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#oltre le onde
valhallarealm · 1 year
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Oltre le Onde, un bel manga LGBTQIA+
Oltre le Onde, un bel manga LGBTQIA+
Oggi vi consiglio questo manga, Oltre le Onde – Shimanami Tasogare di Yuhki Kamatani  edito da Jpop , che mi ha coinvolta già dal primo volume! Non ci sono ancora tantissimi fumetti LGBTQIA+ ma qualcosa sta cambiando nel panorama giapponese nell’ultimo decennio. È bello che un ragazzo dichiari il proprio orientamento sessuale senza espedienti, travestimenti e ambiguità sul genere dei personaggi…
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firewalker · 4 months
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Una spalla su cui piangere... per fortuna, forse, non troppo
All'età di 16 anni ebbi il mio primo infortunio grave sugli sci: finii contro un muro di roccia, sostanzialmente, sbregandomi (voce del verbo sbregare, ossia aprire malamente) un ginocchio e un avambraccio, spaccando in due il casco e rompendomi l'omero sinistro. Durante la convalescenza, mi accorsi che ogni tanto sentivo dolore alla spalla destra, una cosa passeggera, che io attribuii al cambio di tempo (tipo i dolori ai calli)
Passano gli anni e il dolore alla spalla destra è sempre lì, occasionale, ma mi impedisce, ad esempio, di sdraiarmi di fianco poggiato sul gomito destro, perché poi mi fa malissimo. La cosa nel tempo peggiora tanto che se guido un po' di più il braccio mi fa male.
Decido quindi di fare un'ecografia nel 2020, che sancisce un'infiammazione degenerativa al tendine sovraspinato. L'ecografista dice "non ci si può fare niente, ti tieni il dolore". E io mi tengo il dolore.
Finché, a dicembre 2023, la spalla non si blocca totalmente. Non riesco più ad alzare il braccio né in avanti, né di lato. Verso dietro è praticamente impossibile arrivare oltre il sedere. L'arco di movimento è di circa 20° in tutte le direzioni. Vado dal medico di base che dice
"o ti si è rotta la cuffia dei rotatori, oppure c'è un'infiammazione molto forte"
e mi spedisce a fare RX, ecografia e visita ortopedica.
La lastra la faccio immediatamente, c'è una clinica che le fa senza prenotazione, vai lì e prendi il bigliettino. Dice che ho i tendini calcificati (la famosa "bella calcificazione" che dicevo giorni fa), riesco a fare l'ecografia dopo soli tre giorni appoggiandomi al poliambulatorio dove lavoro e prenoto, subito dopo, la visita ortopedica in sanità privata.
L'ecografia dichiara che non c'è rottura dei legamenti ma c'è questa famosa calcificazione. Il medico ecografista (fisiatra e medico dello sport) si sbilancia e dice "morbo di Duplay", che non ho idea di cosa sia, ma evidentemente è così che si chiama la mia calcificazione. Suggerisce delle onde d'urto. Meglio dell'operazione e più veloci nel recupero, ma non simpatiche.
L'ortopedico visiona tutto, fa la sua visita e dice "no, mi ci vuole una risonanza". Ora, siccome io a Natale parto, la risonanza la farò come minimo a fine anno, se non nel 2024, prenotazioni permettendo, sperando di farla col pubblico perché costa parecchio. Ha prospettato anche un'altra soluzione, che non ricordo come si chiama ma è praticamente un'aspirazione di questa calcificazione (il fisiatra l'ha definita "morbida", lui dice che ha la consistenza della pasta dentifricia), soluzione forse anche più rapida delle onde d'urto, ma invasiva.
E quindi ecco, per fortuna - forse! - non devo operarmi, e probabilmente riesco a non saltare nulla riguardo al Nordic Walking, nemmeno gli impegni che ho come Maestro a inizio anno (ho in ballo la formazione di alcune persone che vogliono diventare istruttori), ma passare il Natale con la spalla fuori uso era qualcosa che mi sarei decisamente risparmiato.
PS: il 20 era il mio compleanno. Con un braccio solo. Sono stato in convalescenza per tutto il giorno, sul divano. Bellissimo.
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ross-nekochan · 4 months
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Ciao, leggo del terremoto e dello tsunami, spero tu stia bene davvero, dai tag leggo che tu sei a Tokyo, a 500 km dall'epicentro e sul lato opposto dell'isola - tipo la differenza di posizione che c'è tra Palermo e Catania in sicilia , quindi le onde non dovrebbero arrivare, giusto? Spero tu sia al sicuro a parte lo spavento
Ciao!
Spavento in verità nessuno, qui i terremoti sono all'ordine del giorno e la reazione non è per niente come in Italia, dove si esce urlando di casa con soli 3 gradi di magnitudo.
Infatti in 6 mesi ne ho già sentiti 3/4+ di diverse entità, oltre questo. Semplicemente questo è stato abbastanza forte e duraturo, oltre ad essere stato annunciato dall'allarme sul telefono, a differenza degli altri. Ma la gente che era al centro commerciale dove ero io ha semplicemente fatto finta di niente e continuato a camminare come se la terra non stesse tremando.
