Tumgik
#guadare
libro-dimenticato · 2 years
Video
“e quando è arrivato il momento per te di diventare un uomo di affrontare il mondo…lo hai fatto, ma qualcosa lungo il tragitto ti ha fatto cambiare, non sei esistito più, hai permesso al primo fesso che arrivava di farti dire che non eri bravo, sono cresciute le difficoltà, ti sei messo alla ricerca del colpevole, e l’hai trovato in un’ ombra…eh… Ora ti dirò una cosa scontata: guarda che il mondo non è tutto rose e fiori, è davvero un postaccio misero e sporco e per quanto forte tu possa essere, se glielo permetti ti mette in ginocchio e ti lascia senza niente per sempre. Né io, né tu, nessuno può colpire duro come fa la vita, perciò andando avanti non è importante come colpisci, l’importante è come sai resistere ai colpi, come incassi e se finisci al tappeto hai la forza di rialzarti… così sei un vincente! E se credi di essere forte lo devi dimostrare che sei forte! Perché un uomo vince solo se sa resistere! Non se ne va in giro a puntare il dito contro chi non c’entra, accusando prima questo e poi quell’altro di quanto sbaglia! I vigliacchi fanno così e tu non lo sei! Non lo sei affatto! Comunque io ti vorrò sempre bene Robert, non può essere altrimenti, tu sei mio figlio, sei il mio sangue, sei la cosa migliore che ho al mondo ma finché non avrai fiducia in te stesso, la tua non sarà vita“
4 notes · View notes
t-annhauser · 6 months
Text
un pomeriggio in Brianza
Tanti anni fa stavo aspettando l'autobus alla fermata, avevo appena finito di lavorare, era un pomeriggio caldo e luminoso, sarà stato maggio/giugno, anche la circonvallazione con la sua rotonda erbosa sembrava una riserva naturale, quando improvvisamente si ferma un fuoristrada e sento chiamare da lontano il mio nome. Io sorpreso, quasi allarmato, mi volto e vedo farmisi incontro un tizio che lì per lì non mi dice niente, eppure lui sembrava conoscermi benissimo. Sarà capitato anche a voi qualche volta, di un tizio che vi saluta e voi rimanete lì impalati col vuoto nella testa, situazione imbarazzantissima, insomma, questo mi viene incontro e mi saluta con tanto di pacche sulle spalle, io mi voglio fidare, sembra un tipo apposto, e ricambio il saluto nel modo più naturale possibile. Piano piano, una parola qua, una là, comincio a ripescare quella faccia dal fondo della memoria, era uno che veniva ogni tanto in studio parecchi anni prima, un amico del capo che aveva pure lui un'attività, un tipo bassino con una gran parlantina che guidava macchine più grandi di lui, un soggetto tipico della Brianza, insomma, la base elettorale di Forza Italia. Si vedeva chiaramente che mi compativa, io che non guidavo e aspettavo l'autobus, io soggetto poco imprenditoriale, una specie di disabile ai suoi occhi, però parlava e parlava e io intanto guardavo in direzione dell'autobus che si ostinava a non arrivare. Mi dava una confidenza sovradimensionata rispetto alla nostra precedente frequentazione, lui faceva i safari in Africa, una cosa esotica perché è risaputo che per il brianzolo tipo sotto la linea del Po è tutto hic sunt leones, terre popolati da esseri inferiori da colonizzare con le fabbriche o da sfruttare per il puro divertimento, aveva la jeep con lo snorkel per guadare i fiumi, tipo Tom è Gerry quando si tuffano in un laghetto per scampare a uno sciame di vespe e respirano con la cannuccia, insomma, una roba da sboroni. Aveva insistito per avere il mio numero di telefono, io avevo ceduto per togliermelo di torno meditando di metterlo prontamente nella black list una volta sparito, alla fine finalmente mi molla e mi fa il segno da lontano della cornetta del telefono, con la promessa solenne che ci saremmo risentiti. Morale della favola: io mi sono dimenticato di metterlo nella black list e lui non mi ha più telefonato. Questa è la Brianza, e questi sono i suoi personaggi da cinepanettone.
17 notes · View notes
alexiadenise · 4 months
Text
ho spuntato napoli dai sogni nel cassetto ma ci ho aggiunto la costiera amalfitana e siviglia
direi veramente ottimo visto che continuo a guadare video e piango come una cretina per mille motivi
15 notes · View notes
lovesickshanties · 6 months
Text
OFMD Ficlet - XVI
Birds of a feather Izzy
Per lunghi anni, ogni mattino nella vita di Israel Hands si era svolto così. Al primo sospetto di aurora apriva gli occhi, uscendo da un sonno buio e denso come piombo; e come prima cosa, controllava se il proprio amore per Edward Teach fosse ancora lì.
Ci conviveva come con una vecchia ferita. Da tempo non sperava più che potesse smettere di dolere; semplicemente, aveva imparato a sopportarne la muta, costante presenza.
Dopo che con stanca rassegnazione aveva dovuto constatare che, sì, gli importava ancora di quella fottuta bestiaccia, si alzava sospirando e andava nella cabina del capitano.
A volte, entrando, Izzy doveva guadare una distesa di bottiglie vuote; a volte trovava Edward sveglio, imbronciato davanti a una finestra, a guardare il mare con l’aria di non aver chiuso occhio.
A volte, ed erano le mattine più dure, Israel entrava e lo trovava addormentato, riverso sulla branda o con il capo sullo scrittoio, in una nube di capelli sciolti che si confondevano nella barba come quelli di un San Giovanni Battista. Era facile dimenticarsi di quanto Edward fosse indisponente, quando dormiva con l’innocenza di un bambino, i lineamenti resi più dolci dal sonno e il respiro così quieto da fare appena rumore.
Izzy riscuoteva entrambi da quell’incantesimo con un secco battito di mani, e Edward si svegliava di soprassalto come un gatto spaventato. Una volta aveva fatto un balzo tale da sbattere contro l’ennesimo, inutile trofeo appeso proprio sopra il suo letto, un palco di corna ritorte che si erano poi staccate crollandogli addosso. Izzy aveva riso così tanto che era finito per terra.
…Anche quando non dormiva, però, nella sua tana piena di gingilli che non servivano ad altro che a riempirsi di polvere, Edward non si decideva a cominciare il giorno a meno che non fosse Izzy a chiamarlo.
Una volta dato il via al tran tran quotidiano, però, le ore scorrevano facili come un meccanismo ben oliato; un saccheggio di seguito all’altro, un’isola dopo l’altra, finché all’apice della loro fama non dovevano neppure più sguainare la spada per far capitolare intere flotte.
Se questo da un lato aveva reso la crescita della leggenda di Blackbeard una marea inarrestabile, dall’altro aveva precipitato Edward in una noia così profonda da trasformarlo sempre più di frequente in un gremlin dispettoso e crudele.
Qualche volta, la stupida violenza che accartocciava uno dentro l’altro i loro giorni aveva fatto illudere Israel che l’amore per Edward fosse stato corroso da amarezza e disillusione.
E invece ogni mattina guardava fra le ceneri, e lo ritrovava lì.
///
Quando era andato a salutarla per l’ultima volta, sua madre dormiva.
Era sera, ed erano soli in casa, e Israel non avrebbe più avuto un’occasione come quella per scappare. Doveva fare presto, prima che sorgesse la luna, tagliare correndo fra il granturco ancora alto.
Ma sua madre stava morendo.
Così Israel, col suo piccolo fagotto già sulle spalle, era entrato nella sua stanza. Il lume ardeva così fioco che appena si distinguevano il riflesso dello specchio sulla credenza, il luccichio del bicchiere vicino al letto, e gli occhi febbrili di sua madre, quando li aveva aperti lentamente su di lui.
Nel suo volto smagrito parevano enormi. Erano dello stesso colore dei suoi.
Non appena l’aveva visto, aveva capito subito; e gli aveva sorriso.
“Vieni qui, pulcino,” aveva sussurrato, con il luccichio nello sguardo di quando da bambino lo afferrava per fargli il solletico. Israel si era avvicinato al suo capezzale con la gola serrata.
Sua madre aveva preso le sue mani fredde fra le proprie, brucianti di febbre, e con solennità lo aveva benedetto. Poi si era sfilata dal dito l’anello nuziale e glie lo aveva premuto sul palmo. “Ti vorrò per sempre bene come oggi,” aveva bisbigliato; non aveva le forze di sollevarsi dai cuscini, così tremando Israel si era chinato per permetterle di baciargli la fronte. “Non dimenticarlo, bambino mio.”
Quella notte, mentre correva nei campi bagnati dalla luna piena, Israel aveva imparato l’esistenza di un amore che segna come fuoco, e che nessuna distanza, nè il tempo, nè la morte possono toccare.
