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#casa veneta
hungryfacesart · 7 days
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Fashion Meets Design at Fuori Salone 2024 Playground
Imagine strolling through the lively streets of Milan, where every corner holds a new surprise and each building whispers tales of elegance and innovation. This is the essence of Fuori Salone Design Week, an annual extravaganza that transforms Milan into a hub of creativity and style. And this year, the spotlight shines brightly on fashion houses, as they weave their distinctive flair into the…
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perfettamentechic · 2 years
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Coach New York - Coach
La rivoluzione delle borse di pelle: Coach #coach #stuartvevers #moda #fashion #casadimoda #maison #storiadellamoda #creatoredistile #creatoredimoda #stilista #selenagomez #jlo #perfettamentechic
Coach New York o semplicemente Coach è una casa di moda americana di medio lusso specializzata in pelletteria, produttore e venditore di una linea di prestigio di borse, valigette, valigie e accessori, e prêt-à-porter. Lo stilista britannico Stuart Vevers è il direttore creativo esecutivo dal 2014. È la filiale principale è holding multinazionale americana Tapestry, Inc. (ex Coach, Inc.). Coach è…
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viendiletto · 3 months
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Quel garofano rosso infilato nell’occhiello
Nel maggio del 1945, quando nel mondo intero, nelle strade e nelle piazze di tutte le città liberate, si festeggiava la fine della guerra e si esultava per la Liberazione, ho vissuto i momenti più tragici e dolorosi della mia adolescenza. Avevo 14 anni.
Una cappa di terrore e di angoscia era calata sulla mia italianissima città e sulla sua italianissima gente. Ho visto colonne di finanzieri, carabinieri, soldati di tutte le armi, uomini e donne, transitare laceri, sporchi, affamati e assetati, avviati verso chissà quale destino. Erano scortati da soldataglia rozza e ignorante, con la stella rossa sul berretto e armata fino ai denti che sbraitava urlando in una lingua che non conoscevo, ma sapevo essere slava. Erano le avanguardie dell’esercito di Tito che, a marce forzate, avevano raggiunto Fiume combattendo. Tito aveva spinto le sue truppe a occupare il più presto possibile quanto più territorio italiano possibile, in quanto le sue mire espansionistiche ipotizzavano il confine tra l’Italia e la sua Jugoslavia, sull’Isonzo. Voleva Trieste, Udine, Gorizia e tutta quella parte di Venezia Giulia che lui definiva impropriamente “Slavia veneta”.
Ho saputo di “giudici popolari” semi-analfabeti che decidevano, a guerra finita, della vita e della morte di persone il cui unico delitto, molto spesso, era solo quello d’essere italiani. Condannati da tribunali del popolo costituiti in fretta e furia e composti da gente qualsiasi, purché di provata fede comunista.
I primi giorni dopo l’occupazione della mia città (il 2 maggio del 1945) con le liste di proscrizione già preparate, iniziava il calvario degli italiani. Arresti, deportazioni, infoibamenti. Anche nella mia famiglia si piange uno scomparso, prelevato la mattina del 4 maggio da casa e di cui non si è saputo più nulla. Probabilmente, come tanti altri infelici, avrà vissuto gli ultimi istanti della sua vita soffocato dall’angoscia sull’orlo di una foiba.
La guerra era finita, ma vivevamo ancora nella ristrettezza e nel terrore: parlare, lamentarsi era pericoloso, criticare il regime poteva costare la vita o la deportazione. Essere italiano era una colpa e molti, anche da me conosciuti, amici di mio padre, vicini di casa, ex questurini, impiegati pubblici, professionisti, insegnanti, vigili urbani, dipendenti comunali ecc., erano considerati èlite e quindi fascisti e nemici del popolo.
Il 1.mo maggio del 1948 mio padre decise di scendere al bar sotto casa, per trascorrere qualche momento di svago. Fu avvicinato da un individuo, palesemente ubriaco e conosciuto da tutti come uno sbandato, che gli infilò un garofano rosso nell’occhiello. Mio padre (che non volle mai iscriversi al partito fascista) non gradì il gesto di quell’individuo che fino a pochi giorni prima aveva scondinzolato dietro ai tedeschi, raccattando i loro avanzi e facendo il buffone, qual’era. Si tolse, quasi di nascosto il garofano e lo appoggiò sul tavolo. Questo gesto gli costò una denuncia e un mese di lavori forzati (denominati “lavoro rieducativo”) che scontò nel carcere cittadino, segando legna da ardere in coppia con un altro detenuto, muniti di un segaccio da boscaiolo di grandi dimensioni per dieci ore al giorno. Seppe dopo, da un vicino di casa, ufficiale della milizia popolare in quanto studente di scuola superiore, che il tribunale lo aveva accusato di “scarsa simpatia per il partito”. Se l’accusa fosse stata “nemico del popolo” avrebbe corso il rischio di finire in una foiba.
A settembre riaprirono le scuole. Avevo finito in modo fortunoso la terza d’avviamento commerciale e non potevo continuare la scuola in lingua croata. L’autorità cittadina escogitò, per noi italiani, una forma insolita: al mattino a scuola, al pomeriggio in fabbrica a lavorare. Fui mandato al Siluruficio Witheead, (vanto della mia città e del mio paese) al reparto meccanici, aggiustaggio, revisione motori, fonderia e torneria. Alla fine dell’anno 1947/48, non ebbi documento ufficiale. Solo un libro il cui retro di copertina riportava una semplice dichiarazione di frequenza.
