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#individualismo
nubis84 · 2 months
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Es irónico que en una época donde cada vez hay menos racismo, homofobia y sexismo, donde surgen en aumento movimientos sociales y de igualdad, seamos más egocéntricos y cerrados.
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branckaper · 8 months
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[resoluções 03/09/23]
Faça o melhor e máximo de cada um dos seus dias.
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Escolha a melhor parte de você e se complete apenas a partir dela. Sem influência de lixos emocionais. Seja a sua criança e aja com a disposição emocional e física que você tinha aos 5 anos.
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Enxergue apenas o próximo degrau, que não é um muro difícil de ultrapassar, nem uma armadilha para se cair, é só um degrau, naquele dia comum. Pise firme e seja firme. Não se esconda de ninguém e nem se deixe levar com o vento. Olhar para o topo da escada causa desânimo e cegueira.
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Errar com os outros é o pecado, confiar neles, não. Se perdoe por confiar e esperar.
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As pessoas mentem e são confusas, a energia que elas emanam, não. Toda pessoa que te provoca a vontade de se resguardar, articular, afastar, deve ser banida. Ainda que isso ultrapasse as boas maneiras e a gratidão.
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Uma nova vida requer novos processos. Processos não são resultados. Processos são aprendidos do zero e muito dificultosos. Processos aprendidos doem menos que lições aprendidas, elas nascem de erros, processos nascem de decisões acertadas.
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Não é porque você está sofrendo que terá resultados bons. A vida não se move por pena e compensação. Tudo que vem sem esforço direto seu, vem por alguma descompensação ou ricochete, é abrupto e imprevisível, então, nunca devemos contar com isso. Tampouco contar com a sorte.
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A subida é longa e cansa, mas a inércia de permanecer no fundo do poço também. Às vezes o embalo de nosso próprio corpo nos dá impulsos maiores do que imaginamos. Se não olharmos para o lado, equilibradamente chegaremos no objetivo, com dificuldades bem menos do que imaginamos. Na prática, as dificuldades são finitas, na mente, não.
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Faça exercícios todos os dias. 30 minutos lendo. 30 minutos ouvindo. 30 minutos movendo seu corpo.
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Quanto mais apego se tem com uma situação ou alguém, mais atraso terá nas suas conquistas individuais. Apoiar-se e vincular-se a alguém é, de certo modo, emprestar tempo de vida para essa relação.
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Orar e meditar limpa a mente. Se exercitar e dormir limpa o corpo.
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Orar pelos outros é uma forma de sairmos de nossos problemas e nos afastarmos emocionalmente das pessoas por enxergarmos a situação de fora, isso nos livra de grande parte da influência sofrida diariamente.
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Aprenda uma coisa nova por semana. Um cuidado com a casa, uma prática nova, mas algo que não seja para diversão, a diversão sempre está associada a algo que já conhecemos. Atos iguais fazem dias iguais.
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Comece de novo sempre. Dentro da mesma hora, mesmo dia, mesma semana.
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Não adie. Não odeie. Não suponha. Veja e faça. Não descanse, elimine o que te cansa.
