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#ricollocarsi
sa-filonzana · 1 month
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Trigun - Final Fantasy VII - Crossover
AU - Dimension Travel - Crack-ish
PART 2
Nel mentre tutto questo succede Zack è già da tempo diventato studente di Angel e  Cloud è arrivato a Midgar da qualche mese.
Il gruppo ha a malapena il tempo di riprendersi da essere curati dalla degradazione da Vash che un altro essere creatura non di Gaia
Alla Torre Shinra arriva Wolfwood, ma non da umano ma con l’aspetto di un grande lupo nero.
Wolfwood, in questa nuova forma - che gli ci è voluto un po’ ad accettare così come il fatto che era vivo dopo aver accettato che non si sarebbe rialzato da quel divano vivo e dover lasciare Vash dietro, - prende la forma di un lupo più grande del normale dalla folta pelliccia nera e con una lunga folta coda. Indossa occhiali da sole sul muso, una sigaretta tra le fauci e un rosario intorno al collo in cui è incastrata una materia al centro della croce. Il suo corpo non è fatto solo di carne e sangue e pelliccia ma anche di carbone e braci che non si consumano mai quando si incendiano. 
Il suo accendersi come un fiammifero è dovuto sia a forti emozioni che deliberatamente, tuttavia quando è dovuto alle emozioni, prima di essere costretti a chiamare i pompieri per spegnere i suoi bollenti spiriti, lui rilascia fumo, che aumenta in quantità e densità più sono forti le emozioni che prova. Quando lo fa deliberatamente può manipolare fiamme e fumo a volontà.
La materia incastrata nel suo Rosario gli permette di manifestare la sua fidata arma, The Punisher, e grazie alla forza del pensiero può controllarla telecineticamente e usarla per combattere come se avesse ancora le mani
L’ aspetto canino di Wolfwood ricorda quello di un cane infernale mitologico.
Quando Wolfwood arriva a Midgar, e compare all’ingresso della Torre, lui causa un gran trambusto, tanto da attirare i First SOLDIERs alla reception e mettendo tutti in una situazione di stallo.
Fortunatamente per tutti, Cloud Strife stava passando di lì, che fosse di ritorno di pattuglia o dirigendosi verso il suo prossimo shift all’interno della Torre non si sa, e meravigliato, e per la sorpresa di tutti, chiama il lupo con il suo nome chiedendogli cosa ci facesse qui.
Wolfwood lo guarda con uno sguardo che fa capire chiaramente cosa lui pensa della sua domanda idiota anche se i suoi occhi sono nascosti dietro le lenti scure dei suoi occhiali e prima che possa partire una discussione tra i due che sarebbe stata piuttosto unilaterale, arriva alla scena anche Vash.
Vash era sceso giù dai piani superiori dopo aver sentito la confusione e preoccupazione che aveva percepito grazie alle sue capacità da empatico, e quando vede il lupo e capisce che è Wolfwood che ha preso come lui una nuova forma su questo nuovo pianeta, non vede e capisce più niente, lui è solo pura felicità.
Non perde un secondo a lanciarglisi addosso e abbracciarlo con tutte le sue appendici, non solo zampe ma anche ali e radici.
Quando Wolfwood capisce che la cosa che lo ha assalito è Vash, non può non scoppiare a piangere dalla felicità e abbracciarlo al meglio che poteva nella sua nuova forma canina. E ovviamente leccargli tutto il viso e capo nel tentativo di calmarlo, come quando gli accarezzava i capelli in situazioni simili quando avevano entrambi aspetto umano. Vash non può fare a mano di fare le fusa dalla felicità.
Tutti i presenti a vedere le due uncanny creature comportarsi così affezionatamente l’uno con l’altro li lascia tutti basiti.
Le due uncanny creature, dopo aver finito di salutarsi, non perdono tempo a presentare a l’un l’altro i propri umani-amici che hanno fatto da quando sono su Gaia, e fanno tutto questo senza staccarsi l’uno dall’altro. In particolare Vash si assicura di avere sempre un ala o radice avvolta intorno a Wolfwood.
Non ci vuole molto perché venga deciso che le persone coinvolte hanno bisogno di ricollocarsi per venire a capo di ciò che stava succedendo. Finiscono tutti nell’appartamento di Sephiroth e mentre Vash e Wolfwood si accoccolano sul cuscino preferito del primo per raccontarsi via telepatia appena scoperta ciò che era successo nelle loro vite dopo l’ultima volta che si erano visti; i First SOLDIERs e Zack e Cloud discutono ciò che sanno dei loro soprannaturali amici e cosa fare da lì in poi. 
Era piuttosto evidente che le due uncanny creature si conoscevano ed erano restii a essere separati e così degli arrangiamenti per la situazione che si trovati furono fatti.
Quando i Soldiers scoprirono che Cloud puntava a diventare anche lui un Soldier, Genesis batté sul tempo Sephiroth e fece di Cloud il suo studente, allo stesso modo che Zack era lo studente di Angeal.
Uno dei motivi per cui Genesis l’ha fatto è stato sicuramente dovuta alla rivalità che aveva con Sephiroth, oltre ad avere sia uno studente che un uncanny creatura sotto la sua cura.
Da allora in poi divenne la norma vedere Vash e Wolfwood insieme, in particolare durante le prime settimane, per tutta la Torre, vagando da un piano all’altro, come se la stessero esplorando. Anche se più di una volta i due scomparivano dalle telecamere per ore per poi ricomparire da un altra parte della Torre da dove erano scomparsi senza che nessuno sapesse il come ci fossero riusciti o cosa avessero fatto in quel tempo.
Continua ->
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Oltre la percezione
Stavo attraversando la barriera temporale. Se il tempo lo si può guadare con moto proprio e volontario, liberandosi dalle rapide perenni dei secondi che si gettano nel passato, io lo stavo percorrendo, senza freni né limiti, espulso dal suo flusso monocorde. Non so come lo compresi: ne possedevo una spontanea consapevolezza che non ammetteva dubbi. Il gorgo che roteava dentro di me era ripido, sottraeva il fiato, sbriciolava i pensieri. Poi la mareggiata di percezioni sensibili mi travolse. Rumori, odori, sapori, aderenze, colori. Tutti di un calibro inimmaginabile, incontenibile per i miei recettori finiti. La luce fluida, densa, fumosa, impermeabile, che non si lasciava attraversare dallo sguardo, mi avvolse. Era una luce che urlava, i suoi acuti erano opprimenti, le sue dita di acciaio ti stringevano l’anima. La luce era fredda, priva di calore, e le sue volute erano cangianti, in profondità i colori ristagnavano imprigionati tra le pieghe, come in camere dalle pareti sbarrate e imbottite. Colori estremi, tutti, senza ordine, fusi uno nell’altro, e poi di nuovo indipendenti, nitidi, senza sfumature, senza la razionalizzazione imposta dalla spettrografia, ribelli alla pacifica convivenza nella luce bianca. Colori estremi. Nessun artista avrebbe mai potuto riprodurli, nessuna suggestione paesaggistica, nessuna incarnazione della natura poteva avvicinarsi a quella disperata perfezione.