Per il resto hai detto giusto: l'epicentro è sulla costa opposta, quindi qui non ci sono conseguenze. Al momento c'è uno tsunami e stanno evacuando il lato costiera e la penisola di Noto*, che sono le zone più in pericolo.
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diceriadelluntore · 5 months
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Le bionde trecce, gli occhi azzurri e poi...
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Ieri un blog che seguo, postando questa foto del giocatore del Napoli e della Nazionale Giovanni Di Lorenzo, ha scritto che è un Apollo.
L'aggettivo che si rifà all'estetica del Dio Greco vale in italiano giovane di grande bellezza, per lo più in frasi (talora ironiche) come essere un a.; parere, credersi un a. (e, più spesso con la maiuscola, essere, sembrare un Apollo), con riferimento alle raffigurazioni scultoree o pittoriche del dio (voce Apollo, Vocabolario Treccani).
Tolta la dimensione ironica, assente in quel post, mi è venuto in mente che rispetto ad Apollo, Di Lorenzo ha i capelli di un altro colore. Sembrerà un particolare strano, ma la Mitologia Antica ha nella dimensione tricologica un aspetto niente affatto secondario.
Partiamo da una tradizione comune: Apollo, che era molto più che il dio del sole, aveva i capelli neri, con riflessi viola (oggi diremmo corvini). Il mito della sua nascita è meraviglioso: figlio di Zeus e della titanide Leto (o Latona), fu concepito nell'ennesima avventura extraconiugale del Re degli Dei (il tono è volutamente divertito); Era, come sempre furiosa delle avventure amorose del marito, venuta a sapere che Leto fosse incinta di Zeus, proibì alla partoriente di dare alla luce suo figlio su qualsiasi terra, fosse essa un continente o un'isola. Disperata, Leto vagò fino a giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e, stando al mito, ancora galleggiante sulle onde e non ancorata al suolo. Essendo, perciò, Delo non ancora una vera isola, Leto poté darvi alla luce Apollo e la sua gemella Artemide, precisamente ai piedi del Monte Cinto. Secondo i miti, Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e aiutò la madre nel parto di Apollo. Questi nacque in una notte di plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui consacrato: nel momento in cui nacque il dio, cigni sacri vennero a volare sopra l'isola, facendone sette volte il giro, poiché era il settimo giorno del mese. E appena nato, la testa del neonato fu poggiata su un cespuglio di violette, che trasferirono ai capelli del Dio quella sfumatura violetta, che gli sarà cara.
Il colore scuro dei capelli di Apollo era una rarità letteraria, poichè, per esempio, Omero descrive tutti gli dei con caratteristiche opposte: ci sono studi che descrivono come il rapporto tra divinità\eroi biondi e bruni sia 10 a 1, Afrodite è bionda, come pure Demetra. Atena è, per eccellenza, “l’occhicerulea Atena”. Il termine adoperato è glaukopis, che certo è in relazione anche con la civetta, sacra alla dea (glaux = civetta: occhi scintillanti, occhi di civetta), simbolo di saggezza. Oltre a ciò, altri leggendari eroi erano biondi: Menelao, Peleo, Achille e suo figlio Neottolemo, Meleagro, Radamanto, Clizio, Camerte. Si dice che persino Alessandro Magno fosse biondo.
Sappiamo con certezza dagli studi genetici sui resti nelle tombe che gli antichi greci e romani fossero molto più comunemente "di tipo mediterraneo", cioè pelle scura, occhi scuri, capelli scuri. Questa affermazione non vuol dire che non esistessero persone con i capelli biondi o gli occhi chiari, vuole dire che questi ultimi erano una minoranza genetica, almeno fino alla Roma Imperiale. Eppure l'essere biondi, essendo in minoranza, era considerato molto più affascinante. Pratica comune, tra le donne ricche, ma era pratica conturbante nei lupanari delle prostituite, era quella di colorare i capelli di biondo usando delle costosissime tinture allo zafferano o polveri colorate: le cronache del tempo ci dicono che richiedesse un grande sforzo per l'applicazione e avesse un odore ripugnante. Tra l'altro, la stessa parola biondo ha etimologia oscura: origine certa della parola è comunque l'antico francese blond (e il provenzale blon) da cui lo spagnolo blondo (poi sostituito nell'uso comune da rubio, dal latino rubeus, "rosso") e l'italiano biondo; i greci antichi per esempio usavano gli aggettivi xanthòs e xoutòs “biondo”, pyrrhòs “fulvo” e chrysoeidés “aureo”, riferiti ai capelli di uomini o Dei, aggettivi che corrispondono perfettamente al latino flavus, fulvus e auricomus; per descrivere le chiome lunghe e bionde usavano termini specifici come chrysokàrenos “testa bionda”, o chrysokóme “chioma d’oro”. E quest'eco rimane nella cultura occidentale, per esempio, nella ritrattistica medioevale e primo rinascimentale, dove è davvero difficile, se non in autoritratti, trovare una figura femminile simbolica che non sia bionda o dai capelli chiari.
Su questo fatto sono nate molte teorie: alcune sfiorano il razzismo, altre furono lo spunto per una certa storiografia mitteleuropea che vedeva già all'epoca greca antica caratteristiche dello spirito razionale dell'Europa centrale, dove si presume siano partiti per quelle terre i biondi (in pratica, una versione filo nazista della dicotomia nietzschiana apolinneo\dionisiaco), esistono inoltre decine di libri sull'origine "Indoeuropea" dei greci rispetto a quella levantina (che sarebbero i fenici, e le popolazioni del mediterraneo orientale).
