Tumgik
#orrendi per sempre
tess-the-ghoul · 9 months
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Wow I’m probably hella late to this, but I’m still really happy with how they turned out!
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notsonizz · 1 month
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Live, Laugh, Love Macabro 😍😍
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jiyaarts101 · 2 months
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anyone who has seen this show.....wanna be friends
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yomersapiens · 4 months
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Ratti auguri di buon Rattale!
A Vienna si calcola esistano una cosa come tre milioni di ratti che vivono nel sottosuolo della città. C'è un tour che ti fa esplorare le complesse linee fognarie dove ti raccontano di tutti questi ratti che girano. Tre milioni di ratti sono quasi due ratti a testa per ogni abitante della città. Quindi, in un mondo perfetto, questo Natale in casa saremmo in quattro: io, Ernesto e due ratti. I due ratti durerebbero poco. Uno Ernesto se lo mangerebbe in un secondo. L'altro lo difenderei a spada tratta e diventerebbe il mio alleato eterno e lo chiamerei Ratteo, così, per avere un essere vivente a cui tramandare quello che ho imparato durante la mia esistenza.
Ho deciso di passare il Natale lontano dall'Italia perché negli ultimi mesi sono stato troppo in giro e mi stavo dimenticando di uno dei valori principali su cui è fondata la mia stabilità: la solitudine. Ho fatto in modo di andare a cena da mio fratello molto molto presto, per essere in grado di finire prestissimo e tornare a casa quando il resto delle famiglie si stanno sedendo a tavola. È stupenda Vienna quando in giro non c'è anima viva. O per meglio dire, quando in giro ci siamo solo noi immigrati, senza famiglia, senza nessuno. No ok io ho un gatto e un ratto a cui sto insegnando tutto di me e che spero un giorno prenda il mio posto nella società. Lo vestirei con i miei stessi abiti. Forse gli farei pure gli stessi tatuaggi.
Vienna di per sé non è mai troppo affollata, c'è da dire. Ma vederla ancora più deserta del solito è rinvigorente. La solitudine che tanto mi manca è ovunque. Il bus si muoveva sinuoso tra le strade senza l'ombra di una macchina in movimento. I semafori lampeggiavano sincronizzati con le luci degli alberi negli appartamenti di chi non vedeva l'ora di festeggiare. Tante lingue diverse. Del tedesco neanche una lontana eco. Prima di rientrare sono passato dal supermercato turco, loro sono sempre aperti. Ecco un altro pilastro della mia stabilità. Due ragazzini prima di me stavano comprando quella che penso fosse la loro cena natalizia. Una confezione di pane da toast, del formaggio già tagliato a fette, del prosciutto, qualche sacco di patatine e una marea di coca zero. Quanto li ho invidiati. Non dovevano essere di qua, intendo abitanti della zona. Avevano l'aspetto dei turisti. Erano giovani, vestiti male, capelli orrendi, con pochissimi soldi ma stavano avendo la serata che vorrei tanto aver avuto io con te. In una città di cui non sappiamo niente, in un momento in cui tutti si ricongiungono con i familiari, noi, andare via da tutto e avere tutto quello che ci serve tra i filamenti del formaggio sciolto del toast. Unica differenza, lo si farebbe senza prosciutto, che lo diamo a Ernesto e Ratteo.
Quando ottieni quello che hai sempre voluto è il momento in cui ti rendi conto di quanto era bello semplicemente desiderare, senza le responsabilità che derivano dall'ottenere. La felicità è un atto di responsabilità e va difesa. Devi lavorare ancora più di prima per mantenerla. Consuma un sacco. Ha sempre fame. Ci mette un attimo ad ammalarsi e deperire e mutare e non appena diventa anche solo di un gradiente meno luminosa ecco che pensi di averla persa. Sono successe tante cose in questo anno terribile che mi hanno reso felice e solo dire la parola "felice" mi fa sentire sporco perché quella voce che costantemente urla in testa "tu non meriti di essere felice!!!" non è che ha smesso di urlare eh, continua a farlo, ma vedendo che un pochino io sono sereno ha fatto il broncio, incrociato le braccia, sbattuto forte i piedi per terra e si è andata a mettere in un angolo del cranio a escogitare un piano per farmela pagare.
