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#diritto di cittadinanza
gregor-samsung · 11 months
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“ Per fare dell’ironia bisogna avere una certa padronanza del linguaggio, o del gesto. Diciamo pure del linguaggio in senso lato. E quindi la cultura è essenziale. Una cultura ristretta fa sì che le regole del gioco, qualunque sia il gioco, vengano intese in un modo così rigido da cancellare ogni aspetto coraggiosamente innovativo. In ambito scolastico, per esempio, può essere significativo, mentre un professore fa lezione, che uno degli allievi si alzi per dichiarare: «Però, io la penserei diversamente». Ecco, il pensare diversamente può essere conseguito in modo ironico, e guai se la scuola non è più la zona dove l’ironia ha questo diritto di cittadinanza. E non è comunque bene che l’ironia venga riutilizzata da coloro che rimangono delusi della rigidità delle istituzioni? Allora, il legame con la cultura è essenziale: l’ironia su cosa gioca? Sul fatto che una parola, che noi solitamente impieghiamo in una certa accezione standard, venga usata in una accezione un po’ diversa. E questa è una cosa divertente, o no? «Oggi il tempo è perverso» uno dice. Oddio, che visione pessimistica! «Veramente, io mi stavo riferendo al tempo atmosferico.» La padronanza del linguaggio e dei significati è ineliminabile. È cruciale per tutte le situazioni in cui rigidità vuol dire morte dell’istituzione di cui ci stiamo occupando. La rigidità nella scuola, per esempio, è letale; la rigidità nella ricerca scientifica alla fine uccide la ricerca stessa; la rigidità in campo artistico vuol dire solo stanchezza e noia. Possibile che Antoni Gaudí o Pablo Picasso non fossero ironici? E poi ci sono i grandi umoristi. Qui sarebbe adeguato indicare qualche grande ironista che è stato al tempo stesso un maestro. Un candidato ce l’avrei: Achille Campanile. E poi si può essere ironici perfino in una situazione drammatica, in letteratura o nelle arti. Pensiamo al teatro di Shakespeare. È un sommo artista che in mezzo ai più torbidi massacri spinge Amleto a pronunciare una miriade di battute ironiche. “
Giulio Giorello, La danza della parola. L'ironia come arma civile, Mondadori (collana Orizzonti), 2019¹. [Libro elettronico]
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deathshallbenomore · 1 year
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archiviodati · 1 year
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Il potere ideologico occulta il ricatto occupazionale - come è definito nell'esempio evidenziato, in foto - e addirittura riesce a far credere assurdità del tipo: "solo le imprese [private] creano lavoro". Questo potere ideologico, ovviamente, farà di tutto per contrastare un potere politico che dovesse riuscire a introdurre innovazioni normative che possono limitare (anche solo marginalmente) il ricatto occupazionale. Per questo tipo di potere ideologico, l'idea da combattere più di ogni altra è quella secondo cui a tutte le persone dovrebbe essere garantita, quantomeno, la possibilità di sottrarsi al ricatto occupazionale, avendo un reddito minimo di sussistenza che lo Stato assicurerà a chiunque sia inserito in un programma per l’occupazione. Il c.d. reddito di cittadinanza è una forma ancora più limitata e condizionale di questo tipo di sussidio (che è, a sua volta, un modello più avanzato, ma comunque intermedio rispetto a quello del reddito di base universale e incondizionato). Riflettere sul peso e sulle conseguenze di questo potere ideologico è fondamentale per chiunque si voglia definire, a qualunque titolo, "progressista". Perché, nel corso degli ultimi decenni, non solo è svanita la dimensione storica (e quindi finita) della società capitalista, ma siamo addirittura arrivati all'occultamento pervasivo del ruolo che l'intervento pubblico può svolgere nel ridurre - come minimo - l'impatto delle diseguaglianze, in una società in cui queste tendono a essere via via crescenti e il benessere, pertanto, sempre meno generale e diffuso.
(*) Il testo in foto è tratto da "Diritto costituzionale", di Roberto Bin, Giovanni Pitruzzella (2017)
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kindtoeverykind · 2 years
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mchiti · 3 months
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Ghali riaprirà il discorso sullo ius soli ma nessun governo continuerà a fare niente. Quel pezzo di carta costa anni di attese e di problemi: io l'ho richiesto a 18 anni e l'ho ottenuto dopo tre anni e mezzo. Per non parlare della sensazione di avere la dignità continuamente calpestata ogni volta che rinnovi il permesso o rinnovi la domanda di cittadinanza come se dovessi supplicare in ginocchio qualcuno per un diritto inequivocabile. Cresco in un quartiere popolare come tanti, la mia gente è per lo più magrebina; arrivo comunque all'università tra tanti sacrifici, supportata da genitori che non hanno mai studiato, sempre senza quel pezzo di carta. Inizio a dare esami senza quel pezzo di carta, conosco studenti stranieri con origini italiane: cittadini italiani pur non parlando una parola di italiano. Loro italiani sulla carta e io no.
Ad oggi neanche "l'opposizione" ha in programma riforme in merito. Un paese senza ius soli nel 2024 è un paese ridicolo.E a ricordarvelo un ragazzo che sino ai 18 anni e oltre non è stato cittadino italiano, e per quanto te lo puoi sentire che sei italiano, quel pezzo di carta mancante pesa. Ti fa rabbia ed è una rabbia che non si sana. Sono dolori (traumi veri e propri, sinceramente) che non si sanano e a questi dolori e a questi traumi irrisolti non ci pensa nessuno.