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Questa è L'Afrodite Cnidia: l'originale era opera di Prassitele, scolpita nel IV secolo a.C. Essendo perduta, rimangono alcune copie di età romana. È famosa non solo per la sua disarmante bellezza artistica, ma anche perché è il primo nudo femminile dell'arte greca e perché, secondo tutte le fonti, aveva i capelli biondi.
I poeti hanno amato e cantato per lo più donne pallide e dai capelli biondi; anzi fra tutti gli spietati imitatori del Petrarca, se non mai, certo difficilmente si ritrova chi abbia messo nello sbiadito lusso delle sestine, delle canzoni e dei sonetti a frasi bell'e fatte, una fanciulla che non avesse
… i capei d'oro alla Laura sparsi
Corrado Ricci (1858 – 1934), archeologo e storico dell'arte italiano
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Vent'anni tra milioni di persone, che intorno a te inventano l'inferno. Ti scopri a cantare una canzone, cercare nel tuo caos un punto fermo.
Vent'anni né poeta né studente, povero di realtà ricco di sogni, vent'anni e non sapere fare niente, né per i tuoi né per gli altrui bisogni, vent'anni e credi d'essere impotente.
Vent'anni e solitudine sorella, ti schiude nel suo chiostro silenzioso, il buio religioso di una cella, la malattia senile del riposo.
Vent'anni e solitudine nemica, ti vive addosso con il tuo maglione, ti schiaccia come un piede una formica, ti inghiotte come il cielo un aquilone, vent'anni e uscirne fuori è fatica.
Vent'anni e stanza ormai piena di fumo, di sonno di peccati e di virtù, lasciandoti alle spalle un altro uomo, dovresti finalmente uscire tu.
Vent'anni e il vecchio mondo ti coinvolge, nel suo infinito gioco di pazienza, se smusserai il tuo angolo che sporge, sarai incastrato senza resistenza, vent'anni prima prova di esperienza.
Vent'anni e ritagliare i confini, di un amore che rinnova l'esistenza, e ritrovarsi ai margini del nuovo, scontento della tua stessa partenza.
Vent'anni e una coscienza rattrappita, che vuole venir fuori e srotolarsi, come tendere un filo tra due dita, vedere quanto è lungo e misurarsi, vent'anni fare i conti con la vita.
Vent'anni e già vorresti averne trenta, esserti costruito già un passato, vent'anni e l'avvenire ti spaventa, come un processo in cui sei l'imputato
Vent'anni strano punto a mezza strada, il senso dei tuoi giorni si nasconde, oltre quella collina mai scalata, di là dal mare e dietro le sue onde, vent'anni rabbia sete e acqua salata.
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bicheco · 1 year
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Con ritardo vale lo stesso? Sono decisamente curiosa. Ma poi... Mi dici il tuo colore preferito? 🤔
Rosso scarlatto #ff2400
È inverno. Sei in riva al mare e stai disegnando dei cuori sulla sabbia che le onde immediatamente cancellano. Ma tu insisti: "Almeno uno devo riuscire a completarlo" pensi. Una voce richiama la tua attenzione: "Aiuto.... aiuto... aiutoooo". Due braccia in mare che si agitano, è un uomo: sta affogando. Ti guardi intorno in cerca di qualcuno, ma sei sola. Decidi quindi di tuffarti. Quando riesci a trascinarlo in salvo sei meravigliata di te stessa: non credevi ci saresti riuscita. L'uomo è un ragazzo bellissimo, occhi neri, capelli neri, labbra nere, ma quello per via del principio di assideramento. Quasi controvoglia (ironia) appoggi le tue labbra alle sue per restituirgli il respiro, ma non succede niente. Riprovi, ancora nulla di fatto. Tu però sei tenace e stavolta oltre alle labbra usi anche le mani: gliele appoggi sopra il sesso (manovra di Hemlich-Pozzi). Quando senti la sua lingua attorcigliarsi alla tua, capisci che ce l'hai fatta: gli hai ridato vita. E non solo a lui.
Ora su quella spiaggia c'è l'impronta di due corpi che hanno fatto sesso a lungo e furiosamente, e questa immagine non c'è mare in grado di cancellarla.