I colori. I colori vibravano svincolati da ogni contenuto, isolati nel fattore cromatico, divinità primordiali prigioniere nei recessi di un culto estinto, non più figli obbedienti della luce, i colori come uno spasmo verso la vita, un lamento di esistenza mancata. Fui immerso nei colori. E assieme ai colori i suoni, gli odori, i sapori, le aderenze, l’idea stessa di sensibilità, l’anima priva del corpo, rumori, note musicali scappate disordinatamente da un pianoforte, staccate dal pentagramma, dall’ordine musicale, dall’armonia dell’universo, rumori e note vibravano assoluti, né mano umana avrebbe potuto trascriverli su carta e ripeterne le melodie antiespressive, né orecchio aveva mai udito il loro forsennato infuriare. Il suono selvaggio, il richiamo brado di animali indomabili, le percussioni ottuse dei pensieri dell’uomo contro la paratia della stiva, contro l’insufficienza del cosmo, l’esplosione di stelle traboccanti miliardi di anni e materia fibrillante.
E il tatto, l’aderenza completa del corpo, l’appartenenza, la fusione con la luce densa, era dentro di me, mi attraversava, una compenetrazione tra le membra, come disgregarsi in infinite particelle infinitesimali e ognuna di esse abbracciava una particella di luce, si avvinghiava a lei e poi tornava a ricollocarsi al suo posto per dare vita al mio corpo ricostruito, intatto, invaso dalla luce densa, cangiante che pulsava dentro di me con i suoi colori, i suoni, gli odori, i sapori.
Furono istanti intensi, ma non provavo ancora orrore. Assistevo a uno spettacolo inenarrabile, come mai avrei immaginato possibile, un trionfo di elementi incontaminati, puri, che si avvolgevano, si contorcevano, stridevano l’uno con l’altro in una contrazione disperata verso la vita, la creazione, l’incarnazione nell’essere, la codificazione della materia. Ne percepivo la sofferenza diffusa, più che sofferenza era un fremito: quegli elementi primari erano intrappolati nell’assenza della vita, ma non ne soffrivano coscientemente, come animali nati in gabbia, che non conoscendo la libertà non comprendono la propria prigionia e fremono nello spazio angusto che hanno a disposizione. Conobbi l’esaltazione dei sensi, il loro pulsare fino all’ultimo stadio, oltre i vincoli della vita e della morte, del tempo, della distanza. Il vortice iniziale nel quale sentivo di precipitare si attenuò, ora galleggiavo sospeso in un alone di fumo scuro, come se fossi stato avvolto da un anticorpo prodotto dall’immenso organismo all’interno del quale ero un estraneo. La mancanza di direzioni, non un suolo su cui poggiare i piedi, un soffitto da sentire sopra la testa, rettilinei d’aria in cui infilare le braccia, mi rendeva impossibile definire la posizione del mio corpo. Ero ancora in piedi o ero svenuto, sdraiato a terra esanime, mentre il mio spirito si dissociava in una emulsione onirica; sarei mai tornato alla realtà. Ma esisteva una realtà che potesse definirsi tale in contrapposizione alla quale potevo riconoscere l’irrealtà o il sogno, l’incubo o le allucinazioni, l’assurdo o il metafisico.
Il flusso costante di particelle che mi attraversava non era spiacevole, la paura si attenuava prevaricata da una curiosità inappagata da una lenta assuefazione a stimolazioni nuove. Poi all’improvviso, quando già cominciavo a ritenere un’esperienza piacevole l’immersione nel primordio, divenne morbo contagioso, ferita infetta e maleodorante. Non mutarono i colori nel loro aggrovigliarsi confuso, non mutarono le cascate di suoni e note che rutilavano nella densa foschia violacea, ma cambiò improvviso il mio modo di sentirli, la compressione del mio spirito nel ricevere quelle sollecitazioni.
Muffa, fuliggini, putrefazione, rigagnoli di sangue scuro, il suono cupo del distacco, il sapore della malattia. Le grida dei colori, disperate, la luce che urlava i suoi acuti opprimenti di orrore. La luce era gelida, priva di calore, le sue volute erano cangianti, in profondità i colori erano imprigionati tra le pieghe, come in camere dalle pareti sbarrate e imbottite contro cui scagliavano esasperati la propria impotenza. L’immersione in un fluido di non vita, nella brodaglia indifferente divenne soffocante, mi rivoltai, cercai di nuotare per sottrarmi, per tornare alla vita, lontano dalle tenebre del pensiero, dove era sottratto anche il riparo dell’oscurità.