///
And so no longer live I in fear Them are too greedy to pay my asylum bills This is my life and freedom's my profession This is my mission throughout all flight duration
There is a core and it's hardcore All is hardcore when made with love The love is a voice of a savage soul This savage love is undestructable
Gogol Bordello - Undestructable
7 notes · View notes
kyda · 7 months
Text
fantastico guadare le strade qui a palermo, l'acqua fino ai polpacci 😍 e grazie a chi mi stava mettendo sotto con la macchina mentre ero sulle strisce nonostante mi avesse vista da almeno 40 metri e ha accelerato sono bagnata anche fino alle cosce 💞 + schiena e braccia già bagnate da prima per proteggere il pc quando sono stata colpita di sorpresa dal diluvio lontana da ogni riparo 😽
12 notes · View notes
omarfor-orchestra · 5 months
Text
Comunque ogni tanto la fanno quella cosa di fare guadare ai personaggi di una fiction rai un'altra fiction rai (vedi Gemma di MF che guarda La Porta Rossa) io morirei se lo facessero in un profe con MF
4 notes · View notes
falcemartello · 2 years
Text
Tumblr media
-----
La marcia indietro che vedremo a tempo debito sarà tra l'esilarante ed il patetico.
Perché non c'è nulla di più triste di chi sostiene una ideologia fino a quando questa rende, dopodiché nuovo padrone, nuova ideologia.
Tanti gli esempi fuori paese, quii è questione di tempo e percentuale.
Spiace per chi non guarda, o non vuole guadare, al di là del proprio naso e della propaganda di cui è succube.
Non sanno che cosa succede a due passi da qui, tanto da supportare un governo che davanti alle aggressioni sta zitto, anzi peggio, figuriamoci guadare un po' più in là.
Comunque, è indottrinamento aggressivo, si punta all'infanzia per "educare" nuove generazioni alla normalizzazione delle devianze che piacciono guarda caso a sinistra.
Del resto, potremmo anche vederla così:
io vivo con mio papà e con l’altro mio papà che mi hanno comprato al supermercato da una mamma che non so chi sia e non vedró mai nella mia vita.
63 notes · View notes
emz26 · 1 year
Text
Zelda
Volevo solamente raccontare delle storie...ma questa non è una storia, è una leggenda.
Domani esce il nuovo Zelda, e Zelda è una leggenda, nasce dalla mente di Shigeru Myamoto, quando in un momento di crisi creativa si ricordò dei suoi giochi di bambino, si ricordò di quando attraversando un bosco, immaginandosi di combattere con mostri e draghi scoprì un lago, un lago mai visto, mi immagino gli occhi di un Mya bambino spalancarsi di stupore, e con questa immagine nella mente e con il cuore vibrante nel 1986 creò il primo leggendario Zelda, che ci crediate o no è questo che accade al giocatore quando prende il controllo di Link, torna bambino, torna il desiderio della scoperta, torna la voglia di scalare un'altra montagna, di guadare un altro fiume e di esplorare un'altra caverna, tutto con gli occhi sgranati e pieni di meraviglia.
Zelda, in onore di Zelda Fitzgerald, una delle prime donne libere, Link, il protagonista, colui che permette il «legame» tra il mondo di gioco e il giocatore, Hyrule, il mondo da esplorare, l'incredibile parco giochi messoci a disposizione.
Cosa significa Zelda per me? rinascita, significa questo.
Erano due anni che non riuscivo ad ascoltare musica, mi venivano i conati di vomito ad ogni tentativo, niente autoradio, niente colonna sonora nei videogames(si può eliminare), niente film, ma Zelda è famoso per la sua colonna sonora, per la qualità dei suoi suoni ambientali, è letteralmente immerso nella musica, non potevo perdermi una parte cosi importante dell'esperienza, tentai, ne venni accarezzato, mi prese e mi invitò ad essere ascoltata e amata.
Nella vita ho visto molti cieli, ho visto quelli solcati dai draghi di Escaflone, quelli con più astri solari del dovuto, quelli vaniglia, ho visto il cupo cielo di Nosgoth scalato dagli altissimi pilastri dell'equilibrio, li ho visti corrompersi e crollare per poi tornare integri in un loop infinito di morte e rinascita, sotto di essi ho visto un'anima tormentata tentare la sorte infinite volte sperando che quella fottuta moneta dalle due facce mortali per una volta cadesse di taglio, ho visto i movimentati cieli di una notte stellata, li ho scorti tra le parole di un «canto notturno di un pastore errante», ho visto i cieli luminosissimi di Makoto Shinkaie e ho immaginato quelli di «to the moon», ma il cielo sotto quale desidero stare è quello della mia nuova terra «natia», sotto i cieli di Hyrule.
Nel suo peregrinare il buon Mya incontrò la sede di un vecchio clan giapponese, il simbolo del clan erano tre triangoli dorati uniti in modo da formarne uno più grande, in origine simboleggiavano 3 scaglie di drago, nel gioco rappresentano la triforza... forza, saggezza e coraggio, le doti che il nostro eroe deve trovare, ed è proprio la ricerca di queste che porta a possederle, non è la fine del percorso che te le regala, ma sono le prove che vengono superate durante il tragitto che ti donano queste ultime.
Forza, saggezza e coraggio sono le doti che ci servono per affrontare la vita, ma è l'affrontarla che ce le dona, l'importate è fare il primo passo.
Vi lascio alcuni link dove potrete ascoltare le musiche di zelda, alcuni puntano alle musiche originali, altri a delle reinterpretazioni.
Main theme
youtube
la mia favorita
youtube
lullaby
youtube
midna’s lament
youtube
youtube
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
12 notes · View notes
deadlyneko-chan · 5 months
Text
Non preoccuparti, ci sono io qui per te
Tumblr media
CAPITOLO 1 - Parte III
E questo lo faccio ogni singolo giorno, è divertente passare il tempo con la bibliotecaria è gentile e premurosa, è praticamente come una nonna per me… Alle undici precise si sono sentiti i due rintocchi del campanile, ho inserito rapidamente l'ultimo dato nel computer e alla fine ho preso la mia roba, aiutando con le ultime cose e sono uscita con la bibliotecaria e alla fine con i soliti saluti ci siamo separate, lei al parcheggio per prendere la sua macchina e io per scavalcare il cancello per entrare nel giardino privato. Questo è il momento in cui mi riposo e rilasso facendo quello che mi pare e piace! Che consiste o in scrivere fanfiction o leggerle, guardare dei film o delle serie nuove, o pure riguardando quelli vecchi e i miei preferiti.
Sigilla: < Non ho l'ispirazione di scrivere oggi. Inoltre questa sensazione nel petto mi distrarrebbe solo e scriverei sicuramente cose senza senso. Quindi è meglio che mi guardi qualcosa. . . Mm… Oggi ho visto un sacco di AMV di ROTTMNT. . . Inoltre è da due mesi che non ho rivisto il film. . . > E il vincitore di stasera è il film di ROTTMNT.
Ho preso il cellulare e le cuffie, ho messo quest'ultime velocemente e ho aperto Netflix, non ci ho messo molto ad avviare il film tanto che è fisso nella mia lista. Lo guardato finché ho potuto, cioè fino a quando il promemoria non ha suonato bloccandomi il film.
Sigilla: < Già mezzanotte e mezzo? Non ho nemmeno finito il film! . . . E tra trenta minuti è il mio compleanno. . . Che schifo. . . E questa cosa nel petto diventa sempre più fastidiosa! > Dovevo immaginarmi che la mia giornata sarebbe solo peggiorata. Va bene! Posso continuare a guadare il film mentre cammino.
