Tumgik
#però ogni tanto mi tocca farlo
pgfone · 27 days
Text
Tumblr media Tumblr media
Incroci pericolosi + il prato che mi è scappato di mano
130 notes · View notes
nineteeneighty4 · 6 months
Text
In genere mi piace recarmi in anticipo al lavoro, e non per adempiere meglio ai miei compiti, né per anticiparmi. Stavolta però, a differenza delle altre, sono stata scoperta dal proprietario del negozio che purtroppo ha le telecamere puntate ovunque, anche sul parcheggio che circonda l'area nella quale sorge la sua azienda. Lo osservo dirigersi verso di me dallo specchietto laterale, scommettendo su una o due frasi fatte/ banali che potrebbe rivolgermi.
«Mi dicevo: ma è lei o non è lei? Poi ti ho riconosciuta, ho visto che non scendevi dall'auto e mi sono avvicinato per capire cosa stessi facendo. Cioè tu ogni giorno arrivi con due ore di anticipo e passi il tempo a leggere? Non puoi farlo a casa tua? "
Vorrei dirgli che il bello dei volumi cartacei sta proprio in ciò :nel fatto che sono facilmente trasportabili, pensati apposta per essere sfogliati e/o letti dappertutto, anche nei luoghi più impensabili ma evito di dilungarmi.
«No, perché quando il passaggio a livello è chiuso, la circolazione riprende dopo venti minuti. Anche se mi anticipassi quel tempo lo perderei rimanendo bloccata nel traffico. Così invece so che posso leggere con calma perché tanto mi basta chiudere una portiera e basta. Senza stress.»
Mi fissa con aria perplessa, interrogativa come se avessi detto chissà cosa. Rimaniamo immobili, senza proferire parola. Muti, in un silenzio a cui lui non sembra essere abituato per il modo in cui si tocca la barba e, a volte, le ciocche dei capelli. Dopodiché - non sapendo cos'altro aggiungere e forse dopo aver atteso invano che mi decidessi a seguirlo-mi fa un cenno con la mano e se ne va.
Del resto lo ha detto lui : « Bisogna sorridere solo ai clienti».
4 notes · View notes
sefaiunbelrespiro · 8 months
Text
Era un tardo pomeriggio di fine giugno, mi trovavo a Gjirokaster dopo dei giorni incredibili passati praticamente on the road. Sono capitata sulla cima di quel castello e ho sentito l’immensità che pervadeva le mie gambe, il corpo, la mente. Mi sembrava di stare su un Olimpo anche se di sacro non credo ci fosse nulla, forse solo una scritta sui ciottoli di cui non mi ricordo molto. Eppure mi sentivo bene, mi sentivo apposto e in quella sensazione mi è venuto spontaneo ricordarmi le sonorità di quel finale di questa canzone e così presi il mio cellulare e schiacciai play per imprimere per sempre quel ricordo, associando il luogo a quel brano. Non so perché. Mi venne naturale. Volevo ricordarmi di quella sensazione mentre pensavo alle parole che però appartenevano ad un’altra canzone ancora che tocca delle corde nel profondo del mio cuore che mi smuove ogni volta.
Non sono credente ma trovo sempre qualcosa di affascinante nel concetto di aldilà spesso associato alla speranza alla quale io, invece, sono molto devota.
Questo mondo cade troppo veloce per non concedersi delle chance, degli errori. Qualche anno fa venni pervasa da un qualcosa che ancora non so descrivere ma che mi fece scrivere in poco più di due mesi e mezzo un numero abbastanza alto di canzoni per costruirci un album. Ancora non so cosa mi successe in quel periodo perché era una cosa su cui mi impegnavo da quasi una vita e riuscì a farla solo in quel preciso momento. Il fatto sorprendente è che dissi così tanto, troppo forse, raccontai tutto di me in quella manciata di testi che poi non riuscì più a scrivere niente, perché avevo detto tutto. E non sentivo il bisogno di farlo sapere al mondo, ero e sono contenta di esserci riuscita per me. Anche se erano finite le parole.
“Ci si fa male da soli su una terrazza
Chiedi un parere perché il tuo non ti basta
Ci provo a stare senza
Se ti do l'anima che avanza”
Eppure sento che in questo momento niente è abbastanza e non parlo di cose materiali sento che c’è di più, c’è di più e lo so perché l’ho sentito. L’ho sentito ritrovandomi per le strade di paesi sconosciuti sentendomi a casa, l’ho sentito nella paura di addentrarmi in sentieri pieni di rovi e insetti e riuscire a portare a termine quello che avevo iniziato ricevendo come regalo immensamente grande l’immensità della natura incontaminata, l’ho sentito nei sorrisi di sconosciuti che ti confortano più di quanto avrei mai pensato, l’ho visto nello stravolgente ed innocente modo di accontentarsi dei miei genitori che sicuramente hanno tanto ma non hanno tutto, e va bene così.
Forse vincere non è niente di che, ma devo ancora trovare il mio posto nel mondo.
“Nel buio guarda tua madre
Ti dirà l'amore è ciò che ti resta”
4 notes · View notes
gcorvetti · 2 years
Text
Non lo faccio più.
Sicuro, mi sono infilato in una di quelle discussioni infinite con uno che non solo mi diceva ogni 2 post che sono ignorante, non direttamente ma dicendomi di leggere la storia, quale storia? Quella scritta da chi vince e quindi manipolata?, di informarmi come se l'informazione che si trova online non è pilotata, social in testa. Dopo un pomeriggio di batti e ribatti, solo perché ho accusato gli USA apertamente di essere gli autori dell'attentato terroristico alle tubature nord stream e figuriamoci chi tocca l'acquilotto, la massa informe. Però quando gli scrivevo che a pagarne siamo noi europei e che in questo modo finiremo male cambiava discorso, quando gli scrivevo che bisogna allontanare un partner come gli USA perché sono pericolosi e che siamo gli unici che possono farlo, cambiava discorso, davanti ad evidenze è ovvio non si trovano le parole, no non era un ragazzetto stupido, dice che ha 60 anni e che ha studiato tanto, però stranamente diceva le stesse cose di quei coglioni che inneggiano alle stelle e strisce come il miglior posto, il paese della libertà, si andassero a vedere cosa succede in quel posto così libero che se hai bisogno di un'operazione e non hai l'assicurazione giusta puoi morire, bella libertà. Mi aveva salutato ad un certo punto e anche io nel farlo gli ho esposto i miei pensieri sugli avvenimenti a seguire, mie opinioni, dicendogli quella cosa delle infinite possibilità dell'universo e che se ne arrivi a pensare una essa ha una probabilità di accadere, default dell'Italia e atomica sull'Alaska, in realtà ho scritto che l'orso tira la bomba ma non sull'ucraina, può capitare se ci pensi. La invece di chiudere ha iniziato a rinforzare continuando a dire che quello che gli proponevo io è totalmente propagandistico dei russi, come se le cose che dice lui e tutti gli altri non sono propaganda americana. Si ovvio non c'è una via d'uscita a queste discussioni se non abbandonarla del tutto cancellando il primo post e bloccando l'interlocutore, mi sta iniziando a piacere sta cosa; si lo so che lui può pensare che sono idiota, ma tanto lo pensava già mentre mi scriveva quindi chi se ne frega, sarà contento di aver vinto una battaglia incredibile con un energumeno armato di spadone, si starà dando le pacche sulle spalle da solo e al bar dirà agli amici era cattivissimo, ahahhahaha. Avevo lasciato FB perché c'era la stessa merda che c'è su twitter dove lavoravo, ora mi rendo conto che non è cambiato niente in 7 mesi d'assenza, quelli del corto circuito che additano il primo che ha una visione diversa sono sempre la, i famosi leoni da tastiera. Ok dovrei farmi un post it sullo schermo di non incapicchiarmi più, il tutto mentre aspettavo lo spazzacamino che non è arrivato. Mai più.
1 note · View note
Text
Ho così tante cose in testa, é come se il mio cervello fosse circondato da fumo bianco che sono i pensieri che ho sul mondo circostante. A volte però, quando sono più fragile, quando qualcosa mi tocca, il fumo diventa nero e inizia ad assumere la forma di un mostro... Lo vedo, grande e tenebroso con il corpo formato da tutte le paranoie che non mi fanno essere serena. Lo vedo muoversi velocemente intorno al mio cervello, fino ad arrivare dentro e a toccare ogni ambito, vedo il suo corpo fluttuare e lasciare le paranoie sparse, come Hansel e Gretel con le molliche di pane.
Questo mostro si irradia nella mia testa e la riempie e lì iniziano i problemi. Quando nella testa vedo solo fumo nero, quando cerco un pensiero positivo e ne trovo altri mille negativi. É una lotta continua tra il fumo e il mio cervello, che cerca di aprire una qualsiasi finestra possibile pur di farlo uscire, però a volte queste finestre sembrano sigillate e il cervello soffoca sotto a questo fumo. A volte il fumo entra così tanto in profondità che crea paranoie enormi, come se fosse una palla che rotola e si ingrandisce sempre più. Io cerco di cacciarle, cerco di vedere oltre il fumo e di trovare delle sicurezze a cui aggrapparmi, quelle sicurezze che sono le finestre che possono far uscire il fumo... A volte le trovo, mi ci appiglio con tutta la forza che ho e il fumo va via. Altre volte invece, le sicurezze sono troppo labili, non sono così forti da fare andare via le paranoie, quindi mentre ne cerco altre, mentre cerco un ancora, mi perdo nel buio e crollo... Le paranoie sono questo per me, sono un mostro nero con il quale combatto con determinazione, ma quando non sono abbastanza forte il mostro vince e io mi sento sommersa dal nero, dal buio. Vorrei che quel fumo non diventasse mai così nero, ma non so come fare.
15 notes · View notes
intotheclash · 3 years
Text
Avremmo dimostrato al padre di Pietro che non eravamo dei cazzoni. Se prendevamo un impegno, sapevamo come portarlo a termine, anche a costo di sputare sangue. anche perché, con i genitori che ci ritrovavamo, se non portavi a termine gli impegni presi, poteva finire che il sangue lo sputavi davvero. A forza di sganassoni. E, in fondo,visto che allora funzionava così, andava a finire che sembrasse quasi giusto. Ma un "quasi" grosso come una casa. Il padrone di casa ci mostrò cosa dovevamo fare e come farlo, non restava che iniziare. In fondo era facile. tutti noi, tutti escluso Bomba, venivamo da famiglie di origine contadina e i nostri, chi più, chi meno, avevano ereditato dai loro padri un pezzo di terreno; ragion per cui ci eravamo già passati. Si iniziava fin da piccoli a dare una mano in campagna, non di nostra spontanea volontà, naturalmente. Ma non potevi certo scegliere di non farlo. Cioè, potevi anche sceglierlo, ma prima le buscavi, poi ti toccava farlo lo stesso.