Nevio Milinovich, esule da Fiume
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generalevannacci · 4 months
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Carlo Cunegato
IL BESTIARIO DI FRATELLI D’ITALIA: CLASSE DIRIGENTE O INDECENTE?
Il bestiario di Fratelli d’Italia sta riempendo le istituzioni di strani, vivaci e bizzarri animaletti.
Il deputato Emanuele Pozzolo, mosso da un entusiasmo giovanile, alla festa dell’ultimo dell’anno, gaio ed energico sfodera la sua arma. Spara ad un trentunenne e di fronte alla richiesta delle forze dell’ordine di consegnare i vestiti per la perizia il virile Pozzolo esibisce l’immunità parlamentare. E’ la destra della legge e ordine, solo però quando riguarda gli altri. Ribelle.
Il deputato Calogero Pisano sui social definiva Hitler “un grande statista”. Estroso.
Elena Donazzan, assessora veneta al Lavoro e alle Dispari opportunità ha definito una persona transessuale “un demonio”. Ha ricordato dei nazisti il 25 Aprile. Ha cantato Faccetta nera alla Radio. Del 25 Aprile dice: “L’antifascismo ha prodotto il terrorismo rosso. Non è un valore”. Inclusiva. Costituzionalista.
Il deputato Fabio Rampelli propone di telefonare in Africa per chiedere agli africani di non partire. Realista. Memore della battaglia mussoliniana contro gli anglicismi, della traduzione di Louis Armostrong in Luigi Braccioforte e di Benny Goodman in Beniamino Buonuomo propone di multare con decine di migliaia di euro chi usa termini inglesi. Moderno. Cosmopolita.
Francesco Lollobrigida, ministro e cognato. E’ convinto che i poveri mangino meglio dei ricchi. Ferma i treni quando ha fretta, come fossero di sua proprietà. L'Italia c'est moi. Sociologo e trenologo.
Gianbruno, ex compagno del Capo. Così fedele a “sono Giorgia, sono una donna, sono cristiana” che propone ad una collega di farlo a tre in cambio di una possibilità di carriera. In fatto di famiglia tradizionale a destra non si capisce più niente, visto che Gianbruno è l’ex compagno di quella che Libero ha definito “L’uomo dell’anno”. Fluido.
Poi c’è il consigliere regionale veneto Joe Formaggio. Inarrivabile. Si fa ritrarre con una mitraglia in mano, deve essere amico di Pozzolo. Cow boys. “La maggioranza dei veneti deve avere la pelle bianca”. Multiculturale. “ A casa mia meglio i topi che i rom”. Antirazzista. In consiglio regionale ogni tanto abbraccia eccessivamente le colleghe basite. Femminista.
Classe dirigente o indecente? Ai posteri l’ardua sentenza.
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3nding · 9 months
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La signora “Gloria”, paziente oncologica veneta di 78 anni, è morta ieri mattina, il 23 luglio, nella sua casa: è la seconda persona in Italia ad aver scelto di porre fine alle proprie sofferenze tramite l’aiuto alla morte volontaria, reso legale a determinate condizioni dalla sentenza della Corte costituzionale 242/2019 sul caso Cappato-Antoniani, e la prima persona ad aver ottenuto la consegna del farmaco da parte dell'azienda sanitaria regionale.
"Gloria" ha potuto auto somministrarsi il farmaco letale attraverso la strumentazione fornita dal sistema sanitario, sotto il controllo medico del dottor Mario Riccio, Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, che nel 2006 aveva assistito Piergiorgio Welby e, il 16 giugno 2022, Federico Carboni, "Mario", il primo italiano che aveva potuto accedere a questa tecnica nelle Marche.
“In questo momento il nostro pensiero va alla famiglia di “Gloria”, al marito, vicino a lei fino all’ultimo istante - hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, Segretaria Nazionale e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni - Anche se “Gloria” ha dovuto attendere alcuni mesi, ha scelto di procedere in Italia per avere accanto la sua amata famiglia e sentirsi libera nel suo Paese. Ringraziamo il dottor Mario Riccio, che ha seguito la vicenda fin dall'inizio e che dopo l'impossibilità da parte dell'azienda sanitaria di fornire anche assistenza medica ha aiutato “Gloria” in questa fase finale, nel rispetto della sentenza 242/19 della Corte costituzionale. Le è stata risparmiata una fine che non avrebbe voluto, grazie alle regole stabilite dalla Consulta e grazie alla correttezza e all’umanità del sistema sanitario veneto e delle istituzioni regionali presiedute da Luca Zaia."
Intanto il Veneto è la prima Regione d’Italia ad aver raggiunto, e poi depositato, la soglia delle firme necessaria per poter portare la proposta di legge regionale sul suicidio assistito in Consiglio regionale. Sono infatti oltre 7.000 i cittadini veneti che hanno sottoscritto il testo di “Liberi Subito”, la proposta di legge regionale elaborata dall’Associazione Luca Coscioni per regolamentare l’aiuto medico alla morte volontaria. - Ass. Luca Coscioni
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mezzopieno-news · 3 months
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A 90 ANNI BATTE IL RECORD MONDIALE DEI 200 METRI
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La 90enne padovana Emma Mazzenga ha battuto il record mondiale dei 200 metri. Con il tempo di 54 secondi e 47 centesimi, la donna ha abbassato di oltre sei secondi il primato che la canadese Olga Kolteko aveva realizzato 13 anni fa.
