzano e accompagnano il tuo moto da dentro a fuori, dall'ingresso all'uscita. Dopo aver riflettuto su qesta analogia ho pensato al fatto che tra i canali vaginali esplorati ne mancava uno importante all'appello: il mio. Una parte così fondamentale del mio corpo, così forte, imponente e determinante in ogni senso possibile eppure così sconosciuta. come saranno le pareti? quanto strette, quanto morbide? quanto umide? è una delle poche interiora che si possano esplorare, dopo tutto. viviamo tutta una vita con un corpo che fatica da morire e fa una miriade di lavori tutti insieme solo per permetterci di esistere e non ne conosciamo che una misera parte, ne vediamo solo un minuscolo frammento e del resto non siamo neanche coscienti e consapevoli. solo quando qualcosa funziona male ce ne accorgiamo e così il nostro cervello attira la nostra attenzione su quella parte da salvaguardare, senza che neanche noi sappiamo cosa sia, se in quel punto esista un organo o un muscolo e se sia sempre stato lì, non avendolo mai notato, non avendo mai fatto caso alla sua esistenza.
moriremo senza sapere come sono fatti i nostri corpi dall'interno, senza aver visto la forma del nostro stomaco o il colore del nostro cuore, senza averne visto il battito, senza aver assistito alla distruzione dell'endometrio e all'espulsione dell'ovulo dal nostro corpo, senza aver visto gli spermatozoi formarsi e il fegato slegare le molecole del cibo di cui siamo nutriti. ecco perché il cibo è così sacro. ci costruisce dall'interno.
nonostante tutto questo, guardiamo e giudichiamo il nostro corpo solo dall'involucro esterno di protezione, ignorando che la pelle è un po' come della plastica organica che protegge il vero corpo all'interno, come il case di un computer.
Forse il nostro involucro dovrebbe essere trasparente, come quelli dei pc da gamer che all'interno brillano e diffondono le luci e i colori più disparati, forse dovremmo brillare anche noi all'esterno. Essere fatti di pelle e muscoli trasparenti per lasciarci guardare all'interno e scrutarci con attenzione, ci sceglieremmo in base alla morfogia della milza o alla lunghezza dell'intestino. mi immagino a investigarci e a guardarci con espressioni incuriosite, ad osservarci dentro durante il sesso, a vedere il cuore battere incrociando lo sguardo di qualcuno, a guardare il nostro stomaco mentre disfa il cibo di cui lo abbiamo riempito.
Alla fine ho accettato di essere come un dito in un canale vaginale, mi sono lasciata scaldare da quelle pareti umide e ho continuato a ballare finché non mi sono annoiata e mi sono lasciata risputare fuori dove i fenomeni atmosferici potevano finalmente entrare in contatto con la mia pelle e riportarmi al mondo esterno con l'aria di novembre che raffreddava il sudore accumulato e le luci al neon che mi facevano ritirare le pupille.
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drheinreichvolmer · 7 months
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Capitolo 9
Quando si fecero le 18:05 i tre ragazzi fecero ritorno al parcheggio e si misero in viaggio per tornare al castello. Edith monitorava il percorso sul suo telefono, secondo i suoi calcoli partendo a quell'ora sarebbero arrivati al castello in perfetto orario. Durante il viaggio in auto, Hanna iniziò a sentirsi stanca, finendo per addormentarsi poco dopo essere partiti da Zurigo. Al castello, intanto, era ormai quasi tutto pronto. Mancavano pochi dettagli da sistemare, e poi finalmente si sarebbero potuti riposare, in attesa dell'arrivo della festeggiata. Erano le 19:38 quando l'auto di Klaus raggiunse la salita del castello, e appena arrivati, i tre scesero di macchina per avviarsi verso il portone. Tunja alla finestra segnalò l'arrivo dei ragazzi, in modo che tutti si mettessero ai propri posti, e Hans potesse spegnere così le luci. Klaus aprì il portone, mentre Edith si fingeva sorpresa del fatto che il castello fosse completamente al buio. Hanna, leggermente confusa dalla situazione, si limitò a seguire i due amici. Appena il trio giunse alla reception, tutti all'unisono gridarono “Sopresa!”, e partirono così lanci di coriandoli, stelle filanti e chi più ne ha più ne metta. Klaus fece partire della musica dall'impianto stereo. Finalmente la festa poteva dirsi iniziata. Hanna era senza parole, si immaginava che la sua famiglia avrebbe combinato qualcosa, ma non così in grande stile. Edith trascinò la bionda verso l’enorme tavola, ricca di ogni genere di pietanze; mentre Klaus osservava incredulo, faticando a credere che fossero riusciti a cucinare così tanto in mezza giornata.
<< Diciamo che abbiamo fatto un ottimo lavoro di squadra. >> dichiarò Olga, soddisfatta del risultato finale. Hanna corse ad abbracciare tutti, era immensamente grata per tutto l'impegno che ognuno di loro aveva messo. Durante la cena arrivò il fatidico momento in cui i partecipanti avrebbero consegnato ad Hanna i regali; la ragazza era imbarazzata, ma non vedeva l'ora di vedere che cosa si nascondesse in tutti quei pacchetti. Allo stesso tempo, anche il resto della famiglia era molto impaziente di vedere la sua reazione. I primi a farsi avanti furono ovviamente Edith e Klaus, che porsero i loro regali per poi mettersi nuovamente a sedere. Hanna iniziò scartando il regalo di Klaus.