Iniziammo a mulinare le nostre zappe, tutti meno Tonino. Avevamo, come di rito, fatto la conta e a lui era toccato il primo turno di riposo. Il solito culo sfacciato. Poi però, a turno, sarebbe toccato anche ad ognuno di noi. Il nostro compito era di togliere le erbacce da sotto i filari, dove non si poteva arrivare con il trattore, per non rischiare di danneggiare le viti. ci mettemmo all'opera armati delle migliori intenzioni, l'orgoglio ci frustava sulla schiena come un carnefice assatanato. Avremmo fatto vedere al padre del Maremmano di che pasta eravamo fatti. Non gli avremmo permesso di deriderci, o , peggio, compatirci. E che si scordasse pure di prenderci per il culo, non gliene avremmo mai dato il  motivo. Poi, prima si finiva e prima saremmo tonati a cazzeggiare. E vaffanculo al lavoro! Chissà perché i grandi ci tenessero tanto. Sembrava non se ne potesse fare a meno. E, a pensarci bene, che vita di merda facevano i grandi. Lavoro, lavoro, lavoro. Sempre lì a ricordarti che eri piccolo, che non potevi capire, che dovevi ubbidire e stare zitto. Finché stai in casa mia, stai muto e ubbidisci! Mi ripeteva spesso mio padre. Credo che la stessa solfa la ripetessero anche i padri degli altri. perché erano loro a comandare, loro ad andare a lavorare, sempre loro a portare a casa la pagnotta. Ma qualcosa non quadrava. Se erano davvero loro a comandare, chi li obbligava ad andare a lavorare?  Non poteva trattarsi di una libera scelta. Come si fa a comandare e a scegliere di lavorare per forza? Come puoi essere il padrone se tutte le mattine, anche quando è freddo, anche quando nevica, anche quando proprio non ne hai voglia, devi salire sul tuo camion scassato e partire per chissà dove. O devi rinchiuderti in una fabbrica, o zappare la terra. Come cazzo si fa? O sei un coglione vero o non ci stai con la testa. Oppure, forse la cosa più credibile: non comandi un bel cazzo di niente. Magari comandi a casa tua, e neanche tanto, ma in altri posti c'è sempre qualcuno che comanda più di te e ti da degli ordini. Ti obbliga a fare quello che, da solo, mai sceglieresti di fare. E, in genere, chi ti obbliga a fare una cosa è perché lui proprio non ha voglia di farla. Non sembrava una gran genialata 'sta mania di comandare. A quale scopo poi, se c'era sempre qualcuno che comandava più di te? Forse sarebbe stato meglio che non comandasse nessuno. Che ognuno fosse libero di fare quel che cazzo voleva. fosse stato per me, avrei scelto di restare ragazzino per tutta la vita. E un bel vaffanculo di cuore al lavoro. Per l'ennesima volta.
Bene, l'intreccio confuso dei miei pensieri almeno uno scopo lo aveva raggiunto: ero arrivato alla fine del primo filare. Perso nelle fantasticherie avevo zappato senza sosta e senza troppa fatica. Ogni filo di vigna, due di noi, questa era stata la strategia; anche perché, tutti su uno, non sarebbe stato proprio possibile, ci saremmo, di certo, uccisi a colpi di zappa. Le coppie erano state sorteggiate, usando la stessa conta del nascondino, il nostro metodo per risolvere le cose in maniera democratica. A me era toccato Schizzo. Già, Schizzo, ma dove diavolo era finito? Ora che avevo risollevato la testa dal lavoro e dai pensieri, mi accorsi di essere da solo. Nel frattempo erano arrivati alla fine anche tutti gli altri, ma di Schizzo neanche l'ombra. I miei amici mi guardavano con aria interrogativa e, con la stessa aria, si guardarono intorno. "Dove cazzo è finito Schizzo?" Mi chiese Tonino, ma, era chiaro, che fosse la domanda di tutti. "Non può essersi volatilizzato. Deve pur stare da qualche parte." Aggiunse Bomba, che sembrava appena uscito dal fiume, tanto era bagnato di sudore. Ci guardammo attorno con più attenzione e alla fine lo scorgemmo. Ci aveva preso una pista. Era molti metri davanti a noi, nel filare subito dopo, curvo sul terreno che menava colpi con il suo arnese ad una velocità impressionante.
"Eccolo dov'è quel nasone!" Fece il Tasso, indicandolo con un dito.
"A vederlo, diresti che è una mezza sega, invece guardate come spinge!" Aggiunse Bomba, probabilmente con una punte di invidia. La sua mole gli impediva tali ritmi.
"Zappa esattamente come va in bicicletta. Fila come un aeroplano, cazzo!" Disse Sergetto.
"Quello sciroccato è un fenomeno!" Concluse Tonino.
Lo sguardo del Maremmano era colmo di divertita ironia. Fece un cenno con le mani, come a dire: ma cosa mi tocca sentire! "Sarà pure un fenomeno, " Disse "Ma è sicuramente più sciroccato che fenomeno."
"Che ti prende?" Chiesi, "Ha fatto il doppio del nostro lavoro. Dovresti ringraziarlo!"
"E' vero, Maremmano, certe volte non ti capisco. Più lavora lui e meno dobbiamo farlo noi. Anch'io penso che dovresti ringraziarlo!" Fece eco Tonino.
"Lo vedete questo stradone dove ci siamo fermati? E la vedete quella pietra conficcata nel terreno? Quella dove sta seduto il Tasso? Bene, questo è il confine. La terra di sotto, quella dalla quale veniamo, è di mio padre, quella di sopra, quella che sta zappando Schizzo è di un altro. Che, tra le altre cose, è pure uno stronzo. Passa sempre a mille con la sua macchina e alza un polverone della Madonna. Perciò perché dovrei ringraziarlo? Dovrebbe farlo il padrone di quel campo!" Stavolta rideva davvero quel paraculo di un Maremmano. E noi, dopo un attimo di incredulità, ci unimmo alla risata, fino a fare di quella risata un tuono capace di arrivare alle orecchie di Dio. Iniziammo a chiamare Schizzo tutti in coro. Sempre più forte, fin quasi a sgolarci, ma lui niente. Testa bassa e braccia che mulinavano impazzite. Urlammo come degli assatanati, nonostante la distanza non richiedesse di certo quello spreco di voce. Quando ormai avevamo perso ogni speranza, si voltò. Era tornato tra noi. Era riuscito a scappare da quel luogo, per noi ignoto, ed era tornato tra i comuni mortali. Ci fissò ancora impastato dal viaggio, come se faticasse a riconoscerci, alla fine disse:"Che cazzo ci fate ancora laggiù?"
"No, tu che cazzo ci fai lassù?" Rispose Sergetto.
"Non lo vedi da solo, idiota? Sto zappando. Tra poco avrò finito pure questo filare. Vi ho preso una pista, branco di smidollati. Guardate dove sono arrivato!" Ci urlò contro, gonfiando il petto fiero della sua impresa. Non stava a posto con la testa, lo sapevamo, ma era uno di noi.
"Quello non è il campo di mio padre, Schizzo!"
"Mi stai prendendo per il culo! Sei invidioso perché a zappare sono una scheggia!"
"Torna qui, stronzo di un quattrocchi! Stai lavorando il campo sbagliato!" Lo avvisò il Tasso.
Dovette iniziare a rendersene conto, si guardò intorno e sembrò che un barlume di coscienza dovette affiorare in quella sua zucca stralunata. Ci raggiunse mogio, mogio, a testa bassa e ciondolando i piedi. "Cosa significa che questa non è la tua terra?" Domandò con un filo di voce.
"Significa che è di qualcun altro. La mia termina qui, esattamente dove siamo adesso."
"E il Maremmano dice che questo qualcun altro è pure uno stronzo!" Aggiunsi.
"Quindi avrei fatto tutta questa faticata per uno stronzo?
"Si."
"Bene, ora gli do il fatto suo a quello! gli piscio sulla vigna, ecco cosa faccio!"
in un lampo si aprì la patta dei pantaloni e diede seguito alle sue parole. Cercava di dirigere il getto sui grappoli che, giovani, iniziavano a pendere, come fossero il frutto diretto della sua fatica rubata. Cosa potevamo fare? Era nostro amico, non potevamo lasciarlo solo. Non si abbandonano gli amici. Tirammo fuori la nostra misera attrezzatura e gli demmo man forte. Un prezzo onesto per ripagare il lavoro di Schizzo e per essere uno stronzo.
23 notes · View notes
sciatu · 3 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
PASTICCERIE SICILIANE
LA VITA È UNA PASTICCERIA “Venga, venga di qua che facciamo prima – fece l’infermiera entrando nell’affollata sala d’attesa del pronto soccorso – di qui andiamo subito dal dottore che le darà dei punti alla mano “ Una donna con la faccia sofferente la seguì tenendosi un braccio insanguinato. Una bambina la seguiva attaccata alla sua gonna. L’infermiera si fermò “La bambina però non può entrare – si guardò intorno e vide un vecchio seduto in un angolo – Osvaldo, Osvaldo puoi per favore dare un’occhiata a questa bambina? – Si girò verso la bambina sorridendo – Tu Siediti vicino a quel signore e non muoverti la mamma viene subito dopo che parla con il dottore” La bambina si sedette accanto al vecchio e l’infermiera trascinò la donna ormai pallida in volto oltre la porta che dava sugli ambulatori. Il vecchio e la bambina si guardarono e il vecchio con fare serio le disse “Ciao io mi chiamo Osvaldo” “Io mi chiamo Serena” disse con la faccia triste la bambina. “Io ho centoquaranta anni, tu quanti ne hai?” La bambina lo guardò stupita “Io ho otto anni – lo osservò ancora e chiese – Davvero hai centoquaranta anni?” “ Certo, io ho settanta anni e settanta anni ha mia moglie. Noi sai ci vogliamo bene e siamo una cosa sola per questo ho anche la sua età” “Ahhh…” fece la bambina sollevata. Il vecchio la guardò “ E tu che lavoro fai? Vai a scuola? Sei un cacciatore di leoni? Sei un grande cuoco?” “Vado a scuola” “Ah, è una cosa noiosa, ma bisogna farlo. La scuola è come quando devi prendere le medicine: ha un gusto brutto ma ti fa crescere. Se non vai a scuola resti sempre ammalata di bambinismo: fai la pipì a letto, devi fare quello che ti dicono gli altri, ti tocca fare i compiti tutta la vita e piangi sempre” La bambina lo guardò preoccupata. Il vecchio continuò “ Io ho un buon lavoro. Me lo hanno dato da poco. E un lavoro di grande responsabilità. Sono – fece il vecchio abbassandosi e parlando a bassa voce -  l’Ispettore degli Angeli” “ Degli Angeli, ? ma cosa vuol dire?” “Gli Angeli, quelli con le ali e la veste bianca lunga, quelli dei presepi, come si chiamano? I cherubini, i serafini, gli  anciulini….” “ ma gli anciulini non esistono” “ ma io non sono pratico di queste cose .. . per questo hanno preso a me. Vedi, quando il Padre Eterno chiedeva agli angeli: e questo qui, come si è comportato? Gli angeli gli rispondevano “Bene” perché sono creature buone e gli dispiace mandare all’inferno qualcuno. Invece ora ci sono io ed io gli dico ” lui si e lui no” “e a chi lo dici” “te lo detto, al padre eterno” “e come fai?” “lui mi telefona mi chiede: Osvaldo, questo qui che ne facciamo? Ed io gli rispondo Inferno o Paradiso” La bambina lo guardò non molto convinta e sospettosa chiese “ e come mai ha scelto te?” “perché ho amato tanto e so chi fa le cose con amore e chi no” “e chi hai amato? “mia moglie Maria per cinquanta anni, siamo vissuti sempre insieme d’amore e d’accordo” “non litigavate mai?” “no litigavamo, ma l’amore non è non litigare mai ma nel fare sempre pace dopo ogni discussione, saper trovare una soluzione che vada bene a tutti e due e rincominciare insieme.” “ i miei genitori litigano sempre invece” “perché si stanno cercando, perché non trovano la strada che porta uno nel cuore dell’altro e si arrabbiano. Allora tu devi prenderli ed abbracciarli e dire loro che non si fa così, che la vostra vita insieme è più importante dell’aver ragione ad ogni costo, del mettere sé stessi davanti a tutto” “ Ah” Fece la bambina guardando davanti a sé e pensando “per questo sono qui – continuò il vecchio – molti vengono e portano qui un marito un papà una nonna, una  … moglie …  e li lasciano perché li devo mettere sotto la maschera dell’ossigeno e spesso non li vedono più. Io li guardo e prendo nota per quando il Padre Eterno mi chiama e mi chiede di questo e di quello. Li osservo sempre e a tanti di loro quando sono qui viene sempre da pensare quante cose avrebbero dovuto ancora fare insieme a chi hanno affidato agli infermieri, quante parole che avrebbero potuto dire e abbracci che ancora si potevano scambiare.  Il vecchio abbassò gli occhi e si guardò le mani vuote - E invece pensi che non c’è stato tempo e che la tua vita si dimezza perché una tua parte è scomparsa insieme al tuo tempo, che non era solo il tuo, ma anche di lei, come i giorni, gli attimi vissuti insieme, e che ora non ci sono più. E allora è come sedersi ad aspettare chi se ne è andato e che non vedrai mai più ed aspetti, perché è l’unica cosa che puoi fare, ora che i tuoi giorni se li è portarti via lei e che non c’è più tempo e modo perché tu possa averne altri” La bambina lo guardò “Ma perché piangi?” “ Non sto piangendo! È che noi vecchi perdiamo sempre acqua, dal naso, dagli occhi, facciamo sempre pipì…! Per questo diventiamo piccoli e con le rughe, perché piano piano ci svuotiamo….” La bambina l’osservo che si asciugava il naso. Quando lui mise via il fazzoletto gli disse “ per me quando succedono queste cose uno invece di starsene seduto ad aspettare deve andare in pasticceria o nei mercati al bancone dei dolciumi e prendersi tanti, tantissimi dolci e mangiarseli tutti. I piparelli, le paste di mandorla, la pignolata… Dovrebbe riempirsi un sacco di dolci tutti colorati perché i colori sono come le medicine. E poi deve mangiarseli tutti per strada, perché la vita è questa, nessun dolce dura per sempre ma ne puoi mangiare tanti per sempre e poi ti metti a pensare: quello era buono, quell’altro è molto buono, quello sarà ancora meglio. Non ci si deve sedere a pensare e piangere perché dice mamma che fa male.  Si finisce che vince lui, il dolore. Invece non devi farlo vincere. Se no ti ammali di bambinismo e sai solo piangere perché la mamma non c’è. Ma la vita è come la mamma, non ti lascia mai da sola” L’infermiera uscì dalla zona degli ambulatori e avvicinandosi alla bambina le disse “La mamma ha finito. Sta parlando con il papà che sta venendo a prendervi. Tutto bene?” La bambina fece segno di si con la testa. L’ infermiera guardò Osvaldo e con una voce preoccupata e velata di malinconia gli chiese “e tu Osvaldo …. Tutto bene ….?” Lui la guardò scuotendo anche lui la testa con le mani congiunte chiuse tra le sue ginocchia come fanno i bambini rispose “si, tutto bene, …. tutto bene … stiamo parlando della vita….”