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sciatu · 1 year
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PANTELLERIA
Hai mai visto le scogliere di lava di Pantelleria? Alte sul mare hanno un colore scuro cangiante, ora nero e tenebroso quando le nuvole coprono il sole, ora di un marrone rossiccio, quasi rosato, quando ad est il sole rotola oltre l’orizzonte come un rosso melograno caduto dall’albero e colora il cielo di mille sfumature rosa ed arancio prima che la notte arrivi vestita di stelle infinite. Il mare a volte è quieto, immobile e pigro, culla i grandi pesci nel grembo di piccole baie o stretti fiordi colorandosi di un blu zaffiro intenso e seducente. Altre volte il vento gonfia le onde, le inquieta rendendole enormi come se negli abissi del mare enormi mostri lottassero rabbiosi tra loro e le onde fossero l’immenso effetto della loro infinita forza. Allora le onde partono da lontano, alte, immense e dalla chiara cresta e dopo una corsa che pare il respiro del mare, con fragore urtano le nere scogliere con una forza che le spinge in alto sui pendii scoscesi. Tanta è la loro rabbia che cambiano colore e ora da profondo blu diventano una schiuma di un bianco luminoso, rabbioso e ritirandosi graffiando la lava, scavandola con unghie invisibili, mutandosi in un verde delicato e fragile stretto tra la luce brillante della schiuma e il cupo colore blu notte del resto del mare. Nell’aria senti l’urlo che le onde fanno infrangendosi contro le scure scogliere figlie dell’antico fuoco e nell’urlo trasformato in fragore, respiri le infinite gocce che dallo scontro titanico sono nate, ne senti il sapore salato e l’intenso profumo di mare. La tua mente, abituata a cercare nel visibile, quella invisibile parte che Dio vi pone per parlarci, paragona quell’urto liquido e distruttivo contro un corpo invincibile e indifferente, a quelle che sono le parti della vita, come l’amore, la gioia, la vita stessa, come se ogni amore, ogni gioia, ogni vita, nulla possa contro il tempo, l’egoismo, l’indifferenza e sia destinato ad esserne vinto e domato. Eppure, il gioco d’azzardo della ragione, portato ai suoi estremi, rivela l’ambiguità del suo senso, ne definisce i limiti, perché cambiando la prospettiva ti chiedi invece, se amore e solitudine, se onestà e verità o ogni altro senso tu consideri dell’animo umano, non siano quella roccia immobile e invincibile e in questo tuo diverso pensare, arrivi a credere che nel difendere con fermezza i pilastri della tua anima, definisci chi sei, riassumi te stesso nella lotta contro il mare degli egoismi e delle falsità, contro le onde dei silenzi e dei tradimenti e nella forza della scogliera, anche se erosa e provata, motivi il tuo essere e dai una forza universale a tutti i tuoi giorni.
Have you ever seen the lava cliffs of Pantelleria? High above the sea they have an iridescent dark colour, now black when the clouds cover the sun, now a reddish brown, almost pinkish, when in the east the sun rolls over the horizon like a red pomegranate fallen from the tree and colors the sky of a thousand shades of pink and orange before the night arrives dressed in infinite stars. The sea is sometimes calm, still and lazy, cradling the big fish in the lap of small bays or narrow fjords, coloring itself in an intense and seductive sapphire blue. Other times the wind swells the waves, disturbs them making them enormous as if in the abyss of the sea enormous monsters were fighting each other angrily and the waves were the immense effect of their infinite strength. Then the waves start from afar, high, immense and with a clear crest and after a rush that seems like the breath of the sea, they crash against the black cliffs with a force that pushes them up the steep slopes. Such is their anger that they change color and now from deep blue they become a foam of a luminous white, angry and retreating scratching the lava, digging it with invisible nails, changing into a delicate and fragile green squeezed between the brilliant light of the foam and the gloomy midnight blue color of the rest of the sea. In the air you hear the scream that the waves make as they break against the dark cliffs daughters of the ancient fire and in the scream transformed into a roar, you breathe the infinite drops that were born from the titanic clash, you feel the salty taste and the intense perfume of sea. Your mind, accustomed to seeking in the visible, that invisible part that God places in it to speak to us, compares that liquid and destructive impact against an invincible and indifferent body to those which are the parts of life, such as love, joy , life itself, as if every love, every joy, every life, can do nothing against time, selfishness, indifference and is destined to be won and tamed. Yet, the gamble of reason, taken to its extremes, reveals the ambiguity of its meaning, defines its limits, because by changing the perspective you ask yourself instead, if love and loneliness, if honesty and truth or any other sense you consider the human soul, are they not that immobile and invincible rock and in this different thinking of yours, you come to believe that in firmly defending the pillars of your soul, you define who you are, you summarize yourself in the fight against the sea of selfishness and falsehood, against the waves of silences and betrayals and in the strength of the cliff, even if eroded and tested, motivate your being and give a universal strength to all your days.
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gregor-samsung · 9 months
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“ La nostra Talbot scrostata scivolava lungo l’Autostrada del Sole prigioniera del caldo di Ferragosto. Sei ore dopo – invece delle tre impiegate dalle auto normali – eravamo a Pinarella di Cervia, in una pensioncina sull'Adriatico. Ci trovavamo lì per incontrare degli amici, probabilmente la sola altra rwandese sposata con un italiano in tutto il paese. «Tutti al mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare!», cantava papà come Pippo Franco nel film Ricchi, ricchissimi… praticamente in mutande. Con la scusa che non avevamo l’autoradio, papà si ostinò a cantarla per tutto il tragitto. Quella fu la nostra prima vacanza in famiglia. Contro la volontà dei miei, ero andata a letto la sera prima col mio bikini americano: rosso, bianco e blu. Dieci anni e quello era il primo costume da bagno che avessi mai posseduto. Incapace di dormire, cominciai a posare come Naomi Campbell davanti allo specchio. Eccitata quasi al punto di esplodere, gridai canzoni di Jovanotti e Cristina D’Avena come per annunciare a tutta la costa orientale il nostro arrivo imminente. Distesa sul letto, le gambe allungate sul muro, tamburellavo i piedi a ritmo di musica, la stanza dei miei dall'altra parte di quello stesso muro. Mio padre mi aveva avvertito non una, non due, ma ben tre volte. La sua voce più grossa a ogni minaccia. Lo sculaccione che seguì fu raffinato da un crescendo di schiaffi. «Il metodo Pestalozzi», lo chiamava lui. Ma neppure le guance gonfie e i lacrimoni riuscirono a incrinare la mia gioia.