Con questo ho sistemato velocemente le cose nello zaino e ho scavalcato velocemente il cancello, mi sono rimessa le cuffie e ho ricominciato a camminare lungo il marciapiede per tornare alla fermata davanti alla scuola, ho continuato a camminare tranquillamente senza incrociare niente e nessuno. Anche se ad ogni passo che faccio la sensazione nel petto aumenta, mi sono appoggiata una mano contro lo sterno per fare una leggera pressione o fare qualcosa per far diminuire la pressione, alla fine mi sono fermata alle strisce pedonali ho staccato gli occhi dallo schermo del cellulare e mi sono guardata intorno. Infondo il semaforo lampeggia in giallo sia per i pedoni che per il transito delle macchine, anche se tardi è sempre meglio stare attenti, sicura di non vedere nessuno arrivare ho attraversato la strada mentre riportavo lo sguardo sul film. Ma proprio a metà delle strisce, avendo le cuffie e il volume a palla così da riuscire a sentire ogni parola di Leo, per questo non ho sentito lo stridio delle ruote sull'asfalto. Ho notato solo i fari, con la coda dell'occhio, illuminarmi ma proprio mentre sento i muscoli tendersi e pronti a saltare sull'altra corsia… la sensazione del petto è aumentato all’improvviso e come stamattina si è scatenato un altro episodio: i muscoli si sono irrigiditi di nuovo, il cuore che batte a mille all'ora e non solo per la paure e l'adrenalina dell'essere investita ma anche per l'improvvisa mancanza d'aria, infatti ho sentito la sensazione che mi ha accompagnato per tutto il giorno aumentare al punto da non riuscire a respirare per via della pressione costante al petto. Quello che posso fare è solo guardare i fari e il muso del camion avvicinarsi, diventando sempre più grandi. La paura e la vicinanza del camion mi hanno fatto chiudere gli occhi. È successo tutto così velocemente, un momento cammino tranquillamente mentre guardo il mio film preferito e quello dopo sono travolta da un camion, che mi lancia in aria. Non so per quanti metri sono volate e non so nemmeno per quanto ho rotolato non appena ho toccato l'asfalto. Anche se confusa e sotto shock ho sentito ogni singola cosa, dallo spezzarsi di alcune ossa, anche se non sono sicura di quali o dove, tanto che il dolore attraversa ogni singola parte del mio corpo dalla testa ai piedi. Ho sentito anche il rumore delle ossa spezzarsi. Il dolore dell'impatto con il camion è aumentato non appena mi sono schiantata con l'asfalto e anche mentre rotolato, fino a fermarmi sulla schiena, ogni parte del mio corpo sento solo e soltanto una pura agonia. Ho aperto gli occhi è tutto quello che vedo è confuso, come se ci fosse una nebbia fitta che mi fa solo vedere le sagome e nient'altro, sicuramente un trauma serio alla testa o anche più di uno.
Sigilla: < . . . Non mi sarei mai aspettata di morire così . . .  >
E proprio in quel mento ho sentito il cellulare vibrare e suonare una delle mie canzoni preferite per ricordarmi il mio compleanno. Ho chiuso di nuovo gli occhi ascoltando la canzone suonare nel mio orecchio destro, a quanto pare una delle due cuffie è riuscita a rimanere al suo posto e il cellulare a quanto pare è sopravvissuto all'impatto, è durata solo per pochi secondi e poi non ho sentito più nulla.
Sigilla: < . . . M-Morirò… il girono esatto del mio quattordicesimo compleanno . . . Papa e gli altri saranno felici di questo . . . >
Con l'orecchio libero anche se parzialmente ostruito e dalla sensazione bagnata che ne usciva, penso che sia per un rivolo o un’emorragia dell'orecchio, ma sono risuscita a sentire il suono di una portiera che si apre e seguita dal suono delle scarpe che colpiscono l'asfalto e ho sentito anche una voce. Per il resto non riesco a capire nient’altro, ma per quanto mi sforzi a sentire la stanchezza mi ha pervaso. Ho aperto di nuovo gli occhi e questa volta sono riuscita a vedere il cielo notturno, la luna piena risplendeva alta nel nero della notte circondata dalle stelle, le ho guardate fino a quando le lacrime non hanno sfocato tutto. Ho chiuso di nuovo gli occhi lasciando che le lacrime scendessero libere e quanto volevano, infondo questa è l'ultima volta che posso piangere, anche se con ogni lacrima che verso la stanchezza aumenta ho provato a riaprire gli occhi ma vedovo di nuovo tutto sfocato. Ho provato ad ascoltare di nuovo ma non riesco a sentire nulla a parte i battiti del mio cuore, che diventano sempre più deboli e lenti.  
Sigilla: < Vorrei tanto non morire da sola e nel silenzio. . . Non così. . . Ho tanta paura. . . Non voglio stare da sola. . . >
Pochi secondi dopo nell'orecchio, con ancora la cuffia, ho sentito la voce di Leo e per di più della scena finale del film.
Leo: Bzz… E se andrà difesa, saremo all'altezza della sfida… Bzz…
Sigilla: < . . . L-Leo . . . >
Ad ogni secondo che passa mi sento sempre più stanca, stordita, infreddolita, dolorante. Ho aperto la bocca per prendere più aria ma proprio mentre ispiravo sento i polmoni riempirsi, ma non di aria, istintivamente ho iniziato a tossire nel vano tentativo di liberami i polmoni sempre più pesanti e pieni. Un altro colpo di tosse e il sapore del sangue mi ha riempito la bocca, con la bocca aperta lo sentito scivolarmi lungo le labbra e inondandomi il mento, ed anche il collo. Anche se ho dimenticato il sangue per via dal dolore al petto! A quanto pare i colpi di tosse non hanno aiutato ma hanno solo peggiorato la situazione. Anche se finalmente grazie a questo nuova vampata di dolore e di stanchezza la mia mente finalmente mi ha permesso di scivolare nell'incoscienza e poi più nulla. Ad un certo punto, non so come o quando e nemmeno perché, mi sono svegliata? Ripreso conoscenza? Non sono sicura, ma l'ultima cosa che ricordo e di cui sono sicura è il dolore, i polmoni che si riempivano sempre più di sangue, la sensazione di umidita di quest'ultimo che mi bagnava le labbra, il mento e il collo. Anche se stanca, sia fisicamente e mentalmente, ho notato l'assenza di tutte queste cose. Non mi sono concentrata ulteriormente per via di lasciarmi scivolare di nuovo nell'incoscienza. Non so per quanto tempo ho dormito, ma la stanchezza è anche sparita, con il passare del tempo la mente mi si è schiarita fino a quando non ho notato alcune cose… la prima cosa che ho notato è l'assenza di aria nei polmoni e la loro immobilità, ma non sto soffocando o altro, lo stesso per il mio cuore immobile e silenzioso. Ho aperto gli occhi di scatto e mi sono guardata velocemente in torno, presa dal panico della situazione, e tutto quello che riesco a vedere è l'oscurità e nient'altro. Circondata dal più nulla assoluto, solo buio e silenzio, anche se lentamente ho sentito il freddo pervadermi. Ho provato a muovere le braccia nel vano tentativo di scaldarmi, ma come i polmoni e il cuore, non sentivo niente in nessun arto e di conseguenza non sono in grado di muovere nemmeno un dito. Ho anche provato a chiamare, chiedere o per capire dove sono e se sono da sola, ma non ho emesso alcun tipo di suono e per quanto ci provi non succede niente. Senza possibilità di fare altro mi sono fatta prendere dal panico, quando la mente è tornata lucida e l'attacco di panico è passato, mi sono sentita di nuovo stanca e senza rimuginarci sopra mi ci sono lasciata sprofondare di nuovo in un altro riposo. Al mio risveglio ho tenuto gli occhi chiusi, per via del freddo e del silenzio che mi circonda, so già dove mi trovo. Ora con la mente di nuovo lucida mi sono spremuta le meningi per ricordare come ci sono finita qui, dovunque sia qui! Lentamente e con fatica i ricordi riaffiorano, ricordo la sveglia e l'urlo di papa, sostituito poi dai ricordi della scuola e subito dopo i ricordi di quello che ho fatto in biblioteca fino all'orario di chiusura. Anche il breve periodo che ho passato nel giardino della biblioteca e di quello che ho fatto durante la camminata verso la fermata, il film . . . E poi . . . Gli eventi dell'incidente mi hanno inondato la mente, ricordo il dolore, i polmoni, il sangue e il cuore che lentamente smetteva di funzionare.
Sigilla: < Ora capisco dove mi trovo e come sono finita qui. Come mai rimango “viva" senza dover respirare o altro e perché non riesco a muovere nemmeno un muscolo. Sono . . . Sono . . . Morta . . . SONO MORTA! >
Non sono sicura di quando ho iniziato a piangere, ma non potendo muovere nemmeno un muscolo, non posso asciugarmi gli occhi o fare altro se non piangere immobile come una statua. Almeno spero di piangere, perché ora mi ci vuole qualcosa per liberare tutti i sentimenti che sto provando in questo momento, e non potendo urlare o muovermi, tutto quello che posso fare è piangere in silenzio. Mentre guardo la mia breve, patetica, insignificante, triste vita passarmi davanti agli occhi e anche se ce li tengo ben chiusi. Alla fine mi sono di nuovo addormentata. Da allora mi sono svegliata, ho pianto fino allo sfinimento, addormentandomi di nuovo. Lentamente ad ogni ciclo le lacrime hanno smesso di cadere e ho iniziato a elaborare il tutto, dalle cose più piccole e meno importanti, a quelle più grandi e con un grande peso sia emotivo che mentale. È stato un processo lungo e continuativo, tanto che non ho nient'altro da fare se non galleggiare nel vuoto, lo passo a pensare ed a elaborare tutto. Ad un certo punto penso di aver superato tutte le mie paure, la rabbia, il dolore, sono arrivata ad accettare tutto.