Poi mentre l’esasperazione iniziò a bruciarmi nella testa, dal fondo limaccioso di quella palude di sensazioni perverse, emersero due mani ruvide, rinsecchite ad artiglio che si diressero verso di me…
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Caro bollette: i reseller perdono profitti e consenso
Caro bollette: nell’ultimo anno l’aumento dei costi dell’energia è stato tra i temi di cui si è discusso maggiormente. Molti i fattori che hanno portato a questo importante incremento di prezzo, non per ultimo il conflitto in Ucraina. Caro bollette: lo studio sui reseller Secondo un recente studio dell’Università Popolare degli Studi di Milano circa il 63% dei consumatori crede che i reseller abbiano un ruolo attivo nell’aumento dei prezzi. Una convinzione che mette le compagnie di fornitura energetica in una posizione scomoda: da una parte sono costrette a fare i conti - anche loro - con l’aumento dei costi e la riduzione dei ricavi, dall’altra devono capire come affrontare la perdita di consenso e fiducia da parte dei propri clienti diretti. Un importante appuntamento per parlare della situazione Una situazione complicata della quale si parlerà in maniera approfondita il 2 e 3 marzo in occasione di ABC Reseller, l’evento organizzato da Stantup - società di servizi in outsourcing, consulenza e formazione nel mercato libero dell’energia – a Salerno presso il Novotel Est Arechi. L’appuntamento, giunto quest’anno alla sua quinta edizione, è ad oggi il workshop dedicato ai Reseller dell’energia più seguito in Italia: si tratta di un’occasione di formazione imperdibile per chi opera nel settore, per approfondire le strategie e gli strumenti pratici per diventare una vera e propria enertech, affrontando tutte le aree di rischio aziendali. “Ricevo messaggi quasi quotidiani da imprenditori, colleghi e amici che vogliono vendere tutto, uscire dal settore o ricollocarsi in altre realtà. Non nascondo che quando è scoppiata la crisi dei prezzi, nell’autunno 2021, anche io ho avuto molta paura su ciò che sarebbe stato il mio futuro nell’energia. – Commenta Giuseppe Dell’Acqua Brunone, Co-Founder e CMO di Stantup – In questi casi conosco una strategia per reagire: riflettere, pianificare, agire.”. Survey ed ancora più studi sul caro bollette Per meglio comprendere come i Reseller stiano affrontando la crisi dei prezzi dell’energia, Stantup ha avviato una survey volta a comprendere come la crisi energetica abbia inciso nelle dinamiche aziendali. Secondo i primi dati raccolti – l’indagine è tuttora in corso – è emerso come la crisi abbia moltiplicato esponenzialmente i fattori di rischio in tutte le aree chiave del business, andando ad incidere in modo particolare sugli aspetti economici e relazionali. Aree di rischio Focalizzandosi sulle 8 aree di rischio, l’urgenza che viene sentita in misura maggiore dai reseller è la voce “incassi e credito”. Del resto, senza un adeguato flusso di cassa, diventa complesso fare progetti, pianificare e, soprattutto, mantenere i dipendenti e i medesimi standard di servizio. Al secondo posto delle priorità troviamo la voce “approvvigionamento” mentre al terzo posto, con un piccolo scarto, l’area “relazioni con i clienti”. “Non possiamo negare che qualcosa si sia inceppato, tante società di vendita sono fallite ed altre sono in grande difficoltà. È una situazione veramente complessa e delicata, e per superarla serve un cambio di passo. – Prosegue Dell’Acqua Brunone – Per questo abbiamo deciso, in vista della quinta edizione dell’appuntamento annuale ABC Reseller, di stilare un programma focalizzato sulle esigenze immediate dei Reseller (ma non solo) con strategie e strumenti pratici da attuare subito. Lo scopo è quello di fornire ai manager strumenti per riprendere il controllo della propria azienda focalizzandosi sul controllo di gestione, di migliorare gli incassi e il credito, di avere l’opportunità di scoprire nuovi modelli di acquisto dell’energia. In pratica, vogliamo che ogni reseller possa realmente diventare una vera e propria enertech”. Per maggiori informazioni su ABC Reseller 5: www.abcreseller.it Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year
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La Spezia, mediatica regionale ligure “San Fregoso”: venerdì 4 novembre il film documentario “Star Stuff” presentato da Sabrina Mugnos e Milad Tangshir
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La Spezia, mediatica regionale ligure “San Fregoso”: venerdì 4 novembre il film documentario “Star Stuff” presentato da Sabrina Mugnos e Milad Tangshir. Cile, Sud Africa, Isola Canarie. Tre diversi continenti, tre villaggi, tre comunità antichissime e tre osservatori astronomici. Un viaggio alla scoperta delle modalità con cui l'uomo può guardare il cosmo attraverso l'osservazione, la ricerca, la scienza ma anche la passione e il sogno di ricollocarsi nell'universo. Un viaggio che tocca tre tra i più importanti osservatori astronomici del mondo, situati negli angoli più remoti del pianeta. Tre punti privilegiati per l’osservazione e lo studio del cosmo dove, grazie a sofisticate tecnologie, la comunità scientifica internazionale ha raggiunto brillanti scoperte sulle origini dell’universo e della vita sulla Terra. Vicino ai telescopi vivono comunità indigene, minuscoli villaggi di contadini, pescatori, persone che hanno un legame forte con questi luoghi remoti. Due mondi agli antipodi, che condividono la stessa attenzione verso il cielo che li sovrasta e, grazie alle loro letture e suggestioni, tanto diverse quanto affascinanti, ci aiutano a rivolgere il nostro sguardo verso l’alto, verso le stelle di cui siamo parte. Il film vuole offrire uno sguardo sul lato poetico del lavoro dell'astronomo e proporre una prospettiva cosmica, assente nella vita di tutti i giorni. Il documentario, che ha partecipato al 37° Torino Film Festival nella sezione Festa Mobile, sarà presentato dalla divulgatrice scientifica e scrittrice Sabrina Mugnos e dal regista Milad Tangshir. L’evento è realizzato in collaborazione con l’Associazione Astrofili Spezzini.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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mentoringlab · 4 years
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Sento in questo periodo la necessità di prendere dei momenti per riflettere, leggere e nutrire la mia anima.⠀ ⠀ Ho ripreso il libro che lessi un po' di anni fa, esattamente 11.... un periodo che sconvolse totalmente il mio progetto di vita.⠀ ⠀ Un'amica mi regalò "I tesori del futuro - sogni e speranze per le gemme del domani" Daisaku Ikeda.⠀ ⠀ Oggi ero davanti alla libreria e ho scelto proprio lui.⠀ ⠀ Mi piace aprire una pagina a caso leggere cosa mi dice.... la frase di oggi è "La perseveranza è forza".⠀ ⠀ Non si può maturare in nessun campo senza affrontare delle sfide. ⠀ ⠀ Ciò che conta è continuare e non arrendersi alla frase "Non ce la farò mai"⠀ Fa parte del nostro cammino sentirsi scoraggiati o trovarsi in una situazione di stallo.⠀ ⠀ In questo caso dobbiamo rinnovare la nostra determinazione e perseverare, dobbiamo fare del nostro meglio, affrontare le difficoltà e qualunque sia il tuo sogno vai fino in fondo e realizzalo ❤⠀ ⠀ ⠀ #mission #valori #lavoro #ricollocarsi⠀#competenza #motivazione #riqualificazione #professione #apprendimento #crescitapersonale #determinazione #carriera #careercoach #cambiamento #mercatodellavoro #svilupporisorseumane #careergoals #careercoaching #jobsearch #coaching #motivation #careers #careerplanning #cochingbusiness #jobs #careerwoman (presso Torino Parco del Valentino) https://www.instagram.com/p/CDwFB1IIvFp/?igshid=u32uzqhjjx5l
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microsatira · 4 years
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Vittoria del SI al referendum. I Navigator aiuteranno i parlamentari grillini a ricollocarsi.