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blogitalianissimo · 3 months
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che poi mi fa pure incazzare il fatto che la gente parli del “reddito di cittadinanza” con cui i napoletani si sarebbero pagati il televoto come se fosse un lusso offerto aggratis e senza fatica. come se non fosse comunque una miseria e chi lo recepisce molto semplicemente ci “si arrangia” per tirare avanti. fonte, natx e cresciutx a napoli e ho visto adulti PIANGERE per le procedure burocratiche e per le condizioni in cui ci si ritrova con quell'assegno di merda
Perché gli italiani oltre ad essere dei razzisti di merda sono anche dei classisti di merda, e che si provi ad aiutare i poveri è proprio inconcepibile per loro. Dettagli che avere diritto al reddito sia praticamente impossibile per i più (anche se vanno dicendo il contrario) e che sia una miseria, nono qua mangiamo a spese dello Stato, viva noi, adesso scendo dal tabaccaio a comprarmi altre 25 sim col reddito perché fratm Geolier merita questo ed altro
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ilpianistasultetto · 8 months
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Non bastava la nuova politica governativa che alza il vessillo della moderna arianita'. Adesso tanti si uniscono al coro, ultimo in ordine di arrivo, un generale della Folgore, tal Roberto Vannacci. Agli omosessuali manda a dire: “Normali non lo siete, fatevene una ragione”. Verso poveri e disoccupati: "siete la feccia del Paese, gente che vuole essere mantenuta da chi lavora e produce" per finire con i migranti neri di seconda generazione prendendo di petto la pallavolista della nazionale italiana, Paola Egonu: “Italiana di cittadinanza, ma è evidente che i suoi tratti somatici non rappresentano l’italianità”. Ormai tutti si sentono in diritto di dire ad alta voce cio' che si e' sempre pensato in silenzio o detto sottovoce ed e' la maggioranza del Paese. Inutile nascondere l'ipocrisia, questo e' l'attuale pensiero dominante sostenuto anche da tanti di quelli chiamati in causa da certi personaggi..
@ilpianistasultetto
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duca-66 · 1 year
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Sulle dichiarazioni del gerarca La Russa sui fatti di via Rasella e conseguente VILE rappresaglia nazista culminata nell'eccidio delle fosse Ardeatine, si è scritto e detto moltissimo.
Al mitico 'Gnazzietto, peraltro Avvocato, vorrei ricordare che
Esiste una sentenza della Corte di Cassazione, la nº 104 del 2007, che stabilisce, a seguito di una sentenza civile di diffamazione intentata nei confronti della testata "Il Giornale", la quale in un articolo affermava la stessa cosa del gerarca La Russa, come il battaglione fosse formato da altoatesini che avevano optato per la cittadinanza tedesca; come non fossero vecchi ma di età compresa tra i 27 e i 43 anni; come fossero armati regolarmente; come non fosse una banda musicale ma un battaglione regolare, militare, attivo dedito a compiti di guardia e di addestramento, come rilevato da molti storici e che si era reso responsabile di atti di rastrellamento e azioni militari contro i partigiani.
Esiste una sentenza del tribunale di Roma, del 1950 che stabilisce come l'azione di via Rasella fu un azione di guerra, contro l'occupante nazista, perfettamente in linea con le convenzioni internazionali circa le occupazioni militari. Stabilì che l'azione di rappresaglia fu proditoria e vile contro la popolazione civile.
Nessuna autorità tedesca intimò agli attentatori di consegnarsi. Hitler diede l'ordine della uccisione di 10 italiani per ogni tedesco morto, ordine peraltro confermato dal maresciallo Kesserling, comandante delle truppe OCCUPANTI naziste in Italia.
Per cui caro 'Gnazzietto le fregnacce che spari sono confutabili e in punta di diritto che dal punto di vista della verità storica. Il revisionismo storico è una attività molto pericolosa perché consente di far passare delle verità nascoste e subdole che possono sostituire la verità accertata e conclamata. I conti col passato si devono fare.
Avvocato La Russa in diritto ti boccerei miseramente...in storia non ti ammetterei nemmeno ad un esame...e la carica di Presidente del Senato, te la revocherei...a prescindere!
Non si può e non si deve dare dignità al fascismo.
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3nding · 2 years
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IL PD VUOLE SAPERE PERCHÉ NON LO ABBIAMO VOTATO
Stamattina in un post qui su fb Pierfrancesco Majorino, che conosco da quando era un ragazzino e che personalmente rispetto per la visione politica, e sono pochi ormai, chiedeva di spiegargli per quali motivi non abbiamo votato il Pd. E allora eccomi qui, con una lista ovviamente personale, molto personale e piuttosto lunga, dei motivi che mi hanno portato per la prima volta nella mia vita a non votare il principale partito del centro sinistra.
Premessa. Chi sono. Ho 48 anni, vivo a Milano, sono separato con una figlia di sei anni e mezzo che sta con me per la metà del tempo, sono un libero professionista con partita iva standard, lavoro in ambito culturale, ho fondato un piccolo studio editoriale, faccio l’editor e il traduttore, tengo corsi di letteratura, sono un cantautore e da un anno sono anche autore e conduttore di programmi e podcast per radio popolare. Vivo in affitto in un bilocale nella zona sud di Milano, campando esclusivamente dei miei redditi, non ho fondi economici sui quali contare, posseggo solo le mie chitarre, un pianoforte e una bicicletta.
E adesso passiamo all’elenco dei motivi per i quali non ho votato il Pd. Sono compositi, cercherò di metterli in fila in maniera sensata.
Ogni volta che devo compilare dei moduli per mia figlia o per richiedere prestazioni al comune o allo stato, finisco in un girone infernale di burocrazia borbonica. La mia situazione, vale a dire un uomo che ha fatto una figlia con una donna, bambina riconosciuta da entrambi e che vive in entrambe le case, non è mai presente in modo evidente. In genere le possibilità sono: l’altro genitore è morto, vive fuori dal paese, non ha riconosciuto il figlio, è divorziato/separato. Il fatto che si possa fare un figlio senza sposarsi e poi purtroppo decidere di separarsi è una casistica che nell’Italia del 2022 non è presa in considerazione nei documenti ufficiali. E così ogni volta, per capirci qualcosa, devo andare al Caf, devo cioè pagare un istituto terzo e privato per vedere garantito il mio diritto di accedere ai servizi dello stato. Questo vale anche per l’Isee (credo di essere cultura media, ma di fronte al pdf di cinquanta pagine di spiegazioni che non spiegano un cazzo devo alzare bandiera bianca), per qualsiasi domanda a qualsiasi servizio. Ma visto il silenzio su questi temi, per il partito non è un problema. Semplificazione burocratica non pervenuta. Riconoscimento della realtà esistente, neanche. Nessuna battaglia in tal senso.
