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#sostenibilità
leparoledelmondo · 2 months
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Comunità energetiche, finalmente.
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Il 23 gennaio scorso sul sito del MASE (Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica) è stato pubblicato il decreto per le comunità energetiche rinnovabili (su cosa sono le comunità energetiche vedi il mio post https://bit.ly/496Txdo) ed ora è in vigore. E’ stato un percorso molto, molto lungo, si è partiti dalla direttiva europea del 2018, ora siamo pronti a farle operative, finalmente. Si punta a sviluppare 7 gigawatt di capacità energetica, certo non saranno questi a cambiare il destino energetico dell’Italia ma sono fondamentali per migliorare l’accettazione degli impianti, per favorire l’autoconsumo e sono fondamentali anche dal punto di vista culturale. L’energia dovremmo produrla sempre di più in maniera condivisa e decentrata.
Photo by Luca Nardone on pexels
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aitan · 2 years
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Questa è una
libreria
di quartiere.
Per favore,
arrivateci
a piedi.
Librerías Ecucal - México
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silviascorcella · 5 months
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Rahul Mishra, Butterfly People: gli artigiani sono farfalle che ricamano il giardino della vita
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“Vivere non è abbastanza" disse la farfalla, “uno deve avere il sole, la libertà e un piccolo fiore”: l’essenza del racconto prezioso che si dipana nella collezione Couture a/i 2020-21 Rahul Mishra la incastona qui, in queste parole che hanno la semplicità della realtà e la suggestione della fantasia. Sono, infatti, parole prese in prestito da una fiaba di Hans Christian Andersen, opera, come lo sono tutte le fiabe, di sincerità e poesia: ovvero un’alchimia narrativa creata con minuzia e dedizione generosa, per intessere nelle trame surreali composte di parole e immaginari gli insegnamenti universali che compongono la grande trama della vita vera.
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L’antica fiaba in questione s’intitola “il farfallone”: narra le vicende di una farfalla che spreca la giovinezza sua e della primavera rigogliosa scartando la bellezza peculiare di ogni fiore in virtù della ricerca di una egoistica perfezione, finché giunto l’inverno che spegne la natura e con essa anche la gioventù, il farfallone si ritrova invecchiato e imprigionato nel compromesso di sopravvivere chiuso dentro una casa, appuntato con uno spillo dentro una teca, privato della bellezza essenziale della vita di cui ha scoperto e rimpianto ormai troppo tardi il sentimento.
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Ecco, come fosse un gesto di ribaltamento al contempo romantico ed eroico, Rahul Mishra ha creato la collezione Couture a/i 2020  su quello che il farfallone della fiaba aveva dato per scontato: il valore vitale della bellezza della natura che va difesa e celebrata. Ma anche, e soprattutto il valore etico della condivisione umana che tale bellezza la crea ogni giorno nell’armonia del lavoro da cui sbocciano i capolavori couture, così come le farfalle nutrono ogni giorno la linfa vitale della natura.
La fiaba contemporanea narrata da Rahul Mishra s’intitola per l’appunto “Butterfly People”: ed è un gesto di celebrazione e ringraziamento alle “sue” farfalle, ovvero i Karigar, gli artigiani ricamatori e sarti indiani che con le loro mani abili e le conoscenze sapienti danno forma e vita alla meraviglia delle creazioni. Ed è anche un gesto di profonda consapevolezza che dalla dimensione personale abbraccia con gentilezza anche quella universale: la forza dell’ispirazione e del messaggio della collezione si rinsaldano con la violenza della pandemia che si è abbattuta in India infliggendo al suo popolo una crisi devastante, in cui migliaia di lavoratori migranti si sono ritrovati chiusi in casa, privati del lavoro, a lottare per sopravvivere. Rahul Mishra, infatti, che sin dall’inizio ha fondato l’essenza del  brand sull’etica della “migrazione inversa”, cioè valorizzando il lavoro artigiano dislocato nei villaggi indiani d’appartenenza anziché convogliare gli artigiani in massa nella capitale dove sono gli headquarter, non solo è riuscito a realizzare la collezione Couture a/i 2020 ma l’ha trasformata in un diario interiore, e al contempo in una grande metafora di umanità che in ogni ricamo narra e celebra l’importanza della partecipazione collettiva alla co-creazione della vita.