Una volta arrivati, papà si trasformò. Come una creatura marina, sbocciò a contatto dell'acqua salata, le alghe e il sole. Ad anni luce di distanza dalle ciminiere, l’asfalto e i camion di casa. Chiudeva gli occhi, cadeva all'indietro e si lasciava trasportare via dalle onde. Non lo vidi mai così libero. E nonostante tutto, rifiutai di entrare in mare. Solo pochi minuti dopo che eravamo arrivati in spiaggia, un bagnante aveva estratto dall'acqua un ratto grosso quanto un cane e io ne fui traumatizzata. Ci vollero cinque giorni prima che mi azzardassi a mettere piede sul bagnasciuga. Era gelato e costellato di sassolini. Papà mi afferrò le mani e mi spinse dentro. «E se ci trovo un ratto?». «Non succederà, stai tranquilla», mi promise. «Ma io ho paura dell'acqua, è nera e non riesco a vedere niente!». «Abbi un po’ di fede, bambina mia». Quando l’acqua gli arrivò alla gola, prese un bel respiro e mi trascinò di sotto. Non si vedeva nulla, però riuscii a distinguere una medusa e i piedi sguazzanti di decine di natanti, giovani e anziani. Quando riaffiorammo in superficie, avevamo già oltrepassato le boe. E più ci spingevamo oltre, più la visibilità aumentava. Cozze, granchi, triglie. E spugne, gigli di mare, praterie di Posidonia. Un banco di sardine ci passò accanto, solleticandoci le caviglie. Papà mi tenne per mano, nuotando sempre più giù, fin dove l’ossigeno poté portarci. «Tornate indietro! Siete fuori di testa?». Il bagnino agitò furiosamente le braccia dalla torre di controllo. «Oltrepassare le boe prevede una multa salatissima». «Per una volta non sono io quello arrabbiato», disse papà ridendo, mentre nuotavamo verso la spiaggia. «Per una volta sai che vuol dire essere al posto mio». Mi lanciò uno sguardo pieno d’amore. Ma si trasformò presto in una tristezza ancora più profonda. Per lui, le due cose, erano diventate inseparabili. “
Marilena Umuhoza Delli, Negretta. Baci razzisti, Red Star Press (collana Tutte le strade), 2020.
[ Libro elettronico ]
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raffaeleitlodeo · 10 months
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Roma sta letteralmente consumandosi nel marciume. Il marciume dell'immondizia che produce ogni giorno e che il Comune non è più in grado di smaltire; e il marciume del suo sottosuolo che provoca ogni giorno l'apertura di voragini che né il Comune e nemmeno i Municipi sono in grado di riempire e aggiustare.
Roma è una città che in materia di degrado urbano sembra giunta a un punto di non ritorno. Non ha più un verde pubblico degno di questo nome, il suo sistema di trasporto è da tempo collassato, l'arredo urbano è andato a farsi benedire, i servizi sociali agonizzano.
A scanso di equivoci e onde evitare una sfilza di commenti su Raggi o Marino, su Gualtieri o Alemanno, dico subito che la questione è antica e ormai prescinde tranquillamente da questa o quella giunta comunale, dai governi di centrodestra o da quelli di centrosinistra. E poco mi interessano i commenti che leggo ogni tanto scritti da intellettuali di area prestati all'amministrazione romana nel corso degli anni: ogni volta leggo nei loro scritti concetti sensati ma avverto al tempo stesso una distanza abissale tra il loro sentire e la realtà del vissuto quotidiano, mio e della miriade di persone che abita questa metropoli.
Roma è ridotta così anche perché è praticamente in bancarotta. E' sommersa dai debiti: 12 miliardi di euro nel 2019 che non credo siano diminuiti. Di quei 12 miliardi di debito calcolati nel 2019, quasi la metà era stata accumulata prima del 2001. Un buco nero.
Comprendo il senso del tentativo della Giunta di Gualtieri di candidare Roma per l'EXPO del 2030: con i soldi dell'EXPO si potrebbero mettere a posto un po' di cose, compiere alcuni lavori non più procastinabili, aggiustare qualcosa. Al 2030 mancano però sette anni e ci sono candidature molto più forti. Dubito inoltre che la macchina amministrativa romana - i suoi manager, i suoi burocrati, i suoi quadri - sia in grado di gestire e portare a buon fine l'operazione. Per farlo ci vuole sostegno, consenso, credibilità, tutte cose che in questo momento latitano.
Qualche giorno fa, parlando dello stato del pianeta con Lanfranco Caminiti, è emerso un concetto: la "lenta apocalisse". La catastrofe ambientale che ci sta distruggendo ha esattamente questa forma di "lenta apocalisse". Quello che sta accadendo a Roma - che è una città unica non solo per meriti storici ma anche per la sua fragilità - penso abbia a che fare con la "lenta apocalisse". Roma non è l'unica metropoli mondiale a fare i conti con un modello di sviluppo semplicemente insostenibile, ma a Roma tutto è più accentuato.