54 notes · View notes
Text
- Perché è un bravo ragazzo! Perché è un bravo ragazzo! Perché è un bravo ragazzo… nessuno lo può negar!
2020 - Che succede?
1929 - Come che succede? È una festa! T’abbiamo organizzato una festa di addio!
2020 - Per me?
1929 - Certo sciocchino, per chi altri? Sei contento? Un po’ di chinotto?
2020 - Fa schifo il chinotto.
1929 - Lo so, è in tuo onore.
2020 - Ma… ma io ho solo combinato una serie di disastri uno dietro l’altro.
1929 - Ed è per quello che ti festeggiamo! Entri a far parte del club!
2020 - Che club?
1929 - Gli anni più brutti della storia. Io sono 1929, l’anno della Grande Depressione.
2020 - Piacere.
1929 - Non è hai cinque euro?
1348 - Duemilaventi! Fatti abbracciare! Dai, fra positivi, che ti vergogni? Non dirmi che non mi riconosci…
2020 - Con la maschera non…
1348 - Sono l’anno della peste! E, lasciamelo dire, un grandissimo fan del tuo lavoro. Devi assolutamente raccontarmi come sei riuscito a fargli mangiare sto pipistrello, perché qua abbiamo scommesso eh? Ai tempi miei, figurati, si lavavano col fango era facile, ma il tuo è stato un colpo da maestro. Sei il Del Piero della pandemia globale.
2020 - Io non volevo… non sapevo che…
1943 - Avete sentito? Il ragazzo è anche umile. Piacere, 1943. Su, su non è il momento di fare i modesti.
2020 - Non stavo facendo il… perché sei in pigiama?
1943 - Secondo te?
2020 - Oh mio dio.
1943 - Qui siamo tutti tuoi ammiratori, ti abbiamo seguito con grande attenzione per l’intero mandato. È incredibile quello che sei riuscito a fare in appena dodici mesi. Incendi, malattie, rivolte.
2020 - Ho pure cacciato Trump, però.
1943 - Ma dai, lo sai che hai fatto esattamente il contrario. E sei pure riuscito a far dirigere a Nolan un film di merda. 2014 c’era andato vicino con Interstellar, ma tu ti sei superato.
2020 - Ma io non ho mai…
1968 - E quella trovata ingegnosa di ammazzare icone benvolute da tutti? Che colpo di genio. E te lo dice uno che ha fatto fuori un Kennedy e un Luther King. Che vuoi fare adesso, piantiamo una palla in testa al Gabibbo? Investiamo sulle strisce Bebe Vio? Chiamami, conosco le persone giuste.
1915 - Quello che ti manca, secondo me, è una guerra. Una bella guerra mondiale. È un po’ tardi, ma se ti metti sotto ce la fai. Io ho perso un po’ di puntate, la Germania c’è ancora?
2020 - Sì.
1915 - Bomba, allora metà del lavoro è già fatto!
1348 - Ma vi ricordate gli incendi in Australia?
1943 - E le rivolte a Hong Kong.
1968 - Beirut.
1915 - Cyberpunk.
1929 - E quando pensi che abbia esaurito ogni perversa nefandezza, tac, ti piazza il Milan primo in classifica.
536 - Buoni, buoni! Lasciatelo respirare!
2020 - E tu chi saresti?
536 - Il 536, l’anno peggiore dell’umanità. Eruzioni vulcaniche, inverno perenne, fame, carestia, epidemie e guerre. Nominane una e io son riuscito a ficcarcela dentro. Ma tu amico mio, tu ti sei dimostrato un anno veramente schifoso. Perciò ti conferisco ufficialmente la medaglia di annus horribilis. 2001, per cortesia cedi la medaglia.
2001 - No! È mia!
536 - Ne abbiamo già parlato.
2001 - Ma le torri!
536 - Ancora con ‘sta storia. Dai, hai avuto il tuo momento e adesso in prospettiva sembri solo un anno qualunque. Passala a terminator qui.
2020 - Non mi piace terminator… non mi piace proprio per niente…
536 - Sai cosa facciamo io e te uno di questi giorni? Uno di questi giorni usciamo a berci qualcosa e facciamo la conta dei morti. Che dici?
2020 - Ma è spaventoso.
536 - Esatto.
2001 - Duemilasettecentocinquantatré esclusi i dirottatori.
536 - E basta un po’ 2001! C’hai il Signore degli Anelli al cinema, prendi la tua roba e vai fuori dai coglioni!
2020 - Io… io… scusate eh, posso dire una cosa?
536 - Devi, ragazzo mio. È la tua serata!
2020 - Io non l’ho mai voluto.
536 - Cioè?
2020 - Non ho mai voluto fare male a nessuno, non ho mai voluto niente di tutto questo. E adesso ci sono tutti questi commenti, gli insulti, i meme da due soldi e la voglia generale di dimenticarmi, di andare avanti... è troppo. Non ce la faccio. L’idea di passare alla storia come un anno spaventoso è… atroce. Io ci ho provato, vi giuro che c’ho provato a fare l’anno. A essere indimenticabile per i motivi giusti, ma non ci riesco. Non so farlo. Perché, scusate, voi sapete fare tutto? E allora mi sento un fallito, mi sento di aver tradito la fiducia di chi contava su di me.
Mi dispiace, mi dispiace tanto. Per tutto, per i morti, per la malattia, per i lavori persi, per la distanza, mi dispiace per quelle cazzo di insopportabili forme di cordoglio su internet. Mi dispiace per il fatto che tutti ci siamo resi conto che il sistema ci vuole forti, ma non ci tutela quando siamo deboli. Mi dispiace per gli antivaccinisti, per i negazionisti e per Lorenzo Tosa. Mi dispiace per il revisionismo storico, il capitalismo etico e l'informazione emozionale. Mi dispiace per essere stato un anno di santi e mostri, di eroi e merde, un anno incapace di mezze misure. Mi dispiace, soprattutto, di non essere stato all’altezza dei vostri propositi, delle vostre ambizioni, dei vostri sogni.
E poi penso che, cristo, ci sarà qualcuno lì fuori che quest’anno, nonostante tutto, s’è innamorato, ha avuto un figlio o… non lo so, ha trovato un lavoro, un amico, s’è sposato, ha scoperto qualcosa di sé, ha realizzato una cosa bella. E magari adesso si vergogna perché è circondato da morte e sfiga e delusioni, perché sono stato un anno di merda per tanti ma non per lui. E forse, imbarazzato, mi ricorderà con affetto, persino con gioia. Lo so che sembra impossibile, ma magari succede.
1929 - …
1943 - …
1348 - …
536 - Grande!
1348 - Fenomeno!
1929 - Pure il discorso di ringraziamento è riuscito a rovinare! Ma come fai? Come fa? Tutto quello che tocca! Genio!
2020 - No! Io non… io volevo dire che…
536 - Ma tu sei sprecato a fare l’anno, dovevi fare il decennio, il secolo. Adesso vai, goditi la festa, socializza un po’, magari finisce che ne ammazzi ancora qualcuno prima della fine. Dai che scherzo! E fammelo un sorriso! È una festa! Un po’ di musica per cortesia!
2020 - …
2021 - Ehilà.
2020 - Ehilà.
2021 - Brutta serata?
2020 - La più brutta della… aspetta, tu che ci fai qui?
2021 - Mi ambiento.
…that's great it starts with an earthquake…
13 notes · View notes
infelixvoluptas · 3 years
Text
Il sistema di tassazione spiegato semplice (e male)
Episodio 1 - Introduzione
Dunque, eccoci alla prima puntata. Iniziamo con alcune considerazioni iniziali. Vorrei che le informazioni siano di facile comprensione, perché parliamo di questioni complesse e per la verità, mi rendo conto, non particolarmente interessanti. Quindi eviterò di fare riferimenti ai testi di legge (ad esclusione della Costituzione che tanto conosciamo tutti, VERO?) e non entrerò troppo nel dettaglio, sarà un po’ un’infarinatura. Cercherò di evitare di usare un linguaggio giuridico che qui sarebbe soltanto di ostacolo, però considerate che per una questione di abitudine non sarà facile, siate clementi. Per quanto possibile tenterò di non inserire giudizi personali ma anche su questo non garantisco nulla perché con tutte le stupidaggini che vedo ogni giorno ho costantemente il dente avvelenato.
Per chi magari studia/ha studiato materie economiche o giuridiche potrà sembrare tutto un pochino riduttivo o eccessivamente semplificato: beh, non rompete le balle qui, nel caso voleste approfondire le questioni da un punto di vista più tecnico contattatemi pure (sempre che sia in grado di rispondere ai vostri dubbi, cosa su cui nutro qualche dubbio).
Ora una piccola introduzione, giusto per capire di cosa diavolo stiamo parlando.