REgione Lombardia ha erogato negli anni scorsi dei fondi speciali per la pandemia in favore delle coppie separate, ma solo se avevano contratto il sacro vincolo del matrimonio. Dal Partito non ho sentito una sola voce levarsi contro questo schifo.
La scuola quest’anno inizia con orario completo, fino alle 1630, da domani. Per tutto il mese di settembre io ho dovuto pagare una società privata che ha vinto un bando con il comune per l’organizzazione di un centro estivo nella settimana prima dell’inziio delle lezioni e nelle due in cui l’orario scolastico terminava rispettivamente alle 1230 e alle 1430. Quindi, di fatto, sono problemi vostri se dovete lavorare. E anche su questo punto, non specifico ovviamente, ma in generale, nessun segno dal Partito sui servizi offerti alle famiglie.
Costo della vita. Qualche mese fa un post sponsorizzato su Facebook annunciava come una grande vittoria l’elargizione di un bonus di 200 euro per il caro bollette. Sulle prime ho pensato: Ma andate a cagare. Mentre le aziende energetiche accumulano profitti astronomici, mentre il notaio De Bellis può rifarsi la facciata di tutti i suoi palazzi con il bonus 110% noi siamo qui che dobbiamo gioire di 200 euro. Certo. Io poi, nella mia categoria, da oggi posso fare la domanda sul sito dell’Inps per provare ad assicurarmi il bonus – le partite iva arrivano sempre per ultime.
Reddito di cittadinanza. Che pena. La mancata comprensione della realtà. Dare 500 euro a una famiglia al di sotto della soglia della povertà è una cosa che l’ex principale partito della sinistra non può accettare né comprendere. Su questo punto, secondo me, c’era una sola cosa da fare. Che si collega al punto successivo. Dire che 500 euro sono pochi. Ecco cosa c’era da fare. E come si trovano i soldi, per questo e per un vasto allargamento del welfare? Vai al punto successivo.
Ogni volta che qualcuno timidamente ha provato a proporre un prelievo straordinario sui redditi altissimi del Paese è seguita l’immancabile innalzata di scudi. Ma io dico, voi da che parte state? Tranquilli, lo abbiamo capito. Un grande partito di sinistra che in questo preciso periodo storico non si batta fino alla morte per una ridistribuzione del prelievo fiscale fa la fine che avete fatto voi. Meritatamente.
Digressione. Cottarelli. Un paio di settimane fa mi sono imbattuto in suo tweet. Diceva grosso modo che era andato a un appuntamento elettorale a Cremona o forse Novara, non ricordo. E denunciava con sdegno la pessima qualità dei collegamenti ferroviari. Ecco, capite? Voi e i vostri candidati non avete alcuna idea della realtà. Ci sono milioni di italiani che ogni giorno si alzano, vanno in stazione per andare al lavoro e pregano che il treno passi in orario o perlomeno con un ritardo accettabile – o che passi tout court. Che autogol. Che imbarazzo. È chiaro che non avete idea di come sia la vita qui fuori.
Avete finalizzato un’alleanza elettorale con un moccioso ricco e capriccioso che dopo avervi mandato a quel paese perché avete fatto un accordo anche con la sinistra (orrore, i comunisti, quelli stanno con i poveri) ha diffuso un filmato in cui col suo cellulare da tremila euro riprendeva nel centro di Roma un senzatetto che dormiva su un marciapiede. Ecco, io che non sono nessuno, ho pietà per voi, per lui, e per tutti quelli come voi che credono di essere persone di sinistra. Rileggetevi Steinbeck, per dirne uno – sempre che lo abbiate mai letto. Vergogna. Quando ancora vivevo con la mia compagna, la sera cucinavo un paio di porzioni in più per i sentatetto che dormivano sotto i portici accanto alla casa di allora. E poi scendevo a portarglieli. La verità è che i poveri a voi fanno schifo.
Perché non siete più un partito ma un insieme di bande ognuna pronta a difendere un interesse particolare. Se il segretario rilascia una dichiarazione alle ore 12, entro le 18 qualsiasi altro esponente del partito avrà fatto il suo distinguo, avrà detto sì, no forse, però, ma se, eppure. Perché siete un gruppo eterogeneo con decine di interessi da difendere. Per la maggior parte, interessi indifendibili. E quindi non avete più alcuna credibilità.
Perché siete pavidi, pavidi, pavidi. Non riuscite a difendere nemmeno una mezza idea. C’è una fetta enorme del paese che attende di vedere riconosciuti i propri diritti – bambini e adulti – e anche qui un vero partito progressista farebbe le barricate a oltranza, parlerebbe solo di quello, e invece finite sempre a ruota della dialettica degli avversari. Risultati non pervenuti. Senso di solitudine dell’elettorato: infinito.
Perché ogni volta che la polizia manganella qualcuno in piazza non c’è nessuno di voi che alzi la voce, che faccia casino, che prema per una legge per l’identificazione degli agenti, ma lasciate che la macelleria vada avanti. E questo, in questo specifico paese, dopo il terrorismo rosso e nero, dopo il G8, dopo le decine e decine di casi di abusi da parte della forze dell’ordine è del tutto inaccettabile. Potreste addirittura chiedervi, in un raro momento di lucidità, come mai Ilaria Cucchi, a cui va tutto l’amore che posso, da quel giorno e per sempre, si sia candidata con Sinistra Verdi. Ma non lo fate. Perché siete dei mezzi uomini. Ovviamente l’elenco è lungo, se non lo conoscete fatevi aggiornare da qualcuno che ancora segue queste cose.
