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#numero quattro
heyfarfallina · 2 years
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sauolasa · 1 year
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Bombardamenti russi sull'Ucraina, sale a 25 il numero delle vittime. Tra loro quattro bambini
Un solo missile caduto su un condominio di nove piani a Ouman, nell'Ucraina centrale, ha causato 23 vittime, tra cui quattro bambini
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ilgattonero · 2 years
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Comunque A. è già al secondo figlio.
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angela-miccioli · 3 months
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Quando Giallini spiega gli uomini alle sue amate figlie..
“Io mi sento di poter dividere gli uomini in quattro categorie, che più o meno vanno a coprire circa il 95% dell’universo maschile.
Categoria Numero 1: gli insoddisfatti. Tutto il giorno ripetono: la mia vita fa schifo, mia moglie non mi ama, i miei figli mi detestano. La donna che casca in questo rapporto diventa una crocerossina. Non dice mai: Io ti amo. Dice: Io ti salverò.
Categoria Numero 2: Peter Pan. Hanno di bello che non hanno crisi di mezza età perché sono fermi all’ adolescenza. Per loro sei un joystick, conquistarti vuol dire salire al primo livello, portarti a letto è vincere la partita. Prediligono donne giovani, esageratamente giovani.
Passerei senz’altro alla categoria 3, i vorrei-ma-non-posso. Di solito sposati con figli, ma in procinto di separarsi, in procinto di dirglielo, in procinto di andare via di casa. Sono sempre in procinto di, ma non fanno mai nulla, perché ora lei sta attraversando un momento difficile, perché il bambino è piccolo, perché il bambino non capirebbe. Poi, alla festa di laurea del bambino, forse capisci che il momento giusto non arriverà mai.
Infine ci sono i buoni, belli e intelligenti."
“Ah, finalmente! Qual è il loro problema?
“La mamma”.
“La mamma?”
“Sì, una presenza costante e imprescindibile, fin dall’ infanzia. E’ lì che cominciano a trasformare i loro piccoli uomini in piccoli mostri - Ma quant’ è bello ‘sto pisellino? Ma com’ è grosso ‘sto pisellino? Ma di chi è ‘sto pisellone?. Tutto il repertorio: quanto sei bello, quanto sei intelligente, quanto sei bravo. E allora, se per metà della tua esistenza una donna ti fa sentire Dio, perché accettare che per il resto della vita un’altra donna ti faccia sentire uno stronzo?"
"Papà, però scusa, tu hai parlato del 95% degli uomini. E il restante 5%?"
“Sono quelli decenti. Buona caccia al tesoro amore mio”.
Monologo tratto dal film: "Tutta colpa di Freud"
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poesiablog60 · 2 months
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Eppure ogni cosa accade soltanto un certo numero di volte, e un ben piccolo numero, in effetti.
Quante altre volte ricorderai un certo pomeriggio della tua infanzia, qualche pomeriggio che sia così profondamente parte del tuo essere per cui tu non possa nemmeno concepire la tua vita senza quelle ore?
Forse altre quattro o cinque volte.
Forse nemmeno.
Quante altre volte guarderai sorgere la luna piena? Forse venti.
E tuttavia tutto sembra senza limiti.
Paul Bowles
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tichiamostellina · 1 month
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L'ansia mangia quando con lei non vado d'accordo
Fuori un'altra guerra scoppia, io non me ne accorgo
Dentro ne ho una bella grossa pezzi di me muoiono
Quante volte ci pensi alla morte? Io, fra', un botto
L'ansia mangia quando con lei non vado d'accordo
Fuori un'altra guerra scoppia, io non me ne accorgo
Dentro ne ho una bella grossa pezzi di me muoiono
Quante volte ci pensi alla morte?