Ho lavorato tanto in questi anni e neanche me ne sono reso conto. Tutte le volte che venivo qua a scrivere mi stavo preparando per fare qualcosa che non avrei mai pensato potesse accadere. Non ho la forza ahimè, per raccontare la mia storia a tutti, ancora, cosa che dovrei fare dato che devo andare in giro e promuovere la mia carriera di autore e spiegare pure tutte le altre attività che svolgo e cercare di sembrare interessante e intelligente e sagace e invece sono solo a pezzi e la socialità mi esaurisce.
Questo Natale lo sto passando come John McClane. Decisamente lurido e unto, senza scarpe, con un gran mal di testa, chiuso nel condotto di areazione mentre scappo da tutti. Mi farei portare di tanto in tanto qualche biscottino da Ratteo ma poi come cacchio riesco a strisciare fuori da qua dentro. La mia pancia ha raggiunto livelli che mai avrei pensato potesse raggiungere e il bello è che non mi interessa minimamente. Solo quando mi allaccio le scarpe dai, lì un po' intralcia. Non mi interessa perché sono entrato nei quaranta e finalmente "ho dato". Posso dirlo con fierezza. Ho dato. Ora tocca a qualcun altro darsi da fare ed essere bello e atletico e magro e muscoloso e pieno di talento io, ho dato. C'ho provato. Ha funzionato per un frangente e poi ha smesso e ho passato anni a cercare di rimanere come nei miei ricordi finché non mi sono reso conto che ero rimasto fermo. Bloccato. E non nel sistema di areazione come questa notte.
Ernesto non è più abituato a guardarmi scrivere, in effetti sono passati parecchi mesi. Non riuscivo più ad avvicinarmi a una tastiera se non per piccoli frangenti di tempo. Per rispondere a delle mail o per digitare nel motore di ricerca la categoria con la quale mi piacerebbe masturbarmi. Ernesto mi ha attaccato un piede, segnale che non accetta io sia distratto e che non lo stia degnando delle attenzioni che ritiene di meritare e meno male che non mi stavo adoperando per masturbarmi altrimenti sai che dolore se mi avesse addentato altro. Tipo il piccolo Ratteo che ho tra le gambe e che, nonostante la pancia sia cresciuta, resta sempre delle stesse dimensioni contenute.
Lo psicologo l'altro giorno mi ha chiesto cosa vorrei fare se scoprissi che in sei mesi tutto sarebbe finito. Gli ho chiesto cosa intendesse con tutto. Ha risposto tutto. Tu, il mondo. L'umanità: tutto. Anche la mia famiglia? Sì, anche la tua famiglia. No aspetta ma quindi anche mio nipote? Sì, anche tuo nipote. Cercherei di salvare la mia famiglia. Ha detto che non potrei farci nulla. Allora ho detto che andrei per strada e urlerei a tutti che il mondo sta per finire e che mancano solamente sei mesi anche se poi sembrerei uno di quei pazzi che urlano che siamo fottuti con un cartello scritto male e un cappello di stagnola e che quando li becchi mica gli dai retta, pensi che siano pazzi e torni a casa e te ne dimentichi mentre cerchi qualcosa di nuovo con qui masturbarti. Mi ha detto che non posso dirlo a nessuno, che sono l'unico ad essere informato e devo tenermelo per me. Allora ho pensato davvero a cosa avrei voluto fare, ma c'era un'altra domanda da porgli. Dovrei continuare a prendere farmaci oppure sarei senza la mia malattia? Ci ha riflettuto un attimo e poi mi ha fatto un grande dono. Saresti senza. Allora ho elencato tutti i posti che vorrei vedere e le cose che vorrei fare e il Giappone e nuotare con le balene e i cibi che vorrei mangiare e le droghe che vorrei provare per poi finire dicendo che un mese lo vorrei passare abbracciato a mio nipote, che non capirebbe e anzi, probabilmente mi caccerebbe via dicendo "zio Pattejo coza fuoiii" però a me andrebbe bene lo stesso. Voi cosa fareste, se rimanessero solo sei mesi?
Mi mancava la solitudine e sentirmi solo e parlare da solo e scrivere in questa condizione di silenzio totale. Nel palazzo di fronte non c'è nessuna luce accesa. Forse sono tutti usciti per cena o forse sono tutti rientrati nei loro paesi di appartenenza. Se ancora sono a Vienna è per questo motivo, da nessuna altra parte del pianeta riesci a sentirti così solo come qua. Per questo poi ti affidano due ratti.