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corallorosso · 3 years
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Di come Draghi ha messo in crisi i partiti di centrosinistra Il Governo Draghi non ha solo spostato notevolmente a destra l’asse politico dell’Italia, riesumando fra l’altro personaggi che ci eravamo illusi di aver gettato nella pattumiera della Storia insieme alle loro ricette fallimentari (si vedano gli inutili, anzi deleteri, sforzi di Renato Brunetta di riformare la Pubblica Amministrazione, un settore davvero chiave per il nostro futuro prossimo e no, messo nelle mani di un incompetente provato e conclamato). Non ha solo rimesso saldamente nelle mani della finanza e della Confindustria la gestione dei fondi europei e più in generale il potere decisionale che il Governo Conte aveva loro, sia pure molto parzialmente e provvisoriamente, sottratto. Non ha solo ribadito, al di là di ogni ragionevole dubbio, la piena subalternità dell’Italia al quadro atlantico e al predominio degli Stati Uniti in irrefrenabile declino ma ancora pericolosi per la pace (si veda il bombardamento alle milizie sciite col quale Biden ha dato il benvenuto al viaggio in Iraq di Papa Francesco). Non ha solo rimesso in posti di governo personaggi impresentabili per vari motivi, dall’ostentazione del razzismo a quella di un analfabetismo pressoché totale, agli innumerevoli conflitti di interessi. Mario Draghi è anche riuscito a far piombare in una gravissima crisi tutti e tre i partiti del centrosinistra che erano stati l’anima del Governo Conte: Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e Uguali. Quest’ultima impresa è stata invero facilitata, al pari del resto delle altre, dalla mancanza di una vera e propria cultura alternativa di cui questi schieramenti politici e i loro – per così dire – leader fossero in qualche modo provvisti. Sapevamo che il Pd è un coacervo di correnti e gruppi di potere locale, pesantemente infiltrato dalla quinta colonna renziana e visibilmente subalterno, a cominciare dal punto di vista ideologico e culturale, al potere con la P maiuscola, si tratti della Confindustria o della Nato. Anche LeU è uscita spaccata dalla vicenda, data la giusta decisione di Nicola Fratoianni e della stragrande maggioranza di Sinistra italiana di sottrarsi all’esiziale ossequio nei confronti di Draghi. Quanto ai 5 Stelle, ricordiamo che erano assurti non più di cinque anni or sono ad astro nascente della politica italiana, in grado di convogliare massicci consensi provenienti da masse di gente giustamente delusa dalla finta sinistra e, altrettanto giustamente, diffidenti nei confronti della destra. Ebbene, l’apparentemente irresistibile ascesa di Mario Draghi ai vertici del sistema politico italiano è riuscita, nel giro di poche settimane, a gettarli in una crisi profonda, emarginando notevole parte degli iscritti e dei rappresentanti ed accelerando la loro mutazione genetica irreversibile. Dalle contraddittorie fumisterie ammannite per oltre un lustro agli italiani, in cui c’era un po’ tutto e il suo contrario, condite con slogan generici e superficiali, del tipo “uno vale uno” e “onestà”, emerge, per riprendere le recenti parole di Di Maio, un partito di stampo “moderato e liberale, che metterà l’accento sulle tematiche ambientali” che, date le premesse, si rivelano essere null’altro che una striminzita foglia di fico. È proprio il caso di dire che la montagna ha partorito il topolino. Ovvero considerare, in prospettiva storica, come la triste fine dei 5 Stelle risucchiati da Draghi costituisca l’epilogo dell’ennesima storia italiana all’insegna del trasformismo e dell’opportunismo. C’è da temere fortemente che non basterà l’onesto carisma di Giuseppe Conte a trarre il sangue dalle rape, pescando nell’attuale litigioso marasma interno dei “piddini” e dei grillini per costruire un nuovo schieramento di centrosinistra effettivamente in grado di competere colla destra. Quest’ultima, sostituendo alla leadership arruffona e perdente di Matteo Salvini quella lucida e tranquillizzante di Giancarlo Giorgetti che di Draghi è, da tempo, uno dei consorti politici più stabili e coerenti, potrebbe per tutto un periodo ricollocarsi alla guida della politica italiana. Giocando oltretutto su due tavoli contemporaneamente, grazie all’astuta scelta di Giorgia Meloni di optare per un’opposizione, sia pure tutta di facciata e “responsabile”, a Draghi. E alla destra di finta lotta e vero governo (sempre e comunque nell’esclusivo interesse dei ceti ristretti che rappresentano) occorrerebbe contrapporre una sinistra altrettanto lucida ma in grado di esercitare, sul popolo e sull’elettorato, quel richiamo che ha perso in seguito alle scelte scellerate compiute almeno dagli anni Novanta in poi. Un cammino verso l’irrilevanza e l’autodistruzione che i malfermi leader del centrosinistra continuano a percorrere come un branco di pecore suicide ansiose di gettarsi nel vuoto, come dimostra l’abbraccio mortale con Draghi per il quale i vari Grillo, Zingaretti & C. stanno pagando e continueranno a pagare un prezzo elevatissimo in termini di credibilità politica. Tornando ai 5 Stelle, c’è da sperare che l’attuale caos interno sappia distillare la loro parte migliore per farne, seguendo l’esempio delle senatrici Nugnes e Fattori, un importante interlocutore per quella sinistra che sarebbe finalmente ora di costruire in Italia sulle macerie del governo giallorosa. Fabio Marcelli
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pleaseanotherbook · 4 years
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Il cuore di un’ape di Helen Jukes
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Una colonia è nebulosa e mutevole; quando si alza in volo per sciamare può sembrare che appartenga all'aria, come nessun’altra cosa nel mondo fisico. È impossibile disegnarci un cerchio intorno; è impossibile vederci un corpo.
“Il cuore di un’ape” è il resoconto di un anno da apicoltrice in città di Helen Jukes edito in Italia da Einaudi Editore. Come non ho mai nascosto, il mio amore per le api si è riversato da tempo anche sulle mie letture e immergermi in questo volume mi ha regalato una bella prospettiva su cosa significa essere un apicoltore di città e soprattutto saltare nel vuoto e abbracciare davvero una passione più grande di noi.
A trent’anni la vita di Helen sembrava girare a vuoto: lavori precari e amori fragili, tanti «contatti» ma pochi amici, città sempre diverse e nessun luogo da chiamare casa. Come tanti trentenni, in fondo. Poi un giorno, quando lo stress al lavoro è tale da svelare il suo vero volto di sfruttamento, Helen capisce che non puoi trovare una casa se non sei disposto a costruirtela tu. Decide così di procurarsi un’arnia e dedicarsi all’apicoltura urbana: forte degli insegnamenti di vecchi e nuovi amici, dei libri e di internet, tra passi falsi e preziose conquiste, impara a prendersi cura di una colonia di api. E, con loro, a prendersi cura di sé. In parte racconto della natura, in parte memoir, Il cuore di un’ape è una meditazione meravigliosamente sincera sulla responsabilità e sulla cura, sulla vulnerabilità e sulla fiducia, sulla creazione di legami e sul trovare nuove strade. Ma è anche una vera e propria guida pratica a come trovare il tempo e lo spazio, nella nostra quotidianità, nelle nostre città, per riallacciare un contatto con la natura attraverso questi animali così affascinanti e fondamentali per l’equilibrio dell’ecosistema.
