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#meritocrazia
ideeperscrittori · 10 days
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LOLLOBRIGIDA
Il concetto di meritocrazia mi lascia perplesso. Non solo perché la cosa che chiamano "merito" spesso ha alle spalle il privilegio. Ma anche perché la persona che si vanta di "essere partita dal nulla" ha avuto vantaggi che tende a dimenticare, come salute, energia fisica e mentale, ambiente favorevole, fortuna. Bisogna aiutare chi è in difficoltà, invece di disseminare moralismo meritocratico.
Detto ciò, è curioso il fatto che la parola "meritocrazia" sia usata soprattutto da gente il cui unico merito è stato conoscere le persone giuste o farsi strada calpestando gli altri.
Giorgia Meloni ha detto che la meritocrazia è l'unico ascensore sociale. Ma al governo, tanto per fare un esempio eclatante ed emblematico, c'è Lollobrigida, uno che per numero di figuracce sta facendo impazzire i curatori del Guinnes dei Primati ("Sto riposando. Che c'è ancora?", "Dobbiamo aggiornare il record", "Cheppalle, ancora quel Lollobrigida?).
FINE [L'Ideota]
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gregor-samsung · 1 year
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“ Non basta parlare di oligarchie. La scienza politologica di impostazione elitarista ha scavato nel concetto, ha elaborato tipologie, ha studiato nascita, sviluppo, conflitti e morte delle oligarchie. Oggi, questa tematica, almeno nella vulgata, si identifica e si semplifica, anzi si annebbia, parlando di casta. Se ne parla certamente in un senso molto generico. Ma nessuno, credo, immagina che le trasformazioni oligarchiche della democrazia odierna possano spiegarsi ricorrendo alle caste indiane, ai mandarini cinesi o, più vicino a noi, alla società per ceti dell’Antico Regime. Le oligarchie cambiano, si adattano alle condizioni sociali, adottano simboli e metodi conformi alla condizione spirituale del tempo e del luogo, producono cultura legittimante che risponde alle mutevoli aspettative di massa. Di questo occorre occuparsi. Ora, il punto fondamentale da considerare è che ogni sistema castale comporta una stratificazione sociale per piani orizzontali paralleli, sovra- e sotto-ordinati, relativamente più o meno impermeabili. A ciascuno di questi piani corrispondono stili di vita, gusti, culture, letteratura, musica, teatro, talora lingue, abitudini alimentari, leggi particolari. Oggi, nulla di tutto ciò. Le oligarchie odierne, in società di individui sciolti da appartenenze e liberi di fare di sé quel che vogliono e di legarsi a chi vogliono, si costruiscono, si modificano e si distruggono su moti circolari ascendenti e discendenti, dove tutto si confonde. Per comprendere questa differenza, occorre partire da un po’ più lontano, per far luce su una divisione latente che oggi sembra sul punto di diventare conflitto esplicito. È il conflitto tra chi appartiene e chi non appartiene a un qualche ‘giro’ o cerchia di potere. Con questa espressione – il giro – intendo esattamente ciò che si vuole dire quando, di fronte a sconosciuti, dalla storia, dalle competenze e dai meriti incerti, o dai demeriti certi e dalle carriere improbabili, che vengono a occupare posti difficilmente concepibili per loro, ci domandiamo: a che giro appartengono? Una delle grandi divisioni della nostra società è forse proprio questa: tra chi ‘ha giro’, e chi non ce l’ha. Divisione profonda, fatta di carriere, status personali, invidie e risentimenti che avvelenano i rapporti e corrompono i legami sociali, ma che, finché dura, è una vera e propria struttura costituzionale materiale.