L’agenda Draghi. Quindi secondo voi, soltanto perché non avete uno straccio di visione politica e accogliete come il Salvatore il tecnico “bravo e preparato a cui non si può dire di no” soltanto perché vi toglie le castagne dal fuoco e vi permette di non svelare la vostra insipienza politica, noi dopo decenni di militanza dobbiamo pensare che il bene della società tutta possa essere assicurato da un banchiere – per quanto preparato, per carità? Ma vi siete davvero bevuti il cervello? Da cui consegue il punto successivo.
E cioè che vi va bene essere ormai un partito per ricchi. Un partito per quella fascia della popolazione che possiede una casa o due, che ha un reddito dai cinquemila netti in su, nessuna preoccupazione economica, nessuna preoccupazione lavorativa, nessuna preoccupazione per i figli. L’en plein che in genere avete fatto nel centro di Milano – non ho visto i dati di quest’ultima tornata – la dice lunga. Venite a fare un giro dalle parti di casa mia. Al mercato del lunedì nella via accanto alla mia si sono visti sempre e solo quelli della Meloni.
Ora, se io avessi dovuto votare badando a una parte dei miei interessi personali, avrei dovuto votare il centrodestra, che promette l’ennesimo condono delle cartelle pendenti. Sì, sapete, perché io ho delle pendenze con il fisco. Ma non perché sono un imprenditore miliardario che ogni dieci anni fa un bel patteggiamento. No, perché io uso per vivere anche i soldi delle tasse – e non mi si fraintenda, faccio una vita monastica, mi vanto di non aver abboccato al consumismo, non ne ho bisogno. E quando uno come me dice di non avere soldi, intende proprio zero sul conto corrente, non dieci o quindicimila euro da parte. Eppure no. Ho ancora la testa sulle spalle e una serie di valori che mi permettono di essere una persona più o meno decente, tra le mille difficoltà della vita quotidiana.
Dopo tutto questo, sento solo il bisogno di rivolgervi un’ultima domanda: cosa diavolo volete voi da me? Avete anche l’ardire di chiedermi il voto? Se c’è una cosa intelligente che potete fare è questa: andate a chiudervi nelle vostre ville di campagna, abbandonate il partito o quel che ne resta, tacete e scomparite in silenzio. Con un po’ di fortuna ci sarà una nuova generazione a prendere il vostro posto. Con la giusta fame, la giusta ferocia, la giusta cattiveria, la giusta intransigenza, la giusta conoscenza della vita delle persone, il giusto rispetto per le loro difficoltà e la loro dignità. Il giusto amore per il popolo. Che voi avete perso secoli fa.
Ecco, potrei andare avanti, ma mi sembra di aver espresso il grosso dei miei pensieri, anche se di sicuro tra dieci minuti mi verrà in mente qualcos’altro. E poi sono le undici di sera passate, io devo ancora rigovernare la cucina e lavare i piatti – stasera con mia figlia abbiamo fatto le cotolette, sono venute bene, e no, non ho la lavastoviglie – e devo tradurre ancora tre cartelle per finire la mia giornata. Che lo spirito di Bianciardi sia con me.
Fabrizio Coppola - fb
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abr · 4 months
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(...) Il merito principale del presidente argentino Javier Milei non è tanto quello di aver vinto le elezioni, quanto l’aver creato un movimento, una figura e soprattutto un messaggio capace di dare il via a un cambiamento culturale (...). Già le sue manovre iniziali hanno provocato un vero e proprio sconquasso (...) e pure la paura di molti leader populisti che l’esempio argentino, in caso di successo, possa provocare un effetto domino di prospettive per ora non quantificabili (...), sensazione che si percepisce (...) anche in alcuni Paesi europei e specialmente in Italia (...).
È curioso notare come la stampa mainstream nostrana lo ha perseguitato nel corso dell’intera campagna elettorale e anche dopo, attribuendogli politiche di estrema destra e addirittura ipotizzando una dittatura (...). Ma anche se Milei si è tolto il vestito da Beppe Grillo (...), continua la persecuzione a suon di interpretazioni fasulle di certe sue decisioni iniziali e attuali.
(I) ben 340 decreti presidenziali emessi già la prima settimana di lavoro , mettono in moto un cambiamento radicale di un universo politico, economico e sociale che ha permesso a quella che, fino al 1947, era la terza potenza del mondo anche a livello di riserve auree nelle casse dello Stato, già nel 1953 di non avere in pratica nulla (...), proseguito fino ad arrivare a portare la nazione (a) default continui, ma anche di tracolli sempre più grandi come l’ultimo (:) la povertà è salita al 50% con un’indigenza infantile che ha raggiunto il 67%. Bei risultati, non c’è che dire.
La stampa italiana rispondente al Pensiero Unico Radical-Chic ZTL ha immediatamente parlato (...) di tutta una serie di “scioperi generali” dichiarati nei prossimi mesi dai sindacati legati al peronismo (...), ma anche sbandierando il licenziamento di ben 7.000 dipendenti pubblici, privatizzazioni “selvagge” delle aziende statali e cessioni di terre ai grandi investitori stranieri.
A parte che quest’ultima affermazione è una gigantesca bufala (o fake se preferite), pure le altre sono frutto di una interpretazione totalmente (deviata). È da giorni che chi scrive riceve telefonate da persone che lavorano presso i Ministeri, dove pare che (...) risulti impossibile trovare sedie nei vari uffici (...), scrivanie e strutture utili al lavoro.
No, non c’è stato un furto di massa di suppellettili, bensì una presenza totale del personale (:) da un giorno all’altro si sono presentati al lavoro migliaia di persone che negli ultimi 4 anni non si erano fatte vedere, ma si è pure scoperto che circa 159.919 di loro percepivano stipendio (e) ricevevano pure sussidi che spendevano in viaggi all’estero con aerei, navi, auto. Una truffa resa possibile da un sistema che elargiva benefit a persone vicine a partiti o organizzazioni sindacali in cambio di (...) “militancia”. (...) Tra questi si registrano pure coloro i quali (i famosi 7.000), per decreto, sono stati (assunti) dall’ex presidente nell’anno elettorale (...).