(Branckaper)
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gregor-samsung · 11 months
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“ Il poeta John Donne disse che nessuno dorme sul carro che lo porta al patibolo; è altrettanto vero che in tempo di guerra ci sono meno occasioni di sbadigliare (immagino che sia per questo che durante i conflitti bellici diminuiscono notevolmente i suicidi, spesso motivati da una noia ostinata). Ma via via che le società sono divenute sempre più individualiste e i loro membri sempre più egoisti, impegnati a godere di piaceri e di ricchezze sempre più a portata di mano, la guerra ha perduto molto del suo fascino tradizionale. Qualche ritardatario si entusiasma ancora alla notizia di guerre lontane e all'idea della guerra in generale, ma quando la bomba gli cade vicino o gli arruolano il figlio, allora perde tutto il patriottico entusiasmo. La gente non vuole problemi: non è che la pace le piaccia del tutto (c'è sempre un motivo per brontolare e poi, quando le cose vanno bene, ci si annoia), però vuole essere lasciata in pace. Solo nei paesi sottosviluppati, poveri, poco informati, collettivisti per religione o ideologia politica, malati di tribalismo assassino o suicida, si continua a conservare un certo spirito bellico. In quelli più sviluppati, da quando la classe operaia ha realizzato certe conquiste, già da tempo non si parla più di rivoluzioni e di guerre civili. A parte i trafficanti d'armi, i grandi finanzieri di settori industriali molto specializzati e i militari per vocazione (o quelli che senza esserlo, hanno la vocazione militare, che sono i peggiori), il bellicismo non ha più quell'approvazione popolare che prima non gli era mai mancata. Soltanto il nazionalismo estremo, la forma di collettivizzazione mentale più compatibile con l'individualismo moderno (i nazionalisti sono individualisti pudichi, individualisti di gruppo), continua a pompare adrenalina nelle vene di certi dementi ancora capaci di uccidere o di morire con entusiasmo. Ma se la guerra non piace alla maggioranza degli uomini, mi dirai, perché continuiamo a spendere tanti soldi in eserciti, caccia, carri armati e testate nucleari? Non è forse giunto il momento di proibire la guerra, cioè di renderla impossibile, di impedirla? Hai perfettamente ragione, figlio mio. Infatti si tratterebbe proprio di questo, di impedirla: basta lamentarsi e protestare soltanto. “
Fernando Savater, Politica per un figlio, traduzione di Francesca Saltarelli, Laterza, 1993¹; pp. 104-105. (Corsivi dell’autore)
[Edizione originale: Política para Amador, Editorial Ariel, S.A., Barcellona, 1992]
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illsadboy · 10 months
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Alcune persone pensano una cosa, ne fanno un'altra, raccontano la loro versione, pensano a come ottenere un vantaggio e fanno finta che tutto capiti per caso. Ecco, vi presento alcune persone...
~Charles Bukowski~
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rideretremando · 9 months
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Di fronte all'ideologia, sempre più conformista e schiacciante della neolingua e dell'individualismo, Adriana Cavarero risponde con una intervista lucidissima e appassionata portando un esempio di come soltanto il pensiero possa chiarire le distorsioni e i danni di alcune posizioni.
"La neolingua ruota intorno alla parola ‘inclusione’ come bene assoluto, mentre il male è l’esclusione. Io diffido del concetto di inclusività. Nella mia storia di studiosa di filosofia ho sempre combattuto le parole inclusive universali, come la parola ‘uomo’, che ha sempre preteso di essere universale e di includere l’intero genere umano, perché sono espressione di volontà di dominio. Nella storia politica a cui appartengo, quella femminista, il termine inclusione era assente, perché rimanda a una pretesa universalità. Al centro della storia del femminismo non c’è affatto la ricerca di parole inclusive bensì di parole che sottolineano la differenza, la pluralità. Quella femminista è una soggettività che sottolinea innanzitutto la sua parzialità, una parzialità reale, in carne e ossa, la parzialità reale delle donne che rivendicano un ordine simbolico e un immaginario per il loro sesso”.
DOMANDA
Un altro tema centrale sul quale la polemica è aspra, perfino fra femministe, è la maternità.
“La critica della mistica della maternità, il rifiuto della maternità come destino, trappola funzionale all’oppressione patriarcale, fa parte della storia del femminismo.
E’ prevalsa nel femminismo, soprattutto angloamericano, una tendenza a trascurare il tema della maternità. Ora ne paghiamo lo scotto, perché si è imposto un nuovo discorso sulla maternità che io chiamo un ‘perfezionamento della tesi di Aristotele’.
Per Aristotele l’utero è un contenitore organico, addetto alla maturazione del feto che poi viene espulso. Si tratta della riduzione della donna a utero e dell’utero a contenitore del bambino che poi, però, appartiene al padre e non alla madre. Un immaginario che preannuncia l’utero in affitto. L’ingegneria genetica ha reso possibile il sogno di Aristotele:
la madre gestante viene considerata un puro utero, un contenitore al servizio di altri, adatto a far crescere l’embrione, che le è stato impiantato, e a farlo diventare un bambino, che però non è suo. Gli antichi, con Eschilo, dicevano che la madre non è la generatrice bensì solo la nutrice del feto, e il bambino che partorisce è perciò del padre.