Nei ‘giri’ ci si scambia protezione e favori con fedeltà e servizi. Questo scambio ha bisogno di ‘materia’. Occorre disporre di risorse da distribuire come favori, per esempio: danaro facile e impieghi (Cimone e Pericle insegnano), carriere e promozioni, immunità e privilegi. Occorre, dall’altra parte, qualcosa da offrire in restituzione: dal piccolo voto (il voto ‘di scambio’), all’organizzazione di centinaia o migliaia di voti che si controllano per ragioni di corporazione, di corruzione, di criminalità; dalla disponibilità a corrispondere al favore ricevuto con controprestazioni, personali o per interposta persona, oggi soprattutto per sesso interposto. L’asettico ‘giro’ in realtà è una cloaca e questo è il materiale infetto che trasporta. Qual è la forza che lo muove? Poiché la protezione e i favori stanno su e la fedeltà e i servizi giù, dietro le apparenze di allegre comunelle e della combutta innocente, si annidano sopraffazione e violenza. A prima vista, distribuendo favori, può sembrare un sistema benefico per coloro che vi appartengono, una forma di democrazia come potere per il popolo. Ma non è così. Ognuno vede nell’altro solo risorse da sfruttare. Ogni giro di potere è sempre un crogiolo di rivalità, anche feroci, e di gradini, cioè di concorrenti, che devono essere pestati per salire più in alto. Sul gradino più alto e su quello più basso troviamo solo arroganza e solo servilismo. Sui gradi intermedi si è arroganti con i sottoposti e servili con i sovrapposti e mano a mano che si sale o si scende cambia il rapporto tra arroganza e servilismo. Padroni e servi, a tutti i livelli del giro, sono legati da patti, ma patti tra complici. La fedeltà ai patti è alimentata e garantita da favori e minacce, blandizie e intimidazioni e ricatti. Quando nello scambio entrano anche organizzazioni criminali, non è esclusa nemmeno la violenza. Non pochi delitti politici nel nostro violento Paese non si spiegano forse con la rottura del patto o con l’impossibilità sopravvenuta di adempierlo? Dove si alimenta la forza che alimenta i giri? Nella disuguaglianza e nell’illegalità. Essi, i giri, tanto più si diffondono quanto maggiori sono le disuguaglianze sociali e quanto meno le stesse leggi valgono ugualmente per tutti. Tanta più insicurezza e ingiustizia sociale, tanto più richiesta di ‘patronato’; tanto più patronato, tante più concrete violazioni della legge che, in astratto, sarebbe uguale per tutti. La democrazia, mancando uguaglianza e legalità, diventa così una dissimulazione di sistemi di potere gerarchici, basati sullo scambio ineguale di favori tra potenti e impotenti, e sulla generalizzata illegalità a favore di chi appartiene a oligarchie. Una violazione che può essere la semplice, e apparentemente innocente, raccomandazione o diventare associazione a delinquere secondo il codice penale. “
Gustavo Zagrebelsky, La difficile democrazia, (Collana Lezioni e Letture della Facoltà di Scienze politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze), Firenze University Press, 2010. [Corsivi dell’autore]
Nota: Lectio Magistralis inaugurale dell’anno accademico 2009-2010 dell'Università degli Studi di Firenze .
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rideretremando · 7 months
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"L'esistenza come rappresentazione
La cultura contemporanea e la società contemporanea su caratterizzano in quanto macchine di distruzione del legame. Spezza in particolare il legame tra le generazioni, tra le persone, poiché si crede che a dover generare socialità sia la competizione. La comparazione è divenuta la forma originaria di costruzione dell'identità. Il che produce l'ostilità come atmosfera dominante della nostra epoca.
Questo non è un fatto morale: implica una trasformazione dell'esistenza e delle forme dell'essere insieme, che si perde in un fare sospettosi, in un sentirsi sempre giardati, nella necessità di esporsi come in una vetrina.
L'esistenza come rappresentazione è un'esistenza per altri.
Ciò non è senza un prezzo. Le nostre società sono caratterizzate da un'epidemia di ansia, che cresce vertiginosamente.
In particolare colpisce gli adolescenti, che vengono divorati da questo clima, entro il quale la fragilità diviene colpa.
La propria fragilità diviene qualcosa da nascondere persino davanti a se stessi, e così i ragazzi perdono il rapporto con le loro proprio emozioni, e divengono estranei a se stessi.
Una nuova forma di alienazione, emozionale o dalle proprie emozioni, attraverso cui si sta producendo una crisi nella crisi: un clima malato produce devastazioni esistenziali negli adolescenti."
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erik595 · 1 year
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Viviamo in una società corrotta dove la meritocrazia è pura utopia, e nella quale emeriti imbecilli hanno successo grazie a una classe politica formata da delinquenti senza scrupoli. Ivan Maffei . . . . . #ivanmaffeifrasi #ivanmaffeiquotes #frase #frasi #frases #frasitumblr #frasedelgiorno #citazioni #aforismi #quote #quotes #quotestagram #meritocrazia #raccomandati #corruzione #clientelismo #politica #societàmalata #societàcorrotta #società (presso Benevento, Italy) https://www.instagram.com/p/CnMsJRKszYS/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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toscanoirriverente · 2 years
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PIERO ANGELA: PUNTIAMO SULLA MERITOCRAZIA
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b0ringasfuck · 3 months
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I meritocratici contrari al salario minimo
Allora... vai all'ufficio di collocamento, ti offrono un lavoro con una paga che manco ci campi... lo fanno per 3 volte e a questo punto sei costretto ad accettare.
Meanwhile:
ah magari è anche la stessa gente che dice che sulla terra non siamo troppi e che bisogna figliare ma che per te non ci sono risorse.