Un mio professore aveva scritto un bel libricino intitolato “10 buoni motivi per (non) pagare le tasse”, non si trattava di un testo creato con l’obiettivo di diventare materiale di studio e quindi si leggeva volentieri, se lo trovate ve lo consiglio caldamente, da un quadro semplice ma puntuale del perché dobbiamo pagare le tasse e del perché farlo sia una buona idea (costa meno di dieci euro, in totale credo sia un’ottantina di pagine).
Io in breve mi limiterò a dire che lo Stato, le regioni e i cosiddetti “enti locali” come comuni e province (pace all’anima loro) hanno delle spese da sostenere per garantire il proprio funzionamento e per erogare servizi ai cittadini e che queste spese tocca pagarle a noi. Facciamo che non entreremo nel merito del come vengano usati i nostri soldi perché non vogliamo innervosirci troppo.
Quello su cui magari vale la pena di soffermarci è il modo in cui possiamo essere sottoposti al prelievo dei nostri denari. Per farvela breve, gli articoli della nostra Costituzione che hanno a che vedere col pagamento delle tasse sono il 23 e il 53.
Il primo rappresenta una garanzia per i cittadini perché stabilisce che lo Stato (con le sue estensioni) può obbligarci a dargli dei soldi soltanto attraverso una legge, che come sapete dev’essere approvata dal Parlamento - che costituisce un’estensione del popolo in quanto lo rappresenta e di conseguenza si spera che non faccia scelte contrarie al bene comune (sì lo so, fa già ridere così). Si tratta del principio della riserva di legge, di cui magari parleremo un’altra volta.
Il secondo è per certi versi più rilevante perché ci da indicazioni sulle regole che il “prelievo fiscale” deve seguire. Queste regole si rifanno ai principi fondamentali che regolano il nostro Stato (che sono tendenzialmente quelli indicati ai primi 12 articoli della Costituzione), come quello di uguaglianza (formale e sostanziale).
È costituito da due commi: i commi, per chi non lo sapesse, sono il sistema in cui gli articoli dei testi normativi (leggi, regolamenti ecc.) sono divisi al proprio interno, ogni volta che trovate un punto e a capo inizia un comma nuovo. Il primo sta lì per farci capire che non è che ognuno di noi è chiamato a partecipare alle spese di cui parlavamo prima alla stessa maniera: se uno ha maggiori disponibilità economiche, ha il dovere di dare più soldi. È il criterio della “capacità contributiva”, secondo il quale più guadagni, più devi contribuire. Va da sé a questo punto che se uno non guadagna niente non è tenuto a contribuire: sotto una determinata soglia di guadagni annuali, considerata soglia del “minimo vitale”, lo Stato ci lascia in pace perché si rende conto che probabilmente stiamo messi peggio di lui.
Ma la Costituzione mica si ferma qui, perché al secondo comma ci racconta qualcosa in più: non basta che se ho più soldi debba pagare di più, devo pagare di più in maniera progressiva.
Vi faccio un esempio, in modo da chiarire quest’ultimo aspetto. Se il prelievo fosse basato su un criterio proporzionale, ogni porzione di guadagno verrebbe decurtata della medesima quantità di soldi: la Repubblica dei Sassi, delle Luci e dei Coriandoli ha stabilito che il 20% di quello che guadagno dev’essere devoluto alle spese statali (magari fosse così poco); mettiamo caso che io vendo una torta (dai a tutti piacciono gli esempi con le torte) a 100 soldi, 20 li devo dare allo Stato; se un’altra persona (mettiamo @profetizzare ) vende dieci torte e guadagna 1000 soldi, ne dovrà consegnare allo Stato 200 (il 20% di 1000).
In un sistema progressivo come il nostro, invece, la percentuale di soldi che lo Stato pretende da noi aumenta a mano a mano che aumenta il nostro guadagno: si dice che il prelievo aumenta in maniera “più che proporzionale” all’aumentare del reddito.
La logica che sta dietro a questa impostazione può essere riassunta (e semplificata) dicendo che se guadagno parecchio i soldi di cui dispongo che vadano oltre quelli assolutamente necessari (per esempio perché li devo usare per mangiare, vestirmi, avere una casa) non mi servono per davvero (perché comunque già le mie spese di assoluta necessità le ho fatte e probabilmente li spenderei in cazzate) e quindi possono essere destinati alla spesa pubblica in misura superiore.
Approfondiremo la funzionalità pratica del sistema progressivo più avanti, quando parleremo dell’IRPEF, per ora basta che abbiate capito che è la Costituzione a dire che dobbiamo seguire questo metodo e quale sia il suo senso.
Chiusa la faccenda Costituzione, è necessario fare chiarezza a livello terminologico. Normalmente usiamo il termine “tasse” in modo generalizzato, ma se state leggendo sta roba probabilmente vorrete alla fine avere un’idea un po’ più precisa della media, quindi è giusto che vi dica che il 99% di quelle che chiamiamo tasse in realtà non sono “tasse”, ma “imposte”.
Cosa cambia? Le “imposte” le devono pagare tutti quelli che sono dotati di particolari caratteristiche (per esempio essere residenti in Italia - dove abbiamo dei guadagni, dove in gergo “produciamo reddito” -, oppure compiere una determinata azione), a prescindere dal fatto che abbiano o meno un interesse a farlo: per esempio vendiamo le torte e paghiamo un’imposta sul reddito che abbiamo prodotto, anche se poi magari non usufruiamo dei servizi che lo Stato garantisce coi soldi che gli abbiamo dato e quindi ci sembra di averla pagata “per niente”.
Le “tasse” invece si pagano per ottenere in cambio qualcosa, come l’iscrizione ad un albo professionale o ad un’università: se non mi iscrivo perché non mi interessa ricevere quel servizio non pago (è un po’ come andare a comprare qualcosa e pagarne il prezzo, con la differenza che la tassa non rappresenta effettivamente il prezzo della cosa che compriamo perché non è parametrata al costo reale del servizio che ci interessa ottenere, potremmo considerarla un prezzo “politico”).
Noi ci occuperemo principalmente di imposte, quindi iniziamo a chiamarle col loro nome!
Detto ciò, dobbiamo fare un’ulteriore distinzione, che ci aiuterà ad orientarci strada facendo.
Esistono due tipi di imposte, le imposte dirette e quelle indirette.
Le prime colpiscono i nostri guadagni nel momento in cui li otteniamo, vanno ad incidere quello che prima abbiamo accennato a chiamare “reddito prodotto”: sono i nostri guadagni dalla vendita delle torte.
Le imposte dirette più importanti sono l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle PErsone Fisiche) che grava sui cittadini che percepiscono dei guadagni, che come vedremo possono essere di varia natura (purtroppo il nostro sistema economico non si basa solo sulle torte) e l’IRES (Imposta sui REdditi delle Società) che grava sui guadagni percepiti da strutture più complesse, le società.
Le imposte indirette colpiscono invece quelle che si possono indicare come “manifestazioni di reddito”: significa che lo Stato (che è un po’ stronzo) guarda cosa facciamo e ritiene che alcune azioni dimostrino che noi abbiamo dei soldi (dimostriamo una “capacità contributiva” per rifarci a quanto scritto nell’articolo 53 della Costituzione) e quindi meritiamo di essere tassati di nuovo: le imposte indirette sono numerose, citerei per non mettere troppa carne al fuoco l’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) che ci colpisce quando compriamo beni e servizi e per questi viene emesso lo scontrino (o la fattura), l’imposta di registro (che siamo tenuti a pagare quando concludiamo un atto che deve essere registrato: da quest’atto lo Stato deduce che disponiamo di capacità contributiva, ad esempio perché abbiamo comprato una casa, il cui atto di compravendita deve essere registrato) e le accise.
Direi che per il momento dovreste averne avuto abbastanza, poi ci concentreremo sulle imposte principali per vedere più nel dettaglio come funzionano.
8 notes · View notes
gloriabourne · 3 years
Note
Non hai capito il nocciolo della questione. Certo che può allearsi, ma quello di fedez è lo stesso comportamento dei cosiddetti White Saviours, che con la scusa di appoggiare il movimento Black Lives Matter finiscono per scavalcare le stesse persone nere e a far sì che siano i bianchi, ancora una volta, sempre un passo avanti a loro, a far parlare di sé. 'Alleato' vuol dire un passo indietro, o al massimo, 'accanto' alle persone direttamente coinvolte. Non vuol dire diventare idolo delle folle.
Ovvio che abbia il diritto di dire quello che vuole, nei giusti contesti, ma dall'esprimere le sue - giustissime - opinioni, a diventare improvvisamente martire e paladino di una causa che non lo tocca neanche direttamente, non è rispettoso nei confronti di chi queste battaglie le porta avanti da anni, e che ha subito davvero censura, e ha rischiato, e ha sofferto. Lui non è nessuna di queste cose. E non mi sento affatto rappresentata da lui, io come tantissimi altri, capisci che voglio dire?
Maturazione, dici? Tutte frasi fatte, le sue, dette palesemente per convenienza, o per moda. Sai chi sono le persone veramente coraggiose? Quelle che oggi come in tempi non sospetti prima di potersi baciare o stringere la mano con il proprio partner dello stesso sesso devono guardarsi intorno dieci volte, perché corrono il rischio reale di essere aggrediti. Non uno che si sente un illuminato per il semplice fatto d'aver ribadito delle assolute ovvietà (tipo far giocare un bimbo con una bambola).
E che concezione hai tu dei leoni da tastiera? Credevo che fossero quelli che insultassero chiunque a vanvera indistintamente, non chi osa sbattere in faccia l'altro lato dei fatti, che la massa non riesce a distinguere perché ha i prosciutti sugli occhi. Risultato? ecco, proprio quello a cui ambiva fedez: lui al centro dell'attenzione, martire poverello, e io - persona gay, invisibile - liquidata così e definita una semplice leone da tastiera. Bravissimi tutti, complimenti!
Quando dici 'volete rompere i coglioni e basta', sappi che stai offendendo i tuoi compagni della community LGBT, di cui tu stessa hai ammesso di far parte. Sarà che sei una newcomer ma, boh, dalle mie parti le persone LGBT si sostengono a vicenda, non vengono definiti rompicoglioni, sai? Cosa credi, che io sia veramente l'unica scema a vedere il marcio nel caso Fedez, o forse che c'è un motivo più che valido se siamo in tantissimi (e per fortuna direi)? 😂
Ma poi vorrei capire: la mia faccia non la vedrai mica mai, quindi se negli ask che ti arrivano c'è scritto che il mittente è Anonimo anziché pincopallino93, ti cambia veramente qualcosa? O ne fai una mezza scusa per rendere meno valide le mie ragioni? Il tuo blog è impostato per ricevere domande in anonimo, quindi perché non dovrei usufruirne? Ti sto parlando sì animatamente, ma pur sempre civilmente, a differenza dei leoni da tastiera senza cervello a cui ti riferisci.
Concludo ponendomi una legittima domanda che rivolgo anche a te se vorrai darci la tua opinione: quindi la morale della favola è che, siccome io sono e sarò per sempre povera e invisibile, in futuro dovrò persino ringraziare Fedez per essersi esposto per far approvare il DDL Zan? ... Oddio che cieca sono stata, ma grazie fedez, paladino della giustizia sociale, che hai dato voce a me a cui non verrà mai dato diritto di parlare perché non sono una influencer. Ti sono debitore a vita 😂😂😂
----------------------------------------------------------Hai scritto un sacco di cose quindi andrò per punti per evitare di dimenticare qualcosa.
1) Nessuno dice che bisogna fare diventare Fedez l'idolo delle folle. Idolatrare una persona è sbagliato in qualsiasi caso, per quanto mi riguarda. Ma questo non è un problema di Fedez, è un problema di chi lo pone su un piedistallo. A me non risulta di averlo farlo.