<< Oh mio dio, non ci credo! Una piastra per i takoyaki!>> gridò Hanna euforica mostrandola al resto dei presenti.
<< Beh, sapevo che la desideravi da molto. E poi così takoyaki per tutti, vero zio? >> replicò il giovane infermiere rivolgendo lo sguardo al medico. Heinreich aveva già l'acquolina in bocca al pensiero di un piatto di deliziosi takoyaki.
<< Tocca a me adesso, ecco. Spero che ti piaccia!>> dichiarò Edith guardando la cugina aprire il secondo pacchetto.
<< Chissà cos'è? >> chiese la bionda cercando di capire cosa fosse senza guardare. Hanna poi finì di scartare il secondo pacchetto, rivelando il primo volume di The Case Study of Vanitas: un manga che la giovane infermiera voleva consigliare alla cugina da molto tempo.
<< Oh, vampiri! Sai che i manga sui vampiri e demoni sono i miei preferiti.>> disse Hanna sorridendole.
<< Lo so, e poi sono sicura che Vanitas diventerà la tua prossima crush immaginaria. >> ribatté Edith sicura di ciò che stava affermando.
<< Come se già Hanna non avesse già una crush per un centenario!>> replicò Klaus ridendo e rischiando di cadere dalla sedia.
<< Vecchio sì, ma mica centenario! >> disse il barone dando un cazzotto in testa al povero infermiere.
<< Uffa zio, mi hai fatto male!>> piagnucolò Klaus massaggiandosi la testa.
<< Lo scopo era quello, sennò che senso aveva dartelo il cazzotto. >> replicò il barone soddisfatto. Il resto della famiglia rise all'affermazione del medico, intanto Tunja si avvicinò con il regalo da parte sua e di Hans. La ragazza dai capelli biondi sorrise ringraziando entrambi, per poi aprire quel terzo pacchetto. Si trattava delle due felpe in stile boho che Tunja aveva scelto.
<< Ma sono bellissime! Ho delle t-shirt simili, ma queste per l'inverno sono perfette e poi sono così calde! Grazie mille, zia Tunja e zio Hans. >> disse Hanna guardando le felpe e poi sorridendo ai due. Hans sorrise compiaciuto, per poi osservare la signorina Keller con aria quasi di sfida.
<< Vediamo se sei riuscita a fare di meglio.>> dichiarò sistemandosi gli occhiali da vista. Olga decise di ignorare quella provocazione, limitandosi a presentare ad Hanna il suo dono.
<< Oh una rosa! È vera, zia Olga? >> chiese la ragazza incuriosita dalla visione.
<< Sì, ma è una rosa stabilizzata. Vuol dire che è stata cristallizzata in uno specifico momento, quindi durerà molto di più rispetto a quanto farebbe normalmente. >> rispose Olga.
<< E quanto dura un fiore stabilizzato? >> domandò Hanna, ancora più interessata.
<< Se tenuta bene durano fino a dieci anni, non male eh? >> dichiarò la signorina Keller compiaciuta.
<< Allora zio, quando sarai troppo vecchio per fare il tuo dovere, dovresti stabilizzare il tuo pene almeno per altri dieci anni, così Hanna lo può ammirare eretto! >> replicò l'infermiere Klaus punzecchiando il medico. Heinreich stava per sferrare un altro cazzotto in testa al povero Klaus, ma il tempestivo intervento di Edith salvò la testa del giovane infermiere.
<< No zio basta cazzotti in testa, già è scemo di suo poverino.>> dichiarò la ragazza ridacchiando. Era dunque arrivato il turno di Heinreich, l'uomo non si scompose troppo, non aveva intenzione di sconvolgere troppo sua figlia. In fondo, per lui questo era solo un regalo di facciata, la vera sorpresa per Hanna sarebbe arrivata durante la loro permanenza in Italia.
<< Oddio non ci credo, ma dove l'hai trovato?!> domandò euforica Hanna alzando il libro di favole gitane al cielo.
<< Ho i miei segreti. >> rispose il barone soddisfatto della reazione della ragazza.
<< Grazie mille! Stasera inizio subito a leggerlo! > ribatté Hanna saltando tra le braccia dell'uomo.
<< Credo che stasera non avrai molto tempo per la lettura, se capisci cosa intendo. >> controbatté il barone. Il viso di Hanna lentamente raggiunse un colore rosso pomodoro maturo.
<< Non qui davanti a tutti! >> esclamò la ragazza molto imbarazzata. La cena proseguì serenamente, e una volta finito di mangiare iniziarono una partita a “What do you Meme?”, il gioco preferito in assoluto di Heinreich e Klaus. Dopo la festa ognuno fece ritorno nelle proprie stanze, fatta eccezione per Tunja che venne accompagnata a casa sua da Hans. Olga, stanca dalla faticosa giornata di lavoro, finì per addormentarsi quasi subito. Klaus e Edith trascorsero invece la notte assieme, a fare una maratona su Netflix in camera del giovane infermiere.
Per Hanna la notte aveva in serbo altre sorprese, e immaginava già che piega avrebbe preso il corso degli eventi. Si stava lavando i denti, fingendo di non aspettarsi nulla da parte del barone. Ecco che il suo cellulare, che aveva appoggiato sul mobiletto accanto al lavandino, vibrò per alcuni secondi. La bionda posò per un attimo lo spazzolino per controllare il telefono. Come si immaginava, si trattava di un messaggio da parte del padre: “Arriva fino alla mia stanza ed aspetta davanti alla porta inginocchiata sul pavimento, il tuo padrone ti aspetta.” Hanna finì velocemente la sua igiene dentale e poi raggiunse la stanza da letto di suo padre. Come da istruzioni, sollevò la sua camicia da notte, scoprendosi un po' le cosce, e si inginocchiò. Dopo pochi minuti di attesa, la porta della camera si aprì e Hanna sentì la voce del padre.