Ernesto si è appallottolato sul divano. Ratteo si è addormentato sulla mia spalla. Spengo le luci, apro i regali che mi sono fatto e aspetto sia domani. È un Natale bellissimo ma sarà ancora più bello quando potremo farci dei toast insieme e raccontarci cosa ci ha insegnato il silenzio.
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occhietti · 3 months
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Ad Auschwitz superai la selezione per tre volte. Quando ci chiamavano sapevamo che era per decidere se eravamo ancora utili e potevamo andare avanti, o se eravamo vecchi pezzi irrecuperabili. Da buttare. Era un momento terribile.
Bastava un cenno ed eri salvo, un altro ti condannava. Dovevamo metterci in fila, nude, passare davanti a due SS e a un medico nazista. Ci aprivano la bocca, ci esaminavano in ogni angolo del corpo per vedere se potevamo ancora lavorare. Chi era troppo stanca o troppo magra, o ferita, veniva eliminata.
Bastavano pochi secondi agli aguzzini per capire se era meglio farci morire o farci vivere. Io vedevo le altre, orrendi scheletri impauriti, e sapevo di essere come loro. Gli ufficiali e i medici erano sempre eleganti, impeccabili e tirati a lucido, in pace con la loro coscienza.
Era sufficiente un cenno del capo degli aguzzini, che voleva dire “avanti”, ed eri salva. Io pensavo solo a questo quando ero lì, a quel cenno. Ero felice quando arrivava, perché avevo tredici anni, poi quattordici. Volevo vivere.
Ricordo la prima selezione. Dopo avermi analizzata il medico notò una cicatrice. «Forse mi manderà a morte per questa…» pensai e mi venne il panico. Lui mi chiese di dove fossi e io con un filo di voce ma, cercando di restare calma, risposi che ero italiana.
Trattenevo il respiro. Dopo aver riso, insieme agli altri, del medico italiano che mi aveva fatto quella orrenda cicatrice, il dottore nazista mi fece cenno di andare avanti. Significava che avevo passato la selezione! Ero viva, viva, viva! Ero così felice di poter tornare nel campo che tutto mi sembrava più facile.
Poi vidi Janine. Era una ragazza francese, erano mesi che lavoravamo una accanto all’altra nella fabbrica di munizioni. Janine era addetta alla macchina che tagliava l’acciaio. Qualche giorno prima quella maledetta macchina le aveva tranciato le prime falangi di due dita. Lei andò davanti agli aguzzini, nuda, cercando di nascondere la sua mutilazione. Ma quelli le videro subito le dita ferite e presero il suo numero tatuato sul corpo nudo. Voleva dire che la mandavano a morire.
Janine non sarebbe tornata nel campo. Janine non era un’estranea per me, la vedevo tutti i giorni, avevamo scambiato qualche frase, ci sorridevamo per salutarci. Eppure non le dissi niente. Non mi voltai quando la portarono via. Non le dissi addio. Avevo paura di uscire dall’invisibilità nella quale mi nascondevo, feci finta di niente e ricominciai a mettere una gamba dietro l’altra e camminare, pur di vivere.
Racconto sempre la storia di Janine. È un rimorso che mi porto dentro. Il rimorso di non aver avuto il coraggio di dirle addio. Di farle sentire, in quel momento che Janine stava andando a morire, che la sua vita era importante per me. Che noi non eravamo come gli aguzzini ma ci sentivamo, ancora e nonostante tutto, capaci di amare. Invece non lo feci.
Il rimorso non mi diede pace per tanto, tanto tempo. Sapevo che nel momento in cui non avevo avuto il coraggio di dire addio a Janine, avevano vinto loro, i nostri aguzzini, perché ci avevano privati della nostra umanità e della pietà verso un altro essere umano. Era questa la loro vittoria, era questo il loro obiettivo: annientare la nostra umanità...
