Tumgik
#restare ed esserci
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sono il giullare
quel che fa ridere ogni tuo commensale per paradosso, quello più serio dentro sto reame
vivo di storie realtà e pare
pare non rimanga manco più niente all'interno vuoto svuotato da gente ho dato il mio meglio a chi non l'ha apprezzato
per questo adesso sorrido di rado
inscena soltanto un sorriso forzato
sopravvissuto io mica soldato
al collo un proiettile accanto ad un tao
rincorro la morte e di che m'ha privato?
niente di fisico niente di statico m'ha dato m'ha preso in giro
m'ha reso vuoto sconnesso da loro, non più empatico automa schivo
nessuno vicino io sono il rimpiazzo
l'ultima ruota del fottuto carro
per le ragazze, non abbastanza mentre per gli amici non considerato
ho dato l'anima choosen undead, rimangono echi del mio passato
notte di caccia stasera baldoria la luna si tinge di sangue ed è rossa
morte m'hai tolto tutte le emozioni,
i sentimenti in piccole dosi
m'alleno soltanto per reggere i colpi
sul palco m'applaudono cazzo mi frega?
di voi nessuno ne vale la pena
tanto stare bene è una messa in scena
meglio il mio vuoto a una vita di merda
lotto le mie scelte tu chiamami Tenma
(m'appendo pe il collo e la corda si spezza)
riuscissi a pensare meno
sarei più tranquillo adesso
niente è come vorremmo ma ricorda che il game over è per tutti lo stesso
spesso le ombre che vedo e le voci che sento,
suggeriscono cose che è meglio non penso
sono Joel ma senza Ellie al collo tengo dei proiettili
provo qualcosa solo se fa male mi butto sul fondo, raggiunti i vertici (l'abisso)
Schopenhauer aveva ragione la vita è dolore e chi muore è felice
l'ho detto se muoio ritorno da morto rimango immortale come una fenice
coi fiori del male dati da Baudelaire
parlo a Zarathustra me l'ha detto Nietzsche
assorbo di tutto come un buco nero
assorto in pensieri tra siga su un letto tu chiamami Zeno
valgo di meno ma ne vado fiero ricorda che sono si il numero 0
l'amato da tutti che piace a nessuno
morirò solo:
piangendo al buio non chiedendo aiuto,
t'avrei voluto soltanto vicino
è vero gli altri ti danno di più ma in fondo nessuno t'ha mai capito
ricordi dicevo ti metterò in piedi, che sarei stato solo un trampolino
mi tieni accanto ma per egoismo
più mi avvicino più sono respinto
riesci a sentirlo all'interno il delirio
ogni cazzo di urlo si dietro un respiro
sono di passaggio non volevo crederci
avrei voluto, soltanto esserci
come la canzone, non posso perderti
io t'amo ancora ma tu non riesci
giacche di jeans messaggi in cassetti
oggi è 26 e sto ancora ad attenderti
io patetico e banale ho sprecato certe chance
l'amore di una vita ora chi me lo ridà?
su una strada in salita come verso casa tua
scelto di restare in vita senza te che senso ha?
riuscissi a pensare meno
sarei più tranquillo adesso
niente è come vorremmo ma ricorda che il game over alla fine è per tutti lo stesso
spesso le ombre che vedo e le voci che sento,
suggeriscono cose che è meglio non penso
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ekfylismenipsychi25 · 4 months
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Mi sono chiesto più volte quale fosse il senso della vità. È un concetto che mi ha sempre affascinato. Lo esploro perdendomi nei miei pensieri, attraverso la filosofia e con spunti scentifici, e per certi versi anche con un senso di spiritualità, per quanto non creda in nessuna religione. A darmi spunto lo sono stati persino anime, manga e videogiochi. Ciò che non ho mai fatto è stato invece cercare quale fosse il senso della mia di vita. Sinceramente arrivato a 21 anni non sono riuscito ancora a trovare una sola ragione per cui meriterei di restare al mondo. Sono lontano dalle persone. Fisicamente ed emotivamente. Ne ho paura e non mi fido, per quanto abbia finto di essere amichevole in contesti in cui ero obbligato. Mi piace stare da solo. Eppure, dentro di me, non desiderò altro che sentire il calore del prossimo, di esserci in sintonia. Nonostante negli ambienti che frequento ci siano circoli virtuosi io non sono comunque mai riuscito ad integrarmici. Colpa, forse, del mio essere gravemente in ritardo con gli studi.Colpa del aver trovato ,forse, amici , dopo essere stato tradito dal mio precedente gruppo, solo in 4 superiore. Sono persone con cui riesco a relazionarmi un po' più facilmente solo perché abbiamo in comune l'essere delusi dalla vita ed il sentirci costantemente estraniati e dissociati dalla realtà. E questo in realtà impedisce un vero e sano rapporto tra di noi. Colpa forse della mia incapacità di relazionarmi ad una ragazza, se è già difficile per me in generale relazionarmi alle persone, con loro posso dire di non essere mai stato apprezzato e neanche lontanamente piaciuto per qualcosa che non fosse una superficiale amicizia. Non ho mai baciato nessuna. Non ho mai ricevuto un abbraccio che non fosse per saluto. Anzi sono stato pure sfruttato, per compiti e problemi a scuola o come valvola di sfogo. O semplicemente come fenomeno da baraccone di cui ridacchiare o a cui fare scherzi. Colpa forse del lutto per mia madre, che mi ha lasciato una ferita indelebile, anche se ha avuto anche lei responsabilità nell'avermi reso ciò che sono finché è stata in vita. Ma è la persona che mi ha voluto più bene e sento ogni giorno della mia vita la sua mancanza. Forse non è colpa di nessuno e di niente, sono semplicemente io così. L'essere ADHD mi ha sicuramente reso strano agli occhi dei miei coetanei quando ero più piccolo, e sarà stato per questo che sono stato bullizato fisicamente e psicologicamente alle medie, oltre ad essere completamente incapace di difendermi su tutti i fronti. Perché la verità è che io non mi sono mai espresso per davvero. Non ho mai capito cosa davvero mi piacesse e mi piaccia. Non esiste nulla per cui mi trasferirei di città, farei chilometri o mi sveglierei un'ora prima la mattina.