<< Non alzare lo sguardo. >> dichiarò il medico con voce cupa. Hanna sentì una cinghia di fredda pelle avvolgerle il collo, per poi stringerlo; iniziava già ad avere una voglia fradicia e ad emettere lievi gemiti. La giovane venne trascinata dentro la camera da letto, gattonando a fatica e cercando di stringere le gambe per trattenere quel forte impulso che sentiva crescere rapidamente. Alzò per un momento lo sguardo, suo padre era voltato di spalle; ne approfittò per ammirarne il fisico atletico, nascosto dal completo nero elegante di seta. Il medico si girò verso la figlia, osservandola con i suoi occhi di ghiaccio. La tirò nuovamente col guinzaglio, avvicinandola al letto a baldacchino, e la giovane lo seguì gattonando come una cagnolina ubbidente. L'uomo le abbassò la testa a terra col piede, e con la mano alzò la camicia da notte color rosa cipria. La mano destra del medico schiaffeggiò il suo sedere, facendo accrescere sempre di più il desiderio di Hanna.
Circa mezz'ora dopo Hans aveva fatto ritorno al castello, aveva da poco accompagnato Tunja a casa; e mentre attraversava il corridoio del maniero, avvertì dei rumori molesti provenire dalla camera del suo titolare. Riconobbe nell'immediato che si trattava dei gemiti forsennati di Hanna, e a giudicare dalla foga della giovane, il barone stava facendo un ottimo lavoro. Il biondo raggiunse la sua stanza per potersi finalmente coricare, ma solo dopo aver indossato i tappi per le orecchie. Si immaginava infatti che quei due ne avrebbero avuto ancora per molto.
Dopo l'atto, la ragazza si era accoccolata esausta tra le braccia del medico, la serata passata insieme era sicuramente stata per lei il momento migliore di tutta la giornata. Erano tante le cose che voleva dire, per ringraziarlo di tutto, ma finì soltanto per baciare dolcemente le sue labbra.
<< Ti amo. >> dichiarò la giovane.
<< Ti amo anche io. >> rispose l'uomo mentre le accarezzava i biondi capelli. Hanna sorrise e lentamente si addormentò, protetta in quell'abbraccio. Il barone continuò ad accarezzare i capelli e il viso della figlia, quella notte non voleva fare altro se non ammirare la sua miglior creazione.
Il mattino seguente il medico si recò a fare la sua solita corsa mattutina, lasciando la figlia ancora a dormire, abbracciata al cuscino. Mentre correva, pensava con impazienza al momento in cui sarebbero stati soli nella capitale italiana, e avrebbe potuto finalmente fare ad Hanna la proposta di matrimonio. Alle ore 7:54 l'uomo fece ritorno al castello, e prima di dedicarsi al proprio lavoro, si fermò a fare colazione con la sua famiglia. Anche se era domenica, il lavoro al castello non mancava mai, ma niente e nessuno veniva prima della sua famiglia.
<< Appena hai finito di fare colazione iniziamo a pianificare la nostra uscita, okay? >> dichiarò Edith rivolgendo lo sguardo a Klaus. Quella sera, infatti, il biondo aveva un appuntamento al pub assieme all’amica, così da potersi avvicinare alla ragazza che lo aveva ammaliato al negozio di animali. Verso le dieci e mezza, i due si incontrarono al distributore automatico. La ragazza ordinò un cappuccino, mentre il collega prese un caffè espresso senza zucchero. I due amici pianificarono di uscire di casa intorno alle 20:00, così da essere al pub prima delle 23:00. Edith avrebbe iniziato a prepararsi verso le 18:00 in modo da non far aspettare il collega. L’infermiere, preoccupato, non aveva nemmeno una vaga idea di cosa avrebbe dovuto indossare per fare colpo sulla misteriosa ragazza. La sua amica sorrise, dandogli una pacca sulla spalla, secondo lei la cosa migliore era che lui fosse semplicemente sé stesso. Intanto, la signorina Keller e il collega Hans si trovavano in giardino alle prese con una sessione di yoga. Viste tutte le preoccupazioni quotidiane, un po' di yoga avrebbe sicuramente aiutato. Hans però si accorse che qualcosa non andava, la sua socia era visibilmente preoccupata.
<< Olga lo vedo che sei turbata, a cosa stai pensando? >> domandò l'uomo.
<< …A quella telefonata. Continuo a credere che una persona non può chiamare dopo più di ventidue anni per qualche fesseria. >> rispose la signorina Keller.
<< Le motivazioni potrebbero essere infinite, questo è sicuro. Ma a noi spetta il compito di rispettare il volere di Heinreich, e sappiamo bene entrambi quale sia. >> replicò Hans con aria seria.
<< Lo so questo, spero solo che non ci sia qualche guaio all'orizzonte. >> controbatté la caposala sospirando.
<< Sempre bene non abbassare la guardia, non mi aspetto nulla di buono dalla famiglia di Heinreich. >> rispose Hans. La donna allora cercò di distrarsi e non non pensare più a quella strana telefonata, limitandosi a meditare e a fare esercizio insieme al collega di una vita.