A me serve amore però a lei le serve spazio
Mostrarti chi sono forse non mi serve a un cazzo
Dentro sono orribile fingo, ma non mi piaccio
Mi sembra impossibile pensare che mi salvo
L'habitat della musica ha dinamiche impostate
Il mercato musicale non è che offra varie strade
A volte è proprio chi fa bella musica che cade
A volte vedi solo merda e culi da leccare
Anche se non mi amo molto so di essere unico
Tu che fai lo scemo lì lo sai di essere un numero?
Credi alla lealtà ma la realtà ti sveglia subito
Come quando dichiari amore e lei ti fa, "Sei stupido?"
(Ma sei stupido?)
L'ansia mangia quando con lei non vado d'accordo
Fuori un'altra guerra scoppia, io non me ne accorgo
Dentro ne ho una bella grossa pezzi di me muoiono
Quante volte ci pensi alla morte? Io, fra', un botto
L'ansia mangia quando con lei non vado d'accordo
Fuori un'altra guerra scoppia, io non me ne accorgo
Dentro ne ho una bella grossa pezzi di me muoiono
Quante volte ci pensi alla morte?
Bella frate', ho visto, hai conquistato un disco d'oro
Peccato che il contratto che hai firmato ti fa fuori
Un ragazzino mi chiede un consiglio, come posso?
Appena fai due numeri vedrai chiamano loro
La tua direzione la dà il capo quando sbava
L'arte insegue il mercato, ma non vede la strada
Io cerco le regole e dei modi per infrangerle
Sentirmi così intensamente solo mi fa piange'
Ho dei pensieri strani a lei farei del male fisico
Per farle sentire cosa ho dentro e quanto tanto mi spaventa
Oh, adesso ti impressioni? Il mio dolore è un eufemismo
Non lo sai quello che sento, però lo vorrei tantissimo
Okay, questo mondo mi fa schifo, lo allargo
Lei vive come un cyborg, io la svito, è in allarme
La vita è agire mi agito e la schivo parlando
Per risolvere i problemi che ho non serve parlarne
I rapper che sentivi mo ti fanno imbarazzo
Perché quando cresci non ti rappresentano un cazzo
Sembra più un gioco di ruolo che una realtà di fatto
Vorrei più una poco di buono che quel culo rifatto
L'industria musicale segue i quattordicenni
Certi amici se ne vanno proprio quando li cerchi
Su un pianeta di sconfitti ridono quattro vincenti
Poi sei te con quattro spicci a fare i danni all'ambiente (tu-tu-tu)
Non me ne fotte nulla dei temi di attualità
Se non decifri cosa hai dentro, non saprai cosa c'è fuori
Tu puoi fare cento dischi se non c'è la qualità
Era meglio niente
Ci odio tutti quanti non scusate i toni
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arcobalengo · 9 months
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"Spogliare la Grecia è stato uno scherzo.
Aeroporti, qualche isola, industrie zero, terre poche, risparmi privati ridicoli, demanio interessante.
Comunque la Grecia aveva un Pil inferiore alla sola provincia di Treviso.
È bastato un sol boccone.
PER L’ITALIA È DIVERSO:
Un capitale assolutamente enorme.
Secondo al mondo in quanto a risparmio privato, primo come abitazioni di proprietà, terre di valore assoluto e coste meravigliose.
Quinta potenza industriale al mondo prima dell'euro, ottava oggi.
Il Made in Italy è ancora oggi il marchio numero uno al mondo, davanti a Coca Cola.
Biodiversità superiore alla somma di tutti gli altri paesi europei.
Come capitale artistico monumentale, non ne parliamo neanche: è superiore a quello di tutto il resto del mondo.
Francia e Germania, più qualche fondo americano, cinese o arabo hanno fatto la spesa da noi a "paghi uno e prendi quattro".
Tutto il lusso e la grande distribuzione sono passati ai francesi insieme ai pozzi libici passati da Eni e Total.
Poi anche Eni è diventata a maggioranza americana.
Anche il sistema bancario è passato ai francesi insieme all'alimentare.