Al PalaIndoor di Padova la nonnina veneta ha stabilito il primato nella categoria W90, quella riservata agli over 90. L’anziana signora non è nuova a questo tipo di primati, avendone raggiunti centinaia nella sua vita, incluso il record mondiale anche sui 400 metri. Tuttavia, una frattura l’aveva fermata nello scorso mese di agosto per quattro mesi e da meno di un mese aveva ricominciato ad allenarsi. Emma, nata il 1° agosto 1933, nel 2023 ha stabilito tutti i primati italiani SF90 dai 60 ai 400 metri. «Sono stata a casa una settimana dopo l’incidente – racconta Emma, che vive da sola in un appartamento al terzo piano senza ascensore – ma quando sono scesa per portare le immondizie mi sono resa conto che facevo fatica e che lo stare ferma non mi avrebbe aiutato. Ho così ripreso a camminare, a fare cyclette per recuperare almeno il fiato, e a metà dicembre sono tornata in pista. Ora spero con l’allenamento di migliorare e avvicinarmi allo stato di forma di un anno fa».
Emma oggi detiene 2 primati mondiali, 6 primati europei e 28 migliori prestazioni italiane di categoria. Nella sua carriera agonistica master, iniziata a 53 anni, ha vinto 21 titoli mondiali, 50 titoli europei e 113 titoli italiani.
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Fonte: Federazione Italiana di Atletica Leggera
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venetianeli · 7 months
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IL CANE DEL VAJONT
Furono giorni di tragedia.
Nel Sudest asiatico, causa un terremoto, il mare venne avanti più alto del normale debordando come il latte quando esce dalla pentola e provocando forse mezzo milione di morti.
Si è sentito affermare più volte da televisioni, radio e giornali che gli animali di quelle zone disastrate, poco prima della tragedia, davano segni di nervosismo, paura, angoscia e, in certi casi, addirittura terrore.
Molti sorridono quando ascoltano discorsi sugli animali che sentono il pericolo.
Invece non c'è niente da ridere.
La notte del Vajont, qualche ora prima del cataclisma che uccise duemila persone, le vacche nelle stalle strappavano le catene dalla mangiatoia a furia di strattoni e muggivano disperate.
Alcuni superstiti, ancora viventi, lo possono testimoniare.
Se molti avessero dato retta ai lamenti disperati delle vacche, che erano grida di allarme, forse sarebbero qui a raccontarla, se non morti per altre cause.
Uno di loro, però, sopravvisse e per anni poté rievocare il suo giorno fortunato proprio perché, al contrario di altri, dette retta alle grida del cane che si chiamava Olmo.
Quella notte che il monte Toc franò nella diga del Vajont, da almeno un paio d'ore il cane Olmo abbaiava, ringhiava, dava strattoni alla catena, si buttava per terra e rotolava impazzito.
Il suo padrone, Giambattista Corona Ziano, all'inizio non ci badò, anzi tirò un paio di calci all'animale che lo disturbava. Ziano abitava nella parte bassa di Erto, nella zona della cuaga, una rampa verticale proprio al bordo del lago. Abitava così vicino all'acqua che, con la canna da pesca, cavava le trote stando in piedi sulla porta di casa. Diceva a tutti che a mezzogiorno teneva pronta la teglia sul fuoco con l'olio bollente per cacciarvi il pesce appena pescato.
Così diceva Ziano, che amava esagerare.
Ma quando raccontava la storia di Olmo non esagerava, e sul viso gli correva qualche lacrima. Oggi Giambattista Ziano è passato a miglior vita.
La notte in cui il cane strappava la catena, mugolava e si rotolava per terra, aveva quarant'anni. Oltre che pescare andava a caccia con Olmo, il suo bracco tedesco.
Verso sera di quel mercoledì 9 ottobre 1963 Ziano, dopo un paio d'ore che Olmo dava segni di paura, incominciò a pensarci su.
Si sapeva che il Toc ormai era precario e, riflettendo bene, l'agitazione del cane lo mise sul chi vive.
Gli venne una certa ansia che non voleva dichiarare nemmeno a se stesso, tanto era stramba l'idea che il cane agitato segnalasse un pericolo imminente.
Ma tant'è, per non rischiare, e in omaggio al santo precetto del "non si sa mai", decise di recarsi a Erto a bere un litro da Pilin.
Bevendo avrebbe fatto passare qualche ora, poi sarebbe tornato a casa e un buon sonno gli avrebbe tolto ogni pensiero.
A Giambattista Corona Ziano non passò nemmeno per la testa di portare con sé il cane Olmo.
Se lo avesse fatto, avrebbe rinforzato quell'idea quasi ridicola che l'animale percepisse il pericolo.
Così, per non sentirsi ridicolo, lasciò Olmo alla catena.
Ziano non aveva terminato di bere la seconda caraffa di rosso quando scoppiò l'apocalisse.
Tutto venne spazzato via in tre secondi.