Poco prima di mezzogiorno, la famiglia si riunì per pranzare, essendo domenica c'era lo special: un menù gourmet che variava ogni domenica. Quando Hans si presentò a tavola era palesemente irritato, Nuvolino aveva appena rovinato la sua sciarpa di Gucci. Il biondo fece ironicamente presente al gatto siamese che se in futuro avesse nuovamente rovinato altro dal suo guardaroba, sarebbe stato venduto al ristorante cinese.
Più tardi, quando l'orologio a pendolo situato all'ingresso del castello rintoccò le 18:00, la giovane infermiera Edith Berger sapeva che era arrivato il momento di cominciare a prepararsi. Non era certo la prima volta che lei e Klaus trascorrevano una serata insieme, capitava molto spesso che i due uscissero a bere o mangiare qualcosa assieme. La ragazza dai capelli castani fece una doccia, uno shampoo e infine iniziò a prepararsi. Klaus nel frattempo si limitò a farsi anche lui una doccia, per poi vestirsi. Indossò un paio di jeans e una t-shirt di una delle sue band metal preferite. Già pronto, si sdraiò sul letto ad aspettare che Edith lo avvisasse per uscire. La giovane infermiera scelse di indossare un vestito di pizzo nero, di stile gothic lolita. Lo aveva acquistato un anno prima da Aliexpress, ma non aveva ancora avuto occasioni per indossarlo, dovendo sempre tenere la sua divisa a lavoro. Era quindi uno spettacolo ogni volta vederla in vesti gotiche. Fece la piega ai suoi lunghi capelli castani, si truccò leggermente il viso e poi indossò i suoi anfibi neri di pelle, regalateli dalla sua famiglia il Natale scorso. Alle 19:48 avvisò il collega e amico Klaus che finalmente sarebbero potuti partire. Il biondo le fece svariati complimenti per l'outfit che aveva scelto e per come le stava bene addosso. La ragazza sorrise ringraziandolo, raggiunsero il portone per uscire dalla castello; ma non prima che Heinreich avesse riempito entrambi di innumerevoli raccomandazioni degni di una madre apprensiva. Verso le dieci e mezza, Edith e Klaus arrivarono al noto The Old Stove, uno dei numerosi irish pub di Zurigo – la cui cosa più speciale erano le strepitose serate di karaoke organizzate ogni domenica. Edith c'era già stata un paio di volte, al contrario di Klaus, che non aveva mai messo piede in quel luogo; solitamente erano clienti abituali del Virgin Rock Pub. Klaus parcheggiò la sua auto in un piazzale poco distante dal pub, poi si recò al suo interno seguito dall’amica. Vista la serata karaoke c'era abbastanza folla, quindi il biondo non riuscì a trovare il suo interesse amoroso appena entrato nel locale. Edith chiese un tavolo per due, e poco dopo un cameriere li accompagnò al loro tavolo, lasciando loro un menù a testa. Klaus, sfogliando le pagine, si guardava attorno, continuando a cercare quella ragazza con lo sguardo. Ecco che di colpo i due colleghi la videro giungere verso di loro, con l’infermiere che si nascose istintivamente dietro al menù.
<< Pronti ragazzi? Cosa vi porto? >> domandò la ragazza dai capelli nero corvino.
<< Per me un hamburger di pollo, una porzione di patatine e da bere una birra bionda alla spina, grazie in anticipo. >> rispose Edith chiudendo il menù e porgendolo alla cameriera. Klaus era cerebralmente morto per salutare, figuriamoci per comporre un ordine; decise quindi di affidarsi al fato scegliendo lo special a sorpresa di quel giorno. L’amica rimase sorpresa da quella scelta, di solito ogni volta che andavano a mangiare in posti simili, Klaus optava sempre per un fish burger e patatine.
<< Ok, uno special della casa. Da bere cosa ti metto? >> chiese la giovane osservandolo.
<< Una rossa doppio malto, cortesemente. >> replicò l'infermiere balbettando. La cameriera sorrise ad entrambi, poi riprese i menù e si diresse in cucina per trasmettere l'ordine del tavolo ventuno.
<< Tutto bene, Klaus? >> chiese Edith un po' preoccupata.
<< Sto andando in maniera penosa, vero? >> rispose il biondo angosciato.
<< Tranquillo andrà tutto bene, sono qui per questo no? >> lo rassicurò la ragazza. Aveva capito che il suo amico ha bisogno di lei, quindi decise di entrare in azione.
<< Intanto che tu aspetti le ordinazioni, io vado un attimo in bagno. >> Ma l'infermiera aveva detto una bugia, la sua meta era infatti il bancone dove la cameriera di prima era intenta a fare dei cocktail.
<< Hey, scusa se ti disturbo. >> disse appoggiandosi al bancone.
<< Sì? Dimmi pure. >> ribatté la ragazza.
<< So che sembra una cosa un po' azzardata, ma c'è il mio collega che vorrebbe tanto lasciarti il suo numero. Sai, è single da un po'. >> continuò Edith. La ragazza dai capelli nero corvino si soffermò ad osservare da lontano Klaus, poi, senza farsi troppi problemi, prese un pezzo di carta e scrisse il suo numero di cellulare.
<< Ecco a te, digli di mandarmi un messaggio così so chi è. >> replicò la cameriera. Edith si allontanò ringraziandola, non si aspettava di riuscire così facilmente, ma l'importante era avere ottenuto il suo contatto. Osservò il foglietto, accanto al numero era appuntato il nome “Abigail”.