Non sono un urbanista, di molte cose so veramente poco, ma tra le cose più sensate che ho letto ci sono quelle scritte a suo tempo da Walter Tocci e tutto, sempre, rimandava al modello di sviluppo scelto da Roma nel corso dei decenni e che si è trascinato fino a oggi. Un modello suicida, fallimentare.
C'è ancora tempo per rimediare? Sono pessimista.
Stamane al mio risveglio mi sono affacciato sulla voragine che si è aperta un mese fa proprio di fronte alle mie finestre. E' rimasta lì, aperta, e lo resterà a lungo: settimane, forse mesi. La strada è stata chiusa al traffico, sono state compiute delle ispezioni, la conclusione è che per oltre 20 metri il sottosuolo è friabile, compromesso, e che occorreranno lavori complessi. Tutta Roma Nord, dalla Cassia alla Balduina, lungo i rilievi di Monte Mario, si è riempita in questi mesi di voragini, quasi tutte ancora aperte e in attesa di interventi. Un gentile ingegnere del Comune (non sono sempre gentili e nemmeno disponibili a dare spiegazioni: prevale un certo nervosismo) mi ha spiegato che questo fenomeno diffuso ha almeno un paio di ragioni: una ragione riguarda il suolo di questa zona, da sempre interessato da fenomeni carsici, l'altro è legato al clima, mesi di siccità e poi violente piogge improvvise. "Ha presente i castelli di sabbia quando la sabbia è troppo asciutta e non è più cementata dalle giuste dosi di acqua e umidità? Succede esattamente questo, diventano fragili, si sgretolano". Non molto rassicurante.
Le condizioni meteo le conosciamo: mesi senza una goccia, poi nubifragi, poi caldo africano. E' il cambiamento climatico. Dunque Roma Nord è tutta un proliferare di voragini che il Comune e i Municipi non riescono a chiudere. Non ci sono i soldi, non ci sono i mezzi, il personale non basta.
Dopo aver fatto queste considerazioni sono uscito in strada per gettare l'immondizia. Giù all'angolo (nella mia strada, chiusa al traffico, i mezzi AMA non possono più entrare e hanno spostato i cassonetti all'incrocio) c'era una montagna di immondizia per terra: umido, secco, indifferenziata, plastica, un nugolo di mosche, una puzza da svenire. Lì l'AMA non passa da almeno un paio di giorni. Aggiungo che tra i romani (i cittadini) e la raccolta differenziata non c'è mai stata una gran sintonia: una parte la fa, un'altra parte se ne fotte e si rifiuta persino di ricorrere al servizio che il Comune offre per i rifiuti ingombranti, per cui televisori rotti, materassi, aspirapolvere finiscono a lato dei cassonetti. Sono gli stessi che imputano ai rom la causa dei rifiuti per terra: una bugia colossale. Siccome questo in cui abito è uno di quei quartieri di Roma Nord borghese che da sempre vota a destra, l'idea che la sporcizia, la puzza e lo schifo lo abbiano investito in pieno mi consola un po' (ma non più di tanto): la lenta apocalisse romana non guarda in faccia a nessuno e non si pone problemi di censo.
Comunque sia le cose stanno così e non miglioreranno. AMA e ATAC (ma mettiamoci pure ACEA) continueranno a essere l'emblema di questa catastrofe urbana, con i loro manager pagati a peso d'oro e prima o poi faranno il botto: una parte dei servizi saranno privatizzati (anche questi, come i manager, a peso d'oro), e si finirà per costituire delle belle "bad company" in cui far confluire debiti e un po' di personale in esubero.
L'apocalisse lenta ha sempre dei risvolti sociali di una certa rilevanza e questo vale anche per una grande metropoli allo sfascio. Non metto più piede in un grande parco pubblico dopo che mi sono ritrovato addosso una zecca e immagino che i cinghiali se la passino abbastanza bene. I parrocchetti verdi, la specie aviaria nextGen, stanno soppiantando passeri, merli e corvi, e i gabbiani sono molto felici, grassi e impigriti da tutta quell'immondizia a disposizione. Lungo le balze di Monte Mario, tra il verde che nessuno più ripulisce, nascono ogni tanto tendopoli di sventurati; tra qualche mese sgombereranno ma nessuno provvederà a ripulire e lì si accumulerà nuova immondizia (succede così da anni). Sono molto grato ai migranti africani che ogni tanto ripuliscono la strada dalle erbacce che crescono anche fino a un metro da terra e ogni volta che compaiono li ringrazio e lascio un obolo generoso: è lavoro quello, ma nessuno li regolarizzerà mai, anzi.
Parrocchetti e gabbiani, cinghiali e zecche, voragini e frane, puzza e mandrie infinite di turisti inebetiti: la nostra distopia è già qui, in questo presente. Un mondo marcio.