Adesso invece il bambino è dei committenti.
L’industria della procreazione sfrutta soprattutto le donne più povere, le costringe dentro contratti in base ai quali la donnautero deve mangiare, curarsi, abortire o non abortire, regolare i suoi rapporti affettivi, partorire in un modo o in un altro, essere sedata dopo il parto per non disturbare i
committenti con il suo dolore. Perfino i pensieri
e i sentimenti delle donne-utero sono colonizzati, devono accettare consulenze psicologiche per non legarsi al feto che portano in grembo. E affrontano rischi per la salute, per via delle stimolazioni ormonali, e perché il loro corpo deve adattarsi a ospitare l’ovulo di un’altra, con un diverso patrimonio genetico. Per non parlare del neonato,
di cui sono violati i diritti umani fondamentali,
nessuno escluso”.
DOMANDA
Eppure ci sono donne favorevoli in nome dell’autodeterminazione.
“Si tratta piuttosto
un’accettazione pedissequa del principio individualista neoliberale moderno, quello che nasce con Locke e con Kant. Fossero oneste, direbbero: io abbraccio affettuosamente
il paradigma dell’individualismo neoliberista funzionale al mercato globale, contrariamente al femminismo che ha invece sempre parlato di soggettività relazionale e ha nutrito un’estrema diffidenza verso il feticcio dell’individuo che si autodetermina.
Non solo la critica femminista, ma pressoché tutte le scienze umane hanno da tempo denunciato la figura dell’individuo che si autodetermina come fasulla, mostrando come qualsiasi decisione sia condizionata dalla situazione in cui ci troviamo: le donne povere affittate come uteri subiscono moltissimi condizionamenti materiali e culturali, altro che autodeterminazione. Un altro aspetto del tutto estraneo alla critica femminista è l’assolutizzazione del desiderio di maternità e di paternità, la trasformazione in diritto, un delirio fomentato e indotto dall’industria della procreazione. Il femminismo teorizza e pratica la cultura del limite e della parzialità, in diretto contrasto con il sogno maschile di onnipotenza."
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bocadosdefilosofia · 4 days
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«La elevación de la moral a un peldaño superior requiere tanto la superación del colectivismo primitivo, en el marco del cual no podía desarrollarse libremente la personalidad, como del individualismo egoísta, en el que el individuo sólo se afirma a expensas del desenvolvimiento de los demás. Esta moral superior ha de conjugar los intereses de cada uno con los de la comunidad, y esta conjugación ha de tener por base un tipo de organización social en el que el libre desenvolvimiento de cada individuo suponga necesariamente el libre desenvolvimiento de la comunidad. El progreso moral se nos presenta, una vez más, en estrecha relación con el progreso histórico-social.»
Adolfo Sánchez Vázquez: Ética. Editorial Crítica, pág. 59. Barcelona, 1984.
TGO
@bocadosdefilosofia
@dias-de-la-ira-1
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silviaaquilini · 1 year
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ninfamusa · 6 months
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youtube
En este vídeo repasamos las claves y grandes ejemplos del movimiento literario conocido como el "absurdo".
La literatura del absurdo es un movimiento literario que surgió en el siglo XX, principalmente en la década de 1950. Este estilo se caracteriza por explorar temas relacionados con la falta de sentido, la irracionalidad y la desconexión entre el individuo y el mundo que lo rodea. Algunos de los autores más destacados de la literatura del absurdo incluyen a Samuel Beckett, Albert Camus y Franz Kafka.
En estas obras, los personajes a menudo se enfrentan a situaciones absurdas y sin sentido, y luchan por encontrar significado en un mundo aparentemente indiferente. La literatura del absurdo cuestiona las estructuras sociales, la lógica convencional y la comunicación humana, y a menudo se expresa a través del humor negro y la sátira.
Un ejemplo emblemático de la literatura del absurdo es la obra "Esperando a Godot" de Samuel Beckett, donde dos personajes pasan su tiempo esperando a alguien que nunca llega, lo que plantea cuestiones existenciales y filosóficas sobre la vida y la muerte.
En resumen, la literatura del absurdo se caracteriza por su enfoque en la falta de sentido y la irracionalidad de la existencia humana, y ha tenido un impacto significativo en la literatura y la filosofía del siglo XX.