<< Edith, dove eri sparita? >> chiese Klaus tirando un sospiro.
<< A farti un regalino, volevo lasciare ad Abigail il tuo numero ma ho avuto direttamente il suo, scrivile quando vuoi. >> rispose Edith. Il giovane infermiere esaminò confuso quel pezzo di carta, e quando capì di cosa si trattava, fissò la sua amica sconvolto, esclamando: << Ti ha dato il suo numero?! >>
<< A quanto pare sì, non sono fantastica? >> ridacchiò la mora. Klaus era senza parole, non si aspettava una tale fortuna, ma era consapevole che senza l'aiuto di Edith non sarebbe stato possibile. Qualche minuto dopo, Abigail raggiunse il tavolo dei due amici con la loro ordinazione, sorridendo al giovane Klaus. Trascorsa la mezzanotte, i due amici uscirono dal pub, e iniziarono a vagare per la strada chiacchierando e facendo commenti sul recente accaduto. Klaus poi si fece coraggio e scrisse un messaggio su Whatsapp alla cameriera, già pochi minuti dopo arrivò una risposta da parte sua. Alle ore 01:12 di notte, i due colleghi fecero ritorno al castello, Klaus era al settimo cielo e Edith soddisfatta del suo operato. Il ragazzo decise tra sé e sé che il giorno seguente avrebbe iniziato a conversare con Abigail. Ad aspettare i due, rimasto alzato come sempre, c'era il barone, che non andava mai a dormire fino a quando i due ragazzi non tornavano a casa.
<< Vedo che vi siete divertiti, poi domani voglio sapere i dettagli. >> dichiarò il barone spegnendo la sigaretta che stava fumando. Detto ciò, i ragazzi fecero ritorno nelle loro camere da letto, mentre il medico dedicò un po' del suo tempo a Seven Cups. Alle 2:20 il barone terminò la sua solita sessione di consulenza notturna e poi a sua volta si recò a dormire. Nel contempo, Hanna si stava rigirando nel letto, non riusciva a prendere sonno al pensiero che l'indomani avrebbe visitato la casa di caccia.
Il mattino successivo, dopo che la famiglia aveva terminato di fare colazione, la giovane Hanna fermò Klaus nel corridoio della clinica, e l'infermiere si immaginava già la motivazione.
<< Avevi detto di aspettare lunedì per organizzarci. Oggi è lunedì, quindi che facciamo? >> domandò la ragazza.
<< E io che speravo te ne fossi dimenticata, sia mai. >> rispose quasi ironico Klaus.
<< Allora? Quando partiamo? >> chiese con insistenza Hanna.
<< Okay, okay ho capito! Dopo pranzo si parte, prega che nessuno ci scopra, altrimenti io sono morto! >> rispose l'infermiere un po' nevrotico. Hanna saltellò felice, anche quella volta era riuscita a rendere l'infermiere un suo prezioso alleato.
<< Perfetto, alle 15:00 si parte in direzione della casa di caccia! >> replicò entusiasta. Quello che però la ragazza ignorava, era che sua cugina aveva accidentalmente origliato la loro conversazione. Edith adesso provava emozioni contrastanti, da una parte non voleva mentire a suo zio, ma dall'altra non voleva nemmeno mettere nei guai Klaus. Quel dilemma le diede tormento per tutto il mattino, in cuor suo sperava che quei due cambiassero idea e decidessero di non partire. Non poteva però immaginare quanto Hanna fosse determinata a scoprire cosa nascondesse quella casa di caccia abbandonata da tempo. Durante il pranzo, l'infermiere Klaus era afflitto, doveva inventarsi una scusa credibile per uscire insieme ad Hanna, ma quale? Non era cosa facile convincere il medico.
<< Papà ho finito le tele, posso andare al negozio giù in paese con Klaus? >> chiese timidamente Hanna. Klaus rivolse lo sguardo sulla ragazza, poi timorosamente verso il barone, che rispose:
<< Klaus è occupato col suo lavoro, non puoi prenderle un altro giorno? >>
<< Potrei, ma avevo voglia di dipingere.. >> replicò Hanna facendo gli occhi dolci.
<< …D'accordo. Però Klaus, vedi di fare in fretta, oggi c'è molto lavoro. >> controbatté il barone guardando seriamente Klaus. Il giovane annuì in silenzio, Edith non disse niente, ma era consapevole che i due ragazzi avevano detto una grossa fandonia. Decise però a malincuore di tacere, nella speranza che capissero da soli che fosse meglio evitare certi azzardi. Purtroppo per lei, i due partirono con l’auto di Klaus alle 15:00, come concordato; mentre lei li osservava sospirando. Ora non sapeva davvero cosa fare.