La mia passione per le api ha origini abbastanza in là nel tempo, fin da quando ho avuto l’opportunità di vederle da vicino in una delle edizioni della mostra mercato di mieli e prodotti dell’alveare con cui ho collaborato per anni. Vedere la cura, la calma, la precisione con cui gli apicoltori si avvicinavano a questi microscopici insetti mi ha fornito il pretesto per studiarli e per farne un po’ il mio spirito guida. Accumulare letture a tema sta diventando una passione intensa e il volume nato dalle esperienze di Helen Jukes una prospettiva interessante da studiare. La Jukes vive in Inghilterra, immersa in un lavoro d’ufficio che non le offre grossi stimoli. Ma nel tempo libero si avvicina all’apicoltura grazie a quello che diventerà un po’ amico e un po’ mentore, quando decide di lanciarsi in questa nuova avventura. Alla periferia di Oxford, in una casa che non sente molto sua, la Jukes inizia a pensare a come sarebbe avere un’arnia nel suo giardino, come sarebbe prendersi cura di una colonia di api, come sarebbe veder crescere un intero sistema che dipende, anche, dalle sue cure. Mentre si sfogliano le pagine la Jukes fornisce aneddoti, racconti, spunti di riflessione, stille di informazioni che riguardano il mondo degli impollinatori e allo stesso tempo appunta la sua vita, i suoi incontri, le sue paure e la sua voglia di fare. Il parallelismo che si crea, tra scoperta di sé e scoperta dell’alveare, rivela ben presto la sua preziosità. La Jukes vive una vita costretta in un lavoro che non sopporta, con una coinquilina che non capisce a fondo e con una solitudine intima che deriva anche dalla sua incapacità di mostrarsi davvero al mondo, quella scorza che arriva dai traslochi frequenti e dal repentino ricollocarsi ogni poco tempo che deriva dalla precarietà del mondo lavorativo della generazione dei Millenials, sospesa tra il bisogno di radici e la volontà di gettarsi nel vuoto, quel tendere da un lato a sradicare le sicurezze dei propri genitori e dall’altro a temere di essere incredibilmente sperduti. Ed è per questo la Jukes decide, con una spinta da parte dei suoi amici, di prendersi cura di uno sciame di api, che con tanta difficoltà e tanta pazienza, diventa il centro di un intero anno, di una riscoperta di indipendenza, di passione, di cura, di felicità. La Jukes si interroga su cosa significa prendersi cura di un alveare, cosa significa prendersi cura di sé. Non è facile trovare l’equilibrio tra invasione e allontanamento, tra troppo e troppo poco, tra prendersi cura e sopraffare. E intanto si studia l’arnia, l’ape, la colonia, la regina, l’accoppiamento, il miele, mentre le stagioni ruotano e l’amore aumenta. E le operaie vanno in giro a bottinare e il favo si accresce.
 Il particolare da non dimenticare? Uno vasetto di miele…
 Il viaggio alla scoperta del mondo delle api, ma soprattutto della propria vita, in un caleidoscopio di esperienze e suggestioni, che appassionano e mostrano una nuova prospettiva. Se le api sono in pericolo, vuol dire che tutta la Terra lo è, in fondo gli impollinatori sono le sentinelle del nostro ecosistema.
Buona lettura guys!
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forzaitaliatoscana · 3 years
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Castro: L'ora della verità è sempre più vicina
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La responsabile Dipartimento Attività Produttive di Forza Italia Toscana Monica Castro: "L'ora della verità è sempre più vicina" L'ora della verità è sempre più vicina e preoccupante, la perdita di posti di lavoro a causa della pandemia riguarda un po' tutti i paesi, soprattutto quelli occidentali e più che mai un paese come il nostro, dove i costi di produzione e del lavoro sono da tempo insostenibili. La politica deve intervenire subito per contenere l'emorragia passata, presente e futura di posti di lavoro ma sappiamo bene che il lavoro non si crea per decreto ma con politiche specifiche. In 14 mesi non abbiamo curato l'economia ma l'abbiamo solo tamponata. I posti di lavoro persi dopo questa pandemia saranno tantissimi, un numero ad oggi incalcolabile. Occorre subito una vera rivoluzione del lavoro e soprattutto della formazione. Ci sono 6 fattori che preannunciano una tempesta perfetta che un governo serio deve saper affrontare e anticipare. Il termine del blocco dei licenziamenti, i fallimenti di molte imprese deboli a causa del Covid, un processo tecnologico che nei prossimi mesi andrà a sostituire posti di lavoro, la delocalizzazione che continua la sua corsa sempre più veloce, il Recovery Plan e cioè 46 miliardi in digitalizzazione che pur essendo importantissimi per la modernizzazione del nostro paese, significheranno la perdita di posti di lavoro umani in cambio di quelli meccanici e infine lo Smart Working e cioè meno mobilità e lavoro. E allora la vera sfida di questo paese quale sarà? Non lasciare indietro nessuno aiutandolo a formarsi e ricollocarsi. Come faremo quindi a ricollocare nel mondo del lavoro i nuovi disoccupati o inoccupati? Sappiamo che il RDC è stato un vero e proprio flop. Le intenzioni forse erano per alcuni versi anche buone ma il risultato è stato pessimo proprio perché non prevedeva una maggior flessibilità da parte dei lavoratori, un rinnovamento dei centri per l'impiego e infine una formazione adeguata verso nuove prospettive lavorative. Altro errore è stato quello di non coinvolgere le agenzie private per l'impiego che ormai hanno in mano l'intera gestione del lavoro privato nel paese. Occorre ripensare a qualcosa di nuovo. Ad un progetto serio e soprattutto attuabile. Altra grande sfida è quella di un rinnovamento della pubblica amministrazione, indispensabile per portare avanti una vera rinascita del paese. Tutto ciò che fino ad oggi ci è sembrato naturale, nei prossimi mesi potrebbe non esserlo più, anche la politica è davanti ad un grande cambiamento, alcuni temi che fino a qualche anno fa ci sembravano lontani sono ormai davanti a noi e devono essere risolti velocemente prima che una crisi sociale ed economica travolga il paese. Forza Italia ha sempre avuto una marcia in più, ha dimostrato una grande capacità di guardare avanti grazie alla guida di un uomo speciale, Silvio Berlusconi che quando si gira indietro vede il futuro. Facciamo presto e mettiamo questi temi importanti sul tavolo del nuovo governo di cui facciamo parte senza fare sconti a nessuno. Monica Castro, responsabile regionale delle attività produttive di Forza Italia Toscana Read the full article
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Partito Comunista Italiano, una tragica storia lunga cento anni
Cento anni fa nasceva il Partito comunista d’Italia. Solo più avanti sarebbe diventato Partito comunista italiano (PCI). I fondatori perlopiù erano stati compagni di strada, amici, collaboratori di Benito Mussolini... Storia di un partito che ha fatto la storia.
di Francesco Agnoli (01-02-2021)
Cento anni fa nasceva il Partito comunista d’Italia (PCd’I): così si chiamava, respingendo un’appartenenza nazionale, e rivendicando un legame con Mosca e l’internazionalismo. Solo più avanti sarebbe diventato Partito comunista italiano (PCI). I fondatori provenivano per lo più dal socialismo massimalista: erano stati compagni di strada, amici, collaboratori - su l’Avanti o l’Utopia - di quello stesso Benito Mussolini che ora occupava la scena.