Case, persone, boschi e animali non esistevano più. Anche la casa di Giambattista Ziano fu polverizzata e il povero Olmo, che aveva intuito e segnalato il pericolo, scomparve nel nulla.
Da quel giorno fino alla morte, avvenuta il 18 novembre 2003, Ziano portava i fiori al suo cane ogni anniversario del Vajont. Li posava sul pavimento della casa distrutta.
Erano quattro lastre sbilenche; tutto ciò che rimaneva.
E ogni volta, per quarant'anni, ripeteva la stessa frase: «Dei cani bisogna fidarsi, degli uomini no».
Alludeva a quei geologi che gli avevano assicurato l'assenza totale di pericolo.
Mauro Corona
[Dalla pagina FB "Cultura Veneta", post di F. Levorin Carega]
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nonamewhiteee · 1 year
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sono arrivato a casa stamattina verso le 6:30 dopo la mia seconda esperienza veneta. ho dormito praticamente tutto il giorno dopo quasi 30 ore di pullman nell'ultima mezza settimana, un po' perché sono ancora adesso stanchissimo sia perché in sto periodo mi vedo davvero brutto e orrendo (non ho mai avuto chissà quanta autostima, ma sti periodi sono sempre parecchio pesanti). ho una foto dentro una Giulietta con un brigadiere accanto, ho visto politici con chissà quante inchieste sulla loro testa, sono stato cacciato da buffet per i "dirigenti" (che poi io che sono un coglionazzo senza soldi dovevo invece spendere 80€ per un panino), mi son sentito a disagio tra ragazze immagine e uomini in giacca e cravatta (con il naso rosso). vabb nulla, sono ancora stanco, mi vedo orrendo e spero di non farmi troppo male mentale nel vedere "The Whale" proprio stasera.
edit: in Veneto diverse volte hanno fatto finta di non capirmi, e dopo non so quanti anni mi hanno chiesto i documenti per una birra. ah, il film non l'ho più visto:(
#me
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t-annhauser · 1 year
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Da piccolo non prestavo molta attenzione al mangiare, anzi, ero particolarmente difficile, "al magna minga sto putìn!" ("putìn" con l'accento sulla "ì"), e per forza che non mangiavo minga, guardavo al cibo con sospetto, mi sembrava innaturale mettere dentro delle cose che prima erano state là fuori, in mezzo a tutte quelle cose sporche e pericolose, e poi non avevo mai fame, mangiare era un contrattempo che interrompeva i giochi e le fantasticherie, e adesso che sono vecchio mi rendo conto di ritornare a poco poco a quell'antico stato di inappetenza speculativa. Non prestavo molta attenzione al mangiare perché le cose che mangiavo mi sembravano cose ovvie e date una volta per tutte, mica mi immaginavo che un giorno non le avrei mangiate più, per esempio i tortellini della nonna, i favetti, il sugul, i cotechini, le granite fatte in casa con il macinino del ghiaccio, una specie di ovone di Pasqua a manovella, tutto colorato come una carabattola del Sottsass, la poltiglia di ghiaccio ridotta a schegge (per avere un'idea delle schegge vedi "Il naufragio della speranza", Caspar David Friedrich) condita con gli sciroppi Fabbri all'orrida menta o alla fantastica amarena. Mia nonna, che da buona mantovana non conosceva l'uso del sugo di pomodoro, si era fatta dare la ricetta dalla nonna di Scalea, che il guagliunello mangiava solo la pasta cu u zugo. Perché la mia nonna di Mantova era una perfetta custode delle tradizioni ma era anche aperta alle novità pur di far mangiare il suo putìn. Mi manca adesso, per esempio, il sapore degli gnocchi alla veneta, con lo zucchero e la cannella e il parmigiano reggiano, affogati, sguazzanti nel burro come i turtei sguasarot sguazzavano nella riduzione di vino rosso e chiodi di garofano (il ripieno di castagne). È brutta cosa la modernità quando significa solo cancellazione cretina dell'antica sapienzialità cucinaria, in quest'epoca di pazzi ci mancavano solo gli idioti del progresso.
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voracita · 5 months
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Io credo che le responsabilità del persistere del fenomeno della violenza di genere, fino ai femminicidi veri e propri, vedi recente caso di Giulia Cecchettin, sia anche (in una certa percentuale) di tante donne che hanno rifiutato o obliterato, in modo reazionario e conservatore, le battaglie delle femministe degli anni '70 in particolare.
Rileggevo passi di "Sputiamo su Hegel" di Carla Lonzi, in questi giorni, e mi chiedevo come un libro - e non certo l'unico - così avanzato e potente potesse essere rimasto, in fondo, così inascoltato, così inefficace, se consideriamo la realtà attuale, la condizione delle donne in Italia.
Senza farla lunga, ieri a lavoro si parlava fra colleghi, soprattutto donne, del caso di questa ragazza veneta sequestrata (uccisa).
Una collega in particolare, di circa 50-55 anni di età, quindi appunto direttamente erede di quel femminismo anni '70, si esprime così: "eppure una volta non venivano uccise così tante donne. Le picchiavano, sì, in casa, ma non le uccidevano, continuavano a picchiarle e basta".