I tedeschi si sono presi la meccanica, e il cemento.
Gli indiani tutto l'acciaio.
I Cinesi si son presi quote di TERNA, e tutto PIRELLI agricoltura.
Se ne sono andate TIM, TELECOM, GIUGIARO, PININ FARINA, PERNIGOTTI, BUITONI, ALGIDA, GUCCI, VALENTINO, LORO PIANA, AGNESI, DUCATI, MAGNETI MARELLI, ITALCEMENTI, PARMALAT, GALBANI, LOCATELLI, INVERNIZZI, FERRETTI YACHT, KRIZIA, BULGARI, POMELLATO, BRIONI, VALENTINO, FERRE’, LA RINASCENTE, POLTRONA FRAU, EDISON, SARAS, WIND, ANSALDO, FIAT FERROVIARIA, TIBB, ALITALIA, MERLONI, CARTIERE DI FABRIANO, ..... Ma...non hanno finito.
Ci sono rimaste ancora le case e le cose degli italiani.
E I LORO RISPARMI. CIRCA 3.000 MILIARDI DI EURO.
ORA VOGLIONO QUELLI.
Ecco chi ha chiamato Mattarella e gli ha "intimato " di procedere a sbarrare la strada a chi poteva mettere a rischio la prosecuzione della spoliazione.
I fondi di investimento, i mercati, che, come ricordavo raccolgono i soldi delle mafie, tutte, grandi e piccole, dei traffici di droga, di umani, di truffe internazionali, di salvataggi bancari, del "nero" delle grandi multinazionali, siano esse del commercio, dei telefonini, della cocaina o delle armi, questi fondi di investimenti dicevo, non hanno finito.
Ora tocca alle poche industrie rimaste, ai fondi pensioni, ai conti privati, agli immobili. Ora tocca a noi.
Ecco perché non serve a nulla mediare, arretrare un po'.
Non si placheranno, l'abbiamo già visto. BISOGNA FERMARLI ORA.
Ogni generazione ha il suo Piave. Questo è il nostro."
~ Gian Micalessin, giornalista indipendente
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canesenzafissadimora · 7 months
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Tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere, potremmo essere suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi […] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti […] C’è poi la terza categoria, la categoria di quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata […] E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.
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Milan Kundera
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abr · 1 year
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"agli incroci, i veicoli a guida autonoma (AV) sfrutterebbero i propri computer di bordo per comunicare tra loro e con i semafori. Quando un numero sufficiente di AV arriva all’incrocio, la luce bianca del semaforo si attiva, indicando che questi veicoli si stanno organizzando per facilitare il traffico. A luce bianca, i veicoli guidati da persone reali non devono far altro che seguire chi hanno di fronte, muovendosi se si muove, fermandosi se si ferma.".
Sai che novità: ricorda tanto come se fa già oggi a Roma.
COSA MAI POTREBBE ANDARE STORTO?
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ma-pi-ma · 1 year
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Natale?.... Natale era quando puzzavi de fritto da na settimana prima, quando i regali andavi a falli e nun li ordinavi quattro uguali su Amazon.
Entravi dentro na casa er 24 e uscivi er 27 solo perchè dovevi annà a lavorà! Quanno trovavi un bicchiere sul tavolo e dicevi: di chi è questo?! E tutti te dicevano bevi tanto stamo tra de noi, invece adesso c'hai paura pure a beve ar bicchiere de tu fratello..
C’era la tombola, er mercante in fiera e le carte pe giocà a 31 sempre appoggiate li sur tavolo, che quanno c'avevi l’urtimo boccone in bocca dicevi “a chi stanno le carte?”
Manca pure quer parente fenomeno che quanno davi la tombola ar primo numero dice “ambo”!
Pe regalo quei carzini lo sapevi de avelli ricevuti già da Pasqua. Se faceva colazione co l’abbacchio riscardato e il pranzo col panettone, adesso se nun guardi l’etichetta de quello che te stai a magnà rischi de ammazza tu zia..