- Liliana Segre - Fino a quando la mia stella brillerà
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belladecasa · 7 months
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Con Fra parliamo di uno degli argomenti di conversazione che preferisco: nomi orrendi e improbabili, di solito anglofoni, affibbiati all’ultimo nascituro del Meridione Estremo o dell’Appennino Laziale (es. un bambino del mio paese è stato chiamato Jeremy, cognome: Scasciafratte ✨🧚🏻‍♀️)
Fra: Per me la peggiore rimane sempre quella che ha chiamato la figlia Renesmee come in Twilight
Io: ahahah sicuro qualche americana pazza
Fra: Ma no, a Foggia
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tiaspettoaltrove · 2 months
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Ritrovarsi a cercare l’apice.
Lo so che alcune di voi utilizzano Tumblr esclusivamente per masturbarsi. Vi immagino lì, sul letto, completamente nude, dentro l’app. Magari nemmeno l’aprite per quel motivo specifico, ma poi il tutto viene da sé, naturalmente. Volete solo rilassarvi un momento, guardare qualche foto, leggere due-tre pensieri. Spegnere il cervello per un po’, insomma. Vedo un lenzuolo a coprire parte del vostro corpo, e la vostra mano sotto, ad accarezzare. Non si tratta di violentarsi come in un porno, ma di accompagnarsi verso uno stato di rilassamento. Lasciatemi immaginarvi senza orrendi giocattoli sessuali, ma solo con le vostre mani. Troppo più affascinanti, delicate, eppure anch’esse fisiche. Siete in preda all’imprevisto, alla voglia di sorprendervi. Non avete uno schema predefinito, un obiettivo specifico. Volete solo vedere che succede. E succede che a un certo punto vi capita una gif particolare in home page, che vi fa pensare a un momento del vostro passato, a un sogno ancora irrealizzato. Frammenti d’erotismo, corpi che si toccano, femminilità e virilità che esplodono insieme. Lì vi parte un piccolo sussulto, e la mano scende da sola, alla ricerca di quel punto profondo che voi conoscete come nessun altro. Siete sole con voi stesse, ma al contempo pensate a cosa accadrebbe se il ragazzo che vi piace vi guardasse proprio adesso, in questo momento, mentre siete spogliate di tutte le inibizioni oltreché di tutti i vestiti. Mentre siete fragili, prede, possedute dal demone del godimento più insidioso. Accecate e annientate nella vostra lucidità, divenuta cenere al cospetto dei bollori del corpo. La vostra carne bollente urla, e la vostra vagina sembra sempre troppo vuota perché vorreste riempirla di concretezza, di quella certezza di poter essere sempre soddisfatte ogni qualvolta lo desideriate. Vorreste vederla colare di sperma, e di felicità così incontenibile da non poter essere intrappolata, ma desiderosa di spandersi necessariamente ovunque. Fiumi di piccoli urletti messi in fila come note su un pentagramma, nella sinfonia di quell’irrinunciabile richiamo mai stonato. Voi non siete quelle col blog porno. Voi siete quelle che sembrano degli angeli, che postano paesaggi toscani e tovaglie colorate. Voi siete quelle che sprizzano candore, dolcezza e gentilezza da tutte le parti. Ma poi chiudono la porta a chiave, e sognano di essere viste o scoperte da chi sanno loro. Voi siete le bravissime ragazze che però un corpo ce l’hanno, e una vagina pure. E quella piccola meraviglia completamente depilata le chiede un po’ di attenzioni, ogni tanto. E voi la fate contenta, sorridendo. Senza che nessuno sappia. Senza che nessuno interferisca, perché quello è un momento solo vostro. Siete voi, e lei. Un piccolo capolavoro, da riempire di bacini. Da leccare. Da risucchiare. Con i vostri occhi chiusi, la testa inarcata all’indietro, il sogno di essere presenti. Lì e ora. Privatamente, senza dare giustificazioni. E senza bisogno di comunicarlo, su un banale social.