Per la verità già nel 1921 Mussolini non poteva più contare sullo slancio degli anni precedenti. Il biennio rosso (1919-1920), tentativo violento della sinistra di realizzare anche in Italia una rivoluzione bolscevica, gli aveva permesso di ricollocarsi politicamente. Di tornare ad avere un ruolo,  presentandosi come un baluardo contro i comunisti. Ma in breve le “guardie rosse” avevano ridotto la loro attività e le squadre fasciste allarmavano ormai anche molti che avevano simpatizzato per loro più che altro per paura dei comunisti.
Mussolini dunque arrancava, ed anche tra i fascisti l’ala radicale guardava ormai più a D’Annunzio che a lui. Il futuro duce era anche spaventato dall’idea di una marcia su Roma, e frenava i più intransigenti e coraggiosi. In fondo il fascismo era presente solo in alcune regioni del paese e numericamente era di gran lunga più debole dei socialisti, dei popolari e dei liberali.
La nascita del partito comunista, nel gennaio 1921 al XVII congresso del PSI di Livorno, fu una manna dal cielo per Mussolini: come se i suoi vecchi amici, rilanciando le loro lotte feroci, venissero a soccorrerlo.
Con la loro intransigenza, il loro settarismo, il loro mito della violenza, i comunisti fecero esattamente il suo gioco. Infatti mandarono in frantumi il primo partito italiano, il Partito socialista (PSI), che si trovò quindi, in breve, diviso: quelli che lo lasciarono per fondare il partito comunista, e quelli che, pur rimanendo nel partito, iniziarono a combattersi tra loro, sentendo il fiato sul collo e la concorrenza dei comunisti.
Ricorderà l’ex comunista Angelo Tasca che “in quegli anni il partito comunista era politicamente assente nella lotta contro il fascismo”, perché identificava nel PSI il nemico da sconfiggere, per recuperare i voti del proletariato.
Mussolini fu dunque per molti aspetti una creatura indiretta del comunismo: non solo perché veniva dagli stessi ambienti; non solo perché proprio grazie alle violenze del biennio rosso era riuscito a ritagliarsi una posizione, ma anche perché il partito comunista contribuì più che mai ad impedire che l’Italia uscisse dal dopoguerra con un governo di coalizione moderato e stabile.
In quegli anni, il 1921-1922, come ricorda Renzo De Felice nel II volume della sua opera monumentale, “se il fascismo si indeboliva, i socialisti si radicalizzavano e subivano la concorrenza dei comunisti, il che ridava fiato al fascismo”.
Socialisti, comunisti e fascisti facevano dunque a gara per rottamare lo Stato, per delegittimare il parlamento, per alzare il volume degli scontri, e come noto ciò giovò, alla fine, a Mussolini, abile a reinventarsi ancora una volta e a presentarsi, proprio nel 1922, come il più “moderato”, e, per molti, il più controllabile. Si sapeva infatti cosa facevano i comunisti in URSS (gulag compresi), ma non era chiaro cosa fosse davvero il fascismo (che appariva assai più debole, e che era ben poco dottrinario, dunque mutevole a seconda dei tempi ed imprevedibile).
Dopo il Congresso del gennaio 1921, i socialisti rimasti nel PSI tornarono a riunirsi, nell’ottobre dello stesso anno: furono le loro ulteriori divisioni a far capire a Mussolini che avrebbe potuto farcela. Ricorda sempre il De Felice che se a quel congresso avesse vinto Filippo Turati, leader dei socialisti moderati, ciò “avrebbe significato l’ingresso, a più o meno breve scadenza, dei socialisti al governo e l’inizio del declino fascista. Non può dunque meravigliare che il congresso socialista di Milano del 10-15 ottobre 1921 fosse da lui atteso con vera ansia e che il suo esito gli strappasse un vero grido di gioia, in cui è tutta la sostanza della sua futura azione politica”.
A quel congresso Turati perse, e vinsero i più intransigenti, quelli più vicini alle posizioni dei vecchi compagni comunisti. Ciò rese il panorama politico ancora più frammentato: “il successo dei massimalisti – che non avevano capito niente della crisi fascista e, anzi, aveva provocato in essi un rigurgito di intransigentismo - salvava il fascismo e gli apriva le porte del potere” (Renzo De Felice). Del resto ad ogni nuova violenza o sciopero selvaggio social-comunista, Mussolini guadagnava consenso anche tra i moderati.
E dopo la marcia su Roma? Il giornale socialista l’Avanti, il 30 ottobre 1922, di fatto esprimeva una certa soddisfazione, sostenendo che con la vittoria di Mussolini “ci sarà in Italia un equivoco di meno”; i comunisti del PCd’I, dal canto loro, non solo non mossero un dito, ma si dissero “convinti che l’andata al potere del fascismo avrebbe concluso il ciclo della degenerazione capitalistica e quindi affrettato i tempi della riscossa rivoluzionaria”.
Arrigo Petacco, nel suo Il comunista in camicia nera, rammenta che a quella data i comunisti italiani si trovavano a Mosca: la notizia della marcia su Roma li colse di sorpresa, ma “nessuno pensò di abbandonare i lavori del congresso e di precipitarsi in Italia… Gramsci e Bordiga salutarono con favore l’avvenimento, in quanto, ora che il fascismo aveva finalmente infranto l’organizzazione socialista, la classe operaia sarebbe stata ereditata dal Partito Comunista”.
Non bisogna dimenticare che i comunisti rimarranno sempre favorevoli alla dittatura, benché rossa e non nera, e che, se avessero avuto i numeri e la forza sufficiente, nel secondo dopoguerra avrebbero fatto dell’Italia un paese satellite di Mosca, come la Polonia, l’Albania ecc.
A tal riguardo si ricordi anche la lungimiranza di Palmiro Togliatti, cofondatore del partito e potentissimo segretario dal 1926-1927 al 1964.