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No tener una cuenta conjunta no es quererse menos
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magneticovitalblog · 1 year
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EL EGOISMO
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El egoísmo es un monstruo feo, que devora la empatía y la compasión, haciendo que las personas solo piensen en sí mismas, ignorando el sufrimiento de los demás.
El egoísmo es una venda en los ojos, que impide ver el dolor ajeno, y en su lugar solo hay lugar para el ansia, de poder, dinero y reconocimiento.
El egoísmo es una enfermedad, que corroe el alma y el corazón, convirtiendo a los seres humanos en máquinas frías, sin sentimientos, sin amor, sin comprensión.
Por eso, luchemos contra el egoísmo, con la fuerza de la solidaridad y el amor, aprendiendo a poner en los demás nuestro foco, y dejando a un lado nuestra propia ambición.
Porque solo así podremos vivir en armonía, y construir un mundo más justo y fraternal, donde el egoísmo no tenga cabida, y reine en su lugar la generosidad y la igualdad.
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frenkiiis · 11 months
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Solo.
Solo un masochista può amarti.
Perché uccidi chi non vuole più farti male.
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anaflorisbelo · 1 year
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O individualismo é a postura pessoal que se opõe ao projeto em que podemos nos realizar de maneira plena: a vida social.
(Pe. Fábio de Melo - Quantos eus que não são meus?)
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gregor-samsung · 1 year
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“ Non basta parlare di oligarchie. La scienza politologica di impostazione elitarista ha scavato nel concetto, ha elaborato tipologie, ha studiato nascita, sviluppo, conflitti e morte delle oligarchie. Oggi, questa tematica, almeno nella vulgata, si identifica e si semplifica, anzi si annebbia, parlando di casta. Se ne parla certamente in un senso molto generico. Ma nessuno, credo, immagina che le trasformazioni oligarchiche della democrazia odierna possano spiegarsi ricorrendo alle caste indiane, ai mandarini cinesi o, più vicino a noi, alla società per ceti dell’Antico Regime. Le oligarchie cambiano, si adattano alle condizioni sociali, adottano simboli e metodi conformi alla condizione spirituale del tempo e del luogo, producono cultura legittimante che risponde alle mutevoli aspettative di massa. Di questo occorre occuparsi. Ora, il punto fondamentale da considerare è che ogni sistema castale comporta una stratificazione sociale per piani orizzontali paralleli, sovra- e sotto-ordinati, relativamente più o meno impermeabili. A ciascuno di questi piani corrispondono stili di vita, gusti, culture, letteratura, musica, teatro, talora lingue, abitudini alimentari, leggi particolari. Oggi, nulla di tutto ciò. Le oligarchie odierne, in società di individui sciolti da appartenenze e liberi di fare di sé quel che vogliono e di legarsi a chi vogliono, si costruiscono, si modificano e si distruggono su moti circolari ascendenti e discendenti, dove tutto si confonde. Per comprendere questa differenza, occorre partire da un po’ più lontano, per far luce su una divisione latente che oggi sembra sul punto di diventare conflitto esplicito. È il conflitto tra chi appartiene e chi non appartiene a un qualche ‘giro’ o cerchia di potere. Con questa espressione – il giro – intendo esattamente ciò che si vuole dire quando, di fronte a sconosciuti, dalla storia, dalle competenze e dai meriti incerti, o dai demeriti certi e dalle carriere improbabili, che vengono a occupare posti difficilmente concepibili per loro, ci domandiamo: a che giro appartengono? Una delle grandi divisioni della nostra società è forse proprio questa: tra chi ‘ha giro’, e chi non ce l’ha. Divisione profonda, fatta di carriere, status personali, invidie e risentimenti che avvelenano i rapporti e corrompono i legami sociali, ma che, finché dura, è una vera e propria struttura costituzionale materiale.