Ho semplicemente detto di essere d'accordo con lui e di aver apprezzato molto il suo intervento, cosa di cui secondo me l'Italia aveva bisogno perché lui, in quanto influencer, ha sicuramente più probabilità di farsi ascoltare. Questo non significa farlo diventare un idolo, ma anche se fosse sicuramente il problema non sarebbe di Fedez ma di chi lo idolatra, quindi esattamente perché te la prendi con lui quando invece dovresti prendertela con chi lo tratta come un dio sceso in terra?
Poi che non ti senti rappresentata da lui va benissimo, ma da qua a dire che non ha il diritto di dire certe cose (perché questo hai detto negli ask precedenti) c'è un po' di differenza.
2) Maturazione, sì. Non si tratta di frasi fatte. Poi se tu vuoi credere che siano cose dette per moda, problemi tuoi. Capisci che però c'è un problema di fondo nel tuo modo di ragionare?
Se tu pensi che Fedez - in questo caso - abbia detto determinate cose per moda e non perché le pensa davvero stai in un certo senso sminuendo dei diritti che in teoria per te dovrebbero essere importanti, se addirittura arrivi a pensare che la gente ne parli per moda e non perché ci crede sul serio.
E, tra le altre cose, perché mi fai la morale sull'essere coraggiosi? Non ho mai detto che Fedez è stato coraggioso a fare quell'intervento. Ho semplicemente detto che lui, a differenza di una persona comune, poteva permettersi di farlo perché prima di tutto sarebbe stato ascoltato molto di più e soprattutto perché se qualcuno lo trascina in tribunale può permettersi di pagare le spese legali. Non ho mai parlato di coraggio, ho parlato semplicemente del potersi permettere di fare un discorso del genere in diretta nazionale.
3) La mia concezione dei leoni da tastiera è più o meno quella che hai detto tu: persone che, attraverso uno schermo, insultano gli altri sentendosi grandi e potenti solo perché hanno uno schermo che li protegge. E tu esattamente cosa hai fatto prima? Hai definito Fedez rivoltante, Chiara Ferragni un'ochetta (se non erro)... Questo non è insultare? Senza motivo poi, perché bastava dire che non ti era piaciuto il suo intervento e spiegare perché senza cadere nella banalità di insultare le persone solo perché non ti piacciono.
E non giocarti la carta del vittimismo con la frase: "lui al centro dell'attenzione e io liquidata e definita leone da tastiera", perché obiettivamente è la verità. Ovvio che lui sta al centro dell'attenzione, stiamo parlando di un influencer! E tu non è che sei invisibile perché sei gay, ma lo sei perché sei una persona comune! E sì, ti ho definita leone da tastiera perché è ciò che penso delle persone che insultano senza motivo gli altri.
Anche perché hai ammesso che il problema non era tanto il discorso di Fedez quanto il fatto che fosse stato idolatrato dalla massa... E hai ragione su questo, ma allora prenditela con la massa!
4) Non ti azzardare a dire che non posso dire alla gente di non rompere i coglioni perché devo sostenere la comunità. Io le persone della comunità LGBT+ le sostengo, lo facevo anche prima di rendermi conto di farne parte, ma sostenere non significa lasciar passare tutto.
Se un determinato atteggiamento mi rompe le palle e mi fa perdere le staffe, a me non frega nulla che si tratti di una persona gay, bi, pan, etero, o qualsiasi altro orientamento, non frega nulla che faccia parte della comunità o meno. Sostenere le persone della comunità non vuole giustificare ogni cosa perché si tratta comunque di esseri umani e come tali sbagliano e come tali possono dire e fare cose con cui non mi trovo d'accordo, come quelle dette da te. E se non sono d'accordo lo dico, anche con modi bruschi perché è il mio carattere. Non è che solo perché siamo parte della stessa comunità allora devo stare zitta e farmi andare bene tutto perché devo sostenerti.
E il fatto che io sia una newcomer non cambia le cose. Però grazie per aver rimarcato il fatto che io in questa situazione ci sia dentro da meno tempo di te, da sola non ci sarei mai arrivata!
5) Premetto che il mio blog non è impostato per ricevere domande in anonimo. È impostato per ricevere domande, punto. Purtroppo se tolgo l'opzione impedisco l'arrivo di qualsiasi domanda, non solo le anonime.
Detto ciò, non sono le domande in anonimo in sé a turbarmi. Sono le domande in anonimo fatte in un certo modo. E ti spiego subito il perché.
Se una persona mi parla scattando come un cane a cui hanno pestato la coda, io scatto a mia volta. Sono fatta così, non dico di essere fatta bene, ma è il mio carattere. Il punto è che io, rispondendo con il mio nickname (e non solo, perché chi mi segue qui tende a seguirmi anche su altri social in cui ci metto la faccia quindi tutti sanno chi sono) mi espongo, mentre l'altra persona - in questo caso tu - resta nascosta dietro l'anonimo, che funge da scudo.
In pratica in una discussione, tu ne esci pulita perché ti sei nascosta dietro l'anonimo, mentre io sono quella brutta e cattiva che risponde male. Non che mi freghi qualcosa del passare per brutta e cattiva, ma non vedo perché sta figura me la devo fare solo io quando siamo in due.
6) Non ho mai detto che dovremo ringraziare Fedez nel caso in cui il ddl Zan venga approvato. Ho semplicemente detto che Fedez si esposto in merito a questa questione e che, per quel che ne so, è stato l'unico personaggio famoso a esporsi così tanto. O meglio, in tanti a modo loro si sono esposti, ma lui lo ha fatto più di altri per quello che ho potuto vedere.
Questo non significa doverlo ringraziare, significa semplicemente riconoscere che ha portato sotto i riflettori una questione che altrimenti forse in pochi conoscerebbero.
Molti ddl o proposte di legge arrivano agli occhi delle persone comuni tramite i social o tramite "propaganda" da parte di influencer o personaggi famosi. Può essere vista come una cosa giusta o sbagliata, non mi interessa e non sono qua per parlare di questo, ma è quello che succede. Ed è un dato di fatto che molte persone si siano informate sul ddl Zan perché Fedez ne ha parlato. E qua si torna al punto di partenza: Fedez ha una voce più "grossa" di quella che posso avere io o di quella che puoi avere tu, per il semplice fatto che è un personaggio pubblico seguito da tantissime persone.
Quindi nessuno dice che in futuro bisognerà ringraziarlo, ma riconosciamo che almeno in parte è stato lui a portare l'attenzione - soprattutto delle persone che non sono toccate direttamente dal ddl Zan - su questo argomento.
3 notes · View notes
Text
[Flashfic] Giornata no
A volte Martino ha l'impressione che Niccolò ci goda, a crogiolarsi nel proprio dolore. Cosa che fa anche lui, per carità, ma più per scena che per altro. Sì, lo ammette - sottovoce, soltanto a se stesso in un angolino della sua testa - che se non c'è un pubblico allora il piangersi addosso perde di attrattiva. Studia, piuttosto. Si chiude in camera sua a giocare a FIFA o si mette a cazzeggiare sul computer e sul cellulare finché non torna di umore quanto meno accettabile. Be', sì succedeva più spesso quando ne aveva una sua, di camera... Ora, se gli capita di avere una giornata no e Nico non ha lezioni per cui uscire piuttosto va a casa di Gio che lo ascolta sbuffare mentre lo straccia con una squadretta di Serie B e se lui non c'è allora piuttosto va a chiudersi in biblioteca. A farsi una passeggiata. A guardarsi il peggior film in programmazione per potersi lamentare dei soldi sprecati, dei pop-corn stantii e della Coca con troppo ghiaccio.
Questo suo volersi buttare ancor più giù, rigirando il coltello nella piaga... Fatica davvero a capirlo.
Che poi, gliel'ha anche chiesto di spiegarglielo. Perché non sarà mai uno di quelli che si mette a psicoanalizzarlo, e perché ogni tanto gli piace approfittare del fatto che Nico non si sia dimenticato di quella promessa che gli ha fatto per il suo diciannovesimo compleanno. Non sarà carino, ma lui mica lo è.
"Sì che lo sei, Rose. Carino e coccoloso, anche se per non darlo a vedere cerchi di essere più fastidioso della sabbia nelle mutande." Ancora gli risuonano le parole di Filo nelle orecchie, quando s'era opposto veemente a quella definizione data da Silvia. S'era semplicemente limitato al minimo dell'educazione, dandole una mano a sparecchiare e a lavare i piatti... che bisogno c'era di fare tante scene?
Comunque. Niccolò gli ha spiegato che non si tratta di un 'mal comune, mezzo gaudio'. Ci sarebbe arrivato anche da solo fin lì, perché Nico non è proprio il tipo da godere delle disgrazie altrui. Neppure di quelle di personaggi fittizi. Lui, che s'impietosisce anche di fronte al ragnetto che ha messo su casa in un angolo remoto della loro camera e ha tentato di convincerlo ad andarsene con estrema gentilezza. C'ha poi pensato Martino, a farlo uscire, sotto il suo sguardo attento. Lui lo sa, che il suo Marti non è per niente carino e quel ragno rischiava di fare una brutta fine!
Lui... S'immedesima in quelle persone che soffrono le pene dell'inferno sullo schermo. Ci sta così male da non riuscire spesso neppure a piangere, ci rimugina sopra per ore e non riesce a far nulla. A malapena mangia, e si rigira nel letto manco stesse adagiato sui tizzoni ardenti. Non sopporta di venir sfiorato - e Marti sta imparando a non prenderla sul personale - finché non tocca il fondo. Soltanto allora comincia la risalita. Questo secondo le sue strampalate convinzioni. Che, come quella del 'se non ti parlo di qualcosa è perché non ha nessuna importanza per me', sono parecchio assurde.  
A volte queste sue pratiche autolesionistiche si concludono con una catarsi che porta con sé l'ispirazione per qualche nuova opera d'arte. Spesso si limitano a lasciare strascichi di vergogna e sensi di colpa.
Quindi col cazzo che starà a guardare mentre Niccolò s'intristisce ancor di più, di proposito, guardandosi roba del tipo Million Dollar Baby, Still Alice, The Father, Never Let Me Go, American History X, Espiazione, Blue Valentine, Eternal Sunshine Of The Spotless Mind, The Fall... E poi ovviamente non possono mancare Brokeback Mountain, Philadelphia, The Normal Heart. Insomma, nemmeno film strappalacrime. No. Son calci nello stomaco con uno stivale dalla punta di ferro, pure per lui che fa tanto l'imperturbabile.
No, se ha intenzione di farlo dovrà passare sul suo cadavere.
Ha recuperato un film vecchio quanto il suo ragazzo, di quelli dove i protagonisti si prendono e si mollano fino al gran finale in cui mettono insieme due neuroni e confessano di non aver mai smesso di amarsi. Baci e abbracci, fiori d'arancio e carie assicurate. Poco importa che Nico lo chiami Mr. Bambi per una settimana - maledetta Julia Roberts per non essersi opposta a quel soprannome quando ha letto il copione! - perché è un prezzo che paga più che volentieri per scorgere l'ombra di un sorriso sulle sue labbra mentre se ne stanno spaparanzati sul divano a coccolarsi. Si sorbirà volentieri Niccolò che gli dice che questo è il loro film, cioè: tra quel nomignolo, la scena in cui scavalcano il cancello per andare nei giardini e la pellicola a cui sta lavorando Anna che guarda caso si chiama 'Helix'?