In occasione del patto tra Hitler e Stalin, nell’agosto 1939 –patto che apriva le porte alla II guerra mondiale e forniva tra l’altro ai nazisti il petrolio russo - Togliatti, staliniano di ferro, nel foglio clandestino Lettere di Spartaco invitava i compagni smarriti, che non comprendevano l’alleanza sovietica con la Germania, a dirigere, da veri comunisti, lo sguardo “verso la stella della rivoluzione sociale”, cioè Mosca, perché chi obbedisce a Stalin non sbaglia mai!
Per concludere andrebbero sfatate due leggende: quella secondo cui Mussolini avrebbe fermato il comunismo in Italia (come ricorda De Felice, i comunisti non avevano alcuna speranza di vincere alcunché nel 1922 e seguenti) e quella secondo cui i comunisti italiani avrebbero fatto il possibile per combattere il fascismo.
Al contrario, i comunisti lo agevolarono, contribuirono alla sua ascesa e lo rafforzarono persino negli anni successivi, sia sostenendo in primis l’alleanza tra Stalin e Hitler (che colse di sorpresa lo stesso duce), sia favorendo il passaggio di moltissimi intellettuali fascisti, verso la fine della guerra, tra le loro stesse fila (già nel 1936, del resto, Togliatti aveva lanciato un segnale invitando i comunisti a “dare alla nostra agitazione un carattere piuttosto anticapitalista che antifascista”).
Che tutto ciò in Italia non si possa ancora dire pubblicamente e a gran voce, fa davvero specie. Ma forse è anche comprensibile: troppi intellettuali e politici, compreso l’attuale segretario del PD, Nicola Zingaretti, vengono dal PCI!
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veleno57432367 · 4 years
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Meeting Rimini 2020. Scholz (presidente): “La meraviglia di fronte all’altro il modo più giusto e fecondo per ripartire”
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DA ANTICIPARE AI SETTIMANALI FISC “Privi di meraviglia, restiamo sordi al sublime” è il tema della 41ma edizione del Meeting per l’amicizia dei popoli che si svolgerà a Rimini dal 18 al 23 agosto. Un Meeting che, per effetto della pandemia Covid-19, lascia – per quest’anno – la sua tradizionale location della Fiera per ricollocarsi all’interno di una struttura quella del Palacongressi, più piccola, quasi a significare un ritorno alle origini di questa esperienza. Il ‘popolo’ del Meeting non sarà presente come gli anni scorsi ma è comunque atteso sulla rete, dove il programma verrà rilanciato in ogni suo evento. Sarà uno dei primi momenti di riflessione collettiva sull’Italia e l’Europa del post-Covid: tutti gli speech e gli spettacoli saranno trasmessi in diretta in italiano e in inglese e numerosi incontri on demand anche in spagnolo, tedesco e altre lingue. Inoltre in una decina di Paesi esteri, oltre che in cinquanta città italiane, sono previsti momenti pubblici di diffusione e trasmissione dell’evento. Bernhard-Scholz, presidente della Fondazione Meeting A pochi giorni dall’apertura – che dovrebbe vedere come primo ospite Mario Draghi, già governatore di Bankitalia ed ex presidente della Bce – il Sir ha intervistato Bernhard Scholz, presidente della “Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli”, organizzatrice del Meeting. Read the full article
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samdelpapa · 4 years
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Fate voi={In pensione anticipata con 1.550 euro al mese grazie allo scivolo 2020 - Proiezioni di Borsa In questo articolo approfondiremo la circolare INPS n.93 del 6 agosto. Questa comunicazione spiega come l’Ente Previdenziale applicherà quanto previsto dalla Legge 160/2019 nota come Legge di Bilancio 2020. E come alcuni lavoratori potranno beneficiare delle nuove disposizioni. L’orientamento dell’INPS recepisce sia l’ultima Legge di Bilancio che le disposizioni a tutela di lavoratori colpiti dalla crisi in atto. La redazione di ProiezionidiBorsa intende continuare ad informare i lettori sulle novità normative per aiutare le famiglie nel difficile periodo che stiamo vivendo. Vediamo quindi i contenuti della circolare 93 per capire come andare in pensione anticipata con 1.550 euro al mese grazie allo scivolo 2020. Capiremo anche quali categorie di lavoratori avranno questa possibilità fino al 31 dicembre 2023. Ricordiamo che il Governo sta incentivando il ricambio generazionale sul lavoro, abbiamo recentemente trattato l’obbligo di pensionamento per alcuni dipendenti. In pensione anticipata con 1.550 euro al mese grazie allo scivolo 2020 La Legge di Bilancio consente ai lavoratori poligrafici di anticipare di 3 anni la pensione. Le motivazioni di questa iniziativa nascono dalla grave crisi che da anni attraversa il settore della stampa di quotidiani e periodici cartacei. Il Governo ha voluto rispondere al rischio che questi lavoratori correrebbero con la chiusura delle loro aziende. Fai trading sui mercati più famosi del mondo ed esplora le infinite opportunità con Plus500 Inizia a fare trading » Il 76,4% degli investitori al dettaglio perde denaro sul proprio conto quando negozia CFD con questo fornitore. Dovresti considerare se puoi permetterti di correre il rischio elevato di perdere i tuoi soldi. Molte imprese stampatrici hanno infatti presentato negli ultimi anni piani di riorganizzazione e ristrutturazione aziendale che prevedono il taglio di molti posti di lavoro. I lavoratori meno giovani e aggiornati rischiano quindi di non riuscire a ricollocarsi e non maturare i contributi mancanti per la pensione. Il pensionamento anticipato con 35 anni di contributi consentirà a molti lavoratori di andare in pensione entro il 31 dicembre 2023. Questo provvedimento è esteso ai lavoratori di imprese in fase di ristrutturazione e costituisce un importante ammortizzatore sociale per questa categoria di lavoratori. Come si calcola Un dipendente di un’azienda stampatrice in situazione di riorganizzazione aziendale otterrà dall’INPS un accompagnamento alla pensione sulla base del solo requisito di anzianità contributiva. Basteranno 35 anni di contributi, anziché i 38 previsti dalle attuali norme per richiedere la pensione anticipata senza decurtazioni. Vediamo un esempio pratico di come andare in pensione anticipata con 1.550 euro al mese grazie allo scivolo 2020. Poniamo il caso di un lavoratore con un reddito annuo di 25mila euro, che abbia versato 35 anni di contributi. Con lo scivolo previsto dalla circolare 93, riceverà un assegno pensionistico di 1.550 euro mensili indipendentemente dall’età anagrafica. L’INPS ricorda che il beneficio è riservato ai dipendenti del settore che matureranno i 35 anni di contribuzione entro il 31 dicembre 2023. Gli interessati potranno inoltrare le domande di ammissione al pensionamento anticipato sul sito dell’INPS o tramite un CAF o patronato. Già il mese successivo alla richiesta, l’INPS verserà la prima mensilità.}
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uldericodl · 4 years
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Dl Rilancio. La Pietra (FdI): sanatoria è scelta sbagliata e ideologica. Non combatte lavoro nero ma penalizza disoccupati e immigrati regolari “Sono migliaia le richieste di lavoro in agricoltura da parte di altrettanti lavoratori italiani, che hanno perso il lavoro in altri settori e che stanno cercando di ricollocarsi.