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fame-di-vivere · 1 year
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Starmi accanto è la cosa più difficile del mondo
è come avere in testa sempre lo stesso trambusto, i miei pensieri che si muovono, si agitano, mi agitano, mi fan tremare le mani e scalciano fino a rovinare tutto, è chiedersi "chissà che cosa sta pensando" e avere il sospetto di non saperlo mai per certo. Starmi accanto significa superare i limiti che metto nonostante i brividi per non essere ferita per tutte le volte che avere i brividi ha significato ritrovarmi piena di lividi, significa esserci quando ne ho bisogno ma per davvero, se no non mi stai accanto: sei come gli altri. Stare con me è la cosa più difficile del mondo, credi che non lo sappia? Guarda che ci sto io con me tutto il giorno, me ne accorgo di quanto sono lunatica e di quanto una parola possa spostarmi la luna, di quanto sono emotiva e un sorriso può farmi tremare la schiena, di quanto a volte divento così tanto arrabbiata che prenderei a pugni tutto quanto e dovrei farlo così mi sentirei meglio, e invece non lo faccio fino a che non scoppio, ed è peggio perché quando scoppio poi incasino tutto, credi che non me ne accorga? Stare con me è più difficile dei miei sorrisi messi li per caso e delle battute improvvisate e degli sguardi nel vuoto che ti trovano alla fine del tavolo, più difficile di quello che sembro, intendo dietro ogni sorriso un mare di pianto, dietro ogni scelta qualcuno che è rimasto insoddisfatto, dietro ad ogni abbraccio centomila che avrei voluto e non ho mai potuto avere , e dietro ogni soluzione un problema grande come il sole. Vorrei essere quello che sembro e invece c'è la luna dietro al sole la parte oscura che nessuno vuole vedere. stare con me significa accettarlo, mettersi a sedere ed ascoltarmi parlare ore ed ore fino a che non i viene voglia di baciarti perché sei riuscito a restare. Stare con me è un casino e se te ne vai ti capisco e ti perdono ,ma se non te ne vai ,se decidi di restare di andare a fondo, se decidi di sentire le cose che sento di farti trascinare, non sarà facile ma speciale.
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anomaliahh · 1 year
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🇮🇹┆Slipping Words {ꜰʟᴜꜰꜰ}
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▹ 𝐩𝐚𝐢𝐫𝐢𝐧𝐠: Peter (YB) x Fem!Reader
▹ 𝐡𝐞𝐚𝐝𝐞𝐫 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐢𝐭: angeliovv on Twitter
▹ 𝐬𝐭𝐲𝐥𝐞: one-shot
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Pensavi che tu e Peter non vi sareste più visti dopo quella volta che ti aveva riaccompagnato a casa, dopotutto vi eravate incontrati per puro caso nello stesso negozio di fiori. Non gli avevi chiesto neanche il numero e sapevi a malapena il suo nome, tuttavia contro ogni tua aspettativa lui diventò pian piano sempre più presente nella tua vita, nonché una delle persone più importanti per te.
Iniziaste a prendere più confidenza grazie a tutte le volte che ti veniva a trovare nel locale in cui lavoravi. Inizialmente solo come cliente, poi come un amico che ti aiutava a passare meglio le giornate dietro il bancone. Ti aveva dimostrato di saper esserci sempre per te: da quando uscivi da lavoro così nervosa o stressata che avresti solo voluto chiuderti in casa per mesi, a quando ti eri ammalata per giorni. Non gli importava se nei momenti di rabbia tu lo respingessi o lo cacciassi via, lui restava, e sapeva sempre cosa dire o fare per farti stare meglio. Gli eri grata per tutto quello che aveva fatto per te e per tutte le volte che ti aveva fatto tornare il sorriso.
Era, appunto, una delle persone più importanti per te, uno dei tuoi più cari amici e certe volte era completamente imprevedibile... come quel giorno che sconvolse la tua vita per sempre.
Era una mattina meravigliosa, ti eri alzata con un cielo terso come non avevi mai visto e un sole caldo. Soffiava solo un po' di vento che contribuiva a non far diventare il calore insopportabile, insomma, era una giornata perfetta. Andasti a lavoro più serena del solito, complice anche il bel tempo con cui ti eri svegliata. Eri sicura che niente e nessuno potesse rovinare quella giornata, ed infatti andò così... fino alla sera. Il tuo turno lavorativo era finito, ma fuori diluviava e non accennava a smettere.
Non sapevi esattamente quando avesse iniziato a piovere, né come fosse potuto accadere vista la bella giornata che era, ma ecco che eri bloccata nel bar, da sola -visto che oggi toccava a te restare a pulire e il resto dello staff se n'era andato da un pezzo-, stanca e senza un ombrello o un cappotto a disposizione.
《Fantastico...》
Mormorasti esasperata mentre ti lasciavi cadere su una delle sedie di un tavolo, lo sguardo rivolto fuori dalla vetrata accanto a te. La pioggia era così forte e fitta che non si riusciva a vedere ad un palmo dal naso.
Di solito trovavi rilassante il rumore della pioggia, ma non se erano le nove e mezza di sera e il tuo unico modo per tornare a casa era camminare. Vedendo com'era il tempo sapevi che avresti dovuto aspettare ancora chissà quante ore prima che si calmasse un po' e ti lasciasse tornare a casa senza farti diventare una spugna satura d'acqua.