"Ehi, so che non hai granché fame e non ti va di far nulla... Ma non vorrai mica lasciarmi solo mentre mi mangio un gelato e mi guardo Notting Hill... Giusto?" Gli chiede, appoggiandogli una mano sulla spalla e sperando che se la senta di chiudere il suo portatile e rimandare la visione di Requiem For A Dream al duemilamai. Ha già preparato due cucchiaini, anche se come sempre finiranno per farlo sciogliere e lo leccheranno via l'uno dalla pelle dell'altro - con Martino che si lamenta per quanto è antigienica quella pratica, anche se non smette mica di lavar via fino all'ultima goccia - e una scorta di altre commedie romantiche da metter su casomai l'umore di Nico non fosse migliorato neanche un po'. "Tanto le lenzuola non scappano, puoi tornare a fare il burrito umano più tardi. Su, avanti." Lo incoraggia scherzosamente ad alzarsi, lasciando scendere la mano dalla spalla. Gli accarezza il braccio, arrivando poi alla mano che Niccolò ha appoggiato sul cuscino.
"Okay..." Mormora, senza troppa convinzione. Però afferra la sua mano, facendosi tirare su. Lo segue fin nel soggiorno, dove si lascia cadere mollemente sul divano. Reclama subito un abbraccio, non nascondendo il suo malcontento quando Martino deve allontanarsi quanto basta per far partire il film.
"Da burrito a cozza? Di bene in meglio, direi..." Lo prende un po' in giro, con un leggerissimo bacio sulle labbra. Ci sarà anche il passaggio a 'polipetto' , che non arriverà mai troppo presto. Probabilmente non sarà quella sera stessa, ma magari l'indomani. Sperarci non costa nulla, no?
1 note · View note
der-papero · 3 years
Text
Andiamo a rubare con Papero - Lezione 5 (parte 5) - Ciulare una WiFi
Questa non sarà l’ultima lezione sulle reti WiFi, diventerebbe troppo lunga da leggere. Ho deciso di dividerla così. Oggi vi spiego le tecniche. Domani vi illustro il software che si usa per fare gli attacchi, e nel frattempo proverò a fare il wardriving per il mio paesello. Se verrà bene, domenica vi posto i video. Ad ogni modo, siamo nelle fasi finali, chiusa questa lezione cambieremo contesto d’attacco, e non parleremo più di WiFi.
Bene, ragassuole e ragassuoli, rompiamo sta’ benedetta WiFi.
Esattamente come in un furto normale, le tecniche sono tante, e se utilizzarne alcune piuttosto che altre dipende tutto dalla serratura. Nel mondo del wireless non fa alcuna differenza. Illustrerò solo le principali.
Adesso le cose inizieranno a diventare un po’ da “nerd”, soprattutto quella di domani. Oggi proverò a restare sul comprensibile e mi scuso già da adesso, ma gli strumenti quelli sono. A meno che non avevate immaginato di poter entrare in una rete wireless in questo modo
Tumblr media
perché, in tal caso, per quanto io adori Hermione, diciamo che avete un po’ frainteso, ecco.
Illustrerò le tecniche nell’unico ordine che ha un senso, ovvero dalle prime a quelle più recenti. Come vi ho detto già nelle scorse puntate, commetterete sicuramente un crimine nel momento in cui, avuta la password, farete un accesso alla rete, quindi non ritorno sul punto. Per tutto quello che viene “prima”, che è poi l’oggetto di questo post, fino a quanto agite in modo passivo, anche se riuscite ad ottenere la password e la usate per leggere il traffico e spiare la vittima, potete essere biasimabili, ma di certo non legalmente perseguibili, non esiste impronta digitale del vostro passaggio. Se invece fate qualsiasi tipo di accesso, lì è come violare un domicilio, e sono cazzi vostri. Vi scrivo di volta in volta il rischio legale che correte.
I sistemi di sicurezza delle reti wireless, sin dalla loro nascita, si sono evoluti nel tempo, a mano a mano che venivano violati.
WEP
Il primo a nascere, e ovviamente a cadere, fu il sistema WEP, Wired Equivalent Privacy, ufficializzato nel 1999. Un nome una garanzia, in pratica (ironia mode ON). Senza entrare nello specifico, vuoi per la scarsa lunghezza della chiave, per giunta fissa (5 o 13 caratteri), vuoi per la debole resistenza dell’algoritmo di cifratura (RC4), scelto all’epoca perché doveva essere veloce, vuoi perché uno degli input del sistema di cifratura veniva trasmesso in chiaro e più volte, non ci volle molto a farlo cadere. Nel 2001 venne pubblicata una tecnica tale per cui, semplicemente analizzando i dati trasmessi tra un dispositivo e un Access Point (AP), in meno di un minuto veniva dedotta la chiave. Ad oggi, anche con la chiave più lunga (13 caratteri), spiando 60.000 pacchetti avete l’80% di probabilità di ottenere la chiave. Dato l’enorme traffico delle nostre navigazioni (una scrollata di Tumblr e un video Youtube, e li facciamo subito 60.000 pacchetti), un hacker che spia un traffico WEP ci mette veramente pochissimo a dedurre la chiave.
Oh, devo essere sincero, io non ho più incontrato una rete WEP che saranno anni ormai. Detto questo, non si può mai sapere, mondo bello perché è vario. Se trovate una WEP, è il vostro giorno fortunato. Molti dei tool (la prossima lezione mostrerà quello più noto) hanno a bordo il software che serve per craccarla, dovete solo eseguirlo, sorseggiare un caffè caldo, e attendere che la password del WiFi si palesi ai vostri occhi. L’unico requisito è che ci sia qualcuno che sta usando la rete, dovete sniffare abbastanza pacchetti per arrivare alla soglia tale per cui il software riesce a dedurre la chiave, quindi vi tocca “fare la posta” e aspettare di vedere il traffico scorrere. Ma, a parte quello, difficoltà quasi nulla. Altra cosa positiva: in questo attacco siete completamente passivi, quindi nessun crimine. A Carlo Taormina piace questo elemento.
Tumblr media
WPA/WPA2
WEP venne poi sostituito subito da WPA, Wi-Fi Protected Access, per correre ai ripari, visto che stavano tutti col culo all’aria, e poi dal suo upgrade, WPA2, che è il sistema attualmente utilizzato di default nelle vostre reti. Le varianti si sprecano, e per i nostri fini manco ci interessa saperle. Per riassumere, diciamo che qui le cose si fanno più toste, l’unica possibilità è sgamare la password “tentandola”, ovvero usare quello che si chiama un attacco a forza bruta. Coloro che, all’epoca della lezione di calcolo combinatorio, stavano davvero attenti e non mandando messaggini d’amore a mezza classe sperando di quagliare qualcosa al Mak P, ricorderanno sicuramente che più aumentano i caratteri e la variabilità di ogni singolo carattere, più diventa realistico e meno dispendioso estorcere la password dando direttamente una botta secca di chiave inglese sul cranio del proprietario della rete. Piuttosto che provarle tutte, conviene in genere utilizzare dei dizionari di password (ne trovate tanti in giro, basta cercare su Google), sono dei banali file di testo pieni zeppi di password più usate (tipo password, password1, conte.ti.amo, salvini.mortacci.tua, etc.). Il software che vedremo, dato un dizionario o un intervallo di possibilità, in automatico le prova tutte e alla fine vi dice se l’ha trovata oppure meno. Quanto ci metterà a compiere questa operazione dipende solo da quanto complicata è la password. Come avevo scritto ieri, una password numerica di 18 caratteri richiede 487.946 anni, ovvero trovatevi di meglio da fare.
Per poter testare se la password è valida o meno, il software ha bisogno di un dato di input, che si chiama 4-way handshake.
Tumblr media
Lasciate perdere questa brutta espressione, per giunta illegale in tempi di Covid, vi basta sapere che è quell’insieme di dati che il vostro dispositivo scambia con l’AP alla “connessione”. Come possiamo ottenere questo insieme di dati? In due modi. O stiamo lì, seduti, in attesa, spiando il traffico, aspettando il momento che uno dei dispositivi della vittima si disconnetta e si riconnetta al suo WiFi, oppure facendola “cadere apposta”. Nel primo caso, restiamo passivi, e il nostro legale potrà godersi il sole sulle spiagge di Tenerife: il contro è che potrebbe richiedere tanto tempo, pure troppo. Se un cellulare, tanto per fare un esempio, rimane nel raggio del proprio WiFi, potrebbe anche non disconnettersi mai (teoricamente). L’alternativa è far cadere tutta la rete della vittima per un instante. Quando vi dissi che sarebbe stato un bene che la vostra scheda di rete avesse avuto la capacità di fare packet injection, intendevo proprio questo. Il software che useremo per craccare può inviare dei pacchetti, a tutti i terminali della rete WiFi, spacciandosi per l’AP e dicendo “oh, belli, staccatevi!”. I terminali ci cascano, si disconnettono, per poi riconnettersi. Qui avete fisicamente fatto un attacco, che in realtà si tradurrà solo in bestemmie varie di tutti gli occupanti della casa, però formalmente siete “entrati” in una proprietà non vostra, causando un danno, seppur minimo, quindi qui si entra nel terreno criminale. Vediamo che ne pensa il nostro legale di questa nostra intraprendenza.
Tumblr media
Ecco, se vi cadono tutti i cellulari di casa, correte alla finestra, magari beccate qualcuno con felpa e cappuccio!
A questo punto, se il software non sta dormendo, leggerà almeno un 4-way handshake, che potrà conservare sul disco, per poi paciugarselo con calma e scoprire quale è la password. Se la vittima ha usato una password banale, potremmo essere fortunati. Potete anche arricchire il dizionario con password inventate da voi, se avete sufficienti informazioni sulla vittima (nome del partner, cognome di famiglia, nome del gatto, nomi dei figli, etc.): nun se po’ mai sape’.
Tumblr media
( vero, @obscure-object?? :D )
WPS
Oh, questo è il classico esempio di quando una persona si fa il mazzo per fare le cose per bene (WPA2), poi arriva il classico manager tutto giacca-e-cravatta ciuciamanuber ciaparat, con le sue idee brillanti (???), e sputtana tutto, perché, come molti esperti di sicurezza insegnano,
la comodità è la madre di tutte le cazzate.
In questo raro video dalle immagini molto violente, potete osservare la denuncia disperata di uno dei programmatori costretti dal proprio PM ad implementare questa cag... ehm ... feature avanzatisssssima.
Tumblr media
Vi copio il paragrafo da Wikipedia English, perché vi giuro che non ce la faccio manco a bestemmiare:
[...] the point of the protocol is to allow home users who know little of wireless security and may be intimidated by the available security options to set up Wi-Fi Protected Access, as well as making it easy to add new devices to an existing network without entering long passphrases [...]
per poi concludere con
[...] Users have been urged to turn off the WPS PIN feature, although this may not be possible on some router models. [...]
In pratica la genialata partorita nel 2006, perché alle persone veniva il callo alle dita quando queste venivano impegnate nello scrivere la password del WiFi, fu quella di dotare gli AP di un nuovo protocollo, WPS, Wi-Fi Protected Setup. Spiegata in parole semplici, è possibile inserire nell’AP un PIN di 7 cifre (credo, comunque una lunghezza irrisoria), che verrà poi utilizzato per registrare un dispositivo sulla rete. Per effettuare il collegamento, basta premere il pulsante WPS sull’AP, e da quell’istante si ha una finestra temporale breve (tipo 2 minuti) per inserire lo stesso PIN anche sul dispositivo, e la connessione è fatta.
Bello, bellissimo, peccato che venne bucato praticamente subito.
E’ possibile attivare la procedura anche senza premere fisicamente il tasto WPS, il codice “corto” si presta benissimo ad un attacco a forza bruta, perché smazzarsi 10.000.000 di PIN richiede un lavoro di ore, e alcune tecniche recenti, come la Pixie, permettono di avere la password di un AP vulnerabile, una volta scoperto il PIN, in meno di un minuto.