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mentoringlab · 4 years
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[Organizzazione che apprende] ⠀ ⠀ Nel mio percorso di studi universitario frequentai i corsi di "Psicologia del Lavoro" e "Siciologia Industriale" e "Economia Aziendale"⠀ ⠀ Mi ha sempre affascinato come un'azienda ha delle innumerevoli potenzialità per alimentare una cultura di condivisione della conoscenza. ⠀ ⠀ Partiamo dalla definizione di Learning Organization che ci propone Wikipedia: ⠀ ⠀ "Nella gestione aziendale, un'organizzazione che apprende è un'azienda che facilita l'apprendimento dei suoi membri e si trasforma continuamente"⠀ ⠀ Le aziende che utilizzano questo modello considerano le conoscenze e le competenze il fattore centrale in termini di vantaggio competitivo. ⠀ ⠀ Queste strutture favoriscono il lavoro in team creando le condizioni per realizzare un collegamento tra apprendimento individuale e di gruppo. ⠀ ⠀ In questo modo il valore dell'azienda e dei suoi dipendenti è strettamente legato alla conoscenza, orientata alle relazioni! ⠀ ⠀ #culturaaziendale #mission #valori #learningorganization #lavoro #ricollocarsi⠀#competenza #motivazione #riqualificazione #gestioneaziendale #apprendimento #crescitapersonale #determinazione #carriera #careercoach #cambiamento #mercatodellavoro #svilupporisorseumane #careergoals #careercoaching #jobsearch #coaching #motivation #azienda #careerplanning #cochingbusiness #economiaaziendiale #psicologiadellavoro (presso Piedmont) https://www.instagram.com/p/CDlT_-9IGSx/?igshid=3866mpbvivcz
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latinabiz · 4 years
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Il Pd di Latina chiede con urgenza la riorganizzazione della macchina amministrativa dell'Ente comunale
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Nicoletta Zuliani  Una interrogazione che è stata formata dai componenti del gruppo consiliare del Pd e che chiede con urgenza la riorganizzazione della macchina amministrativa dopo l'emergenza sanitaria. Ecco che cosa hanno scritto e sottoscritto il capogruppo del Pd di Latina Nicoletta Zuliani e i consiglieri comunali Forte e Cozzolino: "In tempi di guerra, in tempi di disastri ci si guarda negli occhi e ci si riorganizza. Saltano tutti gli schemi che precedentemente erano vigenti e ci si riattribuisce dei ruoli perché nelle emergenze ognuno può e deve ricollocarsi all ’interno di una realtà completamente diversa. Oggi i comuni devono gestire un flusso di denaro in edito che deve essere immediatamente erogato con modalità snelle ma trasparenti, per rispondere immediatamente ai bisogni primari dei propri concittadini. La "normalità" è sospesa e il buon senso, unito all'amore per la propria comunità, deve azzerare e riorganizzare.  Guardiamo a come gli ospedali hanno risposto all'emergenza: rivoluzionati. Nuove assunzioni, immediate; costruzione di nuovi padiglioni e allestimento in tempi record. Solidarietà e donazioni. Una enorme quantità di energie si è mossa, si è riorganizzata per salvare vite. Anche i comuni devono salvare vite: non far arrivare derrate alimentari a chi ne ha bisogno, non sostenere in tempi adeguati attività produttive, significa lasciar morire. Questo è il rischio che non possiamo correre. Nel nostro Comune il Servizio Welfare si è riorganizzato dentro e fuori: ha utilizzato il personale degli asili nido e materne momentaneamente chiuse, per aumentare il personale del gruppo che si occupa di raccogliere, verificare e attribuire i buoni spesa; è riuscito a coordinare e coordinarsi con i gruppi di volontariato esterni al Comune per tamponare l'attesa dell'assegnazione dei buoni spesa con i pacchi spesa. L'assessorato Istruzione e Scuola ha saputo rimodulare mense, personale della scuola, rette... Ma questi non possono essere gli unici settori che si riorganizzano. Governo e Regione stanno sfornando misure economiche una dietro l'altra, per tutte le categorie di cui una comunità è composta e il Comune è l'ente di prossimità che ha il compito di erogare queste misure in modo immediato, oppure con bandi semplificati, ridotti all'osso, con il compito di farle arrivare ai destinatari subito. Mai come oggi è necessario rendere la macchina amministrativa funzionante, duttile, agile, efficace. Il PD ha proposto, ormai da alcune settimane, la creazione immediata di una task force "velocità", intersettoriale che monitori i processi e garantisca che in questa fase non si creino intoppi perché la velocità determina la vita o la morte, come lo è stato per il settore sanitario. La velocità di attuazione dei provvedimenti richiede necessariamente una revisione della struttura degli uffici, nella sua microstruttura e nella macrostruttura.  Prendiamo atto che nulla in questo senso è stato fatto da chi organizza e gestisce la macchina amministrativa. Mancanza di sensibilità e mancanza di aderenza alle esigenze di una comunità che, lo voglio ricordare, è il datore di lavoro di chi dovrebbe gestire il funzionamento di un'organizzazione accartocciata su se stessa." Read the full article
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tmnotizie · 4 years
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PORTO SANT’ ELPIDIO – Torna a ricollocarsi come tradizione a Pasquetta la Granfondo Porto Sant’Elpidio-Stefano Garzelli: nuovo appuntamento lunedì 13 aprile, a Porto Sant’Elpidio, alla luce dell’emergenza sanitaria nazionale del Coronavirus oltre a recepire quanto previsto dal Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana del 4 marzo scorso per garantire la tutela della salute pubblica e la sicurezza di tutte le persone coinvolte.
Percorso e format organizzativo confermati come nelle passate edizioni con la speranza che si possa uscire ben presto da questa situazione poco rosea e che il 13 aprile sia un giorno di festa vera e di serenità per gli organizzatori di Marche Ciclando e per tutti i partecipanti alla prima granfondo delle Marche dell’anno 2020 che vuole omaggiare l’ex professionista Stefano Garzelli, vincitore del Giro d’Italia nel 2000.
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