Sigilla: < Sono morta e non ci posso fare nulla. Sono stata stupida a non prestare più attenzione mentre attraversavo la strada. Però non mi devo più preoccupare di aver niente a che fare con papa o qualcuno dei miei parenti, su questo fronte sono finalmente libera. Mi dispiace però non poter aiutare la bibliotecaria è sempre stata buona con me, ma a breve sarebbe andata in pensione e alla sua sostituta non gli stavo a genio… Non vedo altro che cose positive sia per me che per gli altri, per la mia morte. >
Ad un certo punto la sensazione che mi ha fatto avere non una, ma ben due strani episodi, si è ripresentata di nuovo come una pressione al petto. Anche se questa volta non mi ha infastidito. E non è da sola infatti ho sentito un leggero calore sulla schiena, mi ci sono crogiolata, lentamente ho sentito il calore spostarsi di fianco fino ad arrivarmi davanti. Ho visto attraverso le palpebre chiuse una luce, ho aperto subito gli occhi e davanti a me ho visto una luce bianca. Ad un certo punto un’ondata, partito dal petto, mi ha inondato tutto il corpo. Sparito sono riuscita a sentire di nuovo ogni muscolo contrarsi, ogni arto muoversi, i polmoni espandersi e riempirsi d’aria, il cuore battere. Sento di nuovo ogni cosa! Anche le lacrime che mi scivolano lungo le guance. La pressione al petto ha iniziato a tirarmi verso la luce, che ad una valutazione più accurata si stava affievolendo, e senza nemmeno pensare o altro ho iniziato a correre. Ho corso e corso, anche se la luce è diventata sempre più forte fino al punto di accecarmi ho continuato, anche con gli occhi chiusi e protetti dalle mie mani mi sono fatta guidare dalla sensazione nel petto. Ho continuato fino a quando non ho sentito un terreno solido sotto i piedi e il rumore tipico delle scarpe sull'asfalto, a questo mi sono fermata di botto, ho spalancato gli occhi e mi sono guardata in torno. Ho visto due muri su entrambi i miei lati, con dei bidoni pieni e straboccanti di sacchetti del sudicio, una scala antincendio.
Sigilla: < Sono in un vicolo. Anche se non so di preciso dove. >
Curiosa mi sono girata per vedere se c'era sempre quella luce bianca, ma tutto quello che ho visto è una recinzione con dei cassonetti anche pieni fino all'orlo di sudicio e ricoperti da dei liquami, alla sola vista mi sono allontanata di qualche passo disgustata. Mi sono guardata ancora un pochino intorno, per riprendere fiato, orientami e fare una sorta di piano, non posso stare qui e sinceramente inizio ad avere fame e sete. Sono andata verso l'uscita del vicolo, dopo un angolo mi sono trovata fuori dal vicolo e sul marciapiedi, ho studiato di nuovo l'ambiente circostante e ogni secondo che mi osservo in torno tutto mi sembra stranamente familiare. . . Anche se sono sicura di non essere stata da nessuna parte con nessuno, nemmeno in gita con la scuola, che papa considerava una spesa inutile. . . La sensazione nel petto è tornata e non avendo nessun piano in mente mi sono lasciata guidare, mi sono lasciata alle spalle il vicolo e ho camminato, ma ad ogni passo che faccio trovo che l'ambiente mi diventa sempre più familiare. Girato ad una curva la sensazione al petto è sparita all'improvviso, mi sono guardata di nuovo in trono completamente persa, anche se ad un certo punto ho sentito i peli sulla nuca rizzarsi. Di conseguenza ho prestato più attenzione a quello che mi circonda e ad un certo punto ho sentito un rumore, che si fa sempre più forte e chiaro, ed anche questo come l'ambiente in cui mi trovo mi sembra fin troppo familiare. Dopo pochi secondi il rumore ho alzato gli occhi verso i tetti e ho visto una nube di Oozesquitoes.
Sigilla: < MIO DIO! SONO A NEW YORK! NELL'UNIVERSO DELLA MIA SERIE E FILM PREFERITO DELLE TARTARUGHE NINJA!!! >
~ POV DEI RAGAZZI DOPO LO SCONTRO CON DRAXUM ~
Mikey ha disegnato rapidamente il simbolo su un muro e non appena si aperto il passaggio ci sono saltati tutti attraverso giusto in tempo, infatti alle loro spalle si è vista la roccaforte di Draxum esplodere. I ragazzi e April sono atterrati sul pavimento del cantiere sani e salvi, ovviamente finendo l'uno sull'altro e con April sempre in cima al gruppo, anche se la bussola è scivolata dalle mani di Mikey rompendosi.
Mikey: Oh, no! Era di Splinter!
Aprile: Uomo.
Con calma ognuno dei ragazzi si alza e non molto tempo dopo appare di nuovo Mayhem sopra ad April, atterrando tra le sue braccia, con i ragazzi che guardano la strana creatura leccare la loro amica/sorella.
April: Stai bene, ragazzo? O ragazza? Sicuramente sei stato bravo in tutto quel caos. Ehi, caos! È un nome carino.
Raph: Abbiamo appena sconfitto un cattivo. Siamo degli eroi. Meritiamo un nome come Mad Dogs.
Leo: Mad Dogs? Non pensi a qualcosa come Mutant Ninja Turtle Teens o… non lo so. Forse . . . Continueremo a fare brainstorming.
Proprio in quel momento una marea di Oozesquitoes li superano volando dal passaggio ancora aperto dietro di loro. Tutti guardano la nube di insetti svanire sui tetti o tra gli edifici di New York, con la minaccia ora libera i ragazzi e April si scambiano sguardi preoccupati.
Donnie: Huh, non può essere bello.
Leo: Dovremmo andare. Le persiane si stanno aprendo.
Escono tutti insieme dal cantiere edile raggiungendo il primo vicolo, dove i ragazzi e April si sono salutati prima di separarsi, i ragazzi si sono arrampicati su fino a raggiungere i tetti in modo da ritornare alla tana inosservati, mentre April correre tranquillamente per i marciapiedi in modo da tornare a casa il prima possibile in modo che i suoi genitori non notassero la sua assenza e con Mayhem.
~ POV SIGILLA ~
Sigilla: < Sto bene! È tutto apposto! Non dare di matto! Sono solo finita in un universo dove posso incontrare Leo e i suoi fratelli, posso anche incontrare Splinter, April e i due Casey! Ma . . . Dalla nube di insetti significa che sono nel primo episodio della prima stagione. Quindi avrò a che fare con Draxum, la lega del male, il clan del piede, Shredder e . . . con il Krang . . . >
Una serie di emozioni, sia positive che negative, mi hanno inondato in una folta sola: eccitazione, felicità, soggezione, timore, paura, dubbi e angoscia. Ci ho rimuginato sopra, dimenticando completamente della nube di insetti che sorvolano i tetti in cerca di persone da pungere, lasciandomi vulnerabile e di conseguenza un facile bersaglio. 
Sigilla: < Aspetta! Non sono brava a parlare inglese, figuriamoci l'americano! Sono nei guai!!! >
Ancora persa nei pensieri non ho fatto caso che due Oozesquitoes si sono staccati dal gruppo, quindi non ho nemmeno fatto caso che uno di questi Oozesquitoes è diverso dagli altri, inoltre il duo si è ulteriormente diviso. Con l'insetto comune che mi volava incontro a tutta velocità, mentre l'altro è rimasto indietro come sé stessa osservando o studiando la scena, è stato il classico ronzio mi ha fatto focalizzare di nuovo sull’ambiente circostante e non appena ho visto l’insetto volare verso di me mi sono girata ed ho iniziato a correre. Sinceramente non ho proprio voglia di essere mutata in qualche orribile pesce, insetto, o chi sa in quale altra specie! Con la mia fortuna sarei sicuramente mutata in un ragno!
Sigilla: Niente ragno! Niente ragno. Niente ragno.