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io-e-la-mia-mente · 3 months
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Finalmente un po di tempo da dedicare ai miei pensieri e ai desideri , o meglio, compiti, assegnatomi dal Padrone.. Sono reduce da una full immersion di coccole, punizioni , camminate , godimenti, insegnamenti e dolori, ma soprattutto sono tornata cambiata , sono cresciuta, ho acquisito nuove informazioni sul mondo che riguarda il Padrone ,sulle Sue abitudini, sul lavoro, sulla famiglia, su ciò che gli piace mangiare ( dice di no ma l'ho piacevolmente scoperto goloso ).. Abbiamo chiacchierato tanto, abbiamo parlato molto , abbiamo condiviso non solo la parte BDSM ma anche la quotidianità di due persone, senza dimenticare di vivere le nostre nature.. Non è facile vivere insieme ad una persona dopo tanti anni di vita da single o di infiniti rapporti finiti , ma devo dire che ci siamo trovati bene, c'era sintonia, era come se ci conoscessimo da tanto tempo , abbiamo persino accennato ad una canzoncina , nello stesso momento e senza esserci messi d'accordo , ci siamo guardati e siamo scoppiati a ridere .. Non credevo di poter raggiungere la felicità anche solo mangiando un raviolo alla griglia o inventando piatti con dell'improponibile formaggio Quartirolo , eppure è accaduto .. Le ultime sere ci siamo dedicati alla visione di film orrendi, sdraiati nel Suo letto e mangiando porcherie ,e posso dire che sono state sere piacevolissime, dove ad ogni scena truculenta mi avvinghiavo più del solito al Suo braccio e sprofondavo il viso sul Suo petto , e ad ogni affondo nella Sua carne ne sentivo il Suo odore, sentivo il battito del Suo cuore cullare i miei pensieri , sentivo la Sua voce raccontarmi cosa mi stavo perdendo , lo sentivo vicino e in tutto questo mi abbandonavo serena , perchè le Sue braccia sono sempre l'unico posto in cui sentirmi sicura , dove mi sento a casa .. In quei gionri , appiccicarmi a Lui , nuda o vestita poco mi importava, ogni volta che potevo , era diventato il mio motto segreto , facevo scorpacciate dei Suoi abbracci, dei Suoi odori , dei Suoi liquidi , dei Suoi baci, tutto di Lui lo volevo per me , non potevo non farlo, stargli appiccicata era una necessità e Lui me lo concedeva , era sempre gentile e presente , nonostante il lavoro lo impegnasse moltissimo .. Sono stati giorni felici, siamo entrambi cresciuti e ho avuto la fortuna di vederlo sorridere spensierato, di vederlo nervoso , l'ho visto restare sorpreso di fronte a dei miei gesti per me naturali, l'ho visto arrabbiato e deluso per alcuni miei comportamenti, l'ho visto rilassato , l'ho visto e l'ho sentito ogni secondo di tutti quei bellissimi giorni , e oggi mi manca , oggi Lui non è qui con me e i miei occhi si inumidiscono al pensiero che passeranno molti , molti giorni prima di poterlo rivedere , ma sarò forte perchè la mia presenza deve essergli di sostegno e non di peso, il mio esserci deve essere per Lui un valore aggiunto e non un tormento
schiava-di-ING
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goodbearblind · 1 year
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"Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà.
All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità: si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre.
È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore."
(Peppino Impastato)
#peppinoimpastato
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pensierispettinati · 1 year
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“Se si insegnasse la bellezza alla gente la si fornirebbe di un’arma contro la paura, l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi ci si abitua, ogni cosa pare che debba essere così da sempre e per sempre”.
(Peppino Impastato, giornalista e attivista politico, un uomo che con tutte le sue forze si è battuto contro le mafie, facendone la sua ragione di vita. Con il microfono in mano, quello di Radio Aut, ha urlato nomi e fatti per abbattere un muro di omertà. E per questo è stato ucciso.)
#PeppinoImpastato
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ambrenoir · 2 months
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Se non si accetta il proprio destino, al suo posto subentra un’altra sofferenza: si sviluppa una nevrosi e ritengo che la vita che dobbiamo vivere sia meno peggio di una nevrosi. Se proprio devo soffrire, che sia almeno la mia realtà. Una nevrosi è molto dannata! In generale è una difficoltà pretestuosa, una speranza inconscia di ingannare la vita, di eludere qualcosa.
Non si può fare nulla di più, che vivere quel che si è. E in noi sono presenti elementi opposti e contraddittori. Dopo molte riflessioni sono giunto a questa conclusione: è meglio vivere quel che si è e accettare le difficoltà che ci attendono… perché sfuggirvi è molto peggio.
Oggi posso dire: sono rimasto fedele a me stesso, ho fatto quel che potevo secondo scienza e coscienza. Se sia stato giusto o meno, questo non lo so.