Altro particolare non di poco conto, inserito nel decreto definito “omnibus” (...) è quello che prevede che i Parlamentari e tutte le cariche dello Stato provvedano al pagamento dei propri viaggi privati di tasca propria (...). Milei ha firmato la settimana scorsa un decreto dove ha sottoscritto di non ricevere alcun compenso da parte dello Stato, cosa già da lui attuata da deputato. (...)
Il citato Decreto Omnibus (...) prevede tutta una serie di decisioni che configurano cambi epocali nella gestione non solo dello Stato ma anche dei suoi doveri nei riguardi della cittadinanza. Saranno privatizzate 41 aziende pubbliche (quasi tutte con deficit colossali o attivi “pompati”), riformata la legge sulla concorrenza, creata l’Agenzia per i mercati, liberalizzate le tariffe delle compagnie assicurative (...). Si introduce la sentenza diretta per reati inferiori ai 5 anni, la legge sulla legittima difesa (dove se chi commette un reato muore non ha diritto a nessun risarcimento), la possibilità di divorzio senza intervento giudiziario.
Per quanto concerne l’istruzione, le Università potranno tariffare la presenza di studenti stranieri non residenti e i professionisti non insegnanti potranno partecipare al processo educativo. È altresì vietato l’ingresso nelle scuole superiori di alunni che non abbiano completato con un diploma la scuola secondaria.
L’Argentina inoltre ha comunicato la sua uscita dal gruppo Brics, la sua adesione agli accordi di Parigi sul clima e alla Convenzione internazionale sulla protezione delle nuove varietà vegetali, stabilita nel 1991.
Come si vede si tratta di un vero giro a 180 gradi di una nazione che vuole uscire al più presto dalla gigantesca crisi nella quale il populismo peronista e kirchnerista l’ha inserita da decenni, in un processo nazional-popolare che ha aumentato la ricchezza della casta politica e i suoi privilegi e portato la povertà a livelli inaccettabili (...).
Ed è anche chiaro che questa serie di riforme (che al contrario di quanto annunciato anche dai media italiani ha provocato manifestazioni ben poco “spontanee” e partecipate) se potrà essere attuata, lo ripetiamo, provocherà un effetto domino che potrebbe investire anche il nostro Paese.
via https://www.ilsussidiario.net/news/diario-argentina-la-cura-anti-crisi-di-milei-che-non-piace-alla-nostra-stampa-mainstream/2639760/
SPERIAMO.
Applausi a scena aperta per Milei, un Grillo che ce l'ha fatta (perché non é gretto come Grillo, si basa non sui mal di pancia ma su un (anzi IL) sistema di riferimento positivo socioeconomico scientifico solido a supporto, non la boita Casaleggio&Associati).
Il 2024 si presenta come anno di crescenti pianti mainstream e forge di fake per i medioman su Milei: un anno tutto da godere.
Mica solo sul piano economico sociale, anche su quello della politica estera: supporto a Israele in primis, fanculo Cina e ciaone al satrapo retrò Putin, en attendant dello sciacquone pulisci Biden a fine anno che tutto quanto sopra risolverà (le sue lavanderine ucraine seguiranno automaticamente).
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bicheco · 9 months
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Gli ambidestri
Peggio del governo Meloni che fa cassa sui poveri ci sono solo il Pd e le sue proiezioni editorial-giornalistiche, che difendono il Reddito di cittadinanza e il salario minimo solo perché il governo Meloni non li vuole. Ma fino all’altroieri li attaccavano solo perché erano bandiere “grilline”. Nel 2018-’19 il Conte-1 varò il Rdc coi voti favorevoli di M5S e Lega e quelli contrari di FI, di FdI e pure del Pd, che lo osteggiava con gli stessi argomenti oggi usati da Meloni&C. senza neppure pagare i diritti Siae. Zingaretti tuonava contro “la pagliacciata del Reddito di cittadinanza che nessuno sa cos’è”. Boccia lo definiva “una grande sciocchezza che aumenterà solo il lavoro nero. Il tema vero è come creare lavoro”. E la Camusso: “No al Reddito di cittadinanza! Quelle risorse vengano usate per trovare lavoro”. Oggi i destronzi hanno buon gioco a rinfacciare al Pd di aver detto prima di loro le stesse cose. E la risposta non può essere che allora comandava Renzi e ora c’è la Schlein: perché Renzi la guerra ai poveri la faceva allora come oggi; e soprattutto perché Zinga, Boccia e Camusso ora stanno con la Schlein. Basterebbero tre paroline: “Ci siamo sbagliati”. Che andrebbero stampate a caratteri di scatola su Repubblica, che all’epoca dipingeva il Conte-1 – il governo che più ha dato ai bisognosi in trent’anni – come una robaccia di estrema destra. Rep titolava: “Un terzo degli italiani guadagna quanto il Rdc”, che dunque andava abbassato per non far concorrenza reale ai salari da fame. E l’Espresso di Damilano: “Per gli elettori del Pd il Rdc è peggio del condono fiscale”. Ancora il 20 luglio 2022, quando Draghi attaccò i 5Stelle sul Rdc in Senato, il Pd gli votò la fiducia da solo e Rep lo santificò. Facevano così su tutto. La blocca-prescrizione Rep la chiedeva da un quarto di secolo, ma siccome la fece Bonafede diventò un obbrobrio che “calpesta i fondamenti di uno Stato di diritto”, “giustizialismo”, “barbarie”, “Inquisizione” (Cappellini, noto giureconsulto). Il Recovery quando lo lanciò Conte era una ciofeca: “È isolato in Europa”, “Non lo otterrà mai”, “Meglio i 36 miliardi del Mes”. Poi ne arrivarono 209 e tutti fischiettavano. Ora accusano Conte di non aver battuto i pugni sul tavolo per ottenere meno soldi. Il salario minimo, siccome lo proponeva il M5S e non piaceva ai sindacati, era odiato dal Pd e da Rep: grandi peana al Pnrr di Draghi che l’aveva levato dal Pnrr di Conte. Ora tifano salario minimo e rintuzzano ogni giorno gli argomenti contrari del governo, che però sono gli stessi che usavano loro. La Meloni non deve inventarsi nulla: le basta copiare gli avversari. Che, come diceva Lenin dei capitalisti, le hanno venduto la corda a cui impiccarli. Anzi, gliel’hanno regalata.