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Un’allegoria dell’animo che si dipana sui tessuti diafani: nel cuore dell’immaginario c’è il giardino, quello che in natura riprende a fiorire rigoglioso grazie al lock-down che blocca l’intervento infestante dell’uomo, e quello metaforico della couture, in cui Rahul Mishra è il couturier-giardiniere che solo grazie alla sinergia con i suoi artigiani-farfalla può ricreare a distanza l’ecosistema dell’atelier e realizzare la meraviglia rigogliosa delle creazioni, facendo fronte al lock-down con un’azione collettiva in cui in brevissimo tempo son stati recuperati ricami e stoffe dall’archivio di collezioni precedenti, e in sei settimane son stati plasmati gli abiti, una paillette alla volta, una perlina alla volta.
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Una storia ricamata che narra il ritorno alla vita: le gru e gli uccelli migratori che sono tornati a volare nei cieli di Delhi che nel frattempo si sono tinti di sfumature di un blu mai stato così intenso, la leggerezza poetica delle libellule che sono tornate a brillare sui fiumi, la magnificenza dei fiori di loto che celebrano la rinascita di una vita purificata, i fondali marini con le barriere coralline guarite dall’inquinamento e dallo sfruttamento.
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Una storia che con i ricami sartoriali narra l’importanza vitale del lavoro che nobilita l’animo degli artigiani eccellenti che la allestiscono: artigiani che di solito esprimono la propria preziosa impressione sulle opere attraverso le espressioni delle labbra, ma che ora per via delle mascherine hanno trasferito la loro validazione nell’espressione degli occhi, sfumature di linguaggio che Rahul Mishra per primo ha imparato a decodificare, un cambiamento piccolo eppur epocale che ha riportato nelle mascherine in collezione, che sembrano sculture, ma che nella bellezza racchiudono il valore del monito sociale, e nessun intento commerciale.
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La collezione Couture a/i 20-21 è stata presentata alla Paris Couture Week nella sua edizione digitale: tutte le suggestioni, e la bellezza della realizzazione delle creazioni ad opera delle Butterfly People sono narrate in un bellissimo fashion film realizzato in collaborazione con il fotografo e film-maker Hormis Anthony Tharkan.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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fashionbooksmilano · 8 months
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Sustainable Thinking
a cura di di Stefania Ricci
Fotografie abiti e personaggi intervistati :Irene Montini
Fotografie opere d'arte e tessuti : Arrigo Coppitz
Electa, Milano 2019, 360 pagine, 21x28cm., ISBN 9788891828156
euro 40,00
email if you want to buy : [email protected]
Museo Salvatore Ferragamo, Palazzo Spini Feroni, Firenze 12 aprile 2019 - 8 marzo 2020
Il volume vuole fornire un contributo artistico-culturale sul tema cruciale della sostenibilità, intesa come sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di sopperire alle proprie necessità. La riflessione è condotta utilizzando il linguaggio della moda, dell'arte e dei materiali. Artisti e fashion designer presentano la loro proposta per il recupero di un rapporto più meditativo con la natura, attraverso innanzitutto l'uso della tecnica, di materie organiche e del riciclo creativo. La materia è il fil-rouge della narrazione, che comincia dalla ricerca sui materiali condotta da Salvatore Ferragamo negli anni Venti, dalla canapa al cellophane alla pelle di pesce, per poi approdare all'utilizzo di materie di pregio che, giunte al termine della loro esistenza, vengono trasformate in prodotti di qualità: una rappresentazione concreta del concetto di economia circolare. La riflessione prosegue con gli artisti che, rievocando le antiche tecniche dell'artigianato, divengono protagonisti dell'arte del riciclo e del recupero di tradizioni manuali, aspetti fondamentali della filosofia sostenibile. E poi, ancora, con le materie che creano intrecci - dove l'arte è strumento di relazione tra ambiti culturali diversi - e con le tecnologie smart che, attraverso la sperimentazione, diventano la chiave per il rinnovamento. Per approdare, infine, all'imprescindibile ritorno alla natura, inteso come virtuosa riscoperta delle fibre naturali.