Soffrire è stato, in un modo o nell’altro, inevitabile. Ma io voglio soffrire per cose che mi appartengono davvero. Un motivo decisivo per seguire questa via è stato sapere che se io non realizzo pianamente la mia vita, essa passerà in eredità ai miei figli e su di loro incomberà, oltre alle loro proprie difficoltà, anche il peso della vita non vissuta.
Sono consapevole di quale gravoso peso abbia dovuto prendermi dai miei genitori. Non si può semplicemente scrollarselo di dosso. Con esso ci si trova investiti di un’eredità che siamo obbligati ad accettare. Nella vita non ce la caviamo soltanto ad essere “assennati” e ragionevoli. Risparmiamo forse qualche cosa a noi stessi, ma ci siamo tagliati fuori dalla nostra propria vita. I destini che ho potuto vedere, dove non si era vissuta la propria vita, sono semplicemente orrendi. Chiunque viva la sua vocazione e la realizzi secondo il meglio che si può, non ho motivo di avere rimorsi. In un certo senso aveva ragione Voltaire quando diceva: ci si dovrebbe pentire “surtout de ce l’on n’a pas fait” ( Non ci si pente mai di ciò che si è fatto, ma sempre di quel che non si è fatto”
E’ di enorme importanza assumersi, in quanto esseri umani, le proprie colpe. In tarda età non rimpiangiamo tanto le cose meravigliose che forse non abbiamo visto o sperimentato, bensì ci pentiamo di aver lasciato che la vita ci scorresse accanto.
Jung C.G., 1957, in Jaffè Aniela, In dialogo con Carl Gustav Jung, 2023, Bollati Boringhieri, p.38.
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tess-the-ghoul · 1 year
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Everyone cried the day this got announced. 😔
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scogito · 2 months
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Questa società insegna il pessimismo e manipola col pensiero positivo. È un gioco che appartiene alla stessa moneta, perciò non importa da quale lato cade, sarà sempre a tuo sfavore.
Il pessimismo perché ti fa vivere in autosabotaggio, con pensieri orrendi, un'emotività ancora più schifosa e profezie autoavveranti; il pensiero positivo perché entri in un loop di auto illusione, non affronti la verità, non ti fa sopportare più nessuna opposizione e finisci col diventare più debole di uno stelo di paglia.
Simile alla malattia e alle cure mediche create da chi in realtà ti vuole ammalato, il pensiero positivo è creato per fingere di guarire la tua negatività.
(Qui si intende l'uso improprio del pensiero positivo, che è diverso dalla capacità di saper tirare fuori da sé la parte migliore).
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intotheclash · 3 months
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Capitolo 3 (seconda parte)
Si rivestì con calma, scelse con cura abiti comodi ed anonimi, niente scritte, niente colori sgargianti, niente che, di per se, potesse attirare l’attenzione. L’unico vezzo che si concesse, del quale non voleva saperne di fare a meno, erano le sue Adidas gialle; scarpe nate per correre, anche senza piedi dentro. Terminata l’operazione, mise il coltello in tasca e uscì di casa. Buongiorno Roma, il lupo si confonderà nel gregge travestito da agnello.
Per le scale incrociò la signora Rosa, l’inquilina del piano superiore. Sapeva tutto di lei: divorziata, due figli maschi studenti in un liceo classico del centro; lei lavorava alle poste e faceva sempre il turno di mattina, otto e trenta, quattordici. Nessuna frequentazione con l’altro sesso. L’informazione è potere. Anche quella apparentemente trascurabile.
La salutò come sempre, con cordialità e distacco, lei ricambiò alla stessa maniera. A volte si fermavano anche a scambiarsi banalità ed a sciorinare luoghi comuni sul tempo, o sui giovani d’oggi, o sul governo, come da buon vicinato; poi ognuno per la propria strada, azzerando completamente le frasi pronunciate appena un attimo prima. Era così che si viveva tra la gente. E già, la gente: un’enorme massa microcefala che si nutriva di vuoto.
Decise che poteva permettersi di perdersi un po’ tra le vecchie strade del centro storico. Era una festa per gli occhi. Ad ogni angolo una sorpresa. Duemila anni di storia e di architettura proiettati a tempo pieno nel più grande drive in di tutti i tempi. Forse non aveva tutti i torti chi sosteneva che Roma fosse la città più bella del mondo. Lui comunque era d’accordo.