Marco Travaglio
Travaglio è implacabile perché conserva gli articoli degli altri giornali. Lui è la memoria giornalistico/politica del nostro paese, e la memoria è sempre pericolosa.
Rimarco la definizione "destronzi": 👏.
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Ma i buoni siamo sempre noi?
Sì la Storia la scrivono i vincitori! Negare questo assunto o peggio cercare di ribaltarlo ci conferirebbe immediatamente la cittadinanza onoraria di quell’isola dei desideri irrealizzabili governata dalla Intelligenza Artificiale che è Utopia 2.0. Ma dando per buona l’evidenza, non necessariamente l’informazione dovrebbe adeguarsi a tale schema. Anzi dovrebbe nella sua essenza stessa mantenere una equilibrata equidistanza dai fatti, indagandone nel complesso le dinamiche. Tale equidistanza però è davvero improbabile se il presupposto, anzi il piedistallo logico dal quale si inizia ad argomentare è uno e uno solo: Noi siamo i buoni, gli altri, chiunque essi siano sono i cattivi! Macroscopica ipertrofia di tale autoesaltazione morale, le Guerre. E così mentre in sottofondo, ma ormai sempre più affievolito, riecheggiano i rumori della guerra in Ucraina, per la quale si è detto tanto, ci è esplosa in faccia la barbarie dell’attacco di Hamas a Israele della scorsa settimana. Sì barbarie inutile stare a sofisticare sui termini, meglio attribuire il valore giusto alle cose, qualunque assalto a civili e bambini con aggravante di efferatezza, deve definirsi barbarie. Appunto, qualunque assalto e con qualunque mezzo venga effettuato. Ma questo tra un attimo. Mentre scriviamo è in corso il bombardamento di risposta di Israele su Gaza, di cui attualmente non sappiamo ancora prevedere l’esito letale che sortirà. Poco cambia, visto che da molti è stato sancito nei commenti televisivi propagatisi nei media sull’onda emotiva dell’attacco di sabato scorso, il diritto di Israele a difendersi. Già ma entro quali limiti si esercita tale diritto. Ciò che resta è se sia giusto che a un atto di barbarie si debba rispondere con altrettanta barbarie. Ma non è il nostro focus. La nostra è una domanda priva di risposta sul ruolo dell’informazione, che oltre a raccogliere il dato cronachistico si apre a dibattiti che sempre sono schierati in maniera abbastanza acritica e precisa partendo dall’assunto di cui sopra: Noi siamo i buoni.  E se il pubblico, spiaggiato nella comfort zone occidentale, osserva il mondo dalla balaustra fortificata del divano del salone, e si concede il lusso semplificato di attribuire torti e ragioni, chi comunica e informa forse potrebbe aiutare il pubblico, allargando l’arco del campo di indagine. Sviscerare le scaturigini di un conflitto che dura da 75 anni non è certo cosa semplice e lo lasciamo a eminenti e qualificati storiografi, del resto ogni guerra è un rimbalzare di azioni e reazioni, cause ed effetti e quella che spesso si dissolve è la consapevolezza di chi abbia scagliato la prima pietra. Troppo complesso certo, ma almeno evitare di usare due pesi e due misure forse aiuterebbe. A giugno del 2023, quindi l’altro ieri, Amnesty International scriveva, “Nella sua ultima offensiva di maggio contro la Striscia di Gaza occupata, Israele ha illegalmente distrutto abitazioni palestinesi, spesso senza che vi fossero necessità militari, rendendosi responsabile di una punizione collettiva contro la popolazione civile e ha condotto attacchi aerei apparentemente sproporzionati, che hanno ucciso e ferito civili palestinesi, bambini compresi.” Si sarà alzata in quell’occasione la condanna ufficiale per tale fenomenologia bellica, magari con un ampio e approfondito dibattito mediatico? Chi sa, forse. Quanto è facile limitarsi a definirli terroristi, cosa peraltro assolutamente indiscutibile. Ma davvero ammazzare un bambino con una bomba è tanto preferibile a ucciderlo decapitandolo, solo perché non ti assumi l’onere di vederlo morire? La mancanza di crudeltà nell’atto di uccidere è davvero il lasciapassare etico per giustificare ogni azione di guerra? L'assedio totale di Gaza è "proibito" dal diritto internazionale umanitario, questo il monito delle Nazioni Unite a Israele, in parole semplici è un crimine di guerra. E che differenza c’è tra crimini di guerra e terrorismo?
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colonna-durruti · 1 day
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Alice Merlo
𝐔𝐜𝐜𝐢𝐝𝐢 𝐢𝐥 𝐟𝐚𝐬𝐜𝐢𝐬𝐭𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐞̀ 𝐢𝐧 𝐭𝐞, 𝐩𝐨𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐢 𝐠𝐥𝐢 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐢
Stiamo rendendo l'antifascismo parola vuota e solo argomento di Storia, relegandolo ai libri e ai monologhi (scritto da sionisti) e togliendolo alla pratica quotidiana.
Diventa tema (divisivo, perché siamo governati da fascisti) in vista del 25 aprile ma ha smesso da molto tempo di essere azione concreta e teoria che rinnova se stessa intersecando nuove lotte.
E questo non solo per colpa dell'attuale governo di dondolatori a testa in giù, ma per colpa di quasi tutte le associazioni e/o i movimenti e/o i partiti che giocano da anni un ruolo istituzionale.
Ci si dichiara antifascistɜ e poi si appoggia, esplicitamente o col proprio colpevole silezio, lo stato illegittimo e genocida di Israele.
Ci si dichiara antifascistɜ, e poi si descrive l'aborto come omicidio, colpa, dolore, trauma, lutto investendo questa pratica medica sicura di un obbligatorio senso di colpa, dolore e vergogna, contribuendo a rendere la sanità inefficiente e giudicante.