''Te li voi portà a casa du fritti che so avanzati, domani li scalli so boni!''.. “No ormai magno solo biologico te dicono”..
Quando arrivavano l’ospiti bussavano coi piedi perchè in mano c'avevano i chili de robba, adesso tra le mani c'hanno er tampone negativo ...
La tovaja era la stessa da Natale a capodanno, dentro casa c’era sempre quarcuno che ciancicava, dalle noci ar torone, adesso se rischia che invece de magnasse il torone uno se magna er cellullare..
A Santo Stefano dicevi che nun volevi niente, invece te rimagnavi sia i fritti che l’abbacchio, magari pure mozzicato da quarcuno.
Quello si che era Natale.... ❤
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teredo-navalis · 4 months
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Allora onestamente io sono sempre stata una cittadina modello: ho sempre fatto i biglietti e gli abbonamenti ogni volta che dovevo prendere il treno
PERÒ
Considerato che negli ultimi otto anni ci hanno aumentato il costo del biglietto tre volte e quello degli abbonamenti quattro, contestualmente riducendo progressivamente il numero di treni che comunque quando e SE partono portano spesso ritardi
Ammetterò
Che ci penso almeno due volte prima di fare il biglietto adesso
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sayitalianolearns · 1 year
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Again another multilingual vocabulary! This time all about numbers. Seen that Korean has two different counting ways (Sino-Korean and Korean -this latter works only to 99), I won't probably add Russian this time either (sorry Russian, but I can still easily count to 10 and I might add that in the comments). Let's start!
ENG - ITA - FRA - ESP - KOR
NUMBERS - (i) NUMERI - (les) NOMBRES - (los) NUMEROS - 민수기
0 - zero - zero - zéro - cero - 공 / 영 1 - one - uno - un - uno - 일 / 하나 2 - two - due - deux - dos - 이 / 둘 3 - three - tre - trois - tres - 삼 / 셋 4 - four - quattro - quatre - cuatro - 사 / 넷 5 - five - cinque - cinq - cinco - 오 / 다섯 6 - six - sei - six - seis - 육 / 여섯 7 - seven - sette - sept - siete - 칠 / 일곱 8 - eight - otto - huit - ocho - 팔 / 여덟 9 - nine - nove - neuf - nueve - 구 / 아홉 10 - ten - dieci - dix - diez - 십 / 열
11 - eleven - undici - onze - once - 십일 / 열하나 12 - twelve - dodici - douze - doce - 십이 / 열둘 13 - thirteen - tredici - treize - trece - 십삼 / 열셋 14 - fourteen - quattordici - quatorze - catorce - 십사 / 열넷 15 - fifteen - quindici - quinze - quince - 십오 / 열다섯 16 - sixteen - sedici - seize - dieciséis - 십육 / 열여섯 17 - seventeen - diciassette - dix-sept - diecisiete - 십칠 / 열일곱 18 - eighteen - diciotto - dix-huit - dieciocho - 십팔 / 열여덟 19 - nineteen - diciannove - dix-neuf - diecinueve - 십구 / 열아홉
20 - twenty - venti - vingt - veinte - 이십 / 스물 21 - twenty one - ventuno - vingt-et-un - veinteuno - 이십일 / 스물하나 22 - twenty two - ventidue - vingt-deux - veintedós - 이십이 / 스물둘
30 - thirty - trenta - trente - treinta - 삼십 / 서른 40 - forty - quaranta - quarante - cuarenta - 사십 / 마흔 50 - fifty - cinquanta - cinquante - cincuenta - 오십 / 쉰 60 - sixty - sessanta - soixante - sesenta - 육십 / 예순 70 - seventy - settanta - soixante-dix - setenta - 칠십 / 일흔 80 - eighty - ottanta - quatre-vingt - ochenta - 팔십 / 여든 90 - ninenty - novanta - quatre-vingt-dix - noventa - 구십 / 아흔
100 - hundred - cento - cent - cien - 백 1000 - thousand - mille - mille - mil - 천 10'000 - ten thousand - diecimila - dix-mille - diez mil - 만
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toscanoirriverente · 5 months
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Conoscere il passato, saper leggere il presente, senza cedere agli slogan. Contro i mantra degli ebrei tutti ricchi, dell’apartheid, di Gaza palestinese da sempre. Contro i silenzi e le omissioni su Hamas e sulle prospettive di pace. Un'analisi
(...)