Anche gli indigeni, i romani, lo incuriosivano e, nel suo vasto peregrinare per il globo, aveva constatato che, ovunque se ne incontrasse uno, lo si riconosceva immediatamente, ancor prima che aprisse bocca. Dopo era troppo facile. Secondo il suo modesto parere, racchiudevano in maniera perfetta il meglio ed il peggio dello stereotipo italico. Aver respirato tutta quella storia doveva aver fatto il suo effetto, non poteva essere diversamente. Era una sorta di prolungata esposizione a radiazioni similnucleari; un effetto c’era sempre.
“La via è la meta”. Certo, lo sapeva, non era li per le architetture e, tanto meno, per la gente. Aveva scelto la capitale per due motivi precisi: il primo era che, quando non vuoi essere visto, né trovato, meglio la compagnia di milioni di persone, che il luogo più remoto della terra.
“Esporsi e sottrarsi ad ogni svolta della strada. Non fa nessuna differenza nascondersi, se tutti sanno che ti stai nascondendo.”
Doveva dargliene atto, era stato il libro ad influenzare questa sua decisione.
Un buon motivo quindi, ma il principale era, senza ombra di dubbio, l’altro: aveva scelto Roma perché era il centro del potere. Il potere comunemente inteso. E ne conosceva anche le origini precise e a chi farle risalire: Costantino. La storia era chiara nella sua linearità, occorreva soltanto averla letta. Tutto ebbe inizio nel 312, quando, dopo aver sconfitto il suo rivale Massenzio, Costantino ebbe l’illuminazione che riscrisse la storia moderna d’Occidente. Forse, visto che lui altri non era che un furbo politicante ed un feroce guerriero, sarebbe più opportuno attribuire l’idea al suo “intellettuale” di fiducia, tal Eusebio di Cesarea, consigliere di guerra, poi vescovo e falsificatore coi fiocchi. L’idea fu questa: costruire il primo Stato assolutamente totalitario dell’epoca. Come fare? Semplice, sposando in pieno le farneticanti teorie di Paolo di Tarso, San Paolo per gli amici, uno dei personaggi più torbidi della cristianità antica. Costantino tirò fuori i cristiani dalle catacombe e, nonostante si fosse macchiato di crimini orrendi come l’assassinio del figlio e della seconda moglie, con una lunga serie di favori, quali l’esenzione dalle imposte, generose sovvenzioni, la costruzione di nuovi luoghi di culto, riuscì ad ingraziarsi il clero che, al Concilio di Nicea del 325, gli affidò pieni poteri. Tanto è vero che Costantino si autoproclamò tredicesimo apostolo. La frittata era fatta. Il potere spirituale ed il potere temporale si unirono in matrimonio e fu benedetto nel sangue. Sangue di milioni di persone ben spalmato su ogni angolo della Terra nei secoli a venire.
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yomersapiens · 2 months
Note
Vorrei farti delle domande citando un grande poeta e/o pensatore dei nostri giorni: Come stai? Che hai fatto oggi? Che t'è stai a vedè ultimamente?
Stavo passando la serata a giocare online con i miei amici da diverse parti del pianeta come ogni lunedì, BG3 è davvero molto bello se giocato insieme a persone di cui ti fidi ma ahimè sti due si sono messi a litigare e hanno interrotto la partita e io mi sono ritrovato ad avere il lunedì sera libero, cosa che non capita mai. Così mi sono detto che ok, posso rispondere a qualche domanda senza sentirmi in colpa per non avere nulla da dire. (Poi mi dici chi è sto poeta che citi).
Sto in una fase di eterna attesa e l'ho scritto proprio qualche giorno fa e mi sembra che niente abbia voglia di iniziare. Ho pure scritto delle mail per chiedere almeno a chi ha ricevuto delle mie proposte di battere un colpo ma niente, letargo. Diresti che c'è ancora qualcuno che dorme nonostante le temperature siano quasi vicine ai venti gradi? Almeno qua a Vienna, non so dalle tue parti. Sai una cosa, ho sempre paura che i miei desideri poi si avverino. Che ci sia qualcuno lassù in alto in ascolto e che, estenuato dal mio ripetere ogni inverno "che vita di merda qua a Vienna fa sempre freddo è sempre grigio non smette mai di fare schifo il tempo" abbia deciso di punirmi esaudendo il mio desiderio di cambiamento. Ecco perché fa caldo ma io non riesco a godermela perché penso al collasso climatico.