Ci si dichiara antifascistɜ, però la famiglia è solo naturale. O comunque i diritti LGB sì, va bene, un po', ma T è già troppo e le altre lettere confondono e basta.
Ci si dichiara antifascisti, con la I maschile che è più autorevole, perché siamo per la parità, mica nazifemministe.
Ci si dichiara antifascistɜ, ma del diritto alla cittadinanza parliamone sempre un'altra volta che ora non ho tempo.
Ci si dichiara antifascistɜ e si pretende il rispetto delle istituzioni, mentre le forze dell'ordine manganellano in piazza chiunque esprima dissenso.
Ci si dichiara antifascistɜ, però la resistenza è quella dei partigiani (bianchi), mica quella climatica.
Ci si dichiara antifascistɜ condannando i campi di concentramento, però poi finanziamo i campi in Libia e legalizziamo i CPR in Italia, solo per fare due esempi concreti tra tanti.
Ci si dichiara antifascistɜ, e si ringraziano i partigiani storici che erano quasi tutti povera gente che è rimasta povera perché antifascisti sì ma anticapitalisti mai.
Le partigiane, oltre che povere, sono sempre invisbilizzate. Staffette tutt'al più staffette, belle ragazze in bicicletta. Che antifascisti forse, ma sessisti sicuramente.
Ci si dichiara antifascisti solo per poter dire che loro non si dichiarano tali, in una sorta di infinito gioco ad acchiapparella dove a rimetterci sono le istanze e i diritti di tutte le soggettività marginalizzate e oppresse.
L'antifascismo deve essere pratica militante, decostruzione continua, azione concreta. Nelle piazze, nei luoghi di studio e lavoro, nella casa. Nella vita, il 25 aprile e tutti gli altri giorni.
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archivio-disattivato · 6 months
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L’attacco da Gaza ci ha terrorizzato, ma dobbiamo interrogarci sul suo contesto
Fonte: +972Magazine, 7 ottobre 2023.
Il 7 ottobre 2023 resterà, con ogni probabilità, nella storia: Hamas ha dato il via, dalla Striscia di Gaza, a un attacco a sorpresa senza precedenti sul territorio di Israele, con il lancio di migliaia di razzi e vari blitz di terra su insediamenti civili e strutture militari israeliane in prossimità della Striscia. Nel corso di queste azioni sono stati uccisi almeno 1200 israeliani e 130 sono stati presi in ostaggio, mentre sarebbero circa 1.500 i miliziani di Hamas uccisi. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato una durissima rappresaglia, presentandola alla cittadinanza come “guerra” e mobilitando migliaia di riservisti, mentre il Ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha annunciato un “assedio totale” su Gaza, definendo i militanti palestinesi come “animali umani” con cui è impossibile trattare. Attualmente la Striscia di Gaza, in cui vivono più di due milioni di persone, è senza forniture di elettricità, acqua e medicinali, ed è sotto il fuoco israeliano: finora sono almeno 950 i palestinesi uccisi e 5000 i feriti. Tra i numerosi articoli letti in questi giorni, abbiamo scelto di ripubblicare e tradurre quello che segue: è stato scritto da Haggai Matar, israeliano, obiettore di coscienza, giornalista pluripremiato e direttore esecutivo di 972 – Advancement of Citizen Journalism, un’associazione senza scopo di lucro impegnata per i diritti umani, la democrazia, la giustizia sociale e la fine dell’occupazione israeliana. Contrariamente all’opinione di molti connazionali, ma anche di molti media e politici occidentali, l’autore ricorda che l’attacco guidato da Hamas è radicato in una lunga storia di oppressione subita dai palestinesi sotto il regime israeliano di occupazione militare. Se, da una parte, partecipa al dolore e all’angoscia della sua comunità sotto attacco, dall’altra parte, Matar invita a riflettere sul contesto e sul fatto che gli israeliani stiano vivendo in questi giorni quello che i palestinesi vivono da decenni, privati non solo della prospettiva di libertà e indipendenza politica, ma anche della mera possibilità di vivere in modo degno. In controtendenza rispetto alle voci di odio e vendetta, che invocano la distruzione totale di Gaza e chiudono a qualsiasi negoziato con Hamas e col fronte palestinese, l’autore invoca la necessità di perseguire una pace giusta e duratura. Non esiste una soluzione militare al conflitto israelo-palestinese e l’uso della violenza contro i civili è, in ogni circostanza, una violazione del diritto internazionale umanitario. L’unica soluzione, afferma l’autore in conclusione, è quella di “porre fine all’apartheid, all’occupazione e all’assedio e lavorare per un futuro basato sulla giustizia e sull’uguaglianza per tutte e tutti noi”.
di Haggai Matar
Il 7 ottobre è stata una giornata terribile. Dopo esserci svegliati con le sirene aeree, sotto una raffica di centinaia di razzi lanciati sulle città israeliane, abbiamo saputo dell’attacco senza precedenti dei militanti palestinesi provenienti da Gaza alle città israeliane confinanti con la Striscia.
Le prime notizie – in continuo aggiornamento – parlano di almeno 700 israeliani uccisi e di centinaia di feriti, oltre ai molti rapiti portati a Gaza. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha già avviato la propria offensiva sulla Striscia sotto assedio, con la mobilitazione delle truppe lungo la recinzione e attacchi aerei che, finora, hanno ucciso e ferito centinaia di palestinesi. Il terrore delle persone che vedono militanti armati nelle loro strade e nelle loro case, o la vista di aerei da combattimento e carri armati in avvicinamento, è inimmaginabile. Gli attacchi contro i civili sono crimini di guerra e il mio cuore va alle vittime e alle loro famiglie.