La conseguenza logica del discorso è che le cose sono cambiate perchè le donne hanno più opportunità, più libertà, e anche più voglia, in molti casi, di rendersi indipendenti, di interrompere rapporti con partner sbagliati, di andarsene di casa, di lasciare un uomo che non vogliono più, di divorziare etc. Altrimenti, avrebbero continuato a prendere botte, ma senza rischiare la vita.
Fra le tante citazioni che meriterebbero, dai testi di Carla Lonzi, scelgo questa, che mi pare importante, perchè nomina la fedeltà come una delle istanze ideologiche che si legano, come conseguenza logica e strutturale, alla violenza patriarcale. "Verginita', castita', fedelta', non sono virtu'; ma vincoli per costruire e mantenere la famiglia. L'onore ne e' la conseguente codificazione repressiva."
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gravity-rainbow · 11 months
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bottega veneta honors lina bo bardi, her legacy, and the brazilian culture inside casa de vidro
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blogperfumes · 9 months
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Bvlgari Allegra Ma'magnifica Eau Parfum
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Bvlgari cria uma experiência sensorial italiana com a sua nova colecção de fragrâncias Bvlgari Allegra. Com cinco eaux de parfums e cinco essências de ampliação, Bvlgari Allegra oferece uma miríade de combinações para criar um aroma único e pessoal. Desde a composição até aos frascos inspirados em gemas coloridas, esta colecção de fragrâncias é simultaneamente alegre e preciosa. "Todos os caminhos levam a Roma, todos os ingredientes magníficos levam a Roma, e todas as fragrâncias levam a Roma", diz Jacques Cavallier sobre as suas criações para Bvlgari. Inspirado pela história e estilo de vida da Itália, o mestre perfumista pôs a sua paixão e arte na elaboração das cinco Bvlgari Allegra eaux de parfums e das cinco essências de Magnificação. As múltiplas combinações são o fruto de uma criatividade soberba.
Bvlgari Allegra Ma'magnifica
A Ma'Magnifica eau de parfum de Bulgari é uma adorável homenagem às mães italianas. Radiante, generosa e feminina, a fragrância encarna cada uma destas mulheres, com cada spritz a sentir-se como um abraço de boas-vindas e de apoio. Rosa e sândalo são as notas definidoras desta experiência, captando de imediato tanto a força como a sedução daqueles que a inspiram. Bulgari Allegra Ma'magnifica é uma majestosa fragrância floral amadeirada que presta homenagem à beleza e à aura quente sedutora da mulher italiana.
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Use sozinho ou desfrute de infinitas possibilidades ao ampliar esta Eau de Parfum com uma das cinco Essências Amplificadoras exclusivas para levar a sua experiência de fragrância ao nível seguinte. Seleccione entre Musk, Bergamota, Rosa, Patchouli, Baunilha, Mirra ou Sândalo. Ma'magnifica apresenta rosa e sândalo e pode ser usado sozinho ou com uma das Magnifying Essences, ou seja, intensificadores de fragrância que enriquecem o desenvolvimento da fragrância e ampliam a faceta que lhes dá nome. O novo Magnifying Sandalwood tornará Ma'magnifica mais quente e amadeirado, destacando o sândalo suave.
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A História da Marca Bulgari Jewelry Bulgari é uma das mais proeminentes marcas italianas de jóias finas e de luxo, expandindo-se de jóias de prata para uma miríade de categorias, incluindo uma cadeia de hotéis. Olhamos para a história da marca Bulgari, desde as suas origens numa humilde aldeia grega até à sua ascensão na cultura popular, e chegamos ao fundo do porquê exacto do seu logotipo, não Bulgari, mas BVLGARI. Fundada em 1884 por Sotirois Voulgaris, BVLGARI é uma das mais antigas casas de joalharia italianas. Sotirois Voulgaris imigrou para Itália em 1880, vindo da Grécia com apenas alguns cêntimos para o seu nome, mas era um ourives altamente qualificado. Baptizou a sua marca BVLGARI por ser a pronúncia fonética do seu último nome. Os frascos de Bvlgari Allegra BVLGARI ALLEGRA começa com um design arrojado, uma expressão de Bvlgari como joalheiro. Cada frasco desperta a cor e as emoções alegres do estilo de vida italiano, ao mesmo tempo que o conduz numa viagem olfactiva única. Os frascos de vidro são inspiradas pela elegância esculpida das colunas romanas e pelas cores das pedras preciosas, como o vermelho rubi e a ametista púrpura de Fantasia Veneta. Cada uma das fragrâncias pode ser combinada com uma essência para criar um cheiro verdadeiramente pessoal. As cinco essências de Amplificação têm frascos brancos, simbolizando a pureza dos ingredientes: almíscar, bergamota, rosa, patchouli e baunilha.
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Estas joias naturais ecoam a célebre perícia de Bvlgari em joalharia. A Maison romana presta a mesma atenção meticulosa às gemas e plantas que utiliza, e ao planeta. A colecção Bvlgari Allegra é feita inteiramente na Europa e protegida por embalagens que utilizam materiais reciclados. As garrafas de vidro são concebidas para facilitar a reciclagem. https://youtu.be/ymfXPvSNfAk Rosto da campanha Bvlgari escolheu a artista e modelo Solange Smith para encarnar as diferentes facetas da nova colecção de fragrâncias. De um mergulho no Mediterrâneo em Capri a um terraço de café em Roma, Solange abraça a eaux de parfums e essências num turbilhão de alegria, amor e exuberância, uma perfeita ode à dolce vita italiana.