Restasti a fissare il vuoto fuori dalla finestra con aria annoiata per qualche minuto, immersa nei tuoi pensieri e imprecando silenziosamente tra te e te, quando ad un tratto il suono di una notifica ti risvegliò.
Tirasti fuori il cellulare dalla tasca della divisa ed ecco che, vedendo il mittente di quel messaggio, un piccolo sorriso ti sorse spontaneo sul volto. Era Peter. Oggi non l'avevi visto al locale, non era venuto, probabilmente era impegnato, ma bastò quel semplice messaggio a scacciare tutti i brutti pensieri che avevi.
Forse... ti era mancato?
- - -
"Hey (t/n)! Com'è andata a lavoro? Scusami se oggi non mi sono fatto vedere, ti ho scritto appena ho potuto, mi farò perdonare la prossima volta!"
"Peter, tranquillo, figurati! Non sei obbligato a venire sempre, lo sai"
"Comunque... a lavoro è andata bene... peccato che adesso sono bloccata qui"
"In che senso bloccata lì?! È successo qualcosa?"
"No, niente di che, ma fuori sta diluviando e non ho né un ombrello né un giacchetto, quindi devo aspettare che il tempo migliori per andarmene"
- - -
La conversazione finì lì, contro tutte le tue aspettative, perché Peter visualizzò soltanto il messaggio senza rispondere più. Era strano da parte sua, lui ti rispondeva sempre, anche ai messaggi che potevano sembrare auto-conclusivi o anche se doveva rispondere solo un semplice "okay". Era sempre lui ad avere l'ultima parola -e spesso anche la prima- nelle vostre conversazioni, quindi doveva essere veramente molto impegnato quel giorno per averti lasciato senza una risposta. Speravi di poter passare il tempo a parlare con lui, infatti anche per questo eri rimasta particolarmente delusa quando non ti aveva più risposto, ma a quanto pare non era giornata. Il destino aveva deciso che dovevi annoiarti e basta.
Infatti così accadde, per una buona mezz'ora facesti zapping fra Instagram, Youtube e TikTok, in un ciclo apparentemente infinito, senza trovare niente che riuscisse a stuzzicare i tuoi interessi o a farti divertire.
Poi, ad un tratto, il suono delle campanelle della porta del locale ti fece sobbalzare. Ti voltasti di scatto verso l'entrata, domandandoti chi potesse essere in giro a quest'ora.
《Siamo chiu-》
Ti bloccasti appena incrociasti lo sguardo con la persona che era entrata. Quasi stentavi a crederci.
《P-Peter?!》
Era appena entrata l'ultima persona che ti saresti aspettata di vedere in quel momento, ma sicuramente l'unica che avresti voluto davvero vedere. Ti alzasti e ti precipitasti subito da lui. Ansimava, aveva il fiato corto, probabilmente aveva corso fin lì, aveva un solo grande ombrello ma il suo giacchetto era comunque un po' bagnato a causa della forte pioggia. Per non parlare poi delle sue scarpe e dell'orlo dei suoi pantaloni, erano completamente zuppi.
《Hai corso fin qui? S-Sei impazzito?!》
Lui ignorò le tue domande ridacchiando, per poi passarti l'ombrello, ora chiuso.
《Avresti fatto troppo tardi ed è pericoloso uscire da soli di notte...!》
Lo guardasti, un po' spiazzata. Nessuno si era mai preoccupato per te come lo faceva lui. Neppure tu stessa avevi pensato a quanto poteva essere pericoloso camminare da soli in quelle strade a tarda notte, eri troppo stanca per pensarci e volevi solo tornare a casa. Ma lui era corso fino a lì, sotto la pioggia, solo per quello.
Solo per te.
《Oh e s-scusa, nella fretta ho preso un solo ombrello...》
Sorrise un po' imbarazzato. Senza pensarci due volte ti fiondasti fra le sue braccia, stringendolo forte. Questa volta fu lui a rimanere spiazzato.
《Sono felice di vederti...》
Mormorasti con il viso nascosto nel suo cappotto. Lui esitò qualche attimo ma poi posò la sua mano libera sulla tua testa, accarezzandoti dolcemente i capelli.
《A-Anch'io, e sono felice che stai bene...》
Alzasti lo sguardo verso di lui scoprendolo a sorridere e con le guance un po' rosse, non sapevi se per il freddo o se per l'imbarazzo, ma eri più propensa per la seconda.
Era sempre stato così lui: anche solo un tuo piccolo gesto innocente poteva farlo arrossire facilmente, non importava da quanto tempo vi conoscevate.
《Dai, prendi l'ombrello e... ah, aspetta, prima mettiti questo!》
Disse mentre già iniziava a togliersi il suo giacchetto.
《Cosa? No no hey aspetta-! E tu come fai scusa?!》
Le tue proteste furono completamente inutili, non volle sentire ragioni e in un attimo ti ritrovasti dentro il suo cappotto grande il doppio di te.
《Sei uno stupido...》
Ti arrendesti, con un dolce sorriso sulle labbra. Lui ridacchiò.
Era da qualche minuto che vi eravate incamminati sotto la pioggia battente. Dopo qualche tentativo avevate appurato che l'ombrello doveva tenerlo Peter essendo il più alto, anche se stava così attento a non farti bagnare che praticamente restava mezzo fuori dall'ombrello. Nonostante si stesse bagnando tutti i vestiti sembrava felice.
Ad un certo punto non sapevate più di cosa parlare e calò il silenzio, interrotto solo dal rumore delle gocce di pioggia che si schiantavano come microscopici missili sull'ombrello e sull'asfalto. Tutto intorno non si vedeva passare né un'ombra né una macchina, l'atmosfera era quasi inquietante. Sembrava che foste i soli sulla Terra. Proprio quel pensiero ti fece spostare lo sguardo su Peter, eri davvero grata che fosse venuto quella sera, che fosse lì al tuo fianco.