Uno di questi mantra fa riferimento, come s’è detto, a Israele come stato in cui si pratica l’apartheid. Questo senza neppure riflettere sul fatto che non vi sono, in Israele, mezzi di trasporto o scuole o quartieri vietati agli arabi. Basti pensare che negli ultimi sette anni il numero degli studenti arabi nelle università israeliane è cresciuto del 78,5 per cento. Nel 2018 il numero di dottorandi di ricerca arabi in Israele ha raggiunto le 759 unità. Possibile poi che nessuno si sia mai accorto che vi sono diversi partiti arabi rappresentati al parlamento israeliano e che, volendo, gli arabi possono anche presentarsi – e venire eletti – tra le fila dei partiti tradizionali? Il governo precedente a quello di Netanyahu, ad esempio, aveva al suo interno il partito arabo-islamico Raam con quattro seggi. Di fatto gli arabi in Israele godono di pieni diritti politici e civili e possono assurgere a qualsiasi carica, al pari dei cittadini ebrei. In queste ore, nell’esercito israeliano, stanno combattendo per Israele cittadini arabi, drusi, beduini, ebrei, islamici, cristiani, atei.
Il secondo mantra riguarda Gaza, percepita dai più come palestinese e islamica da sempre. Le immagini che ci vengono in mente, al solo pronunciarne il nome, sono quelle dei palazzi diroccati e devastati dalle bombe (israeliane), delle rampe di lancio missilistiche di Hamas (nascoste dietro alle scuole e negli ospedali), dei tunnel fatti scavare dai bimbi (nel solo 2014 ben 160 bimbi palestinesi, secondo il Simon Wiesenthal Center, sono morti durante gli scavi). Per quanto si vada indietro con la memoria, si tende al più a ricordare la conquista ottomana del 1517. Difficilmente si pensa a quella di Napoleone del 1799 o alla presa di Mohammed Alì (non il pugile!) che porta Gaza sotto l’ala protettiva dell’Egitto. Dal 1917, quando l’Impero ottomano viene sconfitto, la storia è nota: il Mandato britannico sulla Palestina (che comprendeva gli attuali Israele, Cisgiordania e Striscia di Gaza, oltre l’attuale Regno di Giordania) dura sino al 1948. In quell’occasione – avendo i leader ebrei accettato la spartizione dell’Onu – nasce lo Stato d’Israele, mentre la Cisgiordania, a seguito della guerra araba contro il neonato Stato d’Israele, viene annessa alla Giordania e la Striscia di Gaza finisce sotto occupazione egiziana. La Lega Araba aveva infatti rifiutato il piano per la seconda spartizione (la prima era stata operata dagli inglesi nel 1921 con la creazione dello stato arabo-palestinese della Giordania) e dato avvio alla prima guerra arabo-israeliana, i cui esiti finiscono con lo sconvolgere la possibilità della nascita di uno stato palestinese accanto a uno israeliano.