Oggi andare in bici è stato bello. Allo psicologo ho spiegato che da noi, in italiano, paziente e pazienza hanno la stessa origine e per noi è ovvio pensare che un paziente debba avere pazienza ma che per loro, per sti poveracci di austriaci, non è così immediato. Loro per dire pazienza dicono Geduld e per dire paziente dicono Patient, ok dicono anche Geduldig per dire quando uno è paziente ma non nel senso di paziente paziente, nel senso di paziente paziente, capito? Ecco. Nemmeno io. Tantomeno il mio psicologo che oramai secondo me annuisce e aspetta lo Stato gli versi i soldi che io non ho. Ho parlato un sacco in tedesco oggi. Forse troppo. Ho parlato pure in inglese ma poi mescolavo le parole. Sono stato a fare da traduttore per degli amici che hanno un'azienda che fa miele. Andiamo in questo hotel a quattro stelle, aspettiamo nella lobby e tutto sembrava finto. C'erano un sacco di oggetti da hotel di quelli che vedi ovunque, anche le persone che entravano e andavano verso le loro stanze erano persone standard che vedi ovunque. Poi arriva il nostro interessato e dopo essersi presentato sbatte sul tavolo il portafoglio dal quale escono almeno una ventina di banconote da cento euro più altre valute che non conosco, penso dollari perché avevano le cifre scritte con caratteri orrendi. Puzzava l'alito a tutti ma io dovevo ascoltare e tradurre e fare da intermediario mentre cercavo pure di capire se sto tizio pieno di soldi fosse una persona affidabile o meno. Quanto dolore provo quando sento odori fastidiosi. Dopo quasi due ore finalmente ce ne andiamo, raccogliamo i barattoli di campioni omaggio e prima di salutare mi dice che adesso vende una delle sue case perché ne compra una sulla palma a Dubai. Io gli dico che bello, una casa su un albero. Lui mi fa no no hai presente quel posto da ricchi che c'è a Dubai che ha la forma di una palma e ci sono le case vicino all'acqua nel deserto ecc ecc e io lo fermo e gli dico guarda, beato te che ti puoi permettere di fare sti acquisti e spero pure che ti diano gioia, a me piace spendere massimo 2€ su vinted per comprare una carta pokémon dall'illustrazione caruccia. Io la gente con i soldi non la capisco. O con i soldi apparenti, chissà se non era una montatura per ottenere del miele gratis. Cioè io lo farei ma perché assomiglio sempre di più a Winnie the Pooh come mi dice sempre Pimpi. Ora per rilassarmi stavo cercando altre carte nuove dove investire una manciata di euro, per quei quindici secondi di felicità che mi donano quando le guardo al sole e ne ammiro i riflessi.
Poi andiamo avanti, cosa sto guardando. Blue Eye Samurai su Netflix mi ha preso molto, inaspettatamente. Sharp Objects anche, HBO, fatta molto molto bene. Me l'ero persa qualche anno fa e sto recuperando. L'ultima stagione di Curb your Enthusiasm perché poi Larry David ha deciso di smettere e sono parecchio triste dato che lui è il mio animale guida, tutta la mia vita attuale è una mera scopiazzatura del personaggio creato da lui. Infine, lo aggiungo io, sto leggendo Dune. Ci sto riuscendo. Sono molto orgoglioso perché l'ho sempre ritenuta una grande mancanza, soprattutto di voglia, non essere riuscito a portare a termine la lettura perché annoiato dall'ampollosità di Herbert e invece toh, sarà che sono un vecchio rompicoglioni, ma mi sta piacendo. Forse pure perché mi immagino quel bono di Chamalamet (non voglio googlare come si scrivere il suo nome correttamente la mia è una scelta politica) e allora scende giù più saporita. So di stare tradendo il Dune di Lynch ma pure lui dice non c'aveva capito un cazzo mentre lo girava e in effetti dai era palese.
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notsonizz · 6 months
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