Ecco, qui potreste trovare qualcosa di appetitoso. Data la recente disponibilità di alcuni degli attacchi possibili sul WPS, è molto probabile che in giro ci siano molti AP vulnerabili a questo attacco e, nei casi più fortunati, vi ritrovate la password tra le mani dopo pochi secondi. Oltre ad essere bacati, così come recita la seconda frase presa da Wikipedia, alcuni AP non permettono nemmeno di disabilitare il WPS, ergo cornuti e mazziati. Qui dovrete “colpire” l’AP per innescare la procedura WPS, quindi si tratta un attacco attivo per tutto il tempo! Vediamo cosa ne pensa il nostro legale.
Tumblr media
Ecco, appunto :(
Il software che vedremo domani, come tanti altri, prevede moltissimi attacchi basati su PIN WPS e, rispetto a dover provare un attacco a forza bruta in WPA2, questo promette molto di più, e conviene investirci più tempo e risorse.
43 notes · View notes
sandnerd · 3 years
Text
SAO Alicization: War of Underworld - Codice 871
IN ITALIA L'ANIME E' DISPONIBILE SULLA PIATTAFORMA GRATUITA VVVVID! SUPPORTIAMOLA! -> https://www.vvvvid.it/show/892/sword-art-online-alicization-war-of-underworld/1474/693011/codice-871
Tumblr media
Nuova puntata di Sao! Nuovo commento anzi! Siete pronti? Partiamo senza indugi, anche perchè la situazione scotta, a metterla in pausa ci scotteremmo alquanto.
Ci eravamo infatti lasciati con Higa che rischiava un colpo di pallottola dritto in faccia, dal tecnico Yanai che non si sa perchè (ma tra poco ce lo dirà, i cattivi spiegano sempre perchè si comportano così) vuole ostacolare la Rath. Ma come mai, si chiedono tutti in sala? Yanai dice che vuole esaudire l'ultimo desiderio di Sugo, che per chi non si ricorda chi sia ed aveva pensato ad un piatto di pasta col sugo al pomodoro, è il villain del secondo arco narrativo della prima stagione, famoso il suo tentativo di stupro tentacolare di Asuna, poi finito male perchè, insomma, ci provi con la ragazza del protagonista, ti aspetta minimo minimo l'ergastolo e sette o otto condanne a morte. Higa, pensando che Yanai sia tutto matto (e come dargli torto) gli urla che Sugo è bello che vivo in prigione, dovrebbe ringraziare pure che non l'abbiano fatto secco per il crimine di essere andato contro Kirito, gente migliore è morta per molto meno. Beh, ma in prigione è come se fosse morto, dunque tocca a Yanai continuare il suo lavoro sulla sperimentazione umana, e per farlo ha sfruttato le sue connessioni con l'Agenzia per la sicurezza nazionale statunitense. Eeeella peppa, scomodiamo dei soggettoni oggi. Yanai quindi vuole continuare il suo disgustoso lavoro su tentacoli ed umani e risate da psicopatico, ma lo farà in America dove gli è stato offerto un posto di lavoro a patto che gli americani riusciranno a mettere le mani su Alice. Ed io che pensavo di dover inviare curricula e sostenere colloqui, pensa te che scema. Yanai ha cioè passato le informazioni sul progetto Alicization agli americani, e così capiamo come facessero gli americani a sapere di questo progetto, tanto che hanno assunto Miller per ostacolarlo.
Tumblr media
Torniamo nell'Underworld, da Sinon, mia diletta, per la quale temo, ed anche tanto, perchè si trova davanti a Subtilizer, l'account principale di Miller. La poveretta è terrorizzata, mentre dal basso ventre di Miller (questo qui scala velocemente la classifica per il personaggio più disgustoso mai visto) appaiono dei miasmi scuri che afferrano Sinon e l'avvicinano a Miller. Già il fetente si leccava le labbra al pensiero di gustare l'anima della ragazza ma un attimo prima che la sfiorasse un ciondolo che Sinon teneva al collo salva la situazione e la sbalza lontano dalla feccia. Ed il ciondolino è...un elettrodo di Kirito? Ma di quando? Non ricordo che Sinon gli abbia mai levato qualche elettrodo, non in questa stagione almeno. Mbah. Ad ogni modo bravo elettrodo, non mi frega se sei al collo di Sinon grazie ad un buco di trama, l'importante è che l'hai salvata! Sinon quindi si ripiglia, ed afferra l'arco che per l'occasione si trasforma in un'arma da cecchino, sto urlando di gioia. Riesce perfino a trapassare il palmo della mano di Miller, che vabe guarisce in un nanosecondo ma importa che sia riuscita a farlo sanguinare. Ragazza 1 Maniaco 0. Come vorrei che anche nella vita reale alle ragazze fosse permesso di andare in giro con un bel fucile.
Tumblr media
Ci spostiamo alle rovine, dove Asuna e gli altri stanno combattendo l'armata rossa, ma ormai sono in netta minoranza, nonchè allo stremo delle forze, non sanno come fermare l'avanzata di questi cerebrolesi che pensano solo a roteare la spada senza chiedersi come sia possibile che sto gioco non abbia un minimo di storia o di senso, hanno detto loro che c'è da ammazzare e loro si sono precipitati, idiozia is in the air. Si fa avanti Siune, un'elfa di Alfheim, che cercando di ragionare quasi quasi mi illude e convince alcuni dei giocatori lì vicini, tra cui un certo Moonphase e una certa Mei Xing, che si mostrano d'accordo con l'elfa perchè anche a loro sta cosa puzzava di strano. Purtroppo però dall'alto Vassago richiama tutti all'ordine ed a suon di supercazzole convince di nuovo la maggior parte dei cavalieri rossi che sti giapponesi vogliono fregarli e che hanno hackerato il server e si sono presi tutte le armi più potenti. Quel poco di speranza che mi era rimasto nell'umanità viene distrutto dalle urla dei rossi che ricominciano a menare le spade. Un po' più a nord, Campione e Scheta sono alle strette davvero, ma all'ultimo momento dal cielo arriva Leafa, ho urlato di gioia anche qui, che insieme a Rilpirin ed alla sua armata di orchi cominciano a distruggere cavalieri rossi a destra e a manca. Vai così, c'è ancora speranza per quei due di darci dentro e sfornare un bel bimbo! Chiamatemi un prete, li voglio sposati subito.
Tumblr media
Sulla Ocean Turtle Rinko e Kikuoka sperano in Higa, mentre il robot prendipolvere sta tenendo impegnati i cattivoni, ma il diversivo durerà poco quindi devono fare in fretta col piano. Intanto però i due trovano delle anomalie, la prima è che un'altra fluctlight ha superato i limiti e si sta dirigendo verso le orde di americani; chi può essere? Il personaggio in viola che abbiamo visto subito dopo il discorso di Lisbeth? Resta solo lui, tutti gli altri li abbiamo visti. La seconda anomalia è la comparsa di una strana ostruzione nei comportamenti delle fluctlight, chiamata codice 871, ed è una chiara ostruzione perchè impedisce all'esperimento tutto di compiersi, poichè blocca la capacità della gente di ribellarsi all'autorità e di pensare con la propria testa. Ma perchè 871? Semplice, come capiscono subito Rinko e Kikuoka, in giapponese i tre numeri possono leggersi anche come Yanai. Sti traditori sono proprio stupidi. Torniamo quindi da Higa e Yanai, che continua col suo discorso e dice che in realtà non vuole morti, vuole solo che vincano gli americani, e se prendono Alice vinceranno tutti. Beh, a parte che col tuo tradimento hai sulle spalle tutti i morti della guerra di Underworld, ma poi ostacolando Higa stai mettendo la vita di Kirito in pericolo, quindi per favore la scusa che non vuoi morti ficcatela bene in quel posto. Ma Yanai è disposto ad uccidere Kirito, se lo merita per aver ucciso la sua Admi. E mo chi è sta Admi? Niente, è la somma, che anche da morta rispunta per fare danni. Yanai se ne era innamorato una volta che mentre stava lavorando al progetto la sua voce era arrivata dagli altoparlanti perchè era riuscita a scoprire la lista dei comandi di Underworld ed a mettersi in contatto col mondo esterno. E Kirito ha ucciso quella dolce fanciulla (che faceva esperimenti per la resurrezione sui bambini e voleva trasformare in armi tutti gli umani di Underworld, non ce lo scordiamo), adesso Yanai deve fargliela pagare! Sviolinata in sottofondo prego.
Tumblr media
Torniamo da Asuna e i suoi, che davanti alla disfatta totale non possono che arrendersi. Arriva davanti a lei a gongolare quell'altro infame di Vassago, e dopo che i due si sono riconosciuti le dice che ai tempi di Sword Art Online è stato lui a fare in modo che i Kinght of blood si macchiassero della morte dei Laughing coffin, e l'ha fatto per il piacere di farli sentire in colpa, soprattutto Kirito. Passatempi orrendi e dove trovarli. Anzi, a proposito del senpai, è da un po' che non lo vediamo, dunque Vassago ordina di portarglielo davanti. Cade a fagiuolo perchè era l'ora della passeggiatina per il nonnetto. Certo però Vassago, che grande onore a prendertela con uno in coma su una sedia a rotelle, sei proprio un eroe. Se Kirito fosse in forma scapperesti a gambe levate, altrochè. Finisce qui l'episodio, insomma disperazione da tutte le parti, solo con Leafa e Rilpirin vediamo un po' di speranza ma Sinon ed Asuna sono messe male ed anche sulla Ocean Turtle le cose non vanno meglio, ma la cosa positiva è che almeno abbiano capito che c'è sto codice 871 ed anche chi l'ha programmato, era anche ora! Appuntamento dunque al prossimo episodio, e speriamo in un po' d'allegria! -sand-
Tumblr media
2 notes · View notes
Text
Si Io esisto oltre te, oltre noi, oltre la nostra relazione. Senza te, non mento, sto bene.Non mi servi per sorridere, per sentirmi bene con me stessa e tantomeno per trarre coraggio dalle tue mani. Posso fare a meno di te, di noi. Mi basta contare fino a dieci, risanare mentalmente le ferite del mio animo e tornare in campo più combattiva di prima, come d’altronde è successo la prima settimana che ci siamo lasciati. Ero forte e dura fuori, ma dentro il nulla. Ti chiederai perché ho scritto queste parole, apparentemente dure, forse per sminuirti ? Assolutamente no.
Senza te sto bene, ma non sono felice. C'è un sottile velo che divide il benessere e lo stato parziale o totale di felicità. Non ho bisogno di te per essere salvata, sollevata o difesa dai dolori fisici e psichici, non sei il mio medico. Sei la persona con la quale ho condiviso tutto, le mie paure, le mie difficoltà, i miei stati d’animo, il mio corpo e l’amore. E non ho intenzione di gettarti al collo zavorre che dovrei indossare io. Io ho la mia storia, tu la tua. Hai ragione. Ma sei l’unico ad avermi ascoltata e capita davvero in questi ultimi anni, l’unico che mi concede l'arte di essere fragile. Davanti ai ragazzi nascondo tutto di me, faccio la dura e non faccio notare la mia fragilità.
Ma con gli altri, con te invece non riesco a farlo e tu l’hai capito. Senza te starei anche bene, ma sarei ignorante ad ogni brivido di felicità ecco.
Questa separazione mi fa e ci fa tanto male perché siamo legati l'una all'altra. Forse lo siamo sempre stati e lo saremo per sempre. E forse, ogni volta, siamo stati costretti a separarci per le stesse ragioni. Perciò questo è un addio che dura da ben tre anni e prelude a quelli a venire.  Quando ti guardo, vedo tutti i ricordi, i baci e gli abbracci e so che sono andate via via crescendo in ciascuna delle tue vite. So anche che in ciascuna delle mie vite sono andato alla tua ricerca. E cercavo proprio te, non qualcuna che ti somigli, perché non ci sarà nessuno. E poi, per ragioni che nessuno di noi capisce, siamo costretti a dirci addio. Vorrei dirti che tutto andrà benissimo, e giuro che farò il possibile perché ciò accada. Ma se non ci incontrassimo più e questo fosse un vero addio, so che ci rivedremo in un altro momento. Ci incontreremo di nuovo, e forse saremo cambiati e potremo amarci tanto da compensare tutte le separazioni precedenti. Ma mai dire mai.