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nicolaprocopio · 9 months
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IL PODCAST DELLA RUBRICA IN ONDA SU RADIO ROCCELLA A CURA DI NICOLA PROCOPIO "IN RADIO CON ME..." OSPITE IN ESCLUSIVA "MARIA ROSSI" CABARETTISTA ED ATTRICE COMICA REGGIANA DI GRANDE SUCCESSO, CHE FU SCOPERTA DAL GRANDE ENZO JANNACCI, HA VARCATO PALCHI COME QUELLO DEL MAURIZIO COSTAZO SHOW, COME ANCHE QUELLO DELLO ZELIG, CHE CI PRESENTA IL BRANO APPENA USCITO “LA BALLATA DELLA MERITOCRAZIA – (MA DOVE?)” CANTATO ASSIEME A RICCARDO ROSSI E FRANCESCO FIUMARELLA!
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E tu oggi hai rispettato la donna o lo fai solo per l'8 marzo?
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archiviodati · 1 year
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Il merito è un giudizio di valore (*).
La meritocrazia, quindi, è prevalentemente (se non esclusivamente) uno strumento di legittimazione delle diseguaglianze.
In foto, una riflessione di Mantovani.
(*) https://bit.ly/3zjVbZX
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donnadilatta · 1 year
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guidomura · 2 years
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Esclusione e meritocrazia
Ce l’hanno gridato in tutti i modi e in tutti i toni: ci vuole la meritocrazia. Solo chi è più intelligente, capace, geniale può essere scelto per svolgere qualsiasi tipo di attività lavorativa. Con questo slogan nella testa siamo dimenticati degli altri; agli altri abbiamo chiuso tutte le porte. Un tempo chi non sapeva cos’altro fare poteva scegliere di arruolarsi in qualche corpo militare.…
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gregor-samsung · 2 years
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PERCHÉ VENIAMO A SCUOLA ORA
A poco a poco abbiamo scoperto che questa è una scuola particolare: non c’è né voti, né pagelle, né rischio di bocciare o di ripetere. Con le molte ore e i molti giorni di scuola che facciamo, gli esami ci restano piuttosto facili, per cui possiamo permetterci di passare quasi tutto l’anno senza pensarci. Però non li trascuriamo del tutto perché vogliamo contentare i nostri genitori con quel pezzo di carta che stimano tanto, altrimenti non ci manderebbero più a scuola. Comunque ci avanza una tale abbondanza di ore che possiamo utilizzarle per approfondire le materie del programma o per studiare di nuove più appassionanti. Questa scuola dunque, senza paure, più profonda e più ricca, dopo pochi giorni ha appassionato ognuno di noi a venirci. Non solo: dopo pochi mesi ognuno li noi si è affezionato anche al sapere in sé. Ma ci restava da fare ancora una scoperta: anche amare il sapere può essere egoismo. Il priore ci propone un ideale più alto: cercare il sapere solo per usarlo al servizio del prossimo, per es. dedicarci da grandi all’insegnamento, alla politica, al sindacato, all’apostolato o simili. Per questo qui si rammentano spesso e ci si schiera sempre dalla parte dei più deboli: africani, asiatici, meridionali, italiani, operai, contadini, montanari. Ma il priore dice che non potremo far nulla per il prossimo, in nessun campo, finché non sapremo comunicare. Perciò qui le lingue sono, come numero di ore, la materia principale. Prima l’italiano perché sennò non si riesce a imparare nemmeno le lingue straniere. Poi più lingue possibile, perché al mondo non ci siamo soltanto noi. Vorremmo che tutti i poveri del mondo studiassero lingue per potersi intendere e organizzare fra loro. Così non ci sarebbero più oppressori, né patrie, né guerre.
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Brano tratto dalla lettera dei ragazzi di Barbiana ai ragazzi di Piadena dell’1 novembre 1963 raccolta in:
Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana, a cura di Michele Gesualdi, Milano, A. Mondadori (collana Oscar n° 431), 1976 [1ª Edizione: 1970]; pp. 170-171.
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rideretremando · 2 years
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Per i diversi meriti, contro la meritocrazia
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gaysessuale · 1 year
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eccoci qui, quest'anno sono il voiceoverist per le nomination dei DMA
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toscanoirriverente · 2 years
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La scuola adesso non è più meritocratica. Ma ci vuole il merito. Ci vuole il quattro. Bisogna tornare a castigare quelli che non sanno niente. Non può esistere una scuola allo sbando. L'istruzione è importante.
Francesco Guccini
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radiosciampli-blog · 3 months
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Ho paura de annà ar bagno e trovamme castellitto
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