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federicodeleonardis · 11 months
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Una lettera sul Pitocchetto
Caro Piero 1, ho visto: Lotto, Palma il vecchio, Cariani, Savoldo, Romanino, Morone, Moretto e poi ancora Fra Galgario, Piazzetta, 
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e perché no, Baschenis, Bettera ecc. tutti operativi nei due secoli d’oro della pittura Bergamasca e Bresciana (che allora però era sotto Venezia).
Perché no il Ceruti? No, non il Gino di Gaber, che “lo chiamavan drago”; Ceruti Giacomo soprannominato il Pitocchetto (Milano 1698- 1767), quello di Miseria e Nobiltà. No, non la commedia del grande Eduardo napoletano, quella del Museo di S. Giulia nella Brescia Capitale della Cultura dell’anno del Signore 2023 appena cominciato e bisognerà pure precipitarsi a Bergamo, associata  per la grande occasione!
Perché no il Pitocchetto? A parte un paio di nature morte decenti della cucina bresciana (polenta e usei + graspa da raspi di Franciacorta filtrata nel cappello del montanaro, ah indelebile ricordo dell’amico ospite egregio negli anni ’60 / ‘61), pura fotografia, pura documentazione realistica della faccia di popolani e di signori. Sì, anche di quelle dei poveracci. Si occupa uno spazio un po’ negletto (ma l’idea non fu solo sua, è un po’ nell’aria spagnola-asburgo-veneta, e anche del grandissimo Velasquez) e si soddisfa una clientela con senso di colpa. E cosi il ritratto di chi ti dà del pitocco, perché non ce la fa a comprartelo,finisce nella sala da pranzo con camino fumante, insieme con la granseola appena arrivata da Venessia: Toh, l’è propio l’ciabatin, l’è lu!
La somiglianza non è facile a cogliersi! Allora perché no il Pitocchetto?
Perché l’arte non è solo mestiere, non imita la realtà, è invenzione. Per rendere la somiglianza poi di mestiere ne basta poco e ammesso e non concesso che ci sia, l’arte non è solo la toppa nel vestito, lo straccio, il cappello sfondato. La realtà, tutta la realtà è transeunte: una teoria di facce scomparse, nobili e poveraccie. Cosa crei a imitare la realtà ? l’arte è luce, tocco, sorpresa; è oltre la realtà. Al massimo, se ci riesce, consolazione per la morte. Qui casca l’asino, mentre il colore meravigliato nell’occhio di Fra Galgario è invenzione, aggiunta a qualcosa che non c’era, irrealtà. Perfino il parruccone in grigio matita del von austriaco (non mi ricordo più come si chiama) è luce autentica, sensibilità delicata dell’occhio del Piazzetta, lì nella stessa sala!
Ma allora perché tanto casino, tanto rumore (“Un grandissimo pittore” gli organizzatori) per questo produttore in serie di scatti fotografici su stracci ineccepibili? Ma è logico: è la democrazia! W il ritratto dei poveri migranti, quelli scampati alle carestie con la polenta delle americhe spagnole o ai naufragi nel Canale di Sicilia (7.3.23): mettiamoglieli in casa a sti borghesi arricchiti! Hai visto come siamo democratici? oggi come ieri e senza bisogno della cura suprema dell’atmosfera, alla Chardin, o più modesta, alla Baschenis (bergamasco con liuto cremonese). Oggi come ieri, perché anche oggi siamo furbi e sappiamo sfruttare le mode, le orde di piccoli schiavi della burrrocrazia (non è un lapsus) a caccia di patenti intellettuali, intruppati dietro le guide museali, biglietto 28 Euri sonanti (14 Museo di Villa Giulia + 14 Martinengo) per un centinaio, dicesi almeno cento, fotografie antelitteram, come quelle dei telefonini odierni alla portata di tutti i cretini, anzi soprattutto di genere femminile, cretine: è così bello apparire con la propria coiffure nel selfie davanti al Pitocchetto della Capitale della cultura!
Bah, che nausea, caro Piero! Perché ho scelto quel mestiere? Che nausea la realtà, i telefonini, le mostre di fotografia, la democrazia, il Pop. Sfoglio un contemporaneo del pitocco, niente popò di meno che Denis Diderot: “l’imagination ne crée rien, elle imite, pour creer il faut avoir de l’exprit critique” (1750 o giù di lì e Oscar Wilde 1880, citato da Carmelo Bene 2002). W la tabula rasa (3)  
1  ½ Botta, che mi ha consigliato la mostra.