Eri grata di averlo incontrato.
Ma ecco che, pochi secondi dopo, anche lui ti guardò con la coda dell'occhio. Appena si accorse che lo stavi guardando anche tu arrossì di botto e riportò subito lo sguardo sulla strada davanti a voi con un mezzo sorriso imbarazzato. Ridacchiasti a quella reazione, lo trovavi adorabile.
《Grazie Peter, sei sempre così carino e gentile con me...》
Mormorasti portando lo sguardo sulle tue scarpe umide. Non c'erano parole che potevano esprimere a pieno quanto significasse davvero tutto quello che faceva per te.
《Beh, perché ti amo...》
Farfugliò in un sussurro, con un'espressione sognante.
Tre semplici parole che furono come uno squarcio tra le nubi per te. Il tuo cuore iniziò gradualmente ad aumentare i battiti. Non eri neanche sicura di aver sentito bene o di esserti immaginata tutto, ma di una cosa eri certa: speravi fosse tutto vero.
《Come...?》
Facesti finta di non aver sentito, riportando lo sguardo su di lui.
《C-Cosa? N-No, niente, dicevo... perché... p-perché mi fa piacere, heh...》
Borbottò nervoso ed impacciato, probabilmente essendosi reso conto solo in quel momento di cosa aveva detto prima.
Era tutto vero, lo sapevi bene, e adesso era chiaro anche a te quello che provavi. Prima avevi pensato che non ci fossero parole adatte per esprimere quanto lui e quello che aveva fatto significassero per te, invece c'erano eccome, e lui le aveva trovate subito. Ti sentisti una stupida per non averlo capito e detto prima.
Un largo e luminoso sorriso si formò sul tuo volto.
《...Ti amo anch'io, Peter~!》
Lui si bloccò, girandosi di scatto verso di te, incredulo. Gli occhi sbarrati ma pieni di luce e speranza.
《D-Davvero...?!》
Ridacchiasti per la sua faccia, annuendo.
《Sì!》
Eri al settimo cielo, proprio come lui.
Poi successe tutto in un attimo.
Peter buttò al vento -letteralmente- tutti i suoi sforzi per tenerti al caldo e non farti bagnare, lasciando cadere a terra l'ombrello che rotolò lontano. Però lo fece soltanto per poterti stringere fra le sue braccia, sollevare leggermente da terra e baciarti, con tanta dolcezza quanta passione.
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lanavetro · 2 years
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Che cosa conta mi chiedi. Io ti avrei risposto che la cosa più importante è esserci. Non sempre, ma almeno qualche volta, quando serve sul serio. Quando ci fu quella storia della Turchia, ci chiedemmo a che punto stavamo e ci dicemmo che avremmo dovuto capirlo quando saremmo stati vicini. Io non sono mai stato lontano veramente, eppure sembrava sempre impossibile raggiungere te anche ora che sono qui. Adesso però l'ho capito, noi siamo separati come increspature su una costa vuota. Ed ho capito anche questo: io non sono mai stato veramente così tanto importante per te. Mi dispiace aver perso così tanto tempo, aver perso così tanto di me. Se avessi lasciato andare tutto prima, forse, mi sarei risparmiato tanto male che ho fatto e che mi sono fatto. Perché su una cosa avevi ragione, io non sono più come mi hai lasciato. E' contro la mia idea di restare in me, quindi, chi vuoi che io sia?
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etomniauanitas · 1 year
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Demorfologizzazioni
"Demorfologizzazione" (sost.): In linguistica, processo per il quale i morfemi, nel corso della loro evoluzione a causa della grammaticalizzazione, arrivano a perdere il proprio significato."
"Recuperabile". Suffisso vano, fastidiosissimo - come d'altronde la maggior parte degli escamotage della lingua mediante i quali esprimere possibilità ed incertezza, che stemperano, distorcono, pervertono il significato di parole altrimenti chiarissime, conferendo loro quelle angosciosissime ambiguità ed indeterminatezza - nel quale è celata, per una grandissima parte, la drammaticità della condizione nella quale verso: la onerosissima consapevolezza di una potenzialità che però, per quanto possa impegnarmi, per quanto tenacemente possa tentare ogni cosa affinché le circostanze cambino, mai raggiunge l'atto, l'insopportabile coscienza che, in qualche modo, potrei stare meglio, potrei essere meglio - ma, nella realtà dei fatti, né la mia condizione di salute migliora, né porto avanti alcun percorso di crescita, immobilizzata come sono nella cogenza di dover impiegare ogni energia per la mera sopravvivenza.
"Recuperabile" - eppure non ancora, dopo quasi dieci anni di dolorosissimo e sempre più intollerabile sequestro, "recuperata". Ed in effetti "recuperata" è un passivo, fatto che implica che dovrebbe esserci qualcun altro a compiere l'azione di recuperarmi - ma né posso contare su coloro che non sono al corrente della mia condizione, perché neanche possono immaginare che cosa realmente celo dietro questa cronica "stanchezza", né su coloro che invece lo sono, che, cosci appunto di queste mie potenzialità, sempre più coinvolti nelle vicessitudini della propria vita, della propria vita senza me, raramente distolgono l'attenzione da queste ultime per dedicarmi qualche momento di supporto: perché impiegare, sprecare del prezioso tempo, per star dietro ad una persona che tanto, in qualche modo, "ce la fa"? Poco importa se questo "modo" sottenda, in realtà, sforzi che, per quanto enormissimi, saranno destinati, a fronte proprio di queste stesse recuperabilità, potenzialità, a restare sempre e a chiunque irriconosciuti.