Ripetendomi questa parola mi sono data la spinta per continuare a correre il più velocemente possibile, senza rallentare o senza guardarmi alle spalle, nei film chi si guarda indietro rischia di rallentare o cadere. Ma come ogni essere vivente ho un limite, infatti sento i muscoli delle gambe bruciare per lo sforzo, anche i polmoni sono affaticati e lo stesso il cuore. Ho continuato a pieno ritmo, anche se ha ogni incrocio che superavo e svolte ho fatto, lentamente e inevitabilmente ho iniziato a rallentare fino a quando non mi sono fermata all'ingresso di un altro vicolo. Con le gambe come delle gelatine, il cuore e i polmoni anche ai loro limiti, la sola idea di ricominciare a correre è inimmaginabile. Quindi su due gambe tramanti, come quelle di cerbiatto appena nato, mi infilai nel vicolo e dopo uno sguardo veloce della scena mi sono nascosta dietro un cassonetto della nettezza. Accovacciata nel mio attuale nascondiglio ho ripreso fiato, con il sudore che mi inzuppava la fronte e la schiena, non molto tempo dopo ho dovuto rallentare il respiro e compirmi la bocca con entrambe le mani per via del ronzio rivelatore dell'Oozesquitoes. L'ho ascoltato passare davanti all'ingresso del vicolo, sono rimasta così per qualche altro secondo per sicurezza, sicura di non sentirlo tornare indietro ho lasciato uscire un sospiro e allentato un po' le spalle dalla tensione. Sono rimasta per qualche altro secondo nel mio nascondiglio e sicura di non sentire nessun rumore caratteristico degli inseti del Barone Draxum, con il sostegno del muro, mi sono sollevata gradualmente per via delle gambe da cerbiatto che ho dopo la corsa folle. Con calma e sicura della stabilita delle gambe mi sono allontanata dal muro, sono andata verso l'ingresso del vicolo, tenendo le orecchie in allerta ma nemmeno due passi e ho sentito qualcosa posarsi sulla nuca. Nemmeno il tempo di reagire e ho sentito un pizzico sul retro del collo. È durato solo per pochi secondi, anche se con l'adrenalina che mi circola e un senso di terrore il tutto sembrava durare un eternità, infatti non molto tempo dopo ho visto un Oozesquitoes. L'ho osservato e ho notato alcune caratteristiche particolari che lo distinguono dagli altri, anche se non invece di volare via per tonare dal suo padrone questo è morto a pochi passi dall'entrata del vicolo. Non è passato nemmeno un minuto dalla puntura che la mutazione è iniziata, come è successo con il fattorino, ho sentito il dolore della mutazione. Mi sono accasciata a terra per il dolore e i muscoli tremanti, con le occasionali convulsioni, le quali e da quello che posso sentire aiutano la mutazione. Infatti ad ogni convulsione sento le ossa, come quando il camion mi ha colpino, che si spezzano e si riuniscono, rimodellandosi e allungano… lo stesso per i miei poveri organi e anche la pelle, ma la parte peggiore e dolorosa è la testa! Posso sentire ogni osso e muscolo spezzarsi, allungarsi, rimodellarsi, cambiandomi completamente la struttura del viso o dovrei dire muso ora.
Sigilla: < Cazzo! Se fa male! . . . È molto peggio di quando sono stata investita! Cazzo che male!!! >
Con le lacrime agli occhi mi sono sdraiata sull'asfalto fresco, anche se l'idea di sdraiami sul pavimento del vicolo non è molto gradito, anzi è abbastanza disgustoso ma il dolore e con i muscoli che si contraggono come e quando vogliono possono farmi cambiare idea. Con la testa appoggiata su un lato e i capelli che proteggono anche il lato esposto, occhi chiusi e anche la bocca stretta mentre artiglio il pavimento dal dolore, il tutto accompagnato dai rumori tipici della mutazione, dai miei gemiti doloranti e dai vestiti che si strappano. Per via degli occhi chiusi non ho visto la caratteristica aura verde luminescente avvolgermi, con delle strisce dorate nel mix, anche se gradualmente ha iniziato a sbiadir fino a svanire portando con sé il dolore e gli orribili rumori.
~ POV LEO ~
Per tutto il tempo ho continuato a sentire questa sensazione nel petto, anche durante il “combattimento" contro quel vecchio caprone, prima era solo un leggera trazione ma ad ogni passo che faccio verso la tana e la trazione diventa sempre più forte. L'ho ignorato spingendolo nel profondo della mente, o almeno ci ho provato fino a quando non ho sentito una dolorosa fitta nel mezzo del piastrone, mi sono fermato su un edificio a pochi tombini da quello che ci avrebbe portato alla tana. Ho chiuso gli occhi, mentre prendo dei respiri profondi per calmare un pochino il dolore, anche se è aumentato di più colpo facendomi perdere il fiato e mi piegarmi leggermente in avanti appoggiando le mani sulle gambe. Ho sentito ad un certo punto la presenza dei miei fratelli sicuramente preoccupati da morire, anche se in questa situazione non posso rassicurarli, anche se è durato solo per altri pochi secondi prima che sparisse. Anche se la leggera trazione costante adesso mi tira a scatti e ognuno diventa sempre più persistente, è come quando il mio fratellino mi strattona con urgenza per farmi vedere chi sa cosa o provare una qualche nuova ricetta, è la stessa sensazione anche se lo sente dritto nel petto.
Leo: < Spero che non sia un infarto o chi sa cos'altro. >
Di nuovo dritto mi sono girato di scatto, spaventando i tre fratelli, mi sono rivolto verso la direzione nella quale mi sentivo strattonare sempre con più urgenza. Con la coda dell'occhio ho visto Donnie avvicinarsi, con la mano alzata e gli occhiali già pronti per una scansione, ma prima ancora che sia abbastanza vicino per posargli la mano sulla spalla o il braccio sono partito di corsa. Lasciando dietro il trio, che sicuramente mi stavano guardando scioccati, ma adesso non posso proprio preoccuparmene l'unica cosa che posso fare al momento è correre e saltare il più velocemente possibile! Non so dove sto andando ma la sensazione al petto è così forte che non posso fare altro che correre nella direzione in cui mi sta tirando, inoltre devo anche sbrigarmi per il fattore tempo, devo risolvere questa situazione prima che le persone inizino ad uscire e a riempire le strade. Proprio come ha pensato Leo, prima di partire a corsa, i tre fratelli lo guardarono tutti con preoccupazione e incredulità. Infatti Donnie ha guardato la figura del suo gemello allontanarsi con preoccupazione, fastidio e anche con un po' di curiosità, per via del comportamento un po' insolito da quando gli è venuto quello strano episodio di poche ore fa e da allora ha continuato ad osservarlo. Notando ogni tanto cose annomale nel su comportamento, come: ha continuato ha toccarsi ogni tanto il centro del piastrone nella zona alta; a guardare davanti a lui ma senza guardare veramente mai nulla, solo ad osservare in silenzio nel vuoto, cosa molto strana e quasi impossibile da fargli fare; e per finire il silenzio o il dissociarsi nella sua mente, ogni tanto lui come Raph o Mikey abbiamo fatto fatica a riceve aiuto in quelle situazioni, anche se alla terza volta in che lo chiamiamo risponde. Cosa molto strana per Leo, ma con il fatto che stavamo tornando alla tana, dove posso fargli tutti gli esami e tenerlo d'occhio mi va benissimo. Questo, il suo gemello che scappa chi sa dove con i newyorchesi che escono delle loro case o che tornano da degli orari notturni, non è nei suoi piani. Raph, come Donnie, ha guardato con preoccupazione il suo fratellino fermo come una statua e poi correre chi sa dove, senza dire nulla a nessuno dei tre. Cosa che lo ha leggermente infastidito ma la preoccupazione prevale, come il senso di colpa e di incolparsi per la situazione in cui si trovavano. Se non avesse ascoltato le sue suppliche per rimanere fuori ancora un po', lo stesso per il combattimento, a quest'ora sarebbero tutti seduti tranquilli o addormentati sul divano dopo una maratona dei film di Jupiter Jim. Mentre Mikey ha guardato suo fratello con preoccupazione e confusione, sicuramente dopo alcuni esami fatti da Donnie e sicuramente dopo una ramanzina di Raph, sicuramente non mangerà i suoi piatti preferiti per un’intera settimana senza una spiegazione per tutto questo.
Donnie: LEO!
Raph: Sbrighiamoci a raggiungerlo! Si sta facendo giorno!
Mikey: Agli ordini capo!
E così il trio ha iniziato ad inseguire il loro fratello fuggiasco. Non appena riescono a raggiungerlo, ma solo perché si è fermato di nuovo sul bordo del tetto di un edificio, con lo sguardo rivolto verso il fondo del vicolo. Si sono avvicinati e hanno osservato il loro fratello, anche se il suo sguardo non si staccava da qualunque cosa ci fosse nel vicolo, incuriositi anche il trio si è sporto leggermente per guardare e tutti quanti si irrigidirono, anche loro ammutoliti e pietrificati per quello che vedevano.
~ POV SIGILLA ~
Dopo qualche minuto ho cercato di sollevarmi, con ancora i muscoli tremanti dal calvario, mi sono sollevata solo di qualche centimetro prima che i muscoli delle braccia cedessero riportandomi sdraiata per terra. Ovviamente non ciò riprovato subito, tanto so già il risultato, inoltre non solo le braccia le sento stanche ma anche le gambe sono allo stesso livello o forse anche peggio infondo prima di essere mutata ho corso per un bel po'. Sono sfinita: tra il dolore della mutazione e l'idea stessa di essere mutata in che sa cosa . . .