10/09/23
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stillucestore · 8 months
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Taraxacum 88, il lampadario che rivoluziona il classico chandelier.
Un lampadario unico nel suo genere, nato dall'estro dei Fratelli Castiglioni. La sua struttura è composta da 20 triangoli equilateri, interconnessi per formare un icosaedro, la forma platonica più vicina a una sfera.
La luce è diffusa uniformemente in tutto l'ambiente, creando un'atmosfera calda e accogliente. Taraxacum 88 è disponibile in due diverse dimensioni anche a plafone, si sposa perfettamente a qualsiasi tipo di ambiente.
Il design essenziale e moderno di Taraxacum 88 lo rende perfetto per sostituire il classico chandelier ornamentale. Con questo lampadario, i Castiglioni hanno voluto creare un oggetto che fosse allo stesso tempo bello e funzionale.
Con Taraxacum 88 e tutta la collezione Flos puoi aggiungere al tuo carrello HAPPYSTORE - Ultimi giorni! Affrettati 🍀
La Casa comincia dalla Luce.
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radiofrank · 1 year
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Se hai finito l'uovo di Pasqua in questi giorni...
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fafos · 10 months
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UNA GIUNGLA NELL'UFFICIO DI "EREDI CELANI CARBURANTI" 1 Murales per portare la Natura selvaggia nell'ambiente dell'Ufficio. Scimmie dalla lunga coda che saltano sul muro disarticolate come #Jovanotti sul palco, ma crestute come un #Punk londinese. Un'apertura verso l'esterno per alleggerire le ore di lavoro e #arredare in modo "realmente" #verde e #sostenibile. Eng A JUNGLE IN THE OFFICE OF "EREDI CELANI CARBURANTI" An Artwall to bring the wild Nature in a #workspace.
The long tails macaques are jumping on the wall with the agility of #redhotchillipeppers in a concert, but with a #london Punk crest. An outward opening to make the working hours lighter and more pleasant and to furnish in a "really" green and sustainable way.
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gw-360 · 1 year
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REAL LEATHER VS SYNTHETIC LEATHER: WHICH IS THE MORE SUSTAINABLE CHOICE?
Real leather vs synthetic leather: what you need to know about the sustainability of production processes and life cycles to really help the environment
@gw-360
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alexsaal · 1 year
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L'aiutare l'ambiente, (cioè noi stessi), deve venire da dentro e da un sentimento spontaneo, non deve essere un'imposizione e farlo "perché mi hanno detto che devo fa più attenzione all'ambiente" ecc.
Se facciamo cose per aiutare l'ambiente tanto per farle o solo perché ci è stato "imposto", le cose non le si fanno bene e non si sa nemmeno il reale motivo per il quale le stiamo facendo.
Sta lì la differenza. La differenza di valore è enorme e, di conseguenza anche l''approccio alla sostenibilità cambia.
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Anche "Il Carmagnolese" online pubblica integralmente la nostra lettera aperta.
Le filiere che possono essere costruite intorno al cibo sono in grado di muovere il PIL dell’intero territorio generando:
nuovi posti di lavoro
nuove imprese
e dando impulso e facendo crescere le imprese già attive.
Buona lettura.
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leparoledelmondo · 4 months
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Hydroelectric generation
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Il paradosso tutto italiano è che nonostante la siccità, restiamo il paese che ha più pioggia e più corsi d’acqua di ogni altro paese europeo. Abbiamo 324 laghi ma siamo poverissimi di infrastrutture idriche. Oggi riusciamo a immagazzinare circa l’11% dell’acqua piovana che cade. Troppo poca. Secondo i dati di Terna (gestore delle reti per la trasmissione dell’energia elettrica dall’acqua), nei primi due mesi del 2023 la generazione di elettricità dell’acqua ha segnato un drammatico -51%, con febbraio che ha sfiorato il -60%. Il rischio è chiudere un anno peggiore del 2022, quando la lunga siccità in Italia aveva ridotto la produzione del 37,7%. Che fare? 
Nuovi invasi, nuovi bacini di raccolta e stoccaggio, impianti di pompaggio, sistemi di irrigazione tecnologici, ecco alcuni esempi che il Pnrr dovrebbe fare.
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minimoimpatto · 2 years
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Tre semplici regole per cuocere la pasta a minimo impatto!