(The perks of being high functioning)
Sono una responsabilità che, paradossalmente, nessuno vuole assumersi perché riesce ad essere, nello stesso tempo, troppo grande e troppo piccola: troppo gravoso starmi costantemente accanto, troppo ridotta la rilevanza e la pervasità dei problemi dei quali soffro affinché possa attivarsi il senso del dovere di qualcuno.
Detesto il suffisso "-bile", come mi infastidiscono i condizionali, disprezzo il verbo "potere" ed ogni espressione che indica potenzialità; sentitamente rimpiango i gerundivi, crucciandomi ogni giorno per la loro demorfologizzazione.
"La mia vita è purtroppo fatta al congiuntivo: fa', o mio Dio, ch'io abbia una forza indicativa!"
(Søren Kierkegaard, "Diario", 1 ottobre 1837)
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vuoti-mai-colmati · 1 year
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Sai, stavo guardando Mare fuori 3, parla di amicizia, di quella vera, come quella tra Carmine e Filippo… e ti ho pensata. Nonostante tutto questo tempo, ti ho pensata e ho pianto. Ho pensato al bene che ti ho voluto, che in certi giorni, ancora mi fa male. Mi fa male perché avrei fatto di tutto per esserci, per proteggerti, eppure non è bastato. Tutto il bene che avevo, non è bastato. E lo so che non è colpa mia, che non avrei potuto fare di più, perché hai scelto tu di allontanarti ed io non potevo trattenerti a restare, ma voglio che tu sappia che anche se il tuo allontanarti mi ha fatto tanto male, e in certi giorni, come oggi, ancora me ne fa, ti ho perdonata… ti ho perdonata per essere andata via, senza avermi dato una spiegazione… ti ho perdonata perché nonostante il dolore che mi hai lasciato, il bene che ti ho voluto e che ancora ti voglio, è più forte. Non sono più nella tua vita e per me va bene così, se era quello che volevi. Ma voglio che tu sappia, che voglio la tua felicità, voglio che tu sia felice, questa cosa non è mai cambiata e mai cambierà per me. Spero che tutti i tuoi sogni si realizzino e spero che tu possa brillare sempre e comunque. Nonostante tutto, tua, C. 🐿️🐼
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nonhovogliadiniente · 10 months
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E che a volte mi viene voglia di mollare il lavoro e trovare di meglio per me.
Ma poi penso che :
non avrò più una M. che sa che ho caldissimo, mi carica il ventilatore e appena ricaricato me lo porta.
non avrò più una L. con la quale basta uno sguardo per capirci e scoppiare a ridere.
non avrò più una G. che mi conserva il mio cornetto preferito ogni volta. E tanto altro ancora.
non avrò più una S. che mi ha fatto capire il modo per distinguere la persona lavorativa da quella personale.
non avrò più una M.F. con cui battibeccare.
non avrò più un G.G. che sa consigliarmi ed esserci, che sa capirmi.
non avrò più un D. con la quale scherzare e ridere di ogni cosa o fare un discorso serio.
non avrò più un M.M. da chiamare fino allo sfinimento solo per infastidirlo e viceversa.
non avrò più un R. che mi chiama Natasha e mi vuole bene come una figlia.
ma soprattutto non avrò più una C. , colei che mi ha insegnato tutto con tanta pazienza anche quando non riuscivo a capire le cose. Colei che è stata sempre presente , mi ha sempre ascoltata e dato consigli. Colei che appena entra quella porta deve salutarmi altrimenti non inizia bene la giornata e viceversa. Potrei parlare di C all’infinito ma resterebbe sempre tutto molto riduttivo per quello che è realmente. Da grande voglio essere come lei.
Ditemi voi, con quale coraggio si fa a lasciare tutto questo? Vale la pena restare lì? Assolutamente si, loro valgono la pena. Perche dopo tanto tempo mi sono sentita a casa pur essendo in un ambiente lavorativo. Mi hanno insegnato tutto e continuano a farlo giorno dopo giorno ed io gli sono eternamente grata !
A volte mi viene voglia di mollare tutto ma C. mi ha insegnato che non si molla.
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mancino · 11 months
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Un giorno incontrerai qualcuno e sarai l’unica ragione che lo spingerà a restare.
Un giorno, sarai la parte migliore della vita di qualcuno. Sarai la ragione per cui crederà di nuovo nel valore della vita e dell’amore. Sarai la ragione per cui guarderà la vita da una nuova lente, da una prospettiva completamente diversa.
Un giorno incontrerai qualcuno e sarai l’unica ragione che lo spingerà a restare.
Sarai la sua motivazione per perseguire la grandezza e il successo nella vita. Sarai la ragione per cui lei affronterà ogni nuovo giorno con un sorriso. Brillerà di luce, perché sarai riuscito a scacciare tutta l’oscurità che era presente nella sua vita, per ricominciare.
Tu sei quello che lei ha scelto per amare, quella parte che nemmeno lei riusciva ad amare, e per questo diventerà una persona completamente diversa, una persona migliore.
Un giorno, finirai per essere l’unica persona che lei avrà sempre aspettato nella vita. Sarai ciò che ha sempre desiderato. Ai suoi occhi sarai la perfezione, tutto ciò che di bello possa esserci, sarai l’unica persona per la quale ne sarà valsa la pena.
Sarai l’intero universo, racchiuso in un solo sguardo, farà di tutto per tenerti nella sua vita, perchè la vita senza di te non sarà la stessa. Il pensiero di perderti sarebbe troppo devastante.
Un giorno, entrerai nella vita di una persona e guarirai da tutto ciò che hai dovuto affrontare. Prendi il suo cuore, tienilo stretto, abbine cura. Tu sei colui che riuscirà a farlo ridere anche quando non sarà dell’umore adatto per sorridere. Sarai in grado di dargli il calore che è mancato nella sua vita per molto tempo.