Sigilla: < Spero di essere mutata in qualcosa di utile e con un aspetto gradevole, non voglio spaventare i ragazzi per il mio aspetto. >
Al solo pensiero un mare di diverse emozioni mi hanno inondato, l'idea di trovarmi nell'universo della mia serie preferita con le mie tartarughe preferite e di poterli incontrare di persona, alla fine si è finalmente radicata nella mia mente ormai sfinita per il calvario. Di conseguenza la stanchezza mi ha preso e la voglia di dormire è tanta e forte, ma grazie alla consapevolezza di dove mi trovo e il rischio che qualche newyorkese mi trovasse mi aiuta a combatterla, anche se ogni minuto che passa sento la mente annebbiarsi e appesantirsi. Proprio quando mi stavo addormentando ho sentito due cose. La prima cosa e anche la più evidente è la strana sensazione al petto, come se qualcuno si aggrappase alla fune e la tirasse sempre di più; la seconda cosa che ho sentito è il suono di più voci e con un impatto maggiore, rispetto alla prima, che mi ha inondato di abbastanza adrenalina da scacciare la stanchezza e riportare un po' di chiarezza. Ho sentito qualcosa muoversi sulla mia testa in direzione delle voci, che provenivano dall'alto, subito dopo ho sentito il rumore di diversi piedi che colpiscono il suolo e avvicinarsi a me. Con un’altra ondata di adrenalina ho provato di nuovo a tirarmi su con le braccia, in modo da potermi girare e capire chi si stava avvicinando, che è finita come le altre volte che ci ho provato. Mi sono lasciata scappare un gemito per il dolore per gli inutili e dolorosi tentativi, così facendo ho abbassato la guardi e di conseguenza non ho notato la presenza di qualcuno al mio fianco, o almeno fino a quando non ho sentito una mano appoggiarsi su una spalla. Mi sono irrigidita al tocco ma nemmeno pochi secondi e mi sono calmata, il tutto grazie alla strana sensazione nel petto che inizia a calmarsi mandandomi onde calmanti, ho sentito la mano stingermi la spalla e subito dopo sono stata girata sulla schiena. Poi ho sentito un braccio scivolare sulle spalle e tenermi sollevata dal suolo, cosa di cui sono estremamente grata, ho aperto gli occhi e la prima cosa che vedo è il lato del viso di Leo impegnato a guardare i suoi fratelli. Ad uno sguardo più attento ho visto Raph e Mikey, con quest'ultimo seduto sulla spalla, per finire ho visto Donni che si sta avvicinando al mio lato libero.
Sigilla: < Niente April o Caos. >
Alla fine ho notato che i quattro fratelli stavano parlando tra di loro, ma con la sensazione di calma che mi inondava e la consapevolezza di essere al sicuro, la stanchezza si è fatta di nuovo sentire sfocandomi la vista. Ho rimesso ha fuoco e ho riportato lo sguardo su di Leo, i nostri sguardi si sono incrociati e la sensazione nel petto mi inondo di calore insieme ad una scossa che mi percorre tutto il corpo, facendomi rabbrividire leggermente dalla meravigliosa sensazione e penso di aver sentito il suo braccio rabbrividire, e con gli occhi fissi suoi ho notato i suoi occhi allargarsi di meraviglia e i suoi muscoli della mascella contrarsi leggermente. Abbiamo continuato a guardarci e a studiarci, e con adorazione ho studiato attentamente il suo muso, i suoi meravigliosi occhi neri, la sua caratteristica pelle verde e le sue bellissime strisce rosse. La voglia di toccarle è abbastanza forte da permettermi di alzare la mano, anche se lentamente e con fatica, e dolcemente l'ho appoggiata sul lato del suo muso lentamente ho lasciato scivolare il pollice sulla striscia rossa.
Sigilla: < Sono così lisce senza alcuna imperfezione e non sono nemmeno in rilievo. >
Mi ha guardato per alcuni secondi senza nemmeno battere per un secondo le palpebre, prima che li chiuda gli ho visti addolcirsi e si appoggiasse al mio tocco, anche se con mi immenso dispiacere si è allentato dal mio tocco rivolgendosi a uno dei suoi fratelli, con il braccio sempre più pesante e i muscoli tremanti dalla fatica l'ho lasciato cadere in grembo. Ma anche senza la sua attenzione niente mi ha impedito di continuare a studiare ogni piccolo dettaglio nel suo viso.
Sigilla: < È anche più bello dal vivo. >
Ho continuato, anche se per pochi secondi, a tenere gli occhi fissi su di lui o almeno fino a quando la vista si è offuscata. Lentamente mi sento di secondo in secondo sempre più stordita, con la vista che lentamente si oscurava dai lati della visione e restringendosi sempre di più, con dei leggeri capogiri che mi portano una forte e orribile nausea. Il tutto accompagnato con un’emicrania e una sudorazione… nemmeno in estate ho sudato così tanto come adesso e nemmeno con la febbre. Ho chiuso gli occhi, ormai inutili e anche per attenuare i giramenti ma soprattutto l'emicrania, mi sono lasciata scappare un latro gemito di dolore. Nemmeno pochi secondi dopo ho sentito il braccio di Leo stringermi le spalle e avvicinarmi al suo piastrone, il suo secondo braccio è scivolato facilmente sotto le mie ginocchia e non molto tempo dopo mi ha sollevato, stringendomi ulteriormente contro il suo piastrone. Con fatica ho fatto scivolare le braccia intorno al suo collo, sentendo la muscolatura del suo collo e il bordo del suo guscio, ho seppellito il viso nel suo collo respirando il suo meraviglioso odore. Posso sentire il profumo di alcune erbe, forse dei suoi tè preferiti, ho anche sentito il leggero profumo della sua pizza preferita. Ma questi adori sono sovrastati dal meraviglioso profumo di loto, strano, anche se devo ammettere che gli dona. Mi sono sicuramente dissociata per studiare il suo odore, quindi non so di preciso cosa si stanno dicendo i ragazzi, ma ad un certo punto ho sentito le braccai di Leo irrigidirsi e stringermi leggermente contro di lui il tutto mentre faceva alcuni passi indietro. Ad un certo punto sento le mani, sempre con tre dita e grandi, molto probabilmente è Raph. Che cerano di prendermi e allontanarmi da Leo, anche se non sono delicati e gentili come quelle di Leo, infatti ad ogni secondo ho sentito il dolore in ogni singolo muscolo riaffiorare con vendetta. Ad un certo punto penso di aver gridato dal dolore e con le lacrime che mi rigano di nuovo le guance, cadendo sulla giunzione del collo e della spalla di Leo, l'ho sentito irrigidirsi e rafforzare la sua pressa su di me senza che provassi alcun dolore o fastidio muscolare. Con il viso premuto contro il suo collo e grazie anche alle fitte di dolore, che mi ha aiutato a schiarirmi abbastanza la mente per concentrami suo i suoni che mi circondano, non ho proprio voglia di staccare il viso dal suo collo e allontanarmi dal suo meraviglioso profumo, e finalmente ho sentito il suono della sua voce.
Leo: Ho detto che ci penso io! Sono io il medico del gruppo. Inoltre vi ho detto che sto bene! Lei no! È stata mutata pochi minuti fa. Prova sicuramente dolore e disaggio dovunque.
Raph: Leo . . .
Leo: Non dire Leo! Ti ricordo che sono riuscito a sollevarla senza problemi o altro…
Raph: Ma . . .
Leo: Ti voglio bene fratellone ma . . . L’hai fatta gridare dal dolore! E sta ancora piangendo per questo! Quindi scusa ma no! Sarai anche il leader del gruppo Raph, ma io sono il medico! E i miei ordini in queste tipo di situazioni sono più importanti dei tuoi! Quindi! Ordini del medico! Nessuno e intendo nessuno di voi la toccherà!
Tutti: . . .
Leo: Sono stato chiaro?!
Tutti: . . . Sì . . .
Leo: Bene! Adesso torniamo alla tana prima che qualcuno ci veda.
Il rumore dei suoi passi, seguito non molto tempo dopo anche da quello degli altri, lentamente e ad ogni passo lentamente mi a cullato. Stavo per addormentarmi quando ho sentito il lato del suo viso posarsi leggermente sulla mia testa e anche se le sue parole sono sussurrata, in modo che i suoi fratelli non lo sentissero, io invece le ho sentite chiare e forti.
Leo: * Non ti preoccupare, ti ho preso. Adesso sei al sicuro. *
Il cuore ha iniziato a battermi forte contro il petto, e anche se con la protesta da parte di ogni muscolo ho stretto le braccia intorno al suo collo, sprofondando ulteriormente il viso nel suo collo e lentamente mi sono lasciata scivolare in un sonno tanto necessario.