Per ben 17 anni – dal 1949 fino al 1967 – Gaza rimane sotto il governo militare egiziano. Come conseguenza della guerra dei Sei giorni (1967), viene infatti occupata da Israele che ne amministra il territorio sino al 1993. A partire da quella data, grazie alla “dichiarazione di princìpi” nota come “accordi di Oslo”, la quasi totalità del territorio di Gaza e della Striscia passa sotto il controllo dell’Autorità palestinese, mentre gli insediamenti ebraici continuano a essere difesi dall’esercito d’Israele sino al 2005. Tuttavia da quel momento Israele procede allo smantellamento delle colonie ebraiche e delle basi militari israeliane, ponendo così definitivamente termine all’occupazione.
Le domande, a questo punto, sono due:
I) perché tra il 1949 e il 1967, quando Striscia di Gaza e Cisgiordania sono in mani arabe, non nasce lo Stato di Palestina?
II) perché, a partire dal 2005, dopo la fine dell’occupazione di Gaza non nasce il primo nucleo di Stato palestinese?
Viene il sospetto che la questione dell’occupazione non sia la motivazione più forte che sta alla base del protrarsi degli scontri. Ad ogni modo, in seguito alle elezioni amministrative del 2006 la Striscia di Gaza è governata da Hamas e, dal 2012, è riconosciuta dall’Onu come parte di un’entità statale semi-autonoma. Purtroppo i continui scontri lanciati contro Israele – cui Hamas continua a negare il diritto ad esistere – e le conseguenti risposte militari israeliane hanno portato la città e la regione a un evidente stato di prostrazione economica e sociale. (...)
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gregor-samsung · 1 year
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“ Invece di seguire il programma di austerità del suo predecessore Hoover, il presidente del New Deal, come ha notato Barbara Spinelli su «la Repubblica», «aumentò ancor più le spese federali. Investì enormemente sulla cultura, la scuola, la lotta alla povertà». Purtroppo, aggiunge la Spinelli, «non c’è leader in Europa che possegga, oggi, quella volontà di guardare nelle pieghe del proprio continente e correggersi. Non sapere che la storia è tragica, oggi, è privare di catarsi e l’Italia, e l’Europa». Già: addirittura una «catarsi». Ma è proprio quello che ci vorrebbe. Roosevelt, infatti, non mise solo i disoccupati a scavare buche e a riempirle, come tanto spesso si dice. Tre dei più importanti progetti della Works Progress Administration, i più singolari, innovativi e duraturi, furono quelli compresi nel cosiddetto Progetto Federale numero 1, altrimenti noto come Federal One, che sponsorizzò per la prima volta piani di lavoro per insegnanti, scrittori, artisti, musicisti e attori disoccupati. Il Federal Writers’ Project, il Federal Theatre Project e il Federal Art Project misero al lavoro per qualche anno più di ventimila knowledge workers (come li chiameremmo oggi), tra i quali c’erano Richard Wright, Ralph Ellison, Nelson Algren, Frank Yerby, Saul Bellow, John A. Lomax, Arthur Miller, Orson Welles, Sinclair Lewis, Clifford Odets, Lillian Hellman, Lee Strasberg (il fondatore del mitico Actors Studio) ed Elia Kazan. Non si trattò di elemosina: checché. Oltre a produrre opere d’arte (migliaia di manifesti, disegni, murales, sculture, pitture, incisioni...), gli artisti plastici e figurativi vennero impiegati nella formazione artistica e nella catalogazione dei beni culturali, e crearono e resero vivi anche un centinaio di community art centres e di gallerie in luoghi e regioni in cui l’arte era completamente sconosciuta. In tre anni, nella sola New York, più di dodici milioni (12.000.000!) di persone assistettero agli spettacoli teatrali incentivati dal Federal Theatre Project. Quanto al Writers’ Project, che costò ventisette milioni di dollari in quattro anni, produsse centinaia di libri e opuscoli, registrò storie di vita di migliaia di persone che non avevano voce e le classificò in raccolte etnografiche regionali, ma soprattutto, con le American Guide Series, contribuì a ridare forma all’identità nazionale degli Stati Uniti, che la Grande Depressione aveva profondamente minato, fondandola su ideali più inclusivi, democratici ed egualitari. E