Però, contrariamente a quanto dicono molti israeliani, e nonostante l’esercito israeliano sia stato chiaramente colto del tutto alla sprovvista da questa invasione, non si tratta di un attacco “unilaterale” o “non provocato”. La paura che gli israeliani provano in questo momento, me compreso, è solo una parte di ciò che i palestinesi provano quotidianamente sotto il regime militare decennale in Cisgiordania e sotto l’assedio e i ripetuti attacchi a Gaza da parte di Israele. Le reazioni che sentiamo oggi da molti israeliani – che chiedono di “radere al suolo Gaza”, perché “questi sono selvaggi, non persone con cui si può negoziare”, “stanno assassinando intere famiglie”, “non ci sono margini di discussione con queste persone” – sono esattamente quelle che ho ascoltato innumerevoli volte dai palestinesi sotto occupazione riguardo agli israeliani.
L’attentato di questa mattina ha anche contesti più recenti. Uno di questi è l’orizzonte incombente di un accordo di normalizzazione dei rapporti tra Arabia Saudita e Israele. Per anni, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha sostenuto che la pace può essere raggiunta senza parlare con i palestinesi e senza fare loro alcuna concessione. Gli Accordi di Abramo hanno privato i palestinesi di una delle loro ultime carte di scambio e basi di sostegno: la solidarietà dei governi arabi, nonostante tale solidarietà sia stata a lungo discutibile. L’elevata probabilità di perdere forse il più importante degli stati arabi potrebbe aver contribuito a spingere Hamas al limite.
Nel frattempo, i commentatori avvertono da settimane che le recenti escalation nella Cisgiordania occupata stanno conducendo a sviluppi pericolosi. Nell’ultimo anno sono stati uccisi più palestinesi e israeliani che in qualsiasi altro anno dalla Seconda Intifada dei primi anni 2000. L’esercito israeliano effettua regolarmente raid nelle città palestinesi e nei campi profughi. Il governo di estrema destra sta dando mano libera ai coloni per creare nuovi insediamenti illegali e lanciare operazioni di vera e propria pulizia etnica in città e villaggi palestinesi, con i soldati che scortano i coloni mentre uccidono o mutilano i palestinesi che cercano di difendere le loro case. Nel mezzo delle festività, gli ebrei estremisti stanno sfidando l’accordo in vigore sull’accesso al Monte del Tempio/Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, sostenuti da politici che condividono la loro ideologia.
A Gaza, nel frattempo, l’assedio in corso continua a distruggere la vita di oltre due milioni di palestinesi, molti dei quali vivono in condizioni di estrema povertà e deprivazione, con scarso accesso all’acqua pulita e circa quattro ore di elettricità al giorno. Questo assedio non ha una fine programmata; anche un rapporto del Controllore di Stato israeliano ha rilevato che il governo non ha mai discusso di soluzioni a lungo termine per porre fine al blocco della Striscia, né ha preso seriamente in considerazione alcuna alternativa ai ricorrenti cicli di guerra e morte. L’assedio è, letteralmente, l’unica opzione che questo governo ha sul tavolo, in continuità con i suoi predecessori.
Le uniche risposte che i successivi governi israeliani hanno offerto al problema degli attacchi palestinesi da Gaza sono stati dei palliativi: se verranno via terra, costruiremo un muro; se passano attraverso i tunnel, costruiremo una barriera sotterranea; se lanciano razzi, installeremo un sistema anti-missile; se stanno uccidendo o hanno ucciso alcuni dei nostri, ne uccideremo molti di più. E così avanti, all’infinito.
Niente di tutto questo può essere invocato per giustificare l’uccisione di civili, una pratica intrinsecamente sbagliata. Ma serve a ricordarci che c’è una ragione per tutto ciò che sta accadendo oggi e che – come in tutti i casi precedenti – non esiste una soluzione militare al problema di Israele con Gaza, né alla resistenza che emerge naturalmente come risposta alla violenza dell’apartheid.
Negli ultimi mesi, centinaia di migliaia di israeliani hanno marciato per “la democrazia e l’uguaglianza” in tutto il paese, e molti hanno addirittura affermato che avrebbero rifiutato il servizio militare a causa delle tendenze autoritarie di questo governo. Ciò che questi manifestanti e soldati di riserva devono capire – soprattutto oggi, mentre molti di loro hanno già annunciato che interromperanno le loro proteste e si uniranno alla guerra contro Gaza – è che i palestinesi lottano per quelle stesse richieste e lo fanno da decenni, affrontando un Israele che nei loro confronti è già, ed è sempre stato, del tutto autoritario.
Mentre scrivo queste parole, sono seduto a casa mia a Tel Aviv, cercando di capire come proteggere la mia famiglia in una casa senza riparo e senza nessuna “stanza sicura”, seguendo con crescente panico le notizie e le voci di eventi orribili che hanno avuto luogo nel territorio israeliano. Le città vicino a Gaza che sono sotto attacco. Vedo persone, alcune delle quali miei amici, che chiedono sui social media di attaccare Gaza più ferocemente che mai. Alcuni israeliani dicono che ora è il momento di spianare completamente Gaza, invocando nei fatti un vero e proprio genocidio. Nonostante tutte le esplosioni, il terrore e lo spargimento di sangue, parlare di soluzioni pacifiche sembra loro una follia.
Eppure ricordo che tutto ciò che sento adesso, che ogni israeliano deve condividere, è stata l’esperienza di vita di milioni di palestinesi per troppo tempo. L’unica soluzione è quella di sempre: porre fine all’apartheid, all’occupazione e all’assedio e lavorare per un futuro basato sulla giustizia e sull’uguaglianza per tutte e tutti noi. Non è nonostante l’orrore che dobbiamo cambiare rotta: è proprio per questo.
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b0ringasfuck · 1 year
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mi tocca citare Open... e le conseguenze
Ma noi vogliamo ricordarla anche così
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17/11/2023
Una citazione da Una trilogia palestinese al giorno
Rimani basito apprendendo che la legge è dalla loro parte e che spetta a te dimostrare la tua esistenza. Al ministero degli interni chiesi: “Sono presente o assente?”. […] Io, in questo paese ero presente ben prima dello stato che nega la mia esistenza. […]. Sorridi della legge che invece concede a tutti gli ebrei del mondo il diritto di cittadinanza israeliana.
Mahmoud Darwish
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