Tre semplici regole per cuocere la pasta a minimo impatto!
Quando porti a bollore l’acqua della pasta ti ricordi di mettere il coperchio? Se la risposta è sì, hai risparmiato energia sufficiente a ricaricare il tuo smartphone per 2-3 volte. Che diventano 5 e più, se cuoci la pasta con la quantità di acqua “giusta”. Cambiamento climatico e crisi energetica ci rendono più attenti a non sprecare denaro e risorse, ma a volte anche un piccolo, insospettabile…
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silviascorcella · 5 months
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Caterina Gatta p/e 2020: nell’archivio c’è la fonte della bellezza futura
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“Di una cosa ero sicura, non volevo fare la fashion designer”: suona curiosamente paradossale pronunciato da Caterina Gatta, che con la sua moda di giovane e talentuosa stilista, è sempre felicemente riconoscibile perché non  è mai stata imitatrice né debitrice di estetiche standardizzate e massificate, vero? Difatti, l’unicità è una dote che accade raramente: ovvero, quando le creazioni sono una combinazione non solo di grande passione e bravura sartoriale, ma anche di una dedizione profonda per la ricerca agganciata ad un senso del tutto personale della bellezza, e di un istinto rispettoso che va oltre il mero fascino dell’estetica, per andare a conquistare e condividere il valore prezioso della cultura che tramite l’estetica si esprime.
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Ecco, Caterina Gatta nel mondo del suo brand, che con lei condivide anche il nome e cognome come fosse uno specchio che ne riflette tutto il ventaglio di bellezza, esercita proprio questa combinazione pregiata. L’ha fatto sin dall’inizio del suo percorso di giovane promessa del fashion italiano, e lo riconferma tutt’ora nella collezione s/s 2020, che del suo percorso è anche una  rinfrescante sublimazione.
A ben vedere, forse il segreto di Caterina Gatta e della sua moda potrebbe essere raccolto proprio nell’essenza di  quell’affermazione: che, badate bene, non ha nulla di perentorio né altezzoso, tutt’altro! Anzi, è per l’appunto l’incipit spontaneo del suo itinerario poliedrico e generosamente curioso nella moda: che al fashion design approda come fosse il contenitore professionale perfetto dove raccogliere e esprimere le illuminazioni scoperte durante il percorso. Che inizia  con lo studio in Scienze della moda e del costume, mescolato ad esperienze lavorative assai eterogenee, cioè l’esperienza in un negozio vintage, lo studio dei diamanti presso un azienda import export, lo stage in America come associate new business per un agenzia di PR, l’assistente di una giornalista durante le fashion week di Milano e Parigi. Esperienze diversissime, ma che già custodivano il fil-rouge che da lei, e del suo brand, è tanto amato: l’amore scoccato per i tessuti vintage appartenuti alle grandi griffe che del made in Italy son state pietre miliari per eccellenza di qualità manifatturiera e per meraviglia di creazione estetica. 
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Una scintilla scoccata con l’incontro casuale di un tessuto vintage firmato Irene Galitzine, da cui Caterina Gatta aveva avviato una collezione personale: oltre un centinaio di stoffe splendide, provenienti principalmente dai favolosi anni Ottanta e Novanta appartenute, tra gli altri, a Gianni Versace, Mila Schön, Valentino, Ungaro, Yves Saint Laurent , Givenchy, Fausto Sarli, Lancetti e molti altri. Una collezione presto divenuta ispirazione per il suo progetto di moda.
È il 2011 quando il progetto di Caterina Gatta riceve la benedizione di Franca Sozzani e Sara Maino per la partecipazione al ‘Vogue Talents corner’: aveva ragione Caterina, a voler creare abiti dall’appeal contemporaneo a partire da quelle stoffe testimoni di una bellezza unica e irripetibile, profondamente italiana e straordinariamente creativa.
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Da quel momento il brand è cresciuto e maturato, naturalmente: si è anche ampliato a collezioni dove i tessuti sono ideati e progettati da lei, con un’evoluzione naturale della ricercatezza divertita dei motivi stampati a dar forma a silhouette squisitamente attuali.