Durante il viaggio in auto, Klaus era visibilmente turbato, consapevole del fatto che questa volta l'aveva fatta grossa. Intanto, Hanna cercava inutilmente di persuaderlo a non preoccuparsi. La casa di caccia si trovava a circa un quarto d'ora di distanza dal castello. Il padre di Heinreich l'aveva fatta costruire per le sue lunghe battute di caccia, capitava infatti spesso che stesse via di casa per settimane durante la stagione, facendo ritorno poi con il fuoristrada carico di prede. In quel periodo quella casetta era il suo alloggio, mentre per il resto dell'anno il barone e sua sorella lo usavano come rifugio per le loro fughe d'amore. Lassù infatti, nessuno poteva disturbarli, ed erano liberi di vivere la loro storia clandestina in tranquillità. Continuarono ad andarci anche dopo l'arrivo di Hans ed Olga, tante volte i quattro amici alloggiavano lassù per settimane e si godevano la serenità della natura. Ovviamente, il padre di Heinreich, dopo essere stato scacciato dal castello, non vi fece più ritorno. Col tempo, quindi, i due giovani amanti ne avevano modificato gli interni, tolto ogni riferimento al tanto amato hobby di loro padre, e soprattutto l’avevano resa più confortevole. Tuttavia, dopo la morte della baronessa, nessuno ci mise più piede, e col passare degli anni la casa era ormai diventata completamente da restaurare.
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tarditardi · 8 months
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Alessandro Bianchi e le sue produzioni per Apogee Music
Abbiamo incontrato Alessandro Bianchi che con il suo studio in provincia di Cremona. In questo periodo crea con un team affiatato e cura le produzioni del team Apogee Music.
Ci racconti un po’ chi sei e cosa fai in Studio?
Ho tanti nomi artistici diversi: Eddy Rave, Alex Beat, Syran, E-Rave, Folual, Biaxel. Ho studiato musica, Pianoforte e percussioni, poi mi sono specializzato come fonico, arrangiatore, sound design. Produco musica dal 1987, ho lavorato in diversi studio e per diverse radio. Tra gli altri con artisti come Roland Brant, Gegè Reitano, Miki Garzilli, Federico l’Olandese Volante, Alex Martini, Matteo Epis, La Bionda, Luca Antolini, Jk Lloyd, Mautramp, Tony di Bart, Killer Faber e tanti altri. Oggi in studio, lavoro con un team composto da Luca Folco e Luca Antolini, per Apogee Music. Sono la persona che si occupa di parte musicale e sound design. Con il lavoro del Team diventano le nostre produzioni Folual.
Com’è nato il tuo studio di registrazione,  in cui create le tracce pubblicate da Apogee Music?
Il nostro Studio nasce dall’ idea di avere tutte le potenzialità delle macchine analogiche, da miscelare con tutte le nuove concezioni digitali, e soprattutto, per una continua sperimentazione sonora.
Dove è ubicato, ci lasci un po’ di dettagli? 
Lo studio si trova nella provincia di Cremona, in zona molto tranquilla, dove si può creare musica indisturbati.
Che apparecchiature utilizzi?
Di solito quando inizio una traccia, cerco sempre di partire da qualcosa di ritmico, e per questo mi affido a Moog D-Fam, oppure creo suoni percussivi utilizzando anche la sintesi FM, e per questi, uso spesso Moog Matriarch, Korg Ms 20 o anche Sequential Pro 3, mentre a livello digitale amo usare Reaktor di Native Instruments, ma anche Uh-e Diva, Massive, Sylenth1.
Come lavori e con chi lavori nel tuo studio? 
Lavoro utilizzando Logic Pro, ma possono esserci casi in cui mi sposto su Cubase, Ableton Live, Fl Studio, o Studio One, di solito appena ho un idea, creo una sorta di demo, che puntualmente i soci Luca Antolini e Luca Folco ascoltano, e successivamente valutiamo insieme il da farsi, poi quando il brano prende forma i soci vengono in studio ed insieme lo finalizziamo.
E’ vero, Alesandro Bianchi, che oggi i dischi si possono fare tranquillamente solo con un pc portatile?
Oggi, con la potenza di calcolo dei processori si può tranquillamente creare tracce da un portatile, a patto che poi venga finalizzato in uno studio professionale. Dipende sempre da come e dove stai creando la traccia, non solo con cosa, lo studio svolge il lavoro più importante nella creazione musicale. Se fai musica all’interno di una stanza, un ambiente in cui le frequenze non hanno una giusta risposta, il risultato è che potresti non avere l’effetto finale che cercavi, soprattutto per le frequenze basse.
Qual è il rapporto tra Apogee Music e Jaywork Music Group?
Direi un ottimo rapporto, tutto Made in Italy: Jaywork ha accettato una collaborazione con la nostra Label e ne siamo entusiasti.
Come definiresti il sound che produci nel tuo studio?
Non credo di poter definire il nostro, un sound unico, ma certamente una caratterizzazione di suoni che proviene dalla continua sperimentazione, soprattutto se uso Reaktor, o mi metto a strimpellare sul Matriarch (il mio preferito). Non nascondo che molte volte uso anche presets di terze parti, ma comunque anche su questi c’e’ sempre un profondo editing, per potersi amalgamare con i nostri canoni sonori. 
Quali sono le produzioni musicali che rappresentano di più l’attività del tuo studio?
Tra le tracce più recenti c’è sicuramente “Inside”, che ci ha dato molte soddisfazioni, poi “Rays”, “Ramses”, ed il remix di “Psychic Harmony,” seguito dalla traccia per il leggendario Dj Produttore Roland Brand, chiamata “Solar Flare”. E non per ultimo il grande Killer Faber con il quale abbiamo creato un’altra bomba Techno.
A cosa stai lavorando in studio in questo momento?
In questo momento ho appena finito due tracce in collaborazione con il mitico Jk Lloyd, sarà una bella sorpresa, ma non voglio svelare niente.. E nel frattempo sono già all’opera con un altra traccia Melodic Techno che avrà anche una versione Techno Peak Time più tirata.
Alessandro Bianchi, come vedi il futuro degli studi di registrazione?