Tu sarai quello che le farà vivere una giornata senza provare dolore, o delusione. Sarai colui che le insegnerà su cosa significa amare ed essere di nuovo vulnerabile.
Un giorno, entrerai nella vita di qualcuno e ne disegnerai il tuo futuro migliore. Incontrerai qualcuno e saprà come ci si sente a provare una vera paura, la paura di perderti. Incontrerai qualcuno che vorrà proteggerti da tutto, perché tu sarai tutto ciò di cui hanno veramente bisogno nella vita.
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romyy999 · 2 years
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Lei è stanca, stanca fisicamente e psicologicamente.
Lei è stanca di dover essere sempre calpestata dagli altri ed essere ricordata solo quando serve qualcosa.
Lei è stanca di dover piangere in silenzio, di nascosto.
Lei è stanca di doversi sentire sempre, costantemente, in ogni situazione, in ogni momento inferiore, non abbastanza, non all'altezza.
Lei è stanca di dover esserci sempre per gli altri e per risolvere ogni loro minimo problema ritrovandosi da sola ad affrontare i suoi.
Lei è stanca di dover restare zitta, per non ferire, per non offendere, per non denigrare gli altri e subire tutto.
Lei è stanca del male, dell'insensibilitá, dell'indifferenza, dell'odio, della cattiveria, della mancanza di empatia che c'è nel mondo.
Lei è stanca di vivere in una società dove non fa che essere lodata la bellezza fisica e nessuno si interessa alla vera bellezza, quella dell'anima.
Lei è stanca di dover crollare, di nuovo, perdendo altri pezzi di se stessa, del suo cuore che nessuno potrà mai ridarle indietro.
Lei è stanca di fidarsi sempre delle persone sbagliate e vederle frantumare il suo amore in una frazione di secondo, con una tale cattiveria e una tale facilità.
Lei è stanca di non sentirsi amata, nemmeno dalle persone a lei più care e vicine.
Lei è stanca di avere paura di stare in mezzo agli altri, di doversi ripetere che andrà tutto bene, che può farcela a stare lì, lottando contro l'impulso di scappare via, a casa, nel buio della sua stanza.
Lei è stanca, è semplicemente stanca di una vita che non fa altro che farla a pezzi ogni volta che ha finalmente, dopo tanti sacrifici, dopo tanti sforzi, dopo tanto coraggio, dopo tanta determinazione, raggiunto la sua di felicità, la sua di pace, la sua di tranquillità.
Lei è stanca, stanca, stanca e vorrebbe urlarlo al mondo ma non esce un fiato dalla sua bocca perché anche se così fosse, chi la ascolterebbe mai?
Lei è stanca e lei sono io.
- romyy999
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Non lo so perché continuo a scrivere di qualcosa che mi fa così male, ma ne sento il bisogno. Sento il bisogno di ricordarmi ancora di te, mamma, perché la mia paura ora è di dimenticarmi la tua voce, il tuo odore, i tuoi occhi. La mia paura è di scordarmi il tuo sorriso e come la tua presenza mi faceva stare bene, mamma.La mia paura è di scordarmi di te e basta, e come faccio io a vivere senza la mia metà? Colei che mi faceva vivere, che mi trasmetteva il bene che probabilmente io non ho mai compreso appieno.E dove sei, ora?Stai meglio?Sarà che mi sento un’egoista a dire che ho bisogno di te qui, che avrei voluto che tu non te ne andassi mai da me, perché è da egoisti desiderare che una madre che soffre tanto continui a vivere solo per averla accanto a sé.Ma mamma, come faccio a lasciarti andare via?Come faccio a lasciare andare via te?Te che eri e sei la mia vita.Ma devo, vero?Devo lasciarti andare, devo accettare che tu te ne sia andata e che non ti vedrò più, che non vedrò più il tuo volto, i tuoi occhi verdi,che non vedrò più il tuo sorriso, così raro nell’ultimo periodo… e la tua risata? Quanto mi mancherà la tua risata? E le tue lacrime, mamma? Quanto mancherai tu oggi? E domani? E dopodomani?Mancherai sempre, incessantemente.Lo so, lo sapevi anche tu.Ma ti sei lasciata andare, mi hai lasciato andare.Perché, mamma?Potevi restare con me un altro po’? Lo sapevi che avevo bisogno di te? Che senza te io non sarei qui?Perché era la tua presenza ad aiutarmi, ma come potevo combattere la tua di guerra?Come potevo quando mi avevi praticamente fatto capire che eri stanca, che non volevi più farti forza. D’altronde, perché dovevi? Per chi dovevi combattere, mamma? Per te stessa non combattevi più e io non mi sento abbastanza neanche per te, ora. Ed è da egoisti dire una cosa del genere, mi dicono tutti che tu sei arrivata fino a questo punto solo per me, ma perché non sei rimasta un altro anno con me, mamma? Un altro e poi un altro ancora, fino a essere con me sempre mamma.E non ci sei, non ci sei più.E vorrei, vorrei credere a tutte le persone che mi dicono che sei qui con me, che non te ne andrai, che vivi in me. Ma come faccio? Io non ti sento qui, io vorrei sentirti qui, sentire la tua fottuta presenza che però non c’è. Dove sei, mamma?Torni? Torni e mi abbracci, mi stringi, mi guardi?Torni e capisci chi sono, che ti amo, che non voglio perderti?Torni e mi dici per l’ultima volta che mi vuoi bene? Che ci sarai sempre per me? Che non te ne andrai?lTorni, mamma?Torni e non mi lasci più sola?Perché è di te che ho bisogno ora, mamma. Resta con me, per favore.Resta con me anche se ad esserci, non ci sei più.Resta con me e non andartene, non andartene mai.Per favore.Ho bisogno di te,ho bisogno della mia metà.Mi manchi mamma,E cosa farò domani?E cosa farò dopodomani?Come vivrò, senza te?Come?Resta con me.