scusate se è poco. Tuttavia anche lì, e anche allora, non mancavano i sostenitori dell’idea che la cultura è un lusso e, soprattutto, un lusso di sinistra. Dal maggio del 1938, sotto la guida di due «illuminati statisti» come Martin Dies e J. Parnell Thomas, la Commissione della Camera contro le attività antiamericane non smise di accusare i tre progetti di essere al soldo di Mosca e non si arrese fino a quando non furono fermati. Poi, venne la guerra e molti sogni si infransero. Ma intanto, con quel solido lavoro culturale alle spalle, le fondamenta di una nuova consapevolezza di sé e di una nuova idea di futuro erano comunque gettate. E da lì, dall’idea di fondo della necessità dell’intervento statale per vivificare la cultura e modificare così la specializzazione produttiva di un Paese, partirà, già durante la guerra, un altro liberale illuminato, Vannevar Bush, consigliere di Roosevelt, per elaborare il famoso rapporto Science: the Endless Frontier, che rappresenta un po’ il manifesto della politica culturale e scientifica – e a ben vedere anche economica – che avrebbero seguito gli Stati Uniti nei successivi decenni fino a Barack Obama. “
Bruno Arpaia e Pietro Greco, La cultura si mangia, Guanda (collana Le Fenici Rosse), 2013¹ [Libro elettronico]
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couragescout · 7 months
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Stasera c’è di nuovo coca. Venerdì scorso abbiamo passato un’ora con i capi gruppo in cui ci hanno chiesto di approfondire le motivazioni per le quali quest’anno non siamo sicuri di dare disponibilità completa. È stata una riunione difficile, il nostro dire di non sapere quanto tempo avremo quest’anno a disposizione per l’essere capi branco è stato visto come paura del nostro futuro e questa cosa mi ha fatta incazzare tantissimo. Ho ribadito più volte di non aver paura di ciò che potrebbe succedere nella mia vita nei prossimi mesi, ma di essere solo preoccupata di svolgere un servizio fatto male. Essere capo branco ti richiede un botto di tempo, devi fare mille cose a settimana, devi gestire i genitori, il percorso dei bambini, le attività e organizzare tutto al meglio. E mi fa incazzare come per i capi gruppo questa cosa sembra facilissima quando poi siamo noi quelli che si vedono due volte a settimana, quando siamo noi che passiamo quattro ore e mezza a settimana con i bambini, quando siamo noi quelli che si sporcano le mani con loro, quando siamo noi quelli che vengono tempestati di chiamate dai genitori durante la settimana. Siamo noi che facciamo mille corse, non loro. Mi è stato detto che andrà bene fare servizio per il tempo che avrò, mi è stato detto che anche se saranno solo tre mesi andrà bene così, però al tempo stesso mi è stato anche detto che se io non scelgo di fare servizio la branca chiuderà. E in quel momento mi sono sentita una merda, non voglio che se io ed Akela facciamo un passo indietro allora chiuda una branca. La branca forse fondamentale per il percorso scout. Perché se non ci sono bambini, vuol dire che poi tra tre anni il numero di ragazzi al reparto sarà inferiore. Sono uscita da quella coca molto delusa, molto amareggiata. È da una settimana che mi arrovello la testa per capire cosa fare e stasera sarà il momento di dare una risposta. Io voglio fare servizio, io voglio continuare a seguire i miei nani urlanti, ma voglio anche starci bene in mezzo. E mi ritrovo nella stessa situazione dello scorso anno, inizio l’anno con l’amaro in bocca e questo un po’ mi fa incazzare. Quindi stasera saremo di nuovo seduti in cerchio a capire come fare quest’anno.
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canesenzafissadimora · 2 months
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Poiché non sappiamo quando moriremo si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile.
Però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita. Forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la luna. Forse venti...eppure tutto sembra senza limite.
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Paul Bowles, "Il tè nel deserto"
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