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chiga666 · 1 year
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@joao.pinheiro Para materializar o doutor Benway, na minha HQ sobre o Burroughs, emprestei a lataria do ex-presidente dos EUA, Dwight D. Eisenhower. Ele foi general na II guerra e se elegeu, em 1953, promentendo uma cruzada contra "comunismo, Coréia e corrupção". Já no primeiro ano da sua gestão, cometeu um golpe de estado no Irã, ameaçou jogar um bomba atômica contra a China, por conta da guerra da Coréia e, internamente, atacou os movimentos pelos direitos civis... Enfim, a velha cartilha beligerante do imperialismo. Na HQ ele conversa com Willian Lee, no seu consultório, dentro de um mictório, sobre técnicas de controle. Disponível no site da editora Veneta e nas melhores casas do ramo. Axé! #quadrinhos #hqnacional #burroughs #drbenway #joãopinheirohq https://www.instagram.com/p/Cn7-NBEv-aU/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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fernandacanofre · 1 month
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Questão palestina é casca de ferida que segue arrancada e nunca sara, diz Joe Sacco
No início dos anos 1990, quando a Primeira Intifada se encaminhava para o fim, Joe Sacco partiu para a região disputada por israelenses e palestinos para entender o que se passava e desenhar o que visse.
O resultado foi "Palestina" (Veneta, 2021), que se tornou referência do jornalismo em quadrinhos ao contar a vida na região, especialmente pela ��tica dos palestinos. Uma das críticas mais ouvidas foi que ele não havia dado o mesmo espaço ao lado israelense. A resposta do autor é que, por muito tempo, ele viu a cobertura geral pender, com desequilíbrio, para Israel. Sacco, 63, visitou lugares sob toque de recolher, conheceu pessoas expulsas de suas casas, que perderam filhos, pais e amigos, alguns que narravam prisões e tortura como parte integrada da vida ali, jovens que já decidiam posição política entre as facções e adultos que contavam os últimos centavos numa economia esmagada e dependente de Israel. Trinta anos depois de "Palestina", com outro livro publicado sobre a região, "Notas sobre Gaza" (Companhia das Letras, 2010), que lembra massacres ocorridos em 1956 em Khan Yunis e Rafah, ele acompanha os eventos do conflito atual nos Estados Unidos, onde vive, com a conclusão que a situação piorou.
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notizieoggi2023 · 2 months
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https://notizieoggi2023.blogspot.com/2024/03/i-rapper-piu-influenti-dellintero.html I rapper più influenti dell'intero fashion system È inutile negarlo, i più grandi lanciatori di tendenze della nostra epoca sono i rapper e non più i divi di Hollywood (che comunque mantengono un ruolo di primo piano per la moda). Ma chi osa di più e chi fa del suo stile un modello da imitare sono proprio gli artisti del panorama hip-hop. Analizzare la loto estetica è come immergersi in un mondo di creatività, individualità e innovazione. Ogni rapper porta con sé un bagaglio di influenze, esperienze e prospettive che si riflettono chiaramente nella sia nella musica che nel modo di presentarsi al pubblico. Vediamo chi sono i rapper più influenti nel fashion system e commentiamo il loro stile. A$AP Rocky A mani basse tra i nostri preferiti, ma anche tra i preferiti dal fashion system e, ultimamente in particolar moda, da Bottega Veneta. Ma anche da Gucci, Guess, Dior, Balenciaga e Loewe, non proprio i primi arrivati insomma. Questo perché da quando è entrato sulla scena nel 2011, A$AP Rocky è entrato nell'élite della musica e della moda. Che lo si avvisti tra le strade di New York o in prima fila a una sfilata il suo stile non riesce proprio a passare inosservato, tanto che è da molti additato come il musicista meglio vestito dei nostri giorni. Negli anni è è passato dallo street goth all'haute couture con una nonchalance inaudita, sempre in maniera coerente con le sue radici hip hop, anche con gli outfit più formali. Non ha paura di osare con colori, volumi, texuture, total denim o total leather; il suo stile è vario e sperimentale ma raramente è caduto nel tranello del cattivo gusto. Anche quando indossa abiti sartoriali non è mai noioso o banale: dal gessato all'oversize riesce a riflettere la sua personalità con qualsiasi cosa indossi. Il tutto condito da gioielli, perle e brillanti. Se stare bene con qualsiasi cosa fosse un super potere sarebbe il suo: lo incoroniamo come Fashion Goat. Tyler, The Creator La moda (e non solo la musica) aveva proprio bisogno di un personaggio originale come Tyler, The Creator. Questo perché il suo stile è abbastanza anticonvenzionale ed eclettico, molto distante da quello che è il cliché della cultura hip hop. Non ha niente a che fare con l'aria da duro o da gangster, bensì ha uno spiccato senso dello stile personale, nel quale si incontrano skatewear, l'abbigliamento da golf, il preppy e quello che chiamiamo "ecletic granpa style" (un'estetica da simpatico nonnino, per semplificare). Segni particolari? Il colbacco (ma anche i cappelli in generale, che siano da golf o da pescatore). Non contiamo le volte che l'artista si è presentato a eventi mondani con questo simpatico copricapo peloso, e possiamo dire senza esitazioni che gli sta da dio. E non è una cosa che potremmo dire di tutti. Questo perché completa con coerenza i suoi outfit solitamente colorati e irriverenti. Sottolineiamo che quando parliamo dei suoi look e li descriviamo come simpatici e