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Ora, per la p/e 2020, Caterina Gatta torna alle origini con consapevolezza entusiasta: torna al suo archivio prezioso di tessuti vintage, materia prima il cui valore è anche nel gesto, a suo modo ribelle e salvifico, di riportarli nel nostro presente e plasmarli in creazioni sartoriali perfettamente contemporanee, perfettamente coerenti con il gusto di Caterina Gatta, fatto principalmente di appiombi netti e linee asciutte come base solida su cui costruire volant plastici, gonne a corolla che sbocciano con brio pop, tagli fendenti che aprono geometrie affacciate sulla pelle, silhouette anch’esse felicemente caratteristiche del brand come la tuta pantalone con i volant appoggiati sulla vita e gli abiti imbottiti con la tundra di seta e organza tripla, dove per fare un mini abito servono più di dodici metri di seta pura.
Restano intatti i giochi di accostamenti e sovrapposizioni di colori vividi e stampe che sembrano sottratte a opere d’arte: resta intatta la creatività libera, assieme alla passione per l’arte in connubio con la moda. 
Forse Caterina Gatta ha ragione: se avesse voluto fare la fashion designer, non avrebbe tracciato un viaggio così personale e intenso! 
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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bloginnovazione · 5 hours
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biancheriaecotone · 4 days
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Produzione Lenta: L'Innovativa Filosofia Slow Fashion
Nel cuore delle maestose vette del Monviso, una realtà sostenibile sta cambiando il modo in cui concepiamo l'abbigliamento. Lasciati affascinare dalla storia di Produzione Lenta, un marchio di slow fashion che ha conquistato il cuore di coloro che cercano stile, qualità e sostenibilità.
Slow Fashion:Un'Innovazione Radicata Nella Tradizione
Il progetto di Produzione Lenta nasce nel 2016 dall'ingegno di Michele Donalisio, un visionario con una passione per la sostenibilità e la qualità. Ispirato dalla filosofia slow food, Michele ha deciso di portare il concetto di "slow" anche nell'industria dell'abbigliamento. Il risultato? Un marchio che si distingue per la sua attenzione alla produzione sostenibile e al benessere delle persone.
Slow Fashion:La Visione di Michele Donalisio
Classe 1983, Michele Donalisio ha un background nel campo della comunicazione e ha trascorso anni nel giornalismo e nella radiofonia locale. Dopo esperienze significative all'estero, ha abbracciato la filosofia Slow Food, diventando parte del movimento per il lancio di prodotti a km zero sul mercato nazionale. Il suo desiderio di creare un impatto positivo lo ha portato a fondare Produzione Lenta, un progetto che fonde innovazione e tradizione per dare vita a un'esperienza di moda unica nel suo genere.
Slow Fashion:Una Produzione Su Misura
Ciò che rende Produzione Lenta unico è il suo approccio alla produzione: ogni capo viene creato solo quando viene ordinato, eliminando completamente gli sprechi. Questo significa che ogni pezzo è realizzato con cura e attenzione, senza compromessi sulla qualità. Il cotone biologico utilizzato è coltivato in India secondo metodi tradizionali che rispettano l'ambiente e i lavoratori. Da qui, il cotone viene trasportato in Bangladesh, dove viene filato da lavoratori adulti retribuiti in modo equo e trattati con dignità sul posto di lavoro.
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Produzione Lenta si impegna a garantire condizioni di lavoro dignitose per gli agricoltori e i lavoratori in India e Bangladesh, contribuendo così allo sviluppo economico e sociale di queste comunità spesso sfruttate. In Piemonte, il cotone viene lavorato e rifinito per creare capi di abbigliamento di alta qualità che rispecchiano gli standard più elevati di sostenibilità e artigianalità.
Slow Fashion:Il Futuro della Moda Sostenibile
Con l'inaugurazione di uno store fisico presso Green Pea, a Torino, nel 2020, Produzione Lenta ha dimostrato il suo impegno a promuovere uno stile di vita sostenibile e consapevole. Il marchio continua a crescere e ad ispirare una nuova generazione di consumatori che desiderano indossare moda con un significato più profondo: moda che rispetta l'ambiente, i lavoratori e le comunità.
ragncampagnin
Esempi di Prodotto Tessile Italiano
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giardinoweb · 10 days
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