2 notes · View notes
superfuji · 9 months
Text
Fra tutte le epidemie, i sismi, i tifoni, gli sbarchi di cavallette, le iracondie delle acque, le scarmigliate incursioni delle comete, ciabattanti comari dei cieli; fra tutti i deliqui del pianeta, le epilessie della clorofilla, le depressioni delle catene montane, solo certo e prevedibile resta il ferragosto: tanto prevedibile, che il profeta dell’Apocalisse, intento a cogliere i ritmati zoccoli dei cavalli finali, nemmeno ne parlò, se non forse con i suoi amici osti, bancari e professori. Sebbene sia ormai allenato da tanti mai ferragosti, ogni anno questa bizzarra festa mi sopraggiunge, mi coglie e oltrepassa come un trauma.
Nessuna vacanza è così stranamente gremita di questa che spopola le città, più chiassosa di questa che rende silenzioso il Tritone a mezzogiorno. Non è una festa, è un incantesimo, una malìa, una fattura. Irretisce le folle, ispira programmi insensati, o immerge in una torva e diffidente sonnolenza. Settimane prima di quel giorno inevitabile, io mi faccio prudente; quando si entra nel rettifilo ferragostano, mi faccio via via cauto, diffidente, mi defilo, mi appiattisco, lavoro di freni e zavorra, inghiotto i documenti personali, comincio a parlare con accento irriconoscibile, sottopongo la mia minuscola anima ad una rapida plastica estetica, e infine mi precipito nel taciturno e pigro vortice del ferragosto: ma in quel momento io sono irriconoscibile, ed ho ogni motivo per dubitare della mia esistenza. La mia sensazione più profonda è che il ferragosto sia la festa del Nulla: e a questa convinzione io mi adeguo.
Dove vanno le spensierate folle di gitanti che, tutte nel medesimo istante, vengono colte dal raptus dell’emigrazione verso la Gioia? Sono persuaso che esse vengano stivate in uno dei tanti armadi del Nulla, e lì provvisoriamente trattenute e distratte con effimeri giocarelli fatti, letteralmente, di niente. Durante le non molte, ma fatali ore del ferragosto, trionfa una colossale eclissi dell’esistenza. Nulla viene prodotto, eccetto l’ectoplasma.
Per questo, io divento ogni anno più guardingo. Aggiorno e perfeziono le astuzie, i travestimenti, le strategie intese a farmi guadare il Mare dell’Assenza. Man mano che divento più furbo, le regole si fanno più minute e rigide. Durante il ferragosto molti camminano; pericoloso; meglio strisciare, allumacarsi per i pavimenti. Anche quest’anno mi sono rifiutato di partorire; ho eluso con un educato sorriso una possibile proposta di incoronazione; roteando la mano, come a intender «più tardi ne parliamo», ho rifiutato il pontificato; dopo qualche esitazione – non poteva essere il travestimento perfetto? – mi sono rifiutato di morire.
Mi sono pettinato sommessamente, adagio. Conscio del carattere di assedio di questa festa totalitaria, sono andato acquistando nei giorni precedenti cibi di varia natura e dimensioni: formaggi teneri, un enorme pane a ruota che non ho osato tagliare, budini da spalmarci un lussuoso appartamento, in alleanza con la maionese e la senape; acque oligominerali, birre deschiumate, vini stappati: silenzio finché s’apra. Non solo cibi: matite temperate, guide di paesi senza ferragosto – Terra di Baffin, Sikkim – edizioni sottovoce di Stendhal; medicine: antiacidi, digestivi, sonniferi completi di silenziatori da sogno. Stampe fiamminghe, casti disegni di desolate brughiere. Bandiere bianche di varia foggia, atte ai più diversi tipi di resa. Dopobarba nobili e volatili simulano giardini e visir. Lentamente, stiro la mia ombra: estremamente rilassante.
Altrove, in luoghi seviziati dal Nulla, famiglie intensamente italiane formano una pasta di nonne, genitori, bambini: tutte le parti sono scambiabili. Sono rumorosi e felici. Sono tutti. Per quel che mi riguarda, ho espresso educatamente il mio dissenso agitando gli indici in segno negativo: ma con cautela, fingendo distrazione.
Giorgio Manganelli - Improvvisi per macchina da scrivere
2 notes · View notes
ladydalua · 1 year
Text
Eu acabei de perceber que é impossível eu me manter minimamente feliz ou motivada nessa casa. Minha mãe simplesmente deixa meu irmão do meio fazer qualquer coisa nessa casa e não fala nada, dessa vez ele ''brigou'' com a namorada e voltou a morar com a gente, ou seja, a bagunça dele também voltou e agora minha mãe diz que acha que ele vai trazer a namorada para morar aqui. Mano, a casa já não tem espaço para a gente dieito, imagina enfiar mais uma pessoa aqui, o pior que minha mãe simplesmente não fala nada, ela só deixa, ela não percebe o quanto isso prejudica a mim e ao meu irmão mais novo. são TRÊS pessoas dividindo um quarto pequeno, essa mina vai se enfiar onde? É um guarda roupa dividido para três, ela vai colocar as coisas dela onde? Eu já estou cansada disso, agora meu foco vai se guadar dinheiro e sair dessa merda de casa.
3 notes · View notes
Oltre la percezione
Stavo attraversando la barriera temporale. Se il tempo lo si può guadare con moto proprio e volontario, liberandosi dalle rapide perenni dei secondi che si gettano nel passato, io lo stavo percorrendo, senza freni né limiti, espulso dal suo flusso monocorde. Non so come lo compresi: ne possedevo una spontanea consapevolezza che non ammetteva dubbi. Il gorgo che roteava dentro di me era ripido, sottraeva il fiato, sbriciolava i pensieri. Poi la mareggiata di percezioni sensibili mi travolse. Rumori, odori, sapori, aderenze, colori. Tutti di un calibro inimmaginabile, incontenibile per i miei recettori finiti. La luce fluida, densa, fumosa, impermeabile, che non si lasciava attraversare dallo sguardo, mi avvolse. Era una luce che urlava, i suoi acuti erano opprimenti, le sue dita di acciaio ti stringevano l’anima. La luce era fredda, priva di calore, e le sue volute erano cangianti, in profondità i colori ristagnavano imprigionati tra le pieghe, come in camere dalle pareti sbarrate e imbottite. Colori estremi, tutti, senza ordine, fusi uno nell’altro, e poi di nuovo indipendenti, nitidi, senza sfumature, senza la razionalizzazione imposta dalla spettrografia, ribelli alla pacifica convivenza nella luce bianca. Colori estremi. Nessun artista avrebbe mai potuto riprodurli, nessuna suggestione paesaggistica, nessuna incarnazione della natura poteva avvicinarsi a quella disperata perfezione.
I colori. I colori vibravano svincolati da ogni contenuto, isolati nel fattore cromatico, divinità primordiali prigioniere nei recessi di un culto estinto, non più figli obbedienti della luce, i colori come uno spasmo verso la vita, un lamento di esistenza mancata. Fui immerso nei colori. E assieme ai colori i suoni, gli odori, i sapori, le aderenze, l’idea stessa di sensibilità, l’anima priva del corpo, rumori, note musicali scappate disordinatamente da un pianoforte, staccate dal pentagramma, dall’ordine musicale, dall’armonia dell’universo, rumori e note vibravano assoluti, né mano umana avrebbe potuto trascriverli su carta e ripeterne le melodie antiespressive, né orecchio aveva mai udito il loro forsennato infuriare. Il suono selvaggio, il richiamo brado di animali indomabili, le percussioni ottuse dei pensieri dell’uomo contro la paratia della stiva, contro l’insufficienza del cosmo, l’esplosione di stelle traboccanti miliardi di anni e materia fibrillante.
E il tatto, l’aderenza completa del corpo, l’appartenenza, la fusione con la luce densa, era dentro di me, mi attraversava, una compenetrazione tra le membra, come disgregarsi in infinite particelle infinitesimali e ognuna di esse abbracciava una particella di luce, si avvinghiava a lei e poi tornava a ricollocarsi al suo posto per dare vita al mio corpo ricostruito, intatto, invaso dalla luce densa, cangiante che pulsava dentro di me con i suoi colori, i suoni, gli odori, i sapori.