Peter Freeman, Facebook
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canesenzafissadimora · 10 months
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Siamo andati troppo oltre
Fin dove le nostre ombre si sono confuse
Dove ogni gesto
ogni silenzio ogni sguardo
è solamente nostro
Inevitabilmente
Dove non c'è più ritorno
non c'è più chi eravamo
non c'è più tempo lontani
Sei il mio vicolo cieco
i cui confini sono diventati i miei
L'amore ci ha cambiati
come fa il mare con la spiaggia
Ha spalmato su noi onde di conoscenza
di mancanza di necessità
Siamo carne sospesa
fiati confusi
carezze sul viso
capelli negli occhi
Siamo il tempo che attraverseremo insieme
Battimi dentro
È per me l'unico modo di essere ormai
L'unico modo di sentire
quanto è grande la felicità
Maurizio Gimigliano ©
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artemisx78 · 2 years
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E poi all improvviso arriva una persona ed un poco tempo diventa qualcosa che altri in molti anni non sono riusciti a diventare.
Arriva lì dove nessuno è mai arrivato.
Diventa parte di te e nemmeno tu ne accorgi di quanto sia importante a tal punto...
Da diventare il motivo per cui hai il sorriso la mattina per cui inconsapevolmente ti svegli la mattina...
Lo senti li rinchiuso in quel cuore che per tanto tempo è stato vuoto e spento..
Lo senti in ogni battito..
Lo senti in ogni respiro.. In ogni pensiero...
Lui è sempre con te...
Da quando l hai conosciuto lentamente non sai ne come ne quando ti ha cambiata...
Non sai in quale preciso istante è riuscito con un intensa emozione ad arrivare dove tu avevi vietato l accesso a chiunque...
Ora provi ogni giorno ad allontanarlo...
Ma quanto fa male il solo pensiero...
Perché grazie a lui la tu vita è cambiata...
Grazie a lui hai scoperto oltre le emozioni..
I sentimenti...
E sei cosciente che non si può più tornare indietro...
Non vuoi più tornare indietro perché viverlo in ogni istante ma hai paura una paura folle..
E se fosse tutto solo un illusione...
O un semplice UN sogno...
Dove al MOMENTO STESSO in cui io TI svegliassi non esisterebbe più nulla...
Sarebbe..
UN PUGNALE DI SOLO DOLORE E SOFFERENZA PER IL TUO CUORE...
PER LA TUA ANIMA...
ORA PROPRIO ORA CHE AVEVI NUOVAMENTE RITROVATO QUELLA FORZA CHE T INFONDE LA TUA TUA ESSENZA... PROPRIO ORA CHE HAI BISOGNO DI LUI E CHE SEI IN BALIA DELLE ONDE E NON TROVI LA LUCE DI UN FARÒ DI CUI GUIDA TI PUOI AFFIDARE...
COSA DEVO FARE CON TE MIA DOLCE ILLUSIONE...
Che dai un senso nei giorni miei... ❤️
DOLCEZZA E PASSIONE 🌹
@artemisx78
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lunamagicablu · 1 year
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Muovendomi in questo piano di esistenza con la curiosa volontà del ricercatore interiore, più volte mi sono chiesta cosa fosse davvero la bellezza, trovandomi completamente disorientata quando percepivo che credenze limitanti dell’immaginario collettivo, la continuavano ad associare al lusso e al denaro.Ho incontrato più volte la bellezza osservando le onde del mare, contemplando un luminoso cielo stellato, un’alba e un tramonto infuocati, prendendo tra le mani il guscio di una conchiglia, ammirando un maestoso albero o un timido fiore sul ciglio di una strada, incrociando gli occhi di un bambino, ammirando i segni del lavoro nelle mani di un anziano, le rughe sul suo volto o il suo dolce sorriso.  Altre volte l’ho udita nel più profondo silenzio con me stessa, altre volte l’ho sentita in parole impregnate di profonde verità.Spesso siamo distratti dai nostri pensieri e non prestiamo sufficiente attenzione a ciò che ci circonda: la bellezza si manifesta costantemente nell’Universo, parlando un affascinante e segreto linguaggio composto da codici e simboli intrisi di magnifica armonia che può essere compreso e integrato quando, presenti a noi stessi e senza giudizio, apriamo le porte della nostra intuizione ad una percezione più alta.La bellezza è uno stato interiore, una forma di abbondanza e ricchezza che va oltre il concetto materico, che puoi vedere solo se l’hai scoperta dentro di te. Entrare a contatto con la bellezza, saperla riconoscere e contemplarla presuppone l’esser disposti a progredire, arretrando da una posizione illusoria, per abbracciare uno stato interiore più elevato.Esiste una potente energia che avvolge la bellezza, dove ogni istante è prezioso e ogni attimo è unico e irripetibile, capace di trasmettere all’anima misteriose informazioni che connettono il nostro cuore alle stelle; pertanto siamo noi che scegliamo se entrarvi a contatto, semplicemente sintonizzandoci su quelle frequenze che ci consentiranno di attrarre bellezza cogliendone la sua interezza su differenti piani dimensionali.