divertenti non parliamo di caricature, sono dei look on point dalla testa ai piedi, moderni e di carattere, che dettano tendenza prima ancora che si vedano sulle passerelle. Tyler è una ventata d'aria fresca nell'hip-hop e nella moda. Kanye West Di Kanye West onestamente non sappiamo più cosa pensare. È forse un genio visionario o un folle? Non abbiamo la risposta a questo quesito, quello che sappiamo è che sicuramente è un incompreso. Ultimamente lo si vede solamente in look total black oversize, o meglio, non è che proprio lo si veda, perché quasi ogni volta che esce di casa è completamente coperto dalla testa ai piedi (al contrario della compagna Bianca Censori), avete capito bene viso compreso. Che si metta una maschera da film horror o un passamontagna senza fori (non capiamo bene infatti come faccia a vedere o respirare), la sua faccia ormai si vede poco e niente in giro. Altro punto focale dei suoi look sono le "scarpe", che mettiamo tra virgolette perché alle volte non sappiamo se si possano definire tali. Come quelle che più che calzature sembrano dei veri e propri calzini neri muniti di una sottile suola. Insomma tutti gli occhi di solito sono puntati sui suoi piedi: è apparso in infradito di diamanti e calzini, o in stivali imbottiti alla al ginocchio che ricordano quelli indossati dai protagonisti di Dragon Ball. In generale predilige dei massicci combat boots, e per massicci intendiamo stivali sproporzionati, letteralmente enormi. Ye ha creato intorno ai suoi outfit una macchina mediatica parallela alla sua musica, dopo le sue apparizioni non si parla d'altro che dei suoi look. La filosofia è una sola e segue la regola "non importa se bene o male, l'importante è che se ne parli". Ma il buon gusto è un'altra cosa. Lil Nas X Uno degli artisti più audaci e temerari nel panorama dell'hip hop, Lil Nas X si distingue per la sua intraprendenza nel superare i confini di genere, sfidando gli stereotipi prevalenti in un contesto spesso intriso di iper mascolinità e rigidità. Con il coraggio di indossare gonne, crop top e tacchi vertiginosi, si è affermato come una figura leggendaria simbolo della moda gender fluid. La sua audacia nel vestire come desidera è innegabile, e il suo stile rimane costantemente innovativo e sorprendente. Ogni suo outfit è studiato con cura e originalità, rendendolo il fulcro delle attenzioni in qualsiasi evento mondano in cui si trovi. Ricordi il Met Gala dello scorso anno? Quando si presentò praticamente in intimo su dei trampoli e con tutto il corpo incastonato da brillanti. ICONICO. Ma è solo un esempio di come dimostri costantemente di essere una forza inarrestabile nell'affermare la propria individualità e personalità attraverso la moda. Playboi Carti A livello stilistico, Playboi Carti è uno dei rapper più sottovalutati. Lui ha creato uno stile tutto suo, mischiando insieme elementi hip hop con l'estetica punk, dark e gothic, creando qualcosa di unico e mai visto prima. La sua immagine non è però passata inosservata a chi di dovere, nello specifico a Virgil Abloh, che lo fece scendere in passerella alla sua sfilata di debutto per Louis Vuitton nel 2017. Carti è un mutaforma, spesso il suo stile cambia in concomitanza con l'uscita dei suoi album, ma ci piace immaginarlo come un vampiro urbano, che è forse l'estetica che al momento più lo rappresenta (non a caso l'abbiamo visto più volte in mise firmate Rick Owens, ma ha anche un debole per Raf Simons e Balmain). Tra attillati pantaloni di pelle, maglie a rete, trucchi scenografici un po' da film horror, il cantante dimostra una spiccata personalità a ogni sua apparizione, che va ben al di là delle tendenze del momento. Drake Drake ha sicuramente un debole per i rifermenti sportivi nei suoi outfit: dalle maglie da calcio, a quelle da basket, baseball arrivando persino all'abbigliamento da biker. Il tutto rigorosamente oversize. Un altro accessorio che adora sono i classici stivali di Timberland, appena tornati sotto le luci della ribalta grazie a Pharrel Williams e Louis Vuitton. In generale, tra tutti, il suo stile è forse il meno entusiasmante e solitamente adotta un approccio molto più sottile e meno sopra le righe rispetto ai suoi colleghi. Le tute Stone Island, l'abbigliamento sportivo retrò Nike e gli abiti personalizzati su misura sono diventati tutti punti fermi nel guardaroba. Di tanto in tanto compaiono anche capi di tendenza, come capispalla vintage, insolite maglie di ritorno al passato o preziose collaborazioni con Supreme. Non mancano anche alcuni pezzi della sue etichette di abbigliamento OVO o NOCTA. Lo promuoviamo comunque, senza infamia e senza lode. Travis Scott Negli anni, lo stile di Travis Scott è diventato popolare quanto la sua musica. Tanto che il rapper è visto come una delle figure più influenti della moda odierna, con le sue varie collaborazioni di sneaker sempre sold out in pochi secondi dal rilascio e il suo merchandising che viene venduto per a prezzi vertiginosi sul mercato del resale. Lo stile è una parte molto importante della sua immagine ed è chiaro che ci tenga particolarmente: ha collaborato con Helmut Lang, Dior e persino McDonald's. Ama le borse firmate, il lusso e i gioielli, tutte cose tipiche dell'estetica patinata dell'alta moda, ma che mixa con elementi di streetwear come silhouette extra oversize, sneakers, catene, brillanti e paradenti. La sua è la versione imitata all'infinito d quello che viene definito streetwear di lusso, nessuno più di lui - e nessuno meglio di lui - incarna questa estetica.
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