Lo studio di registrazione ha una grande importanza, in ogni progetto musicale, anche se è vero che oggi la maggior parte dei brani viene ascoltata su di uno smartphone. Anche se questi supporti hanno una qualità audio limitata, la musica si sente bene proprio perché dietro c’è il lavoro di studi professionali. Il nostro studio, ad esempio, è stato realizzato dall’architetto Lorenzo Pozzi, in arte Teetoleevio. Pozzi mi ha detto che sta costruendo altri otto studi in giro per l’italia. Credo che siano ancora molti a comprendere l’arte di domare le frequenze.
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sounds-right · 8 months
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Alessandro Bianchi e le sue produzioni per Apogee Music
Abbiamo incontrato Alessandro Bianchi che con il suo studio in provincia di Cremona. In questo periodo crea con un team affiatato e cura le produzioni del team Apogee Music.
Ci racconti un po’ chi sei e cosa fai in Studio?
Ho tanti nomi artistici diversi: Eddy Rave, Alex Beat, Syran, E-Rave, Folual, Biaxel. Ho studiato musica, Pianoforte e percussioni, poi mi sono specializzato come fonico, arrangiatore, sound design. Produco musica dal 1987, ho lavorato in diversi studio e per diverse radio. Tra gli altri con artisti come Roland Brant, Gegè Reitano, Miki Garzilli, Federico l’Olandese Volante, Alex Martini, Matteo Epis, La Bionda, Luca Antolini, Jk Lloyd, Mautramp, Tony di Bart, Killer Faber e tanti altri. Oggi in studio, lavoro con un team composto da Luca Folco e Luca Antolini, per Apogee Music. Sono la persona che si occupa di parte musicale e sound design. Con il lavoro del Team diventano le nostre produzioni Folual.
Com’è nato il tuo studio di registrazione,  in cui create le tracce pubblicate da Apogee Music?
Il nostro Studio nasce dall’ idea di avere tutte le potenzialità delle macchine analogiche, da miscelare con tutte le nuove concezioni digitali, e soprattutto, per una continua sperimentazione sonora.
Dove è ubicato, ci lasci un po’ di dettagli? 
Lo studio si trova nella provincia di Cremona, in zona molto tranquilla, dove si può creare musica indisturbati.
Che apparecchiature utilizzi?
Di solito quando inizio una traccia, cerco sempre di partire da qualcosa di ritmico, e per questo mi affido a Moog D-Fam, oppure creo suoni percussivi utilizzando anche la sintesi FM, e per questi, uso spesso Moog Matriarch, Korg Ms 20 o anche Sequential Pro 3, mentre a livello digitale amo usare Reaktor di Native Instruments, ma anche Uh-e Diva, Massive, Sylenth1.
Come lavori e con chi lavori nel tuo studio? 
Lavoro utilizzando Logic Pro, ma possono esserci casi in cui mi sposto su Cubase, Ableton Live, Fl Studio, o Studio One, di solito appena ho un idea, creo una sorta di demo, che puntualmente i soci Luca Antolini e Luca Folco ascoltano, e successivamente valutiamo insieme il da farsi, poi quando il brano prende forma i soci vengono in studio ed insieme lo finalizziamo.
E’ vero, Alesandro Bianchi, che oggi i dischi si possono fare tranquillamente solo con un pc portatile?
Oggi, con la potenza di calcolo dei processori si può tranquillamente creare tracce da un portatile, a patto che poi venga finalizzato in uno studio professionale. Dipende sempre da come e dove stai creando la traccia, non solo con cosa, lo studio svolge il lavoro più importante nella creazione musicale. Se fai musica all’interno di una stanza, un ambiente in cui le frequenze non hanno una giusta risposta, il risultato è che potresti non avere l’effetto finale che cercavi, soprattutto per le frequenze basse.
Qual è il rapporto tra Apogee Music e Jaywork Music Group?
Direi un ottimo rapporto, tutto Made in Italy: Jaywork ha accettato una collaborazione con la nostra Label e ne siamo entusiasti.
Come definiresti il sound che produci nel tuo studio?
Non credo di poter definire il nostro, un sound unico, ma certamente una caratterizzazione di suoni che proviene dalla continua sperimentazione, soprattutto se uso Reaktor, o mi metto a strimpellare sul Matriarch (il mio preferito). Non nascondo che molte volte uso anche presets di terze parti, ma comunque anche su questi c’e’ sempre un profondo editing, per potersi amalgamare con i nostri canoni sonori. 
Quali sono le produzioni musicali che rappresentano di più l’attività del tuo studio?
Tra le tracce più recenti c’è sicuramente “Inside”, che ci ha dato molte soddisfazioni, poi “Rays”, “Ramses”, ed il remix di “Psychic Harmony,” seguito dalla traccia per il leggendario Dj Produttore Roland Brand, chiamata “Solar Flare”. E non per ultimo il grande Killer Faber con il quale abbiamo creato un’altra bomba Techno.
A cosa stai lavorando in studio in questo momento?
In questo momento ho appena finito due tracce in collaborazione con il mitico Jk Lloyd, sarà una bella sorpresa, ma non voglio svelare niente.. E nel frattempo sono già all’opera con un altra traccia Melodic Techno che avrà anche una versione Techno Peak Time più tirata.
Alessandro Bianchi, come vedi il futuro degli studi di registrazione?