Sara Costi            
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Moving in this plane of existence with the curious will of the inner researcher, I asked myself several times what beauty really was, finding myself completely disoriented when I perceived that limiting beliefs of the collective imagination continued to associate it with luxury and money.I have encountered beauty several times by observing the waves of the sea, contemplating a bright starry sky, a fiery sunrise and sunset, holding a shell in my hands, admiring a majestic tree or a shy flower on the side of a road, crossing the eyes of a child, admiring the signs of work in the hands of an elderly person, the wrinkles on his face or his sweet smile. Other times I have heard it in the deepest silence with myself, other times I have heard it in words imbued with profound truths.We are often distracted by our thoughts and don't pay enough attention to what surrounds us: beauty constantly manifests itself in the Universe, speaking a fascinating and secret language composed of codes and symbols imbued with magnificent harmony that can be understood and integrated when, present to ourselves and without judgment, we open the doors of our intuition to a higher perception.Beauty is an inner state, a form of abundance and richness that goes beyond the material concept, which you can only see if you've discovered it within yourself. Getting in touch with beauty, knowing how to recognize and contemplate it presupposes being willing to progress, retreating from an illusory position, to embrace a higher inner state.There is a powerful energy that envelops beauty, where every moment is precious and every moment is unique and unrepeatable, capable of transmitting to the soul mysterious information that connects our heart to the stars; therefore we are the ones who choose whether to come into contact with it, simply by tuning in to those frequencies that will allow us to attract beauty by grasping its entirety on different dimensional planes.
Sara Costi
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klimt7 · 1 year
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COME RONDINI
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Pare la perfetta metafora visiva della nostra comfort-zone.
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Quando siamo lì dentro, accendiamo la luce appena arriva sera, cuciniamo, apparecchiamo cose, facciamo come se noi umani avessimo il controllo sull'intera Realtà sensibile... L'unica cosa che in realtà facciamo, è, in fondo, anche autoingannarci, ostinarci a credere che la realtà ci possa accogliere, confortare, coccolare.
È l'unico modo che abbiamo per continuare a credere nella Vita e in un suo possibile "senso" comprensibile.
Un senso alla portata della nostra mente, oltre che del nostro cuore irrazionale.
Poi arriva la Notte, le onde, il furioso temporale, e sentiamo improvvisamente che è il Tutto, che controlla noi.
Siamo appesi a un filo.
Il livello del mare potrebbe salire, il vento potrebbe spazzare via il tetto, le travi della casa cedere, noi stessi trascinati dalla forza del mare in tempesta, vagare per decine di chilometri.
Soppesiamo la nostra comfort-zone, allora. E ci accorgiamo che siamo su una punta di spillo rispetto al pianeta che abitiamo. Siamo una inezia. Eppure abbiamo dentro di noi, migliaia di mondi, di idee, di pensieri, di emozioni, di sensazioni, diversissime fra loro.
L'equilibrio a cui allora, possiamo aspirare, - ce ne rendiamo conto velocemente - è fatto di istanti passeggeri, e di una instancabile, indistruttibile caparbietà nel continuare a desiderare la solidità, le sicurezze, i punti fermi.
In questo, i nostri rifugi, le nostre basi di benessere mentale, finiscono per assomigliare ai nidi dei volatili.
Isole benedette, dentro uno spazio esterno ed estraneo a noi.
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NOTA
Secondo Alasdair White, appena oltre i confini della zona di comfort, vi sarebbe una "zona di apprendimento" o "zona di performance ottimale" (optimal performance zone) dove le prestazioni/sensazioni personali possono essere migliorate provando una certa quantità di stress.
Oltre la zona di performance ottimale risiede invece la "zona di pericolo" (danger zone) dove si sperimentano altissimi livelli di ansia e ciò compromette sensibilmente le prestazioni dell'individuo.
Judith Bardwick sostiene che la zona di comfort è "uno stato comportamentale in cui una persona opera in una posizione neutra rispetto all'ansia." 
Brené Brown descrive questo stato psicologico, come qualcosa ove "la nostra incertezza, le nostre carenze e la nostra vulnerabilità sono ridotte al minimo, dove crediamo di poter ricevere abbastanza amore, cibo, talento, tempo a disposizione, ammirazione. Dove sentiamo di avere un certo controllo su ciò che ci circonda."
Benché la zona di comfort sia rassicurante, gli psicologi consigliano di varcarne i confini per permettere all'individuo di eliminare le convinzioni limitanti e le paure, accrescere la propria autostima, crescere e migliorare. 
Inoltre, affrontare lo stress e smettere di consolidare nuove abitudini permette alla mente di partecipare al processo decisionale e di vivere così nuove esperienze (cosa che all'interno della zona di comfort sarebbe altrimenti impossibile).
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il-gualty1 · 1 year
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Sulla spiaggia vediamo solo le onde, mai l’oceano; in realtà esiste solo l’oceano, le onde sono superficiali... Osho, Al di Là della Paura, Oltre il Rancore
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abatelunare · 1 year
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Rimpianti fra le onde
Lasciar andare è doloroso, oltre che difficile. Pur tuttavia, è necessario, prima o poi, separarsi da chi si è amato. Come si dice, è nell’ordine delle cose. Se non lo si fa, non si può proseguire la propria esistenza. Quello che fa male diventerà un dolce ricordo, buono a croglilarsi di tanto in tanto fra le braccia della maliconia. Credo sia questo il senso del film d’animazione giapponese La casa tra le onde. Voi potreste fare una cosa. Guardarlo e dirmi se mi sono sbagliato. Oppure no.
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