Nei ‘giri’ ci si scambia protezione e favori con fedeltà e servizi. Questo scambio ha bisogno di ‘materia’. Occorre disporre di risorse da distribuire come favori, per esempio: danaro facile e impieghi (Cimone e Pericle insegnano), carriere e promozioni, immunità e privilegi. Occorre, dall’altra parte, qualcosa da offrire in restituzione: dal piccolo voto (il voto ‘di scambio’), all’organizzazione di centinaia o migliaia di voti che si controllano per ragioni di corporazione, di corruzione, di criminalità; dalla disponibilità a corrispondere al favore ricevuto con controprestazioni, personali o per interposta persona, oggi soprattutto per sesso interposto. L’asettico ‘giro’ in realtà è una cloaca e questo è il materiale infetto che trasporta. Qual è la forza che lo muove? Poiché la protezione e i favori stanno su e la fedeltà e i servizi giù, dietro le apparenze di allegre comunelle e della combutta innocente, si annidano sopraffazione e violenza. A prima vista, distribuendo favori, può sembrare un sistema benefico per coloro che vi appartengono, una forma di democrazia come potere per il popolo. Ma non è così. Ognuno vede nell’altro solo risorse da sfruttare. Ogni giro di potere è sempre un crogiolo di rivalità, anche feroci, e di gradini, cioè di concorrenti, che devono essere pestati per salire più in alto. Sul gradino più alto e su quello più basso troviamo solo arroganza e solo servilismo. Sui gradi intermedi si è arroganti con i sottoposti e servili con i sovrapposti e mano a mano che si sale o si scende cambia il rapporto tra arroganza e servilismo. Padroni e servi, a tutti i livelli del giro, sono legati da patti, ma patti tra complici. La fedeltà ai patti è alimentata e garantita da favori e minacce, blandizie e intimidazioni e ricatti. Quando nello scambio entrano anche organizzazioni criminali, non è esclusa nemmeno la violenza. Non pochi delitti politici nel nostro violento Paese non si spiegano forse con la rottura del patto o con l’impossibilità sopravvenuta di adempierlo? Dove si alimenta la forza che alimenta i giri? Nella disuguaglianza e nell’illegalità. Essi, i giri, tanto più si diffondono quanto maggiori sono le disuguaglianze sociali e quanto meno le stesse leggi valgono ugualmente per tutti. Tanta più insicurezza e ingiustizia sociale, tanto più richiesta di ‘patronato’; tanto più patronato, tante più concrete violazioni della legge che, in astratto, sarebbe uguale per tutti. La democrazia, mancando uguaglianza e legalità, diventa così una dissimulazione di sistemi di potere gerarchici, basati sullo scambio ineguale di favori tra potenti e impotenti, e sulla generalizzata illegalità a favore di chi appartiene a oligarchie. Una violazione che può essere la semplice, e apparentemente innocente, raccomandazione o diventare associazione a delinquere secondo il codice penale. “
Gustavo Zagrebelsky, La difficile democrazia, (Collana Lezioni e Letture della Facoltà di Scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze), Firenze University Press, 2010. [Corsivi dell’autore]
Nota: Lectio Magistralis inaugurale dell’anno accademico 2009-2010 dell'Università degli Studi di Firenze .
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afragmentada · 1 year
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O individualismo que vivo hoje me permite me encher de muita coisa, compreender o que me separa do mundo, o que é meu, o que não me interessa, o que faz bem e o que faz mal. Aprendi ser livre me libertando do mundo e me concentrando do "eu sou",
@afragmentada
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wrcl · 1 year
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«Cientista política analisa a ascensão da ultradireita contemporânea – e seu curioso alinhamento com o neoliberalismo. Para superá-los, será preciso enfrentar a lógica do ultraindividualismo, construindo espaços de formação política e vida comunitária.»
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rideretremando · 9 months
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"L’idea del mondo come competizione, di un universo in cui il culto della performance è la religione veramente dominante, è stato costruito giorno dopo giorno da narrazioni televisive o da scelte collettive che hanno santificato le competizioni sportive come modello di riferimento, e che alla fine hanno trasformato tutto (o quasi tutto) in competizione, in classifica, in lista di valori numerici graduati: dalle trasmissioni di cucina ai quiz televisivi, dalle classifiche delle università alle classifiche economiche dei paesi (le une e le altre, peraltro, stilate da agenzie private). Con ciò si capisce come tutta questa celebrazione del successo si riverberi positivamente su politiche economiche che si fondano sullo stesso principio filosofico."
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