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allecram-me · 2 years
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Prospettiva di notte, #42
Non ho mai pensato al (mio) suicidio. Non è questa la mia malattia. Conosco l’esperienza del sentire giù nelle viscere il bisogno di non esserci più, a volte di non esserci mai stata, ma non ho mai giocato con l’idea di essere l’agente di quella fine e di crearla per me stessa. Non mi è facile capirne il perché e, soprattutto adesso, mi sembra estremamente importante arrivare ad impararlo.
Credo che la morte annunciata di Valerio abbia preparato la strada all’accettazione di quella inaspettata di mio padre. Credo che questo anno di freddo e di ferro mi abbia costretto ad incontrare lati di me insospettati, e molti di questi tasselli spingono alla realizzazione più assurda: posso vivere, e in qualche modo lo voglio. Conservo una sottile ambivalenza per quasi ogni cosa. Il sentimento prevalente, forse, è soltanto una scelta, che posso sempre cambiare, se lo voglio. È un gesto implicito che crea il mondo.
Dall’altro lato della storia, questa scelta al limite del subliminale mi porta oggi a godermi la dolcezza e la solitudine di questa sera d’estate. Le luci soffuse, con le finestre spalancate. Musica leggera, rassegnazione gentile e piccolo controllo. La pace dei palazzi attorno, un pipistrello che volteggia nel cielo scuro. La consapevolezza di quello che ho perduto per starmene in questo momento ed in questo luogo, ancora inerme, ma, proprio in questa scelta, mia. Appartenermi proprio nelle sensazioni di nostalgia, angoscia per domani, conforto e certezza di esistere. Restare sveglia un altro po’ di notte, o tutta la notte: prendere il controllo di tutto lo spazio, nei confini che mi contengono, nei limiti che inesorabilmente accetto, e fanno il mio nome.
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chiaema · 1 year
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Quando scegli di condividere davvero la tua vita con qualcuno, non puoi più cambiare strada. Devi esserci, nonostante tutto. Devi stringere i denti, mandare giù bocconi amari, perchè non si parla più solo di tu ed io ma di un noi, in tutto e per tutto.
E lo stiamo capendo. Per quanto la situazione possa essere dura, critica o insidiosa, non possiamo mollare la presa e lasciare che tutto vada come deve andare. Dobbiamo lottare, dobbiamo resistere, dobbiamo restare.
Restare. Perchè si diventa grandi, si diventa responsabili, si diventa parte di un tutt’uno che è difficile da dividere. Non esistono più le ragazzate, i dispetti, il rinfacciarsi le cose. Si gioca insieme, si vince insieme, si cade insieme.
E se c’è una cosa che ho imparato in tutti questi anni, è che noi due insieme, siamo una squadra vincente.
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labrunilde · 2 years
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Rilassata. Esserci. Riflettere. Sapere quello che può stare nella nostra vita ed, ahimè, essere consapevoli di quello che invece non ha il diritto di restare. 😙
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luigifurone · 23 days
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40. (L'orizzonte)
Wedler entra nella sala del trono. Le gambe faticano a sostenerlo, ma nel suo portamento c’è tutta la pratica della nobiltà. E poi è un principe. Il trono e il baldacchino, col tendaggio chiuso sul davanti,  appaiono lontani, in tutto il loro splendore. Ora Wedler saprà. Quel re un po’ strano che lo aspetta non sa che farsene della stirpe, dell’oro. Darà sua figlia e il regno a chi troverà qualcosa. E ancora non si sa che.
Il re si chiama Yom. Anche se tutti sanno che è lui che comanda, è un personaggio leggendario. Nessuno può dire di averlo visto, ma tutti ne sperimentano la potenza. Chi si ribella viene punito. E nessuno è mai riuscito a sfuggire dai confini del regno. Di lui si dice che è giusto. Ma non tutti lo considerano tale. Non esce mai da quel baldacchino, almeno alla vista di qualche suddito.
Wedler ora è lì, a cinque passi, come prevede il cerimoniale. È tra i pochi ad esserci arrivato. Ha già superato molte prove, alcune con forza, altre con fortuna. Ora si inchina e fa la sua richiesta. Con tono alto. Il tendaggio che copre il trono non si muove, non arriva voce. Poi Wedler quasi per caso si accorge di un foglio stropicciato per terra, accanto ai suoi piedi. Nessuno dei presenti gli dice nulla, continuano solo a guardarlo. Lui prende il foglio, spinto non si sa come a farlo. E legge.
“Se vuoi mia figlia devi trovare l’orizzonte”. Wedler respira. E' stanco di duelli. Vorrebbe solo i capelli profumati di Adeline. Ma un enigma può andare. Almeno all’inizio. Ora bisogna però fare qualcosa. È indubbio che questa richiesta non può essere ignorata. Wedler rifà l’inchino ed esce. Va da Frerick, l’alchimista.
Frerick lo accoglie come un figlio. Comincia a pensare. Lui dice di non temere Yom, lo grida  spesso per le strade del regno. Ma non è mai scappato. Yom gli consente di cercare e di gridare e basta. Fuggire no. Il venerando mago cerca nei papiri più vecchi, e in alcune pergamene appena arrivate dalle terre del Tramonto. Non trova nulla, al momento, e prega Wedler di restare, prima o poi si troverà qualcosa. Ma Wedler non può aspettare. Sa che Frerick può aspettare l’eternità. Adeline no.
Così si incammina, qualcuno o qualcosa troverà. Appena uscito dal palazzo vede un contadino che raccoglie rape. Si avvicina e, temendone lo scherno, lo apostrofa con superiorità: “Ehi, tu, che raccogli rape, dimmi, sapresti trovare l’orizzonte?” Il contadino lo guarda stupito. Si piega leggermente in avanti. E risponde: “Il signore vuole scherzare. Come si fa trovare l’orizzonte?” Wedler è tentato di ascoltarlo, ma tira le redini e trotta via.