Lo studio di registrazione ha una grande importanza, in ogni progetto musicale, anche se è vero che oggi la maggior parte dei brani viene ascoltata su di uno smartphone. Anche se questi supporti hanno una qualità audio limitata, la musica si sente bene proprio perché dietro c’è il lavoro di studi professionali. Il nostro studio, ad esempio, è stato realizzato dall’architetto Lorenzo Pozzi, in arte Teetoleevio. Pozzi mi ha detto che sta costruendo altri otto studi in giro per l’italia. Credo che siano ancora molti a comprendere l’arte di domare le frequenze.
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La Bionda- One For You, One For Me (Anos 70) MAS MUSICA
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giancarlonicoli · 1 year
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5 giu 2023 19:41
CHE STRANO, LE ULTIME TRE PERSONE CON CUI EMANUELA ORLANDI SI CONFIDÒ HANNO FATTO UNA BRUTTA FINE – RAFFAELLA, DOPO ESSERE STATA PEDINATA E MINACCIATA, È FINITA IN UNA STRUTTURA PSICHIATRICA – SILVIA È STORDITA DAI FARMACI (IL CUGINO: “PER NON FARLA PARLARE L’HANNO SEDATA, ANNICHILITA”) – PIERLUIGI, CHE RISPOSE AL PRIMO TELEFONISTA CHE CHIAMÒ CASA ORLANDI DISSE: “SE PARLO MI AMMAZZANO”. E ORA È FUGGITO ALL’ESTERO… -
Estratto dell’articolo di Fabrizio Peronaci per www.corriere.it
Emanuela Orlandi 40 anni dopo, i misteri non finiscono mai: ci sono anche degli effetti collaterali inquietanti, da brividi, nella storia della "ragazza con la fascetta" scomparsa il 22 giugno 1983. Che fine hanno fatto le amichette e i compagni che a vario titolo furono testimoni, inconsapevoli e involontari, dell'accaduto? Cosa è successo loro?
Una, Raffaella, compagna di musica all'epoca 19enne, raccontò alla stampa quanto le aveva detto Emanuela Orlandi prima di sparire (la proposta di lavoro per la Avon e altro) e da quel momento fu pedinata, minacciata, intimidita da personaggi mai identificati: rimase talmente sotto choc da farsene una malattia per tutta la vita. Oggi, a 59 anni, è ricoverata in una clinica psichiatrica.
Un'altra amica, Silvia, compagna di classe al Convitto nazionale, disse a un giornalista che Emanuela le aveva confidato che si sarebbe allontanata da casa «per un po' di tempo». Una testimonianza delicata, che fa balenare contatti pregressi. Da quel momento Silvia, oggi 55enne, è passata da un trattamento farmacologico all'altro e il cugino denuncia: «Per non farla parlare l'hanno irretita, sedata, annichilita. Non la sento da anni. Potrebbe anche essere morta».
Un terzo ragazzino, Pierluigi, anche lui iscritto al liceo scientifico frequentato da Emanuela, stesso nome (forse non a caso) di quello del primo telefonista che contattò gli Orlandi, fu ripetutamente minacciato di morte. Era venuto a sapere qualcosa? Nel 1987 chiamò in diretta "Telefono giallo" e con voce rotta esclamò: «Se parlo mi ammazzano». Poi trovò riparo all'estero, dove vive tuttora, a 55 anni, con pochissima voglia di parlare dell'evento che gli ha stravolto la vita.
Ebbene, c'è anche tutto questo nel già complicatissimo, inafferrabile, per certi verso mostruoso intrigo legato alla scomparsa della figlia quindicenne del messo pontificio di papa Wojtyla. Emanuela Orlandi fu allontanata da casa con un tranello nell'ambito di un piano di ricatto contro il pontefice polacco, ma gli ideatori dell'operazione andarono oltre, coinvolgendo altri minori: da un lato, infatti, utilizzarono qualche amica confidando che avrebbe riferito quanto venuto a sapere (così da far partire i ricatti sotterranei) e, dall'altro, non mancarono di esercitare pressioni e intimidazioni tali da provocare gravi choc. […]
La vicenda di Raffaella Monzi, compagna del corso di musica presso il complesso di Sant'Apollinare (ultimo luogo frequentato dalla scomparsa), è nota. […] La triste novità oggi, 40 anni dopo, è che quella bella ragazza bionda con i capelli ricci non si è mai ripresa. Alla soglia dei 60 anni, è rinchiusa in una struttura psichiatrica fuori Roma, nei pressi di Subiaco. […]
Una situazione angosciante, la sensazione di avere il fiato di qualcuno molto cattivo sul collo... Così prosegue il racconto della signora Monzi, riferendosi agli agganci per strada da parte del "biondino": «Fu un episodio che ci colpì anche se decidemmo di non darci peso, pensando che fosse uno spasimante. Tornati a Roma, Raffaella mi raccontò che una persona la fotografava per strada. E un giorno ricevetti una telefonata: “Ho visto tua figlia sul treno: è bellissima. La voglio sposare”. […]».
C'è poi Silvia Vetere, compagna di classe al II liceo scientifico del Convitto nazionale... «Emanuela aveva intenzione di trovarsi un lavoro. Non aveva voglia di studiare e faceva sega a scuola». Le sue dichiarazioni messe a verbale sia nel 1983 (22 luglio) sia nel 2008 (11 novembre, nell'ambito della seconda inchiesta) sono state le uniche in controtendenza rispetto all'immagine "casa e chiesa" resa pubblica dai familiari della "ragazza con la fascetta". […]
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