Ho voglia di te ogni sera, di sentirti mio, di stringerti a me. Ho voglia di stare tra le tue braccia, quelle braccia che mi stringono sempre di più ogni volta, che mi fanno sentire protetta, desiderata, quelle braccia delle quali non mi stancherò mai. Ho voglia che tu mi faccia sentire tua soltanto. Di te non ne ho e non ne avrò mai abbastanza.
Chissà come finiremo io e te, magari non finiremo mai,lo spero tanto. Magari restiamo insieme una volta per tutte, mi aiuti a crescere, mi aiuti a rialzarmi quando sono crollata, proprio come io faró con te sempre. Ho fatto errori con te e mi sento mancare al solo pensiero, errori che spero un giorno tu possa perdonarmi totalmente, continuerò a lottare per noi, cercando di rimediare e non scivolare più via da te. Sei la persona più importante della mia vita spero solo tu te ne accorga. Pe me non è mai contato il presente, ma il futuro. Ho sempre immaginato te e me oltre ogni cosa.
Mi manca la tua risata. Mi manca dover insistere e doverti penetrare con le parole fin dentro, anche se sai che alla fine, se si tratta di te, io non mollo la presa. Amo ascoltarti parlare della tua famiglia, delle tue giornate storte anche se io non ne faccio parte, delle tue aspettative anche se non le ho mai incontrate, del tuo passato che non ho visto scorrere sotto i miei occhi. Mi manca la tua ironia dietro la quale spesso si cela la tua serietà da bambino, sai sempre dove sta la verità. Mi manca toglierti quella maschera che indossi per difenderti dai mostri che porti addosso e secondo me non sei mai riuscito a capire fino in fondo come era possibile che quel finto volto sorridente con me non funzionasse, perché diciamoci la verità ogni volta che prendevamo un discorso serio ti facevi vedere forte ma in fondo lo capivo come stavi. Ti Ho sempre chiesto di andare al mare perché sono convinta che lì, solo con me senza nulla attorno, tu possa ritrovare te stesso e sfogarti. Mi manca quella costante, inquieta incertezza di non sapere mai se dentro di te ci fosse un posto sicuro per me. Però, Cosa vale di più? Io non posso salvarti perché tu non vuoi guarire, o capire di doverlo fare. Confondi i sogni con le illusioni, Hai preso ad ingoiare stupide giustificazioni che dai a te stesso. Mi manchi ed io non so che fare. Ti manco? Boh.
Lo so, tu pensi che io sia una scassacazzo che non riesce ad andare avanti, e si non hai torto. Ma non c’e la faccio più veramente, sono arrivata al mio punto di rottura. La mia vita è perfetta in questo momento va tutto bene, ho persone stupende attorno, rido e passo giornate indimenticabili. Però poi torno a casa e mi manca quella persona a cui potevo raccontare tutto, quella che cazzo mi capiva.
Non voglio più illudere me stessa, non voglio più ritrovarmi immaginarmi di nuovo felice con te, perché fa dannatamente male. Ho capito che a te tutto ciò è passato e ti assicuro che non ho un giudizio negativo di te, solo perché non mi ami più non vuol dire che la mia condirezione verso di te cambi, però ti chiedo rispetto, anche solo un minimo. Sarai contento con lei e sarò contenta io per te.
Noi due abbiamo fallito, per la millesima volta abbiamo fallito. Io ho fallito. il mio Futuro, si è frantumato in tanti piccoli ricordi, dispersi.
Ormai irrecuperabili.
Il nostro Futuro e i nostri continui sogni sono Li, e rimarranno lì. Guai a chi li tocca.
Solo che in questo momento il nostro tutto ormai è diventato niente, ma va bene così.
24 notes · View notes
natywoods · 3 years
Text
Tumblr media
Probabilmente questo post lo vedranno soltanto la mia gatta e i creatori di Tumblr, ma pazienza... ho deciso di raccontarvi un po’ della mia storia.
Ciao, mi chiamo Natalia e ho 20 anni. Peso attuale: 60kg.
Qualche anno fa ho postato una foto qui su Tumblr, una foto sotto la quale ho ricevuto commenti del tipo: “Ma io così quando?” ecc...
Beh che dire... quando ho scattato quella foto avevo 18 anni e pesavo esattamente 45kg. All’epoca soffrivo di attacchi d’ansia, depressione, autolesionismo e di una bulimia nervosa di cui nessuno si è mai accorto, nemmeno i miei genitori... pensavano che fossi “solo magra”. Ero ossessionata dal cibo e dalla forma del mio corpo, non mi vedevo mai nel modo “giusto”.
Che poi, che cos’è GIUSTO? Non l’ho mai capito sinceramente...
Ma posso dire che cosa è giusto per me.
GIUSTO è l’amore del mio ragazzo.
GIUSTO sono quelle poche ma buone amicizie che mi circondano.
GIUSTO è guardarmi allo specchio e riuscire in qualche modo ad aggiustare quei difetti che fino a poco tempo fa mi torturavano.
GIUSTO sono le smagliature che ho sulle cosce, perché sì, ho preso 15kg!
GIUSTO è quel minimo di forme che mi si sono venute a creare sul corpo.
GIUSTO è avere della carne attaccata alle ossa, non solo pelle.
GIUSTO è avere un corpo che funziona, nonostante qualche acciacco di tanto in tanto.
GIUSTO è avere fame e mangiare quello che mi va, senza tenere il conto delle calorie che ingerisco... i numeri danno alla testa!
GIUSTO è avere i capelli sani e le unghie forti.
GIUSTO è aver capito che anoressia, bulimia, depressione, autolesionismo, ansia sono dei gran figli di puttana!
Io sono più forte di tutto questo. Sono più forte delle critiche che hanno fatto sì che io mi ritrovassi in un abisso. Sono più forte di questa società in cui ci tocca esistere. Sono più forte dei pensieri negativi. Sono più forte dei numeri che compaiono sopra la bilancia ogni mattina. Sono più forte degli incubi che faccio tutt’ora ogni notte. Sono più forte di chi ha cercato e talvolta è riuscito a spezzarmi. Sono più forte dei ragazzi che mi hanno spezzata dentro. Sono più forte di chi mi ha derisa e umiliata per anni. Sono più forte di chiunque mi abbia mai giudicata nel modo sbagliato e data per scontata.
Sì, sono stata giudicata, criticata, derisa, umiliata, ferita, spezzata.
Ma ora sono fiera delle mie cicatrici, fisiche e non.
Sono orgogliosa di aver finalmente trovato l’amore della mia vita.
E sono addirittura contenta di questi 15kg in più. Sono troppi? Beh pochi non sono certamente, ma non mi importa più di tanto, la cosa non mi ossessiona più. So che basta un po’ di lavoro per potermi mettere in forma, ma non ho l’ansia di doverlo fare a tutti i costi.
Ho passato anni a lottare fino a toccare il fondo. Adesso BASTA.
Ho scelto di combattere le mie battaglie per cose per cui vale la pena farlo. Qualche giorno è facile, altri meno, ma è così che funziona la vita. Sono dell’idea che le cose capitino per una ragione. Siamo tutti protagonisti di uno spettacolo chiamato VITA. Facciamo parte di qualcosa creato su misura per noi. Qualcosa di immensamente più grande di noi però. Perché mettere tanta energia nell’autodistruzione? Ne vale davvero la pena? Non è meglio vivere a pieno ogni singolo istante, piuttosto che lasciarsi trascinare a fondo da problemi che diventano dei giganti soltanto nella nostra testa?
E voi che cosa ne pensate? Qual è la vostra storia?
3 notes · View notes
forgettable96 · 3 years
Text
Paura
Sto nella stanza dove studio con il computer davanti a me che illumina la sagoma del mio volto chino sul tavolo, i miei occhi puntano verso il pavimento, e la testa si fa assurdamente pesante, con una sensazione di oppressione ad altezza petto, sotto lo sterno, che non so identificare se dipenda o meno dal virus che ormai dovrebbe essere scomparso, se mai l'ho avuto. I pensieri iniziano a prendere piede ancora una volta in quella cosa che ormai poggia sul tavolino da 10 minuti.
Ho paura... la prima frase che mi viene in mente è questa, ho paura, analizzo tutto il comportamento che sto adottando da un paio di mesi a questa parte, ho paura di essere nel torto, ho paura di star sbagliando tutto quanto. Inizio ad aver paura di qualsiasi cosa io abbia detto ai miei amici "E' giusto aver usato quel tono? Avranno compreso quello che volevo dire? Quello che volevo dire era davvero giusto? Era ragionevole? La testa si fa più pesante. Quello che volevo esprimere erano solo i miei pensieri, la mia situazione attuale, come mi sentivo, non volevo essere compatito, però mi è stato detto che non tutti hanno la stessa sensibilità, e che parlarne dovrebbe poter aiutare a farci comprendere meglio come sta l'altro, io volevo fare questo, ma ci sono davvero riuscito? Ho fatto bene a fare quello che ho fatto? Perché continuo a sentire tutto questo dolore? E' giusto che io lo provi?
Ho paura dell'esame, ho paura di non riuscire a passarlo come vorrei, sono già scappato una volta a dicembre, e ora mi trovo a non riuscire a studiare perché la testa non collabora, perché torno indietro a qualche sera fa, perché torno indietro a mesi fa, perché torno indietro a quella sera... Sono sicuro di non essere preparato meglio di dicembre, ma allora che senso ha avuto tardare il tutto? Ho solo perso tempo, avrei potuto preparare un altro esame, sono un cretino. Gli esercizi non mi entrano più in testa, si ripetono ormai in uno schema ciclico che quasi non mi comunica più soddisfazione dopo un completamento, la teoria più la leggo più vorrei spararmi un colpo in testa... Perché non mi dedico al progetto del prof? Perché il cervello non collabora, e voglio farlo per bene. Ma se tanto non riesco a studiare, perché non ne approfitto? Forse ho solo paura di buttarmi in qualcosa di nuovo... Chiudo gli occhi, vorrei non pensarci, dopodomani ho l'esame.
Ho paura di non essere riuscito a comunicare quello che provavo neanche con lei, io tengo a te più di ogni altra cosa, ancora oggi, come ieri, e lo dimostra il fatto che io non riesca a guardare avanti a me, ma ho fatto veramente tutto quello che era in mio potere? Perché mi sembra di non essere stato abbastanza, avrei dovuto fare di più, non le ho lasciato niente... Ho paura che avrei dovuto dire qualcosa di diverso, ho paura che avrei dovuto scusarmi per qualcosa, qualsiasi cosa, ho paura che forse, se avessi insistito di più, lei sarebbe rimasta... ho paura, ho paura, ho paura... mi fa paura il futuro adesso, non riesco a guardarmi tra 5/10 anni, non riesco a sentirmi a mio agio con i miei amici, non riesco a guardare in faccia i miei genitori... scusate, sono uno spreco. Dai miei occhi cade solo una lacrima, tocca terra, e nel silenzio assordante, e caldo opprimente della soffitta, risuona come fosse caduto un masso enorme. Rialzo la testa, fisso il computer, ricaccio un dolore allo stomaco, che forse è fame, e riprendo a fare esercizi... Ormai è l'unica cosa che posso fare
1 note · View note