Furono istanti intensi, ma non provavo ancora orrore. Assistevo a uno spettacolo inenarrabile, come mai avrei immaginato possibile, un trionfo di elementi incontaminati, puri, che si avvolgevano, si contorcevano, stridevano l’uno con l’altro in una contrazione disperata verso la vita, la creazione, l’incarnazione nell’essere, la codificazione della materia. Ne percepivo la sofferenza diffusa, più che sofferenza era un fremito: quegli elementi primari erano intrappolati nell’assenza della vita, ma non ne soffrivano coscientemente, come animali nati in gabbia, che non conoscendo la libertà non comprendono la propria prigionia e fremono nello spazio angusto che hanno a disposizione. Conobbi l’esaltazione dei sensi, il loro pulsare fino all’ultimo stadio, oltre i vincoli della vita e della morte, del tempo, della distanza. Il vortice iniziale nel quale sentivo di precipitare si attenuò, ora galleggiavo sospeso in un alone di fumo scuro, come se fossi stato avvolto da un anticorpo prodotto dall’immenso organismo all’interno del quale ero un estraneo. La mancanza di direzioni, non un suolo su cui poggiare i piedi, un soffitto da sentire sopra la testa, rettilinei d’aria in cui infilare le braccia, mi rendeva impossibile definire la posizione del mio corpo. Ero ancora in piedi o ero svenuto, sdraiato a terra esanime, mentre il mio spirito si dissociava in una emulsione onirica; sarei mai tornato alla realtà. Ma esisteva una realtà che potesse definirsi tale in contrapposizione alla quale potevo riconoscere l’irrealtà o il sogno, l’incubo o le allucinazioni, l’assurdo o il metafisico.
Il flusso costante di particelle che mi attraversava non era spiacevole, la paura si attenuava prevaricata da una curiosità inappagata da una lenta assuefazione a stimolazioni nuove. Poi all’improvviso, quando già cominciavo a ritenere un’esperienza piacevole l’immersione nel primordio, divenne morbo contagioso, ferita infetta e maleodorante. Non mutarono i colori nel loro aggrovigliarsi confuso, non mutarono le cascate di suoni e note che rutilavano nella densa foschia violacea, ma cambiò improvviso il mio modo di sentirli, la compressione del mio spirito nel ricevere quelle sollecitazioni.
Muffa, fuliggini, putrefazione, rigagnoli di sangue scuro, il suono cupo del distacco, il sapore della malattia. Le grida dei colori, disperate, la luce che urlava i suoi acuti opprimenti di orrore. La luce era gelida, priva di calore, le sue volute erano cangianti, in profondità i colori erano imprigionati tra le pieghe, come in camere dalle pareti sbarrate e imbottite contro cui scagliavano esasperati la propria impotenza. L’immersione in un fluido di non vita, nella brodaglia indifferente divenne soffocante, mi rivoltai, cercai di nuotare per sottrarmi, per tornare alla vita, lontano dalle tenebre del pensiero, dove era sottratto anche il riparo dell’oscurità.
Poi mentre l’esasperazione iniziò a bruciarmi nella testa, dal fondo limaccioso di quella palude di sensazioni perverse, emersero due mani ruvide, rinsecchite ad artiglio che si diressero verso di me…
7 notes · View notes
susieporta · 1 year
Text
Tumblr media
LA VERA LEGGE DELLA NON AZIONE
Il Tao rappresenta la via della virtù, la via di minor resistenza, il Tai Ji, l'Ultimo Supremo. Effettivamente la Via è nascosta tra le pieghe del Tao e spesso si è troppo intenti a distinguere Yin e Yang per accorgersi dell'importanza dell'equilibrio intrinseco dei due. Il Tao è andare avanti nella libertà universale, è stare nel mezzo dello sviluppo seguendo il proprio percorso senza rallentamenti, è la via di minor entropia.
Per comprendere questi concetti pensiamo alla storia dei soldati cinesi e del saggio che vogliono guadare il Fiume Giallo. I primi provano ad attraversarlo opponendosi alla corrente ma ben presto ritornano a riva esausti mentre il saggio piano piano, lasciandosi trasportare dalla corrente, riesce senza troppa fatica ad arrivare sull'altra riva anche se un miglio più in là. Il saggio, abbandonandosi alla forza del Fiume Giallo, ha seguito la legge del Tao. Grazie a questo ha conseguito il suo intento senza intoppi, al contrario dei soldati che invece, opponendosi all'ordine delle cose, ben presto hanno dovuto desistere.
Tutto questo nel Taoismo ha portato alla formulazione della Legge della Non Azione, Wei Wu Wei, azione senza azione, che molto spesso viene fraintesa e distorta in significati ben lontani da quello originale. Seguire la Legge della Non Azione non vuol dire starsene immobili a meditare tutto il giorno in un eremo di montagna, sperando che qualcosa da mangiare ci caschi in testa. Al contrario vuol dire impegnarsi a costruire il nostro futuro, un po' come recita il proverbio: “Aiutati che il ciel t'aiuta”.
📕 Tratto dal libro "La dieta cinese dei sapori - Guida alla Dietetica Tradizionale Cinese", Edizioni LSWR.
4 notes · View notes
osmosidelladecenza · 2 years
Text
Lo so che scrivo sempre cazzate e che risulto poco credibile in argomenti seri ma oggi va così
Molto spesso mi capita di leggere dei libri o guadare dei film/serie dove il rapporto genitori e figli è il fondamento di tutto l'andamento della propria esistenza, sfociando in patologie abbastanza gravi
Allora mi chiedo I genitori hanno la totale responsabilità della salute mentale futura dei propri figli?
4 notes · View notes
ribelleribelle · 2 years
Note
Ciao Cate! Per il mio corso all'università devo studiare e fare un progetto su un film italiano. Qual è il tuo film italiano preferito? Vorrei guadare più e mi fido del tuo gusto perché ci piacciono alcune delle stesse cose. Grazie per qualsiasi suggerimenti!
ciao Seb! devo dire mi hai preso un po' alla sprovvista ma ecco i miei suggerimenti:
se devi vedere un film italiano che non sia necessariamente interpretato da attori italiani il mio preferito è il buono il brutto e il cattivo (the good the bad and the ugly, 1966), non so se l'hai già visto ma io l'ho guardato una settimana fa e mi è piaciuto tantissimo.
se invece devi vedere qualcosa che è anche recitato in italiano ci sono moltissimi classici del cinema italiano dai cui scegliere, per esempio so che ti piacciono gli horror, ci sono tanti horror italiani realizzati negli anni '70, non li ho mai visti perché sono impressionabile, ma potresti trovare qualcosa di adatto a te (Suspiria, 1977, is the scariest and most famous of them). oppure ci sono i film di Federico Fellini (la dolce vita, 8½, and others), non ho visto nemmeno quelli ma dicono tutti che siano molto belli.
i can't think of anything else, but i hope my suggestion are helpful and you find something you like for you project :))
3 notes · View notes
emz26 · 2 years
Text
Seconda tappa “una storia di indiani e carovane inglesi”
Se un giorno dovessi mai comprare una coustom (genere di moto) comprerei una Indian, casa produttrice dalla storia interessante e soprattutto detentrice del record di velocità sul lago salato di Bonneville raccontata nel film “indian – la grande sfida” con Antony Hopkins, insomma, tra le Indian e la mia Thruxton (figlia imbastardita di una Bonevville) c’è un certo legame, e poi è una moto da underdog è quel marchio che nessuno conosce tra i non appassionati è quello più defilato, è una moto da viziosi, da virtuosi, da chi guarda scopare gli altri dal buco della serratura ma che alla fine bussa alla porta e ringrazia gli amanti per la poderosa erezione, non so quanto sia attinente alle moto quest’ultima immagine ma mi piaceva, comunque, una Indian era parcheggiata sotto l’albergo e già mi immaginavo la mattina, subito dopo colazione a sgasare con la moto, a fare casino giusto per far capire a Borgo Panigale chi comanda, ma nulla, al mattino l’Indian era sparita fiutando l’aria e inseguendo qualche spirito totemico, oppure lo sciamano alla sua guida ha preferito un falò ad un moderno albergo.
Il viaggio è stato tranquillo, tra verdissimi campi e antichissime dimore, fino a quando nel punto più stretto di un ponte una coppia di inglesi stava facendo inversione ad “U” con un camper bloccando il traffico, come sapevo che erano inglesi? L’incrocio successivo l’hanno preso a scontramano bloccando nuovamente la strada, ottimo lavoro vecchi punk.
Continuando ad attraversare praterie e a guadare fiumi improvvisamente sulla destra appare Mantova, non puoi non notarla, da piccolo adoravo questa città, nella mia testa ci fabbricavano la mantovana, immaginavo che lì fosse in omaggio a tutti i visitatori, che te la facessero mangiare fino alla nausea, vi stupirà la cosa ma non è così, ma comunque hanno una torta delle rose da urlo.
Lo so lo so, dal titolo vi aspettavate qualche cosa di diverso, ma certe volte bisogna scendere a patti che nella vita qualche volta non succede nulla di eclatante, semplicemente bisogna imparare a godere anche della bonaccia, per le tempeste ci sarà sempre tempo...credetemi.
Tumblr media Tumblr media
2 notes · View notes