Che ne sa un contadino? Lui è un principe, la domanda è di Yom, deve esserci qualcosa sotto. Se non la si vede è perché non si ha guardato abbastanza. Sarebbe troppo facile. Sarebbe troppo poco guerresco. Bisogna cercare ancora. C’è una taverna con dei cavalli bardati, con delle insegne sconosciute.
Il camino lancia una luce rossastra sui volti dei cavalieri. Il vino che hanno bevuto anche. Pare di vedere anche le loro lame rosse di sangue. Sui loro denti il sorriso della belva, sulle gambe le donne del piacere. E sul tavolo cibo mangiato fino a dimenticarsi del resto. Non lo guardano. E quando Wedler, forte della forza della stanchezza, forte come mai prima, si avvicina al capo dei cavalieri  e lo interroga, il cavaliere ride. Ride come un folle. Gli prende un braccio, lo tira su una panca e gli offre da bere. E si arrabbia col taverniere, vuole altre donne per il suo nuovo amico.
Wedler ora conosce la paura. Cerca il cavallo più veloce, ma non trova l’orizzonte. Percorre tutte le terre conosciute fino ai limiti, ma l’orizzonte è ancora lontano. Pensa di impazzire, sente il suo corpo invecchiare. Chissà Adeline, ma non gli importa più tanto, ormai è consacrato. Deve trovare l’orizzonte. E per uno strano caso, a forza di girare e girare si ritrova alle porte del castello di Yom. Così entra, ritrova la sala del trono. Ci sono nuovi personaggi, ma il baldacchino è sempre chiuso.
Wedler si avanza, deciso a morire o a uccidere. Fosse pure Yom. Una lama di luce filtra dalla finestre e lo costringere a guardare. Vede il sole che muore, che in un attimo scompare. E vede l’orizzonte. E cade in ginocchio, come fulminato. “Ecco, l’orizzonte. È sempre stato qui. È sempre stato ovunque io fossi. L’ho avuto sempre intorno, e sempre l‘ho rinnegato. Orizzonte è il mio sguardo.”
Dal suo cuore si alza un masso pesante di secoli. Si solleva. Sorride. Non teme più Yom. Va al baldacchino, nessuno lo ferma. Il foglio con la scritta gli cade dalle mani, e svolazza poco più in là. Spalanca le tende. Non c’è nessuno. Sul trono vede una corona con su scritto il suo nome. Dietro al trono, una porta. E un regno.
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bergamorisvegliata · 2 months
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EMISFERO DESTRO CHIAMA
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In questa "realtà" ingannevole e manipolata (e manipolatoria) è essenziale muoversi mantenendo sempre alto il livello di Attenzione. Cosa intendo per "Attenzione"? Lo stato di Presenza, ovvero "esserci", ricordarsi di noi.
Pare banale e scontato, ma sappiamo per certo che veniamo sequestrati ogni 3x2 da ciò che accade dentro e fuori di noi, e possono essere cose che vediamo, che ascoltiamo, interazioni che abbiamo, pensieri che giungono, ricordi, dialogo interno, ipotesi, analisi di fatti e situazioni, rimuginare, fantasticare…o no? Siamo tutt'altro che presenti per la maggior parte del tempo. 😎
Se c'è un "percorso" da fare, davvero utile ed essenziale per sopravvivere qui e gestire noi stessi e la realtà, è proprio quello che ci allena a rimanere presenti. Serve davvero a poco fare pratiche olistiche e pseudo spirituali varie, se per la maggior parte del tempo "non ci siamo", perché verremo gestiti da altre energie che non sono la nostra.
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Ed è pieno zeppo di queste energie predatorie che non vedono l'ora di impadronirsi di una mente "disabitata", ovvero senza l'osservatore, o senza il padrone di casa, come lo definirono alcuni rispettabili ricercatori, anni or sono.
Come spiega anche il buon Vadim Zeland (l'autore dei libri sul Reality Transurfing) non è attuabile nessuna gestione della realtà, senza essere attivamente presenti e svegli.
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Ciò che ci sequestra sono soprattutto i PENSIERI automatici, che poi generano STATI EMOTIVI, che ci sbilanciano e ci portano fuori rotta. Non riuscire a governare il pensiero è un bel problema, perché il pensiero, unitamente all'energia degli stati emotivi, crea la nostra realtà. Chi controlla il genere umano lo sa bene, e difatti innesca dei movimenti energetici intenzionalmente e con l'obiettivo di creare la realtà che vuole. In pratica veniamo letteralmente usati per generare la realtà che vuole qualcun altro, e che abilmente sfrutta questa capacità umana.
Bello, eh? Il Sistema, la Matrice, funziona così: ci sequestra attraverso il lavorío mentale incessante, ci pilota attraverso gli stati emotivi, ci direziona verso la creazione della realtà che gli interessa, e poi ci fa pure pagare i risultati di questa creazione inconsapevole. E ci mantiene costantemente schiavi in questo loop.
Siamo circondati da interferenze che cercano di sequestrarci in continuazione, l'unica arma è restare Presenti, ed essere coscienti che siamo in un film, e abbiamo solo due chance: continuare a prendere parte alla sceneggiatura del film come marionette teleguidate, o svegliarci e iniziare a interpretare un ruolo attivo e autonomo nello stesso film 🎬 (o sul palcoscenico, se preferite la metafora teatrale) 🎭
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Per restare sul pezzo, sto attuando il metodo "Shh!!" che spiegherò a breve in qualche video e che applicherò all'interno dei miei percorsi di #teatrotrasformativo. L'obiettivo coincide sempre con l'uscire dai #recintipercettivi